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06 ottobre 2016 delle ore 10:08
Frieze Art Week/7. Philippe Parreno nella Turbine
Hall: tra palloncini e tecnologie avanzate,
un'installazione che lascerà il segno alla Tate
Gli "orti" in scatola, prelevati da Londra e messi
nella Turbine Hall della Tate per la "fertilità"
dei vegetali, l'artista messicano Abraham
Cruzvillegas non aveva fatto parecchio colpo.
Niente rispetto alla grande ferita di Doris
Salcedo, o al "sole" di Olafur Eliasson. Stavolta,
invece, sotto la cura di Andrea Lissoni, c'è
"Anywhen", di Philippe Parreno. E, facciamo
senza ricordare le mostre all'Armory di New
York, al Palais de Tokyo di Parigi e anche
all'Hangar Bicocca di Milano, Parreno è una
garanzia. Di meraviglia, di stile, dell'incontro
tra la poesia e il monumentalismo leggerissimo
di installazioni che hanno a che fare con la
musica, la luce, l'incontro con altri colleghi (in
questo caso ci sono Liam Gillick, Tino Sehgal
e Isabel Lewis per l’installazione luminosa, e
Nicolas Becker e Cengiz Hartlap per il sonoro).
Stavolta, insomma, alla Turbine Hall - fino al
prossimo aprile, grazie al sostegno di Hyundai
- siamo sicuri che resterà il segno. Anche
perché, come in tutti i suoi interventi, richiede
vera e propria partecipazione. Qui, a partire
dallo stendersi o sedersi sui tappeti enormi
nell'ingresso, e nell'area espositiva, sarete
avvolti da un display mutevole fatto di luci
alternate, proiezioni, messaggi, e anche un film
in cui la voce di Nina Conti vi racconta
l'universo e le creature marine, mentre
tutt'interno i pesci-palloncino volteggiano.
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