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Museo Ducati
Storia e futuro, sfide e successi, visione e determinazione: il Museo Ducati è un viaggio nel mito che
ripercorre i 90 anni dell’Azienda, celebre nel mondo per stile, performance e ricerca della perfezione.
Ogni prodotto, un’opera d’arte.
Una storia raccontata attraverso un linguaggio composto da forme e colori, enfatizzata da allestimenti
diafani ed eterei.
Un’avventura intensa, in cui ogni moto esposta diventa una vera e propria opera d’arte da vivere.
Il nuovo Museo Ducati si caratterizza per un concept molto moderno in cui domina il colore bianco, per
offrire al prodotto il centro della scena, senza distrazioni. Ogni moto esposta è un’opera d’arte, una
storia raccontata con un linguaggio fatto di forme e colori ed enfatizzato da installazioni dedicate; inoltre,
nel nuovo Museo Ducati si respira tutta la brand identity della Ducati fatta di Style, Sophistication and
Performance. Nella sua nuova veste, il Museo Ducati è un viaggio nel mito Ducati, nel cuore di
un’azienda in cui ciascun prodotto è pensato, disegnato e realizzato per regalare emozioni uniche.
Il nuovo Museo Ducati ha un’intera area dedicata ad alcune moto stradali più iconiche che hanno fatto
grande la storia dell’Azienda. Ed è qui che il cosiddetto “prodotto di serie” è raccontato nella sua
interezza, ossia come progetto ideato e sviluppato in contesti tecnologici, economici e sociali ben
precisi. Da qui la nuova narrazione proposta dal Museo, che si articola lungo tre diversi percorsi: la
storia delle moto Ducati di serie e il contesto socio-culturale in cui si inseriscono; la storia del racing
attraverso l’esposizione delle moto da corsa e dei trofei vinti; l’ultimo percorso racconta i ‘Ducati
moments’ ovvero fatti, persone, innovazioni tecnologiche che hanno fatto la storia Ducati, e infine i
‘Ducati heroes’ che sono i piloti della Ducati, i suoi eroi. “
Il percorso museale inizia con un cenno alle origini dell’azienda, per poi passare all’area dedicata ai
prodotti di serie che ospita, suddivise in quattro sale, 19 moto di cui alcune mai esposte prima. In ogni
sala le moto hanno a corredo le relative schede tecniche, quelle dei singoli componenti esposti,
l’installazione artistica che enfatizza il prodotto.
Sala 1926 – 1945
Radio Brevetti Ducati sull’onda di Marconi
Nel primo ‘900 a Bologna c’è un gran fermento sul settore elettronico. Guglielmo Marconi è osannato in
tutto il mondo per l’invenzione della radiotelegrafia. Così Ducati proprio dalla radio inizia la sua epopea.
Adriano Cavalieri Ducati brevetta un trasmettitore a onde corte, con cui riesce a collegarsi con gli Stati
Uniti. Insieme ai fratelli Bruno e Marcello, il 4 luglio 1926, costituisce la Società Scientifica Radio Brevetti
Ducati. L’azienda produce il piccolo condensatore Manens, assemblato in un alloggio con due operai e
una segretaria.
Il successo è strepitoso: in 10 anni Ducati dà lavoro a migliaia di operai e inaugura un grande
stabilimento a Borgo Panigale. Con la guerra, però, l’impianto diventa obiettivo dei bombardamenti
Alleati, che il 12 ottobre 1944 lo distruggono. Dalle sue macerie partirà la riconversione al settore
motoristico e la nuova era Ducati.
Sala 1946-1960
SALA 2
Ducati rimette in moto l’Italia
Negli anni della ricostruzione post bellica l’Italia rinasce. Il boom economico tocca tutti i settori, con
un’espansione produttiva e uno sviluppo tecnologico senza precedenti. L’aumento di occupazione e
redditi stimola una nuova propensione ai consumi. Cambiano stili di vita e costumi degli italiani e il
bisogno di mobilità è tra i primi a venire soddisfatto dal crescente benessere.
Nell’immediato dopoguerra, i micromotori applicabili a qualsiasi bicicletta sono perfetti per una
motorizzazione d’emergenza. Il Cucciolo Ducati diventa un fenomeno sociale, riavvicinando una nazione
che ha necessità di muoversi e di incontrarsi.
Con la motorizzazione di massa degli anni ‘50, sono invece motoleggere e scooter a portare gli italiani in
fabbrica o a far compere. Ma il successo delle corse motociclistiche su strada inizia presto a insinuare il
desiderio di velocità, al di là di un mezzo di trasporto economico e affidabile.
