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anno II - numero 27 - 15 gennaio 2016
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lavoro
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sinistra
www.sinistralavoro-pr.org
Ilva: la resa del governo
EnnEsimo colpo di scEna nElla vicEnda dEl gruppo ilva ; con una giravolta dEgna di un
acrobata il mEsE scorso il govErno ha annunciato di avEr mEsso a punto un dEcrEto chE
stravolgE complEtamEntE la stratEgia crEata pEr il salvataggio dEgli stabilimEnti
di Massimiliano repetto*
la vicenda ha il suo inizio quando il
governo renzi attualmente in carica
diede il benservito all’allora commissario bondi sostenendo che sull’ilva
era necessaria una accelerazione
perché il piano industriale elaborato
da quest’ultimo richiedeva troppo
tempo e aveva un costo a detta di
tutti difficilmente sostenibile. in realtà
, al netto di valutazioni di parte, il
piano di bondi (che peraltro la siderurgia la conosce molto bene avendo
a suo tempo contribuito al risanamento della lucchini ) era si di realizzazione piuttosto lunga ma aveva il
pregio di introdurre tecnologie che
avrebbero ridotto di molto l’impatto
ambientale di taranto ( stabilimento
più grande del gruppo sotto accusa
per le emissioni di altoforni cokerie e
agglomerati ) sostituendo parzialmente il carbone con il gas metano;
tecnologie peraltro già in uso in altre
acciaierie europee. per quanto riguarda i costi la maggior parte delle
valutazioni su un piano di risanamento che non preveda la sostituzione del carbone non si discostano
molto da quello che era il costo di
quel progetto.
ma il governo in maniera molto determinata preferì cambiare e affiancò ai
nuovi commissari andrea guerra, ex
ad di luxottica, con la convinzione
piuttosto discutibile che chi, fino a
quel momento si era occupato di occhiali, di colpo diventasse qualcuno in
grado di risolvere i problemi della siderurgia italiana.
la nuova strategia elaborata fu quella
di cestinare completamente il piano di
bondi ed elaborarne uno in continuità
con l’attuale metodo produttivo; in
quest’ottica fu utilizzata la legge marzano e sostanzialmente il gruppo fu
dichiarato insolvente e di conse-
guenza si entrò in amministrazione
straordinaria. la exit-strategy elaborata era simile a quella del salvataggio dell’alitalia : la creazione di una
bad company in cui sarebbero confluiti tutti i debiti, e quella di una new
company la quale avrebbe invece incamerato i lavoratori e gli impianti per
essere risanata. Questo risanamento
avrebbe dovuto avvenire sotto l’egida
dello stato che finita l’operazione
avrebbe messo ilva sul mercato e
l’avrebbe di fatto poi ceduta.
Fin qui tutto bene ; il problema era
con quali capitali si sarebbe compiuta
questa operazione ? certamente con
prestiti bancari e anche con un minimo intervento dello stato attraverso
cassa depositi e prestiti ma il problema stringente era come capitalizzare la new company nascente che
era poi il perno di tutta l’operazione.
non lo avrebbero fatto le banche in
mancanza di garanzie che nessuno
poteva dare.
non avrebbe potuto farlo cassa depositi e prestiti più o meno per le stesse
ragioni. si pensò allora con una
mossa perlomeno avventata di utilizzare dei soldi che la famiglia riva deteneva illegalmente in svizzera e che
la magistratura di milano riteneva fossero frutto di evasione fiscale. Furono
fatti in fretta e furia un paio di decreti
ad hoc per poter richiedere via rogatoria alla svizzera di far rientrare quel
capitale, con tanto di garanzie anche
da parte di alcuni magistrati sentiti in
consulenza che la cosa sarebbe sicuramente andata in porto.
arriviamo così ai giorni nostri, e cioè
quando la magistratura svizzera rifiutava di far partire quel capitale sostenendo, non senza torti, che non si
poteva espropriare una cifra a qualcuno senza che quel qualcuno fosse
stato condannato.( la famiglia riva
deve ancora essere giudicata per il
reato presunto di evasione fiscale per
cui di fatto quei soldi ancora non possono essere considerati frutto della
stessa evasione).
E questo era il granellino che inceppava tutto il meccanismo: senza quei
soldi non poteva nascere la new company senza la new company non si
può risanare ilva taranto senza risanamento gli impianti sarebbero di
nuovo stati fermati dalla legge.
tutta questa operazione è durata
quasi due anni : il piano bondi sarebbe già in fase molto avanzata ergo
,a mio modestissimo avviso, il governo renzi ci ha solo fatto perdere
del tempo.
E ora cerca di correre ai ripari ma la
toppa rischia di essere peggiore del
buco: con un decreto lampo ha sentenziato che si salta sostanzialmente
tutta la fase di risanamento ed entro
il 30/06/2016 l’intero gruppo ilva
dovrà essere venduto. il risanamento
dovrà essere a carico dell’acquirente
al quale, sentite il paradosso; viene
data la facoltà attraverso la presentazione di un piano industriale, di modificare
parzialmente
il
piano
ambientale ( che è una legge dello
stato!!!).
