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Lunedì, 9 Maggio 2016
Il punto
Artigiani e tasse:
il primo round
si gioca in Europa
Locomotive
Tra i filari del Chianti
nascono le idee
per i treni intelligenti
2
Intervista
4
La Toscana dagli Usa
Gli «economisti in fuga»:
Mps da nazionalizzare
5
IMPRESE
TOSCANA
UOMINI, AZIENDE, TERRITORI
Paradossi
LA VOGLIA
DI GESTIRE
MACERIE
di Paolo Ermini
a non dicevano che
la politica era morta
e sepolta? Non
sembrerebbe, visto
che c’è una parte
dell’Italia che, per motivi
politici, sembra voler contrastare
qualsiasi segnale di ripresa
economica. Il problema è
Matteo Renzi. Un premier che
pare fatto apposta per
radicalizzare le opinioni. Contro
o a favore. Ed è naturale che
così accada per un leader che
ha conquistato Palazzo Chigi
invocando la rottamazione (cioè
rinnovamento radicale con
cospicuo taglio di teste).
Succede un po’ quello che era
successo con Berlusconi: il
tentativo di far cadere il
governo cancella ogni altro
obiettivo. Come se non ci fosse
un’Italia di tutti da far
progredire. Una patologia della
democrazia che in forme così
gravi colpisce solo in casa
nostra. La riforma del lavoro è
realtà, così come quelle della
scuola, delle banche popolari,
dei musei. Soprattutto è stata
varata la riforma costituzionale
(su cui voteremo a ottobre con
il referendum) che dovrebbe
rendere l’intero sistema
decisionale più veloce ed
efficiente, con effetti benefici
anche sull’immagine dell’Italia (e
sugli investimenti). Tanta strada
però c’è ancora da fare per un
pieno recupero di fiducia, al di
là dell’ostentato ottimismo del
premier: riforma della pubblica
amministrazione, fisco, giustizia.
Ma non c’è solo il governo da
sollecitare. il recupero di
disponibilità finanziaria da parte
dei Comuni, con il superamento
del patto di stabilità, toglie alibi
all’immobilismo degli enti locali.
La ripartenza favorirebbe Renzi,
certo, ma anche chi verrà dopo
di lui. A meno di non voler
praticare una nuova forma di
organizzazione politica: la
gestione delle macerie comuni.
Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera
M
Cambiare (il) lavoro
Formazione e tecnologie per rimettere l’uomo al centro dell’azienda
e contrastare il rischio di una nuova ondata di disoccupazione
che l’annunciata rivoluzione dell’industria 4.0 potrebbe innescare
«Vinceranno le imprese che competono sulle conoscenze e non sui costi»
a pagina 3 Fatucchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sguardi
LABORATORI POLITICI
E APPRENDISTI STREGONI
di David Allegranti
n tempo c’era Firenze, era quello il posto
per fare gli esperimenti. Ah!, il
cosiddetto laboratorio. Prendete un
giovane antagonista, non in senso
bolognese, e lanciatelo contro i bolliti del
gruppo dirigente del Pd. Risultato: vincerà
le primarie. Ed era stato laboratorio pure
Prato, dove il centrodestra aveva vinto
spodestando la sinistra dopo oltre
sessant’anni e dove era tutto un discettare
di «civicità», come disse Denis Verdini, che
aveva piazzato il candidato imprenditore
alla prima esperienza politica. Siena è stata
U
laboratorio quando il Pd ha sperimentato la
via politica al tafazzismo, poi è arrivata
Livorno, con la vittoria del M5S e l’addio
della sinistra al potere. Ora è il turno di
Grosseto, dove il candidato del
centrosinistra Lorenzo Mascagni è sostenuto
anche dal verdiniano Gianni Lamioni,
imprenditore pure lui, della lista Passione
per Grosseto. Lo stesso Lamioni che
qualche mese fa era l’avversario di Enrico
Rossi alle elezioni regionali, scelto da
Verdini. Ora mancano solo i comitati per il
sì al referendum condivisi da Pd e Ala e
poi sarà il trionfo della civicità e del Partito
della Nazione. Agli avversari, a quel punto,
non resterà che rifondare il Psi: Partito
della Società Incivile.
@davidallegranti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2
Lunedì 9 Maggio 2016
Corriere Imprese
FI
IL PUNTO
di Silvia Ognibene
n «mostro». È la
definizione che Cna
Toscana dà della pressione
fiscale, che nel 2016 per gli
artigiani arriverà mediamente
al 61%. Con punte del 68,5%
in città come Firenze (quinta
nella classifica nazionale
della tassazione), dove una
piccola azienda dovrà
lavorare fino al 7 settembre
per trovare i soldi che
serviranno a pagare le tasse.
Quello sarà il «tax free day»,
LA PARTITA DELLE TASSE, PRIMO ROUND IN EUROPA
U
EXPORT
LOCMAN FA TRENTA
(IL TRENTUNO
È OLTRE OCEANO)
rentesimo compleanno per
Locman che festeggia
ampliando la gamma di
orologi con la linea
femminile Giannutri e punta
su Cina, Giappone, Usa e
Europa centrale. L’azienda
dell’Isola d’Elba ha chiuso il
2015 con 21 milioni di
fatturato, in linea con l’anno
precedente ma destinato a
salire del 10%
nel 2016. La
quota di
export oggi
è sotto il
30% e
l’obiettivo è
un sensibile
aumento,
MERCATI
portando
orologi e
occhiali dalla Toscana oltre
entrambi gli oceani. Locman
(controllata al 57% dalla
famiglia Mantovani, con
Giuseppe Pea al 21% e gli ex
Pomellato Andrea Morante e
Giuseppe Rabolini al 23%) ha
recentemente acquisito una
piccola azienda lucchese
ribattezzata Magia, e
scommette sugli occhiali hi
tech destinati a un pubblico
di nicchia.
