Marangoni, l`azienda è stata aiutata. Sia

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Transcript Marangoni, l`azienda è stata aiutata. Sia

- venerdì 12 febbraio 2016 -
INDUSTRIA
l'Adige -
Pagina: 27 -
Clima pesante ieri mattina nella sede di Trentino Sviluppo Mesi di richieste, ma l’azienda tarda ancora a dare risposte
dove il vicepresidente della Provincia ha incontrato
su piano industriale e prospettive su Rovereto. Olivi:
anche i lavoratori: in 120 su 300 rischiano il posto
«La forza lavoro non può essere considerata solo un peso»
«Vogliono smantellare la produzione»
Crisi Marangoni, il vertice Olivi-sindacati
Paura degli operai per la svolta commerciale
Non c’era aria d’ottimismo, ieri, tra gli operai Marangoni,
mentre l’assessore provinciale
all’industria Alessandro Olivi
prendeva la parola, nella hall di
Trentino Sviluppo. Ma con il peso di 150 esuberi annunciati,
hanno ascoltato. «Ora è l’azienda a dover dire alla città cosa
vuol fare dello stabilimento di
Rovereto. Solo poi si ragionerà.
Ma nessun percorso può essere immaginato prescindendo
dall’accordo con i lavoratori. E
la stessa Marangoni dovrà fare
sacrifici». Olivi ha riassunto la
sua posizione scandendo le parole come chi dà un aut aut. Ma
questa prima immersione nell’affare Marangoni gli ha già mostrato quanto sarà complicato,
mettere davvero degli aut aut.
Ieri era il giorno del confronto
con i sindacati: un’ora e mezza
di vertice, per dirsi reciprocamente che è necessario stanare l’azienda. Si tenterà di farlo
con un tavolo di lavoro che dovrebbe partire già la settimana
Nasce un tavolo
di lavoro aziendasindacati-Provincia,
prima seduta
in programma la
settimana prossima
prossima: l’obiettivo è quello di
farsi dire qualcosa sul futuro.
Perché ferma restando la crisi
del settore, si tratta di capire se
Marangoni intende mantenere
un sito produttivo a Rovereto
oppure no. Per i lavoratori la risposta è scontata: «Vogliono tenere solo la commercializzazione, la produzione la stanno delocalizzando», ripetevano ieri.
Ma in Marangoni non lo dice
nessuno. E pure al vertice con
l’assessore l’azienda è arrivata
avara di risposte: sapeva quel
che la Provincia chiedeva. An-
In alto il vicepresidente
della Provincia Alessandro
Olivi incontra nella hall di
Trentino Sviluppo in via
Zeni gli operai Marangoni.
Sotto i lavoratori in
sciopero davanti al polo
della Meccatronica, a
sinistra l’incontro
operativo Provinciasindacati.
che perché Olivi lo ripete da
agosto. Ma un business plan
non si è visto. Quindi si ragiona ancora alla cieca e per di più
in ambiente ostile: i lavoratori
sono esasperati, e il sentore comune è di essere stati fin qui
usati, quando non imbrogliati.
Difficile immaginare che accordino fiducia a qualcuno.
Questo il clima, ieri mattina, in
via Zeni. Dove le cose sono cominciate subito male. «Olivi zerbino di Marangoni», si leggeva
sul marmo della facciata di
Trentino Svilupo. C’è voluta una
fresa per grattare via, letteralmente, la vernice. Nel frattempo gli operai, armati di bandiere e rivendicazioni, sono entrati nella struttura. E sono stati
subito dolori. Hanno chiesto di
entrare tutti, ma era una riunione operativa, quindi no: dentro
i delegati - Marco Ravelli (Cisl),
Mario Cerutti (Cgil), Osvaldo
Angelini (Uil), Giovanni La Spada e Antonio MUra (Cobas) - e
la Rsu. Fuori gli altri. Che non
hanno gradito,ma hanno aspettato, arrabbiati con tutti. Con
Olivi, per il lease back Marangoni. Con gli impiegati, ieri del
tutto assenti.
Dopo un’ora e mezza sono usciti tutti. «Abbiamo ribadito la necessità di mettere in campo
ogni iniziativa utile a far sì che
la Marangoni chiarisca le sue
reali intenzioni - osservava Cerutti - perché questo, nel bene
e nel male, favorisce la ricerca
di soluzioni». Olivi ha promesso il tavolo negoziale. E ha riba-
dito i confini entro cui si attende si muoverà la Marangoni:
«Siamo di fronte ad uno snodo
che riguarda la futura politica
industriale di Marangoni e come tale va affrontato. La forza
lavoro non può essere considerata solo un peso, ma un patrimonio da reinvestire in un piano di rilancio. Ci aspettiamo parole chiare sul futuro dello stabilimento di Rovereto». I nume-
E sui muri del polo
della Meccatronica
nella notte
spuntano scritte
contro azienda
e Provincia
ri non li commenta nemmeno:
«Dimezzare i dipendenti significa smembrare la fabbrica, non
è socialmente sostenibile». E
poi ancora: «Se c’è un piano, noi
siamo pronti a discutere. Altrimenti, Marangoni vada in piazza e dica che chiude. Se ne prenderà la responsabilità».
