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CON IL PATROCINIO DI
Sala Verdi del Conservatorio - Via Conservatorio, 12 – Milano
Lunedì, 9 maggio 2016 - ore 21.00
SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2016
Pianista
ANDREA BACCHETTI
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)
SUITE INGLESE N. 5 IN MI MINORE BWV 810
Prélude; Allemande; Courante; Sarabande; Passepied I en rondeau; Passepied II; Gigue
SUITE FRANCESE N. 5 IN SOL MAGGIORE BWV 816
Allemanda; Corrente; Sarabanda; Gavotta; Bourrée, Loure; Giga
SUITE INGLESE N. 2 IN LA MINORE BWV 807
Prélude; Allemande; Courante; Sarabande; Bourrée I; Bourrée II; Gigue
SUITE FRANCESE N. 2 IN DO MINORE BWV 813
Allemande ; Corrente ; Sarabande ; Air ; Menuett ; Gigue
SUITE FRANCESE N. 1 IN RE MINORE BWV 812
Allemande; Courante; Sarabande; Menuett I; Menuett II ; Gigue
CONCERTO IN FA MAGGIORE BWV 971 «IN STILE ITALIANO»
Andante; Presto
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 - 1791)
FANTASIA IN RE MINORE K397
Andante; Adagio; Presto; Tempo primo; Allegretto
RONDÒ IN RE MAGGIORE K 485
Rondò. Allegro
SONATA IN SI BEMOLLE MAGGIORE “PARIGINA N. 5”
Allegro; Andante cantabile; Allegretto grazioso
ANDREA BACCHETTI
Ha esordito a 11 anni a Milano con i Solisti Veneti diretti da Scimone. Negli anni ha incontrato
e raccolto i consigli di Karajan, Magaloff, Baumgartner e Horzowski.
Con Berio ha studiato e lavorato fin da quando era un bambino. Master all’Accademia di Imola
con Franco Scala, borse di studio (Mozarteum Salisburgo, Yamaha Music Foundation, Londra, ecc.) gli
hanno consentito di studiare con i migliori specialisti della tastiera.
Dal 1998 è ospite di “Serate Musicali” - Milano. Uno dei primi concerti per “Serate” ha avuto
luogo al Museo Teatrale della Scala come omaggio a Luciano Berio (presente l’Autore). Le
“Serate” gli hanno ufficialmente affidato l’esecuzione dell’opera omnia di J.S. Bach (2001), ciclo
quasi giunto al termine. Ha suonato con più di 50 direttori e molte orchestre internazionali; ha
inciso più di 20 dischi che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti.
Il recente CD “The Scarlatti Restored Manuscript” è stato premiato con l’Award dall’ICMA 2014.
Suoi concerti sono trasmessi da RadioTre, BBC Radio3 (UK), Radio France, RSI (Svizzera),
CBC Radio 3 (Canada), ecc. Nella scorsa stagione ha partecipato al PMF di Sapporo (su invito di
Luisi), ha tenuto concerti dedicati a Berio nel ciclo “Bach Modern” del CNDM presso l’Auditorio
Nacional de Musica di Madrid e a Milano per MITO, oltre a una tournèe in Belgio con la
Russian Chamber Philharmonic St. Petersburg e recitals per la 50° edizione dei Festivals
Internazionali di Brescia e Bergamo e Cervo. Ha partecipato al Festival Uto Ughi per Roma e alla
Sagra Musicale Malatestiana di Rimini.
Nel 2014 è tornato in Giappone, ha debuttato a Hong Kong e ha tenuto concerti in Germania,
Spagna, Nuova Zelanda, Australia e Italia.
Nella stagione in corso sono previsti concerti in Spagna, Messico, Corea, Polonia, Cina, Russia.
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«Scoperto» e «proposto» da sempre dalle «Serate Musicali», è stato solista con la Praga Chamber
Orchestra e con Filarmonica di Cannes, ha partecipato al Ciclo Bach con l’Orchestra di Padova
e del Veneto, ha eseguito le Goldberg Variationen di Bach registrate con “Serate Musicali” e
«Suonare News» e le Suites francesi e quelle inglesi, inventando così un Bach «Italiano».