R.E.
il giorno della liberazione
fiscale: dal successivo gli
artigiani potranno lavorare
per produrre reddito. Una
palla al piede della ripresa
economica. Gli osservatori
della Banca mondiale hanno
recentemente detto che la
normativa fiscale italiana è
confusa e sconclusionata,
piazzando il nostro Paese al
posto numero 137 su 183
Stati esaminati. Gli artigiani
toscani hanno raggiunto il
N
E
W
S
Piazza Affari
0,0231
T
7,31
42,51
7,255
7,19
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.
0,617
0,6085
0,633
0,648
2,28
BioDue Spa
4,84
2,35 2,368
4,964
0,0589 0,0589
Borgosesia
41,7
41,9
0,4024 0,3922
Intek Spa
0,2775 0,2717 0,2717 0,2717 0,2717
0,2369
1,831
1,83
41,3
Sesa
0,65
0,9755
IL PIANO DI ROSSI
E LA STRADA
PER L’INDUSTRIA
0,65
N
19,38
15,24
14,95 14,95 14,95
Snai S.p.A.
0,9755 0,975
0,7185 0,7180 0,71
0,702
0,7425
Softec S.p.A.
3,3
0,385 0,3839 0,383
0,2414 0,2427 0,2429 0,2409
Settimana in salita per Salvatore Ferragamo e maglia rosa
per Montepaschi a Piazza Affari. La maison del lusso ha
pagato il giudizio di Rbc che venerdì ha declassato il titolo,
abbassando il prezzo obiettivo da 23 a 19 euro. Ferragamo
ha confermato le trattative aperte con l’ex Ad di Furla Eraldo
Poletto per la sostituzione di Michele Norsa: il dossier sarà
probabilmente sul tavolo del prossimo Cda il 12 maggio.
20,03 20,24 19,72
15,11
0,0562 0,056 0,0559
3,3
3,3
3,3
3,3
Toscana Aeroporti S.p.A.
14,97
14,87 14,88
14,84
14,59
Scenario diverso per Mps che ha messo a segno rialzi
successivi fino a venerdì, quando è stata la migliore del
listino, dopo la presentazione dei conti del primo trimestre,
superiori alle previsioni con l’utile netto a 93 milioni, a
fronte di stime che indicavano in 10 il miglior risultato
possibile. Alcuni analisti iniziano a suggerire l’acquisto di
titoli Mps, sottolineandone l’appeal per operazioni di M&A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MODA
TECNOLOGIA
SALUTE
TRA GLI STAND
MA DAL PC
PITTI BOOM VIRTUALE
PREMIO EUROPEO
ALL’AEREO «VERDE»
DI SAN ROSSORE
UNA MUTUA
FAI-DA-TE
CON 13 MILA SOCI
ontani centinaia, se non
migliaia di chilometri dalla
Fortezza da Basso, ma ugualmente tra gli stand delle fiere
fiorentine della moda. Visitano,
guardano la merce come se
fossero lì (ma senza la folla). E
comprano, grazie a E-Pitti.com,
il portale fondato nel 2010. Sei
anni dopo è un boom: le edizioni invernali dei saloni fiorentini (11 settimane complessive in Rete), hanno registrato
un +35% di buyer da 110 Paesi.
E, alla vigilia dell’edizione 90
di Pitti Uomo,
dal 14 al 17
giugno, ci si
lancia sulla
formazione.
Perché la sfida del digitale
(a partire dalle vendite
ICONE
online) rischia
di svantaggiare le piccole imprese. Così,
con Google, nasce «Modae
Connection», una serie di
workshop su invito per instradare le griffe medio-piccole
sulla via del digitale, mentre a
Pitti Bimbo 83 un team di
mamme blogger racconterà lo
stile dei piccoli su E-Pitti.
Edoardo Lusena
M
La bussola della settimana
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Briefing
L
otori aeronautici a basso
impatto ambientale:
supertecnologia ed ecologia
a braccetto nel progetto
«GeTFuTuRe» (traducibile
con «conquistare il futuro»),
coordinato dall’Università di
Pisa e premiato al Clean Sky
Forum di Bruxelles, il
meeting europeo più
importante sulla ricerca
tecnologica nel settore
aeronautico. «GeTFuTuRe» è
arrivato secondo su 450
progetti. Cofinanziato dalla
Comunità Europea con 2,2
milioni di euro, è stato
sviluppato da un consorzio
composto dalla spin off AM
Testing di Pisa e dall’azienda
Catarsi di Fornacette. È stato
premiato per «la stretta
collaborazione tra enti di
ricerca, grandi aziende e Pmi
ed il coinvolgimento degli
enti territoriali». «Il
coinvolgimento della Regione
e del Parco di San Rossore
(dove è stato realizzato il
laboratorio, ndr) — spiega il
professor Marco Beghini che
coordina il progetto — è
stato fondamentale per
testare i componenti
realizzati da Avio Aero».
