L`ANSIA NEI BAMBINI

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L’ANSIA NEI BAMBINI: CHE COS’E’ E COME AFFRONTARLA
I disturbi d’ansia non colpiscono solo gli adulti: nella nostra società capita che anche bambini ed
adolescenti ne siano colpiti. Questi disturbi vanno individuati e non minimizzati, pensando che si
tratti di semplici capricci. E una volta capito che si tratta di un problema d’ansia è bene agire per
fronteggiarlo, chiedendo aiuto e seguendo delle semplici regole.
Partiamo da alcuni esempi: “Katia chiacchiera continuamente. È una macchinetta…ma quando le
si chiede di recitare o cantare qualcosa, anche solo per i familiari, si irrigidisce e si blocca
completamente.”
Oppure: “Non credo che Anna sia una bambina timorosa. Fa la maggior parte delle cose che fanno
anche gli altri bambini, solo che ogni cosa che deve fare la preoccupa. È molto capace, ma ha
costantemente paura di non farcela. Ce la mette tutta per superare questi suoi timori e noi
cerchiamo di farle notare che sta migliorando. Lei però non se ne accorge. Non si rende conto dei
progressi che ha compiuto.”
Queste sono le testimonianze di alcuni genitori, le quali rispecchiano i quattro problemi centrali
che tutti i bambini ansiosi si trovano ad affrontare.
Questi bambini, infatti:
1. trovano più difficile, rispetto ad altri bambini, calmarsi quando si trovano in una situazione
stressante;
2. benché molti risultino al di sopra della media per quanto riguarda la creatività, raramente
mettono a frutto questa loro abilità nell’ideare un piano adeguato per fronteggiare la loro ansia;
3. anche quando hanno un buon piano, tendono a scoraggiarsi facilmente e spesso rinunciano a
seguirlo;
4. pur compiendo progressi nel limitare la propria ansia, non riescono a riconoscere i
miglioramenti compiuti.
Non è semplice essere il genitore di un bambino ansioso. Spesso non si sa quale sia la causa della
sua ansia e, a volte, non si è nemmeno consapevoli del fatto che lui abbia qualche timore particolare.
L’ansia è stata chiamata la sofferenza silenziosa proprio perché la maggior parte delle persone che
ne soffrono è capace di nascondere agli altri il proprio malessere. Alcuni studi dimostrano che circa
il 90% di tutti i bambini afflitti dall’ansia possono trarre giovamento dall’apprendimento di abilità di
“fronteggiamento”.
Negli Stati Uniti i problemi legati all’ansia colpiscono bambini e ragazzi in percentuali che
oscillano tra l’8% e il 10%. Oltre tre milioni di bambini soffrono di uno o più degli otto diversi disturbi
legati all’ansia; attualmente è proprio il disturbo d’ansia la diagnosi psichiatrica più ricorrente nella
popolazione compresa entro i 16 anni d’età. I soggetti ansiosi hanno una probabilità da due a
quattro volte maggiore di ammalarsi di depressione e, nell’adolescenza, sono più inclini a incorrere
nell’abuso di sostanze.
Quando un bambino ci pone delle domande su cose che lo preoccupano, è difficile capire che
queste preoccupazioni siano manifestazioni normali dei bambini di quell’età o se siano da attribuire
ad un serio problema di ansia.
È normale che i bambini provino paura quando percepiscono un pericolo, reale o immaginario
che sia. Una moderata quantità di paura può motivarli anche ad apprendere cose nuove. Sia che la
minaccia assuma l’aspetto di un dentista, di una strega o di un serpente, tutti i bambini si imbattono
in situazioni stressanti, che cambiano a mano a mano che si matura.
I termini paura, preoccupazione e ansia vengono spesso usati senza particolare distinzione, ma
vi sono invece delle sottili differenze. Gli psicologi usano il termine paura per descrivere emozioni
di spavento generate da pericoli o minacce ben definiti. La paura è una reazione a un rischio
ambientale che si concentra su uno specifico oggetto, individuo o situazione. La preoccupazione è
simile alla paura, in quanto si riferisce a reazioni circoscritte a pericoli specifici o presentimenti
relativi ad avvenimenti futuri ben definiti. Al contrario, l’ansia è una risposta di timore generica, che
risponde a qualcosa di non immediatamente identificabile. Potrebbe essere la sensazione di
minaccia del ripresentarsi di qualcosa già accaduto in passato o che potrebbe accadere in futuro.
