N° 24 del 21/06/2008

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Transcript N° 24 del 21/06/2008

CILENTO
C I LE N TO
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B AT TTII PA G L I A
VA L LO D E L L A LU C A N I A
Comunità Montane,
meglio chiuderle
Cavallo Persano,
marchiatura in mostra
Ciambella
senza buco
Ro g n e m o t r i c i
Cilento, rifiuti
ed appalti
Oreste Mottola pag. 7
Antonino Gallotta pag. 7
Francesco Faenza pag. 3
Ernesto Giacomino pag. 2
Nicola Nicoletti pag. 10
Ann o X n°24 - www.unicosettimanale.it - 21 giugno 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 25,00€
Paestum e dintorni:
l’antico in disuso
di Oscar Nicodemo
Quello di Capaccio Paestum è un
territorio di una tale risorsa vitale,
che non sono bastati circa 50 anni
di abusi e scelte politiche arbitrarie
per sciuparne l’enorme potenziale
di attrazione.
Ancor oggi, solo a considerarne,
anche in maniera affrettata, il variegato giacimento culturale, ci si
rende ben presto conto che esso
rientra tra i più interessanti d’Italia.
A renderlo ancora più tipico sono
le tante borgate che ne costituiscono la cittadinanza, ognuna delle
quali si caratterizza per il pittorico
scenario naturale.
Senza spingersi in una dettagliata
descrizione dei luoghi, pare abbastanza ovvio che chi li abita sia legittimato a pensare di vivere in uno
spazio, per molti versi, elitario.
Si aggiunga, particolare non trascurabile, che la zona rappresenta,
geograficamente, un crocevia strategico non distante sia da notevoli
centri turistici (come Capri, Ischia,
Pompei, Palinuro), che da importanti città (come Salerno e Napoli).
La stessa Roma, a ragion veduta,
non è poi tanto lontana. Pertanto,
non sono pochi coloro che, pur non
avendo origini indigene, hanno
scelto deliberatamente di dimorarvi, e tra questi anche diversi stranieri, probabilmente consapevoli
che le uniche aree geografiche non
soggette alle terribili novità contemporanee, sono quelle di lunga e
grande tradizione storica; le sole, al
contempo, che si offrono alla luce
di in una perenne attualità.
Già, ma un senso di compiacimento così inteso, a Capaccio Paestum, deve fare i conti con la
pezzenteria intellettuale di chi, maleficamente, attenta all’armonia
dell’ambiente.
E sono davvero tanti coloro che, in
virtù di chissà quale tornaconto turistico, danno vita ad iniziative (paradossali ed inconcepibili per il
luogo) che dequalificano e oltraggiano oltre modo un territorio che
andrebbe semplicemente assecondato nella sua natura. Mi corre
l’obbligo, a questo punto, di dileggiare le tante e scriteriate chiacchiere che, pubblicamente e non, si
fanno sul turismo.
Mi addosso la piena responsabilità
di bollare come qualunquista e superficiale l’analisi di chi suggerisce
una mancanza di professionalità
nel settore. Non si capisce, infatti,
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PAES TUM, ISOL A DI
C AMPANIA A BERLINO
Dal 26 giugno al 28 settembre, le tombe dipinte
saranno esposte al museo Martin Gropius Bau di Berlino
Cipriani: “Saranno visitate da oltre duecentomila persone,
potenziali ospiti di Paestum e del Cilento”
FOTO di Roberto Paolillo
Cassazione: a Capaccio no ai Carabinieri con l’amante
Nei secoli fedele e mica soltanto
all’Arma ma pure alla moglie. Questo è il carabiniere modello secondo la Corte di Cassazione. Una
relazione extraconiugale di un carabiniere getta discredito sull’Arma. Lo ha stabilito nella
sentenza 24414 della Prima Sezione Penale, ha confermato la condanna a quattro mesi di reclusione
per Rosario B., appuntato dei carabinieri della stazione di Capaccio
(Sa), sposato, ma con una relazione
adultera intrattenuta con una
donna del luogo, anch’essa coniugata. L’imputato, ritenuto responsabile di insubordinazione, con
minaccia ed ingiuria, ai danni di un
luogotenente, comandante della
stazione presso cui prestava servizio, era stato prosciolto dal giudice
di primo grado, ma condannato
dalla corte militare d’appello. L’appuntato aveva definito “bugiardo,
infame e ladro” il suo superiore minacciando di rovesciargli addosso
una scrivania, poichè il comandante
gli aveva chiesto di troncare la relazione. La storia che fa tanto “
Pane, amore & fantasia” è questa.
Quando il suo comandante, il comandante Nicolò C., era venuto a
sapere della incresciosa situazione
e gli aveva intimato di troncarla immediatamente mollando l’amante
perché il paese è piccolo e la gente
mormora, il militare non si era limitato a ribellarsi agli ordini.
La Cassazione ha così rigettato il
ricorso della difesa, confermando la
sentenza della corte d’appello per
la quale “l’intervento del luogotenetente era pertinente al servizio e alla
disciplina consistendo nel richiamo all’osservanza del regolamento di disciplina militare, che prescrive di tenere
in ogni circostanza una condotta
esemplare a salvaguardia del prestigio delle Forze armate”, mentre “la relazione extraconiugale dell’imputato,
di pubblico dominio nel territorio della
stazione, arrecava evidente disdoro all’Arma benemerita”.
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Sfumature pestane
a Berlino
di Giuseppe Scandizzo
Le tombe dipinte di Paestum di
epoca lucana, a partire dal 26
giugno e per tre mesi, saranno
ospitate dal museo Martin Gropius Bau di Berlino. Saranno le
ambasciatrici di Paestum, del Cilento e dell’intera Campania nel
cuore dell’Europa continentale.
Saranno l’avamposto di qualità
nel cuore del turismo d’eccellenza, quello culturale, che tutti
gli operatori del settore dicono di
voler intercettare.
Solo nella serata inaugurale sono
attesi circa settecento invitati e,
nei centoventi giorni di esposizione, la direzione del museo prevede oltre 200 mila visitatori.
Se si considera che l’area archeologica di Paestum è visitata
da circa 400 mila turisti all’anno
(comprese le gite scolastiche)
ecco che si ha subito la dimensione, anche numerica, dell’importanza dell’evento trimestrale
di Berlino.
Non è la prima volta che frammenti della cultura pestana viaggiano per il mondo, ma è la prima
volta che attorno a un evento di
così grande levatura culturale si
raccolgono in comunione di intenti dissimili soggetti operanti
sul territorio paestano e cilentano.
La direzione del Museo di Paestum, nella persona di Marina Cipriani, ha diretto magistralmente
l’organizzazione del trasferimento e dell’allestimento della
mostra.
Al suo fianco, segno del cambiamento di mentalità, si sono adoperati anche il comune di
Capaccio, il comune di Agropoli,
la Comunità montana Calore Salernitano, l’Aazienda si Soggiorno e Turismo di Paestum, il
Consorzio Albergatori Paestum
in, la Regione Campania, la BCC
di Capaccio, il Consorzio dei Caseifici di Paestum, i Viticoltori
Cilentani, il Parco Nazionale del
Cilento, il Rotary di Paestum e
l’associazione diVini Assaggi.
In tal modo si omaggia Berlino e
l’intellighenzia europea offrendo
loro la migliore produzione nostrana contemporanea, in termini
di cultura dell’ accoglienza.
Paestum, “l’isola” campana a
Berlino, è la prima movenza
verso la realizzazione di un “arcipelago” di avamposti culturali
da forgiare nell’oceano del turismo di qualità, il solo capace di
generare ricchezza non solo economica ma culturale e sociale.
N°24 21 giugno2008
Eb o li
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Alla ricerca del libro perduto
Viaggio nella biblioteca comunale
La gestione pubblica della biblioteca
comunale di Battipaglia ha prodotto,
in questi anni, più che un’offerta culturale, un vero e proprio disservizio
alla cittadinanza.
L’impiego di dipendenti comunali
dirottati da altri uffici, e per questo
non adeguatamente formati e qualificati, ha causato negli anni una impropria gestione dei circa 10.000
preziosi volumi, che formano l’impolverato patrimonio librario.
Libri “presi” in prestito da utenti
che, a differenza di come accade in
altre biblioteche, non vengono più
nemmeno ricontattati dai preposti al
servizio prestiti; una sistemazione
alla rinfusa e l’assenza di una catalogazione ordinata e precisa dei testi
presenti, che rappresenta un ostacolo
spesso insormontabile per chi ricerca
un volume; la carenza di tutti quei
servizi annessi che una biblioteca dovrebbe offrire, come ad esempio la
possibilità di fotocopiare parti di
libri, o quello ancor più grave dell’impossibilità di effettuare un prestito interbibliotecario; il tutto in un
ambiente spesso chiassoso, in cui
non sono quasi mai rispettati il silenzio e la tranquillità di cui pure gli
utenti avrebbero diritto.
Tale situazione genera così una de-
crescita esponenziale di utenti
che, spesso esasperati, si rifugiano nelle meno fornite ma
meglio organizzate biblioteche
dei dintorni, nonché una dispersione elevatissima di testi
che, se bene utilizzati, potrebbero invece rappresentare una
ricchezza culturale per la città.
Tanti e gravi sono i problemi
della biblioteca comunale, ché
spesso si è pensato e proposto
di affidare la gestione del servizio a cooperative o associazioni locali, in modo da
abbattere i costi e migliorare il
servizio. Come spesso accade però
nulla di concreto si è poi fatto, e le
parole e le proposte son rimaste inesorabilmente tali.
La localizzazione periferica dei locali che la ospitano - al primo piano
del Centro Sociale di Via Guicciardini – poi, la rende poco alla portata
A parer mio
di
ERNESTO GIACOMINO
Rogne motrici
Paese che vai, business che trovi: la
moda a Milano, gli orologi in Svizzera,
il vetro a Murano, la guerra negli Usa,
la munnezza a Napoli, i massaggi a
Bangkok e la funghicoltura ad Amsterdam.
Qua a Battipaglia fino a qualche anno
i settori trainanti erano al massimo
tre: il caseario, il sommerso e l’edilizia abusiva. Ora no, o non più; perlomeno, non se si prende atto del
graduale affiancamento in classifica di
altri segmenti imprenditoriali in
espansione: bar e pizzerie, ad esempio, o l’industria della plastica, o
l’inarrestabile proliferare di negozi
cino-vesuviani (due o tre nuovi a
ogni variazione climatica, tipo lumache post-acquazzone). Senza contare
usura (illegale o legalizzata), spaccio,
riciclaggio e prostituzione (coatta o
volontaria), che nel loro piccolo occupano comunque un posto di tutto
rispetto. Non ultimi, i fiumi di denaro
smossi dai settori G.O.I. (Grandi
Opere Inutili) e F.A.M. (Fallimentari
Aziende Municipalizzate) del Comune, istituiti anni orsono da certi
sfiziosi politici del club “Amici dell’Obelisco”.
Il fenomeno realmente destinato a
rappresentare la svolta dell’immediato futuro commerciale battipagliese, però, pare tutt’altro. Come al
solito la cosa si sta sviluppando in
sordina, quasi inosservata, sicuramente indisturbata fin quando, a sua
volta, non disturberà nessuno (o non
troppo).
Parlo, cioè, di questo miracoloso settore della compravendita di auto
usate. Una volta era un’attività abba-
stanza infrequente se non rara, ci volevano tempo, spazio, sinergie con
notai e agenzie per lo snellimento
dei risvolti burocratici, nonché un
minimo di competenza tecnica e
normativa per evitare involontarie
fregature ai clienti. Soprattutto, ci volevano i soldi: almeno quel minimo
per garantire un assortimento di
base. Oggi invece no: più passano i
giorni più queste rivendite di macchine usate traboccano un po’ ovunque: sui pianerottoli, nei vicoli, sui
balconi, in soggiorno. Immagino ci sia
pure chi ce l’ha itinerante, nel senso
che s’è fittato una bisarca e ogni
volta monta l’esposizione dove più
gli aggrada.
Verrebbe da chiedersi cos’è che incentiva certi imprenditori della domenica – fino a ieri incapaci finanche
d’imburrarsi un panino senza sporcarsi - a buttarsi nel ramo con cotanta convinzione. La risposta,
purtroppo, anche stavolta puzza di
facili guadagni a costi ridotti. In primis: la possibilità incontrastata di applicare prezzi di migliaia di euro più
alti delle quotazioni ufficiali dell’usato, grazie alla penuria di contanti
a disposizione e alle difficoltà di accesso al credito bancario, che non
consentono l’acquisto diretto dal
venditore privato. Invece, la richiesta
in loco alla finanziaria partner del
commerciante (salvo casi-limite rarissimi sul genere bancarotta fraudolenta, terrorismo batteriologico e
concorso in genocidio) magicamente
ha sempre più speranze di approvazione rispetto ad altri canali d’indebitamento. Poi c’è l’indotto del lifting
selvaggio: auto, cioè, che si tirano
dietro il corposo sospetto di essere
arrivate rottami per poi resuscitare
in fuoriserie fiammanti, grazie ad officine meccaniche e carrozzerie che,
piuttosto che riparare e manutenere,
si stanno sempre più specializzando
a camuffare magistralmente incidenti
gravi e cedimenti strutturali, con
operazioni velocissime di restyling
che nemmeno i chirurghi estetici di
Nip/Tuck: al punto che il surplus di
prezzo può essere sempre giustificato con un innegabile ottimo stato
d’uso del mezzo e la solita, abusata
solfa del chilometraggio rasente lo
zero.
Perché tanto le macchine non hanno
la scatola nera, e certi difetti, quando
ci sono, vengono fuori alla distanza:
cosicché da un improvviso cigolio
della ruota scopri una deformazione
del disco, e via via una serie d’inneschi a catena fino a risalire a una
stortura di base dovuta a un qualche
incidente catastrofico di anni prima.
Frattanto però è scaduta la garanzia
(ove mai ci fosse stata) e tocca tenersela così com’è.
O permutarla in un qualche parco
plurimarca, e via daccapo col passaggio in sala trucco, un buon lavaggio e
la nenia all’avventore di turno sul
quanto sia in ottime condizioni il veicolo che gli si sta proponendo.
Alla fine è il perpetuo giro vizioso
del “io compro, tu campi”, che qua
da noi attecchisce più che altrove:
soprattutto perché nello scambio fra
venditore e acquirente chi paga realmente è sempre uno solo. E chi
controlla, al solito, sta a guardare.
degli utenti naturali, i giovani, rappresentando così un ulteriore elemento di scoraggiamento. Una
biblioteca “diversa” potrebbe invece
rappresentare un elemento importante di crescita culturale per la popolazione, come avviene in
tantissime città d’Italia, oltreché naturalmente dare la possibilità ai tanti
studenti universitari di trascorrere lì
le loro ore di studio.
Intesa come un centro di scambio e
confronto anche tra le diverse comunità straniere questo spazio potrebbe
assurgere al ruolo di “mediatore culturale” e insieme a presidio territoriale contro fenomeni di disagio e di
esclusione sociale.
Questo dovrebbe e potrebbe essere
una biblioteca normale, ma qui da
noi, rischia di restare un deposito di
libri manco troppo ordinato.
Valerio Calabrese
dalla prima
Paestum e dintorni:
l’antico in disuso
per quale strana ragione bisogna
adeguarsi ai canoni pubblicitari a
discapito di una gradevole genuinità. In un territorio dove la storia
detta il da farsi, non vi sarebbe
alcun bisogno di improvvisarsi improbabili operatori turistici e culturali, men che meno “istruirsi”
coscienziosamente con corsi professionali che diffondono una
pseudo-disciplina di basso consumo e di larghi consensi: la riminilogia.
E allora ecco un punto fermo da
cui il turismo pestanocapaccese
non può prescindere: il rispetto dei
luoghi e il riuso delle loro tradizioni in chiave contemporanea, a
partire da quelle più antiche.
Solo seguendo questa fondamentale linea di condotta, di straordinaria innovazione rispetto alla
deprecabile ordinarietà a cui si assiste da tempo, Paestum e dintorni
ritorneranno a toccare livelli qualitativi di prosperità che le competono.
Naturalmente, perché una simile
circostanza possa realizzarsi, si
rende necessario una sorta di miracolo: le pertinenze di una peculiare
intelligenza locale al servizio della
politica che vi esercita la sua mansione di comando. Il potere diventa
governo quando si serve di buone
idee.
E l’innovazione di un territorio,
come nella migliore tradizione rivoluzionaria, non può attendersi
dall’esterno.
Oscar Nicodemo
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La ciambella senza buco
Una domenica in riva al mare con la lente rovesciata
Siamo andati a mare, a vedere le magie
della giunta Melchionda. Fine settimana
turbolento. Molte le nuvole minacciose.
Ma come per incanto, a mare, il cielo era
limpido. Sole alto e abbronzante. E’ passato anche un aereo, mi pare. Con la
scritta “questo spettacolo è offerto dal
vostro amato sindaco”. Ci siamo catapultati in spiaggia, vedendo i bambini
giocare, rassicurati dai vigili urbani con
i quadricicli. Qualche comunista anarchico si è lamentato dell’immondizia
abbondante. Sarà stato un abbaglio. O
una congiura dell’opposizione che vuol
destabilizzare il nostro amato sindaco.