Giorgio Bernardini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RICERCA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1,811
Rosss S.p.A.
20,35
FrendyEnergy
4,828
1,833
0,645 0,645 0,645
Ergy Capital
SOSPESA
4,84
2,324
1,914
0,0217
Bisogna quindi bussare alle
porte dell’Europa. Il premier
non ha avuto paura di dire
che è talmente necessario
ridurre la pressione fiscale
che lo si può fare «anche a
deficit». E infatti nello
schema di legge di Stabilità
2017 il governo chiede e
incorpora sul deficit uno
«sconto» da 0,8% punti di
Pil: il verdetto europeo
arriverà il 18 maggio.
SVILUPPO
Salvatore Ferragamo S.p.A.
41,89
Eukedos 1,003 1,003
Banca Etruria
4,86
0,0225 0,0226
El.En. S.p.A.
B & C Speakers S.p.A. 7,36
0,6675
0,0218
Dada S.p.A.
2,298
euro. Evidentemente non
basta. Urge che il governo
metta mano alla riforma del
fisco, battaglia ancora da
affrontare. Per ridurre le
tasse il governo italiano ha
bisogno di flessibilità. Renzi
lo ha detto con chiarezza:
«Per ridurre le tasse occorre
la flessibilità, perché senza
flessibilità dopo aver fatto 25
miliardi di spending review,
le tasse non le riduce
neanche Mago Merlino».
Piaggio & C. S.p.A.
CHL S.p.A.
Settimana
dal 2 al 6
maggio
7,31
medesimo verdetto con un
più pragmatico «conto della
serva»: a Firenze una ditta
manifatturiera con 5
dipendenti, un fatturato di
430 mila euro l’anno e un
reddito prima delle imposte
di 50 mila, pagate le tasse si
trova in tasca 15.750 euro.
Eppure l’Istat stima per il
2016 una riduzione
complessiva delle imposte
societarie (Ires e Irap)
dell’11%, pari a 3,5 miliardi di
uasi 13 mila soci e
un’attività del valore di
1,2 milioni di euro, in
crescita del 10% rispetto
all’anno scorso. Sono i
numeri della Mutua Sanitaria
Integrativa Insieme Salute
Toscana, un gruppo di
persone che ha creato un
fondo comune che aiuta a
coprire le spese sanitarie e si
distingue da un’assicurazione
perché non ha scopo di
lucro. Nel 2015 sono stati
effettuati rimborsi per 700
mila euro. Obiettivo
dell’associazione è proprio
garantire rimborsi e sconti
su diverse prestazioni
sanitarie, oltre ad ascoltare i
soci cercando di stare loro
vicini nei momenti più
delicati della vita con
umanità e solidarietà.
«Vogliamo che ognuno senta
Insieme Salute come casa,
propria da abitare e
proteggere perché duri nel
tempo e dia sicurezza anche
ai loro figli», spiegano i
responsabili. In crescita il
numero di soci, composti
per il 57% da donne e per il
12% da immigrati. Il 77% ha
tra i 29 e i 49 anni.
Jacopo Storni
Q
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SOCIALE
700
Mila euro
di rimborsi
erogati dall’
associazione
durante lo
scorso anno
ove obiettivi, 26 progetti
per far crescere la
Toscana da qui al 2020. Il
Piano regionale di sviluppo,
presentato dal governatore
Enrico Rossi, parte dalla
constatazione di una Toscana
che negli anni della crisi ha
perso meno terreno del resto
d’Italia; e che ora punta a
agganciare il treno della
ripresa, per far crescere
l’occupazione, la ricerca, il
tasso di laureati, le energie
rinnovabili, e per tagliare la
povertà, le disparità
territoriali, il tasso di
abbandono scolastico, il
consumo del suolo. Negli
ultimi anni sono cresciute le
esportazioni e la quota di Pil
relativo all’industria, ma c’è
chi si interroga se il Piano
sia sufficiente
a rilanciare la
manifattura
toscana. I
sindacati si
confronteran
no con Rossi
il 16 maggio.
Confindustria
POLITICA
non
interviene,
ma le parole
recenti del
presidente
toscano,
Progetti
Pierfrancesco contenuti
Pacini,
nel Piano
indicano la
regionale
direzione: «È di sviluppo
il momento
di reindustrializzare il nostro
territorio con nuovi
investimenti e con un
manifatturiero ancora più
legato all’innovazione e alla
ricerca. Ma ci vuole più
dinamismo anche fuori dei
nostri cancelli, perché il
lavoro degli imprenditori, da
solo, non basta. È un
appello a tutte le istituzioni
toscane, perché la ripresa va
liberata da ogni fardello
burocratico e dai ritardi
infrastrutturali». Rossi, che
rivendica la crescita della
quota di occupazione legata
all’industria (dal 18% nel 2011
al 20% nel 2015), spiega che
gli obiettivi (dai 50 mila
posti di lavoro in più alla
riforma della formazione) e
le risorse messe sul piatto
(dai fondi europei, agli
investimenti su infrastrutture
e difesa del suolo) sono la
garanzia che la Regione sta
lavorando per assicurare al
settore industriale un
periodo di espansione. Ma,
aggiunge Rossi, stop ai
finanziamenti a pioggia, «è
finita l’epoca in cui la
Regione era considerata un
bancomat per artigiani,
industriali e Comuni».
Giulio Gori
26
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere Imprese
Lunedì 9 Maggio 2016
3
FI
PRIMO PIANO
Le tecnologie per la svolta
1
2
Internet Mobile
Pervasività
di dispositivi
computazionali
Svolgimento di compiti
e attività a più elevato
contenuto qualitativo
Robotica avanzata
Sviluppo di robot con
capacità sempre più
prossime a quelle umane
Incremento
delle potenzialità
produttive e conoscitive
degli esseri
umani
7
3
Automazione di funzioni
cognitive superiori
Favoriscono
la connettività
globale
5
Sviluppi di intelligenza
artificiale
Genetica di prossima
generazione
Nuove tecniche
di sequenziamento
del genoma e di simulazione
della sua dinamica evolutiva
4
Internet of things
Estrema diffusione
di sistemi di "sensori
e attenuatori"
Reti di hardware e software
per la condivisione
di informazioni
Creazione di enormi
flussi di dati,
dalla cui analisi si possono
estrarre informazioni
strategiche
Sviluppo di enormi
potenzialità conoscitive
tramite interazioni
e combinazioni
di conoscenze
Cosa sono
Cosa risolvono
8
Migliore conoscenza
dei sistemi biologici
e della loro evoluzione
al fine di innalzare il livello
qualitativo della vita
sulla terra
Stoccaggio di energia
9
Cloud technology
3D-printing
Sistemi di accumulazione
dell'energia prodotta
da fonti molto differenti
Nuove tecnologie
per progettazione
e produzione di beni
Riduzione della dipendenza
dall'energie fossili e sviluppo
di nuovi sistemi di trasporto
e organizzazione
dei processi produttivi
Risparmio nell'impiego
di materiali, adattabilità
produttiva, agilità
dei processi
di produzione
10
6
Veicoli automatici
e semi-automatici
Enorme aumento
delle possibilità
di combinare tecnologie
molto differenti
L'impiego di sistemi in grado
di auto diagnosticare auto
governarsi interagire
con processi
solo in parte prevedibili
11
Materiali avanzati
Smart grid
Sistemi di gestione
decentralizzata
di produzione e distribuzione
dell'energia elettrica
Invenzione di nuovi
materiali (es. il grafene)
sulla base di proprietà
"desiderate"
Sviluppo di nuove
funzionalità, risparmio
energetico, riduzione
degli input impiegati, ecc.
Diversificazione delle fonti,
efficienza produttiva
e distributiva, risparmio
e riduzione della dipendenza
dai combustibili fossili
Cambiamo il lavoro
per salvare il lavoro
La rivoluzione tecnologica dell’industria 4.0 rischia di creare nuova disoccupazione
che si può contrastare soltanto rimettendo l’uomo al centro dell’azienda
«Vinceranno le imprese che competono sulle conoscenze e non sui costi»
di Marzio Fatucchi
trasformare l’opportunità del
rinnovamento manifatturiero
nella più grande crisi occupazionale della storia recente.
Sul tema è intervenuto anche
il governatore della Banca
d’Italia Ignazio Visco, durante
un incontro con gli studenti
della Normale a Firenze nei
hiamatelo «fattore
H», human. Fattore
umano. Nella rivoluzione dell’«industria
4.0» (la fabbrica intelligente, ormai alle porte)
C
Alessio
Gramolati,
Cgil
Mauro
Lombardi,
Unifi
che si fonda sull’uso della tecnologia dell’informazione e
degli oggetti connessi, non si
può perdere di vista l’importanza del fattore umano, della
persona. Perché altrimenti si
rischia di perdere la competizione globale e, soprattutto, di
IMPRESE
A cura della redazione
del Corriere Fiorentino
Direttore responsabile:
Paolo Ermini
Caporedattore centrale:
Carlo Nicotra
Vice caporedattori:Alessio Gaggioli
e Antonio Montanaro
Insieme
Macchina
e uomo, così
con la svolta
dell’industria
4.0
Editoriale Fiorentina s.r.l.
Presidente: Marco Bassilichi
Amministratore Delegato:
Massimo Monzio Compagnoni
Sede legale: Lungarno delle Grazie 22
50122 Firenze
Reg. Trib. di Firenze n. 5642
del 22/02/2008
Responsabile del trattamento dei dati
(D.Lgs. 196/2003): Paolo Ermini
giorni scorsi. «In questo momento di incertezza estrema
c’è forte timore per la disoccupazione da tecnologia. Keynes
sosteneva che si tratta di un
rischio transitorio, una fase al
cui termine lavoreremo meno
e vivremo meglio. Ma c’è an-
che il rischio temuto da Meade che il lavoro si sposti dall’uomo alle macchine», concentrando la ricchezza nelle
mani di chi possiede le macchine e generando disoccupazione. «La manifattura sta tornando in Europa — ha aggiunto — perché il costo delle
macchine è ancora più basso
del basso costo del lavoro in
Cina. È indubbio che questo
possa essere letto come la difficoltà della manifattura ad assorbire il lavoro che viene sostituito dalla tecnologia incorporata nelle macchine». Come
coniugare la «quarta rivoluzione industriale» con l’occupazione? Ad affermare il ruolo
centrale del «fattore H» in
questa sfida sono due libri
che, pur partendo da prospettive diverse, arrivano alla stessa conclusione. Il primo è la
trasposizione di un convegno
dedicato al saggio di Bruno
Trentin «Città del lavoro»
(1997) trasformato in un volume di riflessione sulle nuove
sfide dei lavoratori e del sindacato. L’altro è un testo universitario, «Ricerca e innovazione per l’esplorazione dell’ignoto - I processi decisionali». Il primo volume è opera di
COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Barberis
fondatore di Nana Bianca e Dada,
consigliere per l’ innovazione
della Presidenza del Consiglio
Andrea Di Benedetto
Presidente del Polo tecnologico
di Navacchio
Fabio Filocamo
Presidente Harvard Alumni Italia,
CEO Dynamo Venture, Member of Board
Principia SGR
Fabio Pammolli
Professore di Economia
e Management IMT Alti Studi Lucca
Alessandro Petretto
Professore Ordinario di Economia
Pubblica Università degli Studi di Firenze
Giovanni Mari e Alessio Gramolati (già professore ordinario di Storia della filosofia a
Firenze e Presidente della Firenze University Press il primo, ex segretario regionale
Cgil e ora ai vertici del sindacato «rosso» il secondo). Il testo universitario è a firma di
Mauro Lombardi, docente di
economia politica e dell’innovazione a Firenze e Marika
Macchi, ricercatrice all’ateneo
fiorentino. Entrambi i testi sfidano alcuni miti. Non è solo
la tecnologia che fa sviluppare
le imprese e non basterà un
apparato innovativo, a fare la
fortuna dell‘economia.
Mari e Gramolati in modo
netto affermano: «Le imprese

Visco (Bankitalia)
In questo momento
di incertezza c’è timore
per la disoccupazione,
ma è una fase transitoria
come ai tempi di Keynes
che scelgono di competere sul
terreno della conoscenza e
dell’innovazione, sulla catena
del valore e non su quella dei
costi, anche se ancora rappresentano una minoranza, risultano la parte vincente». E,
spiega Mari, «l’intuizione di
Trentin è che il modello della
società fordista del ‘900 è in
crisi definitiva, e che oggi è
centrale la riproposizione della persona al centro dell’industria. Ritorna la persona l’asset
centrale della produzione».
Creatività come qualificazione
centrale del lavoratore. L’operaio col tablet che campeggia
sulla copertina del libro.
Un potenziale, quello dello
«smart factoring», che secondo Lombardi descrive una
«trasformazione dell’industria
manifatturiera, che sarà sempre meno distinguibile da
quello che è tradizionalmente
definito settore terziario, perché essa diventa un mix di attività/processi/output ad alta
intensità di conoscenza, mentre i prodotti sono anch’essi
sistemi aperti inseriti in strutture connettive». Ed è centrale
che i Paesi più avanzati sul
fronte dell’advanced manifacturing a fianco dell’introduzione di nuovi materiali, prodotti
scientificamente avanzati,
nuove conoscenze ingegneristiche e strumenti ad alta precisione, abbiano «personale
con alte competenze». «Tutto
questo — prosegue — richiede una capacità estremamente
elevata di produzione e controllo dell’informazione» possibile solo a condizione che ci
sia «un aumento dell’intelligenza distribuita all’interno di
sistemi aperti, che richiedono
un’attitudine all’elaborazione
strategica ancora maggiore,
sulla base di competenze innovative e abilità nello sviluppo di processi decisionali
adattivi». Non più operai che
eseguono, ma elementi «creativi». In questa prospettiva il
conflitto sindacale esisterà ancora? Secondo Mari, se Trentin dice che il «lavoro “nuovo”
chiede più libertà e creatività,
ci deve anche essere equilibrio
e partecipazione tra azienda e
persona». Dove non c’è, ecco il
conflitto. Vale anche per l’industria 4.0: Uber, tipico esempio di sharing economy, sta
per firmare una transazione
con 140 mila autisti che volevano essere assunti. Riceveranno pochi soldi ma otterranno diritti tra cui parità di
informazione sui giudizi degli
utenti, fondamentali per mantenersi in servizio, e divieto di
essere «espulsi» dalla piattaforma: certo, è una class action, non un sindacato. «Siamo di fronte a potenzialità
enormi — conclude Lombardi
— che inducono a ripensare il
lavoro e pongono all’umanità
grandi sfide. Brian Arthur scrive: “Il problema non sarà tanto quello di produrre la prosperità, quanto il come distribuirla”». Perché l’industria 4.0
può cancellare 5 milioni di
posti di lavoro, in Europa: se
non riusciremo a formare
nuovi lavoratori e nuove professionalità, quei posti saranno persi. Per sempre.
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Ogni violazione sarà perseguita a norma di
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4
Lunedì 9 Maggio 2016
Corriere Imprese
FI
LOCOMOTIVE
Le idee per i treni intelligenti?
Nascono tra i filari del Chianti
Intersys produce a San Donato in Poggio soluzioni innovative per l’illuminazione
e la sicurezza dei convogli. «Noi restiamo qui, per cercare di sviluppare l’indotto»
Sansepolcro
Il rilancio di Savas
e la scommessa
del «supervetro»
nnovazione e mercato. Sono i due
sentieri sui quali si è sviluppata la storia
di Savas, azienda leader nella
commercializzazione del vetro in Italia.