Un bambino o un adolescente ansioso può sentirsi agitato o turbato per avvenimenti sui quali sente
di non avere controllo. In sintesi, l’ansia è una risposta generalizzata nei confronti di persone o
avvenimenti che non rappresentano alcun pericolo immediato, ma che all’individuo appaiono come
minacciosi.
In parole semplici, l’ansia è la sensazione che la propria sicurezza o benessere siano in pericolo.
In alcune situazioni, tale potenziale minaccia è presto risolta, come nel caso in cui per la prima volta
un bambino deve farsi coraggio e immergere la testa nell’acqua per fare le bollicine. In seguito
all’applauso per essere riuscito a fare il “pesciolino”, la sensazione di minaccia svanisce, lasciando il
posto a quella di riuscita. Per alcuni bambini, purtroppo, non è così semplice provare questa
situazione nelle situazioni quotidiane: essi si trovano piegati da un’ansia ben più pervasiva della
semplice paura. Quasi sempre questa emozione è il prodotto di due tipi di distorsione del pensiero:
una percezione inesatta degli eventi e il fraintendimento del significato degli eventi. E per ridurre o
eliminare l’ansia questi errori di pensiero devono essere corretti.
Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi sulle cause dell’ansia e la principale
conclusione a cui si è giunti è che l’ansia deriva sempre dalla sintesi di tre fattori: quello biologico,
quello psicologico e quello sociale.
Per fattori biologici si intende che dall’istante in cui il bambino è stato concepito sono intervenuti
dei fattori biologici che ne hanno influenzato la tendenza all’ansia. Alcuni degli indicatori di una
predisposizione genetica a questa emozione sono evidenti: un temperamento teso o irritabile o dei
ritmi di sonno irregolari. Altri fattori biologici sono altrettanto importanti, anche se meno visibili: i
disequilibri ormonali e un’attività cerebrale anormale. La presenza di queste anomalie biologiche fa
aumentare il tasso di adrenalina nel sangue. Altri fattori fisiologici, come il sonno, la stimolazione
dell’ambiente e il cibo possono, in qualche modo e con variazioni da individuo a individuo, influire
sulla risposta d’ansia. Permettendo ai bambini e ai ragazzi di seguire una dieta adeguata e facendoli
dormire a casa in maniera regolare, si aiuteranno direttamente e indirettamente.
Per quanto riguarda i fattori psicologici, questi sono il risultato dell’interazione tra forze
biologiche ed esperienze negative. Per esempio, quando un bambino cade dal triciclo tende a
trovare la cosa fastidiosa, ma presto non ci penserà più. Un bambino con sistema nervoso “ad alta
tensione”, invece, tenderà a trasformare i tricicli in oggetti da temere. I fattori psicologici
influenzano il modo in cui il bambino percepisce e pensa il mondo. I bambini ansiosi assumono uno
stato di ipervigilanza e se la loro mente è in constante stato di allerta è possibile che trovino difficile
rilassarsi.
I fattori sociali solitamente comprendono l’interazione del bambino con la famiglia, con gli amici
e con le altre persone della sua vita. Ognuna di queste persone può contribuire alla sua ansia in vari
modi, ma la loro influenza cambia a mano a mano che il bambino matura.
Sono otto i tipi d’ansia che possono insorgere durante l’infanzia e l’adolescenza:
 Fobia specifica (semplice): un’ansia intensa generata da una situazione o un oggetto che, in
realtà, non pone alcun pericolo. Sono le fobie di tipo animale, naturale-ambientale, sangueiniezione, situazionale.
 Fobia sociale: si prova costantemente ansia in situazioni pubbliche.
 Agorafobia: si avrà una diagnosi di agorafobia piuttosto che di fobia sociale se l’ansia del bambino
è così intensa da renderlo incapace di partecipare alla maggior parte delle situazioni sociali.
