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CULTURA
Corriere della Sera Giovedì 6 Ottobre 2016
39
#
Domani l’intervista su «Sette»
Ildefonso Falcones:
«Il populismo sta rovinando
la mia Barcellona»
Cantore di Barcellona, la sua città, dov’è
nato 57 anni fa. E inventore di storie. Lo
scrittore Ildefonso Falcones si racconta a
«Sette», il magazine in edicola domani con
il «Corriere della Sera», in occasione
dell’uscita per Longanesi de Gli eredi della
terra (traduzione di Marco Amerighi,
Roberta Bovaia, Daniela Ruggiu e Marcella
Uberti-Bonaedito, pagine 922, e 22), il
seguito del suo bestseller del 2006 La
cattedrale del mare. In un’intervista a
Edoardo Vigna non fa mistero della sua
avversione per il populismo, fenomeno
che coinvolge tanti Paesi europei:
trent’anni fa Barcellona «era decisamente
meno turistica» tuttavia «aveva una spinta
e una creatività che invece stiamo
perdendo. Siamo diventati provinciali. E il
“merito” è della questione
dell’indipendenza catalana, che ci fa
chiudere e indirizzare la cultura alle
manifestazioni che hanno come unico
intento di parlare di indipendentismo e
“catalanismo”». E la città vive «in una
situazione caotica»: Falcones cita
Berlusconi e Grillo spiegando che si tratta
dello «stesso populismo che avete voi in
Italia», con la gente che «crede a tutto ciò
che gli arriva da certi egoisti che non
meriterebbero di essere in politica».
Editoria Presentata la manifestazione milanese: dal 19 al 23 aprile eventi fra Rho Fiera e la città. E dal 2018 tour nel Sud
Le scommesse di «Tempo di Libri»:
tre curatori e niente fondi pubblici

Il professore
«L’inchiesta su conti bancari e case
acquistate non è risolutiva». E un
nuovo studio linguistico chiama in
causa Domenico Starnone
flessioni della Ferrante sulla sua letteratura
e le parche notizie su di sé che ha voluto
elargire negli anni. «Diciamo che le tracce
autobiografiche, evidentemente false, sono
un romanzo nel romanzo — afferma Santagata — e tutti i discorsi sulla riservatezza finiscono per difendere la privacy di una persona inesistente».
E veniamo alla mano, o alle mani, che
hanno vergato i vari romanzi firmati Elena
Ferrante: già nel passaggio dal romanzo
d’esordio a I giorni dell’abbandono qualcuno notò un notevole scarto stilistico che mise in sospetto sull’identità univoca dell’autore. A proposito delle nuove rivelazioni,
Santagata insiste sulla sua ricognizione di
marzo: «L’identikit di un pezzo di vita della
protagonista de L’amica geniale, Elena Greco, corrisponde a Marcella Marmo, la storica napoletana e moglie di Guido Sacerdoti,
il nipote di Carlo Levi: ci sono elementi di
straordinaria evidenza. Altrove potrebbero
esserci altre corrispondenze, magari con
persone diverse e magari tutte riconducibili
a un comune ambiente lucano sempre legato, in qualche modo, alla figura di Levi». Va
detto che la stessa Raja non è estranea a
questi circoli.
Ma nessuno può escludere che Elena Ferrante abbia captato o addirittura raccolto la
storia pisana della Marmo per riportarla nel
suo romanzo. Che ne dice Santagata? «Ci
sono spie, omissioni e tic linguistici inequivocabili che non possono dipendere da una
fonte, semmai si tratterebbe di una fonte
talmente vicina da sovrapporsi quasi all’autore. Dunque, l’indagine di Gatti secondo
me non è risolutiva. A parte il fatto che le
tracce finanziarie non sono tali da dare una
certezza unilaterale, bisognerebbe studiare
bene i vari libri e capire se sono frutto della
stessa mano: non solo i primi rispetto agli
ultimi, ma anche all’interno della tetralogia.
Io ho il dubbio che, oltre a Raja e Starnone,
ci siano forme di collaborazione, difficili da
definire, tra più persone».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
All’opera
di Alessia Rastelli
U
n libro, illuminato dal
sole, che proietta la sua
ombra in un cerchio. E
che, all’inizio dell’attesa
presentazione della nuova fiera
del libro di Milano, viene mostrato sullo schermo dietro al
palco con la copertina chiusa;
aperta, invece, alla fine dell’incontro. E d’ora in avanti.
Quel piccolo volume e la sua
simbolica ombra — scelti per ricordare che «il libro è la meridiana di un’epoca e che la nostra
ha bisogno di libri e di tempo da
dedicargli» — costituiscono infatti il logo della manifestazione
milanese, fortemente voluta
dall’Associazione italiana editori (Aie). Che si chiamerà Tempo
di Libri e che ieri ha avuto, in
un’affollatissima sala conferenze a Palazzo Reale, il suo battesimo ufficiale.
