La Lupa e il Sole: monete romane ritrovate in

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Fu una spedizione disastrosa quella che nel XIII secolo Kublai Khan aveva inviato alla conquista del
Giappone, oggetto per ben due volte delle mire espansionistiche della Cina Mongola (1274 e 1281),
con l’ultimo tentativo che vide la flotta nemica annientata da quel “Vento Divino”, passato alla storia
come Kamikaze (神風). Da qualche anno un team di archeologi subacquei giapponesi e italiani sta
indagando, con buoni esiti, sui resti delle navi che tentarono inutilmente di assoggettare una terra
che, sino allo scempio atomico per mano americana, era considerata dagli stessi nipponici come
sacra e inviolabile. Nelle acque a largo dell’isola di Takashima (Kyūshū), si sta scavando per far
riemergere i resti delle navi di quel Khan che aveva come confidente e interlocutore privilegiato il
nostro Marco Polo.
L’Oriente in Occidente è italiano, questo concetto che ribadiamo da anni, malgrado le tante bugie
dell’Accademia straniera, con la supina accettazione della maggior parte dei nostri studiosi, porta
con sé tracce incontestabili. Le si trovano facilmente, è sufficiente un po’ di curiosità scientifica e
onestà intellettuale, nei nostri musei, come anche nell’enorme contributo dato nei secoli alla
orientalistica da numerosi italiani. Qualcosa ci lega saldamente da tempo immemore a quel lontano e
meraviglioso continente. A conferma di ciò, ecco arrivare un’altra notizia forse inaspettata, ma non
sorprendente. È recente la scoperta di evidenze archeologiche sull’antico commercio dei Romani col
Giappone. Si sa che Roma arrivò quasi ovunque nel mondo allora conosciuto, sino all’India, per non
parlare della “legione scomparsa” in terra cinese, ma qui si rischia di fare Fantarcheologia, e noi,
per quanto teniamo in affetto i suoi scritti, non siamo Peter Kolosimo.
Dunque, ci limitiamo a riportare l’annuncio che sono state ritrovate delle monete imperiali romane
(insieme ad alcune anche ottomane) tra le rovine del Castello di Katsuren, nella città di Uruma
(Okinawa). Si ritiene che siano state portate in Giappone da dei commercianti cinesi, e ci sembra,
questa, una tesi abbastanza plausibile. “Ero stato in altri scavi in Egitto e Italia e ho riconosciuto le
monete romane immediatamente”, ha detto l’autore della scoperta, Toshio Tsukamoto. I reperti sono
stati sottoposti ai Raggi X, per decifrarne le iscrizioni, ed è risultato che, mentre le monete ottomane
risalivano al 1687, quelle romane erano assai più antiche: tra il terzo e il quarto secolo dopo Cristo, a
cavallo tra i regni degli Imperatori Diocleziano e Costantino.
Per ora, altro non si può certo aggiungere, attendiamo con impazienza gli esisti delle ricerche da
parte degli archeologi. Purtuttavia, possiamo fare una sintetica riflessione sui simboli, quelli che
proprio Roma portò in giro un po’ ovunque, quale segno di civiltà. La Lupa Capitolina è un qualcosa
di sorpassato per i benpensanti del progresso; del Fascio Littorio manco a dirlo, però il tanto
adorato, dalla sinistra, Napoleone lo usava. Eppure, quel collegamento con Roma – e va da sé, pure
con la Civiltà Italiana – ai sudditi del Sol Levante riempie di un fremito impetuoso. Una moneta
raffigurante un Imperatore Romano lì, nella remota Asia, ha tuttora un significato unico, ricordo di
un momento irripetibile nella storia della Umanità. L’Occidente era Roma, la quale portò i suoi
simboli fino alla antica Cina, con una legione smarrita forse no, ma più probabilmente grazie a dei
Ereticamente
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mercanti mediorientali, che con le monete con effigiata la Lupa acquistavano e riportavano le
preziose sete amatissime dalle patrizie romane. Adesso, noi quei simboli non li riconosciamo,
incapaci come siamo di capire da dove veniamo. Rincorriamo i “nuovi venuti” che, persino dopo più
di una generazione, guardano un arco romano e pensano, se va bene: “Boh!”. Per converso, per
quanto possa sembrare strano, un archeologo giapponese che trova una moneta romana magari
riflette e si chiede: “Ma sin dove sono arrivati questi qui?”. Dove non lo si può dire con esattezza, ma
lontano di sicuro. Talvolta, con le legioni, fermate a Oriente dall’Impero dei Parti, altre con delle
monete, che non erano come oggi vil danaro, bensì un simbolo di altro, di una Civiltà!
Riccardo Rosati
Ereticamente
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