Marangoni «apre», parte la trattativa

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Transcript Marangoni «apre», parte la trattativa

Rovereto
l'Adige
MARANGONI
martedì 21 giugno 2016
29
Ieri il vertice con l’azienda, che ha accettato di rinviare la È il primo passo avanti da mesi. Per adesso niente
discussione sul contratto integrativo. I sindacati: «Era un scioperi o azioni di lotta. Si torna al tavolo venerdì
macigno che impediva di discutere. Adesso non c’è più» prossimo. Ravelli (Cisl): «Da oggi è finito il bluff»
«Integrativo salvo, ora si può trattare»
Provincia in campo con un piano sociale:
progetti di ricollocazione per i licenziati
CHIARA ZOMER
«Ok. Togliamolo pure dal tavolo». Con queste parole l’amministratore delegato Marangoni
Massimo De Alessandri ha concesso ai sindacati quello che loro ritenevano preguidiziale ad
ogni trattativa: l’accantonamento del tema sul contratto integrativo. Una cifra fissa (da 2 a
3 mila euro per dipendente) che
l’azienda vuole indicizzare ai risultati di bilancio dello stabilimento, secondo uno schema
per cui in caso di risultati negativi non verrebbe pagato. Un totem intoccabile, per i sindacati.
O quantomeno non discutibile
mentre, in parallelo, si parla di
esuberi. Ecco, con questo passo indietro dell’azienda (non ha
cancellato il tema, l’ha però rinviato al futuro), la trattativa sugli esuberi Marangoni forse non
ha fatto passi avanti, ma può
quantomeno cominciare. In un
orizzonte comunque difficile,
ma meno tragico di giorni fa.
Anche perché ieri, al tavolo con
sindacati e azienda, c’erano i
dirigenti provinciali. Che hanno
Nella foto a
fianco i
sindacati (di
spalle Cerutti
della Cgil e
Mura dei
Cobas)
mentre, ieri
mattina,
illustravano ai
lavoratori
l’esito
dell’incontro
con l’azienda
annunciato la seconda novità
della giornata. La Provincia sta
lavorando ad un piano sociale
per il ricollocamento degli esuberi Marangoni: un progetto ad
hoc - analogo a quello per Whirpool e Gallox - che permetta
l’accompagnamento dei licen-
ziati in un percorso di riqualificazione capace di farli sfociare
in nuove assunzioni. Una chimera? Più che altro una corsia
preferenziale. Perché in materia
di politica industriale, il nuovo
approccio della Provincia ormai
è chiaro: se ci sono le condizio-
IL CASO
ni si mettono a disposizione gli
stabilimenti di proprietà pubblica, in cambio di garanzie occupazionali e, spesso, dell’impegno a pescare i nuovi assunti
dalle liste di mobilità. Esempi
e ne possono fare tanti, su tutte
la Mariani, su cui gli ex operai
Gallox ripongono tante delle loro speranze. Quanto siano concrete le possibilità offerte dal
mercato su cui la Provincia può
mettere parola, tuttavia, per ora
non è dato sapere. Il piano sociale, questo l’annuncio di ieri,
è in fase di elaborazione. Ma è
già qualcosa.
Davanti a queste due novità, i
sindacati - ieri all’incontro, oltre
alla Rsu, anche Mario Cerutti
(Cgil), Antonio Mura e Giovanni
La Spada (Cobas), Marco Ravelli (Cisl) e Alan Tancredi (Uil)
- sono usciti con un barlume di
ottimismo. «C’era un macigno
sulle trattative, quello sull’integrativo. L’azienda l’ha tolto»,
osservava Mura (Cobas). E ancora, Cerutti (Cgil): «La mobili-
tazione ha avuto risultati». Fiduciosi che si possa andare
adesso ad una trattativa seria,
anche Tancredi (Uil) e Ravelli
(Cisl), sebbene quest’ultimo osservi che a pensar male si nota
che i conti non tornano: «L’ultimo documento ufficiale che
abbiamo firmato, quello sulla
cassa integrazione dello scorso
agosto, parlava di 50 esuberi.
In quest’anno sono stati sparati
numeri, è spuntato il problema
dell’integrativo. Adesso siamo
tornati a 50 esuberi. Ecco, forse
oggi si è sgonfiato il bluff».
