Val Rendena, sbagliato spostare la guardia

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Transcript Val Rendena, sbagliato spostare la guardia

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Val Rendena, sbagliato
spostare la guardia medica
n questi giorni stiamo assistendo,
purtroppo, a una forte contrapposizione tra i sindaci dell’Alta Valle
Rendena e i sindaci della Bassa Rendena in riferimento all’annosa questione dello spostamento della Guardia Medica da Fisto a Pinzolo previsto per l’1 marzo. La vicenda è stata
portata anche all’attenzione del Consiglio Provinciale di Trento da parte
del gruppo consigliare Civica Trentina.
Non pretendo di insegnare il mestiere ai nostri amministratori locali, tenendo da conto che sono quasi 6 anni che non partecipo a nessuna competizione elettorale, ma desidero soltanto esporre le mie considerazioni
da semplice cittadino e, da residente di Pinzolo, esprimo la mia contrarietà allo spostamento della Guardia
Medica, per una serie di ragioni.
In primo luogo, non ritengo che sia
giusto nei confronti dei residenti degli altri comuni della Rendena spostare un servizio così essenziale, soprattutto dal punto di vista logistico:
se per noi di Pinzolo potrà essere ovviamente più comodo usufruire di
questo servizio, non penso però che
per i cittadini del nuovo comune di
Porte Rendena potrà essere lo stesso.
Oramai non ci sono più le condizioni per tutelare esclusivamente «il proprio orticello» e credo che proprio il
sindaco di Bocenago Walter Ferrazza, intervistato lo scorso novembre
abbia centrato il problema dicendo
che «È necessario ragionare in termini unitari nella nostra valle; ci vogliono soluzioni univoche e non credo ci
siano più le condizioni per assumere
delle decisioni a livello di micro-economia o di micro-sviluppo»; in queste poche parole penso che ci sia tutto quello che serve per poter risolvere questa situazione in maniera unitaria.
In secondo luogo, non vorrei che anche la nostra Valle si prestasse a subire nuovamente delle politiche sanitarie inaccettabili: hanno già ridicolizzato l’ospedale di Tione, da ultimo con la riduzione degli orari, e portare il numero delle Guardie mediche
da 35 a 20 sarebbe soltanto un’altra
occasione per centralizzare dei servizi essenziali e, di conseguenza, isolare ancora una volta delle realtà locali, dove anche nelle quali risiedono delle persone che cercano faticosamente di sbarcare il lunario e che
pagano le tasse (non proprio basse).
Io ritengo che le riforme sanitarie che
L’Isola di Giovedì
Harper Lee, c’è l’amore oltre la siepe
I
PAOLO GHEZZI
(segue dalla prima pagina)
... dritta al cuore delle cose. Nel suo capolavoro
«To Kill A Mockingbird» (Uccidere un tordo
beffeggiatore, o usignolo, come si è detto in
Italia), titolo ben più sanguinante della versione
italiana di buio e siepe, ha dato un nome alle
due polarità più decisive dell’umana esistenza:
l’amore e l’odio. L’odio per l’uomo nero, in una
profonda provincia sudista e razzista,
l’Alabama, avrebbe portato a sacrificare un
innocente; l’amore per l’uomo perseguitato
muoveva la coscienza e il coraggio
dell’integerrimo avvocato Atticus Finch (che
sullo schermo è stato reso indimenticabile dal
nobile, straordinario volto di Gregory Peck).
Chi volesse ascoltare, piuttosto che leggere, «Il
buio oltre la siepe», può trovare in rete, sul
podcast di «Ad alta voce» - Radio3, il libro
parlato con la meravigliosa voce di Manuela
Mandracchia, ironica e appassionata, che ci
restituisce il punto di vista innocente
intelligente e curioso di Scout, la bambina
narratrice, figlia di Atticus.
Se sulla terra prevalga l’odio (come spesso
appare, com’è certificato ogni giorno dalle
breaking news in tv) o piuttosto l’amore (che ci
è necessario come l’aria, ma a volte si
nasconde, sfuggente come un uccello elusivo) è
questione assai dibattuta e impossibile da
risolvere, qui su una piccola isola.
Ma, in una bottiglia portata a riva dalla risacca,
ci arriva proprio un inno all’amore firmato
Harper Lee, 15 aprile 1961 (articolo pubblicato
stanno attuando sia a livello nazionale che provinciale non porteranno da
nessuna parte e forse chissà quelle
poche persone che anni fa denunciarono con coraggio tutte le criticità
che riguardano il nostro sistema sanitario non erano così pazze come
volevano farci credere, e chissà zittirli per portare a casa qualche voto
in più potrebbe essersi rivelata una
strategia al limite della decenza e in
barba alla considerazione fondamentale che noi tutti facciamo parte di
uno Stato Sociale.