Camminando lungo la spiaggia abbiamo incontrato una guida del comune.. Abbiamo poi scoperto che si
trattava di due convenzionati. Con la
modica cifra di 40 mila euro, questi due
“scienziati” discutevano delle ipotesi di
sviluppo del nostro litorale. Due ragazzi
nel frattempo annegavano. Ma forse è
stato solo un falso allarme. Con i bagnini comunali, se li vedete, sempre se li
incontrate, nessuno può annegare. Garantito dal nostro amato sindaco.
Quando ci hanno visto, gli ingegneri si
sono schermiti. Il lavoro da 40 mila
euro è coperto dal massimo riserbo. Se
qualcuno prova a spiarlo, sarà denunciato. Tanto i processi sono sospesi. Ma
contro i Ron Dennis della fascia co-
stiera, sarà pugno di ferro. In uno scenario di pace e serenità, siamo scesi sulla
spiaggia. Senza toglierci le scarpe. Cumuli di pietre, insetti saltellanti, scarpe
vecchie e usate, buste di plastica indifferenziate, erba ovunque. Ma anche qui,
come al Truman Show, ci hanno raccontato che era tutto finto. Le carte, le
pietre, la spazzatura? Non sono vere. O
al massimo, saranno quelli di Campagna che vengono a gettare la spazzatura a Eboli. Ste canaglie limitrofe, le
staneremo, ha giurato il nostro amato
sindaco. In comune sanno già come rimediare. Il n.a.sindaco ha chiamato Biagio Luongo (sindacuccio di Campagna)
al telefono, minacciando di istituire una
dogana tra Eboli e Campagna con i 220
vigili urbani che assumerà nel prossimo
mese. E se non la smettono questi di
Campagna di scaricare spazzatura a
Eboli, il nostro amato sindaco scatenerà
una guerra senza quartiere. Come sta facendo con i Rom. Come lo stanno copiando De Luca a Salerno, Bassolino
alla Regione e la Iervolino a Napoli. Il
nostro amato sindaco è uno tosto.
Quello che fa lui, viene subito replicato
a Napoli e Salerno. Da quando ha avviato la campagna contro le prostitute,
non si fa più sesso a pagamento
a Eboli. Tutte quelle donne
discinte, semi-ignude, che incrociate in
ogni spartifuoco di Campolongo, stanno
Le Pagelle
di Francesco Faenza
Gli ebolitani provincialotti dicono
che Eboli sia un paese morto. A
mare si rischia tanto, in assenza dei
bagnini. Ma le settimane trascorrono
rapide. Tra polemiche sempre vivaci.
Confesercenti, voto 7: sei al presidente, Mimmo Spinelli, timido contestatore. Otto a Raffaele Spagnuolo,
bellicoso vicepresidente. I commercianti chiedono al comune di rispettare i patti “ci avevate promesso le
buste gratis per la differenziata, noi
non le paghiamo”. Crociata contro
le bevande analcoliche. I baristi chiedono al comune di evitare sparate
stupide: “il divieto di distribuire bevande analcoliche dopo le 21 è una
stupidaggine senza fine. Ma fateci il
piacere. Che facciamo il deserto del
Sahara?“. Spagnuolo non si risparmia
nelle critiche. Spinelli tira a tratti il
freno a mano. La fila per le buste al
comune continua. L’umido viene raccolto troppe poche volte. I cattivi
odori e i ricalcitranti ebolitani alla
differenziata continuano a inzaccherare la città. Urge una svolta. E meno
baggianate, come l’ordinanza che
vieta le bevande analcoliche (acqua,
fanta e coca cola)
Remo Mastrolia, voto 7: eccede nel
programma, sette giorni di festa per
San Vito sono troppi. Gli artisti scelti
non sono sempre all’altezza. Ma indovina la gara (che non c’è stata) tra
i pizzaioli, la benedizione dei cani
(vecchia tradizione, mai tramontata)
e gli spettacoli con Simone Schettino
e Riccardo Fogli. Finisce con un boatos, la sua serata. Con Fogli in giro
per la piazza, Mastrolia si è sentito
più giovane, di dieci anni, più affascinante di Tom Cruise. Buona la prima,
qualche cosa va rivista. Ora tocca a
Mimmo Maglio, assessore comunista.
E Mastrolia già si frega le mani...fuori
luogo i “festeggiamenti” in comune,
il giorno dopo la morte di due ragazzi a mare (16 giugno). Scivolone
brutto, si poteva evitare.
Martino Melchionda, senza voto:
è faciel ridere, come fa l’opposizione
ridens. Ma multare una prostituta
non è un gioco daa ragazzi. Combattere il meretricio, riportare l’ordine
ottocentesco in riva al mare è roba
da politici deluchiani. Anche se De
Luca ti sta sullo stomaco. Melchionda l’ha promesso. E lo farà. Le
fermerà le prostitute, o meglio, le
farà fermare dai suoi vigili urbani. Le
bloccheranno, le misureranno e poi
spiccheranno la contravvenzione. Se
la multa non verrà pagata, ci sarà il
fermo amministrativo degli abiti peccaminosi? E per i clienti? In tre anni
quanti ne sono stati fermati e multati? Zero. Dicono che l’ordinanza
già ci fosse. Ma l’hanno dovuta rifare.
Sulla lunghezza delle minigonne pe-
ripatetiche, raccontano che in maggioranza c’è stata un’accesa e lunga
riunione. Qualche consigliere ha lanciato un esame di prova pratica. La
seduta è stata sciolta, in attesa dell’arrivo dei metri. Melchionda preilluminista.
Santimone e Del Vecchio, voto 4.
Non passa giorno senza scrivere.
Contro la festa di san Vito, sulle
scelte di Eburum Eboli, sull’abolizione di Vissi d’Arte. Ma chi ve lo fa
fare? Risparmiate l’inchiostro, spegnete il computer, staccate la stampante. I vostri appelli sono inutili. Se
non vi piace la musica napoletana,
andatevene a Serre, c’è il jazz, a
Campagna c’è la chiena, a Santa Cecilia c’è la Tatangelo, a Battipaglia
passa sempre qualcuno di importante, a Capaccio poi, affittatevi una
casa, e seguitevi tutta l’estate pestana. Ma basta polemiche. State
sempre a denigrare. Quest’amministrazione è stata eletta anche da voi.
Lasciatela lavorare. Due anni ancora,
sono tanti, lo sappiamo. Proposta: se
avete un pò di soldi, fatevi un giro in
Corea, seguitevi qualche cantante lirico. Vissi d’Arte la troverete lì. Almeno tutti quei politici ebolitani in
prima fila, scocciati e sbadiglianti, non
li incroceremo più a Eboli. E jamm,
jamm, jamm n’copp jà, funiculì, funicolà.
seguendo il corso per le veline, organizzato dalla Regione Campania. Per le
iscrizioni, rivolgersi a villa Falcone e
Borsellino, non appena apriranno il presidio dei vigili urbani. C’è posto per
tutti, l’importante è non esagerare con le
minigonne. Il centimetro sarà un arbitro
imparziale, non come quello di ItaliaRomania. Per l’occasione, il nostro
amato sindaco intende assumere altri 50
vigili, con esperienza da sarti. Oltre a
misurare le aspiranti veline, i vigili sarti
dovranno infilzare tutti i rom di passaggio. Per facilitargli il compito, saranno
muniti di quad via terra e via mare. Dovranno rincorrere sti rumeni sporchi e
zozzosi sulle spiagge. Li abbiamo pure
eliminati, zitto Mutu, rimpatriate Chivu.
Comunque, la nostra spiaggia è la più
bella d’Italia, proprio come la raccolta differenziata il martedì sera. Il nostro amato sindaco non mente mai. E se
lo fa, è l’opposizione che lo sta imitando, gli mette parole in bocca non sue.
Ci sono 17 lidi, a Eboli, senza scaramanzia. Contateli bene. Tutti e 17. Pure
quelli abusivi. E non state a fare i comunisti pelosi. Rosania è passato. Appartiene all’altro secolo. Il nostro amato
sindaco, ora, non fa più distinzioni. Ora
c’è il Pd. Si guarda avanti. Sperando che
alle elezioni provinciali il Pdl non rifaccia il cappotto del 13 aprile. Le carte?
Tutti i lidi a posto stanno. E le 250 multe
della capitaneria di porto? Era solo
un’esercitazione del comandante Maffia. Una simulazione di routine, nel caso
dovesse tornare quel comunista di Rosania.
Dicevamo del mare. Mentre i vigili
quaddati sorvegliavamo le spiagge dai
furti dei rom, sempre loro, abbiamo lanciato un’occhiata al colore del mare. E’
verde fogna, tendente al marroncino. I
due ingegneri convenzionati al posto
degli inutili bagnini, ci hanno spiegato
che è un effetto ottico provocato dall’aumento della Tarsu. Quel colorito
strano verrà superato presto, non appena
i depuratori di Vito Busillo (Consorzio
di Bonifica) entreranno in funzione. E
non appena il ministro Tremonti restituirà all’assessore Marra i soldi che gli
ha tolto con l’Ici. Tradotto in soldoni?
Saremo nonni, vedremo il Ponte sullo
Stretto di Messina, avremo la pensione
a 77 anni, dopo 66 ore di lavoro a settimana. Felice Tremonti, felice Marra.
Tutti felici con il nostro amato
sindaco. Ma nell’ultimo fine settimana è
accaduto un fatto “strano”. I due ingegneri convenzionati stanno facendo ancora gli accertamenti. Sono morti
due ragazzi, hanno scritto i giornalisti
falsi e tendenziosi. Morti annegati. Pare.
Nelle acque di Eboli, ma non è
detto. Erano quasi al confine con Battipaglia e Capaccio, hanno precisato nel
Truman Show di Palazzo di Città. I bagnini del comune, li abbiamo visti, se lo
dice il nostro amato sindaco, noi dobbiamo credergli, erano quasi arrivati, lì
continua a pag. 4
N°24 21 giugno2008
Se le
4
Mostra Itinerante Nazionale “Lex-icon immagine di un diritto”
Adesione all’iniziativa dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga
Dopo la provocazione del “crocifisso
di Basso dell’Olmo”, Aurora Cubicciotti, Giovanbattista De Angelis e
Donato Linzalata si sono ritrovati per
lanciare un altro significativo messaggio. Con loro l’arte si è trasformata in “manifesto sociale”, per
contribuire “in modo diretto alla lotta
contro i disagi, contro le ingiustizie
ed i bisogni umani presenti attualmente”.
Forti della convinzione, ovviamente,
che “l‘artista ha il dovere di usare al
meglio i propri mezzi espressivi affinché la sua arte agisca fortemente
sulla sensibilità delle persone”.
L’arte intesa come manifesto sociale
si affermò nel primo decennio del
sec. XX. Oggi è fortemente presente
nel linguaggio artistico contemporaneo, perché non vi è arte senza il sociale.
Con questo spirito è nato “LEXICON Diritto di un’immagine”,
una mostra d’arte (coordinata dalla
Galleria d’Arte Contemporanea “Altieri”) sulla donazione degli organi,
patrocinata dall’Aido, dal Comune e
dalla Provincia di Salerno. Protagonisti di quest’evento sono, appunto,
la pittrice Aurora Cubicciotti, il pittore Giovan Battista De Angelis e lo
scultore Donato Linzalata.
Vale la pena ricordare, però, che una
prima esposizione sul tema è stata
già realizzata, con vivo successo, da
G.B. De Angelis nei locali del Palazzo Vescovile di Campagna nell’Agosto 2006.
L’inaugurazione della mostra si è tenuta martedì 10 Giugno, ore 17.30,
al Palazzo Genovesi, Largo Campo
di Salerno. Le opere resteranno esposte fino a mercoledì 25 Giugno e si
possono visitare tutti i giorni dalle
ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore
diciassette alle ventuno.
Scopo di questo avvenimento, per
dirla con Aurora Cubicciotti, è non
solo quello di “sensibilizzare tanti
cuori, ma anche di scuotere la mano
di tanti artisti e fare i modo che l’arte
ritorni ad avere uno scopo, una funzione sociale e che ritorni ad essere
parola viva, voce che fissa in un’immagine diventa azione, diventi vita,
salvi la vita!”.
Il Presidente emerito della Repubblica, senatore Francesco Cossiga,
così si esprime in un suo autorevole
intervento sul catalogo che fa da palcoscenico all’emozionante iniziativa:
“Donare gli organi non contrasta con
i principi dell’etica, sia religiosa che
laica, ed è un gesto di grande generosità e di solidarietà umana e sociale.
Aderisco molto volentieri alla campagna di promozione della donazione di organi umani, anzitutto
perché, in sintonia con i progressi
della scienza medica, occorre rimuovere i pregiudizi ed i preconcetti an-
traverso le possibilità che offrono le
variegate espressioni
d’arte, quanta più
gente possibile al
problema impellente
delle donazioni degli
organi umani. E così
si sono ritrovati, per
“puro caso”, a fare lo
stesso sogno, come
ha scritto in un suo
contributo Maurizio
Ulino. Ognuno ha
compiuto “delle indagini sulla base
della propria competenza: De Angelis
agli organi interni,
Cubicciotti all’apparato
respiratorio,
Linzalata alla struttura ossea”.
I tre artisti, scrive
Ferruccio Massimi,
Gli artisti...
Giovanbattista De Angelis, (nella
foto), è nato a Campagna il 27 aprile
1953. Dopo aver frequentato l’istituto statale d’arte di Salerno ha studiato pittura con Domenico Spinosa
all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Numerose sono le sue mostre
collettive e personali. La prima nel
1976, quasi tutte schiacciate nel sociale e nella solidarietà, come quelle
dalla Cubicciotti e di Linzalata del
resto. Hanno parlato, con lui, delle
sue opere: Giulio CarloArgan
(1985/1986), venturosi, Enrico Cri-
cora radicati in larghi strati della popolazione, che ostacolano l’accettazione e l’inserimento nella coscienza
collettiva del concetto che sta alla
base della donazione degli organi:
salvare una vita umana senza alcun
sacrificio”.
Gli artisti Giovan Battista De Angelis, Donato Linzalata e Aurora Cubicciotti,
hanno
deciso
di
intraprendere questo arduo percorso
culturale che mira a rendere la donazione d‘organo un modo nuovo di interpretare la socialità. Tutti e tre si
sono prefissati di sensibilizzare, at-
spolti, Massimo Bignardi, Rino
Cardone, Vittorio Sgarbi, Santa Fizzarotti, Marco Di Capua, Ferruccio
Massimi, Vera de Veroli (amica,
mamma-artista, figlia dello scultore
Carlo De Veroli, autore degli angeli
di bronzo sul campanile del Santuario della Madonna di Pompei), spentasi a Campagna, dove ormai viveva,
qualche anno fa circondata dal calore
dei suoi amici più stretti.
Aurora Cubicciotti, nasce a Taranto
il 10 settembre 1972. Dopo aver studiato presso il liceo artistico di Taranto e di Salerno, frequenta
l’Accademia di Belle Arti di Napoli
studiando pittura con i maestri Armando De Stefano e Giovanni Pisani. Insegnante di Storia dell’Arte e
Discipline Pittoriche, vanta diverse
mo stre (collettive e personali) a partire dal 1997 e vari premi.
Donato Linzalata nasce nel 1942 a
Genzano di Lucania. Dopo essersi
diplomato all’istituto statale d’Arte
di Bari Frequenta l’Accademiadi
Belle Arti di Napoli alla scuola di
Emilio Vedova. Ora vive e lavora a
Genoano. Inizia il suo lungo percorso artistico nel 1981. Tante anche
per lui le mostre personali e collettive. -
“svegliatisi dal sogno, trasformatosi
in incubo, hanno condiviso l’idea di
dare un loro concreto contributo,
sensibilizzando ciascuno con la propria opera, affinché si possa dare
nuovo slancio alla ricerca scientifica
e alla donazione degli organi, un’ulteriore speranza per l’Umanità”.
Secondo Ferruccio Massimi, i tre artisti, con la speranza che tanti altri se
ne aggiungano!, “hanno avvertito
che non vi è più tempo per tentennamenti, ripensamenti, è obbligatorio,
invece, coinvolgere nei vari itinerari
espositivi la stragrande maggioranza
della popolazione italiana e degli
altri paesi verso questo tipo di posizione, perché amare è donare, è vivido il sentimento sociale”.
L’impresa non è affatto semplice,
sebbene vi siano tutte le condizioni
necessarie per portare il progetto a
compimento.
Il messaggio che ne scaturisce “è che
l’apertura all’altro è sempre più necessaria alla vita di ogni giorno in
tutti i suoi aspetti”.
Il trapianto, pertanto, “oltrepassa la
sua portata terapeutica, per assurgere
a simbolo di tolleranza e integrazione nel rispetto costante della diversità”.
La scienza dei trapianti ha raggiunto
risultati impensabili fino a pochi anni
fa e grazie ad esso migliaia di pazienti, ormai considerati senza speranza, tornano a vivere una vita
relazionale e sociale autonoma.
Purtroppo a questa entusiasmante realtà fa da contraltare un’attesa spesso
troppo lunga per chi vive sorretto da
una speranza drammatica, anche se
legittima.
La donazione è un atto volontario e
nessuno deve sentirsi costretto a
compiere tale gesto.
Tutti, però, hanno il diritto/dovere di
essere informati e formati sulla necessità di tale decisione. La donazione deve essere un autentico atto di
altruismo e di carità. Aiutare il prossimo, che attende la possibilità di
riaccendere la fiaccola della speranza, e della vita, è un segno di civiltà.
Un catalogo sintetizza la performance salernitano con testi ed immagini di grande attrazione e
coinvolgimento emotivo. In esso si
trovano contributi di Vincenzo Passarelli (presidente nazionale) e di
Antonio De Sio (presidente provinciale) dell’AIDO (Associazione Italiana “per la Donazione di Organi,
Tessuti e Cellule” impegnata da più
di trent’anni per divulgare messaggi
di solidarietà e, oggi più di ieri, per
testimoniare l’eccellenza dei risultati
scientifici nel campo di prelievi e trapianti d’organo), oltre che di Gerardo
Pecci, storico e critico dell’arte, di
Marco Di Capua, di Maurizio Ulino
(Storico - Cavaliere dell’Ordine Merito Culturale del Principato di Monaco), di Ferruccio Massimi e di
Aurora Cubicciotti. Un Catalogo coordinato da Giovan Battista De Angelis, Aurora Cubicciotti e Benito
Ruggia, con grafica dello stesso
Ruggia e foto di Raffaele Sprovieri e
Felice Capaccio.
I ringraziamenti vanno all’Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali
della Provincia e al suo Presidente
Angelo Villani, e al sindaco di Salerno Vincenzo De Luca.
Mario Onesti
segue da pag. 2
La ciambella
senza buco
di Francesco Faenza
in spiaggia, a sorvegliare la gente che
faceva il bagno. Forse c’era troppa
gente. Forse stavano seguendo i due ingegneri convenzionati. Ora, non dimentichiamo, dice lo staff balls del
nostro amato sindaco, che c’era la bandiera rossa, domenica scorsa. Quel ragazzo di Avellino che è morto perchè
si è gettato in mare a salvare
l’amica? C’erano i vigili con i quad, i
bagnini del comune dal primo luglio. Con tutti questi tecnici in spiaggia,
questo
affollamento
convenzionato, ma chi gliel’ha detto a
quel ragazzo di Avellino di gettarsi in
acqua per salvare l’amica? Il primo luglio sarebbero arrivati i bagnini del nostro amato sindaco.
E quel marocchino irregolare? Morto
pure lui. Non si poteva gettare dopo
Foce Sele, nel comune di Capaccio?
Era un marocchino, precisiamolo subito, venuto in Italia a togliere il lavoro
ai nostri ragazzi, bamboccioni impenitenti. Perchè i marocchini, ridiciamolo
subito, caro amato sindaco, ci stanno
rubando il lavoro nei nostri campi...ma
poi chi gliel’ha detto a quel marocchino
di gettarsi in acqua?
Doveva aspettare, pure lui, il primo luglio. Come ogni anno, dice il nostro
amato sindaco, avrebbe trovato vigili urbani sui quad, i bagnini alla bay
watch sulle spiagge libere, con pattini,
gommoni, sommozzatori e quant’altro.
Ma chi gliel’ha suggerito a quei due ragazzi di gettarsi nel mare ebolitano,
prima del primo luglio? Il nostro amato
sindaco, ci hanno spiegato i due ingegneri comunali convenzionati, sta facendo di tutto per rilanciare lo sviluppo
turistico della litoranea. Noi dobbiamo
andargli incontro. Senza gettarci
in acqua, prima del primo luglio. E invece la gente che fa? Si butta in acqua
prima di luglio, travolge le rotatorie
dell’assessore Cariello (siamo a oltre
10 incidenti al Campolongo Hospital),
si lamentano del colore delle acque e
della spiaggia sporca. Basta Rom e
basta comunisti. Il nostro amato sindaco è stanco di sentire le polemiche
dell’opposizione.
Ma
quali
bagnini pubblici mancavano. I bagnini
c’erano, l’anno scorso (vedi foto). Lo
ha detto il nostro amato sindaco. E se lo
dice lui, è vangelo. Ma Corsetto ha le
traveggole?
Caprarella fuma cose strane? Di Benedetto non sa leggere nemmeno le
carte...e vengono a fare la predica al nostro amato sindaco, che ogni anno ci regala i bagnini dal primo luglio???
L’importante è vederli. E’ sentirli. Nel
momento in cui state per annegare, tirate il fiato. E state tranquilli. I bagnini
del signor sindaco, dopo il primo luglio, arriveranno. Con le mute da sub,
forse. Ma arriveranno. L’importante e
credergli al nostro amato sindaco.
E alla sua squadra di fantomatici bagnini.
N°24 21 giugno 2008
A g ro p o li
Definito il contratto preliminare d’acquisto tra il Comune e l’architetto Dente
Acquisito al patrimonio pubblico il Castello di Agropoli
Sottoscritto tra la Società di Trasformazione Urbana (Stu) del Comune
di Agropoli - Presidente Avv. Francesco Barone, consiglieri di amministrazione Geom. Gian Luigi
Verrone e Dott. Valeriano Giffoni e dall’Architetto Antonio Dente,
proprietario del maniero dal 1972, il
contratto preliminare d’acquisto (per
una cifra che ammonta a 3 milioni
di euro da pagare nei prossimi tre
anni) del Castello ubicato nella parte
alta del borgo medievale.
La firma è stata apposta alla presenza del Sindaco di Agropoli,
Franco Alfieri, e di diversi componenti dell’Amministrazione comunale.
Previsto all’interno del contratto la
possibilità immediata di utilizzo da
parte del Comune di Agropoli di
tutta l’area del castello.
Nei prossimi giorni è in programma
la cerimonia ufficiale del passaggio
città – commenta con orgoglio il
Sindaco Franco Alfieri – Con la
sottoscrizione del contratto preliminare d’acquisto abbiamo riconsegnato agli agropolesi un bene
culturale di inestimabile valore.
Ad un anno di attività dell’amministrazione comunale abbiamo raggiunto un obiettivo che avevamo
proposto ai nostri concittadini in
campagna elettorale e che riteniamo di fondamentale importanza
per il rilancio e lo sviluppo del territorio. Ora dobbiamo pensare e
mettere in atto iniziative e programmi di valorizzazione e riquaDa sinistra, in primo piano l’architetto Dente e il sindaco Alfieri lificazione di una preziosa parte
della nostra città. Rivolgo il mio
di consegne tra la proprietà privata niale e di immensa ricchezza storica
ringraziamento all’Architetto Antoe l’amministrazione comunale.
e simbolica.
nio Dente, proprietario da oltre 30
L’accordo raggiunto arriva al ter- Un progetto sul quale il Sindaco
anni del maniero, e ai componenti
mine di alcuni mesi di trattativa e Franco Alfieri ha creduto da sempre
della Stu che in queste settimane
consegna all’intera comunità un e sostenuto con forza.
hanno seguito con grande impegno
bene di altissimo valore patrimo- «E’ un momento storico per tutta la
e passione le trattative d’acquisto».
A parer mio
Cerimonia
di consegna del Castello
Sabato 21 giugno 2008 la cerimonia di consegna tra l’attuale
proprietario, Arch. Antonio
Dente, e il Sindaco Franco Alfieri, del Castello di Agropoli, acquisito al patrimonio pubblico
nei giorni scorsi. L’evento, che
rappresenta un momento storico per tutta la città, sarà al
centro della manifestazione con
la quale il Sindaco Alfieri presenterà ai cittadini il bilancio del
primo anno di attività amministrativa.
Programma:
ore 18.30 Casa comunale
Partenza del Corteo per il Castello
Ore 19.00 Castello di Agropoli
Cerimonia di consegna
Ore 21.00 Piazza Vittorio Veneto
Presentazione alla Città del rendiconto sul primo anno di attività dell’amministrazione
Ore 21.30 Spettacolo musicale
di Catello Nastro
1958 – 2008 – Passato mezzo secolo
Dopo cinquanta anni riaprire le case chiuse?
Quando chiusero i casini, io avevo appena diciassette anni. Perciò non potevo entrare perché ero minorenne.
Ma non potevo entrare anche perché
non avevo i soldi per entrare. Non
potevo entrare nemmeno perché bisognava andare a Salerno. Ed infine
non potevo entrare perché non
avevo intenzione di entrarci. No!!!
Non sono quello che pensate voi, lettori maligni! Pensavo e penso tuttora
che certe cose si facevano ( allora
perché c’erano le case di tolleranza,
oggi perché tengo quasi settanta anni,
moglie, figli e
nipoti) non per soldi ma solo per
amore. Sissignori! Perché io sono
uno di coloro che credono ancora
nell’amore. Per me l’amore è una
cosa, il sesso un’altra. Sono convinto
che ci può essere amore senza sesso,
ma non ci può essere sesso senza
amore. Certo che molti di voi non
saranno d’accordo col mio enunciato.
Ma io rimango fermo sulle mie posizioni mentali anche se molti miei
coetanei – come scrissi per il passato
– ricorrono alla pilloletta blu per fare
bella figura con le loro giovani concubine, ma spesso fanno brutta figura
quando appaiono sulla cronaca rosa
del malcostume, per non parlare, in
ultima analisi, quando compaiono
sulla cronaca nera dei morti in ospedale per abuso di viagra. Dopo questo preambolo, il lettore attento ed
oculato, senza dubbio si porrà la domanda.
Ma costui – cioè io – è a favore o
contro della riapertura delle case
chiuse? Sembrerà strano ma io sono
favorevole a rivedere la legge della
5
senatrice Merlin per far riaprire le
case di tolleranza, volgarmente detti
casini, da non confondere col nome
di un noto onorevole che, tra l’altro
non so se è contrario o favorevole
alla riapertura di queste attività che
potrebbero rientrare sia nella categoria degli artigiani che in quella dei
commercianti. Un noto uomo politico salernitano ha detto che queste
“aziende” dovrebbero definirsi come
“casa dell’amore”. Ma siccome io
sono convinto che l’amore in questo
caso non c’entra un cacchio, dovrebbero chiamarsi “casa del sesso”, oppure “supersessomarket”, oppure
“supermarchette”, oppure artigianato del sesso se il lavoro viene fatto
tutto a mano, oppure commercio del
sesso se il lavoro viene fatto non manualmente ma con altre parti meno
nobili del mobilissimo corpo umani
femminile. Una cosa è certa.
Queste attività – sas, srl, snc – dovrebbero avere la partita IVA e tutti
quelli che usufruiscono di queste attività imprenditoriali dovrebbero pagare l’IGE, anche se abolita da anni,
ma riaperta come le case chiuse.
L’Imposta Generale sull’Entrata, in
tale maniera, porterebbe introiti notevoli alle casse dello stato che, in ultima analisi potrebbe anche
provvedere alla pensione di queste
lavoratrici del sesso che, oltrepassata
una certa età, rischierebbero la disoccupazione e morirebbero di fame.
Certo che anche la Sanità avrebbe
una clientela in più. Controlli mensili
sulla salute di queste artigiane del
sesso gioverebbero senza dubbio
non solo alla salute loro, ma anche a
quella della clientela.
Proprio il mese scorso abbiamo letto
sulla stampa provinciale che una di
queste artigiane, esotica, peraltro,
aveva l’AIDS.
Pensate quanta gente è andata dal
proprio medico di fiducia chiedendo
in maniera riservata “ Duttò, aggio
acchiappata o nunn’aggio acchiappata…” volgendo lo sguardo al cielo
e pregando, mentre il cielo cupo e
pieno di nuvole, sembrava quasi rispondere “ Si hai acchiappato mo’ so’
cacchi tuoi!!!”.
In conclusione, cari lettori, essendo
anche parte disinteressata alla riapertura delle case chiuse per vari
motivi:
1)per l’età. (ho quasi settanta anni)
2)per motivi economici. (vivo con la
pensione statale)
3)per motivi familiari. (già tempo addietro mia moglie minacciò una
eventuale evirazione in caso di pascolo abusivo in altro prato)
4)per motivi igienici. (pulizia materiale e mentale)
5)per pusillanimità e sfiducia nelle
proprie capacità mascoline. (paura di
fare fiasco e quindi brutta figura)
6)per timori sociali. (pensate che se
qualcuno mi vedesse il giorno
dopo lo saprebbe tutta la città ed i
comuni viciniori) sono favorevole alla
riapertura delle case chiuse per i seguenti motivi:
a)le case chiuse ammuffiscono.
b)i papponi non papperebbero più ed
andrebbero a cercare un altra
attività (anche se illecita pure quella!).
c)le lavoratrici del sesso avrebbero
l’INPS (più marchette più
Un nuovo
servizio per
salvaguardare
il territorio
pensione).
d)sulla litoranea diminuirebbero gli
incidenti (quando frenano per
vedere la merce anche se vanno a
cento all’ora).
e)sicurezza che quando viaggi e ti
ferma qualcuno chiedendoti
cinquanta euro si tratta di un vigile e
non di una passeggiatrice.
f)possibilità di ammirare il paesaggio
non antropizzato.
g)le entrate dello stato aumenterebbero di molto introducendo
una “sexytax” o tassa sul sesso.
h)le camere di commercio ed artigianato avrebbero una voce in più.
i)i commercialisti potrebbero fare dei
corsi accelerati o
degli “stage” di formazione professionale.
j)i tribunali si potrebbero occupare
di cause…penali per gli uomini e
vaginali per le donne.
k)alla televisione potremmo vedere
“Affari tuoi” in una nuova veste,ed
infine, cari lettori, potremmo anche
avere un catalogo generale di “Supermarchette” e potremmo anche
avere un inchiesta di Bruno Vespa
“Porta a porta”, o “Porte aperte”
nelle “Case chiuse”!
Insomma, come potrete dedurre alla
fine della lettura, a me della riapertura delle case chiuse non interessa.
Ma se le vogliono riaprire è giusto
che paghino le tasse.Allo stato e non
agli sfruttatori della prostituzione.
Nella giornata dedicata alla salvaguardia dell’ambiente, è stato presentato il servizio di “Guardie
ambientali” che sarà attivato sul territorio del Comune di Agropoli.
Questo servizio, frutto di una convenzione stipulata tra l’associazione
“Delta Emergenza” e il Comando di
Polizia Municipale del Comune di
Agropoli, servirà per avviare una più
incisiva azione di prevenzione, controllo e salvaguardia dell’ambiente
oltre che di supporto alla prossima
attivazione della raccolta differenziata.
Il presidente dell’associazione “Delta
Emergenza”, Riccardo Feo, afferma
che la priorità sarà data al monitoraggio ambientale, oltre alla corretta
gestione della raccolta differenziata.
E’ intervenuto poi anche il sindaco
di Agropoli Franco Alfieri che ha dichiarato “Tolleranza zero” per chi
non rispetta le regole. Questo energico intervento del sindaco si è concluso con due richieste: una rivolta
alla gente, consigliandola di rispettare l’ambiente e di procedere alla
raccolta differenziata dei rifiuti; l’altra
rivolta alle forze dell’ordine, invitandole a far rispettare scrupolosamente le regole interagendo con le
guardie ambientali.
Ha inoltre affermato che il servizio
della raccolta differenziata sarà attivo a breve.
Luca Pisani
6
A lta v illa -A lb a n e lla
N°24 21 giugno 2008
Rinasce “La collina degli ulivi” prima maniera già dalla settimana prossima
Tre giornali e un libro ad un prezzo Unico
PER ABBONARSI
ABBONAMENTO ANNUALE
UNICO: Italia €25,00, Estero € 90,00
intestato a Calore s.r.l. su
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Per ricevere il libro in omaggio
inviare , tramite fax, la ricevuta
dell’avvenuto pagamento al
numero 0828 720 859 indicando
l’indirizzo dell’abbonato.
... In più, in regalo, il libro di
Oreste Mottola
“I paesi delle ombre”
C’erano una volta i “giornalini”
d’Altavilla: prima di tutti “l’Ortica”
eroicamente ciclostilata ed arricchita
dei disegni di un ragazzo che è poi
diventato un grande artista, Alfonso
Mangone. Seguono altre esperienze
che cercano di togliersi di dosso quel
diminuitivo e diventare un vero e
proprio giornale, qualche volta riuscendoci ed altre no: “Nuovomezzogiorno”, “La Pulce”, “La Foresta”,
“Storie” e poi “La collina degli
ulivi”. La Collina, per l’appunto
com’è più conosciuta, la più longeva, ed è su piazza dalla fine del
1993. (Io queste esperienze, esclusa
“L’Ortica perché in quel periodo ero
distratto da esperienze ebolitane, me
le sono fatte tutte, è stata la mia vera
scuola di giornalismo).
