N° 33 del 06/09/2008

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Transcript N° 33 del 06/09/2008

U2
“I LOVE EBOLI”, LA SFIDA DI ROSANIA
BATTIPAGLIA, MAMMA LI TURCHI
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Ann o X n°33 - www.unicosettimanale.it - 06 settembre 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 25,00€
Mantenere De Masi,
un “affare” per la destra
Vincenzo De Luca
velina
Come volevasi dimostrare: la
storia cilentana si ripete. Disarcionato dalla poltrona di presidente Domenico De Masi, il
PdL (Partito della libertà) non è
in grado di individuare una personalità che possa raccogliere e
mettere insieme i cocci del
vaso rotto.
Sono due mesi da quando
“l’uomo di Ravello” è stato invitato a lasciare libero il campo
ma di decisioni che diano una
nuova guida al Parco Cilento e
Diano neanche l’ombra.
Eppure qualcosa era accaduto
durante il breve tempo del
“regno” di De Masi a Palazzo
Mainenti di Vallo della Lucania. Un gruppo di dipendenti rimotivato, un ritorno ad una
dimensione più fisiologica
della rappresentanza politica e
una sostanziale unità di intendi
sul futuro del Cilento.
Inoltre, molte delle idee e delle
proposte operative di De Masi
coincidevano anche con il
nuovo corso politico che ha investito il paese con il ritorno
della destra al governo nazionale (è stato De Masi a pubblicare per primo gli stipendi e le
mansioni dei dipendenti sul sito
dell’ente parco).
Segnali, questi, che erano stati
in grado di sintonizzare la politica dell’ente con i sentimenti
profondi dell’opinione pubblica
cilentana decisamente orientata
ad una politica di destra come è
testimoniato dai risultati elettorali in occasione di delle elezioni politiche nazionali.
Manca, invece, la capacità di
essere classe dirigente da parte
dei vertici della CdL provinciale e territoriale. A fronte
della possibilità di dare “sfogo”
ad un progetto di gestione che
colpiva l’immaginario della
propria parte politica, in gruppuscoli locali non hanno trovato di meglio che far valere il
diritto di dividersi le spoglie di
un ente lasciato alla deriva
dalla disastrosa gestione commissariale voluta da Alfonso
Pecoraro Scanio e Giuseppe Tarallo.
Eppure la soluzione per dare
una risposta anche agli appetiti
dei tanti colonnelli locali c’era:
CONTINUA A PAG
5
L’ipotesi
CILENTO
Un libro bilingue
da Vallo della
Lucania
alla Francia
ARTICOLO A PAG. 5
C A PA C C I O
PA E S T U M
Come la nuova società
mista apre il fronte del
dissenso a Marino
G OV E R N ATO R E
DELLA
C A M PA N I A
Con i pareri (artic. a pag. 10) di: Biagio Luongo, Alfonso Amato, Franco Latempa,
Giuseppe Capezzuto, Nicola Parisi, Franco AlfieriPasquale MarinoPalmiro Cornetta
Quei pasticcioni degli americani, il vino e le scarpe dei soldati italiani
Norman Lewis racconta lo sbarco del 1943 a Paestum
I soldati americani? “Ingenui ed infantili”; “Bifolchi armati”; “Appena sbarcati dalla pace eterna del loro Kansas
o Wisconsin”. Il peggiore per lui è il più alto in grado,
Clark. Appunto del 4 ottobre del 1943: “Il Generale è diventato l’angelo sterminatore dell’Italia del Sud, incline al
panico come a Paestum, e poi a reazioni violente e vendicative come quelle che hanno portato al sacrificio di Altavilla, cancellata dalla faccia della terra perché forse [in
corsivo nel testo originale] nascondeva dei tedeschi.
Qui a Battipaglia abbiamo avuto una Guernica italiana,
una città trasformata in pochi secondi in cumuli di macerie”. E a Paestum che cosa fa sbarcare per prima? “Piramidi di materiale da ufficio ad uso del comando della
Quinta Armata” e si continua durante i giorni successivi
allo sbarco: “L’unica attività frenetica nei dintorni è quella
delle centinaia di soldati che salgono come formiche dalla
spiaggia per portare macchine da scrivere e schedari”.
Melius abundare: “Quello che abbiamo visto noi sono
state inettitudine e codardia da parte dei comandi, e come
risultato il caos.
Quello che non capirò mai è cosa abbia trattenuto i
tedeschi dal finirci”. “Nel diario che l’inglese Norman
Lewis tiene, mentre notevolmente sconcertato un po’ partecipa alle operazioni belliche, tenute a Paestum e dintorni
nei giorni successivi all’8 settembre del 1943, i suoi giudizi
sono sempre molto duri ed affilati. No, non si può capire
lo sbarco del 1943 senza leggere il libro di Norman Lewis,
poi diventato celebrato autore di “Napoli 1944”. Lewis è
un giovane universitario inglese dell’Intelligence Corps,
ma in quei giorni vede, e soprattutto, annota anche le verità da tenere celate. Dagli stupri di massa perpetrati sistematicamente dalle truppe coloniali aggregate alle armate
francesi alla stupidità dei comandanti in capo americani.
ARTICOLO A PAG. 3
I L V I A G G IO A
Olandesi, tedeschi
e inglesi scoprono
il Cervati
ANTONIO CORBO A PAG. 15
I finti intelligenti
della Sinistra
di Oscar Nicodemo
E non gli sfugge lo straordinario rilievo storico e paesaggistico della zona.
Le sue descrizioni dei templi, della collina di Capaccio,
sono poesia pura. Da queste parti ci resta parecchio tanto
che il 28 settembre 1943 viene ricoverato al 16° Evacutation Hospital americano di Paestum. “Ho la malaria –
ORESTE MOTTOLA CONTINUA A PAG.3
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Non v’è dubbio che chi è deputato
ad osservare, a percepire e ad intuire le tendenze che modificano la
politica e i costumi sociali che ne
derivano, non sempre presta attenzione a quel che succede intorno al
mondo politico e in ambito culturale in genere. Capita, così, che
tanto i giornali e i magazines,
quanto i palinsesti televisivi di largo
consumo, non registrano dati, atteggiamenti e opinioni che riguardano, nel bene e nel male, una
espressione collettiva rappresentante una sfaccettatura comunque
importante dello stato morale del
Paese.
Pertanto, una novità di assoluto rilievo che ridimensiona in modo
ragguardevole la casta dei cosiddetti “baroni” della Sinistra e dei
loro protetti, messa in luce da qualche gag di un comico refrattario
(naturalmente di sinistra), non trova
sviluppo intellettuale in seno all’informazione più diffusa e per questo
più attendibile.
Qualcuno se ne faccia una ragione:
quella sorta di “impunità intellettuale” di cui godevano le donne e
gli uomini di Sinistra, non ha più
CONTINUA A PAG 5.
Agropoli
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N°33 06 settembre 2008
Estate 2008 alla riscoperta del Centro storico agropolese
Inverso: “Questa è la nostra priorità”
Estate all’insegna della riscoperta
del Centro storico e del suo Castello.
Migliaia i cittadini e i turisti che nel
corso delle serate estive hanno visitato il borgo antico della città di
Agropoli. Un dato che viene accolto con soddisfazione dall’Amministrazione
comunale
di
Agropoli, guidata dal Sindaco
Franco Alfieri, ed in particolare
dal Vicesindaco e Assessore al Turismo Mauro Inverso.
«Tra le tante note liete dell’estate
ormai agli sgoccioli – afferma
Mauro Inverso – la presenza ogni
sera di migliaia di persone che
hanno affollato le strade del centro
storico, sempre suggestivo, e hanno
potuto visitare gratuitamente il Castello medievale, acquisito al patrimonio pubblico lo scorso mese di
giugno.
Proprio l’antico maniero è stato scenario di spettacoli musicali e teatrali
di alto spessore ed ha ospitato rassegne d’arte. Tra i turisti, nel mese di
agosto, anche l’Assessore al turismo
della Regione Campania, Claudio
Velardi che avuto modo di apprezzare e di godere delle bellezze della
nostra città».
«Da inizio agosto – aggiunge l’Assessore al Turismo - è stata attivata
una navetta gratuita serale che dal
parcheggio Landolfi arriva fino al
Castello, permettendo di raggiungere con più facilità la parte antica
della città e di effettuare poi un percorso pedonale alla scoperta delle
bellezze del centro storico, passando
attraverso le piccole vie dalla Chiesa
dei SS. Pietro e Paolo, alle piazze
che ospitano le pizzerie del posto, di
raggiungere la suggestiva Chiesa
della Madonna di Costantinopoli, il
belvedere a picco sulla rupe che affaccia sul porto, alla porta di ingresso e agli scaloni di Via Filippo
Patella. Un percorso, quindi, tra arte,
storia e scoperta di bellissimi angoli
che nel futuro è nostra intenzione valorizzare maggiormente».
L’Amministrazione comunale è consapevole che bisogna puntare sul
Centro storico e sul castello per pro-
muovere e rilanciare il turismo.
«L’acquisizione del Castello – commenta il Sindaco di Agropoli,
Franco Alfieri – rientra proprio nell’ottica di riqualificare il patrimonio
storico di un’intera parte della città
che deve diventare, quindi, motore
per il rilancio del turismo culturale e
di qualità. Nei mesi scorsi, a tal proposito, abbiamo approvato il Piano
del Colore per il centro storico che
ha l’intento di uniformare in maniera
organica gli interventi di manutenzione, restauro, risanamento e ristrutturazione degli esterni degli
edifici di interesse storico, artistico
e ambientale. L’obiettivo è appunto
la riqualificazione urbanistica del
centro storico, patrimonio di preziosa importanza per la città».
A parer mio
Pesci morti nel
fiume Testene
L’Assessore Pepe precisa: «Il fiume non
è inquinato. La morte non è dovuta ad
avvelenamento»
In merito al ritrovamento di pesci
morti nell’acqua a pochi metri dalla
foce del fiume Testene, arriva la precisazione dell’Assessore all’Ambiente
del Comune di Agropoli, Antonio
Pepe, che questa mattina accompagnato da esperti nel settore ittico si
è recato sul posto per un sopralluogo. «Si tratta di pesci di fiume,
volgarmente denominati “bottazzi” –
afferma l’Assessore Pepe – La loro
morte è un fenomeno del tutto naturale ed è stata causata dal passaggio da acque più profonde e fredde
ad acque più basse, calde e con poco
ossigeno. L’acqua del fiume Testene,
quindi, così come ho avuto modo di
constatare personalmente questa
mattina, è limpida e non presenta fenomeni di inquinamento. A dimostrazione di ciò il fatto che nelle
vicinanze sono presenti altri pesci
più piccoli vivi e di buona salute. Nei
prossimi giorni ovviamente farò predisporre dei prelievi e appena possibile sarà realizzata la pulizia degli
argini e del letto del fiume».
di Catello Nastro
Cilento 2122: sciopero dei controllori di volo di Torchiara e di Rutino
“E’ in arrivo sulla piattaforma numero tre l’astronave proveniente da
Giungano e diretta a Pisciotta.
Ferma a S. Maria di Castellabate,Acciaroli, Pioppi,Agnone e Pisciotta. Ripeto il volo 2222 da Giungano per
S. Maria è in arrivo sulla piattaforma
numero tre. I signori passeggeri
sono pregati di prendere posto sull’astronave. Per chi non fosse provvisto
di
scheda
magnetica
elettronica computerizzata per pagare il biglietto si comunica che il
costo relativo gli verrà addebitato
in conto Bancomat”. – Non è la
voce della signorina che parla ma
quella del computer dello scalo che
legge sul radar la presenza dell’astronave in avvicinamento e trasforma i dati vocalizzandoli.
La linea delle astronavi per il Cilento
è stata affidata alla SCAT ( Servizio
Cilentano Astronavi Telecomandati).
Gli scali per le astronavi si trovano a
Capaccio, a Paestum, ad Agropoli, a S.
Maria e di poi fino a Palinuro.
Da Salerno a Capaccio funziona la
SITA ( Servizi Interattivi Trasporti
Astronavi); da e per Salerno, natu-
ralmente funzionano i servizi nazionali. Molto probabilmente per la
prossima estate entreranno in funzione anche i servizi aerospaziali tra
Marte e Cicerale. E’ allo studio in
quest’ultimo comune la fattibilità
della costruzione di una importante
stazione spaziale per favorire i bagnanti che vengono da altri pianeti.
Lo scorso anno è arrivata pure una
delegazione da Venere per creare
un villaggio turistico nel nostro
paese.Volevano costruire dei grattacieli ad Agropoli ma non appena è
arrivata la delegazione, il capo dei
Venusiani ha così esclamato: “ Oh,
cacchio! Qualcuno ha speculato
prima di noi!”
E così se ne sono tornati nel loro
pianeta atterriti anche dalle varie
crisi amministrative.
La scorsa settimana c’è stato un incidente aerospaziale. Una astronave
con una delegazione di Giapponesi
a bordo è atterrata dentro la vasca
del depuratore e quando si sono
visti tutti nella merda hanno protestato al loro consolato in Eredita.
L’assicurazione, come risarcimento
danni , ha loro concesso di potersi
lavare a secco dentro le acque del
fiume Solofrone.
Questo è il secondo incidente che
si verifica in campo aerospaziale.
Lo scorso mese un’altra astronave,
proveniente questa volta da Parigi,
ha atterrato sull’immondizia della discarica presso Prignano.
Un vecchio aveva buttato nella discarica un suo telefonino ancora acceso: le onde del telefonino hanno
fatto impazzire il computer di bordo
che ha pensato che tutti i sacchetti
di plastica multicolori che si trovavano sulla sommità della discarica,
erano i segnali a colore di una pagina Web trasmessa via Internet in
micro segnali di base ipercomputerizzati. Un noto civilista , l’avvocato
Azzeccagarbugli, del Foro di Serramezzana, una grossa metropoli in
alta collina, ha difeso dall’accusa di
disastro il vecchio proprietario del
telefonino il quale ha mandato un
SMS (scusa molte scuse) che non
sono state accettate dalla parte avversa. Al vecchio è stato eseguito il
sequestro cautelativo di una capra, il
cane e tre galline che sono state
date in affidamento e custodia cautelare al veterinario di Laureana.
Al momento del sequestro delle galline il vecchio ha così esclamato:“ E
mo’ cumme cacchio fazzo la frittata
? “ Le divergenze internazionali sono
diventate veramente molte con
enorme soddisfazione delle migliaia
di laureati in legge che ci sono nel
nostro paese. Domani le astronavi
non passeranno perchè c’è lo sciopero dei controllori di volo di Torchiara e di Rutino.
N°33 06 settembre 2008
Capaccio
5 consiglieri:“Paolino, tramite Angelo Quaglia, sta svuotando i nostri poteri”
L’avvio della “Paestum Servizi” genera dissensi
C’È CHI SI APPRESTA A CHIEDERE
“LA TESTA” DI PAOLO PAOLINO.
Ci risiamo con le lotte di potere a
Capaccio all’interno della maggioranza, copione già ampiamente rappresentato con Sica sindaco e con
esiti infausti. “Hanno fatto le parti:
il Puc a Marino ed ai suoi fedeli, la
società mista a Paolino. Noi non ci
stiamo!”, sussurrano in maniera ancora molto carbonara un nutrito
gruppo di consiglieri comunali eletti
nelle liste di Pasquale Marino. Le intenzioni sono molto bellicose, ma
non si quanto dell’irritazione
odierna, si tradurrà in aperta battaglia politica. I protagonisti della fase
politica attuale sono due: Franco
Longo e Mauro Gnazzo. L’opposizione di destra è stranamente silente
e lasciamo stare la Vicidomini che è
stata pubblicamente sconfessata
anche dalla vedova di Gigino Di Lascio.
La goccia che ha fatto traboccare il
vaso è stato l’attivismo di un’altra
“strana coppia” Angelo Quaglia e
Paolo Paolino. Il primo lo immaginavate ancora alle prese con i carciofi e le pesche del mercato
ortofrutticolo e con l’ennesimo giovanissimo attaccante rivelazione
della Poseidon – Città dei Templi? O
con il giornale, remember Nuova Solidarietà? che a cavallo degli anni
Ottanta e Novanta incrociava feroci
combattimenti dialettici con i comunisti (con in testa sempre i soliti Nicodemo e Capo) e i socialisti
indigeni? E Paolino lo pensavate
quieto presidente del consiglio comunale, definitivamente pensionato,
alle prese solo con il problema di
non far proseguire i consigli comunali oltre l’orario dove urge, è
d’uopo, s’impone, una visita all’amico Tommasini, allo Scugnizzo.