Che si bluff si sia trattato veramente o meno, resta il nocciolo:
ora si tratta. Venerdì il primo
incontro. E certo non sarà l’ultimo.
Un mese e 10 giorni di prognosi per i proprietari aggrediti domenica
«È un cane che aveva già morso»
Aveva già morso il cane che
domenica sera ha aggredito i
suoi proprietari nella casa
dove vivono, a Sant’Ilario. Un
anno fa li aveva attaccati
proprio come ha fatto l’altra
sera e il canile di Rovereto, al
quale era stato
temporaneamente affidato
anche in quell’occasione,
aveva consigliato ai suoi
proprietari di tentare un
percorso per rieducarlo. «Nel
frattempo però il cane - un
boxer di grossa taglia, di
quasi 50 chili - si era rilassato
e lo avevano gestito in
sicurezza» spiega Pierluigi
Raffo, responsabile del canile
di Rovereto che ora si trova
nuovamente a contatto con
l’animale.
I proprietari del boxer, un
uomo di sessant’anni ed una
donna di 39, già durante la
serata di domenica sono
potuti tornare a casa: i
medici del pronto soccorso
del Santa Maria del Carmine
che li hanno medicati hanno
stimato una prognosi di 30
giorni per lui e 10 giorni per
lei. L’uomo, secondo quanto
è stato ricostruito dagli
agenti della polizia locale
intervenuta quando è stato
dato l’allarme assieme ai
volontari dei vigili del fuoco,
è stato morso al tallone.
Quando il cane lo ha assalito
però dev’essere anche
caduto in malo modo, perchè
si è procurato anche una
frattura che ha aumentato i
suoi giorni di prognosi, oltre
a quelli necessari per curare
le ferite causate dal morso.
La donna invece è stata
morsa a braccia e gambe,
fortuntamente non in modo
grave. Era intervenuta per
cercare di salvare il suo
compagno preso di mira
dall’animale.
«Ora il cane si trova nella
nostra struttura perché dopo
l’accaduto il figlio dei
proprietari non se l’è sentita
di tenerlo a casa: lui era
molto agitato ed il cane è
tutt’ora terrorizzato»
racconta ancora Raffo. «Ha
paura dei rumori e delle
persone, stiamo cercando di
farlo rilassare ma guarda nel
L6062103
vuoto. Del resto quando
aveva cinque anni è stato
massacrato dai ladri che
erano entrati in casa».
Ad effettuare la verifica
comportamentale del cane,
ora, ci penserà l’Azienda
sanitaria. Tra dieci giorni,
come prevede la legge. In
questi casi l’animale può
rimanere con i padroni (ma
non può interagire con altri
animali) oppure trascorrere
il periodo di osservazione
nel canile, attrezzato e con
personale competente. Così
sarà per il boxer.
Copia di b9ccb9a79d65f3c56f205a7a95adec0a
Rovereto
TRENTINO MARTEDÌ 21 GIUGNO 2016
■ Indirizzo
[email protected]
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■ Fax
0464/434020
30
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Marangoni «apre», parte la trattativa
LA VERTENZA L’INCONTRO IN CONFINDUSTRIA
L’azienda rinuncia a ridiscutere l’integrativo, sul piatto restano 76 esuberi: la Provincia propone ricollocamenti mirati
di Giuliano Lott
◗ ROVERETO
La prima novità sortita dall’incontro di ieri (il decimo, con
buona approssimazione, in poche settimane) tra sindacati e dirigenza Marangoni alla sede di
Confindustria è che dopo le
schermaglie è iniziata la trattativa vera. La seconda novità è che
l’azienda ha accettato di rimangiarsi la proposta sul contratto
integrativo (che l’ad De Alessandri voleva vincolare ai risultati
di bilancio). Ciò che non cambia, almeno per il momento, sono i numeri. La base su cui si discute sono dunque 76 esuberi,
di cui 48 previsti già a decorrere
dal 25 agosto, cioè al termine
della cassa integrazione. Di questi 48, meno di dieci potrebbero
raggiungere i requisiti per la
pensione nell’arco del periodo
di mobilità. Vale a dire che i numeri “reali” da ricollocare per la
prima frazione di licenziamenti
sono circa 40. Per questi lavoratori i sindacati hanno chiesto
che con il supporto della Provincia venga applicata una formula
“sul modello Whirlpool”: i dipendenti licenziati devono venire accompagnati in un percorso
di riqualificazione mirata per
poter venire riassunti da un’altra azienda - una o più possibili
attività sostitutive - che avrebbe
il vantaggio di trovarsi in loco
personale formato “su misura”.
