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Venerdì 16 Settembre 2016
PRIMO PIANO
Ha un attivo mostruoso della sua bilancia con l’estero ma i tedeschi amano l’austerity
Berlino può spendere ma non vuole
Roma vorrebbe spendere di più ma non può permetterselo
DI
STEFANO CINGOLANI
W
olfgang Schäuble
non ha preso bene
la tirata dì orecchi
di Mario Draghi
che ha invitato Berlino a spendere l’avanzo della bilancia
con l’estero. Ancor meno ha apprezzato il vertice dei paesi del
sud Europa ospitato da Alexis
Tsipras ad Atene e il messaggio anti-austerità. Eppure proprio il ministro delle finanze sta
discutendo una serie di misure
per rilanciare la domanda interna tedesca che ruotano attorno allo slogan meno tasse
e più spese. La Germania se
lo può permettere, con un bilancio pubblico in equilibrio e
un attivo dei conti con l’estero
mostruoso: l’8 per cento del Pil,
quattro volte il surplus cinese.
Anzi, anche in termini assoluti incassa più della Cina: 300
miliardi di dollari contro 256
miliardi. Invece, i paesi del
sud Europa che ne avrebbero
ancor più bisogno, non sanno
come finanziare una manovra
espansiva, visto che non possono aggravare deficit e debito
pubblico.
Così, si sta creando un
pericoloso gioco di specchi
particolarmente evidente se si
guarda all’Italia e alla Germania. Perché l’una appare esattamente il rovescio dell’altra. Il
governo di Roma deve aumentare la domanda interna riducendo le imposte e allargando
i cordoni della borsa. E ci sono
tutte le condizioni politiche per
farlo. Le stesse opposizioni, a di
là di qualche fuoco d’artificio retorico, non potrebbero mettere i
bastoni tra le ruote. Forza Italia, stando a Renato Brunetta, spinge per un programma
keynesiano classico; e Beppe
Grillo, sia pur in tutt’altre
faccende affaccendato, non po-
trebbe difendere, proprio lui, i
parametri di Maastricht. Ma
il paradosso è che non ci sono
le condizioni economiche per
una espansione finanziata con
altro disavanzo pubblico. La
punizione non verrebbe tanto
da Bruxelles, bensì dalla City,
da Wall Street, da piazza Affari. I mercati finora sono rimasti in attesa, tuttavia è diffusa
la convinzione che l’Italia, con
una crescita stagnante e una
produttività in declino, rischi
seriamente di non poter far
fronte a un indebitamento sempre crescente.
A Berlino le cose stanno
esattamente al contrario. I fondamentali dell’economia sono a
posto, ma mancano le condizioni
politiche. Di qui le reazioni particolarmente irritate che vengono dalla Cdu. Con Alternative
für Deutschland in crescita, i
democristiani non se la sentono
di abbandonare il sentiero del
Wolfgang Schäuble
rigore che equivale a stabilità
e sicurezza. AfD spara contro la
politica monetaria di Draghi. Le
banche sono sul piede di guerra
contro i tassi d’interesse negativi. Gli economisti conservatori
che fanno tendenza picchiano
sull’acquisto di titoli arrivato
a mille miliardi di euro. E, in
fondo in fondo, nemmeno i socialdemocratici vogliono esporsi più di tanto. Il risparmiatore
è la figura economico-sociale
chiave per tutti i partiti, è l’ago
della bilancia tra la destra e
una sinistra che guarda al centro. La Spd, peraltro, sta attaccando Angela Merkel usando
anche argomenti di destra, per
esempio sull’immigrazione.
Dunque, la Germania ha
vincoli politici, l’Italia vincoli
economici. La Grecia li ha entrambi. La Francia cerca di difendere la sua eccezione che le
ha consentito di mantenere un
disavanzo pubblico superiore al
3 per cento; di qui alle elezioni
del prossimo anno potrà alzare
la voce, ma nemmeno troppo.
