RECIPROCA INFLUENZA DEI COLORI Il chimico

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RECIPROCA INFLUENZA DEI COLORI
Il chimico francese Michel Eugène Chevreul (1786-1889) fu lo scienziato che
probabilmente più influenzò la produzione artistica moderna: egli creò nuovi
diagrammi cromatici considerando i colori solo come pigmenti.
Chevreul fu incaricato dalla Gobelin, grande azienda francese specializzata nella
colorazione e stampaggio dei tessuti, di compiere uno studio sul comportamento di
certe coloriture. Si era notato che alcuni colori aumentavano la loro vivacità, o la
diminuivano, secondo le tinte cui erano accostati.
Chevreul notò che i colori primari
risultavano vivaci se accostati al
proprio
complementare
e
tendevano a contaminarsi l’un
l’altro. In prossimità di altri colori,
invece, riducevano la propria
luminosità.


Colore primario
adiacente al proprio
complementare
Fig. 5.

Colore primario
adiacente a un colore
non complementare
Osserviamo, nella colonna di sinistra della fig. 5, come nell’accostamento dei colori si
formi una lieve linea di sovrapposizione che nella realtà non esiste; probabilmente ciò
è dovuto al fatto, già osservato sui tessuti, che i colori complementari tendono a
tingersi l’un l’altro. I colori delle due colonne sono gli stessi ritagliati da fogli di carta
colorata; i cambiamenti di tono sono dovuti al fenomeno naturale intuito da Chevreul.
Il ricercatore fu portato dalle proprie osservazioni a formulare la legge dei contrasti
simultanei: “Due colori adiacenti vengono percepiti dall’occhio in modo diverso da
come sono realmente”.
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Fig. 6.  In questa serie d’immagini le stelle viola sono tutte ritagliate dallo stesso cartoncino
colorato. Nella prima immagine di sinistra la stella ha come fondo il suo complementare: da qui
l’aumento di vivacità e di tono del viola.
Van Gogh certamente conosceva questo studio del chimico Chevreul e questo passo di
una sua lettera al fratello Teo ne è rivelatore. “Mi è mancato il denaro per pagare dei
modelli, altrimenti mi sarei dedicato completamente alla pittura di figura, ho dipinto
però una serie di studi di colori, semplicemente dei fiori: papaveri rossi, fiori di campo
[...], rose bianche e rosa, crisantemi gialli, alla ricerca di contrasti di blu e arancione, di
rosso e di verde, di giallo e viola, cercando toni spezzati e toni neutri che facciano
armonizzare questi estremi così brutali”.
Chevreul realizzò un cerchio dei colori
con settantadue sfumature diverse ben
sature. Il cerchio comprende i colori
primari, i secondari e individua i relativi
complementari dalla parte opposta.
Questo strumento aveva la funzione di
aiutare l’orientamento di chi si
interessava al colore.
 Il cerchio dei colori di Chevreul.
Qualche tempo dopo il fisico scozzese James Clerk Maxwell teorizzò il mélange
optique: la mescolanza dei colori è nell’atteggiamento percettivo dell’occhio più che
nel pigmento.
In seguito il fisico americano Nicholas Odgen Rood (1831-1902) arricchirà
ulteriormente la teoria del colore: egli realizzò una versione scientifica del cerchio dei
colori tenendo conto delle precise posizioni angolari e della larghezza delle bande dei
colori dello spettro luminoso.
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Egli notò inoltre che di fronte a linee e
puntini disposti in modo ravvicinato,
l’occhio percepisce un’unica sfumatura
dovuta ai toni presenti sulla superficie.
Queste nuove scoperte sollecitarono
l’interesse di molti artisti della seconda metà
dell’ottocento. Tra questi ricordiamo:
Seurat, Signac, Segantini, Pelizza da
Volpedo, teorici e interpreti del pointillisme
e del divisionismo. Per queste tecniche è
importante l’utilizzo dei colori puri che
uniscono l’intensità cromatica al massimo
grado di saturazione in funzione della loro
lunghezza d’onda.
Georges Seurat, Una domenica pomeriggio all’Île
de la Grande Jatte (particolare), 1884/86, Olio su
tela, 205x308 cm, Chicago, Art Institute. 
Come abbiamo già visto, la percezione dei colori muta secondo l’ambiente in cui ci
troviamo: la diversa intensità può venire influenzata dalla quantità di luce
dell’ambiente, dalla presenza di altri colori, dal loro accostamento, ...
Un fiore di colore viola, ad esempio, avrà sfumature diverse se è in piena luce, in
ombra o lontano dalla fonte luminosa; assumerà la massima intensità di colore se
avvicinato al suo complementare, il giallo. Così sarà anche per una rosa di colore rosso
che assumerà la massima intensità se avvicinata al suo complementare, il verde.
Il nostro occhio è in grado di percepire migliaia di varianti cromatiche.
Il pittore svizzero Johannes Itten, insegnante prima alla Bauhaus di Weimar (19191923), poi a Berlino (1926-1934) e infine alla Scuola d’Arte e Mestieri di Zurigo
(1938-1953), della quale fu anche direttore, nel 1961 pubblicò un’importante ricerca
sulla teoria del colore con il titolo “Arte del colore: esperienza soggettiva e
conoscenza oggettiva come vie per l’arte”.
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Nei suoi scritti Itten, prende in esame la percezione del colore non solo dal punto di
vista fisico-chimico o cromatico, ma anche psicologico e sociologico e cerca di
intravederne tutte le possibili sfaccettature. I suoi studi sono utilizzati, tuttora, oltre
che dagli artisti, dagli operatori del design, della pubblicità, del cinema, della moda, …
Il cerchio cromatico di Itten è strutturato in
modo da formare nella parte interna un
triangolo equilatero i cui vertici sono
occupati dai colori primari: giallo, rosso e
blu. Questo triangolo diviene un esagono
regolare occupato nei nuovi tre vertici dai
colori secondari: arancio, viola e verde. I
vertici dell’esagono toccano, sul cerchio
cromatico, il colore che rappresentano.
Il cerchio cromatico di Itten.