Nel frattempo, i sindacati chiedono all’azienda di utilizzare
tutte le opportunità contrattuali
per limitare il numero degli esuberi, offrendo anche incentivi
all’esodo, ai restanti 28 che verrebbero licenziati tra un anno:
contratti di solidarietà per tutti
loro e mobilità volontaria (dietro incentivi aziendali), mentre
in azienda bisogna trovare soluzioni per limitare in maniera ulteriore le fuoriuscite (nell’ottica
di scendere sotto quota 28), anche attraverso l’impiego del
part-time. Finora le offerte di
Marangoni non hanno raccolto
alcun gradimento, ma il motivo
è autoevidente: l’azienda aveva
proposto una dozzina di posti
di lavoro nello stabilimento di
Parma, ma chi avesse accettato
doveva essere disposto a ricostruirsi una vita in Emilia, dato
che il pendolarismo Parma-Rovereto non è proponibile. Il risultato - non serviva un esperto
bookmaker per indovinarlo - è
stato che nessuno ha accettato,
e quindi questi posti di lavoro alternativi esistono solo sulla carta.
Certo, se la situazione inizia a
delinearsi non significa affatto
che sia risolta: 76 licenziamenti
nell’arco di 12 mesi rimangono
un emorragia occupazionale difficile da arginare senza una strategia, tanto più che sul futuro di
Marangoni le ombre non si sono affatto diradate, seminando
preoccupazione anche tra chi rimane. Ma è questo è solo il primo incontro in cui si entra nel
merito della questione, in calendario ne è stato già fissato un altro per venerdì. «La pesantezza
dei problemi e le difficoltà dell'
azienda ovviamente rimangono
ma, grazie alla determinazione
dei lavoratori, si inizia a delineare un approccio nuovo, indubbiamente diverso dal precedente. Rimaniamo convinti che il
dialogo e la coerenza tra le parti,
possano contribuire al raggiungimento di un'intesa capace di
tutelare tutti i lavoratori e di dare una prospettiva alla Marangoni» commenta Mario Cerutti
(Cgil), mentre Alan Tancredi
(Uil) osserva che «la trattativa si
poteva iniziare prima, finora si
partiva da “esuberi zero”. Ora
dobbiamo arrivare a un accordo prima che l’azienda faccia di
testa sua. E non illudiamoci
sull’integrativo, l’azienda l’ha
solo accantonato per il momento». Non canta vittoria neanche
Antonio Mura dei Cobas:
«L’obiettivo è continuare a erodere il numero degli esuberi. È
importante l’apertura della Provincia a uno scenario diverso,
ma vedremo venerdì se si riescono a fare passi avanti»
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ieri in fabbrica otto ore di sciopero. Venerdì nuovo incontro tra le parti per gestire l’emorragia occupazionale
Tira sassate alle auto: denunciato
Si è spenta serenamente
PAOLA DE ECCHER
ved. PIETROPAOLO
L’uomo, ubriaco fradicio, ha danneggiato alcune macchine in sosta
◗ ROVERETO
Il Millennium Center
Per usare un eufemismo,
l’uomo era piuttosto alticcio.
Solo così si spiega la furia con
cui si è accanito contro le auto mentre si trovava davanti
al Fashion Cafè del Millennium Center, la sera di venerdì. L’uomo è stato notato
mentre del tutto fuori di sé
raccattava da terra dei sassi
scagliandoli contro le auto e i
mezzi di passaggio.
Secondo alcuni testimoni,
a furia di tirare sassate avrebbe centrato anche degli autobus in transito su via del Garda, ma per fortuna senza provocare gravi danni. Quando
invece la rabbia si è scaricata
sulle auto in sosta, il giovane
è riuscito a sfondare il lunotto posteriore di una macchina prima che arrivasse la volante del commissariato, avvisata da alcuni clienti del locale.
Gli agenti hanno placcato
l’uomo, trentasei anni, tunisino ma residente a Rovereto, e
fino a venerdì sera incensurato, prima che se la prendesse
con una Porsche Cayenne
parcheggiata vicino al bar.