Quindi ha demandato ai commissari
straordinari che reggono ilva di elaborare un bando di vendita da presentare
al
pubblico
per
manifestazione di interesse.
Questo bando, peraltro scritto molto
rapidamente, non contiene nessun
tipo di garanzia né da un punto di
vista produttivo ne da un punto di
vista occupazionale; innanzitutto non
prevede in maniera esplicita il divieto
di uno “spezzatino” cioè la vendita separata dei singoli stabilimenti, cosa
che noi come lavoratori del gruppo
non gradiremmo affatto; poi si limita
a imporre all’acquirente una generica
continuità produttiva senza specificare i volumi oggetto di questa continuità e per ultimo ma cosa più
delicata di tutte parla di “adeguati livelli occupazionali”. ma adeguati a
che? c’è molta differenza in termini
occupazionali se i volumi produttivi
sono le attuali 5 mln di tonnellate oppure se sono le più di 8 mln che sulla
carta taranto può produrre e far trasformare agli altri stabilimenti del
gruppo( genova novi ligure e racconigi ).
morale della favola siamo passati
dalla speranza di poter ancora avere
un futuro produttivo allo sconforto di
sapere che lo stato ci sta mettendo in
vendita senza darci adeguate garanzie e predisponendo ponti d’oro a chi
vorrà rilevare gli impianti ( sempre
che si presenti qualcuno vista la comunque difficilissima realtà che si troverà di fronte).
in tutto questo marasma a noi lavoratori resta solo una certezza , che
chiunque vorrà avere a che fare con
noi dovrà tenere ben presente : la nostra dignità di uomini e lavoratori ce
la abbiamo ancora e non abbiamo
nessuna intenzione di perderla. la difenderemo con ogni mezzo. chi
avesse strane intenzioni su questo è
avvisato.
* Lavoratore Ilva
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Il tavolo sulla chimica italiana
di riccardo Colletti*
al tavolo romano del dibattito sulla
chimica italiana era presente la Filctem cgil di venezia. intervenuta per
testimoniare come porto marghera
sia, nel panorama della chimica nazionale e nel contesto padano, un
punto di riferimento importante.
l’incontro non ha chiarito quali siano
i presupposti della cessione di versalis ad un fondo americano, che ormai
abbiamo compreso non essere attrezzato per sostenere una tale operazione finanziaria.
si è scritto molto su questo tema nei
giorni scorsi, anticipando quali esiti
avrebbe potuto avere l’incontro del 12
gennaio.
tra le dichiarazioni dei vertici Eni versalis di martedì, è stato toccato un
punto che secondo noi va valutato attentamente. perché la dice lunga su
come Eni abbia operato progressivamente alla destrutturazione della chimica di base.
E’ stato detto, “Eni ha operato per
mettere in atto dimissioni opportunistiche”.
nell’affrontare questo tema, la società del cane a 6 zampe sottintende
che l’aggravio dei costi per le materie
prime, energia ecc.., ha reso inevitabili tali scelte.
come sindacato però, rispetto a queste “dimissioni opportunistiche”, abbiamo sempre espresso con forza la
nostra contrarietà. infatti queste, all’interno dei petrolchimici di tutto il
paese, hanno fatto venir meno impianti e produzioni specifiche che servivano a tenere in piedi tutto il
sistema.
Ed è a causa di queste operazioni di
dismissione che Eni ha messo in crisi
la chimica di base.
dal punto di vista industriale noi consideriamo l’italia un paese avanzato,
in quanto possiamo pensare ad un
unico grande processo che comprende ravenna, Ferrara, porto marghera e mantova e che questo
sistema di relazioni produttive è utile
anche alla tenuta degli altri petrolchimici (e viceversa).
Quando si tolgono ingranaggi al sistema è evidente che lo si manda in
crisi, per restare sul tema delle “dimissioni opportunistiche”.
anche versalis è una dismissione opportunistica?
per questi motivi martedì a roma,
proprio perché abbiamo buona memoria storica e non vogliamo “farci
prendere in giro da nessuno”, ab2
biamo proposto lo schema di com’era
e come dovrebbe essere un polo chimico integrato. alcuni impianti possono sembrare obsoleti. ma se
pensiamo all’intero ciclo della chimica
e a come ogni comparto sia stato incastonato fra gli altri, in modo da
combinarsi per dare vita a nuove fondamentali produzioni, con un progressivo abbassamento dei costi, ci è
difficile pensare che possa adesso
realizzarsi qualcosa di nuovo come la
chimica verde, in mancanza di intere
parti.
Ed è “fantascientifico” pensare di
poter mettere in piedi il green, dismettendo ulteriori produzioni e sostenendo il fabbisogno di etilene
mediante trasporto via mare di questo elemento di base.
una nota positiva l’abbiamo individuata: il ripristino dell’osservatorio
sulla chimica che non si sa perché,
fosse stato destituito.
negli anni passati l’osservatorio sulla
chimica teneva monitorati i livelli produttivi, verificava le opportunità ma
soprattutto era molto presente nelle
analisi sulla bilancia commerciale
delle produzioni italiane.
senza di questo istituto di riferimento,
che riteniamo fondamentale, Eni e
molte altre aziende hanno avuto la
possibilità di fare appunto le “dimissioni opportunistiche”.
concludendo, per fare strategia industriale in questo paese, abbiamo bisogno di punti di riferimento molto
chiari. per valutare piani industriali,
per correggerli e assumere anche posizioni forti nei confronti delle aziende
che non rispettano gli accordi sottoscritti e che chiudono per fuggire all’estero, scaricando i costi sulle spalle
della collettività.