 Disturbo di panico: i bambini sono soggetti ad attacchi di terrore frequenti e inaspettati, di una
durata compresa tra i venti e i trenta minuti. Il bambino si sente sopraffatto da terrificanti
situazioni mentali e fisiche che incrementano la sua ansia.
 Disturbo d’ansia generalizzato: i bambini hanno eccessive e poco fondate preoccupazioni in
un’ampia varietà di situazioni. Dedicano più tempo del dovuto ai dettagli di attività come i compiti
a casa e altre attività. Basta un niente a far preoccupare il bambino.
 Ansia di separazione: si manifesta quando un bambino viene separato dalle persone e dagli
ambienti che gli sono familiari, provocando grande sconforto e agitazione.
 Disturbo post-traumatico da stress: può colpire un bambino che ha vissuto un improvviso o
ricorrente evento traumatico, in cui vi è stata una minaccia di morte o grave danno per sé o per
altri. I bambini possono rivivere con persistenza, nei pensieri e nelle emozioni, l’evento
traumatico.
 Disturbo ossessivo-compulsivo: i bambini sono afflitti da pensieri continui e ricorrenti, detti
“ossessioni”, che catturano la loro attenzione per più di un’ora al giorno e che solitamente si
associano a ansia esagerata. Questi bambini si sentono forzati a ripetere azioni, dette
“compulsioni”, per diminuire l’ansia e la tensione provocata dai pensieri ossessivi.
In età evolutiva il disturbo d’ansia generalizzato è quello, tra i vari disturbi d’ansia, che si
manifesta con maggiore frequenza. Questo si manifesta con eccessive preoccupazioni rispetto a
molte attività quotidiane. Si sviluppa più o meno intorno ai 12 anni, ma anche bambini più piccoli
possono manifestare segni d’ansia. Nonostante vi sia la consapevolezza da parte dei ragazzi che le
loro preoccupazioni sono eccessive non si è in grado di avere un controllo su di esse. A differenza di
altre preoccupazioni vissute durante l’infanzia, questo disturbo persiste per almeno sei mesi.
Ma nel concreto, come si manifesta questo disturbo? Le preoccupazioni più frequenti nei bambini
e adolescenti riguardano le prestazioni scolastiche presenti e future, prestazioni sportive, relazioni
sociali, aggressioni fisiche e disastri naturali. I ragazzi con questo disturbo sono spesso descritti come
“piccoli adulti”, data la loro propensione ad angosciarsi. Le loro preoccupazioni si associano molte
volte alla tendenza al perfezionismo e a una stretta aderenza alle regole, che li porta a ripetere delle
attività al fine di assicurarsi che siano perfette (come ad esempio, riscrivere i compiti per aver
commesso un solo piccolo errore).
Per cercare di alleviare le loro ansie sono spinti a ricercare costantemente rassicurazioni (come
ad esempio chiedere a un genitore di rivedere i compiti a casa diverse volte per assicurarsi che sia
perfetto) o assumono atteggiamenti controllanti sugli altri (ad esempio chiamando i genitori più
volte al giorno). Si preoccupano in maniera eccessiva per le loro capacità o prestazioni e per questo
sono alla continua ricerca di approvazione. Bambini e ragazzi con disturbo d’ansia generalizzata
presentano grosse difficoltà nel prendere delle decisioni, tendono all’isolamento sociale e tendono
a rimandare costantemente.
Sempre più studi suggeriscono l’esistenza, anche nei bambini, di una vulnerabilità cognitiva al
disturbo d’ansia generalizzata: l’intolleranza dell’incertezza. Questo vuol dire che i bambini e i
ragazzi vulnerabili all’ansia non riescono a tollerare l’incertezza e l’impossibilità di controllare tutte
le possibili conseguenze degli eventi futuri, e cercano quindi di prevedere ogni possibile scenario
ponendo molte domande all’adulto. Sono alla continua ricerca di dettagli.
Preoccupazioni?
Le preoccupazioni sono pensieri riguardanti il possibile verificarsi di eventi futuri negativi.
Solitamente si manifestano sotto forma di domande che iniziano con la formula “E se…”.
