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LA CADUTA DEI REGIMI DEMOCRATICI
Juan J. Linz
Rivista Italiana di Scienza Politica / Volume 5 / Issue 01 / April 1975, pp 7 - 43
DOI: 10.1017/S0048840200011631, Published online: 14 June 2016
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Juan J. Linz (1975). LA CADUTA DEI REGIMI DEMOCRATICI. Rivista
Italiana di Scienza Politica, 5, pp 7-43 doi:10.1017/S0048840200011631
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LA CADUTA DEI REGIMI DEMOCRATICI
di Juan J. Linz
I ntroduzione
lJn mutamento di regime influisce su milioni di persone,
suscitando una serie di emozioni che vanno dal timore ana speranza. La Marcia su Roma, il Machterp,reifung, di Hitler, la
guerra civile spagnola, i colpi di state di Praganel 1948 e quello
contro Allende, questi drammi, che sono il simbolo di un trasferimento di potere, si fissano nella mente del popolo come
date fondamentali nella sua storia. Cia nonostante, l'avvenimento in se e solo l'apice di un processo di mutamento politico graduale, lungo un periodo di tempo pili 0 meno prolungato. E possibiIe che gli scienziati sociali scoprano un modello
comune in questi processi che conducono a mutamenti di regime, 0 ci troviamo di fronte a situazioni storiche irripetibili? E
possibile costruire un modello almeno descrittivo del processo
del crollo della democrazia che possa infine contribuire ad una
migliore comprensione dei suoi elementi e della sua dinamica?
Se fosse possibile costruire un tale modello, che idealmente e
un modello esplicativo, ne sapremmo di pili sulle condizioni richieste per la stabilita della democrazia. Certamente, il problema
della stabilita e del rovesciamento dei sistemi politici ha avuto
un ruolo riJevante nella mente umana daI momenta in cui l'uorno comincia a trattare di politica,
Versione ridotta del saggio introduttivo al volume curato da Juan J.
Linz e Alfred Stepan, Cri1ses and Breakdowns of Democratic Regimes,
Yale University Press, di prossima pubblicazione. Tradotto per gentile
concessione dell'autore edell'editore. Con il permesso dell'autore si sono
1'iportati solo i riferimenti bibliografici essenziali dal ben piu vasto apparato originario di note.
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Juan J. Linz
In anni recenti, gli scienziati sociali hanno dedicato notevole attenzione allo studio dei requisiti necessari alIa stabilita
politica, particolarment~ in democrazia. Tuttavia, l'analisi e stata
tendenzialmente statica e l'accento e stato posto pili in termini
di correlazioni sociali, economiche e culturali di un regime stabile in un dato momenta che sui processi dinamicidi crisi,
crollo e riassestamento dei regimi esistenti 0 suI consolidamento
di quelli nuovi 1. Questo, in larga misura, e stato il risultato
della disponibilita di dati sistematici e quantitativi su parecchi
sistemi politici nonche delle nuove tecniche usate nell'analisi
statistica. Questo ha anche rispecchiato l'ottimismo del dopoguerra suI futuro delle democrazie, una volta instaurate. Al tempo stesso, pero, gli storici ci hanno fornito un resoconto dettagliato degli avvenimenti e dei mutamenti sociali, economici e
politici generatori di quei momenti drammatici che portarono
al potere Mussolini, Hitler 0 Franco, 0, come avvenne in Francia, portarono ad uno sconvolgimento nella lotta di una democrazia per la sopravvivenza. Ulteriori punti di vista su avvenimenti e situazioni particolari si ritrovano nel ricco patrimonio di
scritti personali di coloro che contribuirono a delineare la storia.
Ci sembra che sarebbe utile combinare insieme la conoscenza
del corso degli avvenimenti derivata dai resoconti degli storici
e dai resoconti dei partecipanti con Ie formulazioni del problema derivate dalle scienze sociali contemporanee, nel tentativo di
costruire un modello descrittivo e, forse, in ultima analisi, un
modello esplicativo dei processi che hanno luogo nel corso" eli
un mutamento di regime. L'analisi di molte situazioni storiche,
apparentemente irripetibili, suggerisce la possibilita dell'esistenza di un certo numero di modelli comuni, per esempio sequenze
di avvenimenti ricorrenti, paese dopo paese. In effetti, i partecipanti molto spesso si rendono conto della serie di avvenimenti
che si sta verificando ed esprimono questa consapevolezza con
atteggiamenti di rassegnazione, tragedia, inevitabilita.
Gli scienziati sociali, in particolare i sociologi ed in misura
ancora maggiore quelli di orientamento marxista, hanno la tendenza ad accentuare Ie caratteristiche strutturali delle societa,
un'infrastruttura socioeconomica che agisce come' condizione costrittiva, che limita Ie scelte degli attori politici. Essi si concentrano sui sottostanti conflitti sociali fondamentali, in partico1 Per tutti, efr. S. M. Lipset, Political Man, New York, Doubleday,
1960, tr. it. L'uomo e la politica, Milano, Comuni,ta, 1963.
La caduta dei r-egimi ·de,mocr8tlci
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lare sui conflitti di 'classe, che, secondo loro, rendono improbabile, se non addirittura impossibile, la stabilita delle istituzioni
liberal-democratiche. Molti scienziati sociali ritengono che Ie
grandi diseguaglianze sociali ed economiche, la concentrazione
del potere economico, la dipendenza economica da altri paesi,
la minaccia per l'ordine socioeconomico esistente rappresentata
dalla mobilitazione delle masse, nonche l'inevitabile e rigida difesa del privilegio che fa a meno delle istituzioni democratiche
che permettono quella mobilitazione, ofIrano una spiegazione
sufficiente per il crollo delle democrazie.
Per quanto sia impossibile negare l'importanza di questi fattori e il loro notevole valore esplicativo in particolari casi, tuttavia anche accettando l'ipotesi che Ie analisi sociologiche, 0
quelle basate su variabili psicologiche 0 suI carattere culturale
nazionale, spieghino perche il crollo abbia avuto luogo, dovremmo ancora chiederci come. Secondo noi, non si possono ignorare Ie azioni sia di coloro che sono in qualche modo interessati al mantenimento di un sistema politico democratico aperto
e di coloro che, ponendo altri valori piu in alto, sono pronti a
rovesciarlo 0 poco disposti ad accorrere in sua difesa. Sono queste azioni che costituiscono il processo politico can la sua dinamica. Secondo me, sono Ie caratteristiche strutturali delle societa, i conflitti efIettivi 0 latenti, costituenti una serie di opportunita e costrizioni per gli attori sociali e politici, per gIi individui e Ie istituzioni, che possono portare all'uno 0 all'altro
risultato.
Inizieremo dal presupposto che in qualunque societa e situazione storica questi attori abbiano determinate sceIte da fare,
che fanno crescere 0 diminuire Ie probabilita della persistenza e
stabilita di un regime. Quindi il nostro modello, piu che deterministico, sara probabilistico. Indubbiamente, una serie di azioni 0 di avvenimenti tende ad avere un efIetto cumulativo e di
rafIorzamento che fa crescere 0 diminuire Ie probabiIita di sopravvivenza della politica democratica. Certamente, negIi ultimi
stacH prima deIIa conclusione della crisi, Ie possibilita di salvare
it sistema potrebbero essere minime. In questa contesto, l'analisi dei casi in cui una democrazia in crisi sia riuscita a riassestarsi diviene particolarmente interessante, poiche essi permettono di provare iI contrario di alcune delle ipotesi che svilupperemo in seguito. E state grazie a Karl Dietrich Bracher che
si e posta l'accento sulle modalita e Ie sequenze del processo di
crollo sulla base della sua brilIante descrizione della caduta della
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Juan J. Lt·nz
repubblica di Weimar attraverso Ie fasi di perdita di potere,
vuoto di potere e presa di potere 2.
Noi ci occuperemo delle variabili piu strettamente politiche
che spesso sono trascurate in molti altri approcci al problema
della democrazia stabile e 10 faremo senza ignorare Ie variabili
sociali, economiche e culturali, condizionanti e fondamentali,
poiche, secondo noi, esse costituiscono la causa che afIretta il
crollo finale. Sembra inoltre che, se non si presta attenzione al
processo storico politico, sarebbe difficile spiegare perche Ie istituzioni politiche delle soeieta ehe attraversano stati di tensioni
simili non subiscano 10 stesso destino. In situazioni di crisi,
come queIle di cui parleremo, la leadership, perfino la presenza
di individui con qualita e caratteristiche uniehe, come per esempio De Gaulle, puo essere decisiva e certamente non prevedibile da parte di nessun modello. Anehe eosf, speriamo di dimostrare che eerti tipi di individui e di attori istituzionali, di fronte
a situazioni simili, hanno un'alta probabilita di reagire in modi
che contribuiscono al crollo dei regimi. Sara nostro compito descrivere e, per quanto possibile, spiegare quelle azioni che si
verificano sulla via verso il crollo 0 il riassestamento delle democrazie.
Non respingeremmo l'aecusa che la nostra formulazione del
problema mira a ricercare Ie possibilita aperte ai leaders democratici per assieurare il consolidamento, la stabilita, la persistenza e il riassestamento dei regimi democratici e per metterli
in guardia contro gli ostacoli che probabilmente incontreranno
sulloro cammino. La nostra speranza e che Ie conoseenze aequisite siano abbastanza buone da aiutarli nei loro sforzi, anehe
quando Ie nostre intuizioni, se fossero valide, sarebbero utili
anche per coloro desiderosi di frequentare una « seuola per dittatori ».
Crollo delle democrazie competitive
I}accento di questa analisi e posto sulle democrazie competitive, senza intenzione di allargare il nostro studio a sistemi
politici autoritari, totalitari, 0 tradizionali. La trasformazione
di un sistema da totalitario a egemonico, come per esem2 K. D. Bracher, Die Aullosung der Weimarer Republik, Stuttgart,
Ring Verlag, 1955.
La caduta dei r,egimi demooratlcl
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pio la destalinizzazione dei regimi comunisti, il crollo di regimi
autoritari (Portogallo 1974), la transizione dal governo monarchico e tradizionale alIa democrazia, non rientrano nel nostro
scopo. Senza dubbio vi sono dei processi comuni al crollo di
qualunque regime e processi caratteristici della caduta delle democrazie, rna sarebbe arduo, senza uno studio comparato dei
mutamenti di regime nei sistemi sia democratici che non democratici, isolare Ie variabili e fornirle di una identita distintiva.
E questo senza trascurare alcuni modelli generali. Cost, nessun sistema che in qualunque senso significativo del termine potrebbe essere chiamato totalitario, e state distrutto da
cause interne, neppure quei sistemi che hanno subito tali trasformazioni da poter essere descritti come regimi post-totalitari, autoritari. Non dimentichiamo che il sistema nazista e perfino il
dominio fascista in I talia - che potrebbe essere considerato
come un totalitarismo interrotto - furono rovesciati solo mediante sconfitte esterne. II crollo della maggior parte dei regimi
autoritari ha portato non alIa creazione di democrazie, rna aHa
successione ad opera di un altro regime autoritario dopo un
colpo di state 0 una rivoluzione - e forse, nel caso di Cuba, di
un sistema totalitario. Certamente, i pochi casi in cui un regime
autoritario si e trasformato in democrazia, 0 e state rovesciato
per farle posto, meriterebbero di essere ~tudiati e potrebbero
contribuire alIa nostra comprensione delle variabili comuni. Sebbene il numero di regimi autoritari soppiantati da democrazie
stabili e pienamente istituzionalizzate sia piccolo, vi sono vari
casi in cui aIle democrazie succedettero regimi autoritari e, di
nuovo, il ristabilimento della democrazia.