Concludendo, vorrei chiedere ai nostri amministratori di proseguire nella via del dialogo per risolvere que-
l direttore dell’Adige Giovanetti, nel
suo editoriale a proposito
dell’intenzione da parte dell’Austria di
ripristinare i controlli al valico del
Brennero, ha scritto una grande verità
che deve farci riflettere: «La gravità di
quanto sta avvenendo non è percepita
nella sua dimensione e nelle sue
conseguenze devastanti né dall’opinione
pubblica europea, né dalle élite
politiche». Ecco il problema sta proprio
qui, in questa mancata percezione prima
e consapevolezza poi di ciò che sta
succedendo e di quanto sia reale il
rischio che questi eventi se realizzati ci
ricaccino tutti in un vicolo cieco, in un
cunicolo pieno di negatività e
arretratezze. La paura ritorna ad essere
la protagonista indiscussa, la ispiratrice
di scelte scellerate che possono subire
una ulteriore accelerazione in
conseguenza dei prossimi appuntamenti
elettorali che interesseranno l’Austria (a
fine aprile si voterà per la presidenza e in
alcune regioni). Lo conosciamo bene
quanto lo spauracchio dell’immigrazione
possa condizionare la rincorsa ai
consensi elettorali e quanto possa essere
di effetto la risposta attraverso la
costruzione di muri, il ripristino di sbarre
I
dalla rivista Vogue). Anche lei, come tanti nei
secoli, come la magnifica voce di Joni Mitchell
parecchi anni dopo, è rimasta folgorata dalla
prima lettera ai Corinzi, quell’inno dell’apostolo
Paolo alla carità: rivoluzionario quando dice
che anche la pienezza della fede è nulla se
manca l’amore.
«L’amore - scrive Harper Lee - è un paradosso:
per averlo, dobbiamo darlo». E ancora:
«L’amore purifica. La sofferenza non ha mai
purificato nessuno».
Ma le cose più belle, l’autrice del Buio le scrive
sulla relazione indissolubile tra amore e
creazione artistica: «L’amore trasforma. Perché
mai quando non la troviamo nella Bibbia o in
Shakespeare, il più delle volte la normalità che
cerchiamo salta fuori dalle pagine del Don
Chisciotte? Perché Cervantes, provando un
amore assoluto per la vita, ne rese immortali le
sfumature… La taccagneria non ha mai scritto
un buon romanzo. L’odio non ha dipinto La
nascita di Venere. L’invidia non ci ha rivelato
che l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa
è uguale alla somma delle aree dei quadrati
costruiti sui cateti. Ogni creazione
dell’intelletto umano che ha resistito al
trascorrere del tempo è nata dall’amore,
l’amore per qualcosa o per qualcuno. Ed è
addirittura possibile amare la matematica».
Parole sante, cara Harper Lee, dovunque tu ti
sia involata dalla tua casa in Alabama. È
matematico: l’importante è l’amore. Che buca il
buio, che scavalca le siepi. Che salva gli
usignoli.
sta situazione incresciosa e chiedo
anche ai politici locali di battere qualche un colpo in più e farsi sentire: nonostante le ultime elezioni amministrative abbiano portato un po’ di rinnovo nella nostra regione, vedo già
alcuni politici che non stanno ascoltando più la base del proprio elettorato, che nominano in posizioni di potere i soliti soldatini dei cerchi magici e che si fanno vivi soltanto se nelle vicinanze è presente qualche telecamera in più.
Chi deve farsi avanti lo faccia, perché
su temi come questi non si può più
scherzare.
Sergio Manuel Binelli
I
I miei tanti «grazie»
per i soccorsi a papà
Q
uella notte del 5 febbraio non
la dimenticherò mai, fin che vivrò. In quella notte tutto è cambiato, tutto può cambiare in un solo
instante.
Desidero ringraziare di cuore tutti i
volontari della Croce rossa gruppo
Val di Ledro e dei Vigili del fuoco, uomini e donne che mettono a disposizione il loro tempo libero di giorno e
di notte per aiutare gli altri, un dono
prezioso per la nostra valle (fin che
non ne abbiamo bisogno non ci ren-
L’Austria e le barriere
L’Europa indebolita dagli egoismi
RENZO DORI
e controlli di frontiera, lo stendimento di
rotoli di filo spinato. Sappiamo anche
altrettanto bene quanto quei
provvedimenti inneschino dinamiche di
restringimento delle libertà e della stessa
democrazia. Dov’è finito, viene da
chiedersi, quella visione aperta, piena di
speranze che ispirò i fondatori
dell’Europa? Oggi cancellare Schengen,
minarne la sua validità e la conseguente
libera circolazione dei popoli all’interno
dell’Europa, significa di fatto sferrare un
colpo mortale ad una Entità già
fortemente indebolita da egoismi e
rivendicazioni di sovranità. Che senso
può avere quel pensiero forte
dell’Euregio che doveva costruire
rapporti sempre più stretti fra Tirolo e
Trentino Alto Adige? Come sarà possibile
sentirsi cittadini europei (anche per
quelli più «tiepidi» o critici) se si
ripristineranno i vecchi confini, i muri, i
reticolati, le guardiole con militari. Muri,
confini, reticolati, militari non
riusciranno a fermare un fenomeno
epocale (non transitorio o di breve
periodo) come quello migratorio, ma
rinchiudendoci ci faranno perdere una
delle grandi conquiste del ventesimo
secolo: l’Europa. Questa Europa certo
ricca di contraddizioni, debole, non
ancora federata, ma pur sempre ricca di
grandi potenzialità e depositaria
incontestata di diritti e democrazia.