Cucciolo
Un piccolo motore per ripartire
Il Cucciolo è il primo prodotto motociclistico assemblato in Ducati. Dopo la distruzione bellica, lo
stabilimento elettrotecnico ha bisogno di riprendere l’attività. Nel 1946 inizia così a costruire su licenza
un micromotore, perfetto per spostarsi nel dopoguerra.
L’idea di applicare alle bici questo motore ausiliario da 48 cc è del torinese Aldo Farinelli, su progetto di
Aldo Leoni. Pratico, compatto ed economico, il Cucciolo ha ciclo a quattro tempi e cambio a due marce;
raggiunge i 50 km/h e ne fa 100 con un litro di benzina. Un successo che varca presto i confini.
Installazione - Il concept di questa installazione è la rappresentazione dell’internazionalità del Cucciolo
Ducati e per estensione dell’azienda stessa fin dal 1946. Da qui la scelta di esibire una riproduzione del
cucciolo a New York con stampa su un materiale e atto a trasmettere il mood di una foto d’epoca.
A supporto un filmato storico con trattamento emozionale che propone uno spezzone di Pane, Amore e
Fantasia, film di Comencini del 1953 in cui De Sica è alla guida del Cucciolo.
Ducati 60
La prima motocicletta
La Ducati 60 rappresenta la prima moto completa realizzata dalla casa di Borgo Panigale. Da produttore
su licenza di motori ausiliari, l’azienda diventa un vero costruttore motociclistico.
La motoleggera include tutte le prerogative delle due ruote del tempo: economica, confortevole e
leggera (45 kg). Il motore è una elaborazione del Cucciolo: un sofisticato quattro tempi, capace di
percorrere fino a 90 km con un litro di benzina. Nei manifesti d’epoca è evidente la volontà di
promuoverla anche tra il pubblico femminile.
Installazione - Alla prima motocicletta Ducati l’azienda dedicò un investimento in comunicazione: fu il
primo prodotto ad essere pubblicizzato e, dettaglio ben visibile dalle rappresentazioni dell’epoca, rivolto
anche ad un pubblico femminile. L’installazione riproduce alcuni degli annunci dell’epoca con una
tecnica di stampa che richiama il periodo di riferimento.
Ducati 60
125 Sport
Velocità alla portata di tutti
La 125 Sport è una delle prime Ducati da strada disegnate dall’ingegner Fabio Taglioni, dopo il
suo approdo in Ducati. La moto adotta soluzioni tecniche derivate direttamente dalla Gran Sport
“Marianna“ da corsa. In particolare, il motore è dotato di un sistema di distribuzione a coppie
coniche, che vede il debutto vincente proprio al Motogiro D’Italia.
I successi nelle popolarissime gran fondo dell’epoca trascina in cima alle classifiche di vendita
la 100 e 125 Sport, definite non a caso “il miracolo del Motogiro“.
Installazione - La prima moto stradale che si ispira alle soluzione tecniche del racing e introduce
quindi nell’immaginario comune il tema della velocità legato alla motocicletta da strada.
L’installazione suggerisce il dinamismo ed il movimento veloce, richiamandone visivamente una
codifica riconoscibile e al tempo stesso artistica grazie all’allestimento e ai materiali.
125 Sport
175 T
Il giro del mondo su Ducati
La 175 T è protagonista di una delle più mirabolanti imprese Ducati. Nel 1957 Leopoldo
Tartarini e Giorgio Monetti compiono un raid di 60mila km intorno al mondo, in sella alla nuova
moto. Un viaggio concepito come un’originale forma di promozione.
L’avventura attraverso 5 continenti e 36 nazioni impegna i due piloti per un anno intero e rende
popolarissima Ducati. Confermando l’affidabilità di questa monoalbero da 14 CV discendente
della Marianna.
Installazione - Il giro del mondo. La Ducati 175 T fu la prima moto a partecipare e a portare a
termine un giro del mondo e I piloti Tartarini e Monetti, erano due dipendenti Ducati e l’azienda
sfruttò l’occasione del giro del mondo per lanciare il prodotto. L’installazione evoca proprio il
percorso effettuato attraverso elementi materici e suggestivi. A supporto un video con
contenuto di carattere storico/documentale trattato in maniera creativa, in linea con il mood del
museo.
Siluro 100
Una moto da primato
Il 30 novembre del 1956, sul circuito ovale di Monza la Ducati 100 Siluro conquista ben 46
record mondiali di velocità. Guidata da Santo Ciceri e Mario Carini la moto è basata su una
Gran Sport Marianna con motore da 98 cc.
Pochi gli interventi meccanici sul progetto originario di Taglioni, mentre più significativa è la
carenatura in lega d’alluminio, per garantire la massima penetrazione aerodinamica. I record
vanno dal chilometro ai 1000 km, con primati conquistati anche in categorie superiori, fino a 250
cc.
Installazione – L’installazione commemora i record del mondo vinti dal Siluro e ripropone una
foto dell’epoca su materiale atto a trasmettere il carattere storico/documentale.
Siluro 100
Sala 1961-1989
SALA 3
Dal sogno americano alle maxi moto
Gli anni ’60 aprono un’epoca a tinte forti. Dal progresso tecnologico, con la corsa allo spazio e
lo sviluppo dei computer; all’esplosione della creatività, dalla musica rock al cinema della New
Hollywood e la Pop Art. Sono tempi di nuove libertà, trasgressioni e lotte per gli ideali.
La diffusione di massa dell’automobile sottrae alla motocicletta il ruolo sociale di mezzo di
mobilità. Sul modello dei bikers americani, si afferma un uso della moto come strumento di
espressione delle giovani generazioni: la compagna di viaggio di uno stile di vita on the road.
Dagli anni ’70, con l’avvento delle maxi moto, si accentua la funzione di oggetto ludico: un vero
e proprio attrezzo sportivo, ancora più evidente con il successo delle supersportive negli anni
‘80. La moto assume così, nell’immaginario collettivo, la connotazione di veicolo votato al
divertimento e alla libertà, che non ha più lasciato.
450 Scrambler
Icona ribelle
Ideato per muoversi anche fuori strada, diventa presto un must per i giovani in cerca di nuove
vie. Scrambler nasce nel 1962, quando l’importatore americano Joe Berliner richiede una moto
da “dirt track” destinata ai clienti degli States.
Manubrio largo e pneumatici per lo sterrato si abbinano, dal 1968, a un serbatoio a goccia e a
colori innovativi. Il fenomeno Scrambler esplode anche in Italia, diventando la moto più
desiderata dalle nuove generazioni, grazie a una ciclistica agile, un motore versatile e una linea
inconfondibile.
Installazione – L’installazione evoca il mood e le icone di quegli anni attraverso un collage di
immagini rappresentative.
750 GT
La prima maxi moto
Gli anni ‘70 consacrano le maxi moto nel mercato mondiale delle due ruote. Per contrastare le
case giapponesi l’ingegner Fabio Taglioni progetta un nuovo motore bicilindrico a L a coppie
coniche, in grado di eccellere sia in strada che su pista.
Entrata in produzione nel 1971, la 750 GT è la prima bicilindrica stradale Ducati. Rude e
possente, sarà la base per la versione SuperSport Desmo del 1973, esposta al Guggenheim tra
le moto più belle di sempre.
Installazione - L’installazione sottolinea l’importanza della «voce Ducati» attraverso la
trasformazione in materia dell’onda sonora prodotta dal suono del motore.
L’onda sonora si materializza a parete a partire dalla sua rappresentazione astratta che viene
mostrata nel monitor a fianco.
750 GT
Traliccio
Cuore d’acciaio
Insieme al motore bicilindrico e al sistema desmo, il telaio a traliccio è una delle tradizionali
colonne portanti di Ducati. Il primo telaio a traliccio tubolare d'acciaio compare nel 1979 sulla
500 Pantah. L’anno successivo viene riprogettato da Taglioni per la 600 TT2 da corsa,
portandolo ad appena 7 kg.
Installazione - L’installazione vuole suggerire una similitudine tra la conformazione del telaio ed
un’ipotetica costellazione, che, come le stelle, guida la progettazione Ducati.
750 F1
Temperamento italiano
Il rinnovamento tecnico di Ducati, iniziato con la serie Pantah, tocca il suo apice nel 1985, con il
lancio della 750 F1. Il modello rappresenta un pilastro nella storia del marchio:
l’estremizzazione della moto super sportiva.
La 750 F1 sfrutta la ciclistica da corsa in uso sulle Ducati TT1 e TT2 e diviene compatta,
maneggevole e veloce, con un gusto tutto italiano sottolineato dalla livrea tricolore. Si tratta del
canto del cigno di Fabio Taglioni, che si ritira con l’ultimazione del progetto.
Installazione - L’installazione amplifica e sottolinea il concetto di italianità attraverso la
stilizzazione di una bandiera di cui si simula il movimento.
750 Paso
Rossa per sedurre
La Paso 750 è la prima Ducati progettata da Massimo Tamburini. Il designer riminese le regala
una linea avvolgente e dinamica, rilanciando il concetto di moto da turismo. Il nome è un tributo
a Renzo Pasolini, indimenticato pilota scomparso in gara, a Monza nel 1973.
Prodotta quasi totalmente in tonalità rossa, diventa un simbolo del design degli anni ’80 e
decreta per il marchio l’ingresso nel campo dell’industrial design. Il suo colore lancia inoltre il
“rosso corsa”, che contraddistingue tuttora le sportive Ducati.
Installazione - La ricercatezza nel design e la forza del rosso della prima moto progettata da
Tamburini viene ribadita attraverso la riproduzione dei disegni e degli studi effettuati.
Cagiva Elefant
Rombo Ducati alla Dakar
La Elefant motorizzata Ducati dal 1984 è una protagonista dei raid africani, come la ParigiDakar, il Rally Atlas in Marocco e quello dei Faraoni in Egitto.
Preparato dal reparto corse di Borgo Panigale, il bicilindrico a L Ducati monta pistoni speciali,
frizione rinforzata e particolari in magnesio. Con 904 cc e 52 CV può superare i 200 km/h nei
lunghi tratti desertici della gara più massacrante e famosa del mondo. Il successo alla Dakar
arriva con Edi Orioli nel 1990, bissato dallo specialista italiano nel 1994.
Installazione - Evoca la partecipazione della Cagiva all’epica impresa della Parigi - Dakar.
Il monitor associato all’installazione riproduce un documentario dell’epoca.
Sala 1990-2002
SALA 4
Le moto iconiche dello stile italiano
Gli anni ‘90 danno avvio a un periodo segnato dalla fine delle ideologie politiche e da una
decisa accelerazione tecnologica nell’informatica e nella telefonia mobile. E’ l’epoca di internet
e della globalizzazione, ma anche di una società post-consumistica in cui i beni non soddisfano
solo più dei bisogni, ma concorrono a costruire l’identità di chi li acquista.
Questi aspetti emozionali e simbolici emergono anche nel mondo delle due ruote, a discapito
della serialità e dell’omologazione di massa. La moto diventa sempre più un oggetti premium,
carico di passione, da godere nel tempo libero; e un mezzo identitario, come uno status symbol.
Si fanno così strada le più sofisticate tecnologie, lo stile e il design, capisaldi del Made in Italy.
L’arte incontra la motocicletta, dando vita a icone immortali come il Monster e la Ducati 916.
Monster 900
Rigorosamente naked
Riportare la moto alla sua essenza. Da questa intuizione del designer argentino Miguel Galluzzi
nasce il Monster 900. Non la prima moto senza carena, ma la capostipite delle nude sportive,
tanto che per identificarla si afferma il termine “naked”.
Il telaio è quello della Superbike 851, mentre il motore è il Desmodue da 904 cc di derivazione
Supersport. Col suo serbatoio a gobba, il manubrio basso e un grande faro tondo, il Monster
diventa presto un oggetto di culto, anche grazie alle molteplici possibilità di personalizzazione.
Installazione – L’installazione si materializza in una wordcloud ispirata alle parole chiave che
rappresentano il Monster a simboleggiare il mondo di appartenenza della moto. Accanto, una
disposizione creativa delle riproduzioni dei serbatoi del Monster rende invece omaggio ad uno
dei componenti simbolo del modello e sottolinea uno dei plus del prodotto: la personalizzazione.
Monster 900
916
Cromosomi da star
“La moto più bella degli ultimi 50 anni” (MCN, 2014): pochi altri modelli hanno ottenuto
riconoscimenti comparabili. La 916, capolavoro del designer Massimo Tamburini, promuove la
motocicletta ad autentica opera d’arte. Da guidare certo, ma soprattutto da ammirare.
L’equilibrio e la compattezza dei volumi, le linee eleganti e il raffinato design di ogni
componente conquistano da subito il cuore degli appassionati di tutto il mondo. E rendono la
916 un vero spartiacque nella storia delle moto sportive.
Installazione - Con la 916 si concretizzano i valori fondanti del brand Ducati: style,
sophistication and perfomance, comunicati attraverso la metafora del DNA.
Il monitor in corrispondenza della moto riproduce un video a supporto dell’installazione e del
concept.
851 Tricolore
Salto generazionale
Sviluppata inizialmente per le corse, la 851 è la madre di tutte le moderne Superbike Ducati. Il
sogno di Gianluigi Mengoli e Massimo Bordi prende forma nel 1986 con il 748 IE: un motore
bicilindrico con 4 valvole per cilindro raffreddato a acqua, e dotato, primo fra le moto, di
iniezione elettronica.
Ma è due anni più tardi che, portato a 851 cc, il motore Desmoquattro apre un nuovo capitolo
nella storia del marchio di Borgo Panigale. Nasce così la prima Ducati bicilindrica stradale a
montare il motore a 4 valvole.
Installazione - Una riproduzione di un disegno tecnico del motore a simboleggiare la rivoluzione
apportata nel mondo Ducati da questo prodotto.
900 Superlight
Elogio della levità
La leggerezza nelle moto è un valore, perché garantisce guidabilità e sicurezza. La 900
Superlight anticipa di vent’anni la ricerca estrema verso la riduzione di peso, alla base del
progetto 1199 Superleggera.
La Superlight compare nel 1992 come edizione limitata della 900 Supersport, uno dei modelli
Ducati più in voga. E’ caratterizzata da numerosi componenti in fibra di carbonio e da cerchi in
magnesio, materiali impiegati all’epoca solo su moto da competizione.
Installazione – Il marchio della moto realizzato in plexy satinato, un materiale che evoca la
leggerezza e la trasparenza, a ribadire il concept di una moto.
Sala 2003- ad oggi
SALA 5
Un mondo con la moto al centro
Nel Mondo odierno, sempre più interconnesso, i cambiamenti sono ancora più veloci. La
tecnologia dei dispositivi mobili è lo specchio di una realtà in perenne movimento e la
comunicazione sui social network riflette relazioni in continua trasformazione.
Torna la voglia di esprimere la propria identità e di fare comunità. Anche andare in moto diventa
un’esperienza da condividere, un mezzo di relazione con il proprio gruppo. Da qui i raduni
motociclistici, come il World Ducati Week; e si assiste a fenomeni come il successo dello
Scrambler, con la sua carica espressiva. Elettronica evoluta, ricerca della sicurezza,
miglioramento del confort e aumento delle prestazioni fanno ormai della motocicletta un oggetto
tecnologicamente avanzato e interattivo. Ma resta la passione per un’esperienza vera,
inimitabile e adrenalinica: come una moto rossa con cui sfrecciare per le strade e le piste di
tutto il mondo.
Multistrada 1200
La moto si fa in quattro
Sport, Touring, Urban, Enduro: letteralmente quattro moto in una. Con la Multistrada 1200
basta un pulsante per materializzare le fantasie del motociclista.
Moltiplicando l’innata versatilità della Multistrada 1000 del 2003, Ducati sviluppa un modello che
cambia il concetto di multibike. Più sportiva e potente, ma senza rinunciare al comfort e alla
semplicità d’uso. Una moto in grado di affrontare al meglio tutti i tipi di percorso e di fondo
stradale e ogni genere di utilizzo.
Installazione – L’installazione si materializza attraverso una mappa topografica per sottolineare
le quattro modalità d’uso della Multistrada 1200: la moto sportiva, la granturismo, la moto
urbana e l’enduro stradale.
Desmosedici RR
La MotoGP mette la freccia
Prendere una GP6, accendere le luci, mettere la freccia e uscire dal paddock: questa la
coraggiosa idea alla base della Desmosedici RR. Derivata direttamente dalla Desmosedici del
Team Ducati corse, è la prima moto stradale replica di una MotoGP.
Il design e l’aerodinamica sono fedeli alla versione da corsa. Così pure l’equipaggiamento, i
materiali, la filosofia costruttiva e le caratteristiche tecniche del potente quattro cilindri
desmodromico a V di 90°.
Installazione – Il cordolo stilizzato esprime la derivazione di questo prodotto dal mondo racing.
1098
Progettata per il cronometro
Il design e l’assetto della 1098 sono frutto dell’associazione fra tecnologia di gara, componenti
derivati dalla pista e tradizione Ducati. Lo spirito racing prende così forma e la 1098 colpisce
subito per l’aspetto determinato e grintoso.
Caratteristici elementi Ducati, come codone alto, avantreno compatto, doppi silenziatori sotto
sella e forcellone monobraccio, si ritrovano in un progetto in cui ogni dettaglio è studiato e
rifinito fino all’essenziale, incrementando al massimo leggerezza e prestazioni.
Installazione - L’installazione gioca con delle trasparenze e delle riproduzioni di linee di design
attraverso la stampa su plexy trasparente di uno schizzo realizzato dal designer della moto.
1199 Superleggera
La leggerezza dell’essere
Con la Superleggera 1199, Ducati impone nuovi parametri di riferimento al mondo delle moto di
produzione.
Vengono utilizzati i materiali più leggeri e resistenti: magnesio, fibra di carbonio, titanio, litio e
alluminio, impiegati su moto da gara, e la più sofisticata tecnologia disponibile.
Così Ducati raggiunge un nuovo traguardo: una potenza di oltre 200 CV e un peso record di
appena 155 kg a secco.
Una Superbike che offre il massimo in termini di sofisticazione, prestazioni ed emozioni di
guida.
Installazione – L’installazione esplicita il concept della moto attraverso un knolling fotografico e
l’esposizione di alcuni dei suoi componenti caratterizzati per la loro leggerezza.