Fondata il 21 maggio 1957 da Ilvo Dori
oggi è guidata dalla figlia Daniela, ad dal
2014. Per i prossimi 4 anni, grazie a un
accordo in esclusiva con il colosso
spagnolo Hornos Pujol, si è aggiudicata la
distribuzione della pellicola Evalam che
rende il vetro stratificato più resistente e
versatile per la realizzazione di ponti e
facciate, con impieghi anche nell’industria
aerospaziale, aeronautica e nautica.
«Siamo stati — ricorda l’ad — il primo
produttore di specchio in
Italia per quantità, ma oggi
quel mercato non è più
strategico. Abbiamo chiuso
la filiale di Altopascio pur
restando proprietari
dell’immobile, perché
dobbiamo ripensare la
distribuzione sul territorio
La sede di
nazionale». Grazie
Sansepolcro
all’accordo con Hornos
Pujol, Savas è il
distributore esclusivo di vetro stratificato
per l’Italia, Malta e la Svizzera italiana.
Presto sarà aperta una sede logistica in
Campania per coprire l’Italia del Sud.
Savas ha chiuso il 2015 con un fatturato
di 21 milioni di euro e per il 2016
«l’obiettivo è incrementarlo a doppia
cifra», dice Daniela Dori. Attualmente i
dipendenti sono 33 ma entro la fine
dell’anno è previsto un incremento del
10%. La crisi ha colpito anche questo
settore, ma il «supervetro» sarà presto
impiegato, per legge, nelle vetrine dei
negozi, nelle pensiline degli autobus,
nell’arredamento, con infinite possibilità
di utilizzo: «Per stare sul mercato oggi
bisogna avere una visione globale, capire
gli sviluppi innovativi di nuovi materiali e
questa è la nostra grande scommessa, che
crediamo vincente», conclude Dori.
Francesco Caremani
I
© RIPRODUZIONE RISERVATA
7,8
milioni di euro:
è il fatturato
dell’azienda:
l’obbiettivo per
il 2018 è
13 milioni
52
dipendenti, la
metà dei quali
sono ingegneri:
soltanto
l’anno scorso
erano 34
80
per cento: la
quota di
fornitori
dell’Intersys
che ha sede
nel Chianti
illuminazione a led
dei treni dei pendolari (ma anche i bagni, i
fari di segnalamento
e i pulsanti), il sofisticato meccanismo di controllo
del pantografo dei Frecciarossa (quello che permette di superare i 300 all’ora in sicurezza) vengono tutti prodotti qui,
in mezzo alle vigne del Chianti. Nell’ufficio del titolare di
Intersys, Gianluca Piccioli, si
gode della vista dei filari, delle
strade bianche e degli ulivi di
San Donato in Poggio.
L’azienda, nata nel 1998, è
intenzionata orgogliosamente
a restare nel Chianti, anzi la
sede a breve triplicherà i suoi
spazi. «Rimanere qui significa
cercare di sviluppare anche
l’indotto. Se tutti se ne vanno
cosa resta al territorio? Credo
sia doveroso restare, crediamo
molto nella funzione sociale
dell’impresa». Uno dei vanti
della Intersys: l’80 per cento
L’
Una veduta
di San Donato
in Poggio.
A destra,
un dipendente
di Intersys
nella sede
dell’azienda
delle imprese fornitrici è
chiantigiano, il 90 per cento è
toscano. Con un fatturato di
7,8 milioni di euro e l’obiettivo di arrivare a 13 milioni nel
2018, l’azienda che fornisce
soluzioni innovative a treni e
metropolitane di mezzo mondo vive un momento di grande espansione.
Lo scorso anno ci lavoravano 34 persone, oggi ci sono
52 dipendenti (la metà ingegneri) e 12 dodici periti appena usciti da due vicini istituti
tecnici, il Meucci di Firenze e
il Sarrocchi di Poggibonsi.
Tanti giovani per puntare sull’innovazione: «Sull’illuminazione produciamo una tecnologia che va oltre il led, il fosforo remoto, che ha il vantaggio di essere più potente, ha
vita più lunga, consente di ri-
sparmiare sui supporti meccanici e quindi richiede meno
manutenzione, è più facile da
installare». La ricerca è anche
sui sistemi antincendio, sulla
gestione delle porte, sulle soluzioni per le toilette: «Ai
clienti, che sono i costruttori
dei treni, forniamo un sistema
completo di tecnologie», spiega Piccioli. Dall’Ansaldo Breda
a Bombardier, una commessa
importante riguarda oggi i regionali della Astolm, ma i
clienti di Intersys si trovano in
Olanda e Francia, Danimarca e
Germania, Repubblica Ceca e
Crozia, Svezia, da quest’anno
anche in Belgio e Spagna, in
Brasile, Cile, Stati Uniti e l’intenzione è di arrivare a breve
in Turchia e Iran.
«Ci sono mercati emergenti, ma un’espansione del mercato è ancora possibile in Europa: metropolitane, tramvie,
intercity veloci. Il trasporto
pubblico va sempre più in
questa direzione», spiega Piccioli che però punta il dito
contro gli appalti ferroviari
italiani: «I nostri vicini europei privilegiano aziende nazionali e chi lavora con imprese del territorio e rispetta certi
parametri. Da noi non va così
e ci sono scelte del tutto discutibili come il caso della Regione Toscana che utilizza
convogli della polacca Pesa,
con tutti i problemi legati a
quei treni».