Ad esempio: “e se il compito di italiano andasse male? Potrei non imparare queste cose e i miei
amici mi prenderebbero in giro. Poi potrei non voler più andare a scuola. E se non andrò più a scuola
sarò bocciato. Dovrò ripetere l’anno e cambiare classe. Non avrò più i miei amici. Dovrei trovarne
altri, ma se non mi accettassero? Sarà un disastro!”
La maggior parte dei bambini e adolescenti con disturbo d’ansia generalizzata si preoccupa per
le stesse cose. Alcuni dei pensieri più comuni riguardano le preoccupazioni per la salute, le
preoccupazioni per la scuola, le preoccupazioni per lesioni personali, le preoccupazioni per le
catastrofi e altre preoccupazioni per questioni minori.
Come si manifesta il disturbo d’ansia?
Gli ambienti più frequentati da un bambino sono la scuola e la casa. In entrambi i contesti il
bambino può manifestare la forma d’ansia, ma in maniera diversa. Vediamo come.
A casa i sintomi cognitivi, comportamentali e fisici più comuni manifestati dai bambini con
disturbo d’ansia generalizzata a casa sono: preoccupazioni riguardanti le prestazioni scolastiche,
sportive, sociali, la salute e le finanze familiari; preoccupazioni riguardo la puntualità;
preoccupazioni riguardanti il possibile verificarsi di terremoti, guerre o altri eventi catastrofici;
perfezionismo e paura di sbagliare; impiegare troppo tempo nel fare i compiti; mancanza di fiducia
in sé stessi; continue richieste di approvazione; richieste di rassicurazione; presenza di sintomi fisici
come mal di testa, mal di stomaco, stanchezza e dolori muscolari; disturbi del sonno; sensazione
d’irrequietezza; irritabilità; difficoltà di concentrazione; vuoti di memoria; frequenti autocritiche;
tendenza a evitare nuove esperienze; paura delle critiche e dei giudizi negativi riguardo alle loro
capacità; tendenza a preoccuparsi eccessivamente degli eventi negativi vissuti dagli altri per paura
che possano accadere a loro o alla propria famiglia.
A scuola , un bambino con disturbo d’ansia generalizzata può manifestare una combinazione di
sintomi come: eccessiva preoccupazione e ansia per le verifiche; ripetuta ricerca di approvazione
dell’insegnante; difficoltà a parlare di fronte alla classe; difficoltà nell’esprimere la propria opinione;
difficoltà a entrare in classe la mattina; ritardi nell’ingresso a scuola; bassa autostima; difficoltà di
concentrazione a causa di preoccupazioni persistenti; irritabilità; tendenza ad evitare le difficoltà;
difficoltà a portare a termine i compiti assegnati; frequenti vuoti di memoria; rifiuto di giocare con
i compagni ad alcuni giochi considerati pericolosi; riluttanza nel voler sperimentare delle novità.
Consigli utili alla famiglia per gestire il disturbo d’ansia generalizzata
 Spiegare al bambino che cos’è l’ansia: dare un nome a tutto quello che provano li tranquillizza.
Dire al bambino che l’ansia è un normale meccanismo utilizzato dal nostro corpo per segnalarci
un pericolo. Non è pericoloso e nonostante sia qualcosa di eccessivamente “fastidioso”, ha una
durata limitata nel tempo. Questo sistema è così efficiente che si attiva anche quando non esiste
un pericolo reale, così finisce per fornirci un falso allarme.
 Ascoltare e comprendere i sentimenti del bambino: ci si deve immedesimare nel bambino. Si deve
cercare di capire quali emozioni e che comportamenti si metterebbero in atto se anche noi
vivessimo costantemente nella paura che qualcosa di terribile potesse succedere da un momento
all’altro.
 Mantenere la calma: i bambini percepiscono le emozioni dei genitori e le utilizzano per valutare
la pericolosità delle situazioni. Stare calmi li aiuterà a fare altrettanto.