L’assessore se ne va, i lavoratori pure, portandosi via le bandiere. È l’inizio di una battaglia,
ma non c’è l’entusiasmo dei garibaldini. C’è più una rassegnazione da campagna di Russia.
C.Z.
- venerdì 12 febbraio 2016 -
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L’AZIENDA IN CRISI
Troppi esuberi, Olivi striglia Marangoni
Il vicepresidente della Provincia: «Insostenibile dimezzare lo stabilimento, chiederemo subito un piano industriale»
di Michele Stinghen
◗ ROVERETO
FUGATTI (LEGA)
«Non è immaginabile, non è sostenibile che l'epilogo di questa situazione sia il dimezzamento dello stabilimento produttivo». Questo ha detto ieri ai
lavoratori di Marangoni l'assessore all'industria Alessandro
Olivi, al termine di un incontro
piuttosto lungo con le rappresentanze sindacali. Per Olivi il
fatto che l'azienda di pneumatici arrivi a 120, 150 esuberi «non
sta nè in cielo nè in terra: chiederemo all'azienda un piano
industriale, che non può esaurirsi solo nel ridurre le persone». Un piano industriale che
tuttavia i sindacati chiedono a
Marangoni sin dallo scorso agosto, quando si annunciò la cassa integrazione per una cinquantina di operai, l'inizio della crisi per l'azienda di pneumatici. Un piano che tuttavia i
manager aziendali ancora non
sono riusciti a presentare alla
Provincia o ai rappresentanti
sindacali. Da agosto invece la
situazione si è fatta ancora più
pesante, per via della concorrenza cinese, per l'andamento
dei mercati, per il crollo del
prezzo del petrolio, e ciò ha
messo in forte difficoltà l'azienda: difficoltà da tutti, Olivi e sindacati compresi, "oggettive".
Sul piatto l'azienda aveva messo una previsione di 120 - 150
esuberi; ieri tuttavia Olivi (che
il giorno prima aveva incontrato l'azienda) non ha voluto parlare di numeri. Gli operai Marangoni ieri erano in sciopero,
e hanno presidiato sia l'azienda, sia la sede di Trentino Sviluppo, dove era in programma
l'incontro con l'assessore provinciale. La giornata è cominciata in maniera tesa, con la
scoperta, la mattina presto, della scritta "Olivi zerbino di Marangoni" sulle mura dello stabile di via Zeni, presto cancellata
dagli addetti. A Trentino Sviluppo c'erano una cinquantina di
operai, diversi dei quali avrebbero voluto assistere all'incontro con l'assessore, che è stato
«Dall’ente pubblico
60 milioni, venduta
anche Pneusmarket»
◗ ROVERETO
Alessandro Olivi
‘‘
La strategia
non si può
esaurire
solo con la riduzione
del personale
però limitato alle Rsu e ai sindacati (Mario Cerutti di Filctem
Cgil, Marco Ravelli di Femca Cisl e Osvaldo Angelini della Uiltec, Giovanni La Spada dei Cobas). Dopo un'ora e mezzo Oli-
Il presidio in via Zeni, e sopra, Olivi parla con i dipendenti (foto M.Festi)
vi è comunque uscito e ha parlato agli operai, che erano rimasti nella hall di Trentino Sviluppo. «Questo stillicidio di numeri rende difficile lavorare - ha
detto Olivi - con i sindacati ab-
biamo convenuto che i tempi
siano maturi per un passaggio
assieme all'azienda, perché le
informazioni non sono complete. Marangoni attraversa un
momento di difficoltà, ma deve
anche avvertire la sua responsabilità sociale. Chiederemo
un progetto che non si limiti a
ridurre le persone, la soluzione
non è diminuire i costi, è invece pianificare il futuro. Un piano che prevede solo ridurre le
persone non è un piano, non è
oggetto di discussione. L'azienda - ha detto Olivi - deve avere il
coraggio di fare un progetto e
ribadire la centralità di Rovereto». Olivi ha poi precisato che
eventuali piani sociali per far
fronte agli esuberi non devono
ricadere sull'ente pubblico; ci
si aspetta un piano industriale
che lavori su migliori efficienze, su diversificazione della
produzione. «Se la proprietà
non darà una visione chiara,
non potrà contare sulla Provincia. Se vogliono solo dimezzare
il personale, dovranno prendersi tutta la responsabilità di fronte al territorio».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Fa i conti in tasca all’azienda,
