Rassegna stampa 25 febbraio 2016

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Il Piccolo 25 febbraio 2016 Attualità Talco cancerogeno, nei guai la J&J Il colosso risarcirà con 72 milioni di dollari una donna morta per un tumore WASHINGTON. Con una sentenza controversa che sta già dividendo la comunità scientifica, una giuria del Missouri ha condannato la multinazionale americana Johnson & Johnson (J&J) a pagare un risarcimento record di 72 milioni di dollari (oltre 65 milioni di euro) alla famiglia di una donna morta di cancro alle ovaie a 62 anni, per il presunto uso prolungato del borotalco Baby Powder per l’igiene intima. Si tratta del primo verdetto del genere negli Stati Uniti per l’utilizzo del talco, ma oltre 1.200 cause sono ancora pendenti ed altre, secondo gli esperti, potrebbero aggiungersene dopo quella del Missouri. La donna, Jackie Fox, 62 anni, di Birmingham, in Alabama, è morta l’anno scorso dopo avere usato per 35 anni il borotalco della Johnson & Johnson. I suoi avvocati hanno sostenuto che il gruppo sapeva dei rischi di cancro legati al prodotto e ha omesso di informare i consumatori, come sarebbe emerso anche da alcuni memo interni dell’azienda presentati al processo. La società, ritenuta responsabile di frode, negligenza e congiura, ha preannunciato appello. «Simpatizziamo con la famiglia ricorrente, ma crediamo fermamente che la sicurezza del talco cosmetico sia sostenuta da decenni di prove scientifiche», ha commentato un portavoce della Johnson & Johnson. Da anni ci sono timori che l’uso del talco in polvere, soprattutto sui genitali, possa aumentare il rischio di cancro alle ovaie, ma le prove non sono unanimi e definitive, come ammette anche una organizzazione del settore, la charity Ovacome. Questa precisa che lo scenario peggiore è che tale uso possa accrescere di un terzo la possibilità di sviluppare una patologia comunque rara. Anche la International Agency for Research on Cancer evoca la probabilità, classificando il talco usato sui genitali come «possibile carcinogeno». Tutto è legato al talco, che nella sua forma naturale contiene l’asbesto (amianto), un minerale cancerogeno. Tuttavia dal 1970 è sul mercato il talco “asbestos-­‐free” e anche gli studi su questo prodotto hanno fornito risultati contraddittori. Sulla possibilità che l’uso del talco possa aver provocato un cancro alle ovaie resta scettico Leonardo Celleno, direttore del Centro di ricerche cosmetologiche dell’Università Cattolica di Roma: «Lo ritengo molto, molto improbabile. È il primo caso che sento in assoluto, rimango perplesso». Regione Brevi Salute. Convegno nazionale sull’endometriosi Sabato 5 marzo a Roveredo in Piano nell’auditorium di via Carducci si terrà il convegno nazionale “Endometriosi: sintomi e conseguenze”. L’iniziativa farà il punto sulla conoscenza medica ad oggi raggiunta su questa malattia e sulle conseguenze per chi ne soffre. L’allarme degli ospedali per lo strapotere dei rettori Sotto tiro l’intesa che rivede equilibri e rapporti di forza tra assistenza e didattica in vista della creazione delle nuove Aziende sanitarie universitarie integrate di Diego D’Amelio. TRIESTE. L’ultimo seme della pianta organizzativa della riforma sanitaria regionale sta per essere gettato. La giunta ha infatti approvato il protocollo fra la Regione e le università di Trieste e Udine, che prevede nei prossimi mesi la nascita delle Aziende sanitarie universitarie integrate (Asui), che segneranno la fusione fra le Aziende ospedaliero-­‐
universitarie “Ospedali riuniti” di Trieste e “S. Maria della Misericordia” di Udine e le rispettive Aziende per l’assistenza sanitaria, la n. 1 Triestina e la n. 4 Medio Friuli. Oltre al riassetto aziendale nelle due province, il protocollo sostituisce gli accordi attualmente 1 riguardanti Trieste e Udine, creando regole uniformi sul rapporto fra atenei e strutture del Sistema sanitario regionale rispetto alle attività di assistenza che il personale universitario svolgerà presso ospedali e distretti. Le Asui costituiranno dunque il luogo di incontro dell’assistenza con didattica e ricerca: se gli ospedalieri parteciperanno alla formazione, l’università userà la casistica del Sistema sanitario. L’intesa riguarderà anche il Burlo di Trieste e il Cro di Aviano. Le Asui e una nuova disciplina dei rapporti Regione-­‐Università erano previste fin da subito dalla riforma dell’assessore Maria Sandra Telesca, che ha per questo affidato a due commissari le Aziende ospedaliero-­‐universitarie e quelle per l’assistenza sanitaria di Trieste e Udine, preparando nel corso dell’ultimo anno il protocollo fra rappresentanze regionali e universitarie, integrato solo successivamente dall’apporto delle Aziende e del Burlo. Il testo approvato dalla giunta passerà ora in commissione e sarà poi oggetto di confronto con i sindacati. Il testo assegna ruolo centrale ai due