1) Amodeo, cosa pensa del voto sugli “equilibri di

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Transcript 1) Amodeo, cosa pensa del voto sugli “equilibri di

1) Amodeo, cosa pensa del voto sugli “equilibri di bilancio” che sembrerebbe
offrire la possibilità di un prosieguo della consiliatura?
Voglio credere, e su questo aspetterò per esprimermi, che ciò che è avvenuto
a soli 20 giorni di distanza da un voto uguale e contrario sia frutto di una
riacquistata responsabilità che fa riconoscere, nella sala del Consiglio
Comunale il luogo della prospettiva, (purtroppo, ora, cronologicamente
ridotta) e non l’arena che è stata sino ad ora. Non credo vada “ringraziato” nessuno
né santificato. Pensare che il voto di Martedì scorso abbia “salvato”
l’amministrazione Foti come qualcuno pensa, ritengo sia una valutazione
quantomeno azzardata, un velato ottimismo che, sinceramente, fatico a ritrovare.
2) Un PD “frastagliato” (con due gruppi, oltre al “pezzo originario” e ai
distinguo in esso, con ingressi e uscite varie) lo ritiene “colpevole” dello
stato di fatto a piazza del Popolo?
Il mio pensiero rispetto al ruolo del PD in questa vicenda è secco.
Gli statuti con i loro articoli sono chiari e, dal mio punto di vista, vanno
rispettati e applicati. Se si contravviene alle regole, bisogna aspettarsi una sanzione
che non può essere annullata a fronte di un’azione compiuta.
Questo, per sancire quel distinguo necessario tra chi le regole, gli statuti con i
loro articoli, li rispetta e chi no. Nessuno è costretto ad entrare a far parte di partiti
o forme di associazionismo; è questa una libera scelta dello stare insieme e di
condividerne i percorsi.
Questo non è avvenuto all’interno del gruppo consiliare del Pd come non
avviene all’interno del partito.
Ignorare questo aspetto corrisponde ad indicare il dito anziché la luna.
Corrisponde ad ignorare che chi avrebbe dovuto e potuto creare i presupposti
del dialogo all’interno del Partito Democratico, ha, invece, interpretato in
maniera “disinvolta” l’art. 67 della Costituzione che, nel “liberare” l’eletto dal
vincolo di mandato, non ne indica il rispetto nell’esercizio “anarchico” , ma
attraverso una libertà di pensiero e di azione a garanzia dell’elettorato.
3) Lei crede l’amministrazione Foti sia “caduta”, sin dall’inizio magari, in una
sorta di “circolo vizioso”, un “serpente che si mangia la coda” senza
produrre nulla di buono?
Devo dire che questa amministrazione è stata caratterizzata da contraddizioni a
partire dal suo avvio con l’accordo con Festa quando questi era stato avversario per
la carica di Sindaco. E’ stato già lì che si è innescato questo “circolo vizioso” che ha
portato a parlare poco ed operare meno soprattutto su alcuni problemi che
“attanagliano” la città e tra questi mi riferisco ai lavori pubblici, che è vero vengono
da lontano ma stanno ancora ad aspettare soluzione. Potrei fare tanti esempi ma mi
fermo a tre, la piazza, il tunnel e una struttura per la quale cerco di impegnarmi per,
almeno mantenere alta l’attenzione, ovvero il Centro AIPA (Autismo) di Valle, un
“bene comune” che deve vedere la luce per dare assistenza a bambini, ragazzi e le
loro famiglie. E’ questione di civiltà.
- La interrompo per una “chiosa”, lei dona il suo gettone all’AIPA:
Solo una mia “testimonianza” di interesse ma riprendo il “tema”: Anche ad Avellino
dobbiamo smetterla col personalizzare la politica.
- “Affondi” il “coltello”, dico così perché la sento “agguerrita, cattiva”,
politicamente, ovvio.