Un debutto in cui si fanno i
primi nomi — a partire da quelli
dei responsabili del programma
Pierdomenico Baccalario, Giovanni Peresson e Chiara Valerio
 La nuova
fiera milanese
Tempo di Libri,
organizzata da
La Fabbrica del
Libro (costituita
da Fiera Milano
e da Ediser,
società di
servizi
dell’Associazione italiana
editori), si terrà
dal 19 al 23
aprile 2017
 Gli spazi
saranno i 35
mila metri
quadri messi a
disposizione da
Fiera Milano
Rho. Gli
investimenti
previsti per il
lancio sono tra
2 e 3 milioni
 Nelle foto,
dall’alto:
Federico Motta,
presidente
dell’Aie; Chiara
Valerio,
responsabile
del programma
generale di
Tempo di Libri;
Pierdomenico
Baccalario, che
si occuperà
delle iniziative
destinate a
bambini e
ragazzi;
Giovanni
Peresson,
responsabile
dell’Ufficio
studi Aie,
curerà il
programma
professionale
— e in cui emergono le linee
guida della nuova fiera («aperta,
dinamica, interattiva, plurale»),
pronta a mettersi in moto dopo
lo strappo con il fronte torinese
che organizza il Salone del Libro
e l’impossibilità di trovare un accordo su un evento condiviso,
come suggerito invece dal ministro dei Beni culturali, Dario
Franceschini. Ecco allora che,
davanti ai principali rappresentanti del mondo editoriale — da
Mondadori, Rizzoli, Einaudi a
Gems, da Garzanti e Giunti fino
ai medi e piccoli marchi come
Iperborea, ilSaggiatore, Marcos
y Marcos (alcuni appartenenti
agli Amici del Salone, a sostegno della manifestazione torinese) — e davanti pure a Guido
Accornero, fondatore del Salone
del Libro, prende forma la fiera
milanese.
Non nomina Torino, dal palco, il presidente dell’Aie, Federico Motta, anche se si possono
leggere tra le righe alcuni riferimenti alle polemiche degli ultimi mesi. E anche se, poi, a margine della conferenza stampa,
invia i suoi «auguri» al Salone.
«Vogliamo cambiare radicalmente — esordisce — le dinamiche della promozione del libro e della lettura in Italia. Siamo imprenditori ed editori liberi che operano in questo Paese
per renderlo migliore». «Non
siamo spaventati — prosegue
— siamo ambiziosi ma non arroganti, non siamo chiusi ma
aperti a tutte le forme di collaborazione». Quindi aggiunge:
«Si può organizzare un grande
evento culturale senza chiedere
contributi pubblici, ed è quello
che noi vogliamo fare». E annuncia che «dal 2018 saranno
previste alcune tappe nelle città
del Sud». Nel frattempo, nell’ambito di una rivisitazione del-
ILLUSTRAZIONE DI DORIANO SOLINAS
terviste promozionali (ovviamente schermate dalla mediazione editoriale) in coincidenza con l’uscita dei suoi romanzi: che tipo
di riservatezza o di ritrosia è questa? Non è
piuttosto un gioco del gatto con il topo? E
perché questo gioco dovrebbe finire di essere un gioco ogni volta che qualcuno osi oltrepassare i confini definiti dall’editore e
dall’autrice? Ricorda Santagata: «L’anonimato a scopo di marketing è un fenomeno
vecchio: anch’io l’ho praticato anni fa con
un romanzo politico. Il mistero ebbe i suoi
effetti di vendita. Nel caso della Ferrante, all’inizio non poteva esserci questa intenzione, perché il nome non cambiava di una virgola le sorti del libro: probabilmente si trattò di una scelta suggerita da ragioni private.
Con il successo e poi con il boom internazionale quella scelta è diventata obbligata,
al punto da fare prigionieri del loro stesso
gioco l’editore e l’autrice o gli autori: attraverso una serie di elementi biografici, per lo
più falsi, hanno dovuto dare una presunta
consistenza reale a quello che in origine era
un modo per nascondere il vero autore».
Insomma, il gioco è sfuggito di mano?
«Sì, hanno dovuto creare un autore con una
realtà fittizia per il bisogno di avvalorare
l’esistenza di Elena Ferrante, con tanto di
presunti figli, sorelle eccetera». La frantumaglia è l’opera che, uscita poche settimane fa in una nuova edizione, contiene le ri-
la formula dei Paesi e regioni
ospiti, un «Territorio d’Italia»
sarà invitato in Fiera nel 2017, un
«Territorio del Mondo» dall’anno successivo.
Organizzata da La Fabbrica
del Libro (la società costituita da
Fiera Milano e Aie, presieduta
da Renata Gorgani, con ammin i s t r a to re d e l e g a to S o l l y
Cohen), la manifestazione milanese si svolgerà dal 19 al 23 aprile 2017, in concomitanza, il 23,
con la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Gli
spazi saranno i 35 mila metri
quadri messi a disposizione da
Fiera Milano Rho. Circa 400 gli
editori coinvolti (dei quali 300
solo a Milano città), con investimenti previsti per il lancio dell’evento «stimabili — spiega
Cohen — tra 2 e 3 milioni di euro». E con l’obiettivo di attirare
70-80 mila visitatori in fiera e
circa 100 mila presenze in città.
Ma che cosa accadrà nei padiglioni? «Vogliamo raccontare il
libro da dentro, come si fa e co-
me si progetta, rivolgendoci
non solo a chi già legge ma anche a chi non vive questo piacere», spiega la presidente Gorgani, aggiungendo che saranno
coinvolti anche i librai e i bibliotecari. «Sono i nostri messaggeri, stiamo pensando a una biblioteca attiva in Fiera», annuncia. Poi fa sapere di concepire
l’evento come «estremamente
interattivo, con gli autori ma anche con la partecipazione del
pubblico». «Vogliamo creare
una grande piazza di incontri —
aggiunge — e presto annunceremo il responsabile del programma digitale». Nel frattempo, presenta i tre già designati.
Chiara Valerio, nata nel 1978,
L’agenda
Obiettivo 100 mila
visitatori, programmi
per i ragazzi, accordi con
scuole e università
 Strategie e governance
Anche BookCity collabora
con la nuova kermesse
A
nche BookCity, la manifestazione milanese dedicata al
libro e alla lettura, la cui quinta edizione si svolgerà dal 17
al 20 novembre 2016, collaborerà con la nuova «fiera
dell’editoria italiana» Tempo di Libri. Luca Formenton, nel
Consiglio di indirizzo di BookCity, sarà infatti invitato
permanente nel Comitato scientifico di Tempo di Libri. Per
Boookcity e la sua Associazione, presieduta da Piergaetano
Marchetti, e per la nuova fiera, collaborare potrebbe dire
condividere il comune obiettivo di fare di Milano la capitale
europea della cultura. Del Comitato scientifico di Tempo di Libri
fanno parte, oltre a Renata Gorgani, presidente di Fabbrica del
Libro, e ai responsabili del programma Baccalario, Peresson e
Valerio, gli editori Luigi Brioschi, Mirka Daniela Giacoletto
Papas, Roberto Gulli e Antonio Monaco; l’assessore alla Cultura
di Milano Filippo Del Corno; il presidente dell’Associazione
librai italiani Alberto Galla; il direttore del Sistema bibliotecario
di Milano, Stefano Parise; il presidente di Fiera Milano Roberto
Rettani, l’ad de La Fabbrica del Libro Solly Cohen e l’advisor
culturale Fiera Milano Roberto Vallini.
dottorato in matematica, scrittrice, redattrice della rivista
«Nuovi Argomenti» e firma per
diverse testate italiane, è la responsabile del programma generale. «Vorrei costruire un alfabeto partendo dalle parole con
cui si fa tutto. Io sono innanzitutto una lettrice e mi piacerebbe che questa fiera assomigliasse in qualche modo ai lettori»,
dice. Sua anche l’idea di mettere
davanti al pubblico i blogger o
chi, in diretta, aggiorna Wikipe-
dia, nella
convinzione che «il
digitale non
è solo un formato, ma una forma
della realtà». E, aggiunge,
«vorrei sicuramente considerare gli audiolibri».
Pierdomenico Baccalario, nato nel 1974, autore bestseller di
libri e serie per ragazzi, vincitore
a 22 anni del premio «Il battello
a vapore», fondatore a Londra
dell’agenzia collaborativa di
scrittori Book on a Tree, è invece
il responsabile del programma
0-18, dedicato ai bambini e ai ragazzi, settore su cui Tempo di Libri sembra puntare molto. «La
chiave sarà divertente, avventurosa, piena di immaginazione»,
assicura Baccalario. Poi anticipa
che «alla fiera ci sarà un’installazione in cui si invertiranno i
ruoli, dove il classico lui diventerà lei. Invece di dividere, voglio
unire. Porteremo una pattuglia
di autrici e di autori». Quindi,
parla di una collaborazione con
le scuole. Confermata da Gorgani, che dice di voler coinvolgere
anche le università. Giovanni
Peresson, infine, responsabile
dell’Ufficio studi Aie, nel comitato di redazione del «Giornale
della libreria» e nel comitato didattico della Scuola per librai
Umberto e Elisabetta Mauri, si
occuperà del programma professionale.
«Milano si mette a disposizione», assicura il sindaco Giuseppe Sala. «È un evento fieristico
ma vogliamo una partecipazione allargata. Milano ci mette il
suo “tocco magico” nel fare le
cose per bene — spiega — con
la collaborazione dei cittadini,
che saranno coinvolti non solo
in fiera» ma in una «esplosione
serale» di eventi, sullo stile del
Fuorisalone durante la settimana del Design. La fiera sarà infatti aperta dalle 10 alle 19 e sarà accompagnata da appuntamenti
serali, per la cui realizzazione si
chiederà la collaborazione di
BookCity. «La Regione c’è — assicura anche il governatore Roberto Maroni — e Milano e la
Lombardia sono il luogo ideale.
Qui abbiamo 394 case editrici, il
20% del totale italiano. Milano è
un palcoscenico internazionale,
fare la fiera qui sarà utile anche
per Torino».
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