atenei, i cui rettori faranno parte del previsto organo di coordinamento assieme al presidente della Regione e all’assessore alla Salute. Come stabilito dalla legge nazionale, i direttori generali delle Asui saranno designati congiuntamente da Regione e rettori, pescando dall’elenco nazionale dei manager pubblici istituito dalla riforma Madia. Novità di non poco conto è che le università valuteranno assieme alla Regione l’operato dei direttori generali, i loro piani di programmazione e i bilanci da essi apprestati. I rettori esprimeranno un parere anche sulla nomina del presidente del collegio sindacale e parteciperanno alla creazione dell’organo di indirizzo dell’Asui. E, ancora, forniranno al direttore generale la terna di nomi per la scelta del coordinatore scientifico, che seguirà i programmi di ricerca che coinvolgono le Asui. La dialettica ospedale-­‐università preoccupa non poco i medici del Ssr, che sono l’80% del totale e che sono stati più volte critici per non essere stati coinvolti da subito nella stesura del protocollo, ma solo dopo la prima fase di consultazione fra Regione e atenei. È in particolare la stretta sui doppioni dei reparti ospedaliero-­‐universitari a far discutere, dal momento che il protocollo mette definitivamente nero su bianco la divisione dei primariati fra ospedalieri e universitari. Il documento assicura valorizzazione paritaria di ruoli, funzioni e retribuzioni del personale di ospedale, distretto e università, prevedendo gli stessi diritti, doveri e incentivi per l’impegno offerto nell’assistenza. Ciò comporterà dunque il lavoro in turno anche per gli universitari e la vigilanza del direttore generale sulla loro opera presso ospedale e territorio, dove gli accademici presteranno metà del proprio lavoro, ricevendo un compenso aggiuntivo a quello dell’università. Secondo Telesca «il protocollo disciplina in forma integrata i rapporti fra assistenza, didattica e ricerca. Saranno tutelate le aspettative di crescita professionale sia dei dirigenti dell’università che di quelli dell’ospedale: da una parte, la selezione dei direttori dei dipartimenti avverrà sulla base della competenza amministrativa, dall’altra la razionalizzazione dei primariati ha mantenuto le proporzioni fra vertici ospedalieri e universitari». Trieste Tagli a Cattinara, Forza Italia spara a zero Contestata la soppressione della Prima Chirurgica. «Ennesima penalizzazione della sanità triestina» La chiusura della Prima chirurgica di Cattinara decisa dalla giunta regionale, in attuazione della riforma sanitaria, rinfocola le polemiche politiche del centrodestra. Dopo l’attacco frontale di Bruno Marini, seguito a ruota da Cgil e Cisl, è sempre Forza Italia a farsi sentire. Stavolta con Sandra Savino: «La legge è l’ennesimo smembramento dell’eccellenza triestina che ancora una volta è stata sacrificata per le “bandierine” da piantare della Serracchiani», rileva la parlamentare berlusconiana. «Denunciamo questa metodologia da tempo -­‐ rimarca -­‐ abbiamo spiegato che la riforma a firma Telesca avrebbe portato al taglio di oltre 240 posti letto, in questo scenario il Pd ha fatto quadrato in difesa dei propri amministratori e ora i nodi 2 vengono al pettine. La chiusura del reparto porterà inevitabilmente a dei disagi per i cittadini nonostante ci si affanni a dire di no». La coordinatrice forzista è convinta di trovarsi davanti a un paradosso: «Sono proprio i medici a criticare questa riforma, ovvero quelli che dovranno poi fare i conti con i cittadini che non troveranno più l’eccellenza di prima -­‐ insiste Savino -­‐ eppure Serracchiani può andare nei salotti nazionali a vantarsi, tanto lei mica lavora a contatto con la gente che sta male, quelli sono problemi di altri». È anche il fronte del Consiglio comunale a mobilitarsi, con il capogruppo forzista Everest Bertoli e la consigliera del Pdl Manuela Declich: «La sanità regionale, e in particolare quella triestina, era ai primissimi posti non solo per l’andamento dei conti pubblici, ma soprattutto per i risultati di salute conseguiti -­‐ sottolineano -­‐ nonostante tutto ciò, la riforma regionale la penalizza, decidendo di tagliarne pezzi importanti. Tra pochi giorni sparirà l’unico reparto ospedaliero di Chirurgia a Trieste, ennesimo passo e purtroppo non definitivo che rischia di azzerare quanto di buono fatto nel corso di decenni. A questo punto -­‐ concludono Bertoli e Declich -­‐ ci si rende perfettamente conto che la politica regionale in questo campo, con il colpevole silenzio delle istituzioni triestine, a cominciare dal sindaco Roberto Cosolini, è penalizzante per la città, pericolosa, arrogante e pasticciona. Combattere i disservizi crescenti per i triestini, sviluppare le professioni sanitarie ed esercitare fino in fondo la funzione di autorità garante della salute dei cittadini è il compito del sindaco».(g.s.) Monfalcone La mappatura dei tumori svelata da un nuovo studio Pronto il rapporto epidemiologico e ambientale riferito a tutto il monfalconese Sulla Regione è pressing per divulgare un lavoro scientifico di tipo georeferenzia di Giulio Garau. È pronto, completato, il nuovo studio epidemiologico e ambientale sull’incidenza dei tumori legati all’inquinamento nell’area monfalconese. Segue quello dedicato alle donne isontine e reso noto poco tempo fa. Anche questo è stato realizzato dal team di esperti coordinati dal professor Fabio Barbone, triestino, docente all’Università di Udine. Ed è anche stato consegnato all’Arpa, nella piena disponibilità del direttore Luca Marchesi ma anche della Regione e in particolare dell’assessore alla Sanità Mariasandra Telesca e di quello all’Ambiente, Sara Vito. «Appena pronti, a giorni, presenteremo i risultati» ha confermato la stessa Vito. Risultati che Monfalcone attende soprattutto dopo le proteste scoppiate per la scoperta, dopo oltre due anni, che la centrale A2A ha ottenuto (nel 2014) il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) fino al 2025 e che le permetterà di utilizzare il carbone fino a quella data grazie alle certificazioni ambientali e la situazione delle emissioni ben sotto i limiti. Regione, Provincia e Comune in ogni caso puntano all’abbandono del carbone e dopo la scoperta del rinnovo dell’Aia hanno avviato una battaglia politica aperta contro la centrale A2A annunciando pure iniziative legali. Lo hanno ribadito qualche giorno fa chiamando a raccolta amministratori, politici, comitati rionali, associazioni ambientaliste e cittadini al Kinemax dove soprattutto cittadini e rioni hanno fatto un pressing feroce sulle istituzioni perché siano resi noti quanto prima i risultati dell’ultima indagine. Poche settimane fa è stata resa nota quella sull’incidenza dei tumori sulle donne isontine per fattori legati all’inquinamento, sempre del professor Barbone. Ma stavolta c’è molta attesa per l’ulteriore indagine, perché si tratta di una ricerca scientifica di tipo georeferenziale, in pratica dovrebbe riuscire, come in una mappa a mettere in correlazione l’inquinamento di certe aree con l’insorgenza di patologie tumorali. Un’analisi che dovrebbe rivelarsi chiarificatrice anche sul fronte della presenza dei metalli pesanti. Analisi, ricerche e dati che, secondo molti, potrebbero offrire appigli concreti per una richiesta di revisone dell’Aia. Ne è convinto anche l’imprenditore Alessandro Vescovini, da sempre in prima fila nella battaglia contro la centrale A2A e il carbone e che proprio al Kinemax ha offerto a Regione, Provincia e Comune l’assistenza legale per riuscire a far decadere l’Aia. «Le istituzioni sono disponibili a 3 collaborare, l’hanno detto chiaramente, del resto non potevano dare altro -­‐ commenta Vescovini -­‐ e la via per intervenire legalmente e tecnicamente c’è, perché sono stati commessi errori grossolani. Bisogna utilizzare gli ultimi studi epidemiologici e il nodo riguarda la base sulla quale è stato costruito il rinnovo dell’Aia. È stato cambiato il modello diffusionale, ovvero come avviene la ricaduta delle emissioni dal camino di A2A e questo è il vulnus». Secondo l’imprenditore nel ’99 il modello diffusionale era diverso e così è successo anche nel 2009, quando A2A ha ottenuto l’Aia che ora grazie al decreto del 2014 resterà valida per altri 16 anni, ovvero fino al 2025. «Il fatto nuovo emerso anche dai nuovi studio Arpa -­‐ aggiunge l’imprenditore -­‐ è che il modello diffusionale è cambiato e si utilizza questo come chiavistello per chiedere al revisione dell’Aia. Non sono quelle le ricadute e soprattutto non sono stati considerati i metalli pesanti. Nel 2009 per rinnovare l’Aia si sono ripresi i documenti del ’99». Vescovini ha annunciato pubblicamente di volersi mettere a disposizione: «Ma stavolta, se lo vogliono fare davvero, bisogna lavorare in maniera seria e non male come è avvenuto finora -­‐ conclude -­‐ Gli enti locali hanno prodotto documenti senza consultare gli esperti, completamente sbagliati alla luce dei nuovi studi. E a questo punto sfido qualsiasi funzionario, nel caso si trovi un nesso di causalità, tra emissioni e patologie, a rifiutare una riapertura dell’Aia se ci sono evidenti rischi per la salute dei cittadini». Messaggero Veneto 25 febbraio 2016 Regione Bonus povertà, erogati i primi assegni Entro marzo liquidati 34,2 milioni. Altri 15 stanziati ieri. Sergo (M5s): troppi annunci senza seguito UDINE. L’erogazione dei primi contributi relativi alla misura attiva di sostegno al reddito adottata dalla Regione nel 2015 è stata avviata da parte di tutti i Servizi sociali dei Comuni e dovrebbe essere completata entro il 29 febbraio, come da previsione regolamentare. Il punto sull’avvio della misura è stato fatto ieri in consiglio regionale dall’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, sollecitata da un’interpellanza del consigliere pentastellato Cristian Sergo, mirata a fotografare lo stato dell’arte delle erogazioni. L’assessore non si è limitata a rispondere che “sì”, la prima tranche di erogazioni, relativa alle 2 mila 700 domande pervenute e valutate idonee durante il 2015 è iniziata, ma ha approfittato per fare il punto sulle risorse a disposizione e le ulteriori richieste di accesso alla misura arrivate dall’inizio dell’anno che portano il numero complessivo vicino alle 10 mila unità. «Un numero molto elevato -­‐ afferma Telesca -­‐ specialmente nei territori urbani, che ha comportato difficoltà a rispettare i tempi ottimali. Tuttavia, esaurita la fase di avvio, le erogazioni saranno sicuramente più rapide e potranno avvenire all’inizio di ogni bimestre». Con l’eccezione di quello in corso, che dovendo fare i conti con le naturali complessità di una misura al suo esordio, comprende anche il bimestre novembre-­‐dicembre laddove dovuto. Per rendere possibile l’erogazione del bonus, la Regione ha dunque provveduto al trasferimento delle risorse in due tranche successive. La prima da 10 milioni di euro all’inizio di febbraio, la seconda da 24,2 milioni qualche giorno fa. Totale: 34,2 milioni di euro. Cui se ne aggiungono 14,5 assegnati al capitolo della misura attiva ieri con un emendamento votato dall’aula che porta le risorse complessive a disposizione a quota 50 milioni. «Quando eravamo noi a dire che servivano i soldi non c’erano, oggi magicamente sono invece stati trovati», commenta sibillino Sergo che a proposito dei tempi di erogazione invita Telesca alla prudenza. «L’assessore -­‐ afferma ancora il consigliere del Movimento 5 Stelle -­‐ mi rassicura sul fatto che dopo le complessità della fase d’avvio i contributi saranno erogati sempre i primi giorni di ogni bimestre. Peccato che il prossimo inizi già il primo marzo. Insomma a giorni, con la 4 precedente erogazione ancora in pieno svolgimento. Consiglio a Telesca di evitare gli annunci». (m.d.c.) Udine Dalla Fondazione Crup fondi per anziani e famiglie in difficoltà Contributi per 500 mila euro a favore di 30 aziende D’Agostino: l’assistenza ai nonni è la nuova emergenza Si allunga l’aspettativa di vita della popolazione in Italia e anche in Friuli: di pari passo, si presentano tutti gli effetti connessi all’invecchiamento delle persone. Tra questi, il tema legato alla necessità di provvedere in maniera adeguata a soddisfare il dovere sociale e morale di sostegno diretto agli anziani nelle strutture protette, nonché alle loro famiglie, favorendo la domiciliarità. Per venire incontro a questo bisogno, la Fondazione Crup, negli ultimi quattro anni, ha destinato alle case di risposo e agli ambiti distrettuali delle province di Udine e Pordenone circa 2 milioni di euro. L’ente ha appena messo a disposizione 500 mila euro per cofinanziare le iniziative volte a migliorare la capacità ricettiva e l’offerta dei servizi delle case di riposo, nonché a favorire la domiciliarità dell’anziano attraverso il potenziamento del servizio di trasporto. Al bando hanno partecipato 38 enti tra aziende pubbliche di servizi alla persona (Asp), case di riposo private e degli ambiti distrettuali, enti e istituzioni non profit di natura pubblica o privata; sono state accolte 30 domande. Tuttavia, considerato che le domande superavano il budget a disposizione, i contributi sono stati concessi nella misura di 2/3 di quanto richiesto. I destinatari del finanziamento potranno sviluppare iniziative o interventi migliorativi dei servizi: in particolare per le case di riposo, acquisto di arredi, attrezzature e automezzi, l’assistenza domiciliare, nonché manutenzione delle strutture finalizzate al risparmio energetico e all’adeguamento delle norme di sicurezza; per gli ambiti distrettuali l’acquisizione di automezzi da utilizzare prevalentemente per il trasporto degli anziani. «Negli ultimi anni – dichiara il presidente Lionello D’Agostini – abbiamo acceso un faro su un problema, che si sta rivelando un’emergenza sociale: il rapido processo di invecchiamento della popolazione e, parallelamente, la tenuta del sistema di assistenza agli anziani, specie non autosufficienti. Le necessità sono molte e in progressivo aumento: gli enti pubblici faticano sempre più a gestirne le dinamiche, mentre le famiglie – spesso monocellulari – non riescono a reggerne, anche economicamente, il peso. Facciamo il possibile per intervenire sui due versanti». Lunga attesa e delusione ma le mozioni " saltano " L’amarezza del comitato Nascere a Latisana per il rinvio, dopo una giornata a Trieste Dalle 10 alle 19 aspettando una risposta che dovrebbe arrivare oggi, verso le 12 di Paola Mauro. LATISANA. Discussione rinviata a oggi alle 12. Dopo ore e ore d’attesa, forte delusione nelle rappresentanti del comitato nascere a Latisana che da ieri mattina e fino alle 19 hanno pazientemente seguito i lavori del consiglio regionale, in attesa della discussione delle due mozioni presentate per il mantenimento del punto nascita di Latisana. Una delusione mescolata a una buona dose di amarezza, quando alla richiesta, da parte di alcuni dei firmatari, di prolungare i lavori del consiglio, nel brusio sollevato dalla domanda, c’è anche chi ha risposto con il “gesto dell’ombrello”, come racconta lo stesso comitato nella sua pagina Facebook, da dove, ieri, ha tenuto un costante aggiornamento sui lavori. In rappresentanza del comitato ieri in aula c’erano una decina di auditori: «Tutte persone che hanno utilizzato un giorno di ferie per seguire i lavori del consiglio, un impegno dei cittadini che è stato ripagato in questo modo dai rappresentanti regionali – commenta amareggiata la presidente Renata Zago (nella foto in alto) che oggi sarà nuovamente a Trieste – anche l’invito del consigliere Ussai ad avere rispetto degli ospiti che erano lì per ascoltare un preciso argomento è stato completamente ignorato. Auspichiamo che la nostra presenza in consiglio venga recepita 5 come l’attenzione che il territorio ripone sulla questione punto nascita ma anche su come si muovono i rappresentanti. Ci auguriamo infatti che dalla discussione di domani mattina (oggi per chi legge, ndr) porti a esprimersi non nel più classico del politichese, ma in maniera chiara: non vogliamo sentire frasi del tipo “tempo congruo” e “adeguate risorse”». La seduta di stamattina sarà trasmessa in diretta streaming all’indirizzo http://www.fvg.tv/webtv/home così anche chi non potrà presenziare, potrà seguire i lavori del consiglio regionale: in discussione la mozione 178, firmata da Ussai, Bianchi, Dal Zovo, Frattolin e Sergo. Mozione 179, sottoscritta da Riccardi, Ziberna, De Anna, Marini, Novelli e Ciriani. Entrambe chiedono alla Regione di modificare la delibera di riordino del servizio sanitario, prevedendo una deroga, rispetto alle linee guida ministeriali, da concedere ai due ospedali periferici del Friuli, Tolmezzo a nord e Latisana a sud. Due diverse mozioni che però hanno gli stessi contenuti e soprattutto lo stesso obiettivo: passare oltre al parametro dei 500 parti all’anno, sulla scia di quanto già richiesto da altre regioni, in virtù della specificità dei bisogni delle aree geografiche interessate. «Entrambe le strutture – cita la mozione 178 – sono un presidio assolutamente indispensabile della rete ospedaliera regionale, al fine di garantire criteri di equità nell’accessibilità e nella fruibilità dei servizi sanitari, per tutti i cittadini». Sullo stesso piano anche la mozione 179, con un invito alla Giunta regionale, a rivedere la delibera del dicembre 2014, che ridisegnava la geografia sanitaria del Friuli, per quanto riguarda l’area materno infantile, reparto unico dei due ospedali di Latisana e Palmanova: «Si preveda la presenza del punto nascita in tutte e due le sedi – riporta la mozione – e si assuma tutte le determinazioni conseguenti e in coerenza al nuovo modello organizzativo». Gemona Zilli (Ln): sull’ospedale ci dicano la verità GEMONA. «La giunta regionale abbia poi il coraggio di dire la verità, e cioè che a Gemona non c’è più un ospedale, ma un “presidio per la salute”, senza continuare a prendere in giro i cittadini della pedemontana, che di giorno in giorno vedono ridotti i servizi essenziali sul loro territorio». La consigliera regionale Barbara Zilli (Ln) esprime il suo malcontento relativamente alla risposta ricevuta dall’assessore Maria Sandra Telesca dopo l’interrogazione che aveva presentato alcune settimane fa quando era cominciato il periodo di “sperimentazione” nei reparti del San Michele: o meglio, la non risposta, dal momento che l’assessore si è limitata a fare l’elenco di ciò che è stato fatto a Gemona in seguito alla riforma sanitaria e alla riorganizzazione del Piano emergenze. «Su chi ricada la responsabilità della “sperimentazione” o “simulazione” in atto al pronto soccorso di Gemona, non si sa». «L’unica cosa che la direzione aziendale è stata capace di fare – conclude Zilli –, è mandare alle famiglie del gemonese un volantino che dovrebbe spiegare la riorganizzazione del San Michele di Gemona, ma che invece è solo altro fumo negli occhi degli utenti. Sull’ambulanza a Chiusaforte, la giunta ha dimostrato per l’ennesima volta di non voler ascoltare le proposte del territorio ma, soprattutto, di non conoscerlo. Se per questo e altri provvedimenti previsti dal piano di emergenza ci fosse stata una vera condivisione e magari una simulazione prima di licenziarlo, tenendo conto del territorio e delle proposte dei cittadini, forse non saremmo, anche su questo campo, allo scontro». (p.c.) «Ci hanno scippato il pronto soccorso» Novelli (Fi) dopo la visita di Serracchiani e Telesca a Cividale. Soddisfatto il Pd CIVIDALE. Era prevedibile che l’entusiastico quadro sanitario dipinto, lunedì, dalla presidente Serracchiani e dall’assessore Telesca al termine di una visita istituzionale all’ospedale cividalese e alla sede del Distretto innescasse la miccia del dissenso. E così è avvenuto. «La riforma -­‐ pungola il consigliere Fvg di Forza Italia Roberto Novelli -­‐ è stata fortemente contestata dall’opposizione, ma pure dalla maggioranza dei sindacati dei medici e dagli operatori del settore: nonostante ciò, la governatrice e la titolare della delega alla salute 6 hanno sostenuto che il pasticciato piano di riordino è già riuscito a migliorare la sicurezza e i servizi ai cittadini. Perchè la giunta Fvg non dice la verità? Il pluricitato decreto Balduzzi afferma che, in seguito alla conversione di un ospedale per acuti in struttura per la post-­‐acuzie o in presidio territoriale, potrebbe essere necessario prevedere il mantenimento di un punto di primo intervento per un periodo limitato, per poi affidare il servizio direttamente al 118, come postazione territoriale (quindi con la sola presenza dell’ambulanza). La realtà è che ci è stato scippato il pronto soccorso, trasformato in un Ppi appunto, aperto sulle 12 ore. È la premessa alla chiusura definitiva, nonostante sempre il decreto Balduzzi preveda, per ospedali funzionali a zone disagiate (come quello di Cividale) la conservazione del pronto soccorso. E che dire poi del presunto potenziamento del 118, il quale, al contrario, ha perso l’ambulanza destinata a San Pietro al Natisone? Circa, infine, il piano del polo geriatrico, non ce nìè traccia nella relazione tecnica del commissario Delendi. Serracchiani e Telesca non hanno fatto altro che elencare cose che già esistono e funzionano o che erano programmate e finanziate da anni». Di parere antitetico il Pd cittadino: «La visita dei vertici regionali, con i quali ci siamo più volte confrontati sull’argomento -­‐ dichiarano la segretaria Paola Strazzolini e il capogruppo del partito in assemblea civica Massimo Martina -­‐, è servita a fugare molti dubbi. Abbiamo ricevuto decise rassicurazioni sul potenziamento dei servizi e sull’implementazione delle funzioni specialistiche. È stato garantito il mantenimento del reparto di medicina (con attivazione del centro geriatrico) e del day hospital chirurgico e si è concordato sulla necessità di aumentare i posti in Rsa, di procedere al rinnovo tecnologico, di climatizzare le sale operatorie. Prossimamente organizzeremo una riunione pubblica con l’assessore Telesca». (l.a.) Gorizia «Via libera ai prelievi a patto che La Salute sigli il protocollo» L’azienda sanitaria spiega i motivi dello stop all’associazione «La sospensione è legata all’inosservanza delle procedure» di Christian Seu. «La Salute può riprendere l’attività ambulatoriale legata ai prelievi anche domani, a patto che sigli il protocollo operativo di sicurezza che regola le procedure d’analisi». L’Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina prende posizione nella querelle che riguarda l’associazione lucinichese, che fino allo scorso luglio era abilitata a effettuare nel proprio ambulatorio i prelievi di sangue. «La sospensione -­‐ ha spiegato il direttore generale dell’Aas, Giovanni Pilati -­‐ non è motivata dalla mancata erogazione da parte dell’Azienda delle provette: il problema è il rispetto del protocollo, che La Salute non ha firmato adducendo proprie difficoltà organizzative». In sostanza, le provette utilizzate per le analisi andrebbero pre-­‐etichettate con i riferimenti del paziente, dunque utilizzate per il campionamento: secondo quanto riferito da Pilati -­‐ affiancato ieri nel corso dell’incontro convocato nella direzione dell’Aas dal direttore amministrativo Poggiana e da quello sanitario Cavallini -­‐ l’associazione lucinichese non avrebbe operato secondo i dettami indicati dall’Azienda, provvedendo all’etichettatura dei contenitori soltanto a prelievo effettuato. Il protocollo di sicurezza, come ha riferito Cavallini, «si articola in tre fasi: la prima è quella espletata dal Cup, che ha la funzione di accettazione della richiesta e di stampa delle etichette. Nel secondo passaggio c’è un aspetto legato alla sicurezza sanitaria, ovvero come viene effettuato il prelievo, come viene conservato, trasportato e consegnato il campione. E infine, la terza fase, quella del ritiro dei referti, che devono essere consegnati direttamente al titolare del campione o a una persona regolarmente delegata». Pilati, pur rimarcando come sia «la stessa associazione che si autoesclude dal procedimento non firmando il protocollo», ha annunciato che «per favorire una collaborazione con La Salute che noi caldeggiamo e vediamo di buon occhio, abbiamo chiesto alla Regione, attraverso la Direzione centrale competente, di consentire al sodalizio di gestire le prenotazioni, creando una postazione del Cup a Lucinico, 7 attraverso al dotazione di un apposito