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C'è troppa
discrezionalità da parte del medico. Che invece deve
essere coscienzioso e riconoscere i limiti della terapia
DAL NOSTRI INVIATO
PRAGA
UANDO un antibiotico non ha
gli effetti voluti, si cambia. Ma
quando non funziona un farmaco omeopatico si dice che non
l'omeopatia tout
`unziona
court. La iitlessione di Valérie Poinsot, direttore generale dei laboratori Boiron,
azienda leader con 620 milioni di euro di
fatturato annuo, apre il congresso di Praga, organizzato dal Cedh, la più importante scuola di omeopatia a livello mondiale,
dedicato all'uso di questa medicina in pediatria. Oltre quattrocento medici arrivati
da sedici paesi per discutere di diagnosi e
scelta della terapia nei bambini. Le principali indicazioni dell'omeopatia in pediatria
sono - secondo Antoine Demonceaux, direttore Cedh, «le patologie otorinolaringoiatriche e delle vie respiratorie, come otiti, bron-
chiti e bronchioliti, i disturbi del comportamento e l'oncologia, con trattamenti che leniscono gli effetti collaterali della chemio».
Ma l'omeopatia ha dato anche risultati a
volte insperati, come quelli ottenuti da Robert Dumont (della Northwestern University) nel suo centro che ha in cura oltre
3000 bambini autistici. Dumont ha osserveto miglioramenti per sintomi come aggressività, collera, dondolamenti, difficoltà di concentrazione. Com'è potuto accadere? Non si sa. Perché l'omeopatia funzioni e
con quale meccanismo - hanno sostenuto
molti medici - non è chiaro, ma l'importