Autotrasporto in crisi nera

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- venerdì 19 febbraio 2016 -
ARTIGIANI
l'Adige -
Pagina: 17 -
La chiusura del Brennero ultimo duro colpo
Autotrasporto in crisi nera
GIUSEPPE FIN
La decisione dell’Austria di
chiudere il confine con l’Italia
è solo l’ultimo dei duri colpi
che il settore dell’autotrasporto è costretto a subire. A esprimere ancora una volta la propria preoccupazione è stato
ieri il presidente dell’Associazione degli Artigiani della provincia di Trento, Roberto De
Laurentis assieme al rappresentante della categoria Claudio
Comini nel corso di una conferenza sulle problematicità del
settore che ha visto, fra gli intervenuti, la presenza di Giorgio Loner presidente FAI-Conftrasporto, Giovanni Giorlando
della Cisl Trasporti e Stefano
Montani della Cgil.
Tra le problematiche che il settore sta attraversando e che
negli ultimi due anni, nel solo
Trentino, sono stati i principali motivi di cessata attività per
circa trenta aziende di autotrasporto, troviamo la sempre
maggiore concorrenza dei paesi dell’Est Europa, la delocalizzazione di molte aziende e
la perdita di forza lavoro.
«La mia preoccupazione - ha
affermato De Laurentis - nasce
dall’osservatorio particolare
legato alla mia attività che mi
fatto capire la gravità della situazione. L’autotrasporto è un
settore fondamentale e se lo
fermassimo andremmo incontro a una rivoluzione. Questo
però non avviene perché, di
fatto, ci sono tantissime aziende che tengono la testa in Italia e spostano fuori l’attività e
qui si denotata anche una cecità della nostra politica». Per
quanto riguarda il Trentino, a
fare riferimento all’Associazione Artigiani sono circa 450 autotrasportatori che occupano
800 persone. «Una rete corta
ma fondamentale per il territorio».
La categoria degli autotraspor-
tati dell’Associazione Artigiani , assieme a Fai Conftrasporto e le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti, hanno firmato un documento per chiedere alle istituzioni provinciali l’avvio di una discussione sulla grave crisi che
sta attraversando il settore e
soprattutto l’impegno di arrivare a maggiori controlli sulle nostre autostrade e sulle attività presenti all’interporto.
«La crisi - hanno spiegato i rappresentanti di categoria - è legata all’illegalità del cabotaggio terrestre, la concorrenza
sleale e la pratica del distacco transnazionale che hanno
portato molti lavoratori ed imprese fuori dal nostre Paese».
Il dito viene poi puntato anche
sulla normativa europea che
ha portato numerose imprese
a rivolgersi a società di intermediazione di manodopera
nei paesi dell’Est con il rispetto di due soli vincoli: versare
la contribuzione per il personale dipendente occupato nel
paese di residenza dello stesso e garantire la retribuzione
nazionale ai lavoratori che
svolgano la propria attività nel
nostro Paese.
«In questi anni - ha detto Claudio Comini - siamo stati troppo
frammentati, ognuno ha pensato al proprio orticello e non
si è avuta la forza di portare
avanti le richieste con il Governo. All’erario italiano mancano 10 miliardi di euro delle
aziende che hanno delocalizzato. Tanti mancano dal Trentino visto che sono state tante quelle che hanno delocalizzato. Si continuano a prendere lavoratori stranieri con contratti interinali e gli italiani
vengono lasciati a casa. L’Europa deve fare qualcosa per
correggere la propria normativa e non può anche dormire
difronte al grave problema che
si creerà con la chiusura dei
confini da parte dell’Austria».
A parlare di competitività dei
paesi dell’Est è stato Giorgio
Loner di Fai Conftrasporto.
«Con l’apertura dell’Unione
Europea il trasporto italiano
ha perso competitività in virtù dei bassi costi della nostra
concorrenza e la politica italiana non ha saputo considerare quello che stava succedendo».
- venerdì 19 febbraio 2016 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 3
Patto tra gli industriali Euregio
«No a nuovi confini». Gli autotrasportatori: il nostro settore è in ginocchio
«I controlli al Brennero non aiuteranno il mondo dell’autotrasporto merci,
già messo in ginocchio dalla crisi che sta
colpendo il settore. Chiudere i valichi significa fare una corsia unica con conseguenti
ritardi sulle tabelle di marcia dei viaggi e un
appesantimento burocratico che non serviva». A dirlo ieri Roberto De Laurentis nel
corso della conferenza stampa organizzata
dalla categoria degli autotrasportatori (insieme a Fai Conftrasporto e Filt Cgil, Fit Cisl
e Uil Trasporti) per presentare un documento di denuncia con la richiesta di più
controlli sulla A22 in merito ai vettori stranieri. Assente Anita, l’associazione di imprenditori dell’autotrasporto merci aderente a Confindustria, invitata, «ma che non si
è presentata», ha voluto sottolineare il pre-
TRENTO
sidente degli autotrasportatori degli Artigiani, Claudio Comini.
Confindustria, comunque, insieme alle
altre rappresentanze industriali dell’Euregio — Assoimprenditori Alto Adige e Industriellenvereinigung Tirol — ha fatto sapere che «non servono nuovi confini interni
all’Unione Europea». Una posizione condivisa, emersa a Bolzano in un incontro tra i
presidenti delle associazioni industriali
Giulio Bonazzi (Confindustria Trento), Stefan Pan (Assoimprenditori Alto Adige) e
Reinhard Schretter (industriali tirolesi).
«Non possiamo rinunciare a quanto ottenuto per via di interessi individuali di singoli Stati — hanno fatto sapere i presidenti
—. L’Unione Europea ha contribuito a rafforzare gli scambi commerciali tra i nostri
Insieme Reinhard Schretter, Stefan Pan e Giulio Bonazzi
Paesi, a farci diventare una società più
aperta, a sostenere lo sviluppo scientifico e
tecnologico». E sugli scambi commerciali,
che avvengono nella maggior parte su
gomma, qualcosa hanno da dire gli autotrasportatori. «Una coincidenza la presen-
tazione di questo documento con quello
che sta succedendo al Brennero — dice Comini — ma la situazione così rischia di
peggiorare». Giorgio Loner della Fai spiega
che da quando l’Unione Europea è stata allargata a 28 paesi «il trasporto ha perso
competitività a causa della concorrenza a
basso costo. Ci hanno portato via il lavoro».
Alle difficoltà economiche si sono aggiunte
le «cause istituzionali»: l’illegalità del cabotaggio terrestre, ovvero l’attività di un
trasportatore straniero su territorio nazionale che invece di essere temporaneo diventa abituale; la concorrenza sleale con lavoratori a bassissimo costo e senza tutele;
la pratica del distacco trasnazionale. «La
concorrenza degli autotrasportatori dell’est
e dei vettori italiani che hanno delocalizzato — ha aggiunto Giovanni Giorlando della
Cisl Trasporti — stanno mettendo in ginocchio le nostre imprese». Che fare? Basterebbe applicare le leggi che ci sono e fare controlli. «Le istituzioni sono latenti —
prosegue Giorlando — e con questo documento chiediamo più attenzione».
Linda Pisani
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