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06 ottobre 2016 delle ore 23:08
In memoria di Ciro Fundarò, il giovane fotografo
salernitano drammaticamente scomparso
Se ne è andato lunedì scorso il fotografo
salernitano, nato nel 1977, Ciro Fundarò. La sua
ricerca artistica prendeva le mosse da una
matrice fotografica, per mezzo della quale
indagava le forme utilizzandole e trasmutandole,
senza eccessivi artifici ma con leggere
declinazioni visive, per ingannare lo sguardo,
per mostrare qualcosa prendendo in prestito da
altro. Per Fundarò la fotografia era arte pura,
fatta di tecnica, tradizione e, soprattutto, ricerca
della verità. Scandagliava attraverso il
linguaggio estetico l’atto del vedere: mostrare,
dimostrare, raccontare, creando dal reale una
nuova realtà. Fotografo professionista, la terza
generazione di famiglia, era attivo a livello
internazionale, con collaborazioni con magazine
di moda, produzioni televisive e designer.
Molto conosciuto anche nel mondo dello
spettacolo, avendo immortalato personaggi
come Yari Gugliucci, Giusto Ricciardi, Andrea
Capaccio e Paolo Pinto. Ha lavorato per
l’Università degli Studi di Salerno e uno dei
suoi ultimi progetti riguardava la Stazione
Marittima disegnata da Zaha Hadid. Tra i suoi
autoscatti, riflessivo ma anche esilarante è
Everyone Is an Immigrant (sopra), che lo ritrae
nella vasca da bagno con un bastone a fare da
remo e un cappello da marinaio sul capo. Amava
la sua città, spesso, coi scuoi scatti, voleva
rievocare la Salerno che non c’è più. Sabato
scorso l'ultimo suo reportage, per la mostra di
Matteo Fraterno alla Galleria di Paola
Verrengia. (Antonio Cocchia)
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