E’ “La Collina” che s’incontra con
un piccolo gruppo d’amici, di tutte le
età e le opinioni politiche, che cominciarono a battersi per il recupero
di spazi collettivi (Foresta, Castello
e alcune chiese) e affinchè ai più giovani, agli anziani e “a chi è più indietro” fossero dati degli spazi
d’espressione e di socialità. Il giornale nacque insieme ed accanto all’impegno civile.
Ebbero qualche aiuto dalle istituzioni (una sede, dopo molti anni), la
banca locale pagò una parte delle
spese vive alla tipografia che stampava il loro foglio ed in cambio, loro,
restituirono alla comunità tutta
quelle attenzioni con centinaia d’iniziative volte alla crescita civile, culturale, politica ed anche solo
ricreativa.
Aiutarono a ritrovare l’orgoglio d’essere altavillesi ai tanti compaesani
che l’emigrazione ha disperso per il
mondo: da New York e a San Paolo
del Brasile, da Krefeld a Torino. Eravamo, se non si è capito io c’ero, un
gruppo da “società civile”, così ci
avrebbero chiamati se, per un acci- sempre lecite. È da qualche anno, ad
denti della storia, ci fossimo ritrovati esempio, che ad Altavilla sono comsolo un po’ più a nord di Roma. L’ul- parse le sostanze stupefacenti. Prima
timo capitolo della storia che rac- in modiche quantità, magari anche di
conto comincia più di tredici anni fa tipo leggero, come l’hashish. Più di
e, come accade spesso, con gli anni recente, invece, si è giunti addirittura
che passano, il gruppo – più o meno ai primi arresti, per traffico di droga.
intorno al 2001 - va in crisi e si al- I tempi cambiano…”. I tempi camlontana dall’esigenza originaria che biano, lo cantava anche Bob Dylan,
ma, nel paese
era quella di far
circolare,
nel Ogni settimana torna in edicola d’Altavilla, non in
paese, aria nuova. anche “Il Sele”, una testata che ri- meglio. Ed è per
Responsabilità? conquista la sua autonomia dopo questo che io
Soprattutto di chi che era stata fatta confluire all’in- torno a fare la mia
scrive: la mia pro- terno di “Unico”. Si tratta dei parte. Ma sarà
fessione, già per- primi passi di un progetto edito- solo d’accompaché
la
mia riale che con “Il Valcalore”,“Hera”, gnamento. Sarò
gregario.
passionaccia è di- “La collina degli ulivi” mira a rin- un
ventata mestiere vigorire le nostre “radici” all’in- Anche perché se
mi ha portato più terno dei vari territori della parte non è bastato anni
fa, serve davvero
lontano
dalla sud della provincia salernitana.
a poco oggi, che
piazza delimitata
dal bel Castello, allora abbandonato di tempo ne ho davvero poco. Pored ora in ristrutturazione, e dal brutto terò un piccolo granellino.
palazzaccio del Municipio dall’altro. Che vorrà mischiarsi con tanti altri e
Ero diventato anch’io ingombrante. sottraendosi programmaticamente ad
Oggi ho un appello da fare: facciamo ogni contesa “da primedonne”.
lavoro
che
continua.
ritrovare a chi c’è già stato dentro ad Un
“Altavilla Viva” (così allora ci chia- Per leggere, progettare e realizzare
mammo) un pizzico dello slancio dei giornali lavoro almeno 16 ore al
iniziale che noi avemmo nel 1993- giorno. Spesso anche di domenica.
94, costituendo così un capitale di In alcuni (“Il Mattino”) sono un col“voglia di fare” da mettere a disposi- laboratore fisso con responsabilità su
zione di quanti, e non sono pochi, di un’area territoriale che spazia
oggi giovanissimi, vogliono sapere nella Valle del Calore come negli Alperchè la chiesa di “Cielo e Terra” burni. Ci sono questioni come la crisi
sta crollando e San Biagio è aperta del settore bufalino e l’emergenza risolo ai ladri, oppure che si farà sulla fiuti dove spesso sono proiettato su
“Foresta”. O perché in questo paese di un proscenio provinciale se non
si può morire ucciso colpito da un regionale. In altri, vedi “Unico”,
pallettone o c’è chi sta dentro i traf- dove ho ruoli di faticoso – laborioso
fici importanti di droga. Lo ha rac- lavoro di condirezione e di desk.
contato bene Gerardo Iorio, uno dei Non avevo certo bisogno di aggiunnuovi punti di riferimento del paese gere altre incombenze, o ancora pegche non vuole soccombere alle ille- gio, cariche non retribuite. Ma “La
galità: “Dove non ci sono luoghi, oc- collina degli ulivi”, per me, si sarà
casioni d’aggregazione sociale, capito, non è un giornale qualsiasi.
trovano facile terreno alternative non Ho quindi ritenuto doveroso unirmi a
quel gruppo d’amici che già durante
le ultime festività natalizie sollecitava i vecchi protagonisti a lavorare
per un rilancio del giornale. Io non
andrò oltre a “gettare uno sguardo”
su quanto si pubblicherà, giusto per i
compiti d’istituto che la legge impone al direttore responsabile. Il
resto spetterà al gruppo redazionale
che lavorerà in piena autonomia ed
indipendenza. Con il mio amico
Mario Serra, che ringrazio personalmente per ciò che ha fatto per “La
collina”, abbiamo “sistemato” tutta
la parte giuridica e fiscale del giornale che ha così, ed è tra i pochi del
nostro circondario, piena corrispondenza con quanto leggi e regolamenti impongono. Sono stati
adempimenti che hanno portato via
tempo e risorse economiche. All’imprenditoria locale, alle istituzioni
rappresentative ed ai lettori chiediamo di aggiungere il loro contributo economico con qualche
benevola pubblicità La nostra nuova
linea editoriale? E’ tutta nella storia
decennale di questo giornale. Sempre viva il buono che questo paese è,
nonostante tutto, capace di esprimere. Buona lettura, ed auguri alla
vecchia “Collina”!
Ps: nella parte inferiore di questa
pagina trovate le indicazioni per fornire il vostro sostegno economico
alla pubblicazione. Per farcela nel
corso del 2008 abbiamo bisogno di
far sottoscrivere 100 abbonamenti.
Possiamo farcela.
Riunione di
redazione pubblica
Presso la sede dell’Associazone
“Altavilla Viva”, in via Solimene - nei
pressi del Castello e della chiesa di S.
Egidio - sabato 21 giugno 2008, alle
ore 20.00, si riuniscono gli amici e i
collaboratori de “La collina degli ulivi”
N°24 21 giugno 2008
A lb u rn i
7
Comunità Montane: chiudiamole, senza rimpianti
Destiniamo i soldi ad iniziative più utili
Da oggi comincia la settimana più
difficile delle comunità montane del
salernitano.
Dietro alle spalle ci sono gli echi
delle cronache passate: il Suv della
Gelbison Cervati (che vergogna che
ogni denuncia ed aumento del prezzo
dei carburanti non abbia scalfito i
propositi proprietari degli amministratori dell’ente); i socialisti della
Valle del Calore (specie in estinzione
qui affidata alle ideali cure di una
delle Legambiente indigene) che
vanno in soccorso di Latempa e
prima annunciano Angelo Maraio
assessore e mezz’ora dopo nuovo comunicato e zacchète voilà il ritorno
di Angelo Rizzo da Campora; negli
Alburni ancora aspettiamo di sapere
se dopo i primi vagiti il “Movimento
Politico Alburni” strombazzato dal
buon Ezio Russo dirà prima papà
(Carmine Cennamo) o mamma (Pasquale Vessa).
In mezzo a questi ardui dibattiti sul-
l’universo ed i suoi destini c’è il destino di grandi aree dove le strade
comunali e provinciali sono sempre
più dissestate e la dotazione a disposizione delle scuole si fa sempre più
scarsa. E non parliamo d’occasioni
di lavoro ai giovani più meritevoli e
dotati di talento: ai ragazzi manco i
manifesti alle elezioni fra poco gli
chiederanno di attaccare. Tanto mica
si vota più per deputati e senatori,
tutti felicemente nominati.
Nel frattempo ci raccontano che Vittorio Esposito (capo della comunità
montana del Vallo di Diano, mica di
una qualsiasi) al Parco del Cilento è
stato fottuto da Corrado Matera perché quest’ultimo è, casualmente, il
cugino del sindaco di Vallo della Lucania. O che i potenti politici di Capaccio, che trattano con potenti
imprenditori - investitori, stanno
molto dispiaciuti per averci rimesso
la vicepresidenza del buon Angelo
Valletta. Oppure che va sottolineato
In alto a sinistra Vittorio Esposito,
Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano, Franco Latempa presidente della CM Calore
Salernitano e Ezio Russo presidente della CM Alburni
I butteri del cavallo Persano si fanno onore a Leonessa
In scena va l’episodio dell’antica marchiatura del bestiame
Da poco tempo abbiamo costituito in
Serre l’Associazione culturale per il recupero del cavallo Persano e delle tradizioni ad esso collegate. Ha lo scopo
di operare nell’ambito del territorio
avente come valenza principale l’aspirazione a ripercorrere, in alcune occasioni, i ritmi di vita del villaggio Persano,
all’insegna del cavallo.In virtù di questo
humus culturale il Prof. Giorgio Salvatori, giornalista di RAI2, ci ha invitato a
partecipare con un tema a nostra
scelta alla 7° Rassegna Nazionale delle
Regioni a cavallo che si è tenuta a Leonessa dal 13 al 15 giugno scorso.
Questa rassegna lascia la libertà di sviluppare temi per la spettacolarizzazione di fatti della storia, che hanno
preso l’uomo nel suo ambiente in
compagnia del cavallo protagonista nei
secoli passati nelle battaglie, nei commerci e negli spostamenti. Abbiamo
proposto alla giuria l’episodio della
marchiatura come era praticata a Persano e nelle principale aziende agricole
del salernitano.
La preparazione è stata lunga e laboriosa, per centrare soprattutto i tempi
della esecuzione che si doveva concludere, per tutti i partecipanti, in otto minuti. Non è stato da meno l’impegno di
provvedere agli abiti dei cavalcanti e alla
bardatura dei cavalli, nonché alle attrezzature per il marchio, essendo questi elementi basilari per immettere nel
circuito mediatico il messaggio ancora
forte della nostra antica identità.
La Rassegna Regioni a cavallo, tra le
prime in Europa, agisce come strumento di promozione turistica su scala
nazionale e come modello di confronto per le squadre che intervengono alla manifestazione.La gara che si
è tenuta alle ore 21 del sabato è stata
organizzata e gestita dalla Federazione
Italiana Sport Equestre che ha svolto le
funzioni di Presidenza col Signor Federico Forcelloni, dalla Società Yeg Events
del Signor Francesco Silveri e dal comune di Leonessa col sindaco Alfredo
Rauco.
E’ stata seguita ed applaudita da migliaia
di persone. Il nostro intervento si è basato sulla guida di un puledro verso il
‘travaglio’, per ricevere il marchio dell’allevamento sulla coscia sinistra. I sei
butteri che hanno svolto la funzione
sono: Franco Lampo, Antonio Magrini,
Giampiero Lancellotti, Giovanni Pierri,
Pasquale Lamagna, Vincenzo Lampo. Il
marchio, non a fuoco, è stato impresso
dal sottoscritto nella funzione di caporazza. Subito dopo la tensione dell’atto
si è diluita nella ballata del buttero, eseguita da sei coppie della compagnia del
folklore di Serre, guidati dal carismatico
Cantalupo. La musica ritmata, la scenografia e l’atmosfera dell’antico suono
del frustino sul gambale dei ballerini
hanno coinvolto il pubblico e la giuria
permettendoci di entrare in finale con
la Puglia, il Lazio, l’Umbria.La domenica
mattina, dopo la sfilata di tutte le squadre per le vie del paese, c’è stata la finale con la seguente classifica: al 1
posto il Lazio, al 2 l’Umbria, 3 la Campania. La nostra esibizione è stata salutata con le parole da noi dettate e
pronunciate dallo speaker della manifestazione: “Associazione culturale recupero e tradizioni del cavallo
Persano… Il gruppo rappresenta la
Re4gione Campania e proviene da
Serre –Persano, provincia di Salerno.
Ci propone la cultura e la tradizione
sostenute dal felice incontro tra
l’uomo, il cavallo e il suo ambiente. In
una terra bagnata da due fiumi, il Sele e
il Calore, un tempo inserita in un paesaggio complessivo malsano e paludoso, emergeva l’uomo avvolto nel suo
mantello, a cavallo della giumenta gri-
gia e possente, sicura e veloce. I Borbone nel sito reale di Persano insediarono cavalli che primeggiavano fra
quelli di tutte le corti di Europa. Il giumentaro era tenuto in gran conto nell’organizzazione
ergonomica
e
partecipava con la sua funzione, tramandata da padre in figlio, allo sviluppo
delle attività correlate. Poi è venuto il
momento del buttero che ha segnato
i tempi di casa Savoia, facendosi strada
nella guida della mandria, negli spazi finalmente incontaminati, battuti solo dai
venti marini provenienti da Paestum. Le
generazioni si susseguono e l’uomo col
cavallo partecipa al m,miglioramento
dell’ambiente, dettando anche le regole
del vivere civile.
E’ operatore sociale, in particolare dagli
anni ’20 in poi, quando non esita coinvolgere i nuclei familiari negli appuntamenti più significativi della vita
aziendale. Vediamo adesso questi butteri montati su cavalli di antica razza richiamare spettacoli allora in voga,
esaltarsi con i parenti nella danza della
tarantella del buttero, e, nell’abbrivio
della marcatura, perdersi nel rituale vitale uomo cavallo, che non avrà mai
fine“. Ci è stata offerta la coppa per il
nostro terzo posto in classifica finale, e
in quell’istante, nell’alzarla al cielo limpido del mezzogiorno di montagna, ho
rivisto lo stallone “Giulivo” dal serico
mantello sauro balzano da tre, galoppare alla testa del folto branco stramante, eccitato dal suono del corno
del caporazza che gli segnalava l’ora
dell’abbeverata al fiume Calore.
Antonino Gallotta
“il grande senso della comunità” di
Enzo Marra che ci ha appizzato il
suo assessorato per restituire una cadrega ad un uomo di “Panda” Mucciolo. O Auricchio e De Rosa che da
trent’anni dividono un paese ma al
Parco ce li hanno mandati perché
stessero assieme. Aveva proprio ragione Renato Brunetta quando ha
commentato la decisione di sopprimere enti come le comunità montane
con la frase: “Non faremo male a
nessuno se non a qualche trombato
della politica”.
C’è qualcuno che ha il coraggio di
dargli torto? Si dice c’è un personale
da gestire, delle sedi e la gestione
della bonifica montana. Dalle nostre
parti non vedo problemi all’orizzonte: 1) qualche impiegato ed una
decina d’operai in più per ogni comune potrebbero finalmente riscattare un evidente deficit di produttività
registrato fino ad oggi. A disposizione dei sindaci potranno sicuramente rendersi più utili. 2) Le sedi?
Diventino sedi d’accoglienza delle
nuove forme di fruizione turistica che
stanno per essere promosse dal
Parco Nazionale del Cilento. 3) La
bonifica montana: conosco tanti geometri, architetti ed ingegneri dei nostri uffici tecnici comunali che tanto
bene potrebbero fare avendo a disposizione dei bracci operativi che
sicuramente sanno il fatto loro. Restano i “politici trombati” che sicuramente hanno un mestiere da
esercitare con maggiore impegno, famiglie che ne reclamano la presenza,
e se l’età c’è dei bei centri anziani
(presenti ormai sotto ad ogni campanile) dove impegnarsi ad organizzare
la gara di liscio.
Poi, ed è la prima volta che ne parlo,
credo che occorra portare al definitivo macero una generazione politica
che è stata faziosamente democristiana, socialista e comunista ed ora
è solo dominata dal cinismo.
Che agitando le bandiere rosse e
bianche ha avuto potere e posti.
E che non è in grado di insegnare eticamente nulla ai giovani d’oggi e per
questo meno ha occasioni di far male
e meglio è per tutti. Io dico il contrario di ciò che scrive Gian Antonio
Stella sul “Corriere della Sera”: sì
chiudiamole tutte e con i soldi risparmiati paghiamo le borse di studio ai giovani meritevoli che
vogliono andarsi a perfezionare nelle
università d’eccellenza, diamo di più
a quelli che prometteranno di tornare
per rilanciare il turismo a Sacco e
Roscigno ed apriranno bead and breakfast a Felitto o alleveranno capre a
Cannalonga.
Qualunque cosa è sempre meglio
piuttosto che diventare inutili assessori o consiglieri alla comunità montana.
Oreste Mottola
N°24 21 giugno 2008
Sa le rn o
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Impronte...