 Incoraggiare il bambino a non richiedere rassicurazioni: un buon modo di combattere l’ansia
consiste nel far acquisire al bambino maggior confidenza con l’incertezza. In fondo non si può
assicurare al bambino che ciò che teme non si verificherà, che i compagni non lo prenderanno in
giro per qualcosa o che la verifica andrà bene. Si può però comunicargli la nostra fiducia sul fatto
che potrà affrontare e gestire la situazione con successo. Non potendosi basare sulle
rassicurazioni dell’adulto, i bambini e i ragazzi avranno la possibilità di imparare nuove strategie
per gestire l’ansia. Questo aumenterà il loro senso di indipendenza e competenza.
 Sviluppare un pensiero realistico: aiutare il bambino o l’adolescente a trovare un modo per
esaminare il contenuto dei suoi pensieri e per decidere in merito all’oggettiva pericolosità della
situazione temuta. Insegnare a considerare delle spiegazioni e degli scenari alternativi.
 Favorire la partecipazione del bambino nelle attività: evitare situazioni temute può essere molto
efficace per ridurre l’ansia nel breve periodo, ma a lungo termine ci impedisce di sperimentare
la nostra capacità di farvi fronte. Il bambino potrebbe voler evitare attività divertenti, come
partecipare a una festa di compleanno o giocare in una squadra sportiva. Va incoraggiato ad
affrontare le sue paure, a partecipare a giochi, sport e nel fare nuove amicizie. Questo gli
permetterà di accrescere il suo senso di competenza.
 Premiare gli sforzi: i piccoli risultati vanno premiati. Utilizzare, ad esempio, le occasioni in cui
consegna un compito all’insegnante, per lodarlo e premiarlo.
Come la scuola può aiutare un bambino con disturbo d’ansia generalizzata
I modi in cui la scuola e gli insegnanti possono aiutare un bambino con un disturbo d’ansia sono
svariati. Le flessibilità e un adeguato ambiente di sostegno sono essenziali per permettere allo
studente con disturbo d’ansia di raggiungere il successo scolastico.
 Instaurare una buona collaborazione e comunicazione con la famiglia: è fondamentale
condividere gli obiettivi e le strategie utilizzate nella gestione del bambino con la famiglia.
 Accogliere le preoccupazioni: non svalutare le paure e le ansie dei bambini e degli adolescenti li
aiuterà a sentirsi compresi e a non giudicarsi negativamente.
 Esprimere fiducia: è importante riporre fiducia nelle capacità dei giovani di gestire e affrontare le
loro paure. Questo li aiuterà a sviluppare un maggior senso di padronanza e una positiva
immagine di sé.
 Ridurre le richieste: potrebbe essere necessario ridurre le richieste poste ai ragazzi,
ridimensionando il carico dei compiti a casa, l’aspetto delle interrogazioni e le impostazioni delle
verifiche. Ad esempio sarebbe utile prediligere domande a scelta multipla, piuttosto che aperta
e predisporre interrogazioni programmate, fornendo indicazioni chiare sulla parte del
programma da approfondire.
 Facilitare la partecipazione: la paura di fornire una risposta sbagliata o dire qualcosa
d’imbarazzante o semplicemente il sentirsi al centro dell’attenzione, porta i giovani a non
partecipare alle attività e alle discussioni in classe. Per aiutarli si può provare a porre delle
domande chiuse, in cui devono scegliere tra due alternative o si può dare loro la possibilità di
parlare di argomenti su cui si sentono sicuri.
 Incoraggiare l’interazione all’interno della classe: bambini e ragazzi ansiosi sono facilmente in
imbarazzo nelle situazioni sociali e tendono a rimanere in disparte per non attirare l’attenzione
degli altri. Si possono prevedere attività da svolgere in piccoli gruppi.
 Enfatizzare i successi piuttosto che i fallimenti.
 Evitare critiche o batture sarcastiche relative alle performance.
 Premiare gli sforzi: rinforzare ogni sforzo messo in atto dal bambino che si avvicina agli obiettivi
concordati con famiglia e professionisti coinvolti nel trattamento.
Il trattamento del disturbo d’ansia generalizzata
Il trattamento migliore per il disturbo d’ansia generalizzata è la terapia cognitivocomportamentale. Durante la terapia il supporto e la collaborazione dei genitori sono elementi
fondamentali, in grado di influire sui risultati ottenuti. Il loro coinvolgimento varia in base all’età del
bambino o dei ragazzi. La terapia si avvale di diversi strumenti che una volta appresi e utilizzati con
regolarità favoriscono il superamento del disturbo d’ansia generalizzata ed evitano che si ripresenti
in futuro.