Quanto alla Spagna, naviga
senza timoniere, spinta da correnti favorevoli che possono
cambiare in un batter d’occhio.
Questa asimmetria sta bloccando l’Europa proprio quando ci
sarebbe ancor più bisogno di
uscire dalla palude.
Il Sussidiario.net
CARTA CANTA
Adesso Rothschild Italia va come un treno
DI
D
ANDREA GIACOBINO
Elia Valori potrebbe
diventare socio di Gnutti
ai banker italiani di Rothschild
arriva un sostanzioso dividenGli azionisti de La Centrale Finando alla controllante olandese ziaria Generale (Lcfg) restano divisi,
Rothschild Europe Bv. Nelle ma il presidente Giancarlo Elia
scorse settimane, infatti, l’assemblea Valori, fallito il matrimonio con la
della banca d’affari italiana presieduta quotata Industria e Innovazione di
dal riconfermato Giampiero Auletta Giuseppe Garofano che ha chiesto
Armenise, ha deciso di distribuire agli il concordato con riserva di conversioazionisti una cedola di 7 milioni di euro ne in accordo di ristrutturazione dei
a valere su quasi l’intero utile di 7,1 mi- debiti, potrebbe presto diventare socio
lioni conseguito a marzo di quest’anno, di Emilio Gnutti. L’esercizio 2015 di
di poco inferiore agli 8,3
Lcfg ha visto infatti votare
milioni del precedente eserin assemblea a favore del
cizio. Anno su anno, peralbilancio il 65,7% degli aziotro, i ricavi derivanti dalle
nisti guidati dalla Silvano
commissioni incassate per
Toti Holding, capogruppo
le diverse attività (m&a,
dell’omonima famiglia di
debt advisory, restructucostruttori romani; menring, equity advisory e
tre si sono astenuti soci
private placement) sono
pari al 25,7% guidati dalla
cresciuti da 44 a quasi
Acciaierie Valbruna degli
47 milioni. In particolaAmenduni. Le medesime
re l’m&a ha pesato per
proporzioni si sono risconil 64%, il debt advisory
trate nella votazione per il
Giampiero
e il restructuring per il
rinnovo del consiglio d’amAuletta Armenise
30% con un rimanente
ministrazione e quindi è
6% di fees derivanti dal business passata la lista presentata da Toti &
dell’equity capital market.
C. che ha riconfermato il vecchio boCon un attivo corrente di 39 ard tranne Tarak Ben Ammar, con
milioni, Rothschild in Italia ha Valori presidente e fra i membri anche
una redditività crescente confer- Pierluigi Toti.
mando un Ros al 22,8%. La relaPeraltro durante l’assemblea
zione sulla gestione firmata da l’avvocato Giovanni Barbara per
Auletta Armenise sottolinea che conto degli Amenduni ha ricordato che
l’esercizio in corso vedrà un’atten- i revisori di ItalRevi, pur dando via lizione «al mantenimento dei costi bera ai conti, hanno fatto tre «richiami
operativi», visto che si prevede una di informativa» su temi specifici. Fra
riduzione dei ricavi. Rothschild questi rilievi figurano i finanziamenti
Italia vede il consiglio d’ammini- di oltre 2,1 milioni erogati alla ex constrazione composto da Alessandro trollata PrivatEstate, il cui recupero
Daffina, Irving Bellotti, Alessio potrebbe essere compensato attraverso
De Comite, Philippe François la cessione a Lcfg del 3% circa detenuto
Le Bourgeois e Paul O’Leary. A nella Aton, la finanziaria bresciana lanfine dello scorso anno è stata costi- ciata da Gnutti, realizzando una parttuita la controllata Rothschild & nership che, spiega la relazione sulla
Co., operante nell’advisory azien- gestione, è «considerata strategica per
dale, di cui Bellotti è amministra- l’attuazione del piano industriale». Il
tore unico.
bilancio civilistico si è chiuso con una
miniperdita di 88mila euro rispetto
agli 1,1 milioni di rosso dell’anno prima, ma il consolidato è in passivo per
oltre 2,6 milioni (4 milioni nel 2014).