IL VOLO DELLA QUAGLIA. La
battuta è facile, ma una migliore al
modesto pennista estensore di quest’articolo – basato sui boatos municipali - non gli viene: il problema è
dalla prima
Quei pasticcioni degli americani, il vino e le
scarpe dei nostri soldati
forse una ricaduta, ma più probabilmente una nuova infezione. Il dottore
mi ha informato che gli acquitrini
della zona sono ancora malarici, e le
zanzare, che si ritiene abbiano falcidiato la fiorente colonia greca dell’antichità, attive come sempre. La
maggior parte dei pazienti ha ferite
da combattimento, e da molti di loro
ho avuto conferma della storia che
avevo trovato davvero incredibile, e
cioè che alle unità combattenti americane gli ufficiali hanno dato ordine
di colpire a morte i tedeschi che tentino di arrendersi”. Gli appunti di
Lewis, dei quali si discuterà il 5 settembre 2008 al Grand Tour di Capaccio, con inizio alle 19.30, ci
restituiscono annotazioni sulle mucche che pascolavano beate fra i templi, sui piedi dei soldati italiani che
rientravano a casa: “Quasi tutti ave-
vano i piedi ridotti in condizioni
atroci, con il sangue che spesso colava dal cuoio spaccato degli scarponi; erano euforici, e per tutto il
giorno ci è arrivata l’eco di risate e
canzoni”. E del nostro vino: “asprigno, al quale cercavamo di fare il palato”, “aveva l’aspetto ed il sapore
dell’inchiostro”.
Lewis è anche favorevolmente colpito
dalla strada che dalla pianura porta
all’abitato di Capaccio: “…una
strada che avrebbe potuto essere
quasi inglese, con i giardinetti recintati in legno dove riconoscevo i nostri
fiori preferiti, come le zinnie e i piselli
odorosi. La pace di questo posto,
dopo quattro giorni di finimondo, era
stupefacente. Due vecchiette in nero
si scambiavano pettegolezzi all’orecchio…”.
Oreste Mottola
che Quaglia ha spiccato il salto…
della Quaglia, è finanche il presidente della “Casa del Cittadino”, il
movimento politico dei “liberali”
nella Pdl, i seguaci di Costa, l’ultimo
dei seguaci di Cavour e… soprattutto neo paracadutato sulla prima
poltrona della “Paestum Servizi srl”.
Che cos’è questa sigla? In consiglio
comunale quando è istituita, viene
presentata come una società in house
che prevedeva la gestione in proprio
d’alcuni servizi di base. Si dice che
non si andrà oltre piccoli lavori di
manutenzione edile, idraulica, elettrica e la manutenzione verde pubblico. Lo scopo è quello di
stabilizzare proprio gli ex dipendenti
“Helenia” ed altre fasce di precariato
che girano attorno al Comune. I
l primo “strappo” è datato
12/06/2008, quando veniva definita
la convenzione tra il Comune di Capaccio e la Società Capaccio-Paestum Servizi s.r.l e dentro c’è
l’affidamento di servizi che andavano ben oltre i lavori di piccola manutenzione. E’ un sospetto s’incunea
nella mente d’alcuni consiglieri comunali: “A questi gli abbiamo dato il
dato il dito e loro già si prendono
l’intera mano”, così si può tradurre
un ragionamento che è molto più articolato. E’, inutile girarci attorno,
una bella lotta di potere.
Di quelle con i controfiocchi. I consiglieri Comunali cominciano anche
ad interrogarsi del ruolo che saranno
chiamati a svolgere. Lo stesso fanno
alcuni assessori.
Il sospetto è che si stia progettando
di “concentrare” in poche mani la
gestione del comune. Franco Longo,
il noto medico, si fa portavoce del
malcontento, raccoglie 7 firme di
consiglieri comunali, chiede ed ottiene per il 5 agosto la convocazione
di un incontro di maggioranza, chiedendo spiegazioni al Sindaco e al
presidente del Consiglio Paolino, divenuto propugnatore della società in
house, avendo piazzato il fido Angelo Quaglia alla direzione generale.
La paura di Longo, forte dei precedenti vissuti anche a Capaccio, è che
ci si appresti a dare vita non solo ad
un centro potere ma anche, e forse
soprattutto, ad un centro di spesa
difficilmente controllabile. Il sindaco e tutti i protagonisti si sbracciano a dare rassicurazioni sul fatto
che tutte le decisioni che saranno
prese saranno portate all’attenzione
dei consiglieri. Facile a dirsi, ma è
anche la forte personalità del duo
Paolino & Quaglia a preoccupare, si
tratta di gente abituata al decisionismo ed ampiamente “scafata” nella
gestione. L’escalation è datata il 18
agosto quando vengono notificate ai
capigruppo le delibere di Giunta del
17 Giugno che approvano i progetti
esecutivi che dovranno essere gestiti
dalla società “Capaccio-Paestum
servizi s.r.l”. Il mugugno dei consiglieri non ferma è così il 27/28 agosto vengono affissi i manifesti da
parte della società Capaccio-Paestum che annunciano
1- Progetto esecutivo di rilevazione immobili sul territorio. 2“Affidamento esterno di servizi
tecnici di ingegneria ed architettura” 3- Avviso di procedura di
formazione di liste di accreditamento di fornitori di beni e servizi.
In tutti i manifesti s’invitano gli
interessati a recarsi presso la sede
operativa in via Pertini 8. A questo
punto il dado è tratto, il Rubicone è
attraversato: i Consiglieri comunali,
più responsabili, si sentono definitivamente spogliati del ruolo cui
erano sono stati chiamati dai cittadini. “Incazzati” anche perché “ingannati”, perché avevano ricevuto
assicurazioni in data 5 agosto, con
la mediazione di Angelo Valletta,
mentre le delibere d’affidamento dei
progetti esecutivi erano state approvate in Giunta il 17 giugno.
IL CENTRO OPERATIVO
A detta dei “cospiratori” così è diventato ormai dato di fatto che il
“centro operativo” della “Capaccio
che lavora” si sposta dalla Casa Comunale alla sede operativa della
nuova società di servizi. Ora gli avvenimenti si stanno mettendo su di
un pericoloso piano inclinato.
Sembra che si sia informalmente sia
costituito un gruppo di 5 consiglieri
(Longo in testa, poi gli “gnazziani”
Castaldi e Iannelli, ed infine Pagano
e Francia). Il gruppo starebbe approntando un documento e una richiesta di convocazione urgente del
Consiglio Comunale.
Chiede la revoca delle delibere ed
anche le dimissioni del presidente
del consiglio Paolino reo di aver
“debordato” dalla sua alta carica istituzionale che lo dovrebbe tenere
lontano da una parte dagli ambienti
maggiormente deputati all’operatività.
Paolino è anche “accusato” di avere,
nei fatti più che nelle intenzioni, di
aver operato affinchè i “rappresentanti del popolo” si avviino a contare
meno del due di briscola. Non si sa,
lo si diceva già all’inizio di quest’articolo, quanti dei dissidenti
siano capaci poi di portare il guanto
della sfida fino in fondo.
Quel che è certo che lo sbandierato
monolitismo della gestione Marino
non è più tale e che il fuoco cova
sotto la cenere. Marino e, soprattutto
Silenzio, agiteranno pompe ed
idranti a manetta per soffocare le
fiamme.
Prima che il fuoco diventi pericoloso assai.
Oreste Mottola
3
Capaccio
4
N°33 06 settembre 2008
Area Ambassador, prorogato il bando al 12 dicembre
Slittano i lavori già entrati nella fase esecutiva
E’ stata prorogata fino al 12 dicembre 2008 la scadenza per la
presentazione delle domande di
partecipazione al project financing
per la realizzazione di un nuovo
polo turistico e formativo nell’area
dell’ex Hotel Ambassador di Paestum. Lo ha annunciato la Provincia di Salerno.
Si prolungano i tempi per partecipare al bando per la realizzazione,
attraverso lo strumento della finanza di progetto, di un nuovo
polo turistico nell’area dell’ex Ambassador di Paestum. Il bando prevede la conversione dell’Hotel in
polo scolastico e turistico per migliorare l’offerta ricettiva e la professionalità degli operatori del
settore.
Il progetto, ideato dalla Provincia
di Salerno, verrà eseguito in project financing ed avrà un costo
complessivo di sei milioni di euro.
Il progetto di riqualificazione urbana è stato approvato dalla giunta
della Provincia di Salerno nell’ambito del piano triennale dei lavori
pubblici.
Prorogata anche la scadenza del
bando che prevede il restauro, il
recupero e la conversione di Palazzo de’ Conciliis a Castel San
Giorgio dove sarà realizzato un
Centro Congressi e scuola di Alta
formazione.
Per i due progetti, già entrati nella
fase esecutiva, slitta, dunque, l’inizio dei lavori.
La Provincia è stata costretta a
prorogare la scadenza dei bandi
per un cavillo amministrativo e
adesso dovrà individuare le imprese alle quale assegnare l’esecuzione dei lavori necessari per la
ridefinizione del complesso e la
gestione delle due importanti strutture.
Il termine ultimo per presentare le
proposte, inizialmente fissato per
il 30 settembre, è adesso slittato a
dicembre. Il concessionario potrà
gestire le due strutture secondo un
proprio progetto ed allestire attività turistiche e commerciali che
gli garantiscano un introito costante ed il recupero dell’investimento.
Alla Provincia dovranno essere
messe a disposizione aule destinate
alla formazione del personale.
Nella valutazione dei progetti la
Provincia terrà conto delle attività
che i proponenti intendono creare,
dei meccanismi di introito e della
compatibilità degli immobili da
costruire con il contesto urbanistico ed ambientale della zona
nella quale il complesso sarà ospitato.
VALLE DEL CALORE
Il punto della situazione
La politica: del “tirare a campare” e il narcisismo della politica
Il continuo narcisismo normale e patologico della
classe politica, di fronte ai
problemi vecchi e nuovi del
Paese hanno un senso?
Come rimediare alle sconfitte elettorali e rivedere i
propri errori politici!
Le risposte a tutte queste
domande, chi le deve
dare….!
Oggi la misura è colma ed il bicchiere è mezzo vuoto. Il problema
che attanaglia la politica è l’economia. I gravi problemi economici e
le difficoltà ad arrivare a fine mese,
sono al centro della dialettica politica e sindacale.
Una grande crisi economica e di
valori investe la società attuale.
La politica deve concentrare l’attenzione sui bisogni, le disuguaglianze
economiche,
la
precarizzazione del lavoro, l’aumento dei costi della vita in una
società dove pochi hanno tutto e
molti hanno meno del necessario
per vivere e vanno avanti con tanti
sacrifici.
Nei luoghi propri della politica è
diventata prioritaria la discussione
sulla prossima finanziaria del governo nazionale, una manovra che
non aiuta né i consumi né la crescita e della quale l’opinione pubblica non ha ancora percepito le
conseguenze dei tagli a livello di
precariato, innanzitutto nella
scuola: di 84 mila docenti e 40 mila
non docenti.
In democrazia chi vince non ha bisogno di essere legittimato per governare. Basta il risultato
elettorale. Il dialogo è necessario
sulle grandi questioni, in altre, invece, è debolezza.
Chi vince mette i suoi esponenti
in tutti i posti di governo e di responsabilità e le minoranze a volte,
anzi quasi sempre vengono
escluse.
L’opposizione testimonia la sua
azione politica per far vedere alla
gente che è presente e partecipa
alle vicende, che vi sono idee, che
si è pronti a combattere e a vivere
la politica per ridare speranza e
convincere che le cose possano
funzionare diversamente.
In questo clima di incertezze, la
costruzione di meccanismi di solidarietà e di sicurezza sociale, della
rimozione delle disuguaglianze sociali, del sostegno ai ceti meno abbienti, sono la linfa vitale
dell’azione politica. Il dibattito
sulle grandi tradizioni culturali e
sulle riforme; lavorare sui programmi, sui problemi e indicare le
soluzioni più convenienti per i cittadini ne sono le direttive.
Selezionare chi ha voglia di impe-
gnarsi, chi ha più passione civile,
chi ha più tensione morale e non
semplicemente garantire la carriera di chi è più amico e protetto
dal leader di turno.
Avvicinare il maggior numero di
cittadini con incontri e contatti;
spiegarne valori e principi e fornire soluzioni. Favorire chi sta a
contatto con le esigenze e i problemi della collettività.
Costruire una “classe dirigente
nuova”, non una “nuova classe dirigente”.
La stampa e i mass media dovrebbero dare risalto a queste istanze
sociali e a queste rivendicazioni
che si fanno sempre più pressanti.
Ci vuole riequilibrio nell’attribuzione dei ruoli e delle funzioni,
usando il metodo della meritocrazia, del radicamento e dell’esperienza, con la creazione di nuovi
spazi di democrazia reale e partecipata.
Assumerli come strumenti forti e
validi affinché la politica diventi patrimonio di tutti e l’obiettivo sia il
bene comune e non “il soggettivo,
a discapito del generale”.
Superare le conflittualità e le individualità; riconoscere le ragioni
degli uni e degli altri; abiurare l’indifferenza verso le problematiche
dei cittadini; dare voce ai contenuti; collaborare con le associazioni, con il volontariato, con il
terzo settore, ecc.
Occorre darsi una scrollata e la-
vorare tutti uniti su questioni reali
e di grande respiro e dare sfogo
alla speranza ed anche all’utopia
che aiuta a vivere.
Occorre però, voltarci indietro, riflettere e modificare ciò che è successo.
Ascoltare, riconsiderare le sconfitte, dando voce al vecchio detto:
“L’apprendere è come remare
contro corrente: se ci si ferma si
torna indietro”.
Cosmo Guazzo
AUGURI...
Il 28 agosto scorso, nella sala Conferenze dell’aeroporto militare di
Latina al maresciallo capo della
Guradia di finanza Rosidoro De
Rosa è stata attribuita l’aquila dorata di pilota d’aereo. Infiniti auguri dal papà egidio, dalla mamma
Irene, dalle sorelle Francesca e Annarita e dal nipotino Mario.
N°33 06 settembre 2008
Cilento
5
Meno mille docenti di sostegno. E’ lotta aperta in tutta la provincia
I sindacati scendono in campo per difendere la categoria
Mille posti in meno a Salerno per i
docenti di sostegno. E si va a mille e
una notte! Protestano gli insegnanti
non di ruolo che nell’anno scolastico
2008/2009
avrebbero
dovuto
ricominciare a lavorare. Invece, si
vedono messi al bando, impotenti, o
quasi, dinanzi ad un meccanismo,
quello dei tagli, previsto dalla
finanziaria 2008. Inaccettabile la
ridistribuzione del personale scolastico
che il Ministero dell’Istruzione ha
deciso di attuare al fine di rendere più
funzionale il rapporto numerico
docente-alunni disabili, che risulta, tra
l’altro, il più basso nelle scuole del Sud
rispetto ai parametri nazionali.
Senza scampo o di certo in bilico, gli
insegnanti non ce la fanno più e alzano
la voce alla luce del provvedimento
condiviso da alcuni Uffici scolastici
provinciali. Anche presso la sede
dell’Usp di Salerno, nei giorni scorsi,
in tanti hanno gridato le loro ragioni.
Il dato preoccupante, in questo caldo
settembre 2008, è consistito nella
meno valide per arginare il rischio di
licenziamento, abbiamo intervistato il
Segretario Generale Provinciale della
Uil Scuola di Salerno, dottor Gerardo
Pirone (nella foto).
La
presenza
della
polizia
nell’ambito delle rimostranze dei
giorni
scorsi
è
un
dato
preoccupante. Come spiega il fatto?
In questo periodo l’Usp sta
procedendo a chiamare i precari aventi
diritto a firmare un contratto a tempo
determinato per tutto l’anno.