Intersys vuole spaziare anche in altri ambiti e guarda al
settore dell’illuminazione per
supermercati e
aziende mentre
appoggia l’invenzione di quattro
giovani napoletani che hanno
pensato a un dispositivo senza
fili per di ricaricare più cellulari.
Si chiama Tompac e ha già attirato l’attenzione
di catene di ristoranti e bar, il
suo prototipo è
stata fatto a San
Donato e qui verrà prodotto.
«Riusciamo a portare avanti
tanti progetti soprattutto grazie al legame tra lavoratori e
azienda. È fondamentale in un
luogo di lavoro curare le relazioni umane», spiega il titolare che con tre soci ha fondato
Intersys dopo aver lavorato
con Axis, Sirio Panel, Marconi.
Lisa Baracchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere Imprese
Lunedì 9 Maggio 2016
5
FI
INTERVISTA
«Etruria, che errore i rimborsi
E il Monte va nazionalizzato»
La Toscana vista dagli «economisti in fuga» del collettivo Noise from Amerika
Che a Firenze, nella sede della NY University, festeggeranno i dieci anni del loro blog
di Silvia Ognibene
l rumore che arriva da oltreoceano sono loro, gli
autori di «Noise from
Amerika», blog contenitore di cervelli economici
«in fuga» e spesso controcorrente che compie dieci
anni. E festeggia a Firenze,
l’11 e il 12 giugno, a Villa La
Pietra: due giorni di confronto e dibattito su concorrenza,
immigrazione, sistema bancario e scuola.
Temi caldi che verranno
affrontati da una prospettiva
inconsueta e non banale,
quella di chi ci guarda dall’altro lato dell’Oceano. Dove
spesso le cose accadono prima e quando arrivano, però,
ci trovano sempre poco preparati.
Chi siete? Presentatevi
«Siamo i redattori del blog
noiseFromAmerika.org. Italiani, professori universitari
di economia, quattro che vivono e lavorano da decenni
negli Usa (Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro) e due in
Italia (Giovanni Federico,
Giulio Zanella). Quello che il
blog ha contribuito al dibattito italiano di politica economica, e non solo, in questi
anni lo lasciamo decidere ad
altri. Oppure basta visitare il
sito del blog e leggere. C’è
anche un archivio».
Perché avete scelto Firenze per festeggiare il vostro
decimo compleanno?
«Perché lì avevamo iniziato, nove anni fa, con la prima
versione delle giornate, a Villa La Pietra che New York
University al tempo ci concedeva a prezzo di favore (uno
di noi, Bisin, è professore alla Nyu). Dopo qualche anno
la nostra piccola fondazione
non ha più potuto permettersi la Villa e abbiamo nostro malgrado organizzato le
giornate altrove. Quest’anno
per celebrare il decimo anniversario abbiamo deciso di
svenarci e tornare sul luogo
dell’originale delitto, anche
con l’intento di allargare e
trasformare la fondazione e
le attività del blog. E comunque non c’è alcun bisogno di
giustificazioni: passare qualche giorno a Firenze è sempre un gran piacere, specialmente in giugno!»
A proposito delle banche
«azzerate» con il decreto
del 22 novembre che ha introdotto la disciplina del
bail-in (recependo la direttiva europea Brrd): era possibile secondo voi un approccio diverso? Che dovessimo adottare questa disciplina era noto da tempo,
ma si è avuta l’impressione
che il governo abbia agito
all’ultimo e senza la necessaria chiarezza, soprattutto
riguardo alle conseguenze
sui risparmiatori: secondo
voi com’è andata?
«Una serie di domande così lunghe ed articolate su di
un tema così complesso e
delicato avrebbe bisogno di
I
Sul web
 Noise from
Amerika è un
blog sulla
politica
economica
italiana
 Banche,
tasse e debito
raccontati in
modo serio ma
non troppo
 Gli autori
hanno in
comune le
origini italiane,
l’alta
formazione
economica
nelle università
degli Usa, dove
oggi insegnano
e fanno ricerca
molte pagine per una risposta decente. Iniziamo quindi
con rinviare al nostro blog il
lettore interessato al tema:
usando la nuvola di parole
nella home page, cliccando
su ‘banche’ si ottengono svariati articoli che discutono
dettagliatamente i temi in
questione. In sintesi telegrafica, la nostra analisi mostra
che, almeno a partire dal governo Berlusconi del 2008-11
(ma anche prima) e con tutti
i seguenti governi sino ai
provvedimenti (altamente insufficienti ed ambigui) adottati quest’anno dal governo
Renzi, il comportamento delle forze politiche ha fatto
danni gravi.
Aver fatto finta sino al 2015
che tutto andasse bene nel
sistema bancario italiano,
quand’era ovvio a chiunque
Style
Una linguaccia
a tutto rock
n tocco di Rock. È la
t-shirt che per i 50
anni dei Rolling Stones li
celebra con la lingua
simbolo del gruppo
composta con le cover
degli album
principali.
Fino a
giugno sarà
solo a
Londra alla
Saatchi
Gallery
boutiquem per la mostra
«Exhibitionism», poi
arriverà in Italia nei
negozi e online.
(Laura Antonini)
R www.vilebrequin.com —
95 euro
U
avesse un minimo di dimestichezza col mercato finanziario che fosse vero il contrario, ha aggravato ed allungato la restrizione all’offerta
di credito da parte delle banche di cui l’economia italiana
soffre da anni. Questo ha
danneggiando drammaticamente molte imprese e ha
contribuito in modo determinante a bloccare sul nascere ogni possibile ripresa.