Salvato il costoso Suv da danni certi, gli agenti hanno portato l’esagitato tunisino in
commissariato e dopo averlo
identificato lo hanno denunciato a piede libero per danneggiamenti.
Il LUTTO
Addio a Paola Pietropaolo, fondatrice della coop La Casa
◗ ROVERETO
Paola de Eccher Pietropaolo
“Andate avanti senza paura. Io sono dietro a voi sempre come un Mosè orante!”
AL MILLENNIUm CENTER
Si è spenta ieri, a 94 anni, Paola
de Eccher in Pietropaolo: era stata la cofondatrice della cooperativa La casa, di cui era stata presidente nella prima fase. I funerali
si terranno domani alle 17 nella
chiesa di San Giuseppe al Brione, la salma verrà poi tumulata a
Sciconi in Calabria, località di
cui era originario il marito e dove la coppia trascorreva le estati.
Al mare calabrese Paola De Eccher era legatissima, e ci tornerà
nei prossimi giorni, dove verrà
seppellita, nella villa di famiglia.
Infermiera professionale, venne
coinvolta dal dottor Gino Burattoni sul finire degli anni Ottanta
in un progetto innovativo. Si
trattava di costruire un nuovo
servizio di assistenza domiciliare, che rispondesse ai nuovi bisogni delle famiglie. Burattoni,
ideatore della cooperativa, volle
proprio Paola de Eccher al suo
fianco, per fondare la cooperativa, per le sue doti umane e professionali. In precedenza De Eccher aveva diretto una clinica,
acquisendo competenze importanti per la nascente cooperativa Le prime riunioni, con il primo nucleo di volontari, si tenevano proprio nella casa della signora. «Assieme a lei cominciammo a fare una bozza di statuto, ad organizzare le prime attività - ricorda il medico - io non
potevo fare il presidente, in
quanto medico. Proposi quindi
lei». Paola de Eccher fu la prima
presidente della cooperativa La
Casa, nei suoi primi anni di attività. «Aveva grandi capacità di
dialogo - la ricorda ancora Burattoni - era caratterizzata da una
grande umanità. Volevamo affiancare l'assistenza alla comprensione umana, alla condivisione. Questa attenzione sul piano umano mancava, e se ne sente il bisogno anche adesso, anche nel mondo delle cooperative», commenta Burattoni. La cooperativa La Casa da qualche anno si è fusa con la cooperativa La
Strada ed ha dato vita alla cooperativa Vales.
(m.s.)
di anni 94
Lo annunciano
i figli Francesco, Teresa e Adelaide
con Valeria, Michele e i nipoti
Fiammetta, Federico, Ellida, Carlo
e Gregorio.
Rovereto, 20 giugno 2016
Il funerale avrà luogo mercoledì 22 giugno alle ore 17.00 nella
chiesa parrocchiale di S. Giuseppe.
Un ringraziamento particolare a Laila e al personale della cooperativa
sociale S.P.E.S. della RSA Solatrix.
LA PRESENTE SERVE QUALE PARTECIPAZIONE E RINGRAZIAMENTO
On. Fun. Feller - Rovereto-Nomi - Tel 0464 423300
I Consigli di Amministrazione, i soci, i dipendenti e i volontari
delle Cooperative Sociali Vales e Alisei sono vicini ai familiari
per la scomparsa della cara Presidente e Fondatrice della
Cooperativa Sociale La Casa, signora
PAOLA DE ECCHER PIETROPAOLO
Facendo propri i suoi insegnamenti ed il suo pensiero le
Cooperative Vales e Alisei si impegneranno a ricordarla
attraverso l’impulso della propria azione favorendo progetti di
promozione e inclusione sociale.
Le Cooperative Sociali Vales e Alisei
Rovereto, 21 giugno 2016
ACCETTAZIONE TELEFONICA NECROLOGIE
800.700.800
ALTO ADIGE
Il servizio è operativo
TUTTI I GIORNI
COMPRESI I FESTIVI
DALLE 10 ALLE 20
PAGAMENTO TRAMITE
CARTA DI CREDITO:
VISA, MASTERCARD,
CARTA SÌ
A.MANZONI&C.