Storie di cilentani a Salerno
Angelo Di Ciancia e la bioarchitettura
Costruire è una grande “missione”, una
delle più alte e sublimi. Costruire bene
qualcosa diviene, poi, il massimo dell’espressione di vita, qualcosa che travalica le umane consuetudini e, magari,
coltivando il campo in modo giusto e
corretto, può diventare arte, filosofia,
comunicazione. Se per costruire intendiamo prima di tutto conoscere noi
stessi, il tempo che viviamo, nel rispetto delle radici, delle tradizioni e
della storia. Originario di Felitto, uno
dei luoghi più suggestivi del nostro Cilento, l’architetto Angelo Di Ciancia, se
pur giovane, si esprime con sensibilità
e perspicacia, elargendo freschi spunti
di riflessione che riguardano il nostro
territorio, ma in particolar modo le aree
cilentane, di cui dimostra avere una
buona conoscenza oltre a una sentita
ammirazione. Bella presenza, gioviale,
simpatico, con spiccate doti comunicative, il nostro esordisce citando la frase
di un architetto austriaco dei primi del
’900, Adolf Loos: “Un buon architetto
è un muratore che conosce il latino”. Se
pur iniziato agli studi tecnici di geometra, dichiara che gli studi classici sono
unici nell’acquisire le competenze appropriate nell’ottica di un futuro universitario, e lavorativo poi, dal
momento che le materie umanistiche
offrono una più adeguata “forma mentis” e una maggiore visione interdisciplinare.
Lo
afferma
con
consapevolezza e anche con un pizzico
di rimpianto, ma si riscatta presto raccontando con entusiasmo il periodo
universitario veneziano che gli è risultato affascinante e comunque formativo. L’architetto Di Ciancia si laurea,
difatti, presso l’Istituto universitario di
Architettura di Venezia all’ interno del
laboratorio del prof Aldo Rossi, con
una tesi su “ Intervento progettuale in
Piazza
della
Concordia
a
Salerno”.Consegue l’abilitazione alla
professione presso l’Università di Napoli e la specializzazione post-laurea in
Bioarchitettura presso l’Università di
Ingegneria di Bologna. Attualmente è
membro del Consiglio Direttivo della
Sezione di Bioarchitettura di Salerno
dell’ Istituto Nazionale di Bioarchiettura.
Che genere di città è Venezia?
E’ una città attraverso la quale passa
tutto il mondo e ha uno spiccato
senso dello spettacolo, della cultura e del turismo. Ha, inoltre, il
vantaggio di essere piccola e raccolta rispetto a città come Roma,
Firenze, Milano: questo permette di intessere maggiori rapporti sociali.
Che cos’ è la bioarchitettura?
La bioarchitettura è quella disciplina progettuale che attua e presuppone un atteggiamento
ecologicamente corretto nei confronti dell’ ecosistema ambientale, in
una visione caratterizzata dalla più
vasta interdisciplinarità come la bioclimatica e la bioedilizia e un utilizzo razionale e ottimale delle risorse. Tanto
per intenderci, quando si ha a che fare
con un edificio, occorre dapprima rendersi conto della vivibilità dello stesso
anche in termini di risparmio energetico e, nel caso della bioedilizia, intervenire con l’utilizzo di materiali
ecologici atti ad apportare maggiore salubrità agli ambienti.
Quali sono i progetti più recenti e
quelli in corso a cui sta sta lavorando?
Ho svolto una progettazione specialistica sulla Bioarchitettura e risparmio
energetico per la stesura di contratti del
quartiere di Mariconda a Salerno e
della località Quadrivio del Comune di
Campagna.
Salernitana
Il mister marchigiano, emblema di un calcio giovane, grintoso e… virtuoso!
Ore 17, giovedì 12 giugno 2008, nella
hall del Grand Hotel Salerno giornalisti
e tifosi ad attendere l’arrivo di mister
Castori, (nella foto) l’uomo, la mente, il
responsabile tecnico cui spetta l’onere e
l’onore di preparare la prima squadra
granata a sostenere una brillante stagione calcistica 2008/2009. Sì, brillante!
Così la vogliono i tifosi, così se l’aspettano i salernitani, così auspicano giornalisti sportivi e non solo, alla luce della
rimonta in B. L’attesa, lunga, cede il
passo a pronostici, confronti e battute
d’entusiasmo sia tra cronisti che tra tifosi addobbati di bandiere, bandane e
magliette granata. Rosse, come il sangue che bolle nelle vene di tutti i salernitani, che fiduciosi in Lombardi, sono
desiderosi di vivere lo spettacolo di una
squadra di calcio che faccia battere il
cuore, regalando il brivido dello sport
vincente, fatto di gruppo, armonia, intesa, di goal. Giovedì scorso è stato questo il clima d’attesa che si respirava
all’entrata dell’albergo salernitano e
quando, ore 18, Lombardi, Castori, Fabiani, e Murolo sono finalmente arrivati,
applausi e grida di gioia si sono fatti capanna!
Lombardi ha dato assoluta priorità ai
fans granata, avvisando i giornalisti che
la conferenza stampa si sarebbe tenuta
solo successivamente: prima era neces-
sario, doveroso che Castori incontrasse
i tifosi presenti.
Un trionfo di applausi e canti da stadio
hanno calorosamente accolto in una
grande sala Castori il quale ha ringraziato, visibilmente commosso, per l’accoglienza che fino ad un attimo prima
conosceva soltanto per sentito dire. Provare per credere! Bando alle telecamere delle diverse emittenti, con toni
polemici i giornalisti televisivi sono stati
invitati ad accomodarsi fuori dalla “sala
della tifoseria”. “Vi ringrazio – ha detto
Castori rivolgendosi al pubblico – sto
provando i primi effetti del calore di Salerno e ricambierò con tutta la passione
che una piazza come questa merita,
battagliando dal primo all’ultimo secondo”.
L’espressione ha mandato in delirio i tifosi, entusiasti delle parole del mister.
“Castori è un grande lavoratore - ha
spiegato Lombardi - che ha voglia di
fare bene e di preparare la squadra per
continuare a vincere.
E’ il mister che sa lavorare con i giovani,
che ha dimostrato in passato di saper
riconoscere talenti, di essere consapevole del lavoro sodo che lo attende. E’
l’uomo in cui si ha la massima fiducia.
Grazie a voi, tifosi, che anche quando
tutti ci criticavano siete rimasti lo zoccolo d’uro della Salernitana 1919 – ha
infine concluso il Presidente. Murolo e
Fabiani: “Sono convinto che quest’anno
andrà meglio dell’anno precedente”,
“Siate sempre fantastici!”. Venti minuti
bollenti per poi passare all’assalto dei
giornalisti, altra “piazza” tenace! Ore
18:20. Domande su domande, nette,
insistenti, entusiaste hanno tenuto impegnati i quattro attesi della serata, in
primis Fabrizio Castori, fino alle 19,30
inoltrate. Stretta di mano tra Presidente
e Mister immortalata, tanto per cominciare, dalle macchine fotografiche e filmata dalle telecamere televisive.
Poi, la raffica di interrogativi per sondare
il campo di Castori.
D’altra parte era la prima conferenza
stampa della stagione calcistica, un po’
come dire il primo golosissimo tuffo di
una calda estate! Impossibile non darci
sotto!
Le caratteristiche di Castori,
garantite dal Presidente, primo argomento per fare il punto della situazione:
Continua a pag. 14
Attualmente sto collaborando con l’architetto Ugo Sasso, Presidente Nazionale dell’ Istituto di Bioarchitettura per
la realizzazione di una scuola nel Comune di Calenzano, in provincia di Firenze e a Castel di Sangro, nell’
Abruzzo, per un intervento di una lottizzazione di un quartiere, e con l’architetto Orlando Caprino, sto
realizzando alloggi a Marina di Camerota: tutto ciò sempre nel rispetto della
bioarchitettura.
Pensa che nel Cilento sia rispettato il
sistema-bioarchitettura?
Purtroppo sono pochi i paesi cilentani
che rispettano tale criterio. Negli anni
’60 il Cilento ha cominciato ad essere
antropizzato e i paesi sono stati deturpati nella loro inclinazione naturale diventando ibridi, un mix tra l’antico e il
moderno. I nostri nonni, quando edificavano, si rendevano conto dell’esposizione al sole e al vento, verificando il
rapporto vero con il luogo, riappropriandosi del contatto con lo stesso. Nel
comune di Acciaroli, per esempio,
hanno tenuto presente alcuni criteri urbanistici…Quando ci si reca in un
paese, bisogna ritrovare delle peculiarità intrinseche come portali in pietra,
vasi di geranio, infissi in legno e non in
alluminio anodizzato. In una sola parola, rispettare le tradizionali costruzioni attraverso le quali il paese ha
avuto origine. Mi piacerebbe che le
amministrazioni avessero uno scatto di
mentalità diversa e più aperta: li invito
a soprassedere sui piccoli interessi, a
pensare più in grande, a migliorare il
marketing turistico, ad essere orgogliosi della propria terra e dimostrarlo,
se si vuole realmente pensare al futuro
delle nuove generazioni!
Che cosa continua a impressionarla
positivamente di Felitto e dei tempi
passati?
Le stupende gole del fiume Calore, le
rocce levigate dette “carcare”, l’oasi del
WWF in località “Remolino”, il cui
percorso naturalistico inizia dalla vecchia diga detta “Palata” e arriva sotto il
bellissimo ponte di Magliano. Bello e
caratteristico è anche il centro storico,
con il castello e con le torri che segnavano la vecchia cinta muraria. Intanto a
Old Forge in Pennsylvania, festeggiano
la Madonna di Costantinopoli, la stessa
festeggiata anche a Felitto…Da piccolo, poi, mio nonno Luigi mi portava
con i muli su per castagneti e a pescare
le trote e i “barbi” e mia nonna Angela
era bravissima a realizzare la cosiddetta
“tenerata”, una fantastica pastiera fatta
con il riso.
La città italiana che urbanisticamente
ammira di più?
Napoli.
L’ultimo libro letto?
“La legione perduta” dell’ archeologo
Massimo Valerio Manfredi.
Prossimi viaggi?
In Africa, nel Ciad e nel Burkina
Faso… Buon viaggio!
Rossella Oricchio
N°24 21 giugno 2008
C a lo re
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Siglato l’accordo tra il comune di Capaccio e la Rete Ferroviaria Italiana
Le due stazioni concesse in comodato d’uso al comune
E’ fatta. Il comune di Caccio Paestum ha firmato l’accordo con la Rfi
(Rete Ferroviaria Italiana) per la gestione in comodato d’uso dei locali
delle stazioni di Capaccio Roccadaspide e Paestum.
Marino ha messo a segno il suo
colpo. Con precisione chirurgica ha
puntato, tirato e segnato.
La stipula è avvenuta il 13 giugno
scorso, alla presenza del primo cittadino, del vice Sindaco Lorenzo Tarallo, del direttore generale Pasquale
Silenzio, del responsabile del Settore
IV LL.PP. Rodolfo Sabelli, e di alti
dirigenti della Rete Ferroviaria Italiana, tra cui l’ingegnere Felice Lo
Presti, responsabile della S.O. Tecnica della Direzione Compartimentale Infrastrutture di Reggio
Calabria.
Qualche settimana fa il dossier del
caso “le stazioni di Capaccio –Paestum” era stato inviato a Roma nelle
sede del Ministero dei Trasporti che
non aveva sollevato obiezioni in merito al progetto posto in essere dall’amministrazione Marino. Così si è
potuto proseguire spediti verso l’accordo.
Ora la gestione dei due scali ferroviari è affidata all’amministrazione
comunale di Capaccio Paestum.
Il progetto di riqualificazione, già
tutto nero su bianco, parla di poten-
ziamento dei due scali, un’operazione che l’amministrazione comunale realizzerà, in breve tempo, con
risorse pubbliche già stanziate e in
sinergia con vari partner privati.
Di seguito sono riportati gli aspetti
salienti di ciascun progetto che la
squadra amministraztiva intende realizzare.
Stazione ferroviaria di Paestum
Il casello n° 20 diventerà una foresteria mentre il casello n° 21 si trasformerà in un museo per artisti
moderni con annesso laboratorio di
ceramica ed area espositiva. Il piano
terra dell’intero immobile sarà occupato da un infopoint, una biglietteria,
un bar e da pubblici servizi. L’area
conosciuta come ex buffet servirà
per il terziario e per ulteriori servizi
per utenti e visitatori.
Stazione ferroviaria di Capaccio
Scalo
Il vecchio ed abbandonato deposito
dello scalo ferroviario sarà occupato
dagli uffici direzionali e da un’area
ad uso pubblico, mentre i locali del
“piccolo deposito”saranno occupati
da un infopoint, da una biglietteria,
un bar e da bagni pubblici.
Non è specificata la destinazione
d’uso dei locali al piano terra dell’immobile, una volta occupati dagli
uffici dei ferrovieri che sorvegliavano il traffico della stazione.
“Ci riteniamo finalmente soddisfatti
dell’obiettivo raggiunto – fa sapere
il primo cittadino attraverso un comunicato. Questo è un ennesimo e
tangibile segno del proficuo lavoro
che svolgiamo nell’interesse del
territorio, al fine di destinare e migliorare i servizi offerti alla popolazione e all’utenza. I lavori di
riqualificazione delle due stazioni
ferroviarie inizieranno appena sarà
pronto il computo metrico”.
Ma a Paestum qualcosa già si sta
muovendo.
E’iniziata la primissima fase di restyling dello scalo ferroviario, attraverso le necessarie operazioni
di pulizia dell’area esterna circostante e di tinteggiatura e restauro
degli immobili. “È un altro tassello che l’Amministrazione comunale inserisce nel mosaico delle
attività prodotte e delle cose fatte in
questo primo anno di governospiega il vice sindaco Lorenzo Tarallo raggiunto telefonicamente. “I
risultati si ottengono quando una
squadra lavora all’unisono e nell’interesse della collettività. L’amministrazione è stata più volte accusata di
presunto torpore o addirittura di disinteresse. Illazioni infondate.
La valorizzazione delle stazioni ferroviarie è una risposta concreta ed
autorevole a tutti coloro che non
confidavano nell’operosità del governo di questa città.
Marianna Lerro
Visita guidata sui Monti Alburni del Servizio civile di Legambiente
“Esperienza unica ed indimenticabile… ”
Antonella Volpe (volontaria del Servizio Civile di Legambiente di Castel S. Lorenzo), coadiuvata dal
Gruppo, ci racconta l’esperienza
della visita guidata sui Monti Alburni. Antonella, ci racconta la sua
esperienza che definisce: “Esperienza unica ed irripetibile ….
quella vissuta il giorno 31 maggio
2008, da noi ragazzi del Servizio Civile di Legambiente di Castel San
Lorenzo: alla scoperta dei Monti Alburni. Dopo vari rinvii a causa di avverse
condizioni
climatiche,
finalmente ci siamo! Partenza da Castel San Lorenzo ore 9,00 ed arrivo
dopo circa mezz’ora nello splendido
ed accogliente scenario di “Piazza
Ortale” di Sant’Angelo a Fasanella,
dove ad attenderci, oltre ad una
splendida giornata di sole, c’era Bernardo Marmo, guida turistica
esperta e soprattutto innamorata del
proprio territorio. Con lui ci siamo
avviati alla volta della nostra Prima
tappa: Antece. Dopo circa mezz’ora
di una piacevole passeggiata ecologica nella splendida cornice dei
Monti Alburni (4 km dal centro abitato) siamo giunti in località Costa
Palomba a 1125 m s.l.m. per ammirare questa magnifica e misteriosa
scultura rupestre, raffigurante una di-
vinità (o un guerriero?) armata di
scudo e orientata verso ponente. La
possibilità di ammirare tutto il territorio circostante, in un connubio di
tranquillità, rilassamento e mistero
rende il posto degno per un sublime
momento di profonda riflessione interiore. Seconda tappa. Grotta di Fra’
Gentile. Da Costa Palomba, dopo
aver incontrato dei turisti olandesi, ci
siamo trasferiti nei pressi del Casone
Ausineto per ammirare la Grotta di
Fra’ Gentile. Pur essendo una meta
ambita da professionisti speleologi,
la nostra visita si è limitata ad apprezzare la prima parte della grotta
(in voce dialettale detta “grava”),
dove giunge l’acqua piovana convogliata da diverse aperture per scorrere sulle pareti calcaree e poi
abissarsi nelle oscure profondità.
Colpisce la bassa temperatura che si
instaura all’interno della grotta che
viene già percepita dal visitatore
ancor prima di entrare nella cavità
naturale. Terza tappa: Grotta di S.
Michele Arcangelo. Situata ai piedi
di una parete rocciosa, la Grotta rappresenta uno dei più importanti insediamenti rupestri destinati alla
funzione religiosa. È tuttora luogo di
culto dedicato all’Arcangelo Michele. Una leggenda popolare narra
che l’Arcangelo apparve al principe
Manfredo proprio in questa grotta.
Sulle pareti sono impresse le ali dell’arcangelo. Quarta tappa: Rifugio
Panormo. Situato a più di 1400 mt.
s.l.m. (nel comune di Ottati), il Ristorante Panormo, ci ha deliziati con
eccelse specialità gastronomiche locali dandoci al contempo la possibilità di rilassarci respirando un’aria
sana e pulita. Un ringraziamento doveroso al sig. Pasquale Cappelli che
ci ha accolto con gentile ospitalità.