ma anche alla Provincia, il consigliere della Lega Nord Maurizio Fugatti, che in premessa a
un’interrogazione in consiglio
provinciale elenca: contributi
tramite la legge provinciale numero 6 per 15 milioni di euro e
tramite le operazioni di leaseback per 45 milioni. Oltre ai 60
milioni di euro ottenuti per via
diretta dalla Provincia, c’è un altro investimento provinciale
nella Marangoni Spa, «effettuato tramite il Fondo Strategico Alto Adige, per un valore di 5 milioni di euro, con l’acquisto di
una parte del minibond da 7,5
milioni di euro emesso da Marangoni Meccanica». Fugatti si
chiede: perché tanti soldi ad
una impresa in un settore particolare come quello dei pneumatici? Ma il consigliere del Carroccio nel suo ragionamento tocca
anche Pneusmarket Spa, braccio commerciale di Marangoni
che poggia su una rete di oltre
50 punti vendita per automobilisti, flotte aziendali, piccoli e medi trasportatori, reti di assistenza veicoli e mezzi per il trasporto pesante, società di leasing e
di noleggio. «Nei giorni scorsi scrive Fugatti - è giunta la notizia che Fintyre, primo operatore in Italia nella distribuzione
dei pneumatici da ricambio, ha
definito un accordo per
acquisire Pneusmarket». Rimarrà il marchio, ma sarà Fintyre ad
occuparsi della distribuzione al
dettaglio, mentre di fatto Marangoni rimane senza una rete
di vendita. Da qui discende l’articolato delle domande alla Provincia, a cui Fugatti chiede conto dei finanziamenti erogati a
un azienda che pare veleggiare
verso la dismissione.
- venerdì 12 febbraio 2016 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 11
«Marangoni, l’azienda è stata aiutata. Sia responsabile»
Olivi chiede garanzie alla società. «No al dimezzamento». Sindacati preoccupati
Piano sociale o piano
industriale? Meglio pensare
già adesso alle garanzie per i
licenziati, per non farlo quando ormai sarà troppo tardi, o
c’è ancora la possibilità per la
Marangoni di Rovereto di trovare un rilancio di produzione? L’impegno di Alessandro
Olivi e della Provincia è tentare
in tutti i modi di evitare che
metà forza lavoro dell’azienda
roveretana (300 persone in totale) venga lasciata a casa. Cosi
ieri, dopo aver incontrato i vertici dell’azienda, Olivi ha convocato a Trentino sviluppo i
sindacati.
Ad accoglierlo un nutrito
TRENTO
Confronto L’assessore Alessandro Olivi
discute con i sindacalisti (foto Rensi)
gruppo di lavoratori e una
scritta sul muro non proprio
fiduciosa nei suoi confronti
perché, v’è pure da rilevare,
l’impegno della Provincia è
dentro una situazione molto
critica considerato che la crisi
della Marangoni non solo va
avanti dal 2008, ma sono già
passati sei mesi di cassa integrazione straordinaria e ad
agosto non ci saranno altri paracadute per i lavoratori.
«Avremmo preferito anche la
presenza dell’azienda — dice
Osvaldo Angelini di Uiltec —.
Oggi manca un interlocutore
importantissimo». «La fine
della cassa straordinaria il
prossimo agosto — aggiunge
Marco Ravelli (Femca Cisl) —
potrebbe significare il tutti a
casa per 298 lavoratori». «Vorremmo sapere cosa mette nel
piatto l’azienda per le garanzie
a tutela dei disoccupati» dice
Mario Cerutti (Filctem Cgil) .
Olivi ha chiarito le mosse
dell’amministrazione. «Dopo
aver ascoltato l’azienda e i lavoratori mio compito sarà organizzare un incontro tra le
parti per arrivare a definire un
piano a medio-lungo termine
di politiche industriali di rilancio con una centralità roveretana». I sindacati, che sentono parlare di piani di rilancio
dal 2008 e oggi devono gestire
un non precisato numero di licenziamenti, sono scettici e
temono che dietro l’angolo ci
sia l’ennesimo sgambetto. Per
l’assessore la Marangoni deve
rimanere a Rovereto con un
programma di investimenti e
non solo di riduzione dei costi
(quindi licenziamenti). «Non
è immaginabile che l’epilogo
sia quello di dimezzare lo stabilimento produttivo o peggio. L’azienda ha anche una responsabilità sociale perché è
dentro un sistema che l’ha
sempre sostenuta».
Linda Pisani
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