Operatori telefonici qualificati
saranno a disposizione per la dettatura
dei testi da pubblicare
Si pregano gli utenti del servizio
telefonico di tenere pronto
un documento di identificazione
per poterne dettare gli estremi
all’operatore (ART. 119 T.U.L.P.S.)
Via R.da Sanseverino, 29 - 38121 Trento
Tel. 0461/38.37.11 - Fax 0461/39.06.38
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Corriere del Trentino Martedì 21 Giugno 2016
TN
Economia
«Gpi punta a 130 milioni di ricavi
I dipendenti oltre quota 3000»
Manzana: dobbiamo crescere a livello europeo. Via libera al cda di manager
Il gruppo Gpi — informatica nell’ambito sanitario
— si lancia verso il traguardo
dei 130 milioni fatturato come
previsione nel 2016. Il presidente e amministratore delegato, Fausto Manzana, è ottimista: «Entro fine anno supereremo i 3000 dipendenti a livello di gruppo». A Trento il
personale è di circa 300 unità.
Il gruppo Gpi, che ha il
quartier generale a Trento
sud, ha chiuso il 2015 con un
valore della produzione complessivo di 98,2 milioni di euro, in crescita del 33% rispetto
all’anno precedente (a quota
73,9 milioni). Avanza anche il
margine operativo lordo, che è
passato da 12,4 a 16,3 milioni.
L’utile d’esercizio si attesta a
1,6 milioni.
Il 2015 ha rappresentato un
anno «eccezionale» per ciò
che concerne gli investimenti
industriali e le operazioni di
M&A (fusioni e acquisizioni),
che hanno raggiunto la soglia
di 21,7 milioni complessivi. Il
perimetro delle controllate si è
esteso a tre nuove società. Per
il 2016, oltre ai ricavi a oltre 130
milioni, l’Ebitda è atteso a
quota 21,7 milioni, pari al
16.6% del valore della produzione.In forte crescita anche il
TRENTO
1,6
milioni
L’utile di Gpi
nell’esercizio
2015
300
addetti
La forza lavoro
nella sede di
Trento
193
Leader
Il presidente di
Gpi Fausto
Manzana
(Foto
Rensi)
numero di dipendenti e collaboratori: a fine 2015 le risorse
in organico erano 2.601, pari a
1.124 collaboratori in più rispetto al 2014.
«A questo punto non abbiamo alternative: dobbiamo diventare un’azienda a livello europeo» dice Manzana. Per
questo occorre un progressivo
consolidamento della società,
la soddisfazione più grande è
quella di veder camminare da
soli i proprio figli». Per questo
verrà costituito un board sempre più composto di manager
competenti, che sappiano far
crescere l’azienda, «pur mantenendo testa e cuore a Trento». In prospettiva il gruppo
ha elaborato un piano strategico che guarda al 2018 e dispone la suddivisione in 5 aree di
business: sistemi informativi,
milioni
La previsione di
fatturato nel
piano che
arriva al 2018
servizi per la sanità, servizi
professionali It, monetica e logistica. La previsione nel 2018
è di arrivare a circa 193 milioni
di euro di valore della produzione, con quasi 40 milioni di
Ebitda. Il personale dovrebbe
crescere fino a oltre 3500 unità. Si contano al momento 21
filiali in tutta Italia, accanto a
due in Germania, una negli
Emirati Arabi, Mozambico,
Brasile e Cile. Infine sono in
programma aperture in Inghilterra e Stati Uniti.
Il presente e il futuro del
gruppo sono lo specchio di un
importante «percorso di crescita intrapreso in questi anni .
Nonostante una congiuntura
nazionale decisamente complessa, siamo soddisfatti dei
risultati realizzati e soprattutto di quanto il mercato continui ad apprezzare le competenze, il know-how e la qualità
costruiti nel tempo» dice
Manzana.
Sul fronte finanziario nel
2015 il Gruppo ha rafforzato la
propria struttura patrimoniale, con l’emissione di un minibond (a dicembre) per 4,75
milioni di euro, sottoscritto
anche dal Fondo Strategico del
Trentino, da FinInt Finanziaria
Internazionale e Anthilia Capital Partners. All’inizio del 2016
la replica: un ulteriore minibond, per un controvalore di
15 milioni, sottoscritto da Anthilia per 12 milioni, con la
presenza del Fondo strategico
anche in questo caso. Sempre
nel 2015 il Gruppo si è aggiudicato un appalto di 6 anni per la
gestione di «Lombardia Contact», uno dei più grandi contact center italiani.