Area Scrambler
Al brand Scrambler viene dedicata un’apposita area espositiva. Volutamente separati ma al
tempo stesso connessi con il museo, l’installazione e l’allestimento si ispirano al mondo ed al
linguaggio caratteristici Scrambler.
Scrambler Icon
Nuovo spirito libero
I valori di un’icona senza tempo in una reinterpretazione contemporanea. Scrambler ritorna con
la sua carica di anticonformismo, accessibilità e gioia di vivere. E rinasce come un nuovo brand
Ducati.
Tutta la famiglia Scrambler rappresenta un approccio all’universo motociclistico che non guarda
solo alla performance e alla tecnologia, ma ne esalta la libera espressione e il divertimento.
Incarna il mix perfetto fra tradizione e modernità: un passo verso l’essenza più pura del
motociclismo.
Scrambler Icon
Ducati Moments
1949 – CUCCIOLO RACING
I primi successi sportivi di Ducati vedono il Cucciolo protagonista, in gare per micromotori disputate su
circuiti cittadini italiani. La più antica vittoria documentata è di Mario Recchia, che il 15 Febbraio 1947
s’impone nel Gran Premio di Viareggio. Nel 1950 sulla pista di Monza, il Cucciolo ottiene inoltre svariati
record mondiali di velocità per la classe 50, con Ugo Tamarozzi e Glauco Zitelli.
1956 – GRAN SPORT 125 MARIANNA
FRANCO FARNÉ
La Marianna, prima moto progettata dall’ingegner Fabio Taglioni in Ducati, debutta nelle gare di Gran
Fondo su strada nel 1955. Al Motogiro d’Italia il modenese Gianni Degli Antoni conduce alla vittoria la
Gran Sport, nella versione con motore da 100 cc. Nel 1956 in sella al modello potenziato a 125 cc c’è
invece Giuliano Maoggi, che conquista il primo posto nella classifica assoluta del Motogiro.Negli stessi
anni la Marianna s’impone anche nella popolare corsa Milano-Taranto.
1958 - 175 F3
FRANCESCO VILLA
La Ducati 175 F3 può essere considerata un’antesignana delle moderne Superbike: una moto nata per
correre fra le derivate dalla serie. Sviluppata sulla base della 175 Sport stradale, la moto ntrionfa per la
prima volta al Gran Premio delle Nazioni del 1957, sul circuito di Monza. A pilotarla è Francesco Villa, ex
meccanico del reparto corse. La 175 F3 torna poi al successo a Monza anche nel 1959 e nel 1960.
1959 - 125 GP DESMO
BRUNNO SPAGGIARI
La 125 GP, progettata da Fabio Taglioni, è la prima Ducati ad adottare la distribuzione desmodromica.
Esordisce nel 1956 con la vittoria di Gianni Degli Antoni nel Gran Premio di Svezia a Hedemora. L’anno
successivo sfiora il titolo iridato con Alberto Gandossi, vittorioso in Belgio e Svezia, e si aggiudica quello
italiano con Bruno Spaggiari. Nel 1959 s’impone nel Gran Premio dell’Ulster grazie a un giovane Mike
Hailwood, che conclude terzo il Mondiale 125.
1960 - 250 GP DESMO
MIKE HAILWOOD
La 250 bicilindrica Desmo è tra le prime moto da corsa sviluppate da Fabio Taglioni dopo il disimpegno
ufficiale di Ducati dalle competizioni. Viene preparata in esclusiva per Mike Hailwood, che l’anno
precedente ha ottenuto i suoi primi successi con la 125 GP. Sulla nuova moto Hailwood conquista
numerose vittorie nel campionato inglese, dando inizio alla leggenda di “Mike the Bike”. Uno dei più
grandi campioni di sempre, che nel 1979 concluderà la carriera in sella a una Ducati.
1971 - 500 GP BICILINDRICA
BRUNO SPAGGIARI
Ducati ritorna alle competizioni ufficiali su pista solo negli anni ‘70, dopo un decennio di partecipazioni
attraverso scuderie private. Per potersi misurare con i migliori, l’ingegner Taglioni realizza la 500 Grand
Prix, prima moto da corsa del marchio dotata di motore bicilindrico a L di 90°. La moto prende parte al
Campionato Mondiale classe 500 con Phil Read e diventa la base per realizzare la prima bicilindrica
stradale Ducati: la 750 GT.
1972 - 750 IMOLA DESMO
PAUL SMART
Nel 1972 a Imola si corre la prima edizione della 200 Miglia, formula americana di successo per le moto
derivate dalla serie. Sulla base della nuova 750 GT, Fabio Taglioni allestisce una moto da corsa con
motore bicilindrico a L dotato di sistema desmodromico. La 750 Imola Desmo sbaraglia la concorrenza,
conquistando primo e secondo posto, con Paul Smart e Bruno Spaggiari, davanti a 75 mila spettatori.