Ci ritroviamo, a livello nazionale a discutere su un referendum pro o anti Renzi, ad
esprimere giudizi, pro o anti, Raggi e, a livello locale, a rivestire
la maglia della squadra, pro (in verità, risicatissima) o anti Foti. Si parla, quindi, di
“dameliani” e del consigliere Poppa, afferente a Scelta Civica, come di “salvatori” di
non so cosa, se non di una percentuale numerica, di un ago della bilancia che ha
consentito la sopravvivenza di questa amministrazione, di “ festiani” che avrebbero
voluto decretarne la fine, e di “fotiani”, i cosiddetti “fedelissimi” , tra i quali sarei
ricompresa. Mi piace parlare di amministrazione Foti e non di Paolo Foti, in quanto
persona. La pessima abitudine di personalizzare, che in questa consiliatura ha
raggiunto la massima rappresentazione, individuando aree interne al gruppo PD
attraverso i cognomi dei loro riferimenti, ha trovato l’humus giusto nel
periodo berlusconiano ma non desidero arretrare troppo nella storia per evitare
inciampi pericolosi, quando Berlusconi, nel rastrellare consensi anche nelle
quote del centrosinistra, giocò la carta vincente dell’“uomo solo al
comando”, colui che avrebbe rivoltato il Paese come un calzino per proiettarlo
ai massimi livelli, economici e politici. Anche allora, come oggi, si viveva una
fortissima crisi d’identità politica. “Tangentopoli” aveva decapitato i maggiori vertici
politici del Paese ed il disorientamento che ne seguì facilitò le cose.
Sappiamo com’è andata. E’ pur vero che le odierne convivenze “more uxorio” a
livello governativo fanno storcere il naso a molti, ma oggi non è più tempo della DC ,
del PCI e del MSI.
Non abbiamo i Moro, i Berlinguer e gli Almirante, solo per citarne alcuni.
La crisi dei partiti , intesi come luoghi di aggregazione e confronto, è evidente
e in questo quadro, ritengo che il voto di ieri sera potrà avere una prospettiva
soltanto se si abbandoneranno certe consuetudini, quelle, appunto, delle
personalizzazioni. Questo vale per chi ha sempre sostenuto l’amministrazione e vale
per chi ne è entrato e uscito a suo piacimento.
4) Perché arrivare a “scomodare” Enrico Berlinguer (PCI) e Moro (DC) “anime
nobili” della Politica che non ci sono più?
In quest’ultimo periodo si è fatto spesso riferimento alla “questione morale”: in aula
consiliare, attraverso la lettura di documenti dai contenuti discutibili, e fuori ,
attraverso numerose dichiarazioni ai giornali, da parte di quell’area che oggi
individua la possibilità di un nuovo percorso amministrativo comune nell’ambito
della maggioranza. La causa di tutto questo “dire”, a mio avviso, è che non si è
compreso il significato di “questione morale”. Berlinguer nel sostenere che la vera
questione morale era l’assenza di politica nei partiti , non intendeva trascurare ciò
che un’assenza di morale produce nelle istituzioni ma innalzava il ruolo della politica
ad essere l’elemento propulsore della realizzazione del bene comune.
5) In conclusione: Il Sindaco ha dichiarato che il “mandato originario” è da
considerarsi alle spalle. Si potrebbe ritenere che questa affermazione sia
dovuta al fatto dell’impossibilità di portarlo a termine e non perché il
“compito” sia stato “eseguito”. Lei cosa pensa di una nuova “traccia”
allargata all’opposizione o parte di essa?
Noi dobbiamo chiederci oggi fino a che punto si è in grado di disegnare un percorso
finalizzato al bene comune. Così potremmo riprendere a discutere e a confrontarci
in termini di politica e non di basse bagarre. I prossimi giorni chiariranno le posizioni
di tutti e gli intenti di coloro che sino all’altro ieri ponevano la firma sotto una
mozione di sfiducia. Vedremo anche cosa potrà produrre la “mano tesa” di quella
parte di opposizione che ha ritenuto di venire incontro al Sindaco.
Vedremo la volontà di agire tutti, forse per la prima volta in tre anni, in favore dei
cittadini lasciando fuori i “giochi politici”.