Enrico Orfano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marangoni: torna la via soft, senza limare l’integrativo
Incontro con i sindacati in Confindustria. «Adesso finalmente inizia la vera trattativa»
CORRIERE DEL TRENTINO 21 GIUGNO 2016 PAG. 11
Si potrebbe riavvolgere
il nastro e riportare la crisi Marangoni indietro di un anno.
Ieri in Confindustria la trattativa vera è iniziata. L’azienda,
dopo aver aperto la procedura
di mobilità per 76 licenziamenti, ha proposto di tornare
alla versione «soft», con 48
esuberi che potenzialmente
potrebbero essere ridotti a 25.
E senza parlare di integrativo.
«L’azienda unilateralmente
può sempre disdire l’integrativo — ricorda Marco Ravelli
della Femca Cisl — ma intanto
si riparte». La base è quella
dell’accordo «soft»: 48 esuberi, con 9 che maturano i requiTRENTO
Vertenza
l L’aut aut
della
Marangoni: o
80+40 esuberi,
oppure 48+20,
con un anno di
«solidarietà». Il
tutto rendendo
variabile
l’integrativo
l Aperta la
mobilità per 76
(prima ipotesi).
Ieri però la
schiarita
siti per la pensione, una decina che potrebbero andare a lavorare a Parma e 4 alla Marangoni Meccanica. Più un anno
di solidarietà. La proposta non
era stata accolta perché legata
alla revisione dell’integrativo,
che ora la Marangoni ha deciso di mettere tra parentesi.
«Ricordo che i documenti ufficiali sono rimasti fermi ai 50
esuberi previsti a fine cassa
straordinaria dopo Ferragosto.
Bene, a quel punto siamo tornati» ripete Ravelli. Venerdì
prossimo l’intesa potrebbe essere già firmata, anche se più
realisticamente ci vorrà ancora
qualche settimana. Quello che
Palazzo Stella Ieri una delegazione di dipendenti è
arrivata a Trento, durante lo sciopero
sorprende è che l’azienda possa passare repentinamente da
un quadro all’altro. Quasi che
le minacce catastrofiche fossero state fatte per poi far passare come un sacrificio accettabile quello che in realtà da oltre un anno era stato preventivato. «Dopo molto tempo
perso per fortuna è iniziata la
trattativa vera» dice Alan Tancredi della Uiltec, che chiederà
di «rendere di lunga durata le
ricollocazioni promesse». Cgil
e Cobas, dopo aver insistito a
lungo su «esuberi zero», pare
siano tornati a trattare.
E. Orf.
«Prendiamo atto con rammarico che mancano gli elementi per integrare i due gruppi»
trale banca dà l’ultimatum a Iccrea: «Il primo luglio verrà convocata una riunione straordinaria». In quell’occasione ci saranno «definitive e improrogabili
decisioni» sulla costituzione o
meno di un gruppo alternativo a
quello unico nazionale. Intanto
però ieri Alessandro Azzi da Napoli diceva: «Non c’è spazio per
due capogruppo: si aprirebbe
una competizione interna».
Ieri mattina il cda di Ccb, guidato da Giorgio Fracalossi, doveva decidere come comportarsi
nel braccio di ferro con Iccrea.
La metafora del vice Carlo Antiga è di tipo calcistico: «Siamo
arrivati ai supplementari, ma
non ci saranno i rigori: decideremo prima». Lui aveva chiesto
«più coraggio» perché Trento
decidesse una buona volta di
andare per conto proprio. Ora
c’è un ultimatum, ma è chiaro
che non si vuole ancora «creare
una vera frattura». «C’era un documento sulla fusione, condiviso dalle presidenze di Ccb, Iccrea e Federcasse. I rispettivi
passaggi in cda però non sono
riusciti tutti. E Iccrea ha proposto un altro testo, inguardabile». Ora la «fibrillazione è terribile: anche chi voleva il gruppo
unico è preoccupato», continua.
Il cda di Ccb ieri «ha preso atto con estremo rammarico che
non sussistono gli elementi
concreti per realizzare l’integrazione fra il gruppo Ccb e il gruppo Iccrea Holding, condizione
necessaria ma non sufficiente
per il Gruppo unico bancario
cooperativo». Quindi ieri ha valutato «le tappe di accelerazio-
ne» per fare il proprio gruppo. E
il primo luglio deciderà. Giulio
Magagni, presidente di Iccrea,
cederà qualcosa? O terrà duro?