Potrebbe essere un fatto storico e potrebbe riguardare la nostra rubrica «Pro Veritate». In
collaborazione con «Serate Musicali» è stato ospite del Festival di Ravenna. Il talento di
Bacchetti non è dunque sfuggito alle «Serate», che lo hanno riconosciuto senza esitazioni.
Bacchetti è matematico e metafisico. Poco indulgente al «suono»? Ma è il «suono»,
paradossalmente, la sua materia prima, con la quale si può collegare con Horzowsky (ma è solo
un esempio): medianicamente. È in grado di cogliere il dilemma ideale: «Horowitz o
Horzowsky?». Tra scoperte e riabilitazioni, egli è in grado (con noi) di un discorso che faccia
consecutio. Del grande Schiff, non perde una nota.
Sufficientemente contro-corrente, è ospite per la ventottesima volta di «Serate Musicali».
INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI,
PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA
MASCAGNI.
SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE: TELEFONI CELLULARI, PC, TABLET E QUALSIASI DISPOSITIVO
ELETTRONICO CHE POSSA CREARE DISTURBO O INTERFERENZA!!!
È VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE
JOHANN SEBASTIAN BACH
Le Suites cosiddette «Inglesi»
Queste sei Suites furono certamente scritte durante il soggiorno di Bach a Cöthen, vale a dire in quel
periodo 1717-1723 che vide la felice nascita di una cospicua parte della produzione strumentale del
Maestro. La qualifica di «Inglesi» non è originale di Bach, ma una tradizione – non appoggiata
tuttavia da nessun documento - pretende che queste Suites furono così intitolate perché Bach le
avrebbe composte per incarico di un signore britannico. La forma differisce da quella delle Suites
cosiddette «Francesi» per la presenza - in ognuna di esse - di un Preludio di vaste proporzioni che
precede l'Allemande e inaugura maestosamente l'opera. Solo la prima Suite (in la maggiore) sembra per il suo stile meno elaborato e impegnativo - appartenere a un periodo anteriore, forse a quello di
Weimar (1709-17). Il linguaggio che parla Bach in questi sei capolavori non e più quello fortemente
influenzato del manierismo delle leggiadre Suites cosiddette Francesi, ma e invece quello orgoglioso
della sua piena e totale personalità, linguaggio che fa di queste sei Suites, uno fra i più compiuti e
nobili esempi della maggiore arte cembalistica bachiana.
Suite Inglese n. 5 in mi minore BWV 810
Il Preludio è un autentico monumento, su ben centocinquantasei misure di stile fugato. É l'organo,
con la sua maestà, che viene in mente. Il Tema è un autentico tema di fuga: qualcuno vorrebbe
essere questa un Tema del grande Buxtehude (in ritmo binario, qui trasferito al 6/8). L’Allemande,
intensa e solenne, forse ancor più nella seconda parte e ricca di stile imitativo. La Courante è di
minore complessità di ritmi a fronte delle altre Correnti delle «Inglesi»; in compenso ha una scrittura
armonica ricercata e squisita. La Sarabanda: semplice può apparirvi il Tema, ma non mancano qui le
emozioni; la chiameremo Sarabanda «armonica», financo a quattro parti. Procedono qui le varie parti
alla terza, alla sesta, o per moto contrario. Passepied en Rondeau et Passepied II sono di grande influenza
francese. La leggerezza è qui di un Couperin, col ritorno regolare del Rondeau, col passaggio dal
«minore» al «maggiore» nel II Passepied e il ritorno «Da capo» al primo Passepied. La Gigue è una pagina
inquieta e tormentata: è l'inversione del Tema che apre la seconda parte, secondo l'abitudine nota del
nostro Bach.
Suite Inglese n. 2 in la minore BWV 807
Il Preludio che apre la Suite è scritto in una netta forma ternaria (un po' come il primo movimento del
Concerto Italiano) e si basa su un tema che ha qualcosa dello stile ritmico e melodico del Concerto e
della articolazione dello strumento ad arco; in più punti, all'interno della composizione, le peculiarità
clavicembalistiche assumono invece l'aspetto di virtuosistiche cadenze. Dopo l'impeto iniziale,
l'Allemanda si introduce con l'eleganza di sobrie linee imitative; imitazioni che, appena accennate,
ricorrono anche nella scorrevole Corrente. La Sarabanda, quasi cuore del lavoro, ha per tema
principale un disegno discendente che in Bach ha celebri congiunti (ad esempio, l'Aria Es ist vollbracht
della Passione secondo Giovanni). la Sarabanda viene subito ripetuta «variata», cioè arricchita di
ornamentazioni che, secondo una via nota nel Settecento solo a Bach, non disturbano ma
accrescono le facoltà espressive della pagina. La Bourrée I è un celebre brano di vitalistico slancio, nel
cui inciso d'apertura si riflette la proterva allegria di un passo del Secondo Concerto Brandeburghese. Come
spesso in queste danze «alternate» la Bourrée II è vicina al carattere della Musette per la presenza di
note a lungo tenute; al termine di essa si ripete la Bourrée I. La Giga, a una rilettura attenta rivela una
natura inventiva certo meno ricca dei pezzi precedenti, ma all'ascolto la sua continuità ritmica
assicura tuttavia la degna conclusione dell'opera.
Le Suites cosiddette «Francesi»
Bach, vedovo trentaseienne, si risposò il 3.12.1721. Fu Anna Magdalena Wilke (o Wülke, o Wülken),
che aveva trovato impiego come cantante alla corte di Cöthen, la fortunata. Le «Francesi»
risalirebbero a quella prima (o seconda) felicità coniugale. A lei dedica il primo KlavierBüchlein
(1722), che reca le prime 5 «Francesi». Anche nel noto e più grande KlavierBüchlein (1725),
troviamo la prima e parte della seconda. In altro manoscritto, proprietà del figlio Friedemann,
troviamo le prime 4 Suites. Bach non scrisse «francesi», ma solo «Suite pour le clavecin». La loro
aurea semplicità (spesso levità), rinuncia a quei pezzi da battaglia che aprono le «Inglesi» e spesso
fanno la felicità (geniale) della vera Hausmusik. La Quinta e la Sesta sono probabilmente posteriori e
rappresentano un passo avanti rispetto alle altre. Anche all'interno delle Suites, il piano di
costruzione subì modifiche. L’ordine finale non è di Bach ma dell'allievo H. N. Gerber, da copia
forse corretta da Bach stesso. Come s'è visto, Bach giunse tardi (relativamente) ai piaceri e alle
consolazioni delle Suites, forse anti-eroiche e borghesi, ma poi didatticamente meritorie. Anche le
«Francesi», seguirono a studi e tentativi. Ma breve fu l'arco degli anni dedicati alle Suites: forse dieci
(1720-30), togliendo l'Ouverture francese ('35), forse cinque, se le Partite fossero già concluse nel
'25.
Suite francese n. 5 in sol maggiore BWV 816
Subito emozionante, l'Allemanda a tre voci, capolavoro di polifonia, che collega l'arte dell'improvvisare,
al tipo della sottile e spirituale condotta delle parti. La Corrente, a due voci, nello stile italiano,
spiritosa e gioconda, pur nella sua felicità, è la sola che potrebbe eventualmente essere un po' meno
d'un capolavoro. La Sarabanda è ben degna d'un Couperin o d'un Rameau. La Gavotta è la perla tra
le Gavotte, di chiarezza e di grazia supreme: scolpita, disegnata, dipinta. Divina la Bourrée,
malinconica e lieta al tempo stesso, che porta l'eco dell'Allemanda e sembra volerla superare. E un
soffio divino è nella Loure, (l'incipit sembra l'eco della ripresa della Bourrée), in ritmo lentamente
puntato che, «cantando», va trasfigurando la grazia d'un cerimoniale antico, che tiene il posto del
Minuetto e si rifà al Doux Pays, che è la vecchia Francia. Apre la Giga, fugata, in tessitura di soprano
(due e tre voci), che somiglia a una tarantella, ma non solo questo: come nessuna, conosce l'eleganza
e l'ironia, è la perla tra le sei Gighe. L'esecutore intelligente e sottile vi può rivelare (o inventare) ritmi
lievi o pungenti, puntati o piani e mille «non legati». Ma volubili sempre e cangianti! E non desunti
mai da «un solo» strumento. E senza mai fare mancare la «sorpresa» – come ci diceva Richter.
Suite Francese n. 2 in do minore BWV 813
Meno chiaro è qui il nesso tematico tra le varie Danze, rispetto alla precedente Suite. L'Allemanda, a
tre voci, s'impone anche per la grande varietà ritmica. La Corrente, italiana, richiama il secondo dei sei
Piccoli Preludi. A due voci, ha una terza voce, d'integrazione armonica per poche battute. La Sarabanda
somiglia a un'aria ornata, sostenuta da un basso a due voci. L'Air, la cui seconda parte è tre volte la
prima, è istrumentale (cioè «negativa» rispetto al nome che porta), potrebbe tuttavia essere cantata a
due voci. Al Minuetto segue, in qualche edizione, un secondo Minuetto o Trio. La Giga, francese, è di
ritmo puntato o saltellante. È a due voci («Vivacissima», come si suppone).
Suite Francese n. 1 in re minore BWV 812
Nella I Suite si può osservare un inconfondibile nesso tematico tra le Danze, in ispecie tra prima e
ultima (Allemanda e Giga). La Corrente è francese, a tre voci. Inusuale la Sarabanda, a quattro voci: di
carattere quasi religioso. Il secondo Minuetto, quasi doppio di dimensioni rispetto al primo, non può
ridursi a «Trio» di questo. Due Minuetti dunque, come due Correnti nella prima «Inglese»! La Giga
richiamerebbe il carattere delle Gighe del liutista francese Gautier. Questa Giga, in 4/4, a ritmo
puntato, è d'insolita gravità e somiglia ben poco al movimento tanto vivo e lieto che conclude
solitamente le Suites.
Concerto in fa maggiore BWV 971 «In stile italiano»
Anche la composizione del Concerto secondo lo stile italiano BWV 971 si riallaccia al periodo trascorso a
Cöthen, quando l'interesse di Bach era volto quasi esclusivamente alla musica strumentale. La
scrittura di questa pagina, come anche quella dell'Ouverture francese, indica chiaramente che le due
opere furono concepite per un clavicembalo a due manuali, indispensabile per ottenere gli effetti di
piano e forte che imitano sapientemente le contrapposizioni “tutti-solo” proprie del Concerto grosso
italiano. Il contrasto è straordinario: da un lato l'agilità, la snellezza, la brillantezza degli «episodi
solistici» nel piano (II manuale), dall'altra la forza, la robustezza e la potente sonorità del tutti nel
forte (I manuale). Anche dal punto di vista strutturale, naturalmente, il Concerto italiano è concepito
secondo la forma-ritornello tipica del Concerto vivaldiano: un motivo principale esposto dal tutti,
detto appunto ritornello, si alterna a episodi contrastanti affidati al solista. Il tema del ritornello
dell'Allegro iniziale è regolare e simmetrico: quattro battute di proposta alla tonica cui rispondono
quattro battute di controproposta alla dominante. Le successive sezioni sono ben delineate e
separate fra loro da perentorie cadenze: il ritorno ciclico del ritornello in diverse tonalità, è
intercalato da tre episodi in cui spicca la linea melodica della mano destra sostenuta dalle scivolanti
armonie della sinistra. L'attacco dell'Andante, scritto in forma bipartita, è decisamente di sapore
vivaldiano, a ulteriore conferma del modello assunto da Bach per questa composizione: un'unica,
lunghissima, linea di canto (l'analogia col concerto barocco farebbe qui pensare a un violino solista)
si snoda sinuosa dall'inizio alla fine sopra un basso ritmicamente regolare ma in continua e inquieta
evoluzione armonica, quasi una specie di orchestra con sordina. Anche il travolgente Presto
conclusivo è scritto in forma di ritornello, con un motivo principale ascendente pieno di vita e di
verve ritmica riproposto su diversi piani tonali e alternato a vivacissimi episodi «solistici»; il tutto
senza soluzione di continuità, in un discorso musicale fluido e ritmicamente serrato.
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Fantasia in re minore K 397
La composizione della Fantasia in re minore per pianoforte solo va collocata tra gennaio e dicembre del
1782, anche se il manoscritto originale del pezzo è andato perduto e di esso non c’è alcun
riferimento negli scritti e nella corrispondenza dell’autore. Secondo gli studiosi mozartiani la Fantasia
risente, almeno dal punto di vista formale, dell’influenza di Philipp Emanuel Bach e di Haendel, che
avevano trattato più volte questo tipo di composizione un po’ rapsodica e senza gli schemi
prestabiliti. Infatti il brano rientra nel genere delle improvvisazioni, realizzate dal musicista
salisburghese nel corso dei suoi innumerevoli concerti pianistici, dove si dispiegavano
congiuntamente l’estro inventivo e il talento virtuosistico dell'artista. L’Andante iniziale è immerso in
un clima sospeso e sembra svolgersi senza un tema preciso, quasi a preparare meglio il clima
espressivo dell’Adagio, così intimamente cantabile nel suo recitativo patetico, seguito da un ritornello
vivace e brillante, fatto di modulazioni morbide e delicate. Ritorna quindi la frase dell’Adagio in la
minore, nucleo centrale del pezzo, dove si respira un sentimento di malinconica poesia da Lied. Con il
tema dell’Allegretto (un Rondò in re maggiore) muta l’atmosfera psicologica e tutto diventa più lieto e
gioioso, in una varietà di brevi punteggiature ritmiche e timbriche che appartengono alla fantasia
creatrice mozartiana. Certamente il brano è estremamente conciso (poco più di sei minuti di musica)
e non offre spazio a un’analisi molto ampia e dettagliata, ma è rivelatore del temperamento di
inesauribile freschezza pianistica di un autore che, anche nelle improvvisazioni, ha lasciato il segno
della sua genialità.
Rondò in re maggiore K 485
Poche notizie si hanno in genere sulla genesi dei molti brevi brani pianistici del catalogo di Mozart,
la cui nascita è legata a circostanze che rimangono nell’ombra. È questo anche il caso del Rondò in re
maggiore K. 485 che non venne inserito da Mozart nel proprio catalogo personale e la cui datazione
del 10 gennaio 1786 risulta dall’autografo. Si tratta di un Rondò piuttosto articolato e brillante,
basato, con poche deviazioni, sulle varie fortune del capriccioso tema di base. Tuttavia il fine
ricreativo è raggiunto con il ricorso a una tecnica non particolarmente impegnativa, il che lascia
pensare che la pagina fosse destinata a qualche allieva o a qualche nobile “dilettante”.
Sonata in si bemolle maggiore “Parigina n. 5”
La Sonata in si bemolle maggiore K. 333 rispecchia la commedia sentimentale, rispecchia il teatro
borghese di Gottfried Lessing con la sua analisi dei sentimenti, razionalistica e insieme affettuosa. Il
primo tema del primo movimento è simile al tema d'inizio della Sonata op. 17 n. 4 di Johann
Christian Bach. E siccome Bach, che aveva paternamente accolto Mozart bambino a Londra e che
gli aveva impartito lezioni di composizione, era scomparso nel 1782, sembra probabile che Mozart
intendesse rendere omaggio alla memoria di un musicista che nella sua formazione aveva svolto un
ruolo importante. Partendo da Johann Christian, Mozart sviluppa però un'architettura articolatissima
e complessa, quale l'ultimo figlio di Bach non aveva mai tentato. Il secondo movimento è in forma
bitematica e tripartita, molto rara nei tempi lenti delle Sonate e... molto insidiosa perché nella sezione
centrale, lo "sviluppo", Mozart si lascia attrarre dalle sirene del cromatismo. Il 13 agosto 1778
Leopold Mozart aveva raccomandato caldamente al figlio di impegnarsi sul "naturale, di scrittura
fluida e facile e ben costruito", sostenendo che ciò era "più difficile di tutte le progressioni
armoniche artificiali, incomprensibili ai più, e più delle melodie difficili da eseguire". Nel secondo
movimento della Sonata K. 333 Mozart striscia proprio sugli scogli che il suo vigile padre gli aveva
consigliato di evitare. Il tono leggero della commedia borghese ritorna nel finale, vasto Rondò in sette
episodi con inserita una sorprendente "Cadenza in tempo" che occupa un buon 15% della
composizione e che trasferisce nella Sonata un elemento tipico del Concerto, il gioco della
contaminazione formale riesce a Mozart splendidamente. Ma anche questo particolare diventava una
fonte di disorientamento per il pubblico che aveva accolto con gioia le Sonate K. 330, 331 e 332. Si
trattava quindi di un ulteriore errore, di uno dei tanti errori di valutazione verso i quali il demone di
Mozart - per nostra fortuna - guidò il suo alunno.
PROSSIMI CONCERTI
Lunedì 16 maggio 2016 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 2; ORFEO 2; F2)
ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI - Pianista ALEXANDER LONQUICH
L. v. BEETHOVEN Concerto per pianoforte n. 4 in sol maggiore op. 58 - F. MENDELSSOHN Sinfonia n. 4
in la maggiore op. 90, detta “Italiana”
Biglietti: Intero € 30,00 - Ridotto € 25,00
Lunedì 23 maggio 2016 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 1; ORFEO 1; F1)
ORCHESTRA VIVALDI - Direttore LORENZO PASSERINI - Pianista ROBERTO CAPPELLO
P. RATTI Trissirt (I esecuz. assoluta) - S. COLASANTI Preludio presto e lamento per viola e archi G. GERSHWIN Rapsodia in Blue, per pianoforte e orchestra; Concerto per pianoforte e orchestra in fa maggiore
Biglietti: Intero € 30,00 - Ridotto € 25,00
Lunedì 30 maggio 2016 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 2; F2)
Pianista FRANCESCO LIBETTA
G. F. HÄNDEL Suite in si bem. magg. HWV 440 - C. CZERNY Sette Studi dall'op.740 - L. V.
BEETHOVEN Sonata n. 27 in mi minore op. 90 - F. LISZT Rapsodia ungherese n. 6 in re bemolle maggiore; Da
“Années de Pélerinage”: Premiére Année - Suisse n. 4 Au bord d'une source; Serenata del marinaro (di Mercadante);
Premiere Valse oubliée; LISZT/VERDI Miserere dal Trovatore - LISZT/WAGNER Tre pezzi dal Lohengrin
Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00
«… Gli Amici propongono …»
* Martedì 10 maggio 2016 - ore 18.00 (Istituto dei Ciechi, via Vivaio 7)
Lezione/concerto a cura di Luca Schieppati
“De la musique avant toute chose...” Autori, stili e correspondances nella musica francese tra '800 e '900
«Fede, natura e scienza: la parabola artistica di Messiaen dall'impressionismo alla serialità.
Gli allievi di Messiaen e le nuove correnti della contemporaneità».