Purtroppo, nel ventesimo secolo, troviamo una grande quantita di paesi europei e latinoamericani che hanno fallito 0 sono
stati sconfitti dai loro avversari. Non abbiamo incluso nel nostro schema e costruzione del modello parecchie democrazie postcoloniali che ebbero poco tempo a disposizione per divenire istituzionalizzate, Ie cui forme di governo erano in larga misura trapiantate dal paese d'origine nel processo della concessione della
indipendenza e in cui, spesso, it processo di consolidamento
delle istituzioni politiche coincise can il processo della costruzione dello stato. Su Queste basi, e dubbio che la nostra analisi
sia applicabile al crollo di istituzioni democratiche susse~uenti
all 'indipendenza, in Africa e in Asia. E importante qui insistere
suI fatto che la nostra analisi si limita agli stati la cui esistenza
era consolidata in quasi tutti i casi prima che essi divenissero
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Juan J. Llnz
delle democrazie. Solo la Finlandia ottenne il riconoscimento
come stato dopa la prima guerra mondiale e l'Austria emerse
dal diktat delle truppe vittoriose come stato separato dell'Impero Austro-Ungarico. Quindi non ci occupiamo di casi di crollo
dello stato come nel caso del Pakistan 0 della Nigeria. Le democrazie a cui il nostro modello sembrerebbe applicabile sono
tutte stati-nazione - compresa la Spagna che, se per alcuni spagnoli ha un carattere multinazionale, viene considerata da molti
come stato-nazione. Solo in Austria un numero signincativo di
cittadini si identinca con un'altra nazione, la Germania, e contesta l'esistenza di uno stato austriaco. Indubbiamente, l'inclusione della Cecoslovacchia negli anni tra Ie due guerre e di un
paese multinazionale come la Jugoslavia avrebbe accentuato l'importanza dei conflitti culturali linguistici nella crisi della democrazia - sebbene nel caso della Cecoslovacchia sia difficile isolare Ie tensioni interne dalle pressioni esterne che portarono a
Monaco e alIa secessione della Slovacchia e con questo alIa nne
della democrazia nonche dell'indipendenza. II nostro studio,
guindi, verra deliberatamente limitato aIle democrazie esistenti
in stati storicamente consolidati che, con l'eccezione forse della
Spagna e dell'Austria, possono essere considerati anche statinazione.
Si pUD sollevare il problema se i regimi su cui s~ basa la
nostra analisi potrebbero esscre considerati adeguatamente come
democrazie competitive 0 se forse dovrebbero essere classincati
come un tipo particolare di regimi democratici. Indubbiamente,
come verra dimostrato rapidamente nei capitoli riguardanti i
paesi latinoamericani, alcuni di loro hanno delle caratteristiche,
nelle loro istituzioni democratiche, specialmente negli aspetti
operativL che Ii differenziano dalle vecchie democrazie consolidate dell'Europa occidentale e perfino dalle instabili «democrazie in via di sviluopo » in Europa. Purtroppo, non esiste nessuna tipologia significativa e accettata delle democrazie competitive, ne esiste una misura accettata dei gradi di democrazia.
Solo la distinzione tra Ie democrazie basate suI governo della
maggioranza e quelle che Lijphart chiama consociative, ha acquisito una vasta accettazione 3. Nessuna di quelle comprese
nella nostra analisi potrebbe giustamente essere dennita come
3 A. Lijphart, Typologies 01 Democratic Systems, in «Comparatoive
PoIit,ical Studies», I (1968), pp. 3-44; e Consocicttional Democracy, in
« World Politics », XXI (1969), pp. 207-225.
La caduta dei r,egimi democ,ratici
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democrazia consociativa, ed infatti nessuna di quelle COS! caratterizzate ha sperimentato un crollo delle sue istituzioni. Questo
ci porta a sospettare che i meccanismi politici descritti dal termine « democrazia consociativa » potrebbero rappresentare uno
strumento molto efficace per maneggiare Ie tensioni che altrimenti potrebbero mettere in pericolo Ie istituzioni democratiche di questi paesi. Certamente i paesi generalmente classificati
tra quelli a democrazia consociativa - Olanda, Belgio, Svizzera,
l'Austria del dopoguerra e forse il Lihano - condividono molte
altre caratteristiche favorevoli alIa stabilita democratica.
In breve, la nostra analisi dovrebbe essere applicabile solo a
regimi democratici in stati consolidati che abbiano raggiunto
l'indipendenza 0 un certo livello di autonomia politica parecchio
tempo prima della crisi del regime e che siano fondamentalmente degli stati-nazione. Inoltre, sono tutte democrazie basate
suI governo della maggioranza piuttosto che su complessi meccanismi consociativi.
Gli « strati» della crisi
Le societa variano ampiamente nella misura in cui gli individui possono essere mobilitati contro il regime in una situazione di crisi, sia in movimenti di massa organizzati sia in azioni violente, organizzate oppure anomiche. La recente letteratura
sulle ragioni per cui gli uomini si rihellano si e centrata su
questo aspetto ed ha accumulato una notevole quantita di prove
empiriche su di esso 4.
La teoria della societa di massa e servita come punto di partenza insieme con la ricerca sui processi psicologici che producono
reazioni aggressive. L'analisi sociologica e gli studi descrittivi
si sono incentrati sulle condizioni facilitanti, particolarmente su
quelle che legittimano l'azione violenta e quelle che rendono
possibile l'organizzazione e il successo di tali azioni. Purtroppo,
ai nostri lini, la ricerca e stata 0 storica, come gli studi sulla Rivoluzione francese e sulle rivoluzioni del diciannovesimo secolo,
o si e imperniata sulle agitazioni agrarie nei paesi del Terzo
Mondo. Non disponiamo di dati comparati sistematici suI ruolo
degli « strati della crisi » e sulla lora azione nelle democrazie a
4 Cfr. per tutti T. R. Gurr, Why Men Rebel, Princeton, Princeton
University Press, 1970, e la vast'a letteratura ivi citata.
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Juan J. Linz
cui si rivolge la nostra analisi. Abbiamo solo a disposizione alcune statistiche di base sulla disoccupazione che permettono di
effettuare comparazioni fra nazioni, ma non abbiamo dati simili
sull'efIetto sociale della depressione sulle classi medie indipendenti 0 sulla classe contadina ed ancor meno dati sistematici
che colleghino questi mutamenti economici e sociali ai tassi di
mobilitazione politica particolarmente sotto forma di organizzazioni partigiane paramilitari. Mentre e possibile individuare
attraverso dati biograflci l'effetto della prima guerra mondiale,
delle lotte civili negli anni del dopoguerra, della mobilitazione
nazionalista per la difesa dei confini e per combattere l'occupazione della Ruhr, che creo il nucleo degli attivisti del movimento
nazista, particolarmente quelli impegnati in azioni violente, non
abbiamo nessuna analisi di questo tipo riguardante 10 squadrismo deII'Italia settentrionale.
. La presenza nei gruppi sociali colpiti da crisi economiche 0
di altro tipo di individui dotati di qualita carismatiche', con
tempo libero, familiarita con la disciplina e abilita nell'uso della
violenza, e particolarmente importante per un chiarimento della
natura dell'opposizione sleale e delle sue possibili forme d'azione 5. In questo contesto, una crisi che colp£ Ie classi medie e
alte spagnole, compresi importanti settori della classe contadina
possidente, sotto la repubblica, non produsse 10 stesso tipo di
movimento politico del nazismo 0 perfino del fascismo in Italia.
In Spagna, la mancata partecipazione alIa prima guerra mondiale e con questa l'assenza di una generazione di reduci e di
ufficiali di complemento provenienti dalla classe media, il minor
numero di studenti che avevano completato la loro istruzione
ed erano sottooccupati 0 disoccupati, eCCe limitarono Ie dimensioni dei potenziali quadri dirigenti di un movimento fascista.
Le classi sociali colpite dalla crisi della Repubblica e minacciate
dalla mobilitazione della classe lavoratrice quindi non poterono
produrre un vasto numero di attivisti fascisti e dovettero percio
rivolgersi all'esercito per difendere i propri interessi.
5 Per una dist,inzione dei vari tipi di opposizione si veda J. J. Linz,
Opposition to and under an Authoritarian Regime: The Case of Spain,
in R. A. Dahl (ed.), Regifnes and Oppositions, New Haven and London,
Yale University Press, 1973, pp. 171-259.
La caduta dei I'legimi democratici
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La violenza politica e i suoi efJetti
Contrariamente a quanto potremmo credere, il passaggio di
potere da una leadership democratica ai suoi avversari, salvo
che per l'intervento delle forze armate, solo eccezionalmente e
stato il risultato di un attacco diretto del tipo previsto da un
manuale suI colpo di stato come quello di Curzio Malaparte.
Hitler non si trasferf alIa Cancelleria del Reich a seguito di un
« putsch» e perfino Mussolini non entro aRoma prendendo
d'assalto il Quirinale alIa testa delle legioni fasciste, marciando
su Roma, bensf viaggiando su un vagone letto chiamato dal re.
La violenza perC> ebbe un ruolo importante nel crollo delle democrazie, ma pili per quel che riguarda il processo che limitava
la loro efficacia, che contribuiva alIa loro perdita di legittimita,
che creava una perdita e un vuoto di potere, che per il processo
della successione. Purtroppo, la abbondante quantita di ricerche
sui modelli della violenza e sulle loro cause fa solo uno sforzo
limitato per collegare i modelli aIle loro conseguenze sulla stabilita e sulla forza del regime. In effetti, i paesi che nelle tipologie vengono classificati come instabili sulla base della quantita
di violenza politica, non sono passati attraverso un mutamento
di regime, mentre altri con poca violenza sono passati attraverso
crisi profonde e perfino mutamenti di regime. Ancora di piu,
non di rado la violenza erompe come risultato dei tentativi di
mutare i regimi non iniziati sotto la pressione della violenza, e
poi porta a mutamenti di regime. La letteratura fa sforzi ancora
minori per analizzare in quale misura la crescente violenza 0 la
paura della violenza siano il risultato delle azioni delle autorita,
eccezion fatta per 10 studio della tesi ora in voga che Ie azioni
repressive del governo tendono a causare piu vittime delle sfide
sociali e che questo potrebbe contribuire alIa mobilitazione per
ulteriori violenze.
Forse proprio perche la letteratura ha analizzato casi in cui
la violenza a scopi politici 0 con conseguenze politiche era la
espressione di lamentele che gli osservatori erano disposti a considerare giuste, l'attenzione si e concentrata sulle disfunzioni dei
tentativi di reprimerla. Si sono quasi del tutto trascurate Ie
situazioni in cui Ie autorita, la polizia, la magistratura si sono
occupate benevolmente di azioni politiche violente poiche,
pur disapprovandone i metodi, approvavano i motivi di coloro
che vi si impegnavano ed erano ostili aIle loro vittime. Ne la
letteratura si e molto occupata dell'effetto delle decisioni concer-
16
JuanJ. LJinz
nenti la violenza, della punlZlone dei trasgressori dell'ordine
pubblico nel contesto di una democrazia e dell'incidenza sui
rapporti fra diversi partiti e attori nel sistema politico. Secondo noi, alcune delle conseguenze delegittimanti della violenza possono essere ritrovate nel settore delle decisioni concernenti i modi di .!~agir~a violenza.
Ci riferiamo a quelle complesse decisioni per la definizione
di un atto come politico, 0 come rappresentativo delle lamentele
sociali 0 come atto di irresponsabili pazzi 0 criminali comuni, a
prescindere dalle loro rivendicazioni e dalla percezione di particolari settori della societa: il giudizio sulla desiderabilita e suI
modo di fermare a tollerare Ie prime esplosioni di violenza, e
per attribuire a coloro che vi partecipano un riconoscimento.