Entro giugno Bankitalia dovrebbe emanare la «normativa secondaria», poi tra fine agosto e
settembre si dovrebbe iniziare a
creare i nuovi veicoli.
Il problema è di uscirne dignitosamente. Non si dimentichi che anche il futuro di Federcoop e dei sui 180 dipendenti è
legato a doppio filo alla vicenda.
Ma in primis le società che verrebbero depotenziate sarebbero
quelle del sistema Ccb: Phoenix,
Ibt, Csd, Cesve, Assicura, Assic.ra, Neam. E si può aggiungere pure Mediocredito. Un
Promozione
del vino
Dalla Provincia
120.000 euro
TRENTO Grazie all’Ocm Vino,
per la promozione del vino
trentino a livello
internazionale sono a
disposizione 1,9 milioni
provenienti dalla Pac, politica
agricola comunitaria, a cui si
vanno ad affiancare
altrettante risorse che
dovranno essere messe dai
privati (visto che le regole
prevedono la
compartecipazione al 50%). È
previsto che il sostegno
europeo possa essere
integrato con fondi regionali
con un ulteriore importo fino
a un massimo del 30% del
contributo richiesto, così che
al massimo si arriva all’80%
delle spese sostenute per il
progetto. La Provincia di
Trento allora ha deciso di
intervenire con un’aggiunta di
120.000 euro rispetto a quanto
già percepito, da mettere in
bilancio 2016.
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Quinta edizione
Torna «Rebuild»
Oggi e domani
Riva capitale
della nuova edilizia
TRENTO Si svolgerà a Riva del
Garda, oggi e domani, la
quinta edizione di «Rebuild»,
il convegno internazionale per
promuovere l’edilizia
innovativa che si basa sulla
riqualificazione del
patrimonio immobiliare
esistente, in contrasto al
consumo di suolo e
sull’efficienza energetica di
una nuova progettazione
urbana integrata con i dettami
della sostenibilità ambientale.
A promuovere l’evento è
Habitech - Distretto
TecnologicoTrentino e Riva
del Garda Fierecongressi in
sinergia con RELab, società
nata dalla collaborazione tra
le due realtà trentine in
partnership con Autostrade
del Brennero e Università
degli Studi di Trento.
«Circular, digital e social»
sono le tre parole chiave.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Cassa centrale, ultimatum a Iccrea il primo luglio
TRENTO Il consiglio di Cassa cen-
Ocm «integrata»
network a cui fa riferimento in
termini informatici, per le masse amministrate, oltre il 50%
delle Bcc italiane. Inoltre il sistema dà servizi finanziari a 200
Bcc e consulenza a 160. Un
player importante, troppo per la
possibile partner Iccrea. Un tema importante, come diceva
Fracalossi sul Corriere del Trentino nei giorni scorsi, è poi quello del Fondo temporaneo, che
«comanda». Perché? «Se il Fondo viene utilizzato per scopi diversi dalla messa in sicurezza di
banche in situazioni di urgenza,
allora si possono drenare risorse al nascente polo del Nordest»
dice Antiga. Già raggiungere il
miliardi di patrimonio è diffici-
le, figuriamoci se il Fondo chiederà risorse troppo importanti,
che ogni Bcc è obbligata a conferire. Il presidente indipendente,
Rainer Masera, è un banchiere
di lungo corso, ex ministro nel
governo Dini, fatto che dovrebbe proteggere da sorprese. Ma la
paura rimane. Ogni anno si parla di almeno 400 milioni e ci potrebbero essere «più tappe». In
questo scenario Azzi dice che le
ragioni per il gruppo unico «sono prevalenti». «Alle capogruppo vengono chiesti investimenti
ingenti per dotare le Bcc di risorse adeguate a reggere la concorrenza: disperdere energie
non è ragionevole». Inoltre «si
aprirebbe una competizione»
dannosa per il sistema Bcc. Fra
Iccrea e Ccb è in atto «un percorso impegnativo e Federcasse è
determinata a farlo proseguire:
ci vuole tanta pazienza, santa
pazienza e determinazione».
E. Orf.
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