E a questo proposito è importante tornare sull’argomento bonifiche, perché
è proprio grazie alle “dismissioni opportunistiche” che si sono aperte
nuove possibilità di trasformazione
dei siti inquinati dalle grandi compagnie, sui nostri territori.
le bonifiche stanno diventando uno
strumento di opportunità per le istituzioni e i giochi politici che si possono
aprire su questi fronti, se non c’è un
governo serio e trasparente sulle
grandi opere, non vanno molto distanti dagli scandali che abbiamo
visto accadere anche nel veneziano,
con il mose.
*Filctem Cgil Venezia
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sCIopero per ferMare la vendIta
della ChIMICa enI
martEdì 12 gEnnaio prEsso il ministEro dEllo sviluppo l'amministratorE dElEgato di Eni
claudio dEscalzi ha conFErmato chE il “canE a sEi zampE” procEdErà nEll’intEnzionE di
vEndErE la maggioranza di vErsalis ad un Fondo Finanziario dEtErminando così la Fuoriuscita di Eni dalla chimica.
possibilità di mantenere gli investi- grazie alla ripresa dei margini e dei vodi Matteo gaddi
menti previsti dal piano industriale lumi per lo scenario più favorevole che
Forse con questa decisione si segnerà stesso di versalis. inoltre sK capital unita alle azioni di efficienza e di ottianche il futuro stesso della chimica ita- ha escluso il mantenimento degli inve- mizzazione degli assetti industriali
liana, e non certo in positivo per i sei- stimenti volti alla riconversione in “chi- hanno consolidato la profittabilità dei
mila lavoratori coinvolti dei vari mica verde” di alcuni impianti quali due business”. infatti, i settori chimica
e raffinazione nei primi 9 mesi del
stabilimenti di porto marghera, Fer- porto marghera e porto torres.
2015 hanno registrato un utile netto
ma
anche
unitariamente,
le
categorie
rara, mantova, ravenna, brindisi,
priolo, ragusa, porto torres. d’altro di cgil, cisl e uil, parlano di “sman- adjusted pari a 426 milioni di euro secanto non si tratta certo di una novità: tellamento della chimica italiana: ci si gnando così un netto miglioramento.
fin dai primissimi momenti della sua appresta a chiudere, nell'indifferenza Questo miglioramento, non va dimennomina alla carica di amministratore di molti attori, una tra le più importanti ticato, va inserito in un quadro più
delegato, de scalzi ha annunciato pagine dell'industria del nostro paese ampio del settore chimico che nel
molto chiaramente l’intenzione di ren- che ha permesso, attraverso l'integra- 2015 ha registrato segnali di ripresa.
dere Eni una vera e propria “oil com- zione raffinazione/chimica, di offrire secondo la nota di Federchimica, inpany” dedita all’estrazione e alla una forte spina dorsale all'italia indu- fatti, nel 2015 la produzione chimica in
commercializzazione di petrolio e gas, striale. non solo si perderebbe una fi- italia ha evidenziato un recupero che
prefigurando così pesanti interventi di liera strategica, ma il progetto del vede per la prima volta segnali di risveristrutturazione sia sul settore raffina- management del gruppo farebbe venir glio della domanda interna; l’avvio
meno all'Eni la sua caratteristica di della ripresa appare consolidato in alzione che sul settore chimico.
Fortunatamente la risposta delle orga- azienda di “sistema” che garantisce cuni settori clienti (auto, ma anche planizzazioni sindacali è stata unitaria: l'insieme del ciclo produttivo, dall'estra- stica, cosmetica e alimentare) mentre
rimangono in negativo altri importanti
l’obiettivo comune è quello di contra- zione al consumo”.
comparti come il tessile-cuoio e le copiù
nello
specifico,
le
produzioni
della
stare il piano di cessione di quote di
maggioranza di versalis al fondo finan- chimica Eni rappresentano elementi struzioni.
ziario sK capital. Questo fondo viene insostituibili per le filiere produttive di nonostante la generale debolezza del
ritenuto dai sindacati del tutto inade- un paese industriale: i settori del polie- commercio mondiale, l’export chimico
guato di fronte all'impegno richiesto tilene, degli stirenici e degli elastomeri italiano mostra una crescita marcata
dall'acquisto di versalis stessa: sK ca- riguardano una vastissima gamma di (+3,9% in valore nonostante prezzi liepital ha investito 1,5 mld dal 2009 ad prodotti che vanno dagli imballaggi in- vemente cedenti). la produzione chioggi, mentre solo per l'acquisto di ver- dustriali e agricoli agli isolanti per l’edi- mica in italia è attesa chiudere il 2015
salis dovrebbe investire una cifra ana- lizia, dai componenti per auto ed in crescita dello 0,8% grazie all’export
loga. alla cifra dell’acquisto di versalis, elettrodomestici a tubi e raccordi, dagli in forte espansione (+4,5% in volume)
e al primo rialzo della domanda interna
inoltre, dovrebbero aggiungersi ulte- pneumatici alle guarnizioni ecc.
riori risorse: 1,2 miliardi di euro in tre l’Eni, in sede di ministero, si è limitata (+1,2%), accompagnati da un consianni per realizzare gli investimenti pre- ha confermare il piano di trasforma- stente aumento dell’import (+4,3%).