software e l’addestramento del personale». Se la richiesta dell’Aas verrà accolta dalla Regione, la sede de La Salute potrà dunque tornare a essere un riferimento per l'attività di prelievo in città: «Alle normative si sono adeguati anche gli infermieri che esercitano la libera professione, aderendo al protocollo fissato dall’Aas», ha indicato Cavallini. Della questione si parlerà naturalmente domenica, quando a Lucinico è in programma l’annuale assemblea dei soci de La Salute, alla quale sono stati invitati anche i vertici della Regione. Pronto il concorso per il primario di Cardiologia Entro l’anno 4 nuovi dirigenti tra i quali anche Ostetricia e ginecologia, Neurologia e Pronto soccorso Si terrà in aprile il concorso per il nuovo primario unico della Cardiologia sulle due sedi di Gorizia e Monfalcone. Lo ha annunciato il direttore generale del’Ass, Giovanni Pilati, specificando che in precedenza, in marzo, sarà la volta del concorso per il dirigente di Ostetricia e Ginecologia al San Polo. La nomina del nuovo primario cardiologo (in questi giorni stanno arrivando le ultime domande di partecipazione) è molto attesa in quanto spetterà al dirigente, di concerto con i vertici dell’Ass, definire il nuovo assetto dei reparti soprattutto per quel che concerne la dislocazione dell’Unità coronarica, con letti monitorati, prestazioni specialistiche e la guardia cardiologica sulle 24 ore: un servizio che Gorizia rivendica con forza (anche perché in caso contrario si rischierebbe di restare con due mini-­‐cardiologie ad estinzione, a favore delle future aree dell’emergenza) ma che viene osteggiato da Monfalcone che non si accontenterebbe di una presenza cardiologica diurna per visite urgenti e ambulatoriali, test ergometrici, ecografie e consulenze pre-­‐operatorie. Non appena poi, l’Atto aziendale, approvato dalla Regione, sarà restituito al mittente, l’Ass bandirà anche i concorsi per la copertura dei primariati del Pronto soccorso e della Neurologia. La tempistica per l’insediamento dei nuovi dirigenti si aggirerà attorno ai 6-­‐7 mesi. Entro l’anno dunque saranno messi “a norma” 4 primariati su 6 vacanti (mancheranno all’appello la Riabilitazione e l’Oncologia) cui si aggiungerà da luglio, allorchè andrà in pensione il dottor Franco Perazza, quello del Centro di salute mentale, la cui sede si trasferirà entro l’estate dall’ex sanatorio – che rimarrà a quel punto completamente vuoto, e bisognerà anche decidere che cosa farne visto che l’edificio è fatiscente -­‐ al Parco Basaglia. Infine Pilati ha confermato l’attivazione della Trombolisi in Neurologia entro maggio, specificando però che, in caso di esito positivo della procedura anti-­‐ictus il paziente sarà poi trasferito a Trieste mentre se dovesse rendersi necessario un ulteriore intervento verrà dirottato a Udine (a Gorizia pare essere preclusa la Stroke Unit funzionante invece nei due più attrezzati ospedali regionali). (vi.co.) La Nuova -­‐ Venezia 25 febbraio 2016 Regione Sanità, Zaia ai consiglieri leghisti «Cricca pericolosa, guardia alta» Il governatore: la corruzione lombarda non ha messo radici in Veneto ma lo scandalo resta gravissimo Ribadito il divieto di incontri istituzionali in luoghi privati, «no» ai codazzi di consulenti. L’ombra di Tosi di Filippo Tosatto. VENEZIA. La saletta del gruppo leghista a Palazzo Ferro-­‐Fini, Luca Zaia che arringa i consiglieri, la cricca lombarda della sanità che ruba la scena. «In Veneto i corruttori non hanno cavato un ragno dal buco e questo mi lascia tranquillo», esordisce il governatore «però è uno scandalo gravissimo e sono preoccupato per i contraccolpi sulla Lega, che adesso deve reagire, isolare i disonesti e collaborare con la magistratura all’accertamento della 8 verità». Messaggio cifrato ma neanche tanto: Fabio Rizzi, il consigliere regionale che agiva in tandem con la “zarina delle dentiere” Maria Paola Canegrati, non era un leghista qualsiasi ma il braccio destro di Roberto Maroni e il “padre” della riforma sanitaria in Lombardia; difficile escludere ulteriori sviluppi giudiziari. Tant’è. Indifferenti agli steccati geografici e ai colori politici, i faccendieri sono sempre dietro l’angolo e ben pochi sembrano immuni dalle tentazioni... «Quando ho assunto la presidenza della Regione ho fissato una regola, adesso ve la ripeto: sono vietati gli incontri istituzionali in luoghi privati, non voglio che si discutano questioni amministrative a cena, al bar o in un casello d’autostrada, tantomeno quando ci sono in ballo investimenti pubblici. Abbiamo uffici preposti a questi colloqui e quando avvengono, ho raccomandato la stesura di un verbale che riporti contenuti e richieste degli interlocutori. Questo vale per i dirigenti, gli assessori, i consiglieri, per tutti. E non voglio vedere gente girare con il codazzo di consulenti al seguito». L’allusione non è casuale. Al fianco di Zaia c’è