Quinta tappa: l’Auso. Situate a valle
del centro abitato di S. Angelo A Fasanella, le cascate dell’Auso sono
una vera forza della natura selvaggia
che le caratterizza. Colpisce la limpidezza e la freschezza delle acque
incontaminate. Il gioco di rivoli e
vortici mette in evidenza la forza dell’acqua che in passato veniva sfruttata sia per la molitura del grano
(sono presenti vari mulini ad acqua)
che per la produzione di energia elettrica. Conclusione: ci siamo divertiti
tanto. Stanchi, si riparte con un po’
di amarezza nel cuore, contenti per
la consapevolezza di aver scoperto
luoghi eccezionalmente stupendi e
che prima pensavamo essere lontani.
Un ringraziamento di cuore a Cosmo
Guazzo (coordinatore del Servizio
Civile) e di Bernardo Marmo, che
ci hanno dato la possibilità di conoscere ed apprezzare il valore turistico
e culturale di queste realtà che meritano di essere visitate”.
Vincenzo Capozzolo
N°24 21 giugno 2008
C ile n to
10
“Cilento: Rifiuti e Appalti”, un’occasione per discutere sul futuro della provincia salernitana
Se ne parlerà dopo la visione del film “ Gomorra”al Micron di Vallo Scalo
Un film può servire anche a riflettere, a ragionare sul presente e sul
futuro. Nasce da qui “Cilento: Rifiuti e Appalti”, l’incontro che Rotte
Mediterranee, associazione socioculturale apartitica nata a Vallo
della Lucania, ha organizzato per
venerdì 20 giugno, ore 18.00, al
Cinema “Micron” di Vallo Scalo.
La serie egli appuntamenti estivi itineranti, promossa da Lorenzo Lentini, organizzatore di eventi
culturali nel salernitano, parte dai
rifiuti, argomento al centro non solo
della telenovelas regionale che ancora tarda a vedere una soluzione
effettiva, ma anche di una penosa
realtà che gli operai del Corisa4 e
della Yele stanno vivendo oramai
nel Cilento da quasi un anno: uno
spaventoso ostacolo al pagamento
delle loro prestazioni è causato dal
ritardato versamento finanziario dei
comuni consorziati, una infelice realtà che danneggia intere famiglie,
oltre ai fornitori di gasolio e di assistenza meccanica del Consorzio.
Il 20 giugno, presso il “Micron”,
verrà proiettato “Gomorra”, pelli-
cola frutto del racconto-denuncia del
libro di Roberto Saviano.
Seguirà il dibattito con gli amministratori, gli addetti al settore rifiuti ed
i politici del Cilento.
L’incontro, primo di una serie che
si rivolgerà anche al mondo del
volontariato, all’arte e all’ambiente, nasce per discutere diverse
problematiche collegate ai rifiuti:
dalla crisi regionale, alla difficile
realtà degli operai del Consorzio
rifiuti di Vallo della Lucania, alla
carenza di impiantistica alla legalità. A tal fine sono stati invitati, rispettando le forze di maggioranza
e opposizione nella logica della
par condicio, Franco Alfieri, assessore provinciale ai Lavori Pubblici e Antonio Lubritto,
consigliere provinciale.
Intervengono Ermino Signorelli,
presidente del Corisa4, Enzo
Chiera, direttore della Yele Spa e
il Procuratore della Repubblica di
Vallo della Lucania, Alfredo
Greco.
L’intento degli eventi è di suscitare
attenzione e rispetto alla vivibilità
del Cilento, sentimenti apparentemente sopiti e resuscitati solo nei
momenti di rievocazione storica
della civiltà greca ma che necessitano invece sempre più di essere pre-
Capaccio.
Piccola guida per “acchiappare”
gli autobus Salerno -Trentinara
E’ una cosa che volevo fare da tanto
tempo.
Oggi comincio a segnare gli orari degli
autobus che partono da piazza della
Concordia (più o meno di fronte alla
stazione) a Salerno per arrivare a Trentinara, passando per casa mia.
Sono gli orari che conosco io... quindi
se decidete di fidarvi a vostro rischio
e pericolo ... non è che mi maledite
perché siete rimasti a piedi nel centro
di Salerno o su qualche collina dell’entroterra cilentano. Se c’è qualcuno che
li conosce bene ed è capace di segnalarmi qualche correzione/aggiunta/
modifica .. insomma qualunque cosa, è
il benvenuto.
La tratta Salerno - Capaccio Scalo Capaccio - Trentinara - Monteforte
Cilento - Stio - Cannalonga (forse) è
gestita (oso dire) in regime di monopolio dagli autobus Stromillo Il primo
autobus di Stromillo parte intorno alle
7.00 del mattino (non è che non conosco l’orario esatto, ma dipende da
che ora riesce ad arrivare l’autobus
alla piazza... quindi non prendete gli
orari come oro colato ma avviatevi
con adeguato anticipo) da Piazza della
Concordia ed arriva verso le 8.30 a
Trentinara.
Inoltre l’autobus a quest’ora c’è di sicuro durante il periodo scolastico,
dopo non so.
Il secondo autobus della giornata
parte alle 11 sempre dalla stessa piazza
per arrivare fino a Stio. Questo autobus c’è sempre in qualunque giorno
non festivo dell’anno.
Terzo autobus: 11.50 piazza della Concordia, arriva solo fino a Trentinara.
C’è sempre durante il periodo scolastico. In estate quei giorni in cui c’è, MI
PARE si fermi a Capaccio Scalo.
Quarto autobus: parte alle 12.50 da
piazza della Concordia e arriva fino a
Trentinara, solo in periodo invernale/scolastico e si narra sia molto
lento.
Quinto autobus: alle 13.50 parte da
piazza della Concordia, di sicuro arriva
fino a Stio, forse va anche a Cannalonga, c’è tutto l’anno.
Ultimo autobus: parte alle 19.10 da
piazza della Concordia e arriva fino a
Stio, c’è tutto l’anno.
Intorno alle 6.30 del mattino c’è un
alto autobus di Stromillo che parte da
Capaccio Scalo e si arrampica tra le
colline e le montagne passando per
Trentinara, Monteforte, Stio ecc per
raggiungere Vallo della Lucania.
Non voglio lasciare i miei lettori nelle
verdeggianti montagne dell’entroterra
cilentano ... ma come ogni telefilm che
si rispetti... nella prossima puntata racconterò gli autobus per tornare in
città o almeno per raggiungere una
stazione ferroviaria ... magari non
chiusa.
Naima
www.naimaxx.splinder.com
Riaperta al traffico
Via Linora
Sono stati rispettati i tempi per la riapertura di Via Linora, la strada provinciale 278. Possono tirare un sospiro di
sollievo le decine di imprenditori che
hanno le loro attività nella zona e che
dopo un mese di stop al passaggio
delle automobili, temevano che i lavori,
e la conseguente chiusura della strada,
fossero prolungati anche ai prossimi
giorni. I lavori, ad opera del Comune di
Capaccio e del Consorzio di bonifica
Sinistra Sele, riguardavano il ponte che
passa sul fiume Solofrone e dunque
erano proprio al confine tra i territori
di Capaccio e Agropoli.
Zona costiera, peraltro, e dunque disseminata di attività turistiche che proprio in questo periodo dell’anno
svolgono la loro attività.
«L’impegno, la coerenza e la stretta
sinergia delle amministrazioni locali interessate - spiega il sindaco di Capaccio, Pasquale Marino - hanno fatto sì
che i tempi stimati per il ripristino
della viabilità fossero addirittura minori di quelli previsti». «Il lavoro quotidiano e la serietà con la quale lo si
affronta - sottolinea il presidente del
Consorzio, Pasquale Quaglia - sono il
segnale di una rinnovata azione propositiva sul territorio, tesa alla salvaguardia degli interessi economici,
commerciali e turistici dell’intera comunità ed il raggiungimento degli
obiettivi comuni intrapresi.
Ci scusiamo per qualche lieve disagio
causato dal cantiere, ma abbiamo lavorato a beneficio di tutta la popolazione ».
Programma
Ore 18.00 – proiezione del
film “Gomorra”
Ore 20.00 – Dibattito
Partecipano: Gianfranco
Scarpa sindaco di Salento, Eros
Lamaida vice sindaco di Castelnuovo, Domenico Giordano
sindaco di Casal Velino, Romano
Speranza sindaco di Centola
Palinuro, Cesare Festa sindaco
di Pisciotta, Luigi Cobellis sindaco di Vallo della Lucania
Alfredo Greco, Procuratore
della Repubblica di Vallo della Lucania, Erminio Signorelli, presidente del Corisa4, Enzo Chiera,
direttore della Yele Spa,
Antonio Lubritto, consigliere
regionale.
senti in tutti i momenti aggregativi
organizzati nel salernitano.
Nicola Nicoletti
Auguri
Si appresta a compiere un mese
d’età Salvatore Pinto, figlio di
Emilio, infermiere al Campolongo Hospital e di Angela, residenti a Cerrina di Albanella.
Gli auguri di “Unico” si estendono ai nonni Salvatore e Anna e
naturalmente alla neo-zia Maria
Rosaria, nostra amica.
Egidio De Rosa lascia il servizio
attivo di docente presso la scuola
primaria di Tempa San Paolo. A
festeggiarlo, ma anche un po’ a
rimpiangerlo, sono stati in tanti. A
cominciare dagli alunni, ai colleghi
e dai tanti ex alunni che vivono
ancora nella contrada e dei quali
è stato un punto di riferimento
impotante. Lasciando la scuola
potrà dedicarsi in pieno alla sua
passione di sempre: l’agricoltura.
Un’attenzione che ha saputo trasmettere anche ai suoi allievi. Infatti sono in tanti quelli che
hanno seguito i suoi corsi di giardinaggio e che insieme a lui hanno
abbellito il prato intorno alla
scuola colorandola di colori.
A lui l’augurio degli amici e dei
colleghi che possa godere a lungo
dei frutti di quanto ha seminato.
N°24 21 giugno 2008
C a p a ccio -P a e stu m
Tabacchificio, il passato moder no di Capaccio
Dall’epopea di Bonvicini alla gestione di Carmine De Martino fino all’abbandono di oggi
C’era e c’è ancora un «Sud nudo»
fatto di brulli altipiani e assolate vallate destinate al pascolo e alla coltivazione di grano e cereali. E c’era, e
chissà per quanto ci sarà, un «Sud alberato», rigoglioso di fruttiferi alberi
ombrosi e fecondi come giovenche.
Manlio Rossi Doria categorizzava
così la paesaggistica e, per fatale implicazione, l’ economia del Mezzogiorno tra gli anni ’20 e ’50. La zona
di Cafasso, in quegli anni, appartesche ed albicocche dovett e r o
all’improvviso imparare
a recidere le
foglie di tabacco.
Gli
anni ’80 e le
leggi europee
sulla concorrenza
ridimensionarono
neva, per naturale diritto, al «Sud alberato». Il lombardo Bonvicini,
capostipite dell’azienda di succhi di
Frutta, “Yoga”, abbandonò, negli
anni ’20, le nebbie padane per trasferire la sua produzione di frutta
nella terra di Cafasso, tanto generosa
e munifica da anticipare di due mesi
la fioritura degli alberi da frutto rispetto alla Pianura Padana. L’imprenditore “straniero” insediò la sua
azienda in quella che è ora solo
un’ala del maestoso tabacchificio
della contrada capaccese. La produzione di frutta si esaurì negli anni
cinquanta. Bonvicini risalì sul treno,
che vent’anni prima gli aveva fatto
scoprire una terra miracolosa, e tutta
un’economia locale si riconvertì.
Coltivare tabacco in quegli anni era
la cosa più vantaggiosa che potesse
esserci: i finanziamenti statali cadevano a pioggia. Fu De Martino, senatore della Democrazia Cristiana,
ad avere l’idea di costruire un tabacchificio a Capaccio. Tutta una pianura fu ricoperta di piante di tabacco:
braccianti abituati a raccogliere pe-
i finanziamenti statali anche al settore tabacchiero e decretarono il declino inesorabile dell’intera filiera
produttiva. Declino che portò alla
chiusura del tabacchificio di Cafasso. Mastodontico tempio contemporaneo del lavoro contadino,
destinato ad un oblio di smemoratezza e trascuratezza storica. Mario
Napoli, leggendario archeologo scopritore dell’eleatica Porta Rosa, lanciò anni fa una provocazione
intellettuale : trasformare il tabac-
chificio in un museo della pittura
murale antica. Ma né le provocazioni
intellettuali né il rutilante mondo
della archeologia industriale hanno
veramente destato, nel corso degli
anni, classe politica ed intellettuale
locale dal sonno della memoria.
L’imprenditore Caprino, che ormai,
forse anche un po’ a ragione, si sente
ingiustamente perseguitato dai capaccesi, ci mette gli occhi sopra. Ma
non ci vede un museo della pittura,
piuttosto una bella spianata di 180
appartamenti residenziali. Il comune
di Capaccio che la propria memoria
storica la palesa con il Premio Charlot, non ci vede niente di male: in
fondo un tabacchifico in più o in
meno non fa poi così differenza. Il risveglio della società civile dal sonno
della memoria è amaro, ma battagliero: guerra allo speculatore! Il tabacchificio diventa così il simbolo di
tutto ciò che Capaccio desolatamente
è e di ciò che nostalgicamente dovrebbe essere.
Giorgio Mottola
Tabacchificio: un’idea per confronto
Il comune si metta alla guida dell’operazione
Gli snelli pilastri. Le alte capriate. Le
capienti bifore. L’ampio parcheggio… Potrebbero già bastare per far
dire ai circa duecento partecipanti
accorsi al capezzale del tabacchificio di Cafasso. All’osservatore sensibile non è sfuggito, però, anche la
dimensione umana del luogo dove
navigano le anime morte di una stagione che ha visto l’imponente struttura al servizio dello sviluppo
agricolo del territorio. La testa rivolta all’insù assorbe impressioni
uniche dovute all’antica architettura
ma anche all’immaginabile vortice
di “vuoti” che si inseguono senza
mai raggiungersi. L’avevamo scritto:
“parlarsi è indispensabile. Lo è ancora di più quando si è “portatori di
interessi” che si sovrappongono su
un territorio stratificato in senso
“verticale” ed “orizzontale”. E tanti
erano i soggetti che hanno risposto
all’invito provocazione degli “Stazionati” (un comitato civico). Ognuno
ha posto sul tavolo la sua ricetta.
Ognuno ha ipotizzato soluzioni. Tutti
hanno riconosciuto la necessità di
dare un ruolo, una funzione, una
nuova anima alla struttura. Durissimo l’intervento di Domenico Caprino che ha rivendicato il diritto di
fare impresa ed invocando certezza
delle regole nelle quali deve essere
possibile progettare e realizzare. Altrettanto determinata Cristina Di
Geronimo ha rivendicato il diritto dei
cittadini a dire la loro su questioni e
strutture che rivestono importanza
strategica nel territorio. Compiaciuti
gli interlocutori istituzionali presenti,
Gerardo Rosania per la regione e Pasquale Stanzione, per la provincia,
che hanno assicurato sostegno e
condivisione progettuale nel definire
il destino dell’ex opificio. Partecipi
Marina Cipriani direttrice del museo
e Marisa Prearo, commissario della
azienda di soggiorno e turismo di
Paestum. La prima ha rivendicato la
paternità di un progetto che risale
al 2001 e che è già in possesso del
comune e della soprintendenza. La
seconda è soddisfatta del clima collaborativo che si è creato e si candida ad una funzione di raccordo…
Cosa ci si può aspettare da un incontro (molti temevano uno scontro)
che, per il solo fatto che si sia tenuto
nel tabacchificio, per giunta, ha
avuto il merito di avviare una nuova
fase (costruttiva) su come è giusto
ed efficace interloquire?
Ovviamente, poco o nulla in termini
di fattibilità e di progettualità. Molto,
invece, sotto l’aspetto del metodo.
È da tempo che sento molti pontieri
“dettare” la ricetta per evitare
scontri e trovare l’unità d’intenti sulle questioni aperte e
sul tappeto. Come si fa a non
essere d’accordo!
Cosa più complicata è individuare e mettere in pratica un
metodo utile che dia risultati e
non produca altre e più cocenti
polemiche. Sentire Caprino che
prende atto che “so bene che
qui appartamenti non se ne
potranno fare più” e acquisire
la presa d’atto di Di Geronimo (e di
tanti altri) che “la ristrutturazione
dell’opificio passa, necessariamente,
con il contributo determinante delle
risorse private.” A molti potrebbe
sembrare una banalità. Invece sono
molto simile alle “convergenze parallele” di “morotea” memoria. Ora
si tratta di capire chi e come può assumere l’iniziativa per trasformare
in progetti ed atti spendibili sui tavoli provinciali e regionali: gli unici
depositari del potere di scelta su
quali iniziative è opportuno investire
le risorse europee 2007-2013.
Come ha puntualizzato Stanzione, è
opportuno che il comune di Capaccio si sieda al posto di “capo tavolo”
che gli riserva il ruolo istituzionale.
Dopo tutto, la di Geronimo e Caprino hanno servito su un piatto
d’argento a Pasquale Marino e Lorenzo Tarallo buona parte di quei
“360°” a cui dicono, insistentemente, di volersi rivolgere per il
bene del paese e della “gente”.
