Trovato impiccato nel bosco La moglie: “Non mi do pace”

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LA STAMPA
LUNEDÌ 18 LUGLIO 2016
.
Piemonte e Valle d'Aosta .43
Nemesia
Mora
Mistero a Villeneuve
Trovato impiccato nel bosco
La moglie: “Non mi do pace”
Nata a
Borgomanero 86 anni
fa è stata
anche
«Novarese
dell’anno»
Fondò l’ambulatorio
di via Azari
Era scomparso da un mese: cercato in tutta la VdA era a 2 km da casa
il caso
ENRICO MARTINET
VILLENEUVE
Sposi
novelli
Alex Bonin
bacia
la moglie
Elodie
Comoglio
il giorno
delle nozze
celebrate
in Comune
ad Aosta
a fine
maggio
Domani il funerale a Borgomanero
Addio alla suora infermiera
che fondò l’ambulatorio
per curare i più disagiati
on mi do pace» dice
Elodie Comoglio, giovane vedova di Alex
Bonin, 24 anni, trovato impiccato a un albero in un bosco di
Champlong, non molto distante dalla loro casa, a Villeneuve, qualche chilometro oltre
Aosta, verso Courmayeur.
Era scomparso il 17 giugno
Alex, dopo una lite al telefono
proprio con la moglie. «Una
sciocchezza, neanche da ricordare» dice ancora Elodie.
Era venerdì. Il giorno dopo lei
scrive su Facebook un annuncio accorato, una richiesta di
aiuto fornendo il numero del
suo cellulare. Delle 10 di quel
giorno è la denuncia di scomparsa in questura, ad Aosta.
Ma Elodie si era già rivolta alla polizia tre ore dopo quella
lite. Perché tanta ansia, se già
altre volte «Alex andava a cercare serenità nei boschi, era
una sua abitudine».
N
BARBARA COTTAVOZ
ROBERTO LODIGIANI
NOVARA
Serenità turbata
Luna
di miele
Alex Bonin
nella foto
diffusa
dalla moglie
poche
ore dopo
essersi
allontanato
da casa in
seguito a una
lite telefonica
Che cosa poteva aver turbato
questa serenità? Sabato sera
un escursionista che percorreva in discesa il bosco di
Champlong ha visto il corpo di
Alex e ha chiamato i carabinieri. L’imponente operazione
di ricerca andata avanti per
giorni non aveva previsto in
un primo tempo quell’area
perché oltre i chilometri di
raggio disegnato sulla mappa
avendo come centro della circonferenza l’abitazione della
coppia. L’albero dove è stato
trovato Alex impiccato con la
cintura dei suoi pantaloni era
690 metri oltre. Lei infermiera, lui guida di rafting, si erano
sposati a maggio, poi la luna di
miele alle Maldive, quindi il ritorno a casa che condividevano con l’amica Tania. Vita a
tre. Mal tollerata? Per ora non
c’è risposta. Elodie dice di Tania: «Era un’amica di Alex, ma
di questo non voglio parlare, già
si fanno tante chiacchiere». E
aggiunge fra le lacrime: «Non
so capire, mai Alex mi ha dato
un segno, qualcosa che potesse
farmi pensare a una cosa così.
Se solo mi avesse...». Nessun biglietto, o lettera lasciata. «No,
nulla» dice la vedova. E anche
gli inquirenti confermano. Il pm
Marilinda Mineccia ha disposto
l’autopsia per la mattina di domani. Due i quesiti: data e causa
della morte. Per poter escludere l’omicidio e comprendere se
Bonin è salito nel bosco subito
dopo la lite telefonica o nei giorni successivi.
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Montagna
Bloccati in cresta per 10 ore
alpinisti salvati sul Bianco
Raggiunti a piedi da sei uomini del soccorso alpino della
guardia di finanza di Entrèves (Courmayeur) a oltre
4000 metri sulla cresta che
conduce alla vetta del Monte
Bianco. E salvati. Due alpinisti romani, Simona Santoro
di 46 anni, e Luca Barletta di
47, erano bloccati non distante dal Piton des Italiens, lungo la via italiana al Bianco.
Lei ferita a una caviglia, lui,
persi gli occhiali da ghiacciaio, accecato dal riverbero.
