Editoriale - Chiesadimilano

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Editoriale
Un autunno caldo
di Giuseppe
GRAMPA
Quello in arrivo sarà un “autunno caldo”. Certo non come
quello del 1969,quando l’espressione designò una stagione che
vide protagonisti cinque milioni di lavoratori coinvolti nel rinnovo dei contratti e che finì,nel
gelo dell’inverno, con i diciassette morti della strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di
piazza Fontana a Milano,il 12 dicembre: iniziavano così gli “anni di piombo”.
Nei prossimi mesi diversi nodi verranno al pettine, nel nostro Paese e all’estero. Saremo
chiamati a confermare o a respingere la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi,
approvata il 12 aprile alla Camera. Il Presidente del Consiglio ha ribadito che in questa
scadenza si gioca il suo futuro
politico, e quindi la mobilitazione per convincere a votare “sì”
sarà notevole: «Una gigantesca
campagna casa per casa, porta
per porta, per vedere se gli italiani vogliono entrare nel futuro a testa alta».
Avere trasformato questo referendum in un voto pro o contro il governo, personalizzando
una pur necessaria revisione della nostra Carta costituzionale,
rischia di mettere in ombra il
merito delle questioni, in particolare la riforma del Senato,attesa da decenni, ma circondata
da non poche perplessità.È certo più facile invitare a esprimere un voto pro o contro Renzi,piuttosto che chiedere di valutare una materia delicata e
complessa come la modifica della seconda parte della nostra
Costituzione.
Parallelamente alla riforma costituzionale si sta discutendo del
futuro della nuova legge elettorale, che è stata chiamata Italicum. Anche questa è materia
delicata,perché regola le forme
della rappresentanza democratica attraverso il voto dei cittadini.Come garantire stabilità alla maggioranza uscita dalle urne, magari con un consistente
“premio”,e al tempo stesso tutelare adeguatamente le altre
forze politiche,evitando che un
partito o una coalizione prevalgano al punto da mettere nell’angolo le opposizioni? Anche
questa legge è decisiva per la
qualità democratica del nostro
Paese.
Sempre in autunno, un grande Paese come gli Stati Uniti
d’America sarà chiamato a scegliere il successore di Barack
Obama tra il candidato repubblicano Donald Trump e quella
democratica Hillary Clinton. È
un problema di oltreoceano,ma
il ruolo degli Usa e del loro Presidente sulla scena mondiale non
può non interessare l’Europa e
il nostro Paese.Voglio ricordare solo un aspetto.Gli ultimi me-
si del secondo mandato del primo Presidente americano di origini africane,di colore,sono stati segnati da una crescente tensione di natura razziale.Non pochi giovani di colore sono stati
uccisi dalla Polizia,così come non
pochi poliziotti hanno perso la
vita in una sorta di regolamento di conti.Naturalmente il candidato Trump soffia sul fuoco di
questo mai risolto scontro razziale,facendo leva sulla paura generata da questo conflitto.
Non voglio chiudere questa
rassegna di “nodi”,che in autunno dovranno essere sciolti,senza ricordare un dato reso noto lo scorso 14 luglio e passato quasi sotto silenzio, data la
concomitanza con la strage sul
treno Andria-Corato (con 23
morti) e l’attentato di Nizza (con
84 vittime). Parlo del Rapporto
Istat sulla povertà nel nostro
Paese: nel 2015 in Italia vivevano in povertà assoluta un milione e 582 mila famiglie, pari a
quattro milioni e 598 mila persone,il numero più alto dal 2005.
Nel giorno della pubblicazione
del Rapporto la Camera ha approvato un emendamento che
prevede l’introduzione di una
misura nazionale di contrasto
alla povertà, denominata “Reddito di inclusione”. È la prima
volta che per la lotta alla povertà vengono messe a disposizione risorse per oltre un miliardo.
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...in questi mesi diversi nodi verranno al pettine,
in Italia e all’estero. E intanto l’Istat denuncia: dal 2OO5
mai così tanti poveri nel nostro Paese...
Marco Lucchini, direttore
della Fondazione
Banco Alimentare Onlus,
ha dichiarato:
«I dati Istat confermano
la fotografia
che abbiamo
quotidianamente
davanti ai nostri occhi:
sempre più persone
non hanno accesso
a una alimentazione
adeguata
e non raggiungono
standard di vita almeno
minimamente accettabili.
Sempre più strutture
caritative ci chiedono
un aiuto maggiore
per poter minimamente
sostenere queste persone
nei loro bisogni primari».
E il direttore
di Caritas Italiana
don Francesco Soddu
chiede «un deciso passo
avanti del nostro sistema
di protezione sociale,
che non ha retto
all’urto della crisi
economica e ha lasciato
cadere in povertà
migliaia di famiglie».