Intendiamo riferirci anche aIle decisioni sulla quantita
e suI tipo di violenza da usare per reprimere la violenza, in
particolare all'utilizzazione della polizia, delle forze armate
e dei gruppi paramilitari a sostegno del governo; grado
e tipo di riconoscimento da attribuire ai rappresentanti di forze
dell'ordine deceduti nell'adempimento del loro dovere; reazioni
in termini di dichiarazione dei vari livelli di emergenza e restrizioni delle liberta civili, azioni da intraprendere contra quei leaders che possano aver solidarizzato con coloro che si sono impegnati nelle violenze, soprattutto nel caso in cui siano protetti
dall'immunita parlamentare; ricorso aIle giurisdizioni ordinarie
e speciali, in particolare aIle corti militari, quando gli avvenimenti si verificarono in stato di emergenza che assicurava il potere ai militari. Si tratta poi di prontezza nel perseguire gli attori
individuali la cui colpa puC> essere provata e che talvolta sono responsabili di vere atrocita, ma incapacita 0 non disponibilita a
perseguire leaders politici che appoggiavano coloro che si impegnavano in quegli atti, ma la cui colpevolezza non puC> essere
provata; decisioni sull'amnistia 0 sull'esecuzione delle sentenze
in queste situazioni, risoluzioni di conflitti interni alla coalizione
di governo e tra governo e capo di stato su tali questioni, azioni
e leggi che limitano la liberta dei partiti di impegnarsi in attivita che probabilmente porteranno a situazioni violente, come
dimostrazioni, cortei, marce di provocazione.
Si tratta infine di proibire agli impiegati statali e ai membri della polizia e delle forze armate di appartenere a certi partiti; e di giungere a porre fuori legge certe organizzazioni e
addirittura partiti politici sulla base delle loro azioni illegali e
della loro minaccia alIa pace civile.
La caduta dei "egimi democrati'ci
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Tutte Ie decisioni elencate possono contribuire a mettere in
pericolo e/ 0 a rafforzare la legittimita, I'efficienza e I'efficacia di
un governo in rapporto a vari settori della societa e dell'arco
politico. Ma si puC> anche dire che la capacita di prendere queste
decisioni con risultati positivi dipende in vasta misura dalla previa legittimita, efficienza ed eHicacia sia del governo che del regime. E questa costante interazione in una situazione mutevole
che rende cos1 difficile agli scienziati sociali avanzare affermazioni generali e ai politici fronteggiare queste situazioni ambigue. La sequenza di avvenimenti e il « tempo» delle decisioni
non possono essere ignorate nella formulazione di qualunque
aftermazione pill generale 6.
Si deve ben puntualizzare che quando la violazione delle
leggi e la violenza sono progettate a scopi politici dagli attori e
perdonate da capi politici con un notevole numero di seguaci e
non condannate da vasti settori della societa, anche se non approvate da questi, non si puC> evitare la reazione del regime (particolarmente quella di Ull governo centralizzato). Ne il regime
puC>, come nel caso di un crimine privato 0 perfino nel caso di
violenza sociale anomica, ignorare Ie implicazioni politiche della
sua decisione. Ancora di pill in una societa con una opposizione
sleale bifronte, Ie forze a sostegno del regime si trovano a far
fronte alIa strumentalizzazione di qualsiasi decisione essi prendano, dall'una 0 dall'altra parte, 0 addirittura da entrambe, per
minare alIa base la legittimita del regime. E in queste situazioni che, con pill probabilita, si manifesta la semilealta di alcuni
gruppi 0 leaders politici, contribuendo ad un'atmosfera di sfiducia e di polarizzazione.
La perdita del monopolio della forza politica organizzata
Lo stato moderno e caratterizzato dal monopolio dell'uso
della forza legittima nelle mani della polizia e delle forze armate,
subordinate all'autorita politica. Qualunque governo che perda
quel monopolio, come quando la decisione di usare la forza non
puC> essere presa su ordine del governo ma solo dietro consulta6 Per un'acuta ana1isi di quest'i punti efr. H. Eckstein, The Evaluation of Political Performance, in «Sage Professional Papers in Comparative Politics », II (1971), n. 01-017, tr. it. parziale II rendimento dei
sistemi politici, lin «Rivi,sta Italiana di Scienza Politica », II (1972),
pp. 27-70.
18
Juan J. Linz
zione 0 accordo con coloro che hanno il controllo diretto delle
forze armate, come il comando supremo dell'esercito, che potrebbe riservarsi il diritto di veto su un probabile uso della £orza, si
trova a £ronteggiare una grave perdita di legittimita. Lo stesso
si puo dire quando un governo, per qualunque ragione, permette
il sorgere all'interno della societa di gruppi organizzati con disciplina paramilitare, il cui scopo e quello di usare la £orza per fini
politici; anche quando questi gruppi emergono con l'approvazione pubblica 0 segreta piu 0 menD esplicita del governo per
scopi che esso riconosce come legittimi 0 almeno auspicabili. In
efIetti, questi gruppi probabilmente diverranno sempre pili autonomi nei confronti del governo, svilupperanno una propria ideologia e propri £lni e, in generale, probabilmente, non reagiranno
in modo uniforme nei confronti di tutti i governi democraticamente eletti.
D'altronde, Ie organizzazioni paramilitari, create da partiti
che si identi£lcano con il regime democratico per contribuire alIa
di£esa delle loro attivita contro un'opposizione sleale e per
sostenere il governo in una situazione d'emergenza, apparentemente non sono ne efficaci ne desiderabili in un sistema politico
democratico. Nessuno metterebbe in dubbio che la tolleranza di
un regime democratico verso la creazione di organizzazioni paramilitari da parte di opposizioni sleali e una delle minacce pili
gravi alIa sua esistenza, e costitu! un fattore decisivo nel processo di disintegrazione del governo democratico in I talia, Germania, Austria e, in una certa misura, in Spagna.
Circostanze storiche pressoche uniche contribuirono al sorgere di gruppi paramilitari in Europa a cavallo tra Ie due guerre.
Una di queste fu che, in Germania, in Austria, in Finlandia e nei
paesi baltici, la difesa delle aree di confine, in particolare di
quelle a composizione etnica mista, fu assunta da milizie cittadine, createsi piu 0 menD spontaneamente e sotto la guida di
ufficiali della riserva in congedo 0 in pensione volontari. II £atto
che alcuni di questi paesi fossero nuove nazioni senza un esercito professionale spiega questo modello. II fatto che nell'Europa nordorientale i con£lni dovessero essere di£esi contro l'Unione Sovietica diventera rilevante per la comprensione dell'ordinamento politico dei gruppi COS! formati e per capire Ie organizzazioni di reduci che conservavano intatte Ie loro tradizioni.
Nel caso dell'Austria e della Germania, la sconfitta e la disgregazione dell'esercito, i limiti imposti dai vincitori all'esercito,
nonche il suo ruolo e Ie sue dimensioni, rappresentarono un
La caduta dei regimi de mocr,aUci
19
altro fattore. Quei gruppi non solo si dirigevano contro Ie minacce ai confini, rna anche contro tentativi rivoluzionari 0 pseudorivoluzionari piu 0 meno organizzati e riusciti come il breve
r~gime di Kurt Eisner in Baviera, e organizzati in seguito ai
timori suscitati dalle rivoluzioni russa e ungherese.
A causa delle scarse risorse del nuovo stato democratico esso
doveva tollerare, ed in certi casi afIidarsi al sostegno di queste
organizzazioni irregolari, che tuttavia svilupparono un proprio
spirito e che avrebbero rappresentato il nucleo di gruppi paramilitari ultranazionalisti e di destra che diressero l'ostilita non solo
contro i comunisti, rna anche contro i socialisti moderati fondatori del regime. I membri di queste organizzazioni sarebbero piu
tardi divenuti nazionalsocialisti, particolarmente attivi nei reparti
paramilitari delle SA e delle SSe Inoltre, in anni piu recenti, il
comando supremo dell'esercito, appoggiato da una certa tolleranza da parte del governo, ritenne che alcune di queste organizzazioni e Ie organizzazioni militanti di reduci potessero rappresentare il nucleo di un esercito di riserva, per gli stati di emergenza sia interni che esterni, nonche uno strumento per aggirare
i limiti all'addestramento militare imposti dal Trattato di Versailles. La stessa cosa si verifieD in Italia, dove molti comandanti
dell'esercito e perfino alcuni governi chiusero un occhio 0 giunsero ad incoraggiare organizzazioni nazionalistiche paramilitari,
come quelle coinvolte nella spedizione di D'Annunzio a Fiume
o come i fascisti nell'area di confine italo-jugoslavo in discussione, senza impegnare direttamente Ie forze armate per evitare
l'indignazione degli alleati che si opponevano aIle richieste italiane. Questa ambivalenza verso la violenza organizzata politicamente fu poi estesa ai fascisti nella loro lotta contro il dominio
della sinistra nelle campagne della cintura rossa della valle
padana.
In tutti questi casi, la tolleranza del governo verso azioni e
minacce violente della opposizione sleale aumentD, come conseguenza dell'ambivalenza delle autorita, del costo potenziale della soppressione di tali organizzazioni, dei legami esistenti fra i
gruppi e l'esercito regolare a causa della presenza nella loro
leadership di molti ex-ufIiciali, e della paura ispirata dalle organizzazioni paramilitari promosse dalla sinistra per reagire ai loro
atti. In effetti, quando i partiti sostenitori del regime ebbero
create Ie proprie organizzazioni paramilitari, la decisione di
porre completamente fuori legge tali organizzazioni avrebbe dovuto essere applicata anche ad esse; anche questa fu una linea
20
Juan J. lJlnz
politica che incontro resistenza. Inoltre, in Germania, la diversa
composizione politica dei governi degli stati tedeschi e Ie loro
diverse scelte politiche verso tali organizzazioni contribuirono a
rendere ancora piu difficile la definizione di una politica univoca.
Una delle conseguenze piu gravi di questa perdita del monopolio
delle armi da parte del governo fu la dipendenza dall'esercito in
questioni di ordine interno e quindi l'inclusione del comando
supremo dell'esercito nel processo decisionale anche qualora
l'opposizione sleale controllasse Ie forze armate.
II caso di governi democratici 0 di leaders di partiti democratici che dubitano della lealta verso il regime delle forze armate
statali 0 di unita governative inferiori e che cercano di compensare questa probabile minaccia mediante la creazione, l'incoraggian1ento, la tolleranza 0 perfino la minaccia della creazione di una
forza armata non governativa composta da lavoratori come i
«Grupos de Onze» brasiliani, 0 i «Cordones industriales»
cileni, come potere controbilanciante, e un'altra deviazione dal
monopolio della forza nelle mani dello Stato. Si direbbe che la
capacita di gruppi politici e governi non rivoluzionari di ereare
tali forze e limitata dal quadro democratico e che prima che
essi possano essere organizzati, l'apparato militare, rendendosi
conto della minaccia, colpira questi governi, probabilmente con
maggiore unita di quanta se ne avrebbe in altre occasioni.
La stessa cosa probabilmente si verifica per qualunque linea
politica che incoraggi la politicizzazione di sottufficiali 0 soldati,
come politica preventiva contro un colpo di state militare. Queste misure sono una chiara indicazione di una perdita di legittimita del governo e/o del regime tra Ie forze armate, e probabilmente tendono solo ad accelerare e rafforzare quella perdita. In
una societa moderna con un corpo militare professionista ben
organizzato, la sconfitta e la repressione di tali forze e il risultate piu probabile, se non la guerra civile nel caso in cui la polizia 0 vari settori dell'esercito rimanessero leali al governo.
