Scienza delle Finanze_2015

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SCIENZA DELLE FINANZE
Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche
Corso di Economia aziendale
Prof. MICHELE SABATINO
PARTE VI°
Imposte personali e
comportamenti individuali
Imposte personali e
comportamenti individuali
In Italia, nell’ultimo decennio, le aliquote e gli scaglioni dell’imposta
sul reddito delle persone fisiche sono stati più volte modificati con
l’intento di ridurre il numero di scaglioni e abbassare l’aliquota
marginale sui redditi più alti.
Questa tendenza è comune alle riforme adottate anche in altri
Paesi occidentali e la questione è oggetto di un acceso dibattito il
cui nodo fondamentale è se e come i comportamenti individuali
vengano modificati dalle imposte.
Chi è favorevole alle riduzione delle imposte sostiene che il sistema
fiscale ha un effetto negativo sulla crescita mentre al contrario altri
sostengono che le riduzioni di imposte non abbiano inciso sulla
crescita e sui comportamenti degli agenti.
Imposte personali e
comportamenti individuali
Vediamo di analizzare gli effetti delle imposte personali
sul reddito sulle decisioni riguardanti:
Offerta di lavoro
Risparmio
Abitazione
Modalità di investimento del capitale
L’offerta di Lavoro
Assumiamo che Ercole possa decidere quanto tempo dedicare
ogni settimana al lavoro e quanto al tempo libero. Nella figura che
segue le combinazioni di tempo libero e di reddito disponibili per un
individuo, dato il salario (s), sono rappresentate graficamente dalla
retta TD, che è il vincolo di bilancio (con inclinazione s).
Il punto scelto sul vincolo di bilancio dipende dalle preferenze
individuali che rappresentiamo con curve di indifferenza convesse,
indicate con i, ii e iii. Ercole massimizza la sua utilità quando si
trova nel punto E1 in cui dedica OF ore al tempo libero e FT ore al
lavoro, ottenendo un reddito OG.
Quali sono quindi gli effetti della tassazione sul reddito da lavoro,
con un’imposta proporzionale di aliquota t, che riduce il salario
orario a (1-t)s.
L’offerta di Lavoro
L’offerta di Lavoro
L’offerta di Lavoro
L’imposta ha avuto l’effetto di ridurre la sua offerta di lavoro da FT
a IT ore (e il reddito guadagnato da OG a OG’). Dobbiamo
concludere che un individuo “razionale” riduce sempre l’offerta di
lavoro se viene introdotta un’imposta proporzionale?
Consideriamo Poseidone, che ha esattamente gli stessi vincoli di
bilancio di Ercole, e che prima dell’imposta lavorava il suo stesso
numero di ore. Come mostra la figura che segue, quando viene
stabilita l’imposta, Poseidone aumenta le ore di lavoro da FT a JT.
Non c’è nulla di irrazionale in questo comportamento, poiché le
preferenze sono strettamente individuali, ciascuno può reagire
all’introduzione di un tributo decidendo di lavorare di meno, di più
o lo stesso numero di ore.
L’offerta di Lavoro
L’offerta di Lavoro
Questa apparente ambiguità deriva dal conflitto tra due effetti
provocati dall’imposta: l’effetto sostituzione e l’effetto reddito.
Quando l’imposta riduce il salario netto, il costo opportunità del
tempo libero diminuisce e quindi si tende a sostituire il lavoro con
il tempo libero (cosiddetto effetto sostituzione) riducendo
l’offerta di lavoro.
Contemporaneamente, l’imposta riduce il reddito individuale e, se
il tempo libero è un bene normale, questa perdita di reddito porta
a una riduzione del consumo di tempo libero, ceteris paribus. Ma
una riduzione delle ore dedicate al tempo libero equivale ad un
aumento di quelle dedicate al lavoro (effetto reddito).
I due effetti agiscono in direzione opposta e la teoria, da sola,
non è in grado di prevedere quale dei due prevarrà. E l’analisi
non cambia molto se si considera un’imposta progressiva.
Nel caso si imposta progressiva
Supponiamo che Ercole
lavori in un Paese con
una imposta sul reddito
progressiva a scaglioni.
Per i primi 5000 Euro
una imposta t1, per i
5000 euro successivi
una imposta t2 e per i
redditi superiori a 10.000
euro t3 con t1<t2<t3.
Con
l’introduzione
dell’imposta il vincolo di
bilancio è rappresentato
dalla linea spezzata
TLMN.