Quindi le dichiarazioni di de scalzi
visti dal piano industriale di versalis zione di versalis che ha cominciato a
per interventi sugli stabilimenti di mar- registrare bilanci non più in passivo, che ha parlato di una generica “diffighera, mantova, Ferrara, porto torres dopo che dal 2000 aveva accumulato coltà di quadro strategico sia sulla chie priolo. per questo Emilio miceli, se- perdite per 5,8 miliardi di euro. Queste mica che in relazione alla congiuntura
gretario nazionale della Filctem cgil, notizie erano già note al momento di del basso costo della materia prima”
ha chiarito bene la posizione: netta presentazione dei dati relativi al terzo andrebbero quanto meno sottoposte a
contrarietà alla ricerca di una partner- trimestre 2015; nella nota trimestrale, verifica. invece, l’atteggiamento del
ship per versalis, tutta orientata verso infatti, lo stesso de scalzi scriveva che governo, rappresentato dal ministro
fondi speculativi che hanno interesse, “la ristrutturazione e gli interventi di ef- Federica guidi, è stato di assoluta inper loro stessa natura, ad investimenti ficientamento che abbiamo condotto in consistenza affermando che “il gocon ritorno a breve per i loro investitori. ambito r&m e chimica, uniti a uno verno non intende smantellare la
sK capital, infatti, è un fondo specula- scenario favorevole, hanno portato chimica in italia….seguiremo con attivo - per di più di piccole dimensioni - questi business a conseguire un'eccel- tenzione gli sviluppi del piano affinchè
che fin qui ha fatto acquisizioni e par- lente performance e una generazione si realizzi un progetto solido…”.
tecipazioni per cifre irrisorie; per que- di cassa positiva nel corso del 2015”. dichiarazioni generiche che non
sto sussiste la preoccupazione che ancor più nello specifico, la nota rile- hanno certo fornito risposte ai lavorasK capital possa trasferire il debito vava che “le performance di r&m e tori e ai sindacati che hanno procladell'acquisizione sulle spalle di versa- della chimica hanno registrato un sen- mato lo sciopero per il 20 gennaio.
lis, pregiudicandone definitivamente la sibile miglioramento (+€0,32 miliardi)
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renzI ColpIsCe anCora
I lavoratorI
prEsto una nuova lEggE, si chiama “smart worKing”, lavoro agilE.
È il vEcchio lavoro a domicilio
negli uffici, quelli più alla moda, circola una parola, smart, che fa tanto
figo. se ti dicono che sei “smart” è un
complimento, vuol dire che sei abile,
veloce. se a questo termine aggiungete la parola “working” il tutto diventa meno figo. non c’è una
traduzione esatta, comunque al ministero del lavoro ne hanno trovata
una, “lavoro agile”, un modo nuovo
per rottamare il contratto nazionale di
lavoro, chiodo fisso di renzi matteo.
proprio mentre cgil, cisl, uil stanno
mettendo a punto un nuovo sistema
di relazioni industriali fondato sulla
contrattazione a partire da quella nazionale, partecipazione e regole, il
premier stringe i tempi per una nuova
tappa che si aggiunge al Jobs act, il
“lavoro agile” per colpire ancora i diritti dei lavoratori. non bastava il televoro, il lavoro a casa, che andava
comunque inquadrato in una tipologia
contrattuale. troppi vincoli per le
aziende, obblighi e costi legati alla sicurezza. il lavoro agile abolisce ogni
vincolo. per la sicurezza sarà sufficiente una informazione preventiva,
poi te la devi cavare.
non più orari di lavoro, stai a casa,
hai un obiettivo da realizzare, il
contratto non c’è più
non ci sono più orari di lavoro, niente
cartellini da timbrare, niente mensa,
niente rimborso per mezzi di trasporto, niente affitto degli uffici. il rapporto è diretto fra singolo lavoratore e
azienda. ti viene assegnato un obiettivo da realizzare in un tempo stabilito. puoi lavorare qualche pomeriggio
a settimana, tre ore al giorno, la mattina, la sera, la notte. vedi tu, ma devi
consegnarmi il lavoro nei tempi stabiliti, che ovviamente saranno sempre
più stretti. a noi sembra di rivedere
quell’omino, charlot, sempre più
preso dagli ingranaggi di una infernale macchina del lavoro. pause? affari tuoi. al ministero di poletti si sta
lavorando alacremente per presentare il disegno di legge. renzi matteo
prevede che il disegno di legge sia
collegato alla legge di stabilità e presentato in parlamento entro il 31 gennaio. il testo dovrebbe andare al
consiglio dei ministri nella prossima
settimana. i sindacati ne sanno qualcosa, sono stati consultati perlomeno
dal poletti? ci mancherebbe altro.
