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Sabato 24 Settembre 2016 Corriere della Sera
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Primo piano Il caso
I numeri
Con una media dell’1,27%
l’Italia, nel quadriennio
2011-2014, si colloca
al diciottesimo posto per quanto
riguarda la quota del Pil
che i Paesi dell’Ocse hanno
destinato a ricerca e sviluppo.
Siamo davanti a Russia, Turchia
e Grecia ma assai dietro a Israele
(in testa con il 4,08%) e Corea
del Sud (4,05%).
Siamo sotto anche alla media
Ue (a 28 Paesi) del 1,92%
QUOTA PIL DESTINATA A RICERCA E SVILUPPO NEL 2011-2014
I LAUREATI
1
Israele
4,08 %
7
Stati Uniti
2,73 %
2
Corea del Sud
4,05%
8
Francia
2,23 %
3
Giappone
3,45%
9
Australia
2,12 %
4
Svezia
3,25%
18
Italia
1,27%
5
Svizzera
2,97 %
Media Ue
1,98%
6
Germania
2,83 %
Media Ocse
2,35%
(a 28 Paesi)
L’Italia ha il numero di laureati tra i più bassi in Europa
42%
Regno Unito
OCSE
UE21
Francia
G20
Germania
Italia
33%
32%
32%
28%
27%
17%
0
Fonte: Ocse
20
40
60
80
100
Favori agli amici e concorsi truccati
In cattedra finiscono i figli dei prof
La corruzione negli atenei e la denuncia di Cantone: subissati di segnalazioni, è la causa della fuga dei cervelli
di Sergio Rizzo
Chi è
Tenevano famiglia. E continuano a tenerla ancora oggi,
dopo che una legge dello Stato
ha prescritto ben cinque anni
fa il divieto ai parenti di insegnare nella stessa facoltà. Il
bello è, dice il presidente dell’Autorità anticorruzione,
«che si è trovato evidentemente il modo di aggirarla». Tante
sono le segnalazioni che gli
piovono sul tavolo: «Siamo subissati». Lettere che denunciano anche sospetti di malaffare
nei concorsi, puntualmente
girate alla Procura della Repubblica. Così numerose da
far dire a Raffaele Cantone che
«esiste un collegamento enorme fra la fuga dei cervelli e la
corruzione».
Del resto, perché un giovane
bravo e capace dovrebbe restare in Italia avendo l’opportunità di insegnare all’estero, se sa
già che la sua strada sarà sbarrata da un concorso taroccato
mentre il figliolo del barone ce
l’avrà spianata? Le segnalazioni che arrivano all’Anac sono
tutte da verificare, ovvio. Ma
l’odore della parentopoli universitaria in barba alle norme è
penetrante.
E pensare che già dieci anni
fa, quando era solo un ufficetto in centro a Roma, e prima
che il governo Berlusconi la
sopprimesse nella culla, la neonata autorità anticorruzione
guidata dall’ex prefetto Achille
Serra aveva sfornato un esplosivo dossier sulla scuola universitaria di alta formazione
europea Jean Monnet di Caserta. Dove si raccontava che «frequenti rapporti di parentela,
affinità o coniugio legano nel
50% dei casi il corpo docente
(82 persone) con personalità
del mondo politico, forense o
 Raffale
Cantone (foto),
53 anni,
napoletano, è
presidente
dell’Autorità
nazionale
anticorruzione
dal 27 marzo
2014
 Entrato in
magistratura
nel 1991, è
stato sostituto
procuratore a
Napoli fino al
1999. Poi alla
Direzione
distrettuale
antimafia
 La parola
ANAC
Anac sta per Autorità nazionale
anticorruzione. Nata con la legge 190, si
occupa di prevenzione della corruzione
nell’ambito della Pubblica
amministrazione. Punta alla trasparenza in
tutti gli aspetti gestionali del settore,
vigilando anche sui contratti pubblici e
sugli incarichi affidati e comunque su ogni
attività che potenzialmente possa
sviluppare fenomeni corruttivi.
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accademico».