Fino a 5000 euro il costo opportunità del tempo libero è rappresentato
da (1-t1)s che corrisponde alla pendenza TL. Con reddito compreso tra
5000 e 10000 euro il costo opportunità è rappresentato da (1-t2)s che è
la pendenza di ML e infine con reddito superiore a 10000 euro il costo
opportunità è rappresentato da (1-t3)s che è la pendenza della MN.
Alcune avvertenze
L’analisi precedente ignora gli effetti che la variazione
dell’offerta di lavoro può avere sulla domanda. Se le
aziende riescono ad assorbire la nuova offerta di lavoro
non ci sono problemi. Diversamente all’aumentare delle
ora offerte, si riduce il salario offerto dalle imprese al
lordo delle imposte.
Questo meccanismo attenua l’effetto provocato dalla
riduzione dell’imposta e l’effetto finale sulle ore dedicate
al lavoro è inferiore a quanto precedentemente indicato.
Alcune evidenze empiriche chiariscono che le decisioni
individuali relative all’offerta di lavoro dipendono dal
salario al netto delle imposte e dalla curva di indifferenza
tra ore lavorate e tempo libero e che queste sono diverse
a seconda delle distinzioni si sesso, età, stato civile, ect..
Alcune avvertenze
-
-
-
Altre avvertenze riguardano
le reazioni individuali e le reazioni di gruppo;
altre dimensioni dell’offerta di lavoro che non siano
solo le ore di lavoro offerte ma anche dalla qualità e
formazione del lavoratore (e dei benefici futuri dati
dalla partecipazione alla formazione (Benefici-Costi));
forme alternative di retribuzione (incentivi alla
produttività, facilitazioni , benefits, ect..)
la destinazione delle entrate tributarie (spesa pubblica).
Es. Se vengono destinate a strutture ricettive aumenta
la domanda di tempo libero se ai servizi per l’infanzia
potrebbe aumentare la domanda di lavoro.
Offerta di
lavoro e
gettito
tributario
Dopo aver valutato la connessione tra offerta di lavoro e regimi fiscali
vediamo adesso come varia il gettito al variare delle aliquote.
Consideriamo la curva di offerta di lavoro OL che rappresenta l’offerta di
lavoro ottimale per ciascun livello di salario al netto delle imposte. Le ore
di lavoro aumentano all’aumentare del salario netto (e quindi al ridursi
dell’imposta). Il salario pre-imposta è associato a Lo. All’introduzione di
una imposta t e all’ulteriore incremento fino a t3 i lavoratori riducono
talmente il numero di ore da arrivare quasi a non produrre.
Offerta di lavoro e gettito
tributario
Se l’imposta è 0 l’offerta di lavoro si collocherà a
livello di Lo e il salario s. Se l’imposta è t1 il salario
netto sarà (1-t1)s, l’offerta di lavoro L1 e il gettito
fiscale pari all’area abdc. Se l’imposta è t2 il salario
netto sarà (1-t2)s, l’offerta di lavoro L2 e il gettito
fiscale pari all’area eakf (maggiore dell’area abdc).
Se l’imposta è t3 il salario netto sarà (1-t3)s, l’offerta
di lavoro L3 e il gettito fiscale pari all’area haji
(minore dell’area eakf). Ad un’aliquota del 100% ai
lavoratori
non
rimarrà
nulla
ma
contemporaneamente il gettito fiscale sarà pari a 0.
La riduzione del gettito fiscale si verifica al livello di
imposta tA e di offerta di lavoro LA. Oltrepassato
quel punto il gettito si riduce.
Offerta di lavoro e gettito
tributario
Il grafico appena illustrato è al centro di un acceso
dibattito politico nato da un’affermazione molto nota di
Arthur B. Laffer, secondo il quale negli anni ’70 le aliquote
d’imposta degli Stati Uniti erano così alte che se fossero
state ridotte, l’effetto positivo sull’offerta di lavoro avrebbe
permesso di recuperare il gettito “perso” riducendo le
aliquote.
L’idea secondo la quale la riduzione dell’aliquota fiscale
non necessariamente riduce le entrate tributarie dello
Stato è fondamentale per la cosiddetta Supply side
economics (Economia dell’offerta), approccio teorico
sposato dall’amministrazione Reagan.
La curva di Laffer
Le entrate tributarie aumentano all’aumentare dell’aliquota
fino al raggiungere un livello massimo in corrispondenza
dell’aliquota tA. In seguito cominciano a diminuire fino a
zero.
