COMUNICATO STAMPA

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COMUNICATO STAMPA
Su ricorso del WWF Italia, il Presidente del TAR Abruzzo ha disposto, addirittura con
provvedimento emesso “inaudita altera parte”, l’annullamento della delibera n. 515 del 02/08/16
della Giunta regionale che approvava il calendario venatorio del 2016-2017.
Secondo il Presidente il calendario venatorio della Regione Abruzzo è da “sospendere in quanto
sussistono condizioni di estrema gravita e urgenza tali da non consentire l’avvio della stagione di
caccia almeno per le date previste per il mese di settembre, fino all’esame collegiale del ricorso
che è stato fissato per il 28 prossimo. In attesa della trattazione in giudizio, il TAR ha ritenuto di
accogliere la richiesta di misure cautelari monocratiche, avanzata dal WWF, per impedire il
verificarsi di effetti irreversibili sulla fauna a seguito dell’apertura”.
Ciò posto e considerato che la legge 157/92 prevede come arco temporale per l’esercizio
dell’attività venatoria 01 settembre – 31 gennaio, appare opportuno cercare di comprendere i motivi
che hanno originato la pronunzia di sospensione innanzi richiamata.
Preliminarmente giova evidenziare che il range 01 settembre – 31 gennaio rappresenta l’arco
temporale massimo che può esser adottato purché “l’esercizio dell’attività venatoria non contrasti
con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica” (art. 1, comma 2, l. 157/92) e la Regione
abbia adottato un valido piano faunistico venatorio (art. 10 l. 157/92).
Nel caso specifico dell’Abruzzo, almeno da quanto si legge nel ricorso introduttivo proposto dal
WWF, sembrerebbe che la Regione:
a) non abbia effettuato la pianificazione faunistico – venatoria essendo in prorogatio dal 2007;
b) non abbia inoltrato all’Ispra i dati raccolti dai tesserini venatori stagione 2014 – 2015;
c) non abbia commissionato e/o effettuato studi scientifici sulla consistenza delle specie soggette a
prelievo venatorio;
d) non abbia alcun piano di prelievo e, quindi, non abbia effettuato alcun calcolo per consentire un
prelievo sostenibile;
e) si sia discostata dal parere obbligatorio ma non vincolante fornito dall’ISPRA senza fornire
motivazioni scientifiche a riguardo.
Per giurisprudenza costante le Regioni, in materia venatoria, godono di ampia autonomia e possono
deliberare in difformità dalle prescrizioni dell’Ispra se hanno adottato un valido piano faunistico
venatorio e se sono in possesso di dati scientifici a supporto di piani di prelievo sostenibili.
Nel caso dell’Abruzzo, se risultasse vero quanto sostenuto dal WWF, la Regione si sarebbe resa
gravemente inadempiente e responsabile di macroscopici errori.
Qualcuno ha sbagliato, su questo non ci sono dubbi. Per incapacità di natura amministrativa, ovvero
per inadeguata preparazione tecnica, oppure per uno sciagurato disegno anticaccia…
In ogni caso, purtroppo e come al solito, gli unici a pagare ingiustamente le conseguenze di tale
assurda situazione sono i cacciatori abruzzesi che, dopo aver pagato le salate tasse per l’esercizio
dell’attività venatoria, si vedono ridurre il periodo cacciabile a pochi giorni dell’apertura e senza
possibilità di difendersi nelle sedi competenti. Si ripete, quindi, con snervante monotonia, la vecchia
storiella delle sentenze o dei decreti “last minute” che non lasciano spazio all’adozione di
contromisure e che hanno il solo scopo di fiaccare la resistenza e la sopportazione di tanti cittadini
tartassati.
L’udienza davanti al Tar per la trattazione collegiale in Camera di Consiglio, infatti, è prevista per il
28 settembre, sicché, qualunque sarà l’esito del giudizio, i cacciatori abruzzesi non avranno potuto
esercitare l’attività venatoria nel mese di settembre.
L’Associazione Nazionale Libera Caccia, pertanto, nel formulare espressa riserva di tutelare i diritti
dei cacciatori abruzzesi nelle sedi competenti, stigmatizza l’operato della Giunta Regionale
dell’Abruzzo, dell’Assessore Reg.le alla caccia e della struttura ed auspica che i predetti soggetti
assumano responsabilmente l’impegno di porre prontamente rimedio agli errori e/o omissioni che
hanno causato questa aberrante scenario anche attraverso l’adozione di una delibera che possa
sanare le lacune he presentava quella sospesa.
Gli strumenti tecnico-giuridici ci sono. Ora vediamo se c’è la volontà politica.