Operazione che quest’anno avviene in
un clima di tensione a causa di motivi
quali la legge finanziaria dell’attuale
governo, che prevede tagli agli
organici della scuola Statale; il
decremento di alunni e, conseguenza
delle prime due motivazioni, le
proposte di contratto in misura minore
rispetto alle aspettative e alle esigenze
del personale precario. La tensione è
stata portata ai massimi livelli perché
qualche organizzazione, nei giorni che
hanno preceduto le operazioni, ha
La presenza della polizia è stata voluta,
ovviamente, per garantire l’ordine
pubblico.
Perché la scuola subisce continui
tagli ogni anno?
Perché, secondo i politici, la Scuola
non è un settore in cui investire, anzi è
un settore in cui si ritiene che si debba
risparmiare. Infatti, anche la proposta
del maestro unico è dettata da motivi
economici. Ciò significa che 70 mila
docenti di ruolo saranno in esubero e
che per alcuni anni coloro che
andranno in pensione non saranno
sostituiti.
dalla prima
I finti intelligenti della sinistra
di Oscar Nicodemo
validità di attuazione. Incapacità e lipresenza delle volanti della polizia di
mitatezza, sono prerogative che, in
Stato. Segno tangibile dei toni della
abbondanza, vengono “riconosciute”
protesta.
anche alle moltitudini che si muoPer capire come si è arrivati a questo
vono e operano nella “gauche itapunto e quali siano le soluzioni più o
lienne”, da considerarsi, ormai, e a
piena ragione, una zona d’ombra non
più affrancata da simili congetture.
Vi è che la Sinistra nazionale, contrariamente ad un passato molto lontano, oggi non detiene alcun primato
culturale. Tra le sue file militano
teste di zucca di ogni genere, ciabattoni arroganti e presuntuosi, personalità consumate nel diffondere la
versione più modesta dell’intelletto
umano. Vi è che una massa circense
truccata da professori, sociologi, registi, opinionisti e mestieranti tra le
tipologie più varie, stanno per essere
smascherati da una base (quella di sinistra, s’intende) che non ha mai
perso contatto né con la moralità su
cui poggia le sue fondamenta, né con
la puntuale ed intelligente analisi di
una realtà mai considerata immutabile. Vi è, infine, che la figura fisica
ed ideale del “personaggio” di sinistra, creata agli inizi degli anni settanta e proiettata, con varie
modifiche, fino ai giorni nostri, è il
prodotto di una cultura peculiare di
rottura che imitava buffamente le
modalità degli “esistenzialisti francesi”, ed è largamente soggetta a
considerazioni pietistiche: vale per
tutte l’immagine di un pupazzo nostalgico di cartapesta, più o meno
colto ed intelligente, che, stanca-
mente e opacamente, assurge al
costruito un’azione di protesta ed ha,
ruolo di “maitre à penser” della conquindi, “inviperito”il personale
temporaneità degli anni duemila.
interessato, già sfiduciato dinanzi alla
Un tempo, questo, dove, più che
certezza di impoverimento del livello
mai, nel campo della comunicazione
occupazionale.
servibbe freschezza mentale, analisi
immediate, intuizioni razionali; non
ragionamenti arzigogolati, concetti
preconfezionati ed elaborazioni di
scontata inefficacia.
Se in una Nazione caldamente mediterranea come l’Italia, dove l’umore
della popolazione è in parte mutevole per motivi puramente ambientali, in parte condizionabile per
questioni di mero opportunismo, governa un imprenditore, con il pallino
dello spettacolo, che riesce a convincere più della metà dei cittadini
del fatto che la Sinistra, in virtù di
una evanescenza intellettuale, rallenta i ritmi del progresso, non vuol
dire che gli italiani siano degli irrecuperabili creduloni.
Si potrebbe anche obiettare, a tal
proposito, che la Sinistra abbia
un’identità talmente debole e precaria da poter essere frantumata in
qualsiasi momento da chiunque ci
provi. Anche da un “bavarder” come
il Cavaliere, la cui veridicità di quel
che va dicendo talvolta raggiunge
vette di sospettosità non indifferenti.
Domanda per niente retrò, assolutamente non contraddittoria, in coerenza con una propensione popolare
per i valori universali e una buona
predisposizione verso gli uomini di
eterna attualità che li incarnano: sa-
rebbe
stato
possibile,
per queso cenMa chi
sono
i più penalizzati?
trodestra
di
governo,
far
I docenti specializzati nelpassare
sostegnoEnper
rico
Berlinguer
per
una
l’insegnamento
agli persona
alunni
intellettualmente
diversamente abili.evanescente, incapace
di laavere
idee peraumentando
governare?il
Infatti,
finanziaria,
Non sarebbero bastati mille Berlusconi, altrettanti Dell’Utri e una carrettata piena zeppa di Tremonti, di
Calderoli e di aspiranti Neroni della
nevrastenica destra, per scalfirne il
temperamento.
Probabilmente, la crisi della Sinistra
non ha niente a che vedere con il suo
processo di evoluzione, peraltro ampiamente dettato, su una linea di
continuità, dai vari leader che si sono
succeduti. Evidentemente, la débacle
è da attribuire a qualcosa di estraneo
al naturale processo di trasformazione di un’area politica. Forse sarebbe ora di cercare nuovi interpreti,
ricordando che i principi e gli ideali
della gente di Sinistra, per definizione, non hanno bisogno di essere
trasformati, ma solo adeguati al
segno dei tempi.
La conclusione non può essere che
questa: Berlinguer, come anima di
sinistra, prima ancora che come leader, comprendeva il tempo in cui viveva e ne aveva sentore,
avvertendone umori e disagi.
Erano queste sensazioni a fargli decidere le strategie politiche, non le
esigenze comuni con la controparte
poltica, che maturano, come è noto,
in un “gioco” parlamentare regolamentato ad arte per usi e consumi di
chi vi prende parte.
rapporto docente-alunno diversamente
abile, di fatto ha tagliato il 50% dei
posti.
Come si sono mossi i sindacati di
categoria più rappresentativi?
Il Sindacato Scuola provinciale di
Salerno, sia confederale che
autonomo,
consapevole
delle
conseguenze che avrebbe provocato la
finanziaria, sin dal marzo 2008, ha
attivato
iniziative
di
lotta
quali:manifestazioni
provinciali,
regionali e nazionali, fino ad arrivare
allo sciopero regionale generale della
scuola lo scorso 21 maggio 2008.
Che risultati siete riusciti ad
ottenere?
La nostra azione non ha potuto sanare
tutta la problematica, ma ha prodotto
300 posti utili per contratti a tempo
indeterminato e 153 posti sull’organico
di fatto.
Per il futuro?
Considerato che la scuola deve essere
ritenuta una risorsa fondamentale in un
Paese moderno che punta allo sviluppo
sociale e culturale, il sindacato
confederale lavorerà ai vari livelli
dell’Amministrazione affinché si
creino le condizioni per la scuola di
qualità che sia la famiglia che gli
operatori scolastici richiedono e che la
politica ai diversi livelli enuncia ma
non supporta sufficientemente. Per la
provincia Cgil, Cisl e Uil lanciano una
sfida per determinare una diversa
distribuzione della rete scolastica utile
soprattutto alla crescita degli studenti.
Maria Laura Pirone
Un libro bilingue da
Vallo della Lucania
alla Francia
Appena pubblicato il libro di Annaraffaella Farao dal titolo “Il
pianeta Blu Myosotis”, libro bilingue italiano francese e illustrato a
colori per i tipi della casa editrice
InEdition di Bologna.
Annaraffaella Farao è originaria di
Vallo della Lucania, dove ha insegnato francese presso la locale
scuola media, attualmente vive e
lavora a Parigi. Il suo libro è disponibile a Vallo della Lucania
presso la libreria Pagina 5.
Si tratta di un piacevolissimo e
soprendente libro per ragazzi e
per adulti che racconta le avventure della piccola Bellatrix in viaggio sul suo giuscio di noce con un
linguaggio poetico e accattivante.
Il libro è distribuito in una rete di
librerie italiana e sta destando
notevole interesse. Presentazioni
del libro sono in programma a
Parigi,Torino, Bologna e a Vallo
della Lucania.
dalla prima
Parco Cilento: mantenere DeMasi,
un “affare” per la destra
bisognava accogliere le dimissioni di De Masi, nominarlo
commissario facendo così decadere il consiglio, tutto di nomina
Pecoraro Scanio, e riproporre a
Bassolino il suo uomo (De
Masi) con sette consiglieri ministeriali nominati dalla ministra
Stefania Prestigiacomo.
Vuoi mettere che figurone! Allo
stesso tempo si sarebbero potuti
soddisfare anche gli appetiti
clientelari del territorio e aspet-
tare, pazientemente che l’irruenza di De Masi facesse il suo
corso.
È proprio vero, Dio acceca chi
vuole perdere...
Però, se cambiare idea è un peccato, sarebbe bene che la Prestigiacomo, nello stesso interesse
della sua parte politica, diventasse una peccatrice.
velina
6
Valle del Calore
N°33 06 settembre 2008
I concerti al Castello
Reflusso, a Rocca c’è il trattamento
Nel reparto diretto da Bartolini
L‘Unità operativa semplice di endoscopia chirurgica, attiva presso
l’ospedale di Roccadaspide e diretta
da Alessandro Bartolini (nella foto),
si arricchisce di una tecnica all’avanguardia: il trattamento endoscopico
della malattia da “Reflusso Gastroesofageo” (Mrge). «La terapia di tale
patologia, fino ad ora medica o chirurgica - si legge nel comunicato dei
medici - si avvale oggi di una nuova
tecnica transorale, eseguita totalmente per via endoscopica, in grado
di creare in maniera anatomica una
nuova valvola e quindi una valida
barriera antireflusso tra stomaco ed
esofago». Attiva da settembre, questa procedura rappresenta una novità
esclusiva per l’ospedale di Roccadaspide, dove l’endoscopia opera in sinergia con il reparto di chirurgia
diretto da Pantaleo De Luca. Il nuovo
trattamento, infatti, viene eseguito
solo in una decina di ospedali presenti sul territorio nazionale. E per i
medici, inoltre «la nuova tecnica
rappresenta solo l’ultimo passaggio
di un percorso diagnostico terapeutico che il paziente inizia e porta a
termine nelle Unità operative chirurgiche dell’ospedale di Roccadaspide
che comprende: visita specialistica,
gastroscopia, phmetria, scelta del
tipo di intervento terapeutico». L’altra importante procedura endoscopica, attivata di recente, riguarda il
palloncino intragastrico, per il trattamento dell’obesità.
«Questa tecnica prevede il posizionamento endoscopico di un palloncino morbido in silicone, che viene
inserito nello stomaco, riempito
d’aria e lasciato in sede per sei mesi.
Il programma con tale dispositivo
offre numerosi vantaggi rispetto ai
metodi tradizionali di dieta e dimagrimento. Il paziente prova un senso
di sazietà, perde più peso, impara i
principi necessari al dimagrimento e
viene costantemente affiancato da un
team di medici esperti», conclude il
comunicato. Questo percorso tera-
peutico completo permette di ridurre
i disagi ai pazienti legati allo spostamento in altre Asl.
L’endoscopia, inoltre, sta effettuando
uno screening di massa sulla popolazione per la prevenzione del tumore
al colon, in collaborazione con i medici di famiglia, a cui sono stati consegnati i relativi kit, da destinare ai
pazienti tra i 50 e i 74 anni, per effettuare i primi test. Anche i pazienti devono chiedere al proprio medico di
essere inseriti nel programma di prevenzione.
Lo screening durerà un anno e dovrà
coinvolgere il 60% dei pazienti per
ritenersi valido ed ottenere il finanziamento dalla regione Campania.
Francesca Pazzanese
ROCCADASPIDE
Annullati i giochi estivi
La causa: i giovani non hanno partecipato
Ogni anno, precisamente nella metà
di luglio, in occasioni dei festeggiamenti dei Santi patroni di Roccadaspide, Santa Sinforosa e San Getulio,
nel paese viene organizzata, dalle
varie associazioni culturali che operano sul territorio, una gara a squadre degli antichi giochi della
tradizione, come la corsa nei sacchi,
il palo della cuccagna e altri simili.
Questo evento, detto, appunto,
“palio di Santa Sinforosa”, tutti gli
anni conta numerosissime squadre
di giovani provenienti anche dalle
contrade.
Quest’anno però, per la prima volta
dopo tre anni, i giochi non si sono
svolti a causa dell’insufficiente numero di compagini.
Il palio che, come l’anno scorso, era
stato organizzato dall’Associazione
Culturale “A Voce Alta”, gestita da
Gerardo Iuliano, Angelo Racioppi e
Roberto Marchese (nella foto), doveva svolgersi sabato 30 agosto, con
circa un mese di ritardo dal solito
appuntamento annuale proprio per
dare il tempo alle squadre di organizzarsi ed iscriversi, ma, come già
detto, è stato annullato.
“Non ce ne spieghiamo il motivo
ma quest’anno i giovani non si sono
iscritti ai giochi, eppure l’anno
scorso i premi sono stati davvero
soddisfacenti, numerosi gli spettatori
e tutti i ragazzi si sono divertiti” ha
affermato il vicepresidente dell’Associazione Angelo Racioppi.
C’è da dire che nessuno intoppo si
era presentato nel mettere a punto
la manifestazione: l’amministrazione
comunale aveva dato il proprio consenso mettendo a disposizione il
suolo pubblico e la propria disponibilità affiancando gli organizzatori.
Nonostante ciò quest’anno, inspiegabilmente, i cittadini, pur sapendo
che si correva il rischio di annullare
i giochi, non hanno partecipato, demoralizzando, ancora di più, chi, già
da tempo, pensa che i nostri paesi
stiano affondando nel mare
dell’indifferenza.
In fin dei conti,
vedere
un
paese sempre
più privo d’iniziative è davvero triste.
Basti pensare
che per quest’anno, a Roccadaspide, sono state
annullate diverse manifestazioni
come la sfilata medievale, il borgo
delle meraviglie e, appunto, il palio di
Santa Sinforosa.
Queste scenografiche e divertenti
feste che esaltavano le tradizioni e
rievocavano la storia portavano, comunque, una certa affluenza di gente
nel paese, attualmente, invece, sembra che si stia retrocedendo invece
di migliorare. Si auspica che il disinteresse avutosi quest’anno resti un
episodio isolato e che anche Roccadaspide possa riprendere ed ampliare le manifestazioni che ne
esaltano tutto il buono e la guariscono dalla monotona indifferenza.
Alessandra Pazzanese
Fiore all’occhiello
di “Estateinsieme
a Roccadaspide”
Due straordinarie serate di musica lirica hanno arricchito di contenuti ed
emozioni la terza edizione della kermesse di cultura, sport e spettacolo,
cantierata dall’Amministrazione comunale, di concerto con alcune associazioni locali. Curate con gusto da
EUTERPE Onlus, sono state messe in
scena, come da breve, consolidata tradizione, nel castello medievale (finalmente visitabile, su prenotazione, grazie
alla cortese disponibilità dei Signori Giuliani, attuali proprietari della fortezza).
Mai scenario fu più suggestivo:cornice
incomparabile degli eccezionali concerti, il civettuolo cortile interno già
teatro d’altre interessanti rappresentazioni. Da esso, sin dalle prime rampe
dello scalone secolare di accesso, per
l’occasione sommessamente rischiarato da tantissime piccole torce, i
pochi ritardatari già godevano delle
melodiose armonie, presagio inconfutabile di una splendida, indimenticabile
serata.
Occupato in ogni dove, quanti avevano deciso di assistere, in religioso silenzio, sono stati ampiamente
gratificati e gli artisti ripagati con convinti e prolungati applausi. Dapprima
ad un inedito quanto efficace duo lirico, del quale, impareggiabile e, in
questo contesto particolarmente ispirata, Sabina Martiello (al pianoforte), con il talentuoso ebolitano
Sabato De Pasquale, tenore dalla
voce calda e passionale.
Di tutto riguardo il programma proposto con brani tratti dal Rigoletto,Turandot, Il Paese del sorriso, per finire con
un brioso omaggio al genere classico
partenopeo.La due giorni musicale ha
poi trovato il suo culmine con il trio
“Freundschaft”, soprano, violino e
pianoforte, nella foto a lato. Perfetta
Sabina Martello.