Erano partiti all’una di notte
dal rifugio Gonella (3701 metri) e alle 6, poco oltre il colle
delle Aiguilles Grises, Luca
Barletta è scivolato sulla ne-
SAGF ENTRÈVES
L’intervento della Finanza
ve di cresta e ha trascinato anche Simona per alcuni metri:
sono riusciti a fermarsi piantando le piccozze, ma lei ha
messo male un piede a causa
dello strattone e si è ferita. Una
guida alpina francese, non distante, li ha raggiunti, ha aiutato Barletta a recuperare Simona, poi ha scavato una buca in
cresta e ha messo gli alpinisti
in sicurezza.
Con il telefono è stato dato
l’allarme, ma l’elicottero, nonostante due tentativi, non è riuscito a raggiungerli a causa
delle forti raffiche di vento. Il
pilota è però riuscito a trasportare sei uomini della Finanza
in un zona meno impervia e riparata dal vento. Di lì la coppia
di romani è stata raggiunta a
piedi. I militari le hanno steccato la gamba ferita, quindi è
stata calata con le corde fino al
pianoro dove è poi tornato l’elicottero. Stessa manovra anche
[E.M.]
per Luca Barletta.
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Nascondeva dietro ai suoi
modi decisi un’umanità rara
che diventava infinita dolcezza con i più piccoli. Si è spenta suor Nemesia Mora, 86 anni, per 33 anni infermiera e
caposala in ospedale e poi
fondatrice dell’Ambulatorio
di pronta accoglienza che da
due decenni aiuta chi ha bisogno di assistenza sanitaria.
Era ricoverata a Veruno, nel
reparto di rianimazione, e
stava male da tempo.
Suor Nemesia, al secolo
Maria Mora, era nata da famiglia contadina a Santa
Cristina di Borgomanero, il
19 giugno 1930. A vent’anni è
entrata nella congregazione
delle Suore della Carità di
Sant’Antida e il suo primo
impegno è stato nell’assistenza ai bambini, in Lomellina e Monferrato. All’inizio
degli anni ’60 ha cominciato
a lavorare come infermiera
professionale all’ospedale
Maggiore di Novara, dove è
stata a lungo caposala nel
reparto di Prima Chirurgia
che gestiva con piglio instancabile.
Pensione, non riposo
Nel ’95, dopo trentatré anni
di servizio al Maggiore, è arrivato il momento della pensione ma non del riposo. Con
un gruppo di amici medici e
infermiere suor Nemesia ha
fondato l’Ambulatorio di
Pronta Accoglienza in via
Azario 18, al piano terra dello
stabile che ospita la Comunità di Santa Lucia. In poco
tempo il centro è diventato un
punto di riferimento per chi ha
bisogno di assistenza medica,
farmaci, vestiti, un posto dove
lavarsi o anche solo un consiglio. Una particolare attenzione, in questa struttura, è riservata agli extracomunitari che
arrivano in Italia privi di documenti e senza diritto all’ assistenza sanitaria: tutte le prestazioni sono a titoli gratuito.
L’anno seguente - alla vigilia
del Natale 1996 - a suor Nemesia con il gruppo di volontari
dell’ambulatorio di via Azario
viene assegnato anche il premio alla «bontà cristiana» della fondazione Cortinovis.
È il riconoscimento ad una
missione che non si ferma mai.
Ogni giorno, ogni anno aiuta
migliaia di persone, soprattutto mamme con bimbi piccoli.
La città le ha reso omaggio anche nel ’98 conferendole il Sigillum di Novarese dell’anno
insieme al partigiano-storico
Enrico Massara e a Catia Bastioli, allora direttrice generale di Novamont.
Nel 2011 nasce il Centro Infanzia Santa Giovanna Antida,
poi quattro associazioni hanno
dato vita ad un’unica entità di
aiuto alla maternità, all’infanzia e per il sostegno alle donne
in difficoltà, denominata «La
tenda di Sara». Una rete della
solidarietà che vede sempre al
centro suor Nemesia.
Il funerale sarà celebrato
domani: alle 10 un primo saluto a Miasino, alle 16 a Santa
Cristina di Borgomanero - il
suo paese d’origine - la cerimonia funebre officiata dal vescovo Franco Giulio Brambilla.
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