Luca Coletto, l’assessore alla sanità, citato qua e là nelle intercettazioni da Mario Longo (il factotum di Rizzi) che al telefono ne millanta l’appoggio in vista di una promozione e un trasferimento di medici all’ospedale di Camposampiero. Ai colleghi di gruppo, Coletto conferma di aver incontrato «due o tre volte» la triade Rizzi-­‐Longo-­‐Canestrari «non in qualche luogo appartato ma negli uffici dell’Ulss di Verona, alla presenza di testimoni»; che volevano da lui? «Dapprima sembravano interessati a conoscere i contenuti della nostra riforma, poi mi hanno illustrato il piano di “odontoiatria sociale” adottato il Lombardia. Una rottura di c... ni. Ho spiegato loro che in Veneto non abbiamo mai esternalizzato questo servizio, ad erogarlo da noi sono gli ospedali e gli ambulatori accreditati, perciò non ci sono gare d’appalto. Da allora, non li ho più visti». Circostanza che gli vale l’«assoluzione» zaiana. Sullo sfondo, mai nominato ma tutt’altro che assente dai pensieri leghisti, c’è il rivale di Zaia e acerrimo nemico di Matteo Salvini, Flavio Tosi, sì. Beneficiario (era il 29 maggio 2015) di un contributo elettorale di 10 mila euro erogato da Pangea Onlus, società della zarina Canegrati che il sindaco di Verona afferma di «non aver mai vista né conosciuta», rimarcando «l’immediata e trasaparente» pubblicazione dell’offerta versata alla sua Fondazione “Ricostruiamo il Paese”. La convinzione espressa dagli investigatori della Procura di Monza (che ha avviato l’inchiesta) è che Rizzi contasse sull’amicizia di vecchia data tra Maroni e Tosi per allacciare contatti proficui in Veneto e che l’espulsione del veronese dalla Lega -­‐ decretata da Salvini il 10 marzo scorso -­‐ abbia complicato i suoi piani. Un esempio arriva dal brano di un colloquio (intercettato) tra Longo e Francesco Pincini, chirurgo di Camposampiero posto a capo dell’Unità semplice di Endoscopia: «Non è un buon momento», spiega quest’ultimo al faccendiere milanese «perché i "suoi amici", sono schierati dalla parte opposta rispetto a quella che prende le decisioni», dove il riferimento corre a Luca Zaia, uscito vincitore dallo scontro nella Lega e poi dal voto regionale. Assai sgradito, evidentemente, alla cricca lumbard. Lega e M5S: legittima la vertenza infermieri «Il Governo garantisca al Veneto le risorse indispensabili». I sindacati: la politica sostenga i lavoratori VENEZIA. La protesta sindacale degli infermieri veneti -­‐ «Siamo i meno pagati d’Italia e la carenza di personale ci obbliga a turni sfiancanti» -­‐ scuote finalmente la politica. «Non è possibile che il Veneto, Regione tra le più virtuose d’Italia e con un servizio sanitario riconosciuto d’eccellenza, sia costretta a chiedere sacrifici ai lavoratori del comparto ospedaliero e soprattutto agli infermieri, risorsa fondamentale per il servizio sanitario e la salute dei cittadini», le parole dello speaker leghista Nicola Finco «il blocco dei contratti e delle assunzioni imposto dal Governo indistintamente a tutte le Regioni mette a rischio l’alta qualità delle prestazioni sanitarie della nostra Regione che ogni anno si vede, di fatto, tagliare i trasferimenti di risorse»; «Non vorrei che, che, a causa della mancata applicazione dei costi 9 standard, ci ritrovassimo per l’ennesima volta penalizzati, E non parlo solo del Sud: oggi in Veneto il costo medio del personale sanitario per abitante ammonta a 589,32 euro pro-­‐capite contro i 676,99 del Piemonte, i 944,92 della Valle d’Aosta, i 707,72 dell’Emilia Romagna e gli 845,22 del vicino Friuli-­‐ Venezia Giulia». Anche il M5S prende posizione: «Il Governo deve stanziare i fondi necessari alle assunzioni indispensabili alla sanità veneta», afferma il capogrupp Jacopo Berti «apprendiamo che un infermiere campano guadagna in media 9 mila euro in più all’anno rispetto ad uno che lavora in Veneto e che gli infermieri nostrani hanno una busta paga inferiore di un migliaio di euro alla media nazionale. Non è possibile che il Governo si giri sempre dall'altra parte, premiando chi più sbaglia e spresca come le Regioni del Mezzogiorno. Siamo pronti a batterci a fianco dei sindacati». Per parte loro, i dirigenti confederali della sanità pubblica definiscono «molto importante» la presa di posizione di Finco e lo invitano ad «aprire un confronto politico su temi rilevanti come: fabbisogni di personale, risorse aggiuntive regionali, costruzione delle Medicine integrate di gruppo, progetto di riforma delle Ulss»; «È importante sapere quale fabbisogno di personale indicherà al Governo il primo marzo», affermano Daniele Giordano (Fp-­‐ Cgil), Marj Pallaro (Fp-­‐Cisl) e D’Emanuele Scarparo (Uil Fpl) «perciò serve una vera operazione di trasparenza, coscienti chee che se non si autorizzano assunzioni, sostituzioni di personale per maternità e valutazione del personale con limitazioni, il collasso del sistema è molto vicino». 10