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Teorie organizzative, relazioni
inter-organizzative e ambiente
Lo studio delle organizzazioni come
disciplina
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Negli anni „60 si assiste ad un primo tentativo di
raggruppamento di riflessioni organizzative condotte
sin dagli anni „40, i cui elementi caratteristici sono:
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L‟approccio multidisciplinare allo studio dei fenomeni
organizzativi
L‟organizzazione come sistema di elaborazione delle
informazioni, di processi decisionali e di scelte
La rottura con le teorie classiche
L‟abbandono dell‟assunto irrealistico del singolo
imprenditore onnisciente e razionale – concetto di
razionalità limitata (Herbert e Simon, 1947)
Le teorie classiche (sintesi)
1. Scuola dell‟organizzazione scientifica del lavoro (Taylor,
1911)
2. Scuola dei principi amministrativi (Fayol, 1916)
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Organizzazione come sistema chiuso
Organizzazione come sistema razionale per eccellenza per il
raggiungimento di uno o più scopi predeterminati
Principio della one best way e della figura dell‟imprenditore
3. Scuola delle relazioni umane (Mayo, 1933)
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Visione “naturale” e sociale delle organizzazioni
Le organizzazioni progettate e controllate formalmente sono
occupate da persone
Assumono importanza i concetti di comportamenti,
sentimenti, relazioni, leadership
Le relazioni e gli “ambienti”
organizzativi
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Dall‟organizzazione razionale all‟organizzazione
complessa
Il concetto di ambiente
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Il passaggio definitivo da sistema chiuso a
sistema aperto
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Il sistema di relazione diventa imprescindibile
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La strategic choice
Teoria delle contingenze (Burns e Stalker,
1961; Lawrence e Lorsch, 1965)
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L‟ambiente non è uniforme ma eterogeneo.
Principio della one better fit.
Relazione tra lo stato di incertezza dell‟ambiente
e assetti organizzativi che in quell‟ambiente
operavano.
Per sopravvivere in un determinato ambiente
l‟organizzazione deve adattarsi ad esso e alle
sue contingenze interne.
L‟incertezza e la percezione del management.
Teoria della dipendenza dalle risorse (1)

la teoria della dipendenza dalle risorse (Pfeffer e
Salancik, 1977) sposta l‟attenzione sul problema del
controllo delle risorse, il cui ottenimento
condiziona l‟efficacia delle organizzazioni, perché
non è dato.

l'organizzazione sopravvive in funzione della sua
abilità ad acquisire e mantenere risorse.

Prospettiva di network e visione dell‟organization set:
assumono importanza le relazioni interorganizzative.

In questa prospettiva esistono due gruppi di
interdipendenze: 1. legate ai risultati (simbiotiche e
competitive); 2. comportamentali.
Teoria della dipendenza dalle risorse (2)
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L‟ambiente attivato: L'ambiente dell'organizzazione, inoltre, non è
una realtà oggettivamente identificabile; è funzione della
“sensibilità” dell'organizzazione e di processi di attenzione e di
interpretazione
l'atteggiamento strategico-organizzativo deve essere funzione delle
caratteristiche strutturali (livello di concentrazione) del settore in cui
operano
Molto numerosi
Legami tra
organizzazioni
Poco numerosi
Bassa
Media
Alta
Concentrazione del settore
La teoria dell’ecologia delle popolazioni
(Hannan e Freeman, 1977; 1989)
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Focus sull‟ambiente che determina quali organizzazione
sopravvivono.

L‟ambiente come meccanismo chiave della diversità organizzativa.

Unità d‟analisi: intere popolazioni – o specie – di organizzazioni.

Le teorie biologiche della selezione naturale rappresentano la base
attraverso la quale si cerca di spiegare perché certe forme
organizzative sopravvivono ed altre scompaiono.

Il cambiamento ambientale seleziona certe organizzazioni in base al
relativo “fit” con le specifiche caratteristiche ambientali.
Strategie di sopravvivenza
I modelli organizzativi si differenziano, nella loro lotta per la sopravvivenza (Hannan e
Freeman, 1977; 1989) - interdipendenze di tipo competitivo all‟interno di una nicchia:
1.
generalisti: sono le organizzazione caratterizzate da una nicchia o una sfera di
influenza ampia, ossia quelle che offrono una vasta gamma di prodotti o servizi o
servono un ampio mercato anche con risultati inferiori alle specialiste. L‟ampiezza del
campo d‟azione delle aziende generaliste serve in qualche modo a proteggerli dai
cambiamenti ambientali; prosperano in ambienti dinamici
2.
specialisti: sono le organizzazione che offrono una gamma più limitata di beni o
servizi, o che servono un mercato più ristretto. Sono in genere più competitive di
quelle generaliste all‟interno dell‟area ristretta nella quale operano. Sono spesso di
piccole dimensioni, possono muoversi con più rapidità ed essere più flessibili ai
mutamenti dell‟ambiente. Prosperano in ambienti stabili.
Esempio:
Amazon.com ha iniziato una strategia specialista, con la vendita di libri on line, poi si è evoluta ad una
strategia generalista, aggiungendo attività relative a musica, video e altri prodotti. .
Limiti della teoria
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Non vi è possibilità di adattamento per l‟organizzazione.
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È l‟ambiente a selezionare le forme non adatte.
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Impotenza dell‟attore organizzativo (manager) nei confronti del
determinismo ambientale.
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Scarsa considerazione delle relazioni interorganizzative.
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Alcuni ambienti non sono adatti a questa teoria, dove ad esempio ci
sono poche grandi aziende.

Non è detto che l‟ambiente sia un giudice eticamente ispirato nel
determinare le forme migliori
La teoria del neo-istituzionalismo (Meyer
e Rowan, 1977; DiMaggio e Powell, 1983)
Ambiente organizzativo come insieme di istituzioni
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Cambia la visione di ambiente e si parla di campi
organizzativi
Interazione reciproca tra azione organizzativa e campo.
Le organizzazioni si adattano ai valori della società
Visione più articolata dei rapporti inter-organizzativi: le
influenze tra ambiente e organizzazioni sono reciproche e non
necessariamente negative.
“Come mai organizzazioni con profonde differenze sostanziali
sono così simili?”
Il concetto di legittimità sociale
Il concetto di isomorfismo istituzionale
- L‟isomorfismo è il “processo che porta individui e organizzazioni ad
assomigliare tra loro per effetto dell‟aderenza e della conformità
a miti ambientali” (Meyer e Rowan, 1977).
- L‟idea è che per essere giudicate efficienti, massimizzare
legittimità e risorse le organizzazioni devono rispettare criteri di
razionalità stabiliti dal contesto istituzionale.
L’isomorfismo istituzionale: il contesto istituzionale crea una
sagoma (template) per la progettazione organizzativa
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Percorso coercitivo
Percorso imitativo
Percorso normativo
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