Di rara intensità emotiva la performance della deliziosa e simpaticissima
soprano Anna Pietrafesa, salernitana, un curriculum straordinario con
concerti in tutta Europa, e della fascinosa violinista Antonella Colangelo, materana, con all’attivo
collaborazioni musicali con artisti nazionali ed internazionali, compositrice
(ha realizzato, tra gli altri, l’inno deiVigili del
Fuoco), direttore di cori polifonici nonché autrice d’innovativi metodi didattici. Il trio ha incantato la platea con
brani tratti da Norma, La Bohème, La
Forza del destino, Carmen, la Vedova allegra, la Vita è bella e, a chiudere, preceduta da interessanti introduzioni e
simpaticissimi aneddoti degli artisti
stessi, una coinvolgente esecuzione
delle più note ed immortali melodie
napoletane. Un’esperienza unica, per
i sensi e per l’anima, qualificante sotto
l’aspetto culturale, artistico e, soprattutto, di promozione di questa nostra
generosa terra e dei suoi tesori d’arte,
storia, ambiente.
Osvaldo Ignarro
Settembre 2008
Anno VI N.9 nuova serie
Mamma li turchi
ERNESTO GIACOMINO
I
Direttore responsabile Oreste Mottola
I LOVE EBOLI
Gerardo Rosania vuole tornare a fare il sindaco
Rosania scalda i
motori, Melchionda
accetta la sfida
FRANCESCO FAENZA
BATTIPAGLIA. Per questo fatto
della manovra sulla sicurezza si
dice che in Italia ci sia stato un dispiegamento di forze che neanche
ai tempi del coprifuoco: esercito,
marines, astronauti, pompieri, fino
ad arrivare – nei centri più nevralgici – ai tigrotti di Mompracem e
ai guerrieri dello Zodiaco.
La famosa tolleranza zero, insomma, come recitava lo slogan
dei destrorsi più nostalgici (prima
di essere assunti ad Arcore come
colf a mezzo servizio). Quindi,
alla prima avvisaglia di rutto non
autorizzato, retate di romeni e barboni e mercenarie sotto ricatto. E
basta, chiaramente. Per i delinquenti veri c’è già un disegno di
legge – a matita, e ancora da colorare – però dicono che occorrerà
attendere il periodo della tolleranza sottozero.
Il problema, allora, parrebbe essere proprio questo: ma Battipaglia, è in Italia? Figura o no, sulla
cartografia in possesso del Ministro dell’Interno? Vuoi vedere che,
che ne so, c’è stato tipo un referendum per farla Repubblica a
parte, e non ce ne siamo accorti?
No: perché qua, alla faccia di sorrisi e proclami del Governo, è proprio il controllo che è a zero.
Peggio: è zero-zero, come la farina migliore per impastarci i soliti babà fra controllati e
controllori, o il risultato di una
partita evidentemente truccata.
Ad esempio: leggo che i “soliti”
teppisti hanno sfasciato un po’ di
macchine in centro, recentemente.
I soliti, sottolineo: gente recidiva
e abbondantemente conosciuta,
ma che nessuno si prende la briga
di controllare, pedinare, perquisire.
Almeno sgridare, va’. Serenamente indisturbati, al solito, giravano in piena notte con spranghe e
mazze da baseball. Hanno avuto
tempo e pazienza di fare seimila
euro di danni, e forse pure un giro
di tressette sul cofano di qualche
auto prima di tornarsene a dormire. Non li ha visti e sentiti nessuno: o, se sì, li avranno scambiati
per qualche squadra di baseball in
trasferta dal Michigan.
Magari ci sarà scappato pure un
Continua a pag. II .
Una storia. Una volta, un viaggio...
RODOLFO SABELLI
Era l’estate del 1991 e stavo all’ombra della grande magnolia nel cortile di palazzo Gravina a Napoli
leggendo “il manifesto”, quando il
titolo di un articolo mi catapultò in
un’avventura che avrebbe cambiato
il mio modo di vedere le cose. Non le
migliaia di ore passate ad ascoltare
fior di professori e lezioni magistrali,
non il tempo concesso alla lettura e
alle discussioni con i più bravi colleghi ma, un articolo di un quotidiano
che in genere ha la sorte di essere dimenticato il giorno dopo.
Quell’estate preparammo il viaggio
con cura maniacale, cartine, documentazione, libri, guide, tra cui una
di Leonardo Di Mauro, “Itinerari per
la Sicilia”, Editoriale L’Espresso,
1983 e un’altra di Matteo Collura,
“Sicilia sconosciuta”, Rizzoli, 1984,
che avevo usato in un viaggio precedente e che conservo ancor oggi gelosamente.
Caricai la erre4 blu di Angela e partimmo insieme per la Sicilia.
Erano gli inizi di agosto e l’autostrada per Reggio Calabria era a due
corsie: come ancora oggi, a Lagonegro c’erano rallentamenti. Sbarcati a
Messina da un traghetto della compagnia “Caronte” – quella che fa le
arancine più buone – prendemmo la
statale 114 in direzione Taormina determinati a fare il periplo dell’isola.
Il viaggio durò quaranta giorni e
toccò Galati marina, Taormina,
Giardini di Naxos, Zaffarena Etnea,
Trecastagni, Acireale, Aci Trezza, Aci
Castello, Catania, Siracusa, Noto,
Porto Palo di capo Passero, Pachino, Pozzallo, Scicli, Agrigento,
Porto Empedocle, Eraclea Minoa,
Santa Margherita Belice, Partanna,
Santa Ninfa, Gibellina vecchia, Gibellina nuova, Salemi, Segesta,
Menfi, Porto Palo, Campobello di
Mazara, Cave di Cusa, Selinunte,
Marsala, Mozia, Trapani, Erice, San
Vito lo Capo, la riserva dello Zingaro, Palermo, Cefalù, Castel di
Tusa, Milazzo. Ultima tappa, mezzogiorno di un giorno di settembre,
l’orologio astronomico di Messina.
Di quell’estate oltre al disco dei
REM (Out of Time), porto con me i
profumi e i sapori della Sicilia: la
granita alla mandorla con brioche a
colazione, i calzoni di donna Peppina
a Zafferana Etnea, gli spaghetti alla
Norma ad Acireale, i dolci di Catania, la scoperta del Marsala, pane e
panelle e le fritture di Palermo, la
luce dei siti archeologici, il caldo e i
colori dell’entroterra, il mare freddo
e, la Fiumara d’arte di Antonio Presti a Tusa.
Era quello l’articolo de “il manifesto” che mi aveva spinto a ritornare
in Sicilia.
Avevo letto di Antonio Presti e del
suo albergo-museo “Atelier sul
mare”, dell’idea di un imprenditore
che diventa mecenate usando il proprio denaro invece di chiedere quello
pubblico.
Antonio Presti realizza il primo percorso d’arte contemporanea d’Italia
Continua a pag. IV
EBOLI . Il dado è tratto. La speranza è che nessuno dei due si tiri
indietro. Nè Gerardo Rosania,
candidato sindaco di un centrosinistra alternativo. Nè Martino
Melchionda, che si dice pronto ad
affrontare Rosania in piazza. Se
duello ci sarà, una domenica memorabile diventerà. Nella piazza
troppo inclinata, costruita da Rosania.
Nella piazza senza fontana, perchè Melchionda non ripare i danni
dei vandali.
Sarà un confronto frontale. Su
tutti gli argomenti politici. Inizierà così la più lunga campagna
elettorale.
Con le provinciali, in programma
per l’anno prossimo. E le comunali, a cui aspirano almeno una
decina di politici ebolitani.
Rosania ha lanciato il guanto di
sfida. Melchionda lo ha raccolto.
Primo problema. Nell’agone non
ci saranno solo loro. Rosania avrà
paradossalmente Massimo Cariello, il figliol prodigo, come avversario più temibile. Cariello
aspira a riconfermarsi alla Provincia per diventare sindaco di Eboli,
nel 2010.
Melchionda cerca la conferma a
sindaco nel 2010.
Candidatura che Carmelo Conte,
Antonio Cuomo e i due terzi del
Pd continuano a negargli. Ma
anche in questo caso, non ci saranno solo loro, sul ring.
E sarà quindi una battaglia speciale. Rosania si costruirà la leadership alla guida di alcune liste
civiche.
Cariello camminerà da solo, con i
suoi giovani favoriti.
Melchionda proverà a recuperare
l’amico perduto, Cosimo Cicia.
Carmelo Conte è dal 1970 che
vuol rifare il sindaco di Eboli. Antonio Cuomo, forse, non scenderà
in campo in prima fila.
Ma un uomo da piazzare sulla
poltrona più alta, certamente lo
lancerà.
In tutto questo? Ci manca il centrodestra. Che sarà pure al collasso da 9 più 3 (9 anni di Rosania
sindaco, più 3 di Melchionda),
uguale 12 anni.
Continua a pag. III
II
Le storie
Oreste Mottola [email protected]
Settembre 2008
Le eredi Amodio vent’anni di vertenza per via Sant’Antonino
“Abusivi” i lavori per il ponte di Zappino ?
CAMPAGNA - Una vertenza pendente
presso il Tribunale di Salerno tra gli
Eredi Amodio contro Comune di
Campagna” per la “restituzione”
(cosa ormai impossibile giacché
ormai sono stati realizzati lavori utili
per la Città, il noto “ponte di Zappino,
anzi non è pletorico dire che fu “salvato” il Centro Storico) o il “pagamento” delle Particelle. La
controversia in esame “ha ad oggetto
un’occupazione ‘sine titolo’, con richiesta di indennità di occupazione e
conseguente risarcimento dei danni”
(N.B. - Si rinvia: 1- Ad Udienza Collegiale del 23/02/06 - Corte di Appello di Salerno - 9 Febbraio 2006,
NRG 1127/2003; 2 - A Memoria Difensiva dei Legali delle Eredi Amodio del 28 Maggio 2004 - NRG
1127/2003; 3 - Alla sentenza del Tribunale di Salerno del 4/7/02 ).
L’Udienza era stata fissata per il 10
Luglio 2008, ma è stata rinviata per
decesso di uno degli avvocati.
Ed anche la soluzione legale di “lavori abusivi” su una particella di Proprietà Amodio, la 850. La zona
interessata non è nascosta, anzi tutt’altro. Tutti in questi anni hanno visto
e tutti, quindi, sapevano e sanno, ma
mai nessuno ha parlato. Fino a
quando lo sorso 14 luglio una letteradenuncia di Adriana Maggio inviata
su “monesti.blog.tiscali.it”, segnalava, in un posto centrale della città,
“lavori, che penso abusivi, perchè non
c’è alcun cartello e/o tabella di autorizzazione, che sta facendo l’avvocato
Caleo, di fronte a quel rudere sconcio
annesso al Palazzo Amodio a Zappino…”. Il giorno dopo, così la “Proprietaria” del Palazzo Amodio (nella
foto) sullo stesso Blog che aveva riportato la nota della Maggio: “Il signor
Caleo
sta
costruendo
arbitrariamente e il Comune, dopo
tante denunce fatte, non ha fatto
nulla...”. In questi anni la Famiglia
Amodio è stata piuttosto attiva, prima
col dottore Francesco Amodio, morto
prematuramente nel marzo del duemila, e poi con le sue Eredi (la moglie
Maria Rosaria Falcone e la Figlia
Raffaella). Lo testimonia un enorme
faldone di atti, denunce, richieste in
tutte le direzioni istituzionali, fin ad
arrivare a carabinieri, vigili urbani e
procura della repubblica e così via.
Dice la figlia di Francesco Amodio,
la signora Raffaella (Giudice Onorario di Sorveglianza - Esperta in
Scienze Socio-Penitenziarie e Criminologiche): “Sulla questione del contenzioso col Comune aspettiamo, ad
oltre venti anni dei fatti, che si
esprima il Tribunale. Su quella della
Particella 850 ha iniziato mio padre
negli anni novanta con le prime denunce di abusivismo edilizio. All’inizio era un rudere privo di tetto. Ogni
estate sono state apportate delle mo-
difiche, fino ad
arrivare ad oggi,
agosto 2008 a costruire una stradina innanzi al
portoncino,
pitturazione parziale della facciata…
Nessuno mai, nonostante le tante
denunce fatte è
intervenuto.
Lo dimostra il
fatto che ogni
anno si verifica qualcosa di nuovo.
Invano le tante inoltrate al Sindaco,
all’Ufficio Abusi, ai Carabinieri, ai
Vigili Urbani.
Non sappiamo più a chi rivolgerci per
ottenere giustizia, per porre la parola
fine ad una storia che si protrae ormai
da troppi anni, ad incominciare dal
contenzioso col Comune sull’area che
è servita, è vero, per un’opera importante per Campagna, e per finire ai
‘lavori abusivi’, che si stanno continuando a fare sulla Particella 850.
Chiediamo che venga fuori la verità.
E chi ha sbagliato paghi. La legge non
ammette ignoranza, perché vi sono
delle sentenze della Cassazione oltre
alle leggi sull’Edilizia. Penso alla
Legge 47/85…”.
Senza elencare quanto fatto negli anni
e venendo a quest’anno, l’8 Luglio la
Signora Falcone, vedova Amodio,
inoltrava direttamente alla Procura
della Repubblica di Salerno, dott.
Luigi Apicella, una “denuncia di lavori abusivi in corso”, denunciando e
chiedendo “l’immediata sospensione
dei lavori, pavimentazione esterna, di
Continua da pag. I
A Parer mio...
di Ernesto Giacomino
M a m m a l i t u rc h i
autografo.
E ancora: pochi lo sanno, ma ci sono
voluti prima un morto per overdose
e poi un incendio per sfollare un intero palazzo del malaffare alle spalle
della chiesa centrale, un rudere a tre
piani per anni inpunemente adibito a
casa d’appuntamento, ricovero di alcolisti e discount dello spaccio cittadino. Peraltro la medesima zona,
adesso, è costantemente teatro notturno di sbevazzate moleste, autoradio a palla, schiamazzi, pericolose
sgommate di suv con conducenti
sbronzi e barcollanti.
Con un totale, assoluto, menefreghismo nei riguardi di chi lì intorno ci
vive, e la mattina ha la sveglia all’alba per andare in fabbrica a sudarsi il pane.
Ma, quanto a transito di eventuali
pattuglie, la storia non cambia:
niente. Interverremo, sì: quando sarà
troppo tardi. Quando uno di questi
disperati, a cento all’ora per vicoli e
pertugi, avrà falciato qualche intera
famiglia di rientro da una festa. Allora sì, ci saranno comizi e promesse, facce di plastica in
televisione, dichiarazioni roboanti ai
giornali.
Tutti immuni da responsabilità, chiaramente, e la colpa sarà sempre e
solo dell’immigrazione clandestina,
della Libia, dei buchi nell’ozono e lo
scioglimento dei Poli.
La verità è che abbiamo ormai favorito l’instaurazione di un sistema assolutamente sballato. Un sistema
che sotto sotto ci sta pure bene, perché alla fine viene comodo vivere
con la consapevolezza di poter indisturbatamente infrangere le regole.
E, soliti cerchiobottisti dell’ulti-
m’ora, noi, non ci compromettiamo.
Viviamo sotto il diktat del quieto vivere, e forse quello stesso diktat alla
lunga lo abbiamo inculcato in chi
dovrebbe lavorare per proteggerci.
Perché in una città che da anni,
ormai, è sotto i riflettori per il proliferare incontrollato di fenomeni di
vandalismo e microcriminalità, pestaggi, scippi, furti d’appartamento,
questa costante “disattenzione” delle
forze dell’ordine non è umanamente
giustificabile.
Per carità: ci saranno problemi d’organico o di budget o schiattigli sindacali, e le leggi troppo garantiste e
i protocolli d’intervento da riscrivere.
Tutto quello che vogliamo, insomma: ma la parola “vergogna”,
perdonatemi, ancora una volta ci sta
proprio tutta.
una strada di mia proprietà oggetto di
contenzioso con il Comune in Via
Sant’Antonino Zappino”.
Il 16 Agosto scorso, poi, chiedeva al
Comandante dei Vigili, “di conoscere
i provvedimenti adottati allo stato attuale in ordine all’Ordinanza di demolizione relativo alla messa in opera
abusiva…adiacente alla sua proprietà”, nonché di “riceverne comunicazione entro 30 giorni ai sensi della
Legge 241/90”.
Altre denunce sono state inoltrate in
questi ultimi giorni.
Dal 1998 il signore, dunque, secondo
la Amodio, si stanno perpetrando
“continui atti illegali”. Il 18 Febbraio
2005 la Regione Campania (Area
“Settore Tutela Beni Paesaggistici,
Ambientali e Culturali”) chiedeva all’Amministrazione Comunale “di fornire dettagliata relazione” in merito a
quanto segnalato dagli Eredi del Palazzo Amodio (“Lavori Abusivi in Via
S. Antonino, 1 - Campagna). Questa
la risposta, diversi mesi dopo, del Comune - Comando Polizia Municipale
(15 Giugno 2005) alla Regione Campania (Protocollo del 22 Giugno
2005): “In riferimento alla Nota di
cui in oggetto, si informa che l’Ente
Comune non ha adottato alcun provvedimento a carico del proprietario di
un immobile di Via S. Antonino 1
(che “in data 31.3.05, con prot. 5477
presentava presso il Comune di Campagna Dichiarazione di inizio Attività
per i lavori di manutenzione”), “in
quanto edificio realizzato intorno all’anno 1900”. Intanto il 31 Maggio
2005 l’Ufficio “Area Urbanistica” del
Comune comunicava al Proprietario
e al Direttore dei lavori (Pratica N.
21/05 - Fabbricato Via San Filippo,
Foglio n. 36, Particella 850), che l’Integrazione del 26.5.05, presentata a
seguito della Diffida del 7.4.05, “non
è stata redatta in conformità a quanto
dettato dall’Art. 23 del DPR 380/01”
e pertanto ne richiedeva “Relazione
dettagliata sull’intervento da farsi” e
nel contempo si “ri-diffidavano” gli
stessi “a non dare inizio ai lavori”.
Si aspettano ancora oggi risposte in
merito alle denunce fatte in questi
anni.
Mario Onesti
III
Eboli
Settembre 2008
dalla prima
Rosania scalda i motori, Melchionda accetta la sfida
Inizia la più lunga campagna elettorale
Un centrodestra che arriverà al
terzo lustro di ricerche vane di un
candidato vincente per la poltrona
di sindaco.
Questa volta, nel 2010 cioè, toccherà a Vito Busillo tentare di sfatare il tabù.
E cioè che è più facile credere
nello spirito democratico di Putin,
piuttosto che eleggere a Eboli un
sindaco di destra.
Nel marasma generale, del Partito
Democratico in particolare, Paolo
Polito e Roberto De Cesare rilanciano il grande centro, idea più
volte abbozzata in tutta Italia per
risorgere la vecchia, mai Lazzara,
Democrazia Cristiana.
Hai voglia a chiamarla, la balena
bianca è stato denonimata in duemila modi. Yalta non c’è più, i voti
di un tempo, neppure.
Nel centrodestra c’è anche l’ex sinistrorso Fausto Vecchio. Vorrebbe
riprovarci, dopo l’avventura “suicida” del 2000, contro Rosania sindaco uscente, riconfermato a mani
basse. Vecchio ha lo spessore politico.
Ma se non si decide a lanciare, o
accettare, la sfida di Antonio Corsetto, se non smuove l’anemica
Forza Italia dall’impasse eterna in
Da sinistra Martino Melchionda e Gerardo Rosania
cui è finita, non si capirà mai chi è
il leader e chi farà il gregario.
L’anarchia tricolore produce più
disastri degli ultrà del Napoli.
Nel centrodestra non vanno dimenticate altre possibili candidature.
C’è Nicola Naponiello, avvocato
di Alleanza Nazionale, rimasta
senza consiglieri comunali nell’aula Bonavoglia.
C’è poi Franco Cardiello, con il
partito della Mussolini, che attende
un ripescaggio in Parlamento (con
le Europee passerà l’ultimo treno),
ma dal sogno da sindaco è sempre
sfiorato. Altri candidati, a destra,
centro e sinistra, sbucheranno.
Con maggiore o infima credibilità,
non è dato saperlo.
Nel frattempo, si è consumato il divorzio definitivo. Tra Cariello e
Rosania, in Rifondazione Comunista. Tra Melchionda e i suoi alleati,
nel Partito Democratico.
Il sindaco sta cercando in tutti i
modi una riconferma.
L’ha chiesto a ogni santino, ombra,
ectoplasma che circola per il comune. Per ora solo il ritrovato
amico, Cosimo Cicia, gli ha dato
fiducia.
Una fiducia machiavellica.
L’assessore C.C. è alla caccia maniacale di una candidatura alla Provincia. Gliela concedessero in
Ossezia del Sud, correrebbe anche
lì. Da Salerno, per lui, arrivano
brutte notizie. Angelo Villani,
l’Alvi presidente, ha chiesto a tutti
i sindaci del Pd di candidarsi alle
provinciali. Melchionda non voleva, ma se lo costringono...Cicia
perde la candidatura, il sindaco rischia grosso. Perchè l’aprile prossimo se arriva una seconda
figuraccia, questa volta senza
l’alibi di Berlusconi macchina da
voti, per Melchionda sarà davvero
improbabile fare il sindaco dopo il
2010. Melchionda fa il serafico:
“sarò sindaco fino a quando il consiglio comunale lo vorrà”.
Dita incrociate, corni rossi in tasca,
20 mesi di campagna elettorale
così rischiano di snervare chiunque. Si parte con le provinciali, in
un quadro politico incerto.
Si arriverà alle comunali, in uno
scenario da notte dei lunghi coltelli. Così è sempre stato.
Così, forse, per sempre sarà.
Fra Fae
EBOLI. Le pagelle
di Francesco Faenza
Settembre, mese di sport.
La Salernitana è tornata a
Eboli, allo stadio Dirceu,
da dove era fuggita per
evidenti complicità della
Multiservizi. I campionati
dilettantistici di calcio
sono ormai imminenti.
Ma una serie di nodi sono
ancora gordianamente ingarbugliati.
Cosimo Maglio, 7 meno: l’assessore allo sport promette di
fare chiarezza: “dai campi di sant’Antonio allo stadio Massajoli,
senza dimenticare il palazzetto
vicino al Palasele, non faremo
preferenze e chiariremo tutti i
dubbi.
Farò ordine, farò valere la legalità”.
Il voto è di fiducia, quasi fideistico. In attesa che Maglio eviti
esposti alla Procura della Repubblica, che scongiuri la guerra
fratricida tra le associazioni
sportive, tra le squadre di calcio,
gli facciamo il nostro in bocca al
lupo.
Ragionare con gli addetti ai lavori, nel mondo del calcio, è im-
presa utopica.
Masochista all’inverosimile, Maglio ritorna sull’agosto ebolitano: “abbiamo avuto mille
persone a sera”. La redazione di
Unico ha già prenotato una visita ambulatoriale, presso il reparto di oculistica, all’ospedale
di Eboli, per il simpatico e numero-bulimico assessore.
Anas, voto 3: la doppia curva all’uscita di Eboli continua a mietere danni e feriti.
Questa settimana è toccato a
due persone di Terzigno, pagare
dazio.
I segnali non bastano, continuiamo a chiedere la corsia
unica.
Finita l’estate, si potrebbe anche
fare.
Con i vacanzieri al lavoro o a vacanzare altrove, all’uscita di
Eboli un nuovo intervento va
fatto.
Subito. Per la statale 19 vorremmo sapere perchè è stata
annunciata la riapertura il 31
agosto.
Ma poi la scritta a settembre è
stata cancellata?
La strada è ancora chiusa, di chi
sarà la colpa?
Ebolitana calcio, voto 7: il
campionato non è iniziato, ma la
società di Cicalese si aggiudica
lo scudetto della solidarietà.
Anche quest’anno, i dirigenti
ebolitani raccolgono fondi per le
missioni cattoliche in Africa,
aderendo all’Africa Mission.
I ragazzi del Centro Giovani,Vittorio di Moroto, in Uganda, partecipano al campionato locale
con la maglia dell’Ebolitana calcio.
Un’occasione in più per ragazzi
sfortunati che sognano con il
calcio di trovare un meritato riscatto.
Chapeaux.
Propaganda comunale, voto
2: irrefrenabili, i collaboratori di
Melchionda continuano a raccontarci di giornate memorabili del
nostro amato sindaco.
Domenica scorsa, il primo cittadino avrebbe partecipato alle ricerche di una bimba smarrita.
Se non fosse che è stata ritrovata
proprio nel lido dove il sindaco
prendeva il sole.
E mentre i vigili si “smazzavano”
sulla spiaggia, ai mass media veniva raccontato un miracolo bufala.
Stessa storia con le aiuole, all’ingresso di Eboli.
Sono state tagliate. Complimenti
a chi è pagato per lavorare? Ma
fateci il piacere.
Ultima gaffe, l’alzata del panno di
San Cosma e Damiano.
L’ufficio propaganda ha tentato il
bluff alla Mastrolia che nel giugno
scorso disse: “riprenderemo quest’anno la benedizione dei cani”.
Peccato che nessuno avesse avvisato Mastrolia che la benedizione
dei cani si è sempre fatta.
Così come l’alzata del panno, ha
sempre ottenuto una grande partecipazione di fedeli.
Piuttosto, la stupida e melensa
propaganda comunale rispondesse a Cosimo Altieri, Cosimo
Ciao e Vito Contrasto che lamentano: “le condizioni di abbandono assoluto in cui versa il
centro storico di Eboli”.
Attendiamo chiarimenti.
Speriamo scevri di puerile propaganda.
Battipaglia
IV
Settembre 2008
S.Marco di Castellabate
Le sculture in città
Tra post-avanguardia decadente e arte funeraria
Nascono come funghi, nottetempo,
scevre di palesità e messaggi. Sono
le sculture di “arte contemporanea”(?) che ormai affollano le piazze
e gli slarghi di Battipaglia. L’ultima
in ordine di tempo è sorta nella ristrutturanda piazza S.Gregorio VII,
dirimpetto la sala dove si svolgono
(quando il comune non è sotto amministrazione prefettizia) – spesso inquietanti - consigli comunali.
Trattasi, la suddetta, di una specie di
scivolo alto forse 5 metri, stretto e
sottile, in marmo di scarsa qualità e
dalla scarsissima efficacia comunicativa. Qualcuno, per favore, ci sciolga
il dubbio. Altra piazza, altro stupore.
Nella centralissima e cantierata
Piazza A. Moro, - oltre a tante stramberie architettoniche, tipo una vascafontana a raso senza parapetti e
fontanelle troppo simili ad orinatoi fan gran lustro di sé quattro sculture
marmoree di discutibile gusto e fattura. Due di esse rappresentano soldati stile “Ufo Robot d’acciaio” ma
senza componenti, ed altre due - a
loro contigue - che nonostante l’impegno, risulta difficile capirne senso e
forma… pare si stia bandendo un
concorso per darne un’interpretazione.
La realtà come visto a volte supera la
fantasia, ma nel senso che pur con
l’ausilio di tanta fantasia non è facile
comprendere la realtà. E allora ecco
che si aprono blog e siti web alla ricerca del mistero velato dal grigio cemento. O dal bronzo. Sì, perché
proprio nella piazza più rappresentativa della città di Battipaglia, la meglio nota Piazza Madonnina - da
quasi un decennio fa capolino, insidiando la fierezza della tanto amata
“Madonnina”, un monumento che a
quanto pare ha fatto scuola e davanti
Giovanni Amendola, ribattezzata per
vulgata popolare, Piazza Madonnina,
vive così l’atavico contrasto tra laicismo e ortodossia, con dei risultati a
dir poco imbarazzanti. Qualcuno
parla di uno Sgarbi cianotico che un
giorno di qualche anno fa raggiunse
di corsa la stazione in preda a crisi di
panico “da bruttezza”… (vox populi,
a cui anche Ferrara si mostrerebbe
perplesso: il monumento al bambino
mai nato! Due angeli, disposti ai lati
della Madonna, strappano dalle mani
di una mamma visibilmente disperata
il proprio bambino ancora non nato.
Un monumento agghiacciante. In un
luogo di svago e aggregazione, di più,
a volte scenario di manifestazioni più
o meno “sobrie”, o con tante donnine
succinte, vedi “Miss Battipaglia”.
La piazza che fu intitolata al grande
vox Dei). Ma non basta, no! Per combattere le orde atee e bolsceviche un
monumento antiaborista (che poi è
una legge dello Stato) e/o oscurantista, infatti, quel che serve è l’accoppatura di una bella lapide, tetra
quanto inquietante, a ricordare ad imperitura memoria… che cosa? L’eccidio delle foibe istriane, di cui il
popolo battipagliese fu grande sventurato protagonista(?)! Mah!
Allora, giustamente, c’è già chi rimpiange i faccioni tristi – stile Isola di
Pasqua - di Gelsomino Casula o
quelle su commissione dello scultoredel-regime-Zara, Vincenzo Carucci.
Se, come dice quel vecchio adagio, al
male non c’è mai fine, speriamo ci
siano almeno delle speranze sul
“brutto”. Sennò – come dicono gli inglesi - stamm ‘nguaiati.
Valerio Calabrese
dalla prima
Una volta un viaggio
coniugando arte e territorio in un
gioco che, partito dalla necessità di
preservare una memoria personale,
giunge a valorizzare luoghi minori
oscurati da una Magna Grecia traboccante di storia, arte e archeologia.
Un mecenate che coinvolge, per realizzare sculture a scala gigantesca
da collocare lungo e vicino il greto
di un fiume, artisti come Pietro Consagra (La materia poteva non esserci,
1986),
Tano
Festa
(Monumento per un poeta morto,
1990), Italo Lanfredina (Labirinto di
Arianna, 1990), Hidetoshi Nagasawa (La stanza di barca d’oro,
1990) e tanti altri.
Nella complessa costruzione della
Fiumara d’arte il messaggio che mi
sembrò allora emergere con forza fu
la messa in discussione dell’arte
come produzione narcisistica senza
committenza. Qui il committente e
l’artista non svaniscono – ancora –
ma fanno un passo indietro e lasciano il posto a un progetto più
ampio: le Opere, così collocate nel
paesaggio rendono Soggetto prima i
luoghi e le comunità che lambiscono. Già allora avevo il sospetto
che, come ha scritto poi lucidamente
Lucia Rosano sul sito librino.org, “il
destino dell’arte, in regime di democrazia, è in mano ai critici d’arte, ai
galleristi, ai giornalisti, agli storici
d’arte, alle case d’aste alle quali importa di avere in mano nomi prestigiosi, chiunque abbia voce in
capitolo ha il diritto di scrivere, di
parlare, di giudicare, e quindi la
condizione è sempre la stessa, nonostante che siano passati i secoli e la
storia abbia sottolineato gli errori:
chi decide è chi ha il potere di farlo
nella sua convenienza, e chi decide
è solo chi ha il potere di farlo”.
La Fiumara d’arte ha avuto per me
anche questo significato: svelare il
ben celato e oscuro affarismo che
ruota intorno all’arte, e offrire un
criterio di giudizio rigoroso e severo
nel valutare gli “eventi” che sotto la
copertura dell’”arte” sono spesso
solo esercizi di potere e sperpero di
denaro; sperpero ancora più incomprensibile se foraggiato con fondi
pubblici.
Rodolfo Sabelli
Antonio Bertè,
la sua personale, da 10
anni nel borgo cilentano
Nel pittoresco borgo marinaio
di S. Marco di Castellabate, adiacente il porto turistico è acceso
per tutto agosto il grande riflettore che illumina l’ingresso allo
studio d’Arte di Antonio Bertè,
noto maestro nel mondo pittorico Italiano. In questo salotto
dell’arte, da 10 anni, Antonio
Bertè tiene la sua personale di
Pittura, esponendo oltre quaranta tele sull’ultimo studio di
tendenza. In queste piacevoli serate di fine agosto nella galleria
d’arte i nipotini del maestro
Bertè, Maria e Tonino si alternano al pianoforte eseguendo
brani del più bel repertorio classico, per la delizia degli ospiti .
Così ogni sera il luminoso atelier,
dove trova posto l’opera completa di Bertè, si illumina ai visitatori
che la frequentano,
diventando spesso piacevole
luogo di incontro e di scambi culturali fra cultori d’arte.
In questa esposizione l’opera pittorica di Bertè continua ad emanare il suo fascino sottile,
estrinsecato da questo nuovo filone su Leopardi che il noto
maestro in questi anni sta sviluppando in tutto il suo carisma. Una
ricerca attenta e impegnata che
si sviluppa sull’opera del poeta di
Recanati, ispirata completamente
ai canti de “L’infinito “. La pittura
di Bertè dunque “viaggia”sugli
idilli Leopardiani, agendo come
una malia verso un quotidiano inquietante, egli stesso nell’introduzione del catalogo della sua
opera puntualizza ”Il poeta sente
l’Infinito come possibile sollievo
della durezza della vita e disperdere cosi l’amarezza delle disillusioni”.