Quasi un decennio dopo, al
convegno dei responsabili
amministrativi degli atenei,
Cantone racconta che in una
università meridionale «è stata istituita una cattedra di Storia greca in una facoltà giuridica e una cattedra di Istituzioni
di diritto pubblico in una facoltà letteraria». E che i titolari
erano «i figli di due professori
delle altre università». Destini
incrociati, di cui la storia dell’università italiana offre am-
pia letteratura. Con gli stessi
protagonisti che ne vanno fieri: tanto la cattedra alla discendenza è sempre stata ritenuta
non un sopruso, ma un diritto.
Quando scoppia il caso dei
familiari di Luigi Frati, rettore
della Sapienza di Roma e preside per moltissimi anni della
facoltà di Medicina, a chi chiede spiegazioni lui sbatte in faccia una strepitosa metafora:
«Quando Cesare Maldini è diventato commissario tecnico
della Nazionale, Paolo Maldini
non è stato buttato fuori dalla
squadra». Peccato che un rettore non sia un allenatore di
calcio e che nella squadra della
sua facoltà di Medicina non ci
sia un familiare, ma tre. Suo figlio cardiologo, sua moglie
laureata in Lettere docente di
Storia della medicina e sua figlia laureata in Giurisprudenza docente di Medicina legale:
di più, nominata dal governo
di Enrico Letta nel comitato
nazionale di bioetica. Tre Paolo Maldini?
I casi
 Dieci anni
fa la neonata
Autorità
anticorruzione
guidata dall’ex
prefetto Achille
Serra evidenziava «i frequenti rapporti
di parentela,
affinità e
coniugio che
legano nel
50% dei casi il
corpo docente
con personalità
del mondo
politico forense
o accademico»
 Di recente in
una università
meridionale è
stata avviata
una cattedra di
Storia greca in
una facoltà
giuridica e una
cattedra di
Istituzioni di
diritto pubblico
in una facoltà
letteraria. Si è
scoperto che i
titolari erano
figli di due
professori
 Luigi Frati,
ex rettore della
Sapienza di
Roma, aveva
nella «sua»
facoltà di
Medicina tre
familiari stretti:
suo figlio
cardiologo, sua
moglie docente
di Storia della
medicina e sua
figlia docente
di Medicina
legale, che fu
pure nominata
dal governo
nel comitato
nazionale
di bioetica
Narrano che questa scintilla
inneschi il famoso divieto
contenuto nella legge di Mariastella Gelmini. Anche se
non ci sono prove. Che quella
decisione scateni invece singolari effetti collaterali, invece, è noto. Il Messaggero racconta che alla vigilia dell’approvazione della norma la dottoressa Paola Rogliati, nuora
del preside della facoltà di Medicina di Tor Vergata a Roma,
Renato Lauro, diventa professore associato della cattedra di
Malattie dell’apparato respiratorio. Sottolineando la circostanza che nella stessa facoltà
e nel medesimo dipartimento,
riporta l’Ansa, «c’è anche il
marito della signora, nonché
figlio del preside, David Lauro,
professore ordinario di Endocrinologia, cattedra detenuta
prima di lui dal padre». Tutto
regolare. Ma difficile sostenere che sia normale.
Eppure per anni è stata questa la normalità delle cronache
giornalistiche. All’Università
di Bari c’era il corridoio Tatara-
Paradossi
A Bari c’era il corridoio
Tatarano, occupato dai
familiari del docente
di Diritto privato
no, dove c’erano le stanze del
professore di Diritto privato
Giovanni Tatarano e dei suoi
figli Marco e Maria Chiara.
C’era la dinastia dei Massari:
nove, per l’esattezza. E dei Girone: cinque, considerando
anche il genero. Così a Bari,
dove nel saggio L’università
truccata Roberto Perotti aveva
contato 42 parenti su 176 docenti di Economia. Ma così pure nel resto d’Italia. E le inchieste, da Nord a Sud, non si contano. Anche se quasi tutte finiscono sempre al solito modo:
in una bolla di sapone.
La legge, dice Cantone ha
ora «istituzionalizzato il sospetto». E Mariastella Gelmini
replica che il divieto aveva proprio l’obiettivo di ripulire i
concorsi. Resta il fatto che in
un Paese normale di una norma del genere non ci sarebbe
mai stato il bisogno. Lo ha detto anche Cantone, precisando
di non averla «attaccata»: «Ho
detto che è un paradosso che
ci debba essere una legge che
stabilisce un divieto che dovrebbe essere scontato».
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