 L’individuazione e la modificazione dei pensieri disfunzionali: ai bambini o ai ragazzi viene
insegnato ad individuare i pensieri disfunzionali legati agli eventi temuti. Successivamente gli si
insegnerà a valutare le situazioni con maggiore oggettività, in modo da poterle affrontare con
pensieri più funzionali e realistici.
 L’esposizione: questa tecnica consiste nel provare gradualmente ad affrontare le situazioni
temute. L’esposizione alle situazioni temute permetterà al bambino di verificare che queste non
comportano un reale pericolo, imparando inoltre che affrontare e gestire l’ansia è possibile.
 Il rinforzo: ogni comportamento avuto dal bambino, a casa, a scuola o in terapia e che si avvicina
all’obiettivo prefissato, verrà premiato al fine di renderne più probabile la ricomparsa.
 Il modellamento: si basa sull’utilizzo dell’adulto come modello funzionale di comportamento
nell’affrontare le situazioni temute.
 Le tecniche di rilassamento e di mindfulness: secondo le preferenze e le caratteristiche dei singoli
bambini, possono essere utilizzate diverse tecniche di rilassamento tra cui il rilassamento
muscolare progressivo, la respirazione diaframmatica, il training autogeno e il rilassamento per
immagini. La letteratura scientifica supporta l’efficacia dell’utilizzo della mindfulness nei disturbi
d’ansia in età evolutiva.
 La costruzione della resilienza: viene insegnato ai bambini che pur non potendo controllare gli
eventi, è possibile modificare l’impatto che essi hanno su di loro. L’utilizzo delle tecniche apprese
durante la terapia gli permetterà di affrontare i momenti di difficoltà, superarli e di trarre degli
insegnamenti utili per il futuro.
 Il parent training: il coinvolgimento dei genitori nella terapia con i bambini è di fondamentale
importanza. Il terapeuta insegnerà loro come rispondere alle richieste e ai comportamenti dei
bambini, in modo da non rinforzare le loro paure e di conseguenza il disturbo.
Negli ultimi quindici anni, inoltre, il Dott. John S. Dacey, esperto di psicologia dell’età evolutiva,
ha sperimentato delle tecniche per aiutare bambini e adolescenti ad aumentare il proprio controllo
sull’ansia. Il metodo che risulta da questi studi si chiama COPE1. Le lettere di questo acronimo stanno
a indicare i quattro momenti che strutturano il metodo:
1. C = Calmare il sistema nervoso
2. O = Organizzare un piano fantasioso
3. P = Persistere nonostante gli ostacoli e gli insuccessi
4. E = Esaminare, valutare e perfezionare il piano
Questo metodo è ben descritto e riportato nel libro edito da Edizioni Erickson “Il bambino
ansioso: un percorso a quattro tappe per controllare l’emotività” a cura di John S. Dacey e Lisa B.
Fiore. Nel libro si possono trovare attività che aiuteranno, genitori e figli, a esercitarsi su ognuno dei
quattro momenti in questione e a capire come metterli in pratica. Le attività proposte nel libro
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La parola “cope”, in inglese, significa fronteggiamento
possono aiutare un genitore a individuare le giuste tecniche per aiutare il figlio a superare un
momento d’ansia. Se però la situazione non dovesse migliorare entro un ragionevole periodo di
tempo, si deve sempre ricorrere ad un aiuto di tipo professionale.
In conclusione, è chiaro come nella società odierna, anche i bambini incorrono sempre più
frequentemente in stati ansiosi. È bene non sottovalutare le loro preoccupazioni, cercare di capire e
agire, seguendo i semplici suggerimenti riportati nell’articolo. Ovviamente, il supporto di uno
specialista può dare un grande sostegno, soprattutto nelle prime fasi e soprattutto se si ha a che
fare con un disturbo d’ansia più importante del semplice disturbo d’ansia generalizzata.
Dott.ssa Francesca Federici
Psicologa – Pedagogista Clinico
Tel. 339 8781 109