* Giovedì 19 maggio 2016 - ore 21.00 (Società del Giardino - Via San Paolo, 10)
«Incontro con il Museo del Violino di Cremona»
Violinista CLARISSA BEVILACQUA - Intervengono:Virginia Villa, direttore generale Fondazione Museo
del Violino Antonio Stradivari di Cremona - Fausto Cacciatori, conservatore delle collezioni del Museo del
Violino - Gianmario Benzing, critico musicale del Corriere della Sera
P. DE SARASATE Zingaresca - F. KREISLER Liebesleide - N. PAGANINI Capriccio n. 24 in la maggiore op.1
INVITO valido per 2 persone
- R.S.V.P. entro mercoledì 18 maggio
È DI RIGORE GIACCA E CRAVATTA - mail. [email protected]
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
2014/2015201 2022001122013/2014ICALI»
Presidente Onorario
Roberto Fedi
Ugo Friedmann
***
Camilla Guarneri
Soci Fondatori
Miriam Lanzani
Carla Biancardi
Mario Lodigiani
Franco Cesa Bianchi
Paolo Lodigiani
Giuseppe Ferreri
Amelia Mazzeo
Emilia Lodigiani
Maria Candida Morosini
Enrico Lodigiani
Rainera e Mario Morpurgo
Luisa Longhi
Ede Palmieri
Stefania Montani
Tinetta Piontelli
Gianfelice Rocca
Adriana Ragazzi Ferrari
Luca Valtolina
Giovanna e Antonio Riva
Amici Benemeriti
Elisabetta Riva
Alvise Braga Illa
Luisa Robba
Pepi Cima
Alessandro Silva
Fondazione Rocca
Maria Giacinta Talluto
Thierry le Tourneur d’Ison Roberto Tremi
Società del Giardino
Maria Luisa Vaccari
Amici
Marco Valtolina
Giovanni Astrua Testori Beatrice Wehrlin
Maria Enrica Bonatti
Soci
Luigi Bordoni
Antonio Belloni
Luigi Crosti
Beatrice Bergamasco
Hans Fazzari
Umberto e Giovanna
Bertelè
Elisabetta Biancardi
Mimma Bianchi
Valeria Bonfante
Isabella Bossi Fedrigotti
Maria Brambilla Marmont
Giuliana Carabelli
Giancarlo Cason
Piera Cattaneo
Egle Da Prat
Maya Eisner
Federico ed Elisabetta
Falck
Silvana Fassati
Carlo e Anna Ferrari
Luisa Ferrario
Anna Ferrelli
Maria Teresa Fontana
Matilde Garelli
Felicia Giagnotti
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Fernanda Giulini
Ferruccio Hurle
Vincenzo Jorio
Giuliana e Vittorio Leoni
Giuseppe Lipari
Maria Giovanna Lodigiani
Eva Malchiodi
Lucia ed Enrico Morbelli
Luisa Consuelo Motolese
Josef Oskar
Denise Petriccione
Rosemarie Pfaffli
Raffaella Quadri
Anna Maria Ravagnan
Giustiniana Schweinberger
Paola e Angelo Sganzerla
Franca Soavi
Andrea Susmel
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Graziella Villa
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Fedele Confalonieri
Mediaset
Giuseppe Barbiano di
Belgiojoso
Ugo Carnevali
Roberto De Silva
Roberto Formigoni
Gaetano Galeone
Società del Giardino
Gianni Letta
Mario Lodigiani
Roberto Mazzotta
Francesco Micheli
Arnoldo Mosca
Mondadori
Silvio Garattini
Robert Parienti
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Quirino Principe
Gianfelice Rocca
Fondazione Rocca
Carlo Sangalli
Fondazione Cariplo
Luigi Venegoni
Giuseppe Ferreri
Banca Popolare di Milano
Camera di Commercio di
Milano
Publitalia
*****
Diana Bracco
Martha Argerich
Marina Berlusconi
Cecilia Falck
Vera e Fernanda Giulini
Emilia Lodigiani
Maria Grazia Mazzocchi
Conservatorio G. Verdi Milano
Francesca Colombo
Stefania Montani
Cristina Muti
Simonetta Puccini
Rosanna Sangalli
Elisso Virsaladze
Juana Zayas
Flavia De Zigno
Bianca Hoepli
*****
Carlo Maria Badini
Alberto Falck
Oscar Luigi Scalfaro
Giovanni Spadolini
Leonardo Mondadori
Giuseppe Lodigiani
Giancarlo Dal Verme
Tino Buazzelli
Peter Ustinov
Franco Ferrara
Franco Mannino
Carlo Zecchi
Shura Cherkassky