1975 - 750 SS DESMO
FRANCO UNCINI
L’eco del successo del 1972 alla 200 Miglia di Imola è tale che Ducati decide di realizzare una versione
stradale della 750 desmodromica. Nel 1973 vede così la luce la 750 Super Sport Desmo, che diventa
protagonista dei campionati nazionali italiani per le moto derivate dalla serie. Nel 1975 Franco Uncini si
aggiudica il titolo italiano nella classe 750. Nel 1977 Cook Neilson conquista con la 750 SS la mitica 200
Miglia di Daytona.
1978 - 900 SS IOM TT
MIKE HAILWOOD
Nel 1978 all’Isola di Man, Ducati scrive una pagina memorabile nella storia del motociclismo. Il contesto
è il Tourist Trophy, gara unica per il titolo mondiale Formula TT per derivate di serie. A compiere
l’impresa è Mike Hailwood, che torna alle corse dopo dieci anni di inattività. Decide di farlo su Ducati,
con cui aveva iniziato la carriera. In sella alla 900 Super Sport preparata dal team NCR, il campione
britannico s’impone a 38 anni rovesciando ogni pronostico.
1981 - 600 TT2
WALTER CUSSIGH
La 600 TT2 è la prima moto da corsa della casa di Borgo Panigale a montare il motore Pantah da 600
cc con il comando della distribuzione a cinghia. Altra novità è il telaio a traliccio, in origine concepito per
la 500 Pantah stradale del 1979. Dal 1981 al 1984, la 600 TT2 conquista ben quattro titoli Mondiali
consecutivi, guidata dall’inglese Tony Rutter, e due campionati italiani con Walter Cussigh e Massimo
Broccoli.
1986 - 750 F1
MARCO LUCCHINELLI
La 750 F1, evoluzione della 600 TT2, rappresenta la fine dell’epoca progettistica di Fabio Taglioni.
Rappresenta inoltre la moto del rilancio sportivo di Ducati. Con la nuova bicilindrica, Virginio Ferrari
conquista il titolo Europeo F1 nel 1985. L’anno successivo s’impone alla 24 Ore di Montjuic e, con
Marco Lucchinelli, a Daytona nella celebre Battle of the Twins.
1990 - 851 F90
RAYMOND ROCHE
La 851 è la Ducati che lancia il nuovo motore bicilindrico a 4 valvole raffreddato ad acqua, progettato da
Gianluigi Mengoli e Massimo Bordi. Debutta nel 1988 nel Mondiale per moto derivate dalla serie,
vincendo subito con Marco Lucchinelli a Donington. Il 1990 è l’anno della consacrazione, con la
conquista del primo titolo Mondiale Piloti da parte del francese Raymond Roche.
1991 - 888 F91
DOUG POLEN
La nuova versione della 851, maggiorata a 888 cc, nel 1991 domina il Mondiale con 23 vittorie su 26
gare. È l’anno dello statunitense Doug Polen, che con 17 successi si laurea campione del mondo e
consente a Ducati di vincere anche il titolo Mondiale Costruttori. Sarà solo il primo di una lunga serie,
che porterà la scuderia di Borgo Panigale nell’Olimpo delle competizioni motociclistiche.
1992 - 888 F92
GIANCARLO FALAPPA
Il 1992 è l’anno della conferma di Ducati nel Campionato Mondiale Superbike. Il team guidato da Franco
Uncini, coadiuvato da Franco Farnè, capomeccanico fin dai tempi di Taglioni, bissa i titoli Mondiali della
stagione precedente. A imporsi con la rinnovata 888 è ancora Doug Polen. Con quattro vittorie all’attivo,
si mette in luce anche l’italiano Giancarlo Falappa, anche conosciuto fra i ducatisti come “Il Leone di
Jesi”.
SUPERMONO
MAURO LUCCHIARI
Questa monocilindrica a quattro tempi raffinata ed elegante è il frutto dell’ingegno del progettista Claudio
Domenicali a cui il design di Pierre Terblanche ha dato forma. Creata esclusivamente per la pista, la
Supermono fu realizzata in soli 67 esemplari. La grande concentrazione di tecnologia e aerodinamica ha
permesso a questa moto di essere tra le più competitive della sua categoria e di vincere numerosi trofei.
Nel 1993 Mauro Lucchiari conquistò il titolo europeo Supermono e Ducati il titolo costruttori.