Bartolo Scandizzo
11
12
N°21 07 giugno 2008
C a p a ccio
“La collaborazione con i musei tedeschi è importante per il turismo
Intervista a Marina Cipriani direttrice del Museo di Paestum
È la prima volta che il museo di
Paestum espone i propri dipinti
all’estero?
Ci sono state varie occasioni sia in
Italia, la grande mostra dei Greci in
Occidente a Venezia, che all’estero,
in cui abbiamo esposto varie tombe
insieme ad altri oggetti provenienti
dagli scavi della cinta muraria. In
America per esempio abbiamo
fatto un’esposizione a Tampa in Florida; abbiamo mandato del materiale
a Cleveland, dei reperti sono stati
spediti recentemente a Princeton al
museo dell’Università; a Città del
Messico. E ancora siamo arrivati in
Giappone; a Pechino c’è una tomba
con altri materiali esposta. Però una
mostra tematica con ben 12 tombe
affrescate, di epoca lucana non era
mai stata fatta. È la prima volta che
escono dal museo di Paestum così
tante tombe dipinte, tutte insieme.
Questo è il carattere di eccezionalità
di questa esposizione a Berlino. Si
tratta non di una mostra che rappresenta uno spaccato di Paestum, ma
un’esposizione incentrata su questi
tipi di manufatti che costituiscono un
unicum mondiale. È già stato in giro
per il mondo ma che non si era mai
concretizzato così, nello specifico.
La collaborazione con il Museo
Martin Gropius-Bau di Berlino
come è nata?
È nata a seguito della collaborazione
con il museo di Amburgo dove l’autunno scorso abbiamo inaugurato
una mostra monografica dedicata a
Paestum anche lì incentrata soprattutto sulle tombe lucane. È chiaro
che si è fatto comunque un quadro
generale su Paestum: si sono esposti
dipinti, acquerelli dai musei di tutta
Europa che avevano per oggetto
Paestum e soprattutto i suoi templi,
però il tema fondamentale è stata la
pittura funeraria di epoca lucana. È
un aspetto che si conosce meno ma
paragonabile per importanza ai templi o, nell’immaginario europeo e a
quello che rappresenta la Tomba del
Tuffatore, celeberrima, ma che appartiene ad un altro periodo della vita
della città .
Da sempre i tedeschi hanno istaurato un rapporto speciale con la
città di Paestum, intellettuali illustri hanno omaggiato Paestum
nelle loro opere.
Il rapporto speciale c’è da sempre tra
Paestum e l’Europa tutta. Non solo i
tedeschi, viaggiatori privilegiati
erano anche gli inglesi, i francesi. A
porre per primo in rilievo le opere di
Paestum, sebbene siano poi state saccheggiate, è stato l’italiano Conte
Gazzola, comandante delle artiglierie del re Carlo III di Borbone. La sua
opera venne pubblicata postuma dal
Pauli, mentre la prima edizione dei
rilievi del Gazzola è ad opera di un
francese. Quindi c’è stata un interesse di tutta l’Europa colta dal mo-
Marina Cipriani
mento in cui i tempi sono arrivati all’attenzione degli eruditi e degli antiquari. I tedeschi hanno poi sviluppato
un rapporto particolare con le architetture paestane e hanno amato particolarmente questi luoghi.
I turisti tedeschi hanno da sempre
onorato Paestum con la loro presenza. Ci sono storie di ristoranti
che sono nati perché dei viaggiatori tedeschi hanno chiesto da
mangiare.
Questa non la conoscevo!
Certamente c’è stato questo amore,
questo rapporto che si protrae fin dal
padre di Goethe.
Poi Goethe stesso che viene a visitare Paestum e ne fa una mirabile descrizione, sia nel primo viaggio, che
nel secondo.
Soprattutto nel secondo quando ritorna dalla Sicilia e dice che lì non
ha visto nulla di eguale. Praticamente fa un’esaltazione di Paestum e dei suoi templi.
Poi nella cultura romantica quando
i tempi del Gran Tour sono tramontati, Paestum assume un altro
valore nell’immaginario europeo.
Ci sono le rovine che sono il paesaggio avvolto nel silenzio non
contaminato dagli uomini, questo
silenzio è rotto soltanto dagli animali.
Si sviluppa questa visione romantica
anche nella narrativa tedesca .
Questo attenzione per Paestum si
rinnova in questa esposizione di tre
mesi al museo Gropius di Berlino.
A Berlino sono attesi non solo i tedeschi ma gente colta da tutta Europa
dove espossremo quest’aspetto di
Paestum legato alla pittura funeraria
dei Lucani.
Lei sarà presente all’inaugurazione del 26 giugno?
Sono già in loco a Berlino due nostri
restauratori che
stanno lavorando
per il montaggio.
Le tombe verranno presentate
non aperte, con le
quattro
lastre
della tomba in fila
, ma assemblate
come si sono ritrovate durante gli
scavi. Sarò all’inaugurazione e
poi il giorno dopo
sono stata invitata
a tenere una conferenza su un
aspetto particolare di queste pitture.
Altra cosa particolare è che la comunità locale si è
organizzata per
presentare anche
aspetti non archeologici ma legati
al
contemporaneo della vita di Paestum,
quindi porteranno le proprie produzioni di qualità.
Giuseppe Scandizzo
La scheda
Dopo Amburgo, Paestum approda a
Berlino per una mostra al museo
Martin-Gropius-Bau, dove saranno
esposte lastre tombali, tombe complete e dipinti che rappresentano i
templi di Paestum, realizzati all’epoca del Grand Tour tra il 1750 e il
1850. La mostra potrà essere visitata
(26 giugno-28 settembre) dagli appassionati di tutta Europa, di passaggio a Berlino, che da sempre
amano Paestum e quello che rappresenta.
Il programma della mostra “Dipinti
per l’eternità - le tombre di Paestum“ è stato allestito dall’illustre
archeologo Bernard Andreae, ex direttore dell’Istituto Tedesco di Archeologia a Roma, che aveva già
curato nel 2006 la mostra Cleopatra
ed i Cesari e nel 2004 la mostra di
gran successo sugli Etruschi nel Bucerius Kunst Forum. Nina Simone
Schepkowski, volontaria scientifica
presso il Bucerius Kunst Forum, ha
concepito la seconda parte della mostra sulla storia degli antichi templi
di Paestum nelle arti figurative del
XVIII e del XIX secolo.
La città di Paestum divenne famosa
con i suoi tre templi dorici, grazie ai
tratti del pennello di Piranesis
(1777-’78) e alle bellissime descrizioni di Goethe nel suo Viaggio in
Italia (1787). Essa custodisce uno
dei maggiori tesori dell’arte antica e
negli anni ’60, nel corso di alcuni
scavi, sono state scoperte circa 200
tombe riccamente dipinte risalenti al
periodo Lucano (IV secolo a.C.).
Il Martin-Gropius-Bau dedica una
mostra a questi rari esempi di antica
arte funeraria. Saranno esposte 43
lastre tombali e dodici tombe complete provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Paestum.
Le tombe di pietra, composte rispettivamente da 4 lastre singole che pesano tonnellate, saranno ricomposte
per la mostra nella loro forma originale.
Verranno istallate nella loro composizione originale. Al visitatore sembrerà di entrare nelle camere
sepolcrali così come vennero ritrovate dagli archeologi.
Gli affreschi rappresentano scene di
lotte, gare e riti di sepoltura della popolazione
dei Lucani
che abitò
l’ex colonia
greca
di
Paestum.
Essi
sorprendono
per la loro
vivacità e
molteplicità
narrativa.
Nelle tombe
delle donne,
ad esempio,
l’esposizione del feretro
è
rappresentata da donne in lutto, musicanti e
scene di vittime, le tombe degli uomini, invece, festeggiano il defunto
come combattente vittorioso.
I defunti venivano omaggiati, per il
loro viaggio all’al di là, con dipinti
delle camere sepolcrali e altri doni:
vasi, armature, oggetti preziosi.
Tre modelli architettonici dei templi
di Paestum completano la mostra e
creano uno sfondo straordinario per
le tombe dei Lucani.
G.C.
N°21 07 giugno 2008
D ia n o
Scompare Mario Rivellese, avvocato di Sala
Lutto nel mondo forense di Sala
Consilina è morto l’avvocato Mario
Rivellese. Rivellese era nato a Sala
Consilina il 18 dicembre 1939 e apparteneva a una famiglia di giuristi
noti e apprezzati, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza
presso l’Università Federico II di
Napoli aveva iniziato a esercitare la
professione di avvocato con successo. Suo fratello Vincenzo già magistrato e Presidente della Corte
D’Assise d’Appello a Roma ha
avuto un ruolo non marginale nel
processo per l’uccisione di Marta
Russo, ma anch’egli prese parte a
molti procedimenti penali nel Vallo
di Diano. Procedimenti intorno ai
quali la stampa locale spesso si è
concentrata perché si trattava di fatti
di droga come il famoso processo
Leonessa che vide all’opera ben 94
avvocati, episodi di abusivismo o di
estorsione, episodi di cronaca nera.
Attivo sul piano professionale, si recava di buon mattino in tribunale per
discutere con i colleghi dei problemi
o dei processi di cui si stava occupando. Il 19 giugno 1996 nasceva la
Camera Penale a Sala Consilina dedicata all’avvocato Alfredo De Marsico e i consiglieri lo nominavano
presidente, carica che ha ricoperto
fino a oggi.
La scoperta di un tumore fulminante
ai polmoni e alle ossa nel novembre
scorso lo ha costretto a rifugiarsi a
Marina di San Nicola a Roma dove
ieri ha detto per sempre addio ai suoi
affetti più cari e al mondo giuridico
per cui ha speso tutta la sua vita. E
l’avvocatura ama ricordarlo così:
“Non scendeva mai a compromessi
con nessuno aveva un carattere
fermo e deciso. Aveva una parola di
umanità per tutti”.
Sua moglie Mirella e i figli Nicola
avvocato pure lui e
Francesco commercialista, piangono
oggi la perdita di un marito e padre
molto affettuoso e sempre presente.
Poi l’estremo saluto in chiesa mentre il mondo forense salese, di cui faceva orgogliosamente parte, lo
ricorderà come un uomo insigne e rispettoso di quelle regole processuali
e di vita che lo hanno da sempre accompagnato. Significativo è stato
anche l’estremo saluto al feretro di
Mario Rivellese, nel piazzale del Tribunale di Sala Consilina dove campeggia il busto dell’illustre Alfredo
De Marsico, i cui insegnamenti
fanno ancora eco negli ambiti forensi di tutta Italia.
Antonella Citro
A PROPOSITO DI PICCOLI PAESI CHE SCOMPAIONO
Il caso di Castelluccio Cosentino,
paese al confine tra gli Alburni e il Vallo di Diano
Dai duemila abitanti di mezzo secolo fa ai meno di duecento attuali.
E’ in questi numeri la crisi di Castelluccio Cosentino, posto in alto sullo
sperone traforato dell’autostrada
Salerno - Reggio Calabria, a 7 chilometri da Scorzo di Sicignano. Ma
Castelluccio non è come Roscigno
Vecchia o Romagnano al Monte.
Non è stato colpito da nessuna
frana o dal più disastroso dei terremoti. Da qualcosa di peggio: lo stillicidio dell’andarsene dei più. Ma un
paese non può morire, non può diventare polvere. Secoli di storia non
si cancellano.
Chiese come la “Regina Martirum”,
con una Madonna tutta in pietra,
l’Annunziata e la Cappella di San Vincenzo Ferreri e le tante case della
solida borghesia del luogo sono lì a
testimoniare un gusto antico e raffinato per le cose belle. Dai Visconti,
sulla parte più alta del paese, c’è un
vero e proprio belvedere, con un
vezzoso ed artistico balconcino rialzato di almeno due metri: rappresentava una filosofica postazione
contemplativa sull’intera zona degli
Alburni. Stessi incanti dai Di Lorenzo, i proprietari del Sanatorio di
Mercato San Severino.
Perché Alburni, Alto Sele, Valle del
Melandro e Vallo di Diano, scorrono
tutti di là all’orizzonte.
La posizione geografica sembrava
essere un’assicurazione sulla vita
eterna di questo paese.
Castelluccio invece oggi si ritrova
nel novero dei “paesi polvere”, concreta testimonianza del dissolversi
di una trama abitativa lunga secoli,
azzerata dalla pluridecennale corsa
all’ inurbamento non solo verso le
città della costa, ma anche presso i
fondovalle delle nostre montagne.
La storia recente di Castelluccio è
presto fatta. Comincia col secondo
dopoguerra.
Dapprima se sono andati, in America
ed in Germania, i boscaioli, i falegnami ed i ciabattini. Con la gente
che mancava è stata poi la volta dei
tre frantoi, dell’asilo e delle scuole
elementari. Eppure la storia moderna di Castelluccio Cosentino era
cominciata in maniera diversa, e
sotto una buona stella. La fortuna
l’aveva portata Costantino Cassaneti, un prete che se n’era andato in
America e che se ne tornò al paese,
nel 1928, con una forte somma affidatagli da un parrocchiano. Unica
condizione: doveva essere spesa per
opere di pubblica utilità. Con quei
soldi furono realizzati la strada rotabile, la linea telefonica, le condotte
per l’acqua, il cimitero, l’elettrodotto
per l’energia elettrica ed altro. Per
quei tempi non era solo la modernità, ma vera e propria fantascienza.
Una partenza così brillante non è
servita per dare un avvenire a questo paese che è ancora conosciuto,
nel circondario, per una simpatica
abitudine dei suoi abitanti. Amano,
infatti - ma non lo fate sapere agli
ambientalisti - cibarsi di rane spellate e poi arrostite, diventando così
“i mangiarospi” negli sfottò paesani.
All’ingresso del paese, su un’artistica
fontana c’è scritto:
“Sitientes venite ad aquas”. / Voi che
avete sete venite a dissetarvi. / Di
arte e storia”.
Prima che Castelluccio muoia.
Oreste Mottola
13
In farmacia
Ma che dicono i giornali?
Gli antidepressivi
non servono?
Recentemente qualche rivista ha
pubblicato sconcertanti notizie sulla
scarsa efficacia degli antidepressivi.
Gli articoli si basano su una raccolta
di più studi clinici presentati all’FDA,
sia pubblicati che non pubblicati, che
ha mostrato un effetto talmente
basso degli antidepressivi che ricadrebbe al disotto della soglia di efficacia clinica. In particolare, è
possibile che gli antidepressivi siano
efficaci nei soggetti con depressione
grave ma non in quelli con depressione moderata. In dettaglio sono
stati richiesti all’FDA tutti i trial clinici dei 6 antidepressivi maggiormente
prescritti
(fluoxetina-PROZAC, venlafaxinaEFEXOR, paroxetina-SEREUPIN, sertralina-ZOLOFT
e
citalopram-ELOPRAM). Gli studi selezionati erano della durata media di
6 settimane ed includevano 5133 pazienti; al termine degli studi si è concluso che il farmaco mostrava un
effetto maggiore in caso di elevata
severità della patologia, minore in
caso di quadro clinico meno severo.
Dunque la differenza tra pillola e placebo vale soprattutto nei casi di depressione grave. Più il malessere
psicologico è lieve, minore, è la differenza tra prendere un farmaco vero
e convincersi di averlo preso. E’
ovvio tutto ciò si contrappone all’aumento del consumo di antidepressivi. La depressione si sa è una
malattia complessa, difficile da trattare, a volte cronica. E’ ovvio che a
questo punto appare fondamentale
l’importanza di una corretta diagnosi.
Il Manuale diagnostico dei disturbi
mentali fissa i criteri per la depressione maggiore, la forma più grave. Il
problema, come indica la Società
mondiale di psichiatria, è che questi
criteri non distinguono fra semplice
tristezza dovuta a circostanze difficili
della vita (un insuccesso scolastico o
Vicini a
Cosmo Guazzo
di lavoro, una rottura negli affetti, una
malattia seria, una malattia seria, un
lutto, difficoltà economiche...) e la
depressione vera e propria. Forse è
proprio questa confusione che ha
portato all’aumento esponenziale del
consumo di antidepressivi. Dobbiamo precisare che i farmaci antidepressivi agiscono sul sistema
nervoso centrale modificando specifici meccanismi d’azione biochimici e
interagendo con particolari trasmettitori cerebrali. La scelta del farmaco
deve basarsi sulle necessità individuali del paziente tenendo conto
delle malattie concomitanti, delle terapie già in atto e della risposta a
trattamenti antidepressivi precedenti. Un invito a tutti i pazienti,
prima di intraprendere una terapia
antidepressiva è di autovalutarsi con
la scala Di Hamilton che è un test
utilizzato a livello mondiale come indice di stato di salute del paziente, e
per questa sua caratteristica risulta
essere particolarmente utile nel
monitoraggio degli effetti del trattamento farmacologico e della psicoterapia.
Scarica
dal
sito
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La redazione di “Unico”
partecipa al dolore che ha
colpito Cosimo Guazzo,
curatore dell’inserto
“Il Valcalore”, per la perdita del padre Giuseppe.