Scriveva Edelman nel 1998: «È assurdo
pensare, come si fa in Occidente, che qui
si possa mantenere a lungo un ghetto per
i ricchi. Che i muri intorno all’Europa
possano fermare gli affamati. La fame
distrugge ogni muro. E gli affamati
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diamo conto di come è fondamentale il loro aiuto), la Centrale operativa
Trentino Emergenza che ha saputo
cogliere immediatamente la gravità
della chiamata e ha risposto in maniera tempestiva con i mezzi e le persone adeguate; il Nucleo elicotteri
della Provincia di Trento e soprattutto tutto l’equipaggio dell’elisoccorso.
Desidero ringraziare infinitamente e
in modo particolare quel medico dell’elisoccorso, di cui purtroppo non
conosco il nome, che quella notte è
volato da Trento in Val di Ledro, e ha
mantenuto la promessa che mi ha fatto. Se non ci fosse stato lui, mio padre oggi non sarebbe qui. Purtroppo
non posso dire lo stesso dell’«intervento-non intervento» della guarda
medica, purtroppo e lo dico senza polemica, del tutto inadeguato. Un grazie di cuore a tutti coloro che si sono
attivati e hanno reso possibile l’abilitazione della piazzola al volo notturno in Val di Ledro, inaugurata solo poche settimane fa.
Il primo volo notturno di soccorso è
stato fatto proprio quella notte. Un
ringraziamento enorme a tutto e dico tutto il personale del reparto di
Terapia Intensiva dell’ospedale Santa Chiara di Trento, medici, infermieri, ausiliari, tutti. Ho girato numerosi
ospedali e reparti con papà in questi
anni, ma mai ho trovato tanta umanità, sensibilità, attenzione, professionalità. Una «rianimazione aperta» come la definiscono loro, che fa bene al
paziente e ai familiari, ed è vero. Certe volte basta così poco, una parola
di conforto, il modo in cui si dicono
le cose, l’attenzione alla persona, al
paziente, non un modo di dire, come
spesso si sente o si legge, ma la dimostrazione di come davvero dovrebbe
essere in tutti i reparti. Siete davvero speciali. In questi luoghi e in questi momenti, dove attendi lì in una
stanza, impaurito e impotente, dove
leggi negli occhi di tutte le persone
che sono lì come te l’angoscia, il dolore, la paura tra le lacrime, lì capisci
davvero quali sono le cose importanti della vita, lì siamo davvero tutti
uguali, lì non conta chi sei, che lavoro fai, quanto guadagni o cosa hai, lì
davvero cambia tutto.
Dovremmo fermarci e riflettere, spesso lo diciamo, ma provarlo è qualcosa che ti cambia davvero. Infine, ma
non sicuramente per ultimi, desidero ringraziare tutte le persone che ci
sono state vicine, anche se alcune fisicamente lontane, ognuno in modo
diverso, ognuno in modo prezioso.
Grazie a tutti gli angeli del soccorso,
grazie infinite a tutti.
Alice Mora - Bezzecca (Ledro)
dell’Africa arriveranno da voi. Nessuna
legge che limiti l’immigrazione vi
proteggerà. Qui sorgerà una nuova
cultura, un po’ europea, un po’ asiatica,
un po’ araba, e africana, frutto
dell’immigrazione, che nessun cannone
né confine fermerà. Nessuno ha mai vinto
contro la gente affamata». O che fugge da
guerre e terrorismo, aggiungo io. A quasi
venti anni di distanza quelle parole ci
ricordano quanto sia assurdo credere
che qualche muro, o reticolato ci metta al
sicuro. È necessario ora più che mai
abbandonare le vecchie «ricette», le
risposte «muscolose» per percorrere con
impegno, coraggio e serietà, per il bene
nostro e dei nostri figli, l’unica strada
possibile quella della mediazione e della
solidarietà nazionale e internazionale. La
storia anche recente ci ha insegnato che i
muri non possono che portare
discriminazione, negazione di diritti,
esclusione e violenza, la solidarietà
invece porterà inclusione, democrazia,
libertà e affermazione dei diritti della
persona. La scelta spetta come sempre a
noi singoli cittadini, alle comunità e ai
governanti che vogliamo illuminati.
Renzo Dori
Presidente Apsp M. Grazioli - Povo
Per lui
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A6022076
50 giovedì 25 febbraio 2016