1994 - 916 F94
CARL FOGARTY
La 916 è frutto del genio di Massimo Tamburini. Una moto dal design rivoluzionario, ma dotata anche di
innovazioni tecniche tali da renderla la Ducati più vittoriosa di sempre. In Superbike debutta nel 1994
con un pilota inglese che lega il suo nome a doppio filo con la casa bolognese: Carl Fogarty. Foggy
vince il primo dei suoi quattro titoli, confermandosi nel 1995, 1998 e 1999, diventando così “The King”: il
pilota più vincente nella storia della SBK.
1996 - 916 F96
TROY CORSER
La 916 è un tale prodigio tecnologico, che vince a prescindere dal pilota. Così quando nel 1996 il
campione SBK in carica Carl Fogarty lascia la Rossa, Ducati ha già tra le sue fila un degno sostituto:
Troy Corser. L’australiano vince il Mondiale Piloti e col compagno John Kocinski porta in bacheca un
nuovo titolo Costruttori. Inizia così l’epopea dei talenti australiani che hanno scritto alcune delle pagine
più belle della storia Ducati.
2001 - 996 F01
TROY BAYLISS
Il 2001 è l’ultima stagione SBK della 996 R, il modello della famiglia nata con la 916 che monta il nuovo
motore Testastretta, caratterizzato da ingombri minori rispetto al glorioso Desmoquattro. Il compito di
riconquistare il titolo Piloti è affidato a un australiano dal talento innato: Troy Bayliss. Esordiente con due
vittorie la stagione precedente, Bayliss conquista così il primo di tre Mondiali Superbike.
2003 - 999 F03
NEIL HODGSON
La 999 ha il difficile compito di sostituire la 916/996 dopo un decennio di trionfi. La bontà del nuovo
progetto è evidente fin dalla prima gara, con un podio tutto Ducati. La stagione si chiude con un
incredibile en plein di vittorie e Neil Hodgson che aggiunge un ulteriore titolo al palmares di Borgo
Panigale. Campionato poi rivinto nel 2004 da James Toseland e nel 2006 da Troy Bayliss, rendendo la
999 la Ducati più vittoriosa dopo la 916.
2003 – DESMOSEDICI GP03
LORIS CAPIROSSI
Ducati debutta nel 2003 nella massima categoria del Motomondiale. La Desmosedici, prima quattro
cilindri da corsa progettata da Filippo Preziosi, si dimostra subito competitiva. Loris Capirossi sale sul
podio già nella gara d’esordio a Suzuka e s’impone nel Gran Premio di Catalunya. Troy Bayliss viene
invece nominato rookie dell’anno. La stagione si conclude con un sorprendente secondo posto nel
Mondiale Costruttori.
2007 – DESMOSEDICI GP07
CASEY STONER
La riduzione di cilindrata, da 1000 a 800 cc nella classe regina, induce Ducati a riprogettare la
Desmosedici, che viene affidata a un giovane pilota: Casey Stoner. Il connubio fra la nuova moto e il
talento australiano si rivela perfetto. Stoner si aggiudica dieci Gran Premi e il trionfo è completato dalla
vittoria di Capirossi in Giappone. A soli quattro anni dal debutto in MotoGP, Ducati conquista il Mondiale
Piloti e Costruttori.
2008 - 1098 F08
TROY BAYLISS
Il 2008 è l’anno del debutto in Superbike della 1098. Ma è anche l’ultima stagione di Troy Bayliss, che
chiude lasciando a Ducati e ai suoi tifosi un ultimo regalo: il terzo titolo iridato a 39 anni. L’australiano,
con 52 successi in carriera, si distingue per essere il secondo pilota SBK più vittorioso di sempre e per
aver messo in bacheca tre titoli Piloti con tre Ducati differenti.
2010 – DESMOSEDICI GP10
CASEY STONER
La Desmosedici GP10 adotta una struttura con motore portante e telaio monoscocca in fibra di carbonio.
Telaio e forcellone in carbonio sono elementi distintivi rispetto alla concorrenza. Da metà stagione, la
moto scende in pista con una nuova veste aerodinamica dotata di innovative appendici laterali, riprese
poi nel 2015. Con la nuova moto Casey Stoner vince tre Gran Premi e ottiene sei podi. La sua
esperienza in Ducati si conclude con un quarto posto in classifica generale e un record di 23 vittorie in
quattro anni.
2011 - 1198 F11
CARLOS CHECA
La 1198 rappresenta l’evoluzione della 1098 e Carlos Checa è l’alfiere del team Ducati, che con essa
domina il Campionato Superbike nel 2011. In un albo d’oro dominato da anglosassoni, Checa è così il
primo spagnolo a scrivere il proprio nome nella leggenda del Mondiale per le derivate dalla serie. Le sue
15 affermazioni in stagione permettono inoltre a Ducati di abbattere il muro delle 300 vittorie in SBK.