Mettiamo ancora in evidenza il fatto che gran parte dell'analisi della violenza nella letteratura recente non ha preso in considerazione questa zona imprecis~ di organizzazioni paramilitari
incoraggiate 0 tollerate che divengono un fattore politico anche
quando l'ammontare di violenza misurato con gli indicatori abituali potrebbe essere inferiore a quello di altre societa. Anche
in mancanza di dati sistematici, gli indicatori standard della violenza civile negli ultimi anni della Repubblica di Weimar probabilmente sarebbero inferiori a quelli degli anni precedenti, ma la
La caduta dei r-egimi
de,moc~atici
21
visibilita degli eserciti politici e l'incapacita del governo di ristabilire il monopolio della forza organizzata deponevano a sfavore
della democrazia.
In questo contesto e anche importante puntualizzare che il
significato politico della violenza, sia degli sfidanti che degli
agenti governativi, dipende molto dalla reazione ad essa da parte
delle istituzioni che devono ratificarla, particolarmente Ie corti,
Ie commissioni d'inchiesta indipendenti, il cantrollo parIamentare, gli organi autorevoli dell'opinione pubblica e i portavoce
dell'elite. L'unilateralita nello scusare 0 nel condannare tali
azioni e sia un indicatore che una causa di perdita eli legittimita
dei partecipanti al processo politico. Nel mio capitolo sulla Spagna, nel volume Crises and Breakdowns of Democratic Regimes,
vi saranno esempi sui modi in cui un tale processo erea problemi insolubili per un regime, e suI modo in cui i partecipanti
intelligenti capirono cOlne questo contribuisse ad accelerare il
processo di crollo a menD che non venissero prese delle decisioni
drastiche da parte dei sostenitori del regime per fermarlo. II
riassestame11-to dei regimi democratici probabilmente richiede
reazioni intelligenti a queste sfide, compresa, in alcuni casi, una
ridefiniziane dei limiti tollerabili aIle liberta civili.
Crisi del sistema partitico e formazione del governo
J.je difficolta incontrate dalle forze a sostegno del regime per
trovare delle soluzioni, particolarmente per problemi urgenti,
quando esse siano fronteggiate da opposizioni sleali e da una
violenza crescente 0 minacciosa, sono riflesse nell'instabilita
gover1'l:~tiva e nelle crescenti difficolta .nella formazione di coalizioni, nel frazionamento dei -parttti e nella loro frammentazione,
e negli spostamenti dell'elettorat"o verso gli estremi. Questi tre
processi tendono ad essere correlati e a rafforzarsi a vicenda e
quindi Ie azioni dei partiti e dei leaders del regime che mirano ad
impedire questi processi sono passi essenziali nel processo di" riassestamento di fronte alIa crisi. I tre processi menzionati molto
spesso promuovono una nuova fase caratterizzata dalla perdita
di potere e da un trasferimento di autorita verso elementi
costituzionali a-democratici, a causa del rifiuto della responsabilita di leaders democratici e della loro crescente dipendenza
dal sostegno di quelle strutture pili permanenti della state a
meno immediatamente dipendenti dalle reazioni dell'elettorato.
22
Juan J. LJnz
Inflne, la sequenza degli avvenilnenti probabilmente portera ad
una riduzione dell'arena politica e ad una crescente influenza di
piccoli gruppi di persone mal definiti. E proprio in queste fasi
successive che Ie diverse forze politiche cominciano a prendere
in considerazione la possibilita di una cooptazione di una opposizione sleale e non sono in grado 0 disposti ad isolarla 0 reprimerla. In questa fase perfino i partiti sostenitori del regime tentano di agire in modo non del tutto leale nei confronti del
regime. Mettiamo l'accento suI fatto che questa sequenza di
avvenimenti che abbiamo gia ripetutamente delineata non e inevitabile rna sempre piu probabile, poiche rappresenta una strada
in discesa, un restringimento delle alternative possibili, un processo filtrante che alIa fine richiedera una risoluzione con un
mutamento di regime 0, nel migliore dei casi, net regime.
Occupiamoci ora delle conseguenze piu immediate della crisi
suI sistema partitico e sulla sua capacita di produrre governi stabili ed efhcaci e conseguentemente di mantenere la lealta di un
segmento abbastanza ampio dell'elettorato.
I problemi che rientrano tra quelli da noi definiti insolubili pongono il governo sulla difensiva. I dibattiti parlamentari
richiedono crescente attenzione e probabilmente altre questioni
saranno trascurate. Le dimissioni dei membri piu responsabili di
politiche non riuscite sono assai probabili. Le tensioni latenti
nell'ambito dei partiti al governo e tra di Ioro divengono esplicite e vengono seguite da un rimpasto. Questi problemi saranno
probabilmente pili gravi e visibili nel caso di governi a coalizione
muItipartitica. L'uno 0 l'altro dei compone'nti, particolarmente
i partiti minori all'estremita dello spettro partitico all'interno
della coalizione, cominciano a riconsiderare illoro impegno e ad
esplorare coalizioni alternative 0 un temporaneo ritiro dalle responsabilita governative. Lo stesso si verificherebbe per uno
dei partiti di maggioranza che non fosse quello a cui appartiene
il Presidente del Consiglio e i cui interessi sono colpiti negativamente 0 Ie cui aspettative vengono deluse. In quel caso Ie preoccupazioni per Ie conseguenze elettorali di una permanenza al governo potrebbero portare questi partiti a ritirarsi da una diretta
responsabilita governativa. Quando il capo di state ha il potere
costituzionale di sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni, egli si trova a dover scegliere fra permettere un nuovo
allineamento di coalizioni, tollerare governi minoritari menD efficaci, 0 fronteggiare uno scioglimento.
Quello che abbiamo descritto e un fenomeno normale nelle
.La caduta de4 r,egimi democratici
23
democrazie parlamentari; rna come conseguenza potrebbe portare a un riallineamento di forze entro l'arco dei partiti democratici del tipo che COS1 spesso ritroviamo nella Terza e
nella Quarta Repubblica francese e nella democrazia italiana fin
dal 1945. L'esistenza di una vera forza politica di centro con
una Koalitio11sfahigkeit su entrambi i lati dello spettro ed una
forza parlamentare sufliciente rende possibile la stabilita anche
in un lungo arco di tempo. E probabile che questo porti ad una
efficienza limitata del sistema e ad una erosione interna della
coesione di questo partito centrista predominante. L'impossibilita di una tale soluzione, per varie ragioni, in sistemi multipartitici estremamente frammentati e in generale centrifughi, quando Ie elezioni non si verifichino ad una data prestabilita, porta al10 scioglimento e ad un trasferimento della decisione all'elettorato. E probabile che nelle societa in cui i partiti si sono diftusi
nell'intero corpo elettorale ed hanno create delle subculture che
permettono solo spostamenti minori di un piccolo numero di
elettori indipendenti, in cui vi e un vasto consenso suI fatto che
certi partiti estremisti rappresentino un'opposizione sleale e
dovrebbero restare isoIati, il risultato non sarebbe molto diverso
da quello ottenuto nelle eIezioni antecedenti alIa crisi. Sono
situazioni in cui gli elettori si rendono conto che non vi e nessuna vera alternativa e che l'attrattiva esercitata dai partiti democratici e basata pili suI rifiuto di entrambi gli estremi che sulle
realizzazioni dei partiti sostenitori del regime. I riallineamenti
di maggiore 0 minore entita che si veriflcano possono continuare
a far funzionare il sistema.
La situazione, tuttavia, muta decisamente quando Ie opposizioni sleali ottengono vantaggi elettorali notevoli e, come conseguenza, i partiti del sistema ritengono che dovrebbero rimanere
fuori dal governo per essere in grado di competere con una di
queste opposizioni sleali non assumendo responsabilita governative e entrando a far parte dell'opposizione alIa coalizione di
governo ristretta e indebolita. Se supponiamo che iI cicIo appena
descritto si verinchi in una successione relativamente rapida
parecchie volte senza un tentativo di riassestamento mediante la
formazione di una coalizione a sostegno del regime a livello
governativo e/o a livello elettorale, possiamo prevedere una perdita di efIicienza e infine di legittimita del regime. Pili che ogni
altro caso, gli ultimi tre anni della repubblica di Weimar esemplificano questo processo, anche quando il successo elettorale di
Hindenburg per la presidenza con il sostegno dei partiti demo-
24
Juan J. Unz
cratici contro i candidati estremisti mostrava ancora un certo potenziale di riassestamento. Un buon esempio della reazione opposta a cia che sarebbe potuto divenire una crisi di regime e guello
del Belgio con i partiti radunati dietro Van Zeeland in un'elezione che definitivamente arresta il cammino del partito rexista.
Le cause di un multipartitismo estremo con tendenze centrifughe sono state oggetto di notevoli discussioni 7. Naturalmente
Ia complessita della struttura sociale e Ie fratture multiple risultanti, la persistenza di tradizioni ideologiche e Ie conseguenze
separatrici della politica ideologica sono i fattori principali. Un
sistema elettorale debole, una rappresentanza proporzionale particolarmente pura, non esercitano nessuna influenza limitativa
sugli elettori e nel caso di un sistema partitico debole, rendono
possibile la persistenza della frammentazione e abbassano il
costa di un suo ulteriore sviluppo. Nel caso di un sistema multipartitico frammentato e polarizzato, con una legge elettorale
che non premia 10 sforzo dei partiti del sistetna di operare congiuntamente, ma impone loro la competitivita oItre alIa lotta
contro Ie opposizioni sIeaIi, l'indire nuove elezioni probabilmente non contribuira molto alIa soluzione della erisi. Dopotutto, la competitivita eIettoraIe probabiImente mettera in luee
Ie differenze di interessi e di impegno ideologieo dei partiti sostenitori del governo, rendendo piu difhcile in seguito la loro collaborazione. Inoltre, i partiti antisistema, rimproverando il regime
piuttosto ehe un certo partito, offrendo soluzioni semplieistiehe
che non verranno ehiamati a rendere effettive, possono trarre
beneficio dallo seontento dell'elettorato rendendo aneora piu difficile il funzionamento del sistema. Essi infine possono raggiungere una maggioranza negativa che rende pressoche impossibile
un governo parlamentare basato suI principio della maggioranza
e 10 fa dipendere dalla fiducia nei poteri extraparlamentari.
L'evidenza dimostra che in una situazione di crisi i partiti
democratici sono soggetti a particolari tensioni che portano alIa
Ioro frammentazione, alla fuga dalle respol1sabilita e a veti reciproei.
II processo di frammentazione puo manifestarsi nel maggiore
7 Cfr. G. Sartori, European Political Parties: The Case 0/ Polarized
Pluralism, in J. LaPalombara e M. Weiner (eds.), Political Parties and
Political Development, P!linceton, Princeton University Press, 1966, pp.
137-176 e, in F. L. Cavazza e S. R. Graubard (a cura di,) II caso italiano,
Milano, Garzanti, 1973, i contributi di Bourricaud, Linz e Sartori.
La caduta dei regimi democratici
25
fazionalismo all'interno dei partiti, esplicitandosi nei congressi
di partito e spesso portando a rotture successive che aumentano
il numero di partiti. Le decisioni da prendere in una situazione
di crisi spingono a manifestarsi Ie fratture latenti basate sull'ideologia, i legami tra gruppi d'interesse e tra personalita, poiche Ie
crisi impongono decisioni che vanno contro gli impegni ideologici dei partiti, impongono sacrifici ai gruppi d'interesse ad essi
strettamente collegati e ofIrono una possibilita di lotta tra i
leaders. Le incertezze sulla reazione di un elettorato scontento
incoraggiano tali reazioni nonche la competizione con partiti
adiacenti e aspettative per la formazione di coalizioni alternative.