È bene aggiungere che questa dannosissima strategia è
stata avvallata se non addirittura stimolata dalla Banca
d’Italia che anche in questi
giorni continua a mostrare di
aver perso il suo principale
gioiello, l’indipendenza dal
potere centrale».
Questo riguarda solo le
banche «azzerate»?
«In realtà, le banche italiane, praticamente tutte, sono
nei guai da anni, hanno perdite occulte (alcune drammatiche come i vari casi recenti da Etruria a Vicenza
passando per Marche e Genova hanno forzato anche i
ciechi a vedere), sono state
gestite malissimo da amministratori legati a doppio filo
al potere politico ed economico locale (via le cosidette
‘fondazioni bancarie’) e sono
drammaticamente sottocapitalizzate perché le fondazioni
che le controllano non vogliono aumentare il capitale
facendo entrare altri soci e
quindi diluire il proprio potere di controllo (potere politico, si badi bene, che solo
questo ad esse importa e solo su esso si fonda la loro
sopravvivenza). Tutto questo,
come dicevamo, ha effetti
drammatici sull’offerta di
credito del sistema bancario
italiano, la sua quantità e la
sua qualità. In buona sostanza il credito in italia è limitato in entità e malamente assegnato».
Gacs e Fondo Atlante:
giusta ricetta o pannicello
caldo?
«I provvedimenti recenti,
da Gacs a Fondo Atlante sono insufficienti, anzi sono un
gioco delle tre carte che risolve pochissimo, forse niente e che sembra voler semplicemente mantenere lo status
quo, ossia mantenere il controllo degli attuali gruppi di
potere sul sistema bancario».
Come la mettiamo con il
bail — in?
«Il meccanismo del bail-in
non è perfetto, nulla lo è, ma
al momento è di gran lunga
il miglior approccio disponibile. Funzionerebbe anche in
Italia se i poteri che controllano le banche avessero il coraggio (meglio venissero forzati) a cedere almeno parzialmente il loro controllo ad
altri gruppi di investitori più
capaci e, soprattutto, dotati
di risorse da investire, anche
se esteri».
Rimborso agli obbligazionisti «azzerati»: è giusto
rimborsare gli investitori
che hanno perso per un investimento sbagliato?
Perché non è sufficiente
il Tribunale?
Andando per paradossi:
se mi si rompe il microonde, mi faccio rendere i soldi
da Padoan?
«Vi siete risposti da soli.
Siamo d’accordo e non potremmo averlo detto meglio:
tutti col microonde da Padoan!».

I controllori
BankItalia con l’Euro
ha perso l’indipendenza
E su Consob stendiamo
un velo pietoso...
Michele Boldrin
Andrea Moro
Alberto Bisin
Sandro Brusco
Giovanni Federico
Giulio Zanella
Montepaschi è bollita o
ce la può fare? Qual è il suo
destino? Chi se la compra?
«Basta ricapitalizzarla. Per
farlo occorre fare la bad bank
del Monte dei Paschi, azzerare il capitale e buona parte
dei prestiti obbligazionari e
lasciare che investitori nuovi,
anche esteri ripetiamo, entrino ed investano per farla
funzionare.
Anni fa
suggerimmo
di nazionalizzarla per ripulirla e rivenderla ad
azionisti capaci di investirvi denaro
vero. Rimaniamo della
medesima
opinione. Un
punto importante, che riguarda il
Monte dei
Paschi ma
non solo:
l’italianità
non è una variabile che
dovrebbe entrare nella
questione ricapitalizzazione.
I capitali si
prendono
dove ci sono.
Anzi, se proprio dovessimo parlarne,
i capitali stranieri sono meglio perché
meno legati ai centri di potere che sono al cuore dell’inefficienza del sistema
bancario italiano. L’ultima
volta che la questione dell’italianità è stata così centrale nelle discussioni e negli
interventi di policy sul mercato del credito è stato con
Antonio Fazio alla Banca
d’Italia. Ma nessuno sembra
ricordare, nemmeno in Banca».
La vigilanza (Consob e
Bankitalia per le rispettive
competenze) ha funzionato? Deve essere riformata?
Eventualmente, come?
«Abbiamo già avuto modo
di rimarcare che la vigilanza
di Banca d’Italia ha avuto un
ruolo deleterio, soprattutto
di recente, ci sembra, col governo Renzi. La questione è
l’indipendenza - cioè la mancata indipendenza. La Banca
d’Italia, avendo perso il controllo della politica monetaria, passato alla Banca Centrale Europea con l’euro,
esercita i propri compiti istituzionali soprattutto nell’ambito della vigilanza. Ma sembra aver interpretato il proprio ruolo come quello della
difesa del governo del Paese
dall’Europa, noi contro i cattivi tedeschi, o qualcosa del
genere. Diciamolo chiaramente: questo è il modo migliore per mantenere una posizione di potere, ma danneggia il Paese. Il modo mig l i o re p e r r i fo r m a re l a
vigilanza è quello di toglierla
a istituzioni nazionali che sono più facilmente preda di
queste forme di cattura del
regolatore da parte dell’esecutivo. L’Unione bancaria europea va in questa direzione,
ed è un gran bene. Su Consob, visto che manca lo spazio, stendiamo un velo pietoso».
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Lunedì 9 Maggio 2016
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