Il testo della legge elaborato da un
“bocconiano” amico e consigliere
del premier
il testo della legge che decapita la
contrattazione, già mutilata dal Jobs
act, nasce dalle intuizioni di maurizio
del conte, bocconiano, professore di
diritto del lavoro all’ateneo milanese,
consigliere giuridico del premier che
di costui si fida ciecamente. per completare il quadro la proposta di “lavoro
agile” è stata pubblicata sul blog del
corriere della sera ed avrebbe raccolto, dicono al ministero, numerosi
consensi. E questa la chiamano consultazione.
al ministero si dice che si tratta di
dare continuità al Jobs act e alla
legge di stabilità
le “fonti” che hanno reso noto questo
lavorio sotterraneo, top secret, spiegano che si tratta di dare continuità
alle scelte fatte con il Jobs act e con
la legge di stabilità. con il lavoro agile
viene rispecchiata la linea dell’esecutivo, dicono, sempre più orientata a
dare spazio alla contrattazione di secondo livello, tra lavoratore e
4
azienda. ma della parola contrattazione resta solo il fatto che il lavoratore
deve
esser
d’accordo
nell’accettare il “lavoro agile”. ci
mancava che fosse obbligatorio. Errore, forse vieni assunto solo se accetti questa forma di sfruttamento
intensivo. E se non realizzi l’obiettivo
concordato? ancora non è stata stabilita la penalità. ti chiudono in casa?
arresti domiciliari? Fai lavorare anche
i tuoi familiari, figli minorenni compresi ? pubblica fustigazione?
Ci viene a mente quell’omino con i
baffetti, Charlot, che sempre più
veloce stringe bulloni
verrebbe voglia di dire che quell’omino con i baffetti, charlie chaplincharlot, che stringe bulloni e deve
sperimentare la macchina automatica
da alimentazione che ti consente di
mangiare senza interrompere il lavoro, era un privilegiato rispetto allo
“smart working”. un ritorno al passato usando parole nuove. una volta
si chiamava lavoro a domicilio. Era in
uso nelle piccole fabbriche che affidavano, per esempio, parti delle calzature fatte a mano, le tomaie a
lavoranti a domicilio, le donne in particolare. mentre cucinavano incollavano scarpe, l’odore del benzolo si
confondeva con quella della zuppa.
poi si scopriva che erano morte di un
male incurabile. si dirà che oggi è
tutto diverso. che le donne in particolare gradiscono il lavoro in casa.
possono
stare
con
i
figli,
allattano,preparano la pappa,lavano
stirano , mettono sul fuoco la cena.
sempre con un occhio al computer.
oppure è l’uomo a fare il doppio lavoro. si rischia il mal di casa, una
nuova forma di alienazione, non prevista dal prontuario medico predisposto dalla ministra lorenzin. si perde
il senso del tempo di vita e del tempo
di lavoro. una vecchia rivendicazione
del sessantotto che torna sempre più
di attualità.
punto rosso
sinistralavoro
greCIa: CoMe rIforMare le pensIonI
senza taglIarle
una riForma dEllE pEnsioni sEnza nuovi tagli, i dodicEsimi, sostEnibilE con maggiorE giustizia socialE E solidariEtà: È la proposta dEl govErno di alExis tsipras – illustrata Qui
da andrEas nEFEloudis, sEgrEtario gEnEralE dEl ministro dEl lavoro – pEr avviarE una
vEra svolta nEl paEsE crEando un’occupazionE dignitosa E garantista, pEr riportarE
l’Economia in FasE di crEscita E libErarE il paEsE dal commissariamEnto dEi crEditori.
di argiris panagopoulos
nefeloudis, ex dirigente di synaspismos e di sinistra democratica – il
detenuto più giovane nel carcere infernale nell’isola di gyaros nel periodo della dittatura – proviene da una
famiglia storica del comunismo democratico greco e crede che la riforma delle pensioni debba diventare
la madre di tutte le battaglie e permetterà la riforma delle relazioni di lavoro, con il ripristino della
contrattazione collettiva e il sostegno
dell’occupazione con una politica di
creazione di veri e dignitosi posti di
lavoro.
perché avete proposto la riforma
del sistema delle pensioni?
la questione delle pensioni in grecia
rappresenta ancora un altro lato
oscuro della corruzione e del clientelismo che si sono trasformati in una
grande ingiustizia sociale. ancor oggi
abbiamo almeno 230 diversi modi per
calcolare le pensioni dei lavoratori e
ci sono enormi diseguaglianze che dipendono dal sistemi clientelari di ogni
ente assicurativo. per esempio l’ente
per le pensioni dei lavoratori del mare
– nat – paga ogni anno più di un miliardo e incassa solo 60 milioni,
anche a causa del lavoro nero e non
dichiarato. il calcolo delle pensioni
per esempio sull’ultimo stipendio ha
una enorme forbice che va dal 65%
al 120%. per esempio nell’ente dei lavoratori al commercio – l’ex tebe e
oggi oae – che comprende 200mila
commercianti e lavoratori, chi va in
pensione, ad esempio, con uno stipendio di 1.000 euro può prendere
una pensione di 1.400 euro.