Da questi concetti, dove l’essere
è in cerca perennemente del suo
Io, Bertè fonda la genesi della sua
opera, estrapolando dal genio
poetico leopardiano una pittura
senza tempo, dove lo spazio si
veste di materia evocatrice di silenzi e di sussurri. Così l’artista
circoscrive le sue opere di patos
umano, carica di solitudine la
dove le rare figure “dei diversi” si
incamminano verso gli anelati
orizzonti dell’esistenza.
Uno studio d’arte, dunque quello
di Bertè, dove le opere esposte
parlano un linguaggio dotto, apparentemente di travolgente materia cromatica, che soprassiede
sulle interpretazioni più significative delle liriche immortali del
grande Leopardi. Pittura e poesia,
un connubio sempre più profondo per rigenerare fluidi che
vestono universi superiori.
Giuseppe Ianni
N°33 06 settembre 2008
Salerno
11
De Luca lancia la sfida a Bassolino
I pareri degli amministratori locali
L’ENTUSIASTA
“E’ prematuro parlarne un anno
prima - dice Biagio Luongo, sindaco
di Campagna - ma tant’è ed allora
dico che l’ipotesi fondata su Vincenzo De Luca (nella foto) è la più
credibile e può rappresentare un
nuovo sogno per Napoli e tutta la Regione. De Luca è un uomo che sa,
che decide ed è capace di prendersi
la responsabilità istituzionale più
alta”.
L’AVVERSARIO
“Farò tutto ciò che è nelle mie possibilità affinche non sia Vincenzo
De Luca il candidato del centrosinistra al vertice della Regione Campania”. La dichiarazione di guerra
arriva da Alfonso Amato, sindaco
Pd di Sicignano degli Alburni. “Chi
prende a calci i lavavetri, scaccia i
questuanti e multa gli elemosinanti,
non può rivestire la carica di presidente della Regione Campania - ribadisce Amato -, ed io lo griderò
fin dove e come potrò. Senza risparmiarmi”.
CI CONOSCE BENE
“E’ un uomo del territorio, che si è
già ampiamente sperimentato sia in
incarichi operativi che politici ai
massimi livelli – riflette Franco Latempa, presidente della comunità
montana del “Calore Salernitano” -.
Posto al vertice della Regione Campania può solo fare meglio. Per noi
è una speranza perché questa nostra
zona la conosce bene”.
OCCASIONE IMPORTANTE
“De Luca? Si tratta di una grande risorsa da mettere in campo facendo
Il sindaco di Salerno,Vincenzo de
Luca, si dice disponibile a candidarsi a presidente della Regione
Campania a patto, però, che “ci
sia un cambiamento radicale
della politica e della vita istituzionale per una svolta profonda.
Non sono disponibile per niente
di meno”.
In un’intervista al quotidiano Il
Mattino, De Luca, esce, dunque,
allo scoperto.
Ammette che il suo rapporto
con il governatore della Campania, Antonio Bassolino, contrassegnato spesso da stoccate e
polemiche, è cambiato: “In lui è
maturata una consapevolezza
nuova grazie alla quale ha finalmente capito che alcuni rilievi
che sollevavo non erano dettati
da biechi personalismi, ma corrispondevano a questioni vere dei
nostri territori”.
attenzione a non bruciarla – avverte
Giuseppe Capezzuto, sindaco di Albanella. Occorre capire gli orientamenti che si formeranno nel Pd a
Napoli e Caserta. Le capacità conclamate del sindaco di Salerno sono
la sua marcia in più. Speriamo
bene…”.
DA BUCCINO, NICOLA PARISI
Nicola Parisi, ex sindaco di Buccino
e capogruppo PD alla Provincia,
esprime parere favorevole. “ Il sindaco De Luca ha dimostrato a tutta
la cittadinanza che lavorando per la
risoluzione delle problematiche del
territorio si possono raggiungere ottimi risultati che hanno, poi, dato im-
pulso alla realizzazione di piccole e
grandi opere. Ecco perché, traslando
tale capacità gestionale in ambito regionale i benefici si allargherebbero
ad altre realtà. Il territorio provinciale e, più nello specifico le così
dette zone interne, potranno certamente giovarsi di questa candidatura
e di una possibile elezione di un politico che conosce molto bene i nostri atavici problemi”.
AGROPOLI
“Favorevole? Dico di più, sono favorevolissimo – dice Franco Alfieri,
sindaco di Agropoli ed assessore provinciale ai lavori pubblici – perché
Vincenzo De Luca è competente, capace e deciso. E’ la candidatura per
poter determinare finalmente una
svolta alla Regione. Per la nostra
zona? De Luca ci rimetterà in pari
con altre aree regionali, e per il Cilento già solo questo sarà un grande
successo”
CAPACCIO
“Vincenzo De Luca volle venire a
presentare a Paestum la mia ultima
candidatura alle comunali: questo dimostra il rapporto di stima che intercorre fra di noi. Non è solo per
questo – dice Pasquale Marino,
primo cittadino di Capaccio – Paestum - che m’iscrivo d’ufficio fra i
suoi più accesi sostenitori. De Luca è
la personalità salernitana che più appropriatamente il Pd può mettere in
campo. E’ uno di noi, un lavoratore…”.
SERRE
“E’ un candidato sicuramente autorevole, però deve capire che la città
di Salerno non esaurisce tutta la provincia di Salerno”. Palmiro Cornetta,
sindaco di Serre, non nasconde di
non essere fra gli entusiasti dell’ipotesi di De Luca successore di Bassolino. Colpa delle polemiche
scoppiate sulla gestione dell’emergenza rifiuti. “Se supera la sua ‘salernocentricità’ il suo impegno,
serietà e determinazione possono essere adeguatamente valutati. Però
aspetto che mi faccia sapere il suo
programma. Intanto gli faccio i miei
migliori auguri…”.
Oreste Mottola
Ceraso, terra di fichi, olio, vino, belle d’Italia e rivoluzionari
Dopo Marx, Lenin e Che Guevara,
Filadelfio Cammarano è il vero rivoluzionario del terzo millennio.
Un cilentano di Ceraso, che ha inventato una nuova luce, una luce a
LED che fa risparmiare il 50% di bolletta Enel, il LED e quella lucetta
rossa che rimane accesa quando
spegniamo col telecomando la TV o
l’impianto stereo. Se è vero che si risparmia tanto, come sostengono
Cammarano e i suoi collaboratori,
confortati dalle bollette Enel, ci troviamo di fronte ad una vera rivoluzione economica.
Una rivoluzione economica e tecnologica che riporterebbe l’Italia ai fasti
degli anni sessanta, facendola diventare campione mondiale di risparmio energetico.
Siamo di fronte alla scoperta dell’uovo di Colombo, sostituendo
semplicemente i vecchi fari della
pubblica illuminazione con fari a LED,
e le vecchie lampadine di casa nostra
con lampadine a Led potremmo ri-
Filadelfio Cammarano
sparmiare milioni di barili di petrolio,
realizzando dal basso una vera rivoluzione energetica utile alla salvezza
del pianeta e del nostro portafoglio.
La Elettronica Gelbison di Ceraso
fondata da Filadelfio Cammarano, ha
brevettato un sistema innovativo per
utilizzare i LED nell’illuminazione
pubblica e privata, facendo risparmiare un sacco di soldi. L’azienda di
Ceraso è una industria innovativa
ad alta tecnologia, ad alto tasso di
scolarizzazione, che impiega giovani
e geniali ingegneri, famosa e considerata più fuori che nel Cilento
dove è nata, apprezzata più all’estero
che a casa propria, gli articoli dell’Economist, del National Geografic,
di Class e di tantissime altre testate
prestigiose ne testimoniano la credibilità. Ma si sa come va la storia, nessuno è profeta in patria.
Le consorterie politiche-affaristichebancarie che si abbuffano alle sagre
della trippa, della pizza, della mozzarella e del caciocavallo invece di sostenere e di accompagnare le idee
innovative e ad alto tasso di occupazione qualificata nella loro crescita e
sviluppo, tentano maldestramente di
screditarle.
Ma Cammarano e i suoi giovani collaboratori sono dei resistenti, riusciranno ad imporre il loro innovativo
prodotto ed a creare prospettive di
lavoro di alta qualità per centinaia
di laureati, tecnici e installatori.
Se c’è del marcio nel Cilento, se non
vediamo in fondo al tunnel in cui ci
siamo ficcati, se la lanterna della conoscenza Eleatica si è spenta, occorre squarciare il buio in cui
tuttologi e politicanti ci hanno cacciato, con un mare di LED ad illuminarci la strada.
Lucio Capo
SCHEDA TECNICA
LED è l’acronimo di Light
Emitting Diode ( diodo che
emette luce). Rappresentano
una tra le più affascinanti fonti
di luce del futuro: sono infatti
plasmabili in mille modi, per colore e intensità, rivelandosi
adatti a utilizzi in campo industriale, residenziale, architettonico, nell’arredo urbano e
pubblica illuminazione.
Diano
12
Asl Sa 3 chiama
gli utenti per il
rimborso
delle medicine
Da gennaio 2006 a febbraio 2007 i
pazienti pagarono direttamente le
medicine in farmacia.
Non capita tutti i giorni che l’Asl si
attivi per rimborsare gli utenti per
un mancato servizio prestato.
Quando poi, i solerti impiegati sollevano addirittura in telefono per
ricordarlo ai singoli cittadini, allora
la notizia merita di essere riportata.
Il fatto. Nel dicembre 2006 e gennaio e febbraio 2007, le farmacie
private proclamarono lo stato di
agitazione nei confronti della regione Campania per i ritardi con
cui venivano liquidati i rimborsi per
la medicine. In quei periodi, gli
utenti, nella stragrande maggioranza anziani, furono costretti a pagare le medicine prescritte dai loro
medici curanti con la speranza di
vederseli rimborsati dall’Asl Sa-3,
passando così dall’assistenza diretta a quella indiretta.
La determina n° 53 dell’8 febbraio.
In data 30 luglio del corrente
anno, a firma del direttore sanitario Roberto Giullo, è stata disposta la liquidazione di quanto
dovuto ai pazienti.
Per ottenere il rimborso bisogna
recarsi presso la banca di riferimento dell’Asl per ogni singolo distretto muniti documento di
riconoscimento valido.
Chi volesse ulteriori informazioni,
si può rivolgere al distretto sanitario d’appartenenza così da poter
soddisfare un legittimo diritto di
cittadini.
FraSca
Roccadaspide ,
a breve un centro
per gli immigrati
Il Sindaco di Roccadaspide, Girolamo Auricchio, ha chiesto ed ottenuto alla responsabile del Piano di
Zona Ambito S/6, Rosa Egidio Masullo, l’istituzione di un Segretariato Sociale e di un Centro
Interculturale per gli immigrati. La
richiesta nasce dalla constatazione
che nel Comune di Roccadaspide,
uno dei tre più numerosi del territorio di competenza del Piano S/6,
oggi si registra un numero notevole
di persone immigrate, spesso ben
amalgamate nel tessuto sociale locale, ma che vanno necessariamente supportate ed integrate in
quanto spesso rappresentano anche
una risorsa. La comunità rocchese
conta oggi 7506 abitanti: tra questi
209 sono di nazionalità straniera e
sono regolarmente registrati all’anagrafe del comune.
N°33 06 settembre 2008
Sala Consilina
Un’ ambulanza per il centro storico e
condizioni igieniche migliori
La Croce Rossa di Sala Consilina
chiede ancora una volta l’ausilio di
una mini ambulanza per muoversi
più agevolmente nel centro storico
del paese caratterizzato da stradine e
viuzze molto strette che a volte rallentano il transito dei volontari in
fase di piena emergenza. E la situazione sembra peggiorare soprattutto
in estate. “Spesso l’inagibilità di alcune strade ha pregiudicato non
poco il nostro tempestivo interventospiega l’ispettore della CRI salese
Biagio Cafaro- così abbiamo chiesto
più attenzione alle nostre esigenze”.
E’ da tempo infatti che i 55 volontari
ubicati presso la sede di via Giocatori operano con tre ambulanze classiche e sono costretti a lasciare il
mezzo nei luoghi più impervi per salire o scendere anche svariati metri
con lo zaino dell’ossigeno e cassettina di medicazione in spalla per soccorrere il paziente di turno, da qui
gravi rischi nel trasporto in barella.
“Possiamo perdere minuti preziosi a
discapito del soccorso anche da codice rosso tipico da infartodenuncia
ancora Cafaro- rischiando di non
fare in tempo a
salvare
quella
vita”. Situazione
insostenibile che
sembra giocare
con la vita umana.
Pertanto i 6.000
euro a fronte dei
30.000 necessari, frutto di raccolte
mirate, non bastano ad acquistare
una mini ambulanza 4/4 dotata di
tutti i presidi medici necessari utile
anche quando nevica.
Così montano le polemiche con
l’amministrazione Ferrari accusata
di rimandare continuamente la soluzione del problema. Intanto si fa
pubblica richiesta di disporre condizioni igienico-sanitarie più adeguate:
volontari e infermiere professionale
dell’Asl Sa3 dormono e bazzicano in
un ambiente non sempre igienico e
riscaldato o refrigerato a sufficienza.
Replica allora l’Asl con un progetto
già approvato e in attesa di realizzazione: la CRI salese diventerà presto
un moderno e funzionale centro
SAUT, attrezzato di moderni elettrocardiografi ed efficienti defibrillatori
per offrire più efficienza di intervento al paziente.
Antonella Citro
Settembre, il ritorno all’ordine
Gli ardori olimpici si spengono, con
tutto il codazzo di polemiche che ha
accompagnato la nostra spedizione a
Pechino.
Tutti i propositi di candidature ferragostane cadono in malora. Anche per
quest’anno, sul dissacrante e massacrante percorso gastronomico al quale
comuni, contrade e frazioni non si sottraggono mai, cadono le brume autunnali.
Si consuma così il ritorno all’ordine, ad
un’apparente sobrietà di toni e di
modi.
Settembre invita alla riflessione, al ricordo, alla tormentata nostalgia per gli
eccessi, le sentenze, le affermazioni illuminanti che accompagnano ogni gloriosa estate. Per due mesi e mezzo ci
siamo lasciati cullare dalle onde del
mare e dalle petizioni, dalla calura
sulle spiagge e dal nostro campanilismo. Il vento che soffia ad un passo
dalla finestra della mia camera anticipa le sensazioni dell’inverno: la vita
nei campi, i rigori del freddo, le tornate
elettorali, le nuove nomine.
Ho maturato la consapevolezza che la
ciclicità delle stagioni coincida con la
prevedibilità del nostro tempo, svuotato
irrimediabilmente di senso.
In fondo, pur essendo coscienti delle
potenzialità del nostro territorio, lasciamo che esso sia privato del suo coraggio, della sua stessa dignità. Per
questa ragione, attendiamo l’estate
per ammantarci dei suoi umori, della
sua imberbe schiettezza.
Ciò si traduce in un inatteso slancio dei
pensieri: tentiamo di valicare il nostro
grigiore con la promessa di nuovi posti
di lavoro, serate-evento, degustazioni di
prodotti tipici.
La nostra irrequietezza è solo estemporanea, come se avessimo bisogno di
assegnare a noi stessi un tempo limitato per ogni sorta di eccesso.
Esauritosi quello spazio di dionisiaco
fervore, non facciamo che vivere di ulteriori attese, peraltro represse.
Non conta che si parli di una linea ferroviaria o dell’elezione di un nuovo sindaco: l’importante è che arrivi un’altra
estate a consumare il buio, prima che
la mestizia, anno dopo anno, ci corroda.
Carmine Marino
In farmacia
Energy drink pericolosi
per i giovani
Gli energy drink sono
bibite energetiche che
ormai hanno completamente conquistato il
mercato del “beverage” USA ma certo non trascurano l’Italia. Si tratta di bevande dai
nomi forti come “Bullit“, Red Bull“,
Black Panther“, Flying Horse“ o
“Red Kick“. Queste “bevande energetiche” hanno lo scopo di fornire
una stimolazione mentale e fisica
per un breve periodo di tempo. Di
solito sono a base di caffeina, taurina (un aminoacido) e glucuronolattone (un carboidrato). Queste
“bevande energetiche” non devono
essere confuse con gli “sport drink”,
come il Gatorade o Powerade, che
reidratano il corpo, forniscono zuccheri che il corpo brucia per creare
energia e reintegrano gli elettroliti,
che mantengono l’equilibrio salino
nell‘organismo. I problemi associati
alle “bevande energetiche” insorgono quando sono consumate in
quantità eccessive o se sono miste
ad alcool. Gli effetti degli ingredienti delle bevande energetiche
non sono ben chiari nemmeno agli
stessi produttori che fanno pubblicare sulle lattine messaggi come:
“sconsigliato a bambini, diabetici e
persone con reazioni accertate alla
caffeina”, “consumare in dosi limitate”. L’ipotesi che queste bevande
possono dare effetti collaterali è
stata confermata da uno studio
condotto presso l’Università di San
Paolo in Brasile. Secondo questo
studio, i volontari che avevano consumato alcool in combinazione con
Red Bull hanno ottenuto gli stessi
risultati nei test visivi e motori di
coloro che avevano bevuto solo bevande alcoliche però i primi pensavano di essere più sobri e di avere
una migliore coordinazione motoria. In più i giovani non avvertendo
i sintomi dell’intossicazione etilica
tendono ad assumere più o meno
consapevolmente elevati quantitativi di alcool.Vediamo cosa accade.
Negli energy drink la caffeina possiede una indubbia e potente attività stimolante sul sistema nervoso
centrale, la taurina invece sembra
essere un importante modulatore
degli effetti dell’alcol sul sistema
nervoso centrale, in grado di alterarne in maniera dose-dipendente
gli effetti motivazionali e sedativi. In
pratica la taurina così come l’alcool
rendono il soggetto più “rilassato e
sciolto” o più tecnicamente la taurina provoca disinibizione comportamentale che porta il soggetto ad
assumere sempre maggiori quantità
di alcool. In pratica è possibile ipotizzare che i giovani che fanno uso
di energy drink in associazione all’alcool operino più o meno consapevolmente una operazione
compensatoria per quanto riguarda
gli effetti contrastanti depressivi
dell’alcool sul sistema nervoso centrale, con l’obiettivo di prolungare
la tolleranza ai suoi effetti e poterne
assumere così quantità maggiori.
E’ importante rinnovare al Ministero della Salute l’obbligo di aggiungere sulle etichette degli energy
drink una avvertenza che sconsigli
l’uso in soggetti cardiopatici ed
ipertesi e avverta sui rischi derivanti
dall’associazione con alcool.
Alberto Di Muria
[email protected]
N°33 06 settembre 2008
Alburni
13
La lettera
ROSCIGNO
Brutta villeggiatura questa estate ad Altavilla
Mio nonno, il notaio Francesco
Mottola -don Ciccio-, fu a suo
tempo più volte sindaco di Altavilla
Silentina. Era una personalità “autoritativa”, nel senso di assertivo,
proteso allo scopo, direttivo. Morì
nel 1958 - 50 anni fa - e tante cose
sono accadute nel frattempo. Attualmente il prototipo dell’esponente istituzionale è “arrogante”,
non certo “autoritativo”. Al vecchio
paternalismo di una volta si è sostituito l’assunto di base “qui comando io e basta”.
E la partecipazione, l’informazione,
la correttezza dei rapporti con i cittadini? Rimasugli di ideologia postsessantottina:
ora
occorre
decisionismo ed ovviamente decide
l’esponente istituzionale. Ed il criterio di ottemperanza alla legalità?
“Mi faccia causa” (titolo di un film
del 1984, diretto da Steno ed interpretato da Christian De Sica, Enrico
Montesano e Gigi Proietti) è la relativa risposta - espressa o inespressa
-, nel frattempo si fa come decide
l’esponente istituzionale.
Sono queste le considerazioni maturate questa estate 2008 nella brutta
villeggiatura trascorsa ad Altavilla
Silentina. Il tutto è cominciato sabato 28 giugno 2008 con il ritrovare
un ripetitore alto oltre venti metri,
piantato nella mia proprietà (sia pure
nella parte “detenuta” per l’acquedotto da parte del comune di Altavilla Silentina) ed è proseguita
mercoledì 27 agosto 2008 con due
vigili municipali ed un dirigente comunale presentatisi nei pressi del
cancello del fondo casa rurale di
mia proprietà. Mi veniva contestato
che avendo chiamato poco prima i
carabinieri (prontamente intervenuti) avevo “intimorito” il conducente del trattore che per conto del
comune (e senza che io ne fossi informato) stava effettuando interventi
lungo la strada sterrata interpoderale
di mia proprietà e così avevo interrotto un pubblico servizio! Ho chiamato
il
mio
legale,
che
-immediatamente intervenuto- ha
chiarito ai convenuti i termini di diritto e di procedura (non so con
quale valenza di comprensione degli
aspetti legali e formali da parte
loro).
A LBANELLA : allarme delle associazioni
“Abbattuto casale rurale” il sindaco: “Una sciocchezza”
Brutta esperienza che mi ha fatto
venire in mente sul momento il seguente brano de Il ritorno del
principe (Saverio Lodato e Roberto Scarpinato, Chiarelettere):
“Gli italiani che oggi subiscono
soprusi, ingiustizie, che sono costretti a piegare la testa, stanno
sperimentando quello che i loro
avi hanno vissuto per secoli: che
dietro il prepotente di turno c’è il
potente intoccabile il quale si fa
beffe del diritto e dello Stato”.
E dire che si ritiene che in un piccolo centro la distanza tra cittadino ed istituzioni non sia come
nei grandi centri. Personalmente
ho sperimentato l’abisso tra le mie
ragioni di semplice cittadino (tra
l’altro ospite ad Altavilla Silentina) e gli atteggiamenti e comportamenti
di
esponenti
dell’amministrazione comunale,
presentatisi mercoledì 27 agosto
2008. Se - prima dell’estate 2008 mi avrebbe fatto piacere la scelta da
parte di mio figlio di conservare in
futuro (quando non ci sarò più) la
proprietà del fondo casa rurale,
adesso non l’auspico più. Valuto che
la presenza ad Altavilla Silentina del
ramo Mottola di appartenenza, risalente all’anno 1680, abbia esaurito
la sua carica. Sento inospitale per
me questo paese, a cui faccio tanti
auguri in quanto comunque terra dei
miei antenati e lo lascio però dentro
di me al suo destino.
Maurizio Mottola
“Botteghe
d’autore”, merito
di “Demetra”
Gli eventi
settembrini
5 Settembre 2008 Ore 17.30
ROSCIGNO VECCHIA
La Conquista Del Sud - Liberazione
O Invasione?
Intervengono: Luca Iannuzzi Sindaco di Roscigno, Giuseppe Melchionda Storico, Edoardo Vitale
Magistrato e Direttore De “L’alfiere”, Pietro Golia Giornalista Editore, Carlo Fusco Regista,
Francesco Gagliardi Produttore Cinematografico, Franco Nero attore.
6 Settembre 2008
ROSCIGNO
Ore 17.30 Patto Per Il Terrritorio
Intervengono: Amministratori, Autorita’ Politiche e Religiose.
Ore 21.00 Miss Vetrina del Parco.
7 Settembre 2008
ROSCIGNO
Ore 17.30 Verso Il Pdl
Intervengono: Sen. Maurizio
Gasparri, Prof. Fabio Torriero
Giornalista del Tempo, Dott.
Pino Palmieri Assessore Comune di Roscigno, Dott. Roberto Scaffa, Associazione
Azzurra
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
e-mail: [email protected]
url: www.unicosettimanale.it
Direttore Responsabile
Le associazioni culturali di Albanella
contestano la demolizione di un
vasto caseggiato rurale a ridosso del
centro storico di Albanella.
“Pochi giorni prima il sindaco ci
aveva un paio di settimane di tempo
per potersi informare sulla progettazione e confrontarsi con noi. Invece non sappiamo perché è stato
deciso di adottare le maniere forti”,
racconta Ivan Rufo, un aderente al
comitato civico locale, guidato da
Cosmo De Rosa. “In poche ore avevamo raccolto 121 firme. Volevamo
dire la nostra sui materiali che si utilizzeranno”.
Contestata anche la prevista costruzione di un museo di arte moderna in cemento e plexiglass.
Opposta è la ricostruzione dei fatti
fa parte del sindaco, Giuseppe Capezzuto. “L’incontro era stato spostato, in accordo con i richiedenti,
subito dopo alcune prove di utilizzazione di materiali molto innovativi,
dei
guazzi
ceramicati.
L’abbattimento e la successiva ricostruzione del casone e relativa stalla,
peraltro pericolanti, era nel progetto. Si tratta di una scelta tecnica
obbligata.
La verità è che si vuole bloccare un
progetto complessivo di riqualificazione del nostro centro antico che
già gode di un finanziamento europeo da oltre 1 milione e 700 mila
euro.
Per l’angolo in questione ci stiamo
avvalendo della consulenza, gratuita,
del professore Alberto Morra, nostro concittadino, uno dei maggiori
esperti di arte contemporanea dell’Italia meridionale, che ci chiede
uno spazio adeguato dove far confluire i materiali della sua vasta collezione.
Ma noi andremo oltre con altre sezioni dedicate alla civiltà contadina
ed al recupero dei ritrovamenti archeologici effettuati sul nostro territorio e che stanno dispersi nei
magazzini dei musei di Salerno e
Paestum. Solo questo faremo sorgere, al posto di un angolo disabitato e degradato del paese”.
Bartolo Scandizzo
Condirettore
Oreste Mottola
[email protected]
In Redazione
Vincenzo Cuoco, Enza Marandino
Segreteria di Redazione
Gina Chiacchiaro
Tiratura: 5000 copie
Responsabile Trattamento Dati
La Pro loco di Albanella, in qualità di segreteria organizzativa di
Botteghe d’Autore, in riferimento all’articolo pubblicato sul
n° 32 del 30.8.08, ritiene importante precisare che la suddetta
manifestazione non è la scommessa dei singoli, ma la scommessa dei tanti giovani albanellesi
che si sono riuniti già tre anni fa
in un Comitato promotore chiamato “Demetra”. Lo staff, in cui
ognuno ha un suo ruolo, è determinante per la perfetta riuscita
dell’evento ed è altrettanto determinante l’appoggio dato dalle
famiglie di ognuno per far sì che
Botteghe d’Autore sia il Festival
di Albanella tutta.
Bartolo Scandizzo
Responsabile Edizione Digitale
Giuseppe Scandizzo
Iscritto nel Registro della Stampa periodica
del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119
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Cultura
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Il Libro
N°33 06 settembre 2008
Vento forte tra Lacedonia e Candela
Esercizi di paesologia, dov’è la malattia del mondo
La geografia dei paesi da bandiera
bianca va da Teora, Irpinia d’Oriente,
alla Val Germanasca, un’ora di macchina da Torino. Passa per l’agro nolano, tocca il Salento, comprende
Lacedonia, Monteverde, San Nicola
Baronia, Mirabella, Prata, Laviano e il
Cilento ma i confini sono mobili, rischiano di inghiottire altre terre e
altri uomini. Bandiera bianca perché
si tratta di luoghi arresi, che hanno
perso pure l’additivo del silenzio e
della pace e acquistano visibilità soltanto quando capita qualche disgrazia. «Nei paesi da bandiera bianca
non è che si trova il pane più buono
che altrove o l’artigiano che ti fa le
scarpe. Si trova il mondo com’è
adesso, sfinito e senza senso, con
l’unica differenza che questa condizione si mostra senza essere mascherata da altro», spiega Franco
Arminio inaugurando Vento forte tra
Lacedonia e Candela (Laterza). Perché
«la vita è scaduta ovunque, ma nel
paese la data di scadenza è ben visi-
bile, come se per comporla bastasse
mettere in fila dieci facce. Nella città
c’è un brodo di segnali, c’è un caos
che mantiene in vita anche ciò che è
scaduto. Insomma, il tempo dei paesi
è il tempo ultimo, quello delle città è
un tempo penultimo».
La malattia che ha colpito tutti è
quella della desolazione, morbo nuovissimo che ha tolto agli individui la
possibilità di vivere nel proprio
luogo come un pesce nel lago:
«Adesso le persone pare che stiano
in un secchio rotto. Si vive con poca
acqua e con la sensazione che nessuno sa come mantenere la poca
acqua che resta». Se la paesologia ha
un significato, è di dare il nome alla
malattia di cui l’umanità soffre. Arminio declina la pratica in una sequenza di esercizi condotti alla
maniera di un moderno Robert Walser o di un Peter Handke che attraverso i villaggi cerca la vita perduta:
cammina, viaggia, osserva, scruta,
chiede, annota come gli ha insegnato
Gianni Celati con Verso la foce e
come del resto lui aveva già fatto nel
Diario civile del 1999, con Viaggio nel
cratere del 2003 e nel Circo dell’ipocondria del 2006. Le sue pagine sono
il referto di una patologia, la diagnosi
di una inversione antropologica
prima che sociale, il dettaglio di una
crisi che appare irreversibile se non
allestendo – Arminio lo augura in un
passaggio – un nuovo umanesimo
«in cui l‘uomo capisca di essere un
animale tra gli animali e non l’ingorda creatura che si sta mangiando
tutto».
Ma il valore di Vento forte tra Lacedonia e Candela non è nella proposta
progettuale che in filigrana l’attraversa. Per quanto possa apparire paradossale, non sta nemmeno nella
testimonianza documentale che
rende, nel suo fissare lo stato delle
cose in un pezzo d’Italia o di Occidente, nell’Irpinia che comunque
resta il baricentro della sua opera.
Questo compito è stato assolto da
Franco Arminio in precedenza e qui
è solo ribadito, sottolineato, irrobustito. Pare invece evidenziarsi un’ulteriore
urgenza,
un’altra
inquietudine che lo muove, un’ansia
che si mostra in forme pur accennate epperò chiare. I suoi esercizi
pongono fine alla sua attività di osservatore del territorio e la paesologia diventa in maniera definitiva un
artificio retorico che può guadagnarsi il titolo di letteratura: dare il
nome alle cose, inseguire l’autenticità che lì si trova nascosta, sfuggire
all’inganno delle apparenze per scavare nel profondo. Non a caso uno
dei brani più convincenti di Vento
forte è «Tonino nel paese della cicuta», dove la tensione a cogliere le
mutazioni del paesaggio cede alla
narrazione di una storia di estrema
pietas, un racconto che commuove
al cui termine non ci si chiede se sia
reale. È vero, questo basta.
Generoso Picone
Arminio riscopre l’impegno politico
“La moresca e la pantera”
“Il mio, più che un ingresso, è un accostamento”
Nuovo romanzo di Emilio Sarli
Mentre da qualche mese Arminio
ha deciso di intraprendere una
nuova avventura politica; è entrato,
infatti, nell’esecutivo provinciale
del Partito Democratico di Avellino.
È una voce forte che merita di essere presa seriamente in considerazione
Arminio, come vive uno
scrittore all’interno della
polveriera dei partiti?
È un momento in cui i partiti sono
senza recinto, per questo c’è tutto
un interessante viavai di gente che
esce e entra. Il mio, più che un ingresso, è un accostamento.
Zanzotto direbbe che la mia è “una
fantasia di avvicinamento”.
Ma è giusto che uno scrittore
s’impegni così direttamente?
Vivendo in una terra in cui l’unica
cosa mitica è la politica, ho sempre
percepito la politica come la produttrice dei guasti che vedevo intorno a me. Penso che il dovere di
uno scrittore non sia quello di contemplare il disastro intorno a sè, ma
di introdurre dei nuclei di risocializzazione perchè, rispetto a quella letteraria, l’esperienza politica fornisce
la possibilità di una vita comunitaria.
In effetti tutta la modernità è nemica della politica, e del fatto che gli
individui siano in relazione tra di
loro
Ma cosa sono questi paesi?
Cos’hanno di particolare?
In realtà nei paesi di cosa si viveva?
Di tanta miseria e di molte chiacchiere. C’era un’abilità nel passare il
tempo che poi abbiamo perduto.
Passare il tempo è l’occupazione
fondamentale a tutte le latitudini.