Lcfg, che vuole diventare pura holding
di servizi e che lo scorso anno ha costituito la controllata La Centrale Property, è arrivata nella scorse settimane a
controllare il 78% di Serenissima Sgr,
attiva nei fondi immobiliari, in carico
a 16,5 milioni e che nel 2015 ha avuto
un utile di quasi 2 milioni.
Paolo e Nicola Bulgari, un
fine estate pieno di dividendi
Un fine estate all’insegna della
festa-dividendi di milioni di euro per
Paolo e Nicola Bulgari, i due fratelli ex soci di maggioranza del noto
marchio di gioielli ceduto nel 2011 al
colosso Lvmh. Paolo infatti con la sua
El Greco, che ha chiuso il 2015 con un
utile di 68,5 milioni di euro, si è distribuito qualche settimana fa una cedola
di 30 milioni destinando a riserva il
profitto; mentre il dividendo incassato
da Nicola attraverso la sua cassaforte
Jaipur è stato di 29,7 milioni sui 35,5
milioni di profitto netto.
L’attivo di El Greco si è dimezzato
anno su anno da 527 a 255 milioni per
via del trasferimento di alcuni asset
alla newco El Greco Due. A bilancio
vi sono 600mila azioni Lvmh, apportatrici di un dividendo di 5,1 milioni, il
cui controvalore è diminuito da 357,8
a 71,5 milioni sia per la cessione di
parte di esse a El Greco Due sia per
la vendita di 1,5 milioni di titoli che
ha generato una plusvalenza di 66,3
milioni. In portafoglio anche 63mila
900 azioni Hermes, che hanno generato una cedola di un milione, in carico a 17 milioni, dopo che una quota
identica è stata anch’essa trasferita a
El Greco Due. Figurano inoltre titoli
non immobilizzati per un controvalore di 20,6 milioni che comprendono
azioni di blue chip stramiere (da Allianz a Bmw, da Roche a Siemens, da
Nestle a Novartis, da Abb a General
Electric, da J&J a Merck), un ricco
giardinetto svalutato in minima parte per 1,2 milioni. Paolo Bulgari, forte
di una liquidità per oltre 130 milioni,
quest’anno è entrato nel settore della
distribuzione del vino acquisendo per
6,5 milioni di dollari una quota nella
cinese Sarment Wine, di cui è diventato presidente onorario.
Per suo conto Nicola ha anch’egli
scisso parte del patrimonio della
holding a favore degli eredi nella
newco Tara e ciò spiega perché gli
attivi di Jaipur sono calati anno
su anno da 663 a 286 milioni. Tra
di essi un podere in Casole d’Elsa
(4,5 milioni), quote nelle americane
International Venture Capital e International Capital Investment in
carico per 60 milioni circa, nonché
un milione di azioni Lvmh valorizzate 117,7 milioni e 32mila 500 titoli
Hermes in carico per 9,1 milioni che
hanno fruttato complessivamente
dividendi per 7,3 milioni. Ci sono
poi azioni non immobilizzate, tutte
in dollari, del controvalore di 39,1
milioni di cui una parte (Berkshire Hathaway) è stata ceduta. E il
conto economico è stato beneficiato
alla voce degli investimenti finanziari anche da plusvalenze sia da
vendita sia da rimborso sui fondi per
34,3 milioni. Nel consiglio d’amministrazione delle società dei due bulgari
siede Luis Armando Palacios: ex banchiere di Morgan Stanley, oggi è il chief
executive officer di Elystone Capital,
società specializzata nella gestione di
grandi patrimoni con basi operative a
Ginevra, Londra e Bermuda. Palacios è
anche nel board della lussemburghese
Argenta Holding, cassaforte di Francesco Trapani, ex ceo di Bulgari e nipote
di Nicola e Paolo, nonché azionista del
family office che Palacios ha costituito
nel 2002.