lasciando da parte le ingiustizie che
hanno commesso i governi precedenti è molto difficile fare un piano
per il sistema assicurativo. come si
può fare una riforma delle pensioni
quando abbiamo 1,2 milioni di disoc-
cupati con la disoccupazione al 25%
e il lavoro nero o non dichiarato al
15%? il 40% dei lavoratori attivi del
paese sono fuori da ogni sistema assicurativo e contributivo.
avete ereditato un sistema assicurativo che crollava. Cosa propone
però ora il governo di tsipras?
prima di tutto abbiamo fatto alcune
constatazioni. non si può fare nessun
nuovo taglio alle pensioni dopo 11
tagli fatti dai governi di papandreou,
papadimos e samaras, che hanno
prodotto un calo medio del 40%. samaras e venizelos avevano accordato e annunciato con i creditori tagli
orizzontali sui stipendi e le pensioni e
nuove ondate di licenziamenti nel settore pubblico se vincevano le elezioni
del 25 gennaio del 2015, ancher se
tutti i tagli precedenti delle pensioni
non avevano migliorato lo stato del sistema assicurativo, anzi. Ed è ridicolo
che oggi l’opposizione in grecia sia
più dura proprio sulla riforma delle
pensioni, perché la stessa opposizione quando era al governo chiamava riforma i tagli puri e duri. noi
dobbiamo superare il vecchio sistema e creare le condizioni di avere
i fondi per pagare le pensioni, dopo il
saccheggio dei fondi prodotta dalla
loro entrata nella borsa grazie al governo del socialista simitis e il taglio
del debito greco del socialista venizelos, che ha provocato un durissimo
e disastroso taglio dei bot dei fondi
pensione senza procedere alla loro ricapitalizzazione.
noi abbiamo pensato di fare una riforma del sistema delle pensioni per
garantire gli strati bassi e medi del lavoro, puntando anche sulla stabilità e
la sostenibilità del sistema per il futuro. abbiamo cominciato calcolando
una “pensione nazionale” che potranno prendere tutti i lavoratori con
almeno 15 anni di contributi, per affrontare i problemi che ha creato la di5
soccupazione di massa e lunga durate, mentre fino a oggi servono 35 o
40 anni di contributi. Questa pensione di base si calcola a 384 euro,
che sono il 60% del reddito medio
alla soglia di povertà ed è collegata
con una clausola di crescita. se la nostra economia torna a ritmi positivi di
sviluppo la pensione di base nazionale sarà aumentata. per esempio se
fossimo nelle condizioni del 2009 sarebbe di 509 euro. la seconda clausola prevede che in caso di
recessione la pensione non potrà comunque diminuire e la garanzia sarà
data dallo stato. Questo è il primo
gradino.
il secondo gradino prevede la pensione basata sul sistema di ridistribuzione e ricapitalizzazione che
dipende dagli anni di contributi che
paga il lavoratore durante tutta la sua
vita lavorativa. per gli impiegati si
basa sull’ultimo stipendio e per i liberi
professionisti e agricoltori sui loro
redditi degli ultimi anni. il sistema
però deve mirare alla giustizia sociale
e a una più equa ridistribuzione delle
risorse previdenziali. così chi prende
uno stipendio di 1.000 euro potrà
prendere il 90% quando arriva alla
pensione, mentre chi prende 4.000
euro di stipendio avrà una pensione
calcolata con coefficienti più bassi.
nello stesso momento abbiamo previsto una pensione da un fondo di solidarietà per gli anziani che oggi non
hanno nulla. ogni persona che arriva
ai 67 anni, indipendentemente dagli
anni dei suoi contributi, prenderà una
pensione di 360 euro. inoltre vogliamo conservare la pensione di solidarietà – Ekas – però sulla base del
reddito di ogni persona per correggere anche qui le grandi ingiustizie.
perché uno con 15 anni di contributi
e con l’Ekas poteva prendere una
pensione anche molto più alta di chi
aveva lavorato 40 anni. la pensione
di solidarietà Ekas riguarda 80 mila
persone e fino al 2020 sarà incorpo-
rata nel sistema nazionale di solidarietà sociale.
Questa è la base della riforma che
abbiamo proposto e come governo
abbiamo detto che non ci sarà nessun taglio sulle pensioni oggi già in vigore. se le pensioni devono essere
diminuite di 50 o di 100 euro con il
nuovo calcolo lo stato garantisce che
almeno per i prossimi tre anni –
quanto dura il programma di finanziamento – non ci sarà nessuna diminuzione della pensione perché lo stato
garantisce la cosiddetta “differenza
personale”.