Tra un vertice e l’altro vi è un colore intermedio: in tal modo si forma un cerchio di
dodici colori. Come possiamo intuire, il cerchio cromatico può contenere settantadue
tinte come il cerchio di Chevreul, ma anche centinaia di colori finché il nostro cervello
è in grado di distinguere le variazioni cromatiche.
Una suddivisione dei colori di valenza più psicologica che ottica è quella che
interpreta le tinte in calde e fredde. Per colori caldi si intendono quelli che vanno dal
giallo al rosso e per freddi quelli compresi tra il verde e il blu.
Vi sono poi tinte intermedie di
difficile collocazione che sono
interpretate in modo soggettivo,
come il verde chiaro o il viola.
I
colori
sono
influenzati
dall’intensità della luce che li
colpisce: più è alta, più il tono è
chiaro, più si abbassa, più il tono
scivola verso l’oscurità.

Il cerchio cromatico di Itten: colori
caldi e colori freddi dal chiaro allo scuro.
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La legge dei contrasti simultanei fu intuita già nel Rinascimento e probabilmente
anche prima. In Piero di Cosimo (1461-1522) spesso abbiamo l’accostamento di vividi
colori complementari. Nei dipinti di questo artista, a volte, il colore azzurro del manto
della Vergine, tradizionale per l’epoca, è sostituito dal colore verde, complementare al
rosso della veste.
Anche
Raffaello
(1483-1520)
avvicina spesso in opposizione due
colori complementari: nel dipinto
accanto, oltre all’accostamento del
rosso con il verde nel manto della
Madonna, abbiamo anche la
presenza ravvicinata dell’azzurro e
della tinta aranciata della veste del
Bambino.
Raffaello
Sanzio, Madonna della
seggiola, 1513, Firenze, palazzo Pitti.
Venendo a pittori più vicini ai nostri giorni, Van Gogh sfrutta con particolare abilità la
legge dei contrasti simultanei (pag. 27), determinando immagini vigorose, di forte
impatto visivo ed emotivo.
.

Vincent Van Gogh, Campo di grano con volo di corvi, Auverse-sur-Oise, prima del 9 luglio 1890,
tela, 50,5 x 100,5 cm, Amsterdam, Rijksmuseum Vincent Van Gogh.
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