Anche qualora questa fluidita politica permettesse una soluzione sequenziale volta per volta dei problemi, con coalizioni
mutevoli (come durante la quarta Repubblica in Francia), essa
crea nella opinione pubblica un'immagine di instabilita, di
mancanza di principi, di dipendenza dei partiti da gruppi di interesse, di opportunismo e di lotte personali per il potere tra i
leaders.
Certi avvenimenti che, in condizioni normali, probabilmente
avrebbero un effetto limitato, in situazioni di crisi servono a
cristallizzare Ie tensioni appena descritte. Tra di essi gli storici
fanno notare l'importanza 1) dei problemi di ordine pubblico
e delle reazioni indecise 0 eccessive verso di essi da parte degli
agenti governativi la cui responsabilita viene attribuita ai leaders;
2) degli scandali finanziari 0 personali che influenzano l'immagine dei partiti e dei leaders; 3) dei problemi fortemente sentiti
dell'amnistia o' dell'esecuzione delle sentenze, particolarmente Ie
sentenze di morte, per crimini politici; 4) dei problemi complessi creati dalla divisione di potere tra potere esecutivo, potere
legislativo e potere giudiziario e, nei sistemi parlamentari, i rapporti con il presidente 0 con il reo Questi problerni, in se, potrebbero non essere insolubili nel senso inteso da noi rna ci forniscono 10 scenario drarnmatico per la retorica politica e per l'indignazione morale che probabilmente divideranno la classe politica. A. questi potremmo aggillngere i sospetti creati dai legami
tra leaders e/o partiti con forze 0 istituzioni che interferiscono
con il processo politico, spesso chiamati poteri indiretti, come la
Chiesa, il Vaticano, la massoneria, l'alta finanza e Ie potenze
straniere.
26
Juan J. lJinz
Rinuncia all'autenticita democratica
Una conseguenza non rara della perdita di coesione e di
sostegno dei partiti di coalizione sostenitori del regime e il tentativo di sottrarre problemi molto controversi all'arena della
politica di parte trasformandoli in problemi legali 0 tecnici. Lo
scopo e spesso quello di guadagnare tempo, data la lentezza di
tali soluzioni. Tipicamente, vengono sollevate questioni di costituzionalita su leggi e decisioni e i problemi vengono sottoposti
aIle corti costituzionali. La legittimita dei corpi giudiziari nel
prendere decisioni essenzialmente politiche in una democrazia
e sempre dubbia, ma in paesi in cui essi sono stati insediati da
poco Ie loro sentenze probabilmente saranno considerate ancora
menD vincolanti da parte dei partiti.
Un altro accorgimento e sostituire, in posizioni politicamente
esposte, rappresentanti dei partiti mediante tecnici e alti funzionari statali e rifugiarsi dietro la natura tecnica della decisione.
La definizione di una politica economica e affidata ad un direttore presumibilmente apolitico di una banca centrale e un
numero sempre maggiore di posizioni governative viene assegnato a ministri apartitici 0 a funzionari statali permettendo ai
politici e ai partiti di evitarne la responsabilita. Anche i leaders
di partito partecipano al governo individualmente, senza la delega
dei loro partiti che non si ritengono obbligati a sostenere Ie Ioro
iniziative. Sempre di piu i leaders di partito piu potenti rifiutano
di accettare la carica di primo ministro 0 di formare parte dei
governi, delegando la loro rappresentanza a leaders di secondo
piano, presumibilmente pronti a seguirne Ie istruzioni e general-mente senza autorita indipendente, senza prestigio e talvolta di
limitate capacita. Gli ambigui rapporti tra questi leaders di
secondo piano e l'uomo che essi presumibilmente rappresentano
c, in situazioni di crisi, perfino Ie difficolta di comunicazione fra
di loro, l'adulazione da parte di altri leaders, contribuiscono a
complicare il processo politico. II risultato e una perdita di
autenticita delle istitllzioni democratiche, in particolare una per·
dita di potere e una rinuncia alIa responsabilita da parte del
Parlamento.
Volente 0 nolente, in queste situazioni il capo di stato, re 0
presidente, aumenta la sua influenza e sara tentato di utilizzare
il suo giudizio contribuendo all'instabilita del governo e molto
spesso alIa proclamazione di nuove elezioni. La crescente influenza del capo di stato, del potere giudiziario e talvolta dei
La caduta dei J'1egimi democratici
27
capi delle forze armate rappresenta uno spostamento di potere
dalla leadership democraticamente responsabile; uno spostamento
verso i poteri definiti neutrali da Carl Schmitt: Ie fonti non partigiane di autorita, al di sopra dei partiti, e con esse 10 snaturamento e la perdita di sostanza del processo democratico.
Nelle societa in cui Ie istituzioni importanti, particolarmente
l'esercito, rna anche i funzionari statali e perfino alcuni settori
della societa, si sentono fortemente identificati con un centro
costante di autorita identificato come 10 Stato, distinto dai partiti, questi mutarnenti giustificano Ie tendenze autoritarie. Rainer
Lepsius ha dirnostrato come la possibilita di interpretare in un
senso molto ampio l'articolo 48 della Costituzione di Weimar
facilito la rinuncia alIa responsabilita dei principali partiti democratici, creo l'impossibile gioco dei gabinetti presidenziali e della
legislazione d'emergenza e incoraggio Ie tendenze ideologiche
verso il governo antidemocratico autoritario burocratico coerente con la tradizione precedente al 1918. In Germania questa
soluzione risulto troppo debole e instabile quando si trovo a
fronteggiare una opposizione sleale dinamica guidatada un
leader carismatico capace di raccogliere un vasto appoggio per
una rivoluzione siJenziosa nei primi mesi del 1933. In altri casi,
come quello dell'Estonia nell'analisi effettuata da Parming, porto
alIa trasformazione autoritaria del sistema democratico sotto la
guida di uno dei suoi ex-leaders.
Un caso molto particolare di rinuncia e/o di perdita di
autenticita democratica, talvolta nel tentativo di riequilibrare un
sistema in crisi, e di volgersi al sostegno del comando supremo
delle forze armate dando a ufficiali superiori posti di governo 0
perfino l'incarico di primo rninistro e/o richiedendo una esplicita dichiarazione di sostegno, il che indica che la lealta normale
implicita delle forze armate e insufhciente 0 dubbia. Questo inevitabilmente portera ad una maggiore politicizzazione del corpo
ufhciali e, infine, Ii spingera a prendere Ie proprie decisioni
riguardo alIa volonta di continuare a fornire il proprio sostegno.
J..Ja stessa cosa si verifica quando un partito decide se fornire
o no dei ministri ad una coalizione, aumentare Ie divisioni ideologiche interne del corpo ufhciali e infine forzarlo a prendere
decisioni fatali sulla legittimita del governo e forse del regime.
I processi appena descritti si verificano con maggiore probabilita in una situazione di crisi, rna secondo noi non sono inevitabili nella maggior parte delle crisi. In genere vengono scelti
come accorgimenti temporanei, come azione ritardante senza
28
Juan J. Linz
piena consapevolezza delle loro implicazioni a lungo termine. I
leaders dei partiti democratici pronti a formulare linee politiche
e a proporre ai loro seguaci vere alternative, pronti a chiedere
obbedienza e a porre la questione di fiducia, pronti a fronteggiare interessi potenti anche all'interno della propria circoscrizione e a superare Ie rigidezze ideologiche e Ie lotte personali,
probabilmente perfino a questo stadio possono raggiungere una
vasta base di consenso da parte dell'opinione pubblica. II processo della perdita di autenticita della democrazia e spesso un
problema di fallimento dei leaders. In questo contesto 10 studio
dei leaders e Ie recenti ricerche sulla loro psicologia diventano
importanti per il problenla del crollo: sarebbe interessante studiare comparativamente gli stili dei leaders nella crisi dei regimi
democratici 8.
Perdita di potere, vuoto di potere e trasferimento del potere
Problemi insolubili, una opposizione sleale pronta a servirsene per sfidare il regime., il processo di decadenza dell'autenticita democratica tra i partiti sostenitori del regime, la perdita
di efficacia e di efficienza particolarmente di fronte ad una opposizione violenta, e inflne della legittimita, portano ad uno stadio
finale caratterizzato da un sentimento diffuso che qualcosa deve
essere fatto, di nervosismo da parte degli attori, riflesso in una
maggiore politicizzazione. L'atmosfera particolare di questi
ultimi stadi e riflessa nella vasta circolazione di voci tendenziose,
maggiore mobilitazione nelle strade, atti di violenza sia anomici
che organizzati, la tolleranza 0 la giustificazione di alcuni di
questi atti da parte dell'uno 0 dell'altro settore della societa e,
soprattutto, maggiori pressioni da parte dell'opposizione sleale.
La prontezza nel credere aIle cospirazioni, la rapida diffusione di
voci talvolta incoraggiate da tentativi di controllare la situazione imponendo dei limiti alIa diffusione delle notizie, riflettono
e rafforzano la sensazione di incertezza e di imprevedibilita che
contribuisce al peggioramento delle crisi economiche.
In questa atmosfera, gli attori principali cominciano a prendere delle decisioni non in termini di problemi posti al governo
in diverse aree problematiche bens! per superare la crisi politica.
8 Per una prima serle di analisi cir. i saggi ~accolti da L. .T. Edinger,
Political Leadership in Industrialized Societies, New York, Wiley, 1967.
La caduta dei regimi democratici
29
Tipicamente, vengono fatti dei tentativi per rafforzare il potere
dell'esecutivo, talvolta proponendo degli emendamenti costituzionali, accordando poteri d'emergenza, sospendendo Ie sessioni
della legislatura, intervenendo, sospendendo 0 interferendo con
i governi regionali 0 locali, sostituendo i supremi comandanti
militari, eCCe Queste misure, se unite a una crescente coesione dei
partiti sostenitori del regime, a una chiara assunzione di responsabilita da parte dei loro leaders pili rilevanti, all'abilita e alIa
volonta di mantenere l'ordine senza pregiudizi a favore di coloro
che sona pili vicini ai partiti al potere e rifiutando qualunque
collaborazione con una opposizione sleale, potrebbero portare
ad un processo di riassestamento.
Una seconda alternativa e il tentativo di allargare Ie basi del
regime attraverso 10 sforzo di annettere almeno una parte dell'opposizione sleale 0 cooptando i suoi leaders per una nuova
coalizione. Come vedremo, questo porta, nel migliore dei casi,
ad una trasformazione del regime e, piu spesso, ad un trasferimento di potere, un Macbtiibergabe che, in breve, l'opposizione
sleale potrebbe trasformare in Machtiibernahme. Questo si verifico in Italia nel 1922, in Germania nel 1933 e in Cecoslovacchia nel 1948.