La curva di Laffer
•
•
•
A proposito del dibattito che tutt’oggi suscita la curva di Laffer,
può essere utile ricordare che:
la relazione tra ore di lavoro offerte e salario netto ha la forma
della curva prevista da Laffer solo se prevale l’effetto
sostituzione;
per ogni variazione dell’aliquota, l’aumento o la diminuzione del
gettito dipendono dalla misura in cui la variazione di ore lavorate
compensa la variazione dell’aliquota stessa, ossia dall’elasticità
dell’offerta di lavoro al salario netto. Quindi la forma della curva
di Laffer dipende dall’elasticità del lavoro rispetto al salario netto;
anche se la curva di Laffer, almeno in linea di principio, è
giustificabile, stabilire se l’economia stia operando realmente a
destra del punto tA è una questione empirica di difficile soluzione;
La curva di Laffer
•
è opinione generalmente accettata che le elasticità
complessive siano alquanto modeste ed è quindi plausibile
che l’economia non stia operando a destra del punto tA. In
altre parole, è difficile che una riduzione generale delle
aliquote d’imposta non si traduca in riduzione di gettito.
Perché ci sia un incremento di gettito è necessario che la
riduzione delle aliquote d’imposta faccia aumentare l’offerta di
lavoro in maniera così consistente che la più ampia base
imponibile così creata generi un maggior gettito, nonostante
le ridotte aliquote;
La curva di Laffer
•
le persone possono sostituire il salario con forme di reddito
non soggetto a imposte, perciò, anche se l’offerta di lavoro
resta fissa, il gettito può ugualmente diminuire. In
particolare, le persone che appartengono alle fasce di
reddito più alte, possono sostituire il reddito da lavoro con
reddito da capitale, decidendo di investire su attività i cui
rendimenti siano tassati meno del lavoro. Quest’ultima
considerazione propone un argomento indubbiamente
corretto e importante ai fini delle politiche tributarie:
l’aliquota d’imposta che massimizza gli introiti non è la
medesima per tutte le fasce di reddito o per tutti i tipi di
reddito.
Decisioni sul Risparmio
Un altro tipo di comportamento che può essere
modificato dal sistema tributario è la propensione al
risparmio. Tali decisioni si basano sul modello del
ciclo vitale, secondo cui gli individui pianificano le
loro decisioni di consumo e di risparmio considerando
tutta la loro vita. Si risparmia e si consuma non
tenendo conto solo del reddito dell’anno in corso ma
anche dei redditi che si prevede avere in futuro.
L’impatto dell’imposta sul reddito sulle decisioni di
risparmio si rifà a quelle presentate in precedenza con
il vincolo di bilancio di consumi futuri e presenti
(analisi del sistema previdenziale).
Vincolo di bilancio per il consumo
presente e futuro
L’inclinazione della
NM è il costo di 1
euro di consumo al
presente diviene
1+r euro di
consumo nel futuro
(Costoopportunità).
Vincolo di bilancio
intertemporale
Vincolo di bilancio per il
consumo presente e futuro
Per determinare la scelta
sulla NM il consumatore
ha delle preferenze sul
consumo
futuro
e
presente, rappresentate
da curva di indifferenza.
Le curva che si trovano
più in alto rappresentano
livelli di utilità più elevati.
Nel caso specifico l’utilità
sarà massimizzata nel
punto E1 dove consuma
c0* e c1*. In questo caso
che c0* è inferiore al Io il
consumatore risparmierà
I0-c0 viceversa si sarebbe
indebitato.
Decisioni sul Risparmio
La decisione di risparmiare per il futuro cambia a seconda
che viene introdotta una imposta sul capitale e che gli
interessi siano deducibili o meno.
Nel caso gli interessi sia tassati e gli interessi passivi siano
deducibili. La tassazione sugli interessi può aumentare o
ridurre il risparmio a seconda delle preferenze degli individui.
Tutto dipende dall’ambiguità dei due effetti (sostituzione e
reddito). Da un lato la tassazione del reddito da capitale
riduce il costo opportunità del consumo presente e fa
diminuire il risparmio (effetto sostituzione). Dall’altro
l’imposta rende più difficile l’obiettivo di consumo futuro e
quindi fa aumentare il risparmio.
Nel caso di interessi non deducibili. Quando gli interessi attivi
sono tassati mentre quelli passivi non sono deducibili il
vincolo di bilancio diventa una retta spezzata i cui effetti sono
ambigui e anche in questo caso dipendono dalla prevalenza
dell’effetto sostituzione o dell’effetto reddito.