Questa proposta però deve essere
negoziata con i creditori del
paese…
si, però per la prima volta la grecia
deposita una proposta tutta sua e non
aspetta che siano altri a intervenire
nei suoi affari interni. Fino a ieri loro
venivano e imponevano le loro proposte e decisioni. ora siamo noi a far
delle proposte sostenibili ai creditori.
credo che alla fine non ci saranno
problemi per le pensioni principali e lo
scontro si potrà contenere sulle pensioni aggiuntive sussidiarie. noi proponiamo un sistema assicurativo
sostenibile anche grazie all’aumento
dei contributi dei datori di lavoro e dei
lavoratori. i datori di lavoro hanno accettato un aumento dei loro contributi
del 1% e probabilmente accetteranno
anche del 1,5%.abbiamo già trovato
i fondi per sostenere il pagamento
delle pensioni normali e quelle sussidiarie.
abbiamo fatto una proposta credibile.
loro fanno una guerra ideologica sostenendo che si devono trovare i
fondi per pagar le pensioni da un sistema sostenibile. la proposta che
abbiamo presentato anche nei scenari più avversi è completamente sostenibile. noi abbiamo trovato anche
altre risorse per sostenere i fondi
pensione, come la tassa sulla transazioni finanziaria e la borsa e una
tassa del 1 per mille su transazioni
che superano i 1.000 euro. Questo
non lo vogliamo fare per finanziare il
sistema corrente ma per aumentare i
fondi pensione. inoltre vogliamo unificare tutti gli enti assicurativi in uno
solo per potere gestire con maggior
trasparenza e giustizia sociale le pensioni. non possiamo permetterci una
guerra tra poveri attraverso le pensioni o ridistribuire ingiustizie.
Che succederà con i nuovi pensionati? non c’è il rischio di guerra tra
generazioni? Come arriveranno a
una pensione dignitosa le persone
che hanno impieghi precari?
Questo è una problema molto serio e
abbiamo fatto tantissimi calcoli per
vedere l’andamento delle pensioni
dei futuri pensionati. secondo i nostri
calcoli per la pensione nazionale con
la clausola di crescita non si prevede
nessuna diminuzione delle pensioni.
se ci saranno diminuzioni di 20, 30,
40 euro per le pensioni che superano
i 1.000 euro saranno corrette una
volta finito il programma di finanziamento, nel 2018. Quando il paese
sarà fuori dal commissariamento potremo valutare come migliorare il si-
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punto rosso
sinistralavoro
stema previdenziale con ancora maggiore giustizia sociale e solidarietà.
tsipras ha detto che la riforma
delle pensioni sarà la madre di
tutte le battaglie per il 2016…
la riforma delle pensioni è la prima
nostra proposta. una volta finita vogliamo muoverci su tre altri settori importanti. prima di tutto vogliamo
affrontare la crisi umanitaria e la miglior soluzione è il reddito minimo garantito per tutta la popolazione che
non ha redditi. Questo può partire dai
200-250 euro per il momento. inoltre
rimarranno in vigore tutte le misure
che abbiamo preso per affrontare la
crisi umanitaria, dai pasti gratis alle
scuole, l’amministrazione della corrente elettrica e i sussidi per pagare
gli affitti, le tessere di trasposto gratuito per i disoccupati, ecc. verso
marzo tutte queste misure sociali e le
altre che vogliamo prendere costruiranno un nuovo sistema di solidarietà
sociale.
la seconda grande battaglia riguarda
la riforma delle relazioni di lavoro con
il ripristino dei diritti dei lavoratori, soprattutto della contrattazione collettiva, e una legislazione nuova per
vietare e scoraggiare i licenziamenti
individuali o collettivi. una società
progredisce quando la gente ha un
lavoro dignitoso e garanzie.
Questo momento stiamo preparando
un altro “programma parallelo” che riguarda le condizioni di lavoro perché
è inammissibile costringere la gente
a lavorare in condizioni di servitù.
dobbiamo intervenite su tante e tantissime piccole cose che tutte insieme
fanno un sistema mostruoso.
il nostro obbiettivo è sviluppare politiche d’occupazione dinamiche, perché dobbiamo smettere di parlare di
lavori sociali per i disoccupati e di assegno di voucher e di andare direttamente al sostegno dell’occupazione.
non possiamo riciclare in eterno la disoccupazione attraverso i programmi
per le centinaia di migliaia di disoccupati ma lavorare per progettare
un’economia sana che crea veri posti
di lavoro. la nostra sinistra punta
sulla crescita ecosostenibile e il lavoro dignitoso, garantito e fisso, il lavoro come diritto. per questo il nostro
scontro con i creditori anche su questa questione sarà duro.
punto rosso
sinistralavoro
donne e uoMInI lIberI, sveglIatevI?
guardo lE notiziE, ascolto i nostri politici, tutti i discEpoli dElla “willKommEnsKultur”
[cultura dEll’accogliEnza, in tEdEsco, ndt] E rimango sEnza parolE (situazionE non comunE pEr mE, comE ForsE sapEtE!) … dovE È la tEmpEsta di mErda? dovE sono i libErali, i diFEnsori dElla libErtà, lE FEmministE?!?!?! strano, impotEntE silEnzio.
di silvia Wadwha*
Ecco i fatti truci: migliaia di – sì, soprattutto – rifugiati/migranti maschi
hanno popolato diverse pubbliche
piazze nelle grandi città tedesche
nella notte di capodanno con l’unico
obiettivo di ubriacarsi e “divertirsi sessualmente”, soprattutto con donne,
ragazze che non volevano avere alcuna parte in questo “divertimento”. E
sulla scia del caos prodotto da questa
“baldoria”, un gran numero di borseggiatori professionisti e altri piccoli
criminali si sono messi in azione (anch’essi sembra di origine soprattutto
mediorientale e africana).
certo, le molestie, la violenza sessuale o lo stupro non sono appannaggio solo dei migranti arabi. non sono
né una idiota né una razzista (per l’inferno! mio marito viene dal marocco,
il mio primo marito era indiano … mi
date della razzista?!?! allora siete
pazzi!) … ma possiamo per favore
smetterla tutti di girare intorno ai problemi reali?