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Periodica Italiana
N°24 21 giugno 2008
C u ltu ra
14
“ I tedeschi hanno fatto la fortuna di Paestum”
Mario Bruno Bambacaro, pittore ed operatore culturale
Cosa pensa di questa mostra a Berlino?
Tutto quello che porta Paestum e la
nostra terra agli uomini di altre civiltà d’Europa è sempre un fatto positivo. Tutto ciò che si dice nel mondo
di Paestum prima di tutto è merito di
chi è venuto a visitare Paestum. Nel
‘700 sono stati i viaggiatori colti,
aristocratici, i viaggiatori illustri che
hanno saputo ben vedere e ben parlare dei nostri territori. È grazie al
loro operazione di marketing ante litteram, di divulgazione e comunicazione turistica del mondo antico
greco-romano se oggi possiamo parlare di turismo archeologico a Paestum...
Quali sono stati i tedeschi illustri, a
sua memoria, che hanno elogiato
Paestum?
C’è stato Goethe, ma anche Winckelmann, il primo archeologo europeo in assoluto, Schiller ma anche
Thomas Major. C’è stata una miriade di artisti, disegnatori, che accompagnando i grandi viaggiatori
immortalavano lo stato dell’arte.
Goethe, per esempio, viaggiava sempre con il suo amico disegnatore per
documentare ciò che vedeva. Questo
grande interesse per questo sito, che
era collegato con Pompei e Ercolano, divenne tappa obbligata per
quegli intellettuali europei i quali
non potevano definirsi tali se non
avessero intrapreso un viaggio verso
le origini della loro cultura: il Gran
Tour. Paestum divenne un punto di
riferimento focale nella riscoperta
della cultura classica.
Il gran Tour esiste ancora? Gli intellettuali arrivano ancora a Paestum con le stesse motivazioni?
La modalità è diversa, l’approccio è
diverso. Prima si partiva in viaggio
alla scoperta di un luogo sconosciuto, in una sorta di avventura fascinosa. Lo hanno scritto e
rappresentato. Gli artisti non hanno
mai perso contatto con questo luogo.
Anche se gli studiosi di oggi hanno
una cognizione scientifica e la possibilità di documentarsi a tutto tondo
sull’area archeologica. Secoli fa
c’era solamente la cognizione romantica di questo paesaggio semi
inesplorato e attratti da questo fascino venivano qui a documentarsi.
Oggi abbiamo un patrimonio straordinario e variegato dal punto di vista
filosofico e architettonico. Gli artisti
di oggi hanno la possibilità di approfondire le loro conoscenze grazie
a questo materiale stratigrafico accumulatosi nei secoli.
L’area archeologica di Paestum ha
trasformato un territorio acquitrinoso in un meta fondamentale del
turismo archeologico. Come si è arrivati a ciò?
Hanno solo preso coscienza che grazie alla presenza di questo patrimonio sarebbe stato necessario fare
accoglienza. Non hanno inventato
niente si sono solo resi conto della
potenzialità di questi luoghi. È grazia ai viaggiatori che chiedevano da
mangiare e da dormire che sono nati
ristoranti e hotel. Qualcuno che
ROCCADASPIDE
Al via i preparativi per la prima festa di prevenzione contro la droga
Stare insieme per divertirsi in
maniera sana, senza incappare in
vizi assurdi come la droga o l’alcol; è proprio questo lo scopo
della prima festa di prevenzione
contro la droga che si terrà a
Roccadaspide l’11, il 12 e il 13
luglio.
La manifestazione, organizzata
da Francesco Fiammenghi, trentenne rocchese, in collaborazione
con la O.N.L.U.S. di Capaccio
“Verso la vita”, sarà aperta dai
soci di quest’ultima con le toccanti testimonianze dei giovani
che hanno avuto problemi con la
droga.
Durante tutte le serate saranno
trasmessi filmati istruttivi sull’argomento e interverranno psicologi e personale qualificato all’
assistenza dei ragazzi vittime
della tossicodipendenza.
A vivacizzare l’iniziativa sarà la
musica degli Almanegretta, dei
Cosang e degli Erbapipa, gruppi
notevolmente sensibili al problema della droga. Il calendario
delle varie esibizioni ancora non
è stato ultimato ma sarà reso
noto, attraverso volantini informativi, già dai prossimi giorni.
“Ho deciso di organizzare questa
festa per permettere ai giovani
d’incontrare qualcuno competente che gli faccia capire quanto
sia grave e devastante l’uso della
droga e quanto sia importante e
produttivo starne lontani e partecipare alle campagne di prevenzione” ha affermato Fiammenghi.
La festa è stata ideata con il supporto economico dei vari enti territoriali e sarà, secondo quanti
l’hanno sostenuta, la prova sicura
che ci si può divertire anche
senza l’uso di stupefacenti ma
solo stando insieme per condividere, con gli altri, dei momenti di
serenità e allegria.
Alessandra Pazzanese
aveva prima una capanna è diventato il proprietario di un ristorante.
Dal ‘700 ad oggi, senza soluzione di
continuità c’è stato afflusso di visitatori?
Sì, nonostante l’interruzione dei periodi bellici, l’interesse per Paestum
si rigenera nei secoli. Per esempio
negli anni ’30 si intensifica l’interesse per le tragedie greche e questi
luoghi accolgono frequenti rappresentazione di opere teatrali classiche.
Come è nato il turismo di massa? È
archeologico o balneare?
Non è legato prettamente alla valenza storica architettonica di Paestum ma nato come turismo
balneare. Quindi c’è gente che viene
a Paestum da trenta anni ma non ha
mai visitato i templi. Mentre i tedeschi, al contrario, solo dopo aver visitato gli scavi chiedevano dov’era il
mare.
Quali influssi sull’arte a l’architettura ha apportato Paestum nella
storia recente?
È la città con i templi dorici più intatti di tutta la Magna Grecia. Gli
studiosi tedeschi e francesi hanno
percepito dalla grande lezione di ar-
chitettura classica dorica, un linguaggio forse tralasciato nel Rinascimento e recuperato alla fine del
‘700. Paestum ha influito sul revival
del Dorico. In Germania c’è la Porta
di Brandeburgo, in Francia c’è il
Pantheon che sono stati generati
molto probabilmente su ispirazione
dei templi di Paestum.
Cosa dobbiamo alla cultura tedesca?
Ai tedeschi dobbiamo la puntualità
con la quale hanno documentato
tutto ciò che hanno visto nei secoli,
nelle loro ricerche. Grazie a loro è
iniziato questo pellegrinaggio culturale. Adesso il mare, i templi, la natura e la cultura dell’accoglienza si
coniugano insieme in un valore assoluto perché tutto il Cilento è una
riserva naturale di verde straordinaria preservata dalle colate di cemento. Quindi queste quattro
componenti esercitano un fascino e
una propulsione turistica di rara intensità. Dobbiamo soltanto riuscire
a controllare e preservare questi patrimoni ed imparare a saperli presentare.
Giuseppe Scandizzo e
Tania Lombardo
Piaggine
Nasce un nuova associazione,
il cuore del cilento
“In quest’atomo
opaco…”, noi, comuni mortali, non
possiamo permetterci il lusso di
stare a guardare,
come le stelle o di
mettere in atto il
motto dantesco
“non ti curar di
lor…”;
né possiamo lasciarci intorpidire
in un isolamento
individualistico
che i mass-media
e la televisione in particolare ci inducono a mettere in atto quotidianamente.
Pensiamo invece che sia giunto il momento di andare a rispolverare quei
valori antichi, eterni e perciò ancora
validi che sono l’umanità, la solidarietà,
la crescita sociale e culturale della persona, la conoscenza delle proprie radici e lo sviluppo del proprio
territorio.
E’ per questo che, assieme a persone
che condividono i miei stessi ideali e di
eterogenea estrazione sociale, abbiamo deciso di fondare l’associazione
“IL CUORE DEL CILENTO” .
Essa intende rivolgere i propri interventi non solo a Piaggine, dove ha
sede, ma anche ai comuni limitrofi.
A tutti i Cilentani chiediamo collaborazione, non solo di pensiero e di
idee, ma anche di azioni concrete, affinché, unendo tutte le forze, possiamo perseguire e realizzare meglio
gli obiettivi che ci siamo prefissi.
Nell’augurare all’associazione una
vita lunga e proficua, ricordo che per
informazioni e consigli si può telefonare al n. 0974/942768 o scrivere al
seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected]
Gilda Petrone
segue da pag. 8
Castori: “Quando
si dice una
scelta doc!”
“Preparato, di carattere, con grande
motivazione, umile, capace di lavorare
con i giovani, un grande professionista,
il terzo allenatore marchigiano della
Salernitana, in grado di gestire un
campionato di assestamento con diversi under 21”. 6 o 7. La consapevolezza: “Sono cosciente –
dichiara il mister - che questa è una
piazza difficile, ma altrettanto determinato a recuperare per avere soddisfazioni, è una carta importante per
la mia carriera. Quando ho visto che
c’era la volontà di riscatto e la passione ho detto subito “presente” e
quando dal 9 luglio ricominceremo, lo
dimostrerò”.
Il modulo di gioco:“Mi piace il 43-3, ma al di là del modulo conta la
squadra, bisogna saper giocare in
base alle capacità dei giocatori, importante è che ci sia armonia tra i calciatori e tra questi e l’allenatore.Voglio
che mi seguano mentalmente”.
L’esperienza del Cesena:“I calciatori che ho allenato per il Cesena
erano 22 di cui 11 cresciuti nella sezione giovanile e 15 venduti alla A
perciò sono tranquillo, non sono uno
che se la fa sotto – assicura.
La scelta cade a pennello, Fabiani specifica:“Castori è il mediatore
tra i giovani e le esigenze tecnico-economiche della Salernitana, ci si concentrerà sugli under 21, valorizzando
anche gli uomini che già si hanno. Bisogna tener presente che non ci sono
più i soldi per grandi budget e i calciatori dovranno accettare le condizioni”. Un contratto annuale:
“Non voglio sentirmi vincolato – dice
Castori – se va bene, mi chiederanno
di restare. Di solito mi fermo a lungo
su una piazza, dal ’92 al 2008, 6 anni
col Tolentino, 5 col Cesena, 4 con Lanciano ed uno col Castel di Sangro, 643
panchine”.
La tecnica di squadra: “Si vede
sul campo, anche per Di Napoli non
posso garantire, sarà il campo a parlare. Il mio è un gioco aggressivo, se i
ragazzi non lo sono ce li farò diventare!”Alcuni nomi: “Pestrin, Rea,
Peccarisi. A parare Pinna e i suoi possibili ricambi, Pinzan e Indiveri. Infine
la società e la questione
money:“Fate capire – dice Lombardi
alla stampa - che i tempi sono cambiati, il calcio è cambiato, con la mutualità che dal 2005/06 si è ridotta di
un-terzo, in assenza dei diritti Tv, per
la serie B c’è da fare i conti con quello
che abbiamo, inventando una politica
societaria adeguata. I problemi sono
seri”.
A conti fatti, ciò che “conta” è l’unità:
uno per tutti, tutti per uno, forza Granata e I love Salerno!
Maria Laura Pirone
N°24 21 giugno 2008
15
d iV in ia ssa g g i.it
A cura di Angelo Zarra
[email protected]
Ristorante pizzeria “La gondola”
Chi di noi con l’arrivo dell’estate
non preferirebbe trascorrere una serena e tranquilla serata a bordo piscina o lungo le rive del mare? Quale
miglior posto a questo punto se non
il ristorante pizzeria “La Gondola”
situato in via Uranio - Torre di mare
– Paestum?
Gestito da un giovane appassionato
di enogastronomia, Giovanni Sabetta, mi è subito apparso un locale
da frequentare. Io ci sono andato con
la mia ragazza.
L’ospitalità è tale che è nostra la
scelta del tavolo dove sederci.
A pochi passi da noi il mare con le
sue mille voci, e suoi mille profumi
e poco alla volta ci perdiamo in quel
tramonto che sempre più confonde i
colori dell’immenso azzurro con
quelli del grande cerchio rosso
fuoco. Beh! come potrete capire un
ambiente molto suggestivo, caratteristico e incantevole. Accomodati al
tavolo, ci viene illustrato il menu e
tra le variegate opzioni scegliamo
come antipasto una “fantasia di
mare”, composto almeno da dieci assaggi a base di pesce, abbinata ad
una falanghina AIA DEI COLOMBI; trascorsi una decina di minuti, nell’attesa che ci venisse servito
il nostro antipasto, lo sguardo non
poteva non infrangervi sulla veduta
del mare e sull’atmosfera estiva che
si respira nel ristorante la Gondola.
Dopo poco ci viene servito il nostro
antipasto. Si inizia con un antipastino di mare, servito in piatto di ceramica azzurra, proprio per
riprendere il colore dei nostri mari ed
al centro del tavolo ci viene servito
un altro antipastino con alici e pesce
spada marinati. Dopo aver consumato questa pietanza, ci viene servito la continuazione dell’antipasto:
involtini di salmone, tonno e pesce
spada affumicati, code di gamberi in
pastella, spiedini di calamari e zucchine fritte. Una prelibatezza anche
se non vado pazzo per i fritti. Successivamente viene servita l’ultima
portata di antipasto: conchiglia con
patate e gamberetti gratinati, bianchetti (‘cicnielli’) gratinati cozze al
gratin e polipetti affogati. Basterebbe
solo questo antipasto per terminare
la cena. Dopo questo enorme, fresco
e succulento antipasto, Giovanni, ci
consiglia due primi piatti: un timballo di melanzane-fettuccine e gamberetti per me, mentre la mia ragazza
un cavatello fatto a mano con vongole e fiori di zucca; sempre serviti
con cura nelle decorazioni e sostanza
nel piatto anche questi primi ci lasciano senza parole. Come secondo
piatto ci viene servito un misto di
Chi cer ca...
tr ova!
pesce alla griglia da dividere in due,
perché eravamo ormai più che pieni
e di certo non potevamo prendere
ciascuno la propria porzione! Ogni
portata ci viene servita con la relativa illustrazione e spiegazione del
piatto.
Prima di decidere con quale dolce
concludere la nostra cena, ne approfittiamo per fare una passeggiata
lungo la riva a stretto contatto con il
calore della sabbia e le spumeggianti
onde che si infrangono sul bagnasciuga. Ritornati al nostro tavolo ci
vengono serviti i dolci della casa, tra
i tanti scegliamo una torta al limone
ed una ricotta e pera. Abbinati ad una
grappa invecchiata.
Anche la scelta dei vini non è male,
infatti si può notare un angolino
dove sono esposte varie etichette, da
Vini del Cavaliere, dell’amico Giovanni Cuomo, Botti, Barone e altri
cilentani, senza tralasciare etichette
nazionali.
La scoperta di quel posto ci spinge
ad informarci sui giorni di apertura e
i numeri di telefono a cui chiamare
anche per eventuali feste private. Ci
viene riferito da Giovanni che il locale rimane aperto nel periodo estivo
tutti i giorni e tutte le sere, mentre nel
periodo invernale solo i fine settimana e precisamente il venerdì e il
Giovanni Sabetta, proprietario e gestore
sabato sera, mentre la domenica
sempre a pranzo e che il piatto forte
invernale è il “baccalà”, cucinato e
servito in tutte le sue varianti culinarie. Ci facciamo lasciare i loro contatti
telefonici
0828811923-3391938336 e li ringraziamo affettuosamente per tutte le attenzioni prestatici.
Infine ottimo anche il rapporto qualità prezzo: 35,00 a persona per il
menù scelto da noi.
Contatti:
Ristorante – Pizzeria – Lido la Gondola
Via Uranio, Torre di Paestum
Aperti periodo estivo: tutti i giorni
Periodo invernale: fine settimana
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Angelo Zarra
21 giugno:
Hera Argiva,
festa della musica
Il 21 giugno, giorno del solstizio
d’estate, si celebra contemporaneamente in tutte le principali
città europee la Festa della Musica, uno degli appuntamenti annuali
internazionali
più
importanti di cultura e spettacolo.
L’allestimento propone un interessante percorso attraverso filmati, materiali audiovisivi,
ricostruzioni tridimensionali del
santuario ed i racconti delle metope scolpite, che, riprodotte e
sospese nel vuoto in una sala
oscurata, progressivamente si illuminano, mentre una voce
fuori campo, che sembra provenire dalle sculture, narra, con le
parole di Omero e degli antichi
mitografi, i racconti scolpiti sulla
pietra.
In questo contesto la musica
popolare si inserisce in modo
efficace e naturale.
Il programma musicale, curato
dall’Associazione Daltrocanto,
prevede l’esibizione, a partire
dalle ore 19.00, dei gruppi musicali Picarielli, Sette Bocche
e Compagnia Daltrocanto, ognuno dei quali offrirà
una diversa lettura della musica
popolare, dalla quella più tradizionale a quella più sensibile a
altre influenze e contaminazioni.
Nel corso della giornata sarà
anche possibile fruire di visite
guidate al Museo Narrante e all’area archeologica curate dalla
Sezione Didattica della Soprintendenza.