Le decisioni di risparmio in presenza di
imposta con interessi passivi deducibili
Le decisioni di risparmio in presenza
di imposta con interessi passivi
non deducibili
Decisioni sul Risparmio
Dal punto di vista politico la tassazione sui
redditi di capitale è oggetto di ampio dibattito.
Chi la contesta sostiene che le imposte
scoraggino il risparmio e quindi il capitale
disponibile
mentre
coloro
a
favore
sostengono che non è per nulla ovvio che le
imposte riducano i risparmi e che comunque il
mercato è così competitivo (e aperto) che
l’introduzione di una imposta non crea uno
squilibrio tra offerta e domanda di capitali.
Decisioni riguardanti
l’Edilizia abitativa
Vediamo adesso se il sistema tributario favorisce o
meno l’investimento nell’edilizia abitativa (Gli effetti
prodotti dall’imposta sul reddito sull’investimento in
abitazioni).
Marcello possiede una casa e riceve un canone di
affitto R al netto delle spese di manutenzione. Per
acquistare la casa intanto ha fatto un mutuo sul quale
paga gli interessi I. La casa con il tempo acquista
valore ∆V. Il Reddito netto sarà:
Rnetto = R – I + ∆V
Marcello potrebbe decidere di viverci piuttosto che
affittarlo. Comunque è come se ricevesse un Reddito
figurativo che va tassato (in alcuni Paesi non è
tassato).
Decisioni riguardanti
l’Edilizia abitativa
Se il reddito/affitto figurativo percepito dai
proprietari non è tassato e non è incluso nella
base imponibile (il caso italiano) significa che il
sistema tributario sovvenziona l’occupazione
delle abitazioni da parte dei proprietari.
Negli Stati Uniti tra l’altro gli interessi passivi e le
imposte
sul
patrimonio
sono
deducibili
dall’imposta sul reddito. Tutto ciò rende
conveniente (abbassa il prezzo) il possesso
dell’abitazione e aumenta la domanda di case
occupate dai proprietari.
Tassazione e composizione
del portafoglio
È idea diffusa che mantenere un livello di imposte basse
(soprattutto sui guadagni in conto capitale) favorisca gli
investimenti in attività rischiose. Infatti, perché correre il rischio
di un investimento incerto se gli eventuali guadagni saranno
decurtati dal fisco?
In realtà il problema è decisamente più complicato. Gli studi più
recenti sulla relazione tra imposte e composizione del
portafoglio si basano sull’analisi di Tobin: le decisioni su come
investire sono prese in base a due variabili, il rendimento atteso
dell’attività e la rischiosità di tale rendimento.
A parità di altre condizioni, gli investitori preferiscono investire in
attività ad alto rendimento, ma poiché sono avversi al rischio,
preferiscono le attività più sicure.
•
Tassazione e composizione
del portafoglio
Supponiamo ora di avere due attività: la prima è assolutamente
sicura ma con tasso di rendimento pari a zero; la seconda è
un’obbligazione che in media ha un tasso di rendimento positivo,
ma è rischiosa, ovvero c’è la probabilità che il prezzo scenda e
che l’investitore subisca una perdita.
L’investitore può regolare il rendimento e il rischio sull’intero
portafoglio, detenendo combinazioni diverse delle due attività, e i
due casi estremi sono quelli di detenere solo l’attività sicura
(niente rendimenti, ma nessun rischio) o di detenere solo l’attività
rischiosa (alti rendimenti, ma alto rischio).
L’investitore normale detiene una combinazione di entrambe le
attività stabilita in base alle proprie preferenze.
•
Tassazione e composizione
del portafoglio
Supponiamo che venga adottata un’imposta sul rendimento di
entrambe le attività e che sia prevista una totale
compensazione della perdita, ossia che le perdite possano
essere dedotte dal reddito imponibile.
Poiché l’attività sicura ha un rendimento pari a zero, l’imposta
non ha alcuna conseguenza e il rendimento rimarrà sempre
zero. Invece se l’attività rischiosa ha un tasso di rendimento
positivo, l’imposta lo diminuirà rendendo l’attività rischiosa meno
attraente rispetto a quella sicura. L’imposta però riduce anche la
rischiosità perché riduce le perdite qualora queste si verifichino.
Ne consegue che questo tipo di tassazione ha come effetto che
più attività rischiose siano detenute dagli investitori.