Una terza alternativa e quella di permettere al processo di
polarizzazione (Ii continuare, di ignorare Ie minacce provenienti
dalle opposizioni sleali e da elementi semi-Ieali in una situazione
di pre-guerra civile, finche una delle forze sleali non allunghi Ie
mani per afferrare il potere. I leaders democratici allora hanno
solo due opzioni possibili: ritirarsi, rassegnando i poteri nelle
mani delle forze armate, talvolta con la copertura di istituzioni
a-politiche come la Corte Suprema, sperando che il potere moderatore non introdurra un mutamento di regime rna soltanto che
sospendera indefinitamente 0 per un certo periodo di tempo i
normali processi democratici. L'altra alternativa edi fare appello
alIa nazione e di mobilitare Ie forze organizzate, comprese queUe
che vengono considerate sleali 0 semi-leali fino al giorno prima,
in uno sforzo di aumentare la sua autorita. La seconda opzione,
scelta dal governo minoritario repubblicano borghese spagnolo
dopo il fallimento di un tentativo di raggiungere un compromesso con un pronunciamento militare, in una societa altamente
polarizzata, significa guerra civile. Solo una rapida vittoria potrebbe permettere al governo di continuare ad esigere una legittimita democratica piuttosto che divenire illegittimatore di una
trasformazione rivoluzionaria del regime 0 procedere ad un tra-
30
Juan J. Linz
sferimento di potere. Queste alternative furono certamente presenti nelle menti dei politici francesi, soprattutto di Guy Mollet
nel maggio 1958, quando rifiutarono la possibilita di resistere
al golpe militare d'Algeri facendo appello ad una mobilitazione
di massa in cui i comunisti avrebbero avuto un ruolo principale.
II ricordo del governo spagnolo delluglio 1936, che dipendeva
dalla milizia popolare dei partiti rivoluzionari proletari, particolarmente anarco-sindacalisti e socialisti massimalisti, ossessionava i politici francesi non comunisti.
In una societa in cui la leadership democratica ha sperimentato la perdita di potere che accompagna i processi descritti, in
cui l'esercito non e particolarmente incline ad assumere il ruolo
di potere moderatore e in cui Ie opposizioni sleali possono trasmettere segnali ambigui alIa leadership politica, combinando
insieme la volonta di partecipare ad una soluzione ed una capacita di rappresentazione di una minaccia rivoluzionaria, il modello di trasferimento di potere e il piu probabile. Infatti,
potrebbe apparire come la miglior soluzione quando Ie potenze
neutrali sono pronte a fornirgli un riconoscimento di legittimita,
quando Ie forze armate sono pronte a tollerarlo 0 perfino ad accoglierlo benevolmente, e quando almeno alcuni dei partiti sostenitori del regime ritengono di avere abbastanza potere contrattuale per proteggere i propri interessi e certi dispositivi istituzionali. II metodo della rivoluzione legale fu sperimentato per
la prima volta negli stati sconfitti dopo la prima guerra mondiale, aprendo la strada, in Germania e in Austria, alIa creazione
di repubbliche democratiche.
Tuttavia, fu Mussolini che riUSC1 a perfezionare il processo
a favore dell'opposizione sleale e di un regime antidemocratico.
Dopo il fallimento del putsch della birreria, Hitler riconobbe
che l?unico modo per ottenere il potere era di farlo sotto una
vernice di legalita, e nel 1933 vi riusc1 in un breve tempo, se
paragonato ai fascisti italiani.
Nonostante alcune innegabili difIerenze, il colpo di stato
del 1948 a Praga mostra alcune somiglianze con la presa del
potere in I talia e Germania. Poiche ebbe tanto successo in questi casi, riteniamo che meriti un approfondimento, anche se il ricordo storico rende difficile l'applicazione della stessa formula
oggi. Anche COS1, la situazione, alIa fine del maggio 1958 a Parigi, mostrava alcune somiglianze, seppur la personalita inimitabile
di De Gaulle ed il suo impegno democratico mutarono cio che
appariva come una minaccia al regime in una trasformazione
La caduta dei r,egimi democratici
31
che pUO anche essere considerata un riassestamento della democrazia.
La situazione che stiamo analizzando e quella di un regime
democratico passato attraverso una grave perdita di potere e
probabilmente di legittimita, fronteggiato da un'opposizione
sleale con un notevole potere di colpire, a causa della mobilitazione di massa di cui e capace e della sua prontezza nell'usare la
minaccia della forza, rna anche della sua presenza in Parlamento,
per facilitare una presa di potere formalmente costituzionale dal
punto di vista legale con la collaborazione di altri partiti. Questa opposizione sleale ha conquistato Ie basi del potere mediante
la mobilitazione della piazza e dei suoi gruppi paramilitari organizzati, e il suo leader e pronto anche a parIare seriamente per
dichiarare, anche se in modo ambiguo, la sua prontezza a rispettare Ie istituzioni 0 almeno alcune delle istituzioni chiave e per
moderare i suoi sostenitori estremisti, se gli viene garantita una
parte di potere. Le concessioni opportunistiche fatte ad una serie
di interessi e di istituzioni mirano a neutralizzare la loro opposizione alIa partecipazione al governo. Forse la capacita di controllare un seguito eterogeneo e l'assenza di leaders intermedi
che potrebbero obiettare ai compromessi raggiunti lungo la
strada per il potere sona un'altra condizione per il successo di
questa tattica. Fu senz'altro un fattore decisivo nel caso di
Hitler il fatto che nessuno dei suoi avversari nella NSDAP pote
contare su un seguito nel partito.
Per riuscire, la tattica descritta richiede pero certe reazioni
da parte di alcuni dei partiti e dei leaders, non legati in precedenza all'opposizione sleale e da parte dei poteri neutrali dello
stato. II processo di insediamento formalmente legale 0 sem~
legale inizia quando alcuni dei partiti 0 dei leaders assolutamente non impegnati in un rovesciamento della democrazia
ritengono possibile una cooptazione della leadership contraria al
regime senza necessariamente mettere in pericolo il sistema, 0
a costo di alcune trasformazioni da apportarvi, quali Ln potere
esecutivo piu forte, la messa fuori legge di un partito, la riduzione di alcune liberta civili. Le loro azioni tendenzialmente si
basano suI presupposto che essi potrebbero essere i partners
« anziani» in una nuova coalizione, come quando von Papen
penso di aver assunto Hitler e non il contrario. Ad un certo
punto, i leaders del regime che non sono in completo disaccordo
con molti degli obiettivi dell'opposizione sleale, anche quando
potrebbero non essere pienamente d'accordo con i suoi metodi,
32
Juan J. Lrinz
saranno tentati di esplorare Ie condizioni a cui potrebbero raggiungere un accordo che porterebbe all'interno del sistema l'opposizione sleale, 0 una parte di essa. Una strategia ovvia e di tentare di frammentare l'opposizione sleale. II sogno di Schleicher
di sfruttare Ie divergenze tra Strasser e Hitler ne e un esempio.
Una prospettiva importante e che il leader potrebbe essere piu
moderato e riconducibile ad un compromesso di molti suoi seguaci; che una parte di responsabilita servira a moderare Ie posizioni estremiste; che una partecipazione al potere fermera la
violenza nelle strade, ormai ingovernabile; che la cooptazione
permettera di fronteggiare 0 sopprimere un'altra opposizione
sleale, considerata piu pericolosa. Tutte queste speranze sono
incoraggiate da ambigue affermazioni di un leader di una opposizione sleale e sembrano confermate da alcune delle tensioni
interne al suo movimento.
Tipicamente, Ie iniziative per i negoziati sono prese da
intermediari che hanno Ie 101'0 ragioni per favorire una tale soluzione e tendenzialmente sono p1'ese in segreto e vengono interrotte quando diventano di dominio pubblico. E a questo punto
che i partiti originariamente sostenitori del regime 0 alcune loro
fazioni, e singoli leaders, si spostano su posizioni che potremmo
definire di semilealta. Spesso i poteri neutrali guardano con
favo1'e ad una soluzione del genere 0 almeno, per assicurarsi la
sopravvivenza, non Ia rifiutano del tutto. II risultato e un'atmosfera di crescente sospetto nella classe politica che spesso porta
ad una ulteriore frammentazione all'interno dei partiti, compreso 10 stesso movimento di opposizione sleale; diviene COS!
plausibile l'accusa che la leadership sia pronta a vendere il movimento, i suoi fini e i suoi leaders piu radicali in cambio di un
posto di governo. Questo, a sua volta, accelera il ritmo degli
avvenimenti.
I negoziati che hanno luogo segretamente, il bisogno di
guadagnarsi il consenso dei pote1'i neutrali, Ia tiepida ostilita
delle forze armate, il desiderio dei gruppi di interesse di risolvere Ia crisi, sono tutti fattori che portano ad un trasferimento
del processo politico dall'arena parlamentare ad un'altra zona
ben pili ristretta ed invisibile. II rimpicciolimento della zona di
lotta e il 1'uolo importante giocatovi da piccoli gruppi di individui e caratteristico di questa fase finale nel processo di crollo.
I)er una strana coincidenza, questi gruppetti - complotti, circoli, comitati, cabale, corti, calnarillas caucus - cominciano
tutti con una (c' minuscola come fece notare Daniel Bell. Queste
J
J
La caduta dei regimi democratici
33
(c' minuscole indicano che molto spesso il processo di crollo
e stato analizzato in termini di una teoria cospiratoria degli avvenimenti. Pur potendo avere un ruolo importante nel processo
immediato di trasferimento del potere, e l'intero processo de-
scritto che Ii rende possibili ed importanti.
Un'altra conseguenza di questa esplorazione lenta, esitante,
rna sempre pili frequente di un'apertura all'opposizione sleale e
una crescente consapevolezza delle istituzioni sociali pili importanti e perrnanenti: esse devono prendere in considerazione la
possibilita che gli estremisti da loro considerati ostilmente 0
perlomeno con una notevole ambivalenza, potrebbero andare
al potere. 11 risultato e un processo lento rna percettibile di
allontanamento di queste istituzioni dal regime democratico e
dai partiti a cui avevano affidato la difesa dei lora interessi neIl'arena politica. Tipicamente, Ie organizzazioni d'affari comprenderanno questi partiti tra quelli che esse finanziano; Ie chiese
non proibiranno ai loro fedeli di sostenere 0 iscriversi a quei
partiti e di non identificarsi con un partito religioso come il
Popolare 0 il Zentrum; i sindacati potrebbero riprendere in considerazione i loro legami con partiti politici come il sociaidemocratico; l'esercito insistera sulla sua fedelta ailo stato e al suo
capo, con il messaggio implicito che la sua fedelta non va ad un
particolare governo 0 regime. Naturalmente, i leaders di un'opposizione sleale incoraggeranno queste tendenze mediante uno
scaltro uso di espressioni di rispetto per queste istituzioni, specifiche promesse e garanzie e minacce pili 0 menD velate nel caso
in cui dovessero esprimere il loro voto a favore del regime
esistente.
Molto spesso, i segmenti della popolazione menD impegnati
politicamente sono oramai pronti ad accettare la cooptazione
dell'opposizione sleale nella speranza che portera a governi piu
stabili, ad una maggiore efficienza e soprattutto ad una pacificazione e al termine della violenza politica che devono sopportare
come spettatori. Paradossalmente, una opposizione sleale che
abbia contribuito in grande misura all'atmosfera di disordine
civile puo apparire, a questo punto, come una speranza di ordine.
Questo, a sua volta, fa diminuire la capacita delle forze piu
attive e pro-democratiche di mobilitare i propri sostenitori per
impedire l'entrata al governo di loro oppositori poiche, a questo
stadio, potrebbero essere biasimati per 10 scoppio di violenze e
di guerra civile.
La scoperta di cia che i nazisti chiamerebbero rivoluzione
34
Juan J. L,nz
legale ha reso moltopiu difficile il processo dell'integrazione eli
opposizioni la cui lealta al sistema democratico e sospe::a. l,,'offerta di alcuni seggi governativi a un tale partito, offerta che gli
permette di superare l'ultima soglia sulla strada verso la completa legittimita come partecipante alIa politica democratica,
potrebbe portare ad un'escalation di richieste, accresciute da
pressioni da parte di un sostegno di massa ben organizzato nelle
piazze. Lo spostamento del controllo negli strumenti di coercizione dello stato che tollerano 0 legittimano Ie azioni delle milizie partitiche potrebbero essere la dichiarazione dell'inevitabile
sconfitta della democrazia.