L’Italia non esiste, come tutti sanno,
è fatta dei suoi paesi. Però per la
prima volta questi paesi stanno
sparendo, e noi non ce ne accorgiamo. Quindi io sono il cronista di
una sparizione.
Il paradosso però è che questa
sparizione è molto più emozionante
rispetto allo sfinimento dell’occidente capitalistico
E le città? Cosa sono le città
in questo momento?
Sono un grande magazzino di merci.
Le cose avevano una luce intorno,
un silenzio, erano ben distinte, c’era
il paesaggio, c’era un uomo sotto la
pioggia, un gatto che attraversava la
strada, adesso c’è solo una poltiglia
antropologica in cui è impossibile
vivere. Fare politica in quest’epoca,
che sembra un’epoca postpolitica,
è una cosa che mi suggestiona, che
mi sembra affascinante.
È l’idea di comunità, la tua
ossessione.
Al di là di quello che uno riesce a
realizzare, la cosa reale è che tu
torni a casa con la sensazione che
hai sfiorato qualcun altro, e secondo me nei prossimi anni ci sarà
un ritorno alla politica, proprio nel
momento del massimo disfacimento, perchè la gente ha un
bisogno fortissimo di stare insieme.
Forse i grandi esponenti della scena
mediatica non se ne rendono conto,
ma probabilmente nei prossimi anni
tornerà anche la polis, la voglia di
occuparsi del giardino del vicino
E quale può essere il ruolo di
uno scrittore?
Nelle ultime legislature si è sempre
parlato di fare una legge a tutela dei
piccoli comuni, ma non è mai arrivata in porto e forse è meglio così,
perchè il disegno di legge proposto
era secondo me totalmente insufficiente. I politici hanno una
percezione sbagliata dei paesi, perchè i paesi, al di là delle giornate di
festa o del comizio, hanno una vita
quotidiana prossima al coma.
Fondamentale è il riequilibrio territoriale. Bisogna assolutamente riportare cittadini dalle città ai paesi.
Un romanzo sullo sfondo di una recente vicenda che ha destato notevole scalpore a livello nazionale,
ovvero la contestazione ambientalista
contro lo sfruttamento del petrolio
nella siciliana Val di Noto, scrigno di
tesori barocchi.
È “La moresca e la pantera“, l’ultima
fatica letteraria di Emilio Sarli, avvocato di Sala Consilina, dirigente del
Consorzio di Bonifica del Vallo di
Diano e Tanagro.Partendo dalla lucida
analisi dei fatti, l’autore, da sempre
sensibile alle tematiche territoriali e
ambientale, ha costruito un sapiente e
variegato intreccio narrativo, impreziosito dalla magia dei paesaggi di luce
e di mare, e dalla suggestione di nature e culture diverse tipiche della Sicilia.
“L’Isola del Sole” è una delle indiscusse protagoniste del libro, «non
soltanto appendice geografica preziosa per storia, arte e natura - sono
parole dello stesso Sarli - ma luogo
culturale da sempre foriero di suggestioni letterarie e poetiche». Nel racconto le storie personali e collettive
ruotano intorno alla fredda cronaca,
rivelando i fronti di discussione generale più diffusi e significativi nell’odierna società, come la difficile
scelta delle comunità locali divise tra
la tutela dei valori culturali e ambientali e le opportunità di crescita e di
lavoro collegate allo sfruttamento
delle risorse naturali.
È il persistente dibattito nel variegato
mondo dell’ambientalismo, che si
snoda tra variabili impostazioni fondamentaliste, realiste o possibiliste,
l’ansia dell’umanità per l’equilibrio fragile della biosfera e per l’esaurimento
delle risorse naturali, alimentari ed
energetiche.
L’opera tratta argomenti attuali come
l’affermazione del diritto all’ambiente
delle future comunità, i percorsi accidentati di crescita economica, di sviluppo sostenibile o durevole, di
economie solidali, di opzioni zero, di
decrescita.
E poi domande fondamentali girate al
lettore: si può sacrificare una memoria storica o un’identità culturale in
nome del progresso? Si può rinunciare alla crescita sociale per non incidere su una risorsa naturale
esauribile e per non degradare un
paesaggio?
Si può puntare su una economia plurale, sostenibile, fondata sia sulla valorizzazione che sullo sfruttamento
del patrimonio naturale? «In definitiva
- precisa Sarli - l’antagonismo tra la
moresca, specie del carrubo simbolo
verdeggiante della terra del miele e
del barocco, e la pantera del progresso senza limiti e della crescita irrefrenabile, finisce per diventare la
metafora delle grandi questioni del
nostro tempo che riguardano il pianeta che cambia, gli interessi economici e sociali contrapposti, la diversità
dei valori e delle concezioni culturali
in campo, le difficoltà delle scelte istituzionali».
Raffaele Avallone
N°33 06 settembre 2008
15
Viaggi
Viaggio sul Cervati, nel parco del Cilento:tra faggi e ontani un paesino di 406 abitanti
Olandesi, tedeschi e inglesi hanno scoperto il fascino di Valle dell´Angelo
I bambini del bosco hanno quarant´anni. Ne avevano 25 nell´agosto
della prima follia. Sta finendo per
loro un´altra estate da eremiti nel
bosco del Cervati, il monte più alto
della Campania, a 1899 metri. Severa, scura nel verde cupo degli ontani.
Li riporta quassù la nostalgia. «Per
noi questa montagna è stata tutto: il
gioco e la paura», ci venivano da ragazzi con le fionde, a piedi e sulle
jeep dei forestali, tornano con i loro
Suv, sono piccoli imprenditori, Giovanni Calabria è di Villa Littorio, fa
lavori di carpenteria e tira su case,
Franco Marino di Piaggine tratta
mattoni e pietre, Giuseppe Foresta,
un omone con la coda di cavallo,
monta impianti di alluminio a Ravenna.
«Avevo tre anni quando fui portato
via da mio padre, salì in Romagna a
fare il bidello, ma la mia terra è questa, e ci torno, parlo ancora il dialetto
del Cilento».
Grand Hotel Faggio 24. Alberi infiniti, ma i più grandi sono numerati.
Da 15 anni, ogni estate si fermano
per due settimane qui, a quota 1472.
Il faggio che li aspetta ha i rami più
lunghi: sei, sette metri. Si apre ad
ombrello. Li protegge dalla pioggia
e dal sole. C´è uno slargo, ed ecco
snelli, eleganti cavalli bradi che pas-
ma bella se la notte si riposa bene. Io
mi addormento contando le stelle»,
dice uno di loro. «Portiamo un quintale di vino quassù, ma ne offriamo
anche a chi viene a trovarci di qua».
Portano un gruppo elettrogeno, ma è
il fuoco che dà luce di notte.
Pane, angurie, formaggi, prosciutto,
pasta, carne che conservano ravvolta
in una busta nella vasca di acqua gelida, il loro freezer.
«Un giorno chiameranno anche noi
sano. Più giù si sentono i campanacci
delle mucche podoliche. Danno poco
latte ma di gran pregio. È una vacanza estrema, nel Parco del Cilento.
Dove i nomi sono dolci come le favole. Valle dell´Angelo è il paese più
vicino, rischia di sparire. Uno dei
due più piccoli in Campania: 406
abitanti ufficiali, in realtà 197. L´ultimo bambino è nato tre o quattro
anni fa.
La scuola elementare è chiusa, mancano alunni, ci sono solo vecchi,
molti hanno 90, anche 100 anni.
Si chiama “Acquachesuona”, lo
slargo dei tre eremiti, perché c´è una
sorgente di acqua gelida e purissima
con una vasca per gli animali che
passano. Sono accampati qui i tre.
Correggono loro: «Noi mettiamo le
tende in paradiso. Per 15 giorni,
niente telefonini e orologi». Contano
le albe. «Portiamo una tenda. Ma non
ci dormiamo mai sotto.
Solo la notte di Ferragosto, c´era
vento. E la notte dopo, era freddo».
Hanno brande e materassi sotto il
faggio 24. «Questa vacanza è dura
L’azienda Fariello di Ascea entra nel Guiness dei Primati
A Vallo realizzato un maxi materasso da sogno
La FARIELLO – MATERASSI, azienda
cilentana leader nella produzione di
materassi di qualità artigianale, sfida
il GUINNESS dei Primati per il record del MATERASSO PIÙ
GRANDE DEL MONDO da 16
metri x 19, capace di accogliere 200
persone contemporaneamente. Lo
straordinario evento si terrà a Vallo
della Lucania (SA) sabato 06 settembre 2008 dalle ore 12,00 in
avanti. Le maestranze della FarielloMaterassi realizzeranno in diretta e
davanti al pubblico il materasso che
sarà iscritto nel “GUINNESS –
WORLD RECORDS”. Due enormi
cuscini di 8 (otto) metri cadauno
completeranno il letto più grande
del mondo. Il “Maxi materasso in
cifre”: mtl. 16x19; altezza di 50cm.
circa. L’equivalente di 100 materassi
matrimoniali assemblati in uno.Vero
Guinness: si sente spesso parlare di
Guinness dei Primati, ma un vero
Record è solo quello che segue la
procedura rigorosissima del GWR
(Guinness World Record) di Londra.
Non basta, insomma avere un’idea
bizzarra, cercare di realizzarla e
mandare qualche foto. E’ necessario
ricevere l’OK dal Gran Giurì di Londra, e soddisfare tutte le richieste.
La domanda ha risposto a tutti i cri-
teri imposti dal GWR ed in seguito
a ciò è arrivata l’iscrizione al ruolo
n° 223194. Potrà chiamarsi davvero
Guinness, perché ci sarà la presenza
di un pubblico ufficiale appositamente incaricato che verificherà
non solo le dimensioni, ma il soddisfacimento di ogni altra prescrizione
prevista dal regolamento. Tempi di
lavorazione: la lavorazione del maxi
materasso durerà all’incirca 10 ore
impegnando una squadra di 20 volontari. Dalle 7e30 del mattino di sabato 06 settembre 2008, i volontari
cominceranno il trasporto delle materie prime dalla fabbrica di materassi Fariello verso la piazza di Vallo
della Lucania e cominceranno ad assemblare singolarmente ogni pezzo
nella stessa. La prima operazione
sarà la giuntura di 100 (cento) reti
di misura 160x190cm. una per una,
che serviranno da base per il mate-
rasso e alla lavorazione dello stesso.
In seguito, si distenderà il tessuto
sulle stesse. Sulla base precostituita
si apporranno 100 lastre di poliuretano espanso dalle misure di
160x190 cm. cadauna. Sulle stesse
verranno posti i molleggi, infine gli
stessi saranno rivestiti dalle lastre di
poliuretano e poi di nuovo dal tessuto. Alla fine di questa operazione
si procederà alla cosiddetta “bordatura” del materasso, cioè alla cucitura del tessuto superiore con le
fasce laterali.Area occupata dal maxi
materasso: la superficie occupata
sarà pari all’equivalente di 100 materassi matrimoniali (con misure di
160x190), circa 304 m². per una superficie piana di metri 16x19. L’altezza dal suolo, considerate le reti
poste come area di lavoro, sarà di 1
metro circa. Trasporto: il trasporto
avverrà attraverso furgoni dell’azienda Fariello e comincerà dal
primo mattino. Ora stimata 7:30 del
06 settembre 2008. Lo spettacolo: è
stata prevista la sistemazione di un
palco e di vari tavolini per autorità
e ospiti vari. Ma la grandezza del materasso, vista anche la ottima visualità della piazza di Vallo, permetterà a
tutti di vedere lo spettacolo più
grande del mondo.
all´Isola dei Famosi». Non c´è gas,
niente che possa inquinare. Lavorano
molto. «Il primo giorno si monta la
tenda e si cerca legna. Piccoli tronchi per tavoli e sedie. E brace. Poi, il
tubo che prende l´acqua dalla sorgente. Per lavello e doccia».
Il televisore prende tutti i canali.
Carte: tressette, briscola, scopa.
Quest´anno c´è anche Pietro, figlio
di Giovanni, ha 9 anni. La montagna
lo ha già rapito. Vive dentro le favole
che i suoi piccoli amici leggono o sognano. Dà il nome ai cavalli e li
chiama. Hanno occhi teneri, i cavalli,
quando guardano Pietro. Che conosce anche le volpi, ma la sera si spara
un razzo per allontanarle. Gli scoiattoli. Che afferrano le noccioline e
sputano le bucce.
È uno dei giochi del tramonto per
Pietro. Prima che si sentano gufi e civette. Le albe sono segnate dal passaggio degli uccelli, svetta nei cieli il
nibbio reale.
Da Valle dell´Angelo sono saliti Peppino D´Amico e Angelo Coccaro,
detto Alì, lo chiamano così gli olandesi. È un filone di turismo che Peppino e Alì coltivano. Andarono tanti
in Olanda, Germania e Inghilterra
tempo fa, d´estate tornavano con i
nuovi amici. Olandesi, tedeschi, inglesi. Arrivano ora figli, «l´Italia per
loro è questo bosco».
Non c´è albergo, ma i turisti trovano
posto nelle case di chi non c´è più.
Case restaurate: solo i bagni rifatti,
poi tutto come prima. La più bella
era di Anna, l´ultima lattaia. Pende
dalle travi il suo secchio lucido, alla
porta il cappellaccio e il pastrano. Un
piccolo museo. Per non cancellare la
memoria di un paese che lentamente
se ne va. Bella idea di Alì e Peppino.
Agli stranieri piace.
«Il turismo è possibile qui, è la mia
idea fissa». Se ne parla sullo slargo
di Acquachesuona. E i lupi? La domanda li scuote. Il bosco non è solo
favola.
Ha incubi sottili. Dicono di averli
visti. Dicono. Ma ci sono davvero?
Peppino D´Amico lascia un dubbio,
con il suo racconto. Fotografa le impronte.
Le tracce dei cinghiali sono evidenti:
una scia nera che solleva le zolle. I
lupi no, quelle sono nitide nella neve
e sul prato.
Lui le ristampa sul faggio o sull´ontano più vicino, un segnale rosso e
bianco per ricostruire così il sentiero
dei lupi. Ma ci sono? Si insiste, e
l´orgoglio di Alì devia la domanda
verso una leggenda.
Quella dell´ultimo luparo. Carmelo
Nigro, “Zio Carmelo il luparo”, è
morto a 102 anni poco tempo fa.
Mingherlino, agile, lo sguardo tagliente. «Si faceva portare da vecchio nel bosco, nella zona di
Mercuri, dove sono le tane dei lupi.
Lui le conosceva». Zio Carmelo vi
ha costruito una vita. Catturava un
lupetto e lo mostrava in giro.
Passava da contadini e pastori. «Ne
ho preso un altro», si vantava. «Iddio
vi benedica, Zio Carmelo, grazie».
Lo ripagavano con olio, formaggio,
uova. A volte esibiva la pelle dei
lupi, uccisi da chissà chi. Altre benedizioni, altro formaggio. Oggi a
Valle dell´Angelo pensano che Zio
Carmelo non abbia mai ucciso un
solo lupo. Li conosceva e li amava.
Eliminandoli, sarebbero finiti anche
i regali. Li ha lasciati vivere, e sul
terrore del lupi viveva anche l´ultimo
luparo.
La cima del Cervati è ancora più
scura. Quasi sera. Alì e Peppino aiutano i tre ragazzi del bosco. Smontano la tenda, caricano i materassi,
lanciano sullo slargo gli avanzi: pane
raffermo, limoni, angurie, un po´ di
carne e formaggio. «Saranno felici le
volpi». Nel bosco c´è cibo per tutti. Il
primo pasto è delle pecore, prendono
il meglio.
Le mucche abbastanza. I cavalli
tutto, persino i rami. I cighiali la
farla, un fiore che spunta dal tronco
dei faggi. Franco, Giuseppe, Giovanni con il figlio Pietro sono pronti.
Rassegnati.
I fuoristrada hanno il motore acceso.
«Dimenticavo l´amaca, me l´hanno
regalata, non l´ho piazzata, non ho
avuto un attimo di tempo libero»,
sorride Franco Marino, sempre indaffarato. Non si accorge del paradosso. Portano via tutto e forse
niente. Lasciano qui la loro vita, i ragazzi del bosco. Da quindici anni tornano ogni estate. A riprenderla.
Antonio Corbo
tratto da “La Repubblica”