Quel che è successo a capodanno è
stata una diretta conseguenza della
disastrosa strategia di “benvenuto ai
rifugiati” di angela merkel. le testimonianze oculari da parte delle vittime
e
della
polizia
sono
raccapriccianti e scioccanti. E non abbiamo bisogno di politici o media che
cercano di minimizzare, distorcere o
nascondere.
Fatto: i riFugiati dalla siria ecc.
erano il grosso della folla. hanno arrogantemente maltrattato la polizia
sul posto, hanno strappato le loro
carte d’identità da rifugiati dicendo
“avremo nuovi documenti domattina… Fanculo la polizia!”
Fatto: le donne che hanno cercato di
attraversare la piazza davanti alla
cattedrale di colonia sono state maltrattate verbalmente, insultate, aggredite, hanno subito molestie sessuali e
almeno due di loro sono state violentate.
Fatto: i politici, la polizia e i media
mainstream hanno cercato di coprire
o almeno minimizzare gli eventi. i
primi titoli sono saltati fuori Quattro giorni piu’ tardi!!!!
E ciò che è seguito è stato/è ancora
più imbarazzante. i politici danno la
colpa alla polizia di non aver saputo
fare il proprio lavoro. brillante, eh?
per decenni mania di austerità, riduzione dei costi e taglio dei posti di lavoro … e ora i colpevoli sono i
poliziotti sul posto, sottopagati e oberati di lavoro? colpo molto a buon
mercato!
E poi – a completare il tutto – il sindaco donna di colonia, henriette
reker, ha suggerito come dovrebbero iniziare a comportarsi in futuro,
“per la propria sicurezza”, le donne in
germania… tra i suggerimenti utili
c’era quello di mantenere una distanza di sicurezza dagli uomini che
sembrano stranieri e di non indossare
gonne corte. Ehi?!?! perché non suggerire di iniziare ad indossare un
burqa? sicuramente dovrebbe essere ancora più sicuro!
Frau reker – dimettiti! oggi! le
donne come te sono l’ultima cosa di
cui abbiamo bisogno in politica.
ma non è tutto: un pastore protestante di spicco ha suggerito di mandare “prostitute gratis” (cioè a spese
dei contribuenti!) nei campi profughi
… senza parole! un prEtE?!?!
basta farli scopare a gratis abbastanza – scusate il francesismo! – e
si comporterebbero bene?!?!
sono una figlia degli anni sessanta.
Fate la pace, non la guerra … abbiamo bruciato i reggiseni, portato le
mini gonne, inneggiato al libero
amore … la liberazione delle donne
… abbiamo lottato a lungo e duramente per la parità di diritti per le
donne. abbiamo politici che fanno su
e giù per il paese dibattendo delle
“quote rosa” nel mondo degli affari e
della politica. abbiamo interi eserciti
di femministe preoccupate di sottigliezze come la “femminizzazione”
della nostra lingua … niente più
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chairmEn, ma chairwomen or chairpErson.
Ehi?!?! le nostre bisnonne hanno
combattuto per i diritti delle
donne (guardate le foto di una protesta di suffragette a londra). hanno
combattuto in modo che noi si possa
camminare da sole nelle strade, con
qualunque abito scegliamo, senza
essere aggredite, molestate, per non
dire violentate. non sono disposta a
buttare via tutto per orde di stronzi ingrati che credono di poter portare la
loro idea medievale di donna nel mio
paese!
io dico: svegliatevi! smettetela
adesso!
le donne nel mio paese possono
camminare per le strade da sole di
notte, possono indossare ciò che
scelgono, possono guardare qualsiasi uomo dritto negli occhi, possono
rispondere… E non si aspettano di
essere insultate, attaccate, maltrattate, violentate. E mi batterò con le
unghie e con i denti perché rimanga
così.
se i nostri politici non sono disposti a
difendere la mia libertà – come donna
o come europea – allora… mi dispiace … Forse è tempo di una rivoluzione … non per paura, xenofobia
e neo-nazionalismo. una rivoluzione
per la libertà di tutti coloro che sono
disposti a difendere le nostre libertà –
non importa di che colore sia la loro
pelle o la loro religione! io sono
pronta … voi?!?
* Silvia Wadwha, giornalista finanziaria tedesca della CNBC, commenta con toni
molto forti e accorati i fatti di Colonia della
notte di Capodanno. Il suo è un appello a
combattere l’idea medioevale di donna
presente nella testa degli assalitori, ma
soprattutto a combattere l’esitazione dei
politici, dei media, degli intellettuali e
delle femministe stesse nel condannare i
gravissimi episodi, per convenienza politica o barriera ideologica.