Ma il It;lachtergrei/ung e il successivo consolidamento del
dominio autoritario 0 totalitario non e, in questo caso, l'unica
minaccia alIa democrazia.
L'ingresso nel governo di un partito percepito da un vasto
settore della popolazione 0 dalle istituzioni chiave, quali l'esercito, come semi-Ieale 0 sleale verso Ie istituzioni, anche quando
non mira ad una presa di potere, probabilmente portera ad una
reazione anticipata sotto forma eli protesta rivoluzionaria, legittimata come difesa della democrazia, 0 portera ad un putsch militare preventivo. Questo fu il caso della Spagna nel 1934, quando l'ingresso nel governo della CEDA servi a giustificare la rivoluzione proletaria delle Asturie, il golpe secessionista da parte
del governo catalano della « Generalitat », e il ritiro dalla partecipazione aIle istituzioni dei partiti borghesi di sinistra. La democrazia riuscl a sopravvivere, ma era ferita a morte. Sottolineiamo
ancora una volta come qualunque modello politico macrostorico
di processi simili alla presa di potere di Mussolini e di Hitler
non si ripete mai nello stesso modo, a causa del fatto che i partecipanti a nuove situazioni, che sembrano simili, probabilmente
terranno conto, bene 0 male, di quelle che ritengono essere Ie
lezioni del passato. Infatti, e sorprendente che, ciononostante,
nei processi macrosociologici alcuni degli stessi modelli si ripetano.
II modello della conquista legale del potere, della rivoluzione
dall'alto rende il passaggio dall'integrazione negativa alla piena
partecipazione in una democrazia molto piu rischioso e difficile
di quello dei partiti operai e socialisti dell'inizio del secolo. La
posizione morale dei primi movimenti rivoluzionari non permise
loro di partecipare al governo a meno che essi non ne costituissero
la maggioranza democraticamente eletta e, quando accettarono
la partecipazione, fu con la convinzione che questo Ii avrebbe
La caduta dei r·egimi democratici
35
aiutati a costruire questo tipo di maggioranza piuttosto che
usare il potere per sovvertire il sistema. Avrebbero rifiutato
come immorale una dichiarazione come la seguente:
« La costituzione prescrive solo la zona della lotta, non specifica 10 scopo. Entreremo a far parte delle organizzazioni legittime e in questo modo faremo del nostro partito il fattore decisivo. Una volta ottenuti i diritti costituzionali, per farlo naturalmente modelleremo 10 stato secondo 10 schema che considereremo il piu giusto. Anche se 10 schema richiedesse un mutamento di regime ».
I socialdemocratici, al loro ingresso nel governo democratico
non si aspettavano - come possiamo vedere ad una rilettura
attenta di alcuni scritti di l-Iarold Laski - che i loro avversari
permettessero loro di mettere legalmente in atto Ie loro politiche.
In molti casi essi si sbagliavano, ma il fatto che molte altre volte
avessero ragione porta a nuova vita l'interpretazione massimalista dell'eredita marxista, una posizione espressa chiaramente in
questo testo dei comunisti spagnoli:
« Questo ci permette di fare cia che la Terza Internazionale
(nostro commento: allora) non permette: la partecipazione ad
un governo con i Repubblicani, pur rendendosi conto della dittatura rivoluzionaria transitoria del proletariato come inevitabile postulato del socialismo scientifico. Cosa riteneva la stampa
borghese? Indubbiamente pensavano che fossimo socialdemocratici inoffensivi, pieni di pregiudizi pseudodemocratici e COS!
sciocchi da richiedere nuove elezioni per prevenire un'eventuale
dittatura fascista ».
L'ambiguita di questo orientamento ha avuto conseguenze
fatali per la democrazia in molti paesi: Italia, Austria, Spagna
e Cile.
La « partigianeria » nella difesa della democrazia
Si pua sollevare il problema se la nostra stessa analisi non
sia inficiata dal conflitto che stiamo analizzando, se Ie nostre
teorie non derivino da una tradizione sia di ricerca scientifica che
di discorso politico non esplicitato; se i termini che usiamo non
siano consciamente 0 inconsciamente di per se favorevoli al regime contro i suoi oppositori. La lettura di un recente saggio di
Terry Nardin 9 e la letteratura sulla disobbedienza civile 10, e
9 Violence and the State. A Critique 0/ Empirical Political Theory,
36
Juan J. Linz
molte recenti analisi' della violenza in America 11 sollevano dei
problemi in queste direzioni, che potremmo avere tranquillamente ignorato in un'analisi del crollo delle democrazie basato
suI caso emblematico della repubblica di Weimar, ma forse non
in altri casi.
Non dimentichiamo che la ribellione contro i regimi democratici in fondo e un conflitto sulle formule della legittimita e
che i ribelli sostengono che Ie autorita democratiche hanno perso
illoro diritto di governare, che sono divenute illegittime perfino
all'interno del proprio sistema di valori. Non dimentichiamo che
l'analisi weberiana della legittimita insiste suI fatto che qualunque tipo di regime ha in se dei limiti e che la trasformazione
dei regimi al di la di essi e una delle fonti della loro delegittimazione e infine del loro crollo; ne possiamo ignorare il terribile
avvertimento dei teorici della democrazia come Tocqueville sui
pericoli dell'oppressione da parte della maggioranza in regime
di democrazia. La violazione delle norme costituzionali, l'abuso
di potere, la non osservanza delle liberta civili, l'eccessiva violenza da parte delle autorita, ecc., non possono essere ignorate
come cause del crollo delle democrazie. Certamente quelli che
rovesciano un regime spesso sosterranno che l'hanno fatto per
sopprimere quelle cause, ed e questa affermazione che spinge
molti moderati non faziosi a sostenere 0 almeno ad accettare
il rovesciamento di un regime. Nei nostri termini, il punto principale e che i detentori del potere secondo Ie procedure democratiche sono quelli che sono sleali verso un regime democratico:
il governo legalmente eletto e fonte di pericolo per la continuita
e il funzionamento normale delle istituzioni democratiche.
Nei casi da noi esaminati, sembra facile poter accantonare
questo punto di vista come fine a se stesso, sulla base del fatto
che di quelli che 10 hanno sostenuto per andare al potere hanno mostrato una scarsa disponibilita a ristabilire una politica
democratica libera nonostante Ie loro pretese di rovesciare un
particolare governo democratico per salvare la democrazia, nel
nostro senso del termine. In molti casi la smentita viene dalla
prontezza a formare una coalizione con gruppi politici che erano
in «Sage Professional Papers in Comparative Politics », II (1971),
n. 01-020.
10 C. Bay, Civil Disobedience, in International Encyclopedia 0/ the
Social Sciences, New York, Collier MacmiUan, 1968, vol. 2, pp. 473-487.
11 Cfr. soprattutto H. D. Graham e 1'. R. Gurr (eds.), The History
0/ Violence in America, New York, Praeger, 1969.
La caduta dei regimi democratlci
37
sleali verso un regime democratico anche prima che violasse apertamente la fiducia democratical Si potrebbe percio sostenere che
solo quando il rovesciamento di un particolare governo, la crisi
temporanea di un regime democratico, porta al ristabilimento della democrazia, questi punti di vista saranno validi. Ma questo e
uno modo facile per accantonare un grave problema; sosterremmo che il ricorso a mezzi violenti, sia pur in difesa della democrazia, adducendo a pretesto il rovesciamento delle autorita legali
che non agiscono democraticamente, che cioe abusano dei loro
poteri in modi che danneggiano i liberi processi democratici, probabilmente non portera all'instaurazione 0 al riassestamento di
un regime democratico, se non si tiene conto delle intenzioni di
coloro che 10 rovesciano. Quindi il risultato non puo essere usato
come diinostrazione definitiva che gli argomenti usati in quel
momento fossero ipocriti 0 che Ie accuse fossero false.
Da questo punto di vista, il crollo della democrazia viene
causato dalle azioni non di un'opposizione sleale, bensl di governanti che hanno acquisito il potere con mezzi democratici costituzionali, rna che 10 esercitano in modo tale che i cittadini ritengono che i normali metodi pacifici di un'opposizione leale
che ricorra alIa critica, all'uso dei meccanismi costituzionali per
controllare il governo, all'esercizio delle liberta liberal-democratiche e che attenda Ie elezioni successive per rendere i governanti
responsabili per il loro abuso di potere, sono inadeguati ad assicurare la continuita di un regime democratico. Siamo qui di
fronte alIa situazione che i teorici politici europei formularano
in termini del conflitto tra legalita e legittimita, in questo caso
tra legalita e legittimita democratical Questa caso e senz'altro
diverso da quello in cui l'opposizione ad un regime si basa su
una diversa formula di legittimita, come la difesa dell'autorita
tradizionale negli attacchi controrivoluzionari alIa democrazia del
diciannovesimo secolo, il potere carismatico di un leader, la missione storica di un movimento rivoluzionario e di una classe rappresentata dai suoi membri piu coscienti identificati con la maggioranza anche quando sia efIettivamente una minoranza elettorale, 0 di una concezione della comunita nazionale espressa in
modo plebiscitario piuttosto che attraverso la rappresentanza di
interessi nella societa.
In questi casi, incontriamo due concezioni della legittimita
in conflitto tra di loro, che sostengono di avere l'approvazione
del popolo. In ultima istanza, i cittadini devono scegliere se accordare 0 no il diritto dell'uso della forza all'una 0 all'altra
38
Juan J. Unz
delle parti in conflitto, in vista dei loro valori finali, ponendo
questi valori pili in alto di queIIi che sostengono un regime democratico se questi non possono essere permanentemente assicurati entro i limiti di tale regime. Si potrebbe sostenere che
nessun regime democratico puo fornire una assicurazione totale
che qualunque gruppo di valori ultimi sara certo per sempre,
poiche si basa suI presupposto che, a intervalli regolari, la maggioranza dei cittadini potrebbe essere a favore di valori diversi.
Infatti, nelle democrazie stabili, i compromessi accettabili per la
maggior parte dei cittadini su tali valori ultimi tendono ad essere protetti contro maggioranze che cambiano rapidamente, richiedendo maggioranze qualificate per cambiarli e, in alcuni casi
di conflitto estremi, dando perfino a una minoranza il diritto di
opporsi ai mutamenti. Come ha sottolineato Schumpeter 12, una
condizione essenziale per il successo della democrazia e che l'effettiva portata delle decisioni politiche non dovrebbe essere troppo vasta, e che non tutte Ie funzioni dello state dovrebbero essere soggette ad un metodo politico democratico, in contrasto
con la teoria classica della democrazia.
II problema che dobbiamo prendere in .considerazione a questo punto e se una delle cause del crollo della democrazia 0 almeno una causa aggiuntiva sia il comportamento anti- 0 a-democratico di governanti formalmente democratici. ,La situazione e
certamente diversa dalla crisi finale della repubblica di Weimar
odella democrazia italiana negli anni venti quando l'opposizione
sleale e la perdita di efficienza e/o di efficacia del governo democratico si unirono per produrre un trasferimento di potere a
quello che doveva diventare un nuovo regime. Certamente, Ie
opposizioni sleali, oltre ad altri richiami, affermeranno sempte
che Ie autorita democratiche hanno tradito i loro stessi principi,
saranno sempre fra i difensori pili rumorosi delle Iiberta civili
a proprio favore pur negandole ad altri, affermeranno di essere
talvolta, a buona ragione, vittime di una qualche forma di discriminazione, persecuzione e perfino di azioni illegali da parte
delle autorita. Non ci si dovrebbe meravigliare, Ieggendo Ie autobiografie di attivisti nazisti raccolte da Abel, che essi si sentissero una minoranza oppressa che soffre sotto Ie azioni della polizia e anche di pili sotto Ie pressioni sociali del loro ambiente,
12 J. A. Schum,peter, Capitalism, Socialism, and Democracy, New
York, Ha'rper and Row, 1947, tr. it., Capitalismo, socialismo e democrazia, Milano, Comunidl, 1955, cap. XXI.
La caduta dei I"egimi dem'ocratlci
39
sulluogo di lavoro, dopo la scomunica da parte della Chiesa, Ie
pressioni della famiglia e degli amici. Al tempo stesso, dobbiamo
notare che essi esaltano la prontezza ad usare la violenza contro
i loro avversari.
Infatti, la maggior parte dei governi democratici, di fronte
ad opposizioni sleali che fanno uso della violenza e i cui leaders
la giustificano pubblicamente contro un regime che essi definiseono altrettanto illegittimo sulla base dei loro valori, probabilmente useranno misure che sarebbero e dovrebbero essere inaccettabili contro una opposizione leale. Probabilmente attueranno
Ie misure legislative che proibiscono il porto d'armi, l'uso di
uniformi e l'organizzazione di unita paramilitari, facendo S1 che
la partecipazione a tali organizzazioni sia incompatibile con cariche nella polizia 0 con la posizione di ufttciali dell'esercito, di
funzionari statali, proibendo Ie dimostrazioni il cui scopo evidente e quello di provocare la violenza facendo uso di insulti 0
di attacchi, ecc. Certamente, queste misure a difesa della democrazia legalmente messe in atto dalle maggioranze democratiche
nelle legislature 0 imposte dalle autorita possono essere e sono
state criticate dal punto di vista delle liberta civilL L'applicazione indubbiamente e soggetta ad abusi ed errori e prevede sempre il rischio di queIlo che i teorici legali continentali
chiamano « abus du droit» e cioe l'uso di norme legali per scopi
ai quali non erano destinate e cioe applicate anche ad avversari
che non possono essere considerati una opposizione sleale vioIenta. E a questo punto che la difesa della democrazia potrebbe
divenire delegittimante per coloro che non sono sostenitori della
opposizione sleale. E in questa zona di confine che comincia ad
essere arduo distinguere tra quelli che mettono in dubbio I'autorita su basi legittime all'interno del quadro democratico e gli oppositori semileali perche, pur disapprovando i metodi deII'opposizione sleale, sono d'aecordo con i suoi fini e potrebbero perfino
prendere in considerazione una coalizione con essa per conseRUire
i propri scopi 0 alcuni fini comuni. Questo e il momento in cui
ha inizio la lotta per le menti di quelli non impegnati in modo
rilevante a favore dell'esistente ordine politico e/o sociale e queI1i impegnati a provocarne it crollo. Questa latta e stata descritta
in modo eeceIlente da Pareto quando parla dell'intreceio fra teorie
che giustificano I'uso della forza da parte dei governati e teorie
che condannano l'uso deUa forza da parte delle autorita.
Naturalmente in un regime democratico e in una societa in
cui molta gente ha accettato la legittimita democratica, l'argo-
40
Juan J. Linz
mento piu rivelatore di questa battaglia ideologica sara un tentativo di distinguere fra legittimita formale democratica, ridotta
a mera legalita, e democrazia genuina: la ricettivita dei governanti all'effettiva volonta del popolo che non puo esprimersi attraverse la democrazia formale, visto che non puo neppure
divenire articolata in una democrazia formale. I critici radicali,
compresi i fascisti, hanno sostenuto che Ie liberta civili sono
insufficienti, a causa delle diseguaglianze nelle risorse dei diversi
gruppi sociali, particolarmente alIa luce del controllo dei mezzi
economici, indispensabile per l'azione politica, e cioe la proprie..
ta privata dei mezzi di comunicazione e/o illoro controllo da parte del governo, Ie sanzioni informali della societa verso i loro sostenitori, per esempio suI posto di lavoro, l'impegno di tutte Ie
istituzioni consolidate verso l'esistente ordine sociale e politico,
il pregiudizio sostanzialmente conservatore dell'intera sfera cuIturale e, piu di recente, l'influenza capillare della societa dei
consumi che incoraggia Ie aspirazioni individuali piuttosto che
l'azione collettiva, e i hni materiali piuttosto che la trasformazione dei rapporti di potere. Certamente i radicali, nelle loro critiche, hanno sempre una certa ragione. Ma diviene difficile dire
in che misura il loro insuccesso nel mobilitare democraticamente
quelli che essi dichiarano di rappresentare e un risultato di queste costrizioni anche nella societa piu libera 0 della mancanza di
attrattiva del loro programma e dei loro leaders.
Vi sono naturalmente enormi differenze tra varie societa da
questo punto di vista e saremmo gli ultimi a sostenere che l'introduzione delle istituzioni liberal-democratiche e dei processi
politici nei paesi sottosviluppati, nelle societa tradizionali in cui
i rapporti culturali e sociali sono la struttura portante dell'ordine
esistente, potrebbe portare ad una rapida trasformazione con
mezzi pacifici attraverso la mobilitazione politica dei sottoprivilegiati in una societa di questo tipo. E grande la tentazione di sostituire illento processo della mobilitazione per mezzo dei partiti
politici e delle organizzazioni di massa con l'azione decisa di minoranze fiduciose di interpretare i veri bisogni del popolo. Ostacolata nell'accesso al potere con mezzi elettorali e influenzando
l'opinione pubblica, una elite presuntuosa che sostiene di parlare per conto delle masse silenziose probabilmente riflutera la
democrazia politica in nome della sua identiflcazione con maggioranze inarticolate.
Nell'arsenale ideologico, il concetto di falsa coscienza offre
una facile scappatoia a questa minoranza, incapace di guadagnarsi
La caduta dei reg'imi de'mocratici
41
i favori del popolo. La conseguenza che ne deriva e l'inevitabile
rifiuto della democrazia politica e il desiderio della dittatura da
parte della minoranza consapevole, presumibilmente una dittatura
per creare i prerequisiti della vera democrazia, cioe per oftrire
vere possibilita di partecipazione al popolo. E in questo senso che
Marx vide la dittatura del proletariato come organizzazione di
emergenza dell'azione rivoluzionaria, come strumento per distruggere 10 stato concepito come strumento della classe dominante, come autogoverno proletario d'emergenza che scornparirebbe pian piano. Sartori ha giustamente notato che, al tempo
di Marx, il termine, che egli tra l'altro usa apparentemente solo
in tre punti, non ebbe il significato derogatorio che ha assunto
oggi 13. Sara Lenin che, in un testa ormai classico, porra diversamente l'accento per sostenere che la dittatura del proletariato
e piu democratica della democrazia borghese:
«Orbene, 1a dittatura del proletariato, vale a dire l'organizzazione dell'avanguardia degli oppressi in classe dominante per reprimere gli oppressori, non puo limitarsi a un puro e sempliceallargamento della democrazia. Insieme a un grandissimo allargamento della
democrazia, divenuta per la prima volta una democrazia per i poveri,
per iI popolo, e non una democrazia per i ricchi, 1a dittatura del proIetariato apporta una serie di restrizioni alla liberta 'degli oppressori, degli sfruttatori, dei capitalisti. Costoro, noi li dobbiamo reprimere, per liberare l'umanita dalla schiavitu salariata; si deve spezzare con 1a forza 1a loro resistenza; ed e chiaro che dove c'e repressione, dove c'e violenza, non c'e liberta, non c'e democrazia » 14.
Questo non e il momenta di discutere la teoria leninista ed
il rapporto tra la futura societa comunista e la democrazia, rna
di sapere che la sua anaJisi serve a dimostrare che il marxista
leninista e sempre automaticamente democratico, rnentre tutti
gli altri sono sempre automaticamente non democratici. Non
dobbiamo necessariamente esaminare i critici antimarxisti per
dimostrare Ie pericolose implicazioni del suo pensiero. Rosa Luxemburg 10 fece brillantemente nella sua analisi della rivoluzione russa qual1do accetto la necessita della dittatura come
opera della classe e non di una piccola minoranza che governa
13 G. Sartori, Democrazia e definizioni, Bologna, 1,1 Mulino, 19693,
pp. 313-314.
14 Stato e rivoluzione, Milano, Feltrinelli, 1968, p. 130.
42
Juan J. LJlnz
in suo nome, sottolineando che la dittatura consiste nel modo
in cui la democrazia e applicata e non nella sua a.bolizione.
«I/a liberta riservata ai partigiani del governo, ai soli membri
di un unico partito - siano pure numerosi quanto si vuole - non
C liberta. 1.13 Iiberta e sempre soItanto liberta di chi pensa diversamente. Non per fanatismo per Ia (( giustizia", rna perche tutto quanta
vi e di istruttivo, di salutare, di purificatore nella liberta politica
dinende da questo modo di essere, e perde Ia suaefficacia quando la
((liberta" diventa privilegio » 15.
Chiariamo quindi che la democrazia politica non assicura necessariamente un'approssimazione ragionevole a cio che chiameremmo una societa democratica, una societa con un minimo
di eguaglianza sociale e notevole eguaglianza di opportunita in
tutte Ie sfere d'azione, compresa l'eguaglianza sociale delle opportunita per formulare alternative politiche e mobilitare l'elettorato per esse; rna dovrernmo anche chiarire che la dittatura di
una minoranza di un partito che si autonomina portavoce di una
classe, ritenuta la maggioranza di un popolo, non ha portato oggi
a nessun regime che potrebbe soddisfare una formulazione come
quella di Rosa I.Juxemburg. Vi sono tuttavia notevoli prove del
fatto che lentamente e a lungo termine la democrazia politica
come I'abbiamo definita ha portato ad un notevole progresso in
direzione di una societa democratica senza raggiungerla, anche
se, in alcuni casi, Ie si e avvicinata.
Non c'e molto da dire a coloro che, alIa luce del lento progresso verso la societa democratica, scelgono il rifiuto della democrazia politica. Dovrebbero essere liberi di prendere in considerazione, in molti casi, il problema che abbiamo discusso e
l'analisi di alcuni capitoli del libro da cui questo saggio e tratto.
Da questo punto di vista probabilmente fa poca differenza se
alcuni dei paesi studiati erano governati da una democrazia che
faceva pochi progressi verso una societa democratica 0 da un
regime autoritario di qualche tipo. Infatti~ andrei ancora piu
lontano e direi che alcuni dei fini che essi considerano degni di
attenzione potrebbero essere ottenuti altrettanto facilmente, 0
addirittura meglio, per mezzo di regimi autoritari che sostituissero democrazie oligarchiche 0 stagnanti. Questi regimi autoritari perC> presentano altri costi che potremmo non essere disposti
15 R. Luxemburg, La rivoluzione, in Scritti 'politici (a cura di L. Basso), Roma, Editori Riuniti, 1967, p. 589.
La caduta dei regimi democratici
43
a pagare e che, secondo me, lasciano insoluto il problema della
costruzione di istituzioni politiche legittime e stabili, almeno nel
ventesimo secolo. E da questo punto di vista, che non sosterrei
essere avalutativo, che il problema del crollo di democrazie politiche anche imperfette mi sembra importante. E da questo punto
di vista che diviene tanto pericolosa l'indifferenza alIa crisi delle
democrazie, la volonta di contribuire ad accelerarla, la speranza
che queste crisi porteranno ad una rottura rivoluzionaria e, con
essa, ad una societa democratica piuttosto che soltanto ad una
democrazia politica. La speranza di rendere piu democratiche
Ie democrazie con mezzi non democratici ha spesso contribuito
alIa crisi dei regimi e, in ultima istanza, al governo autocratico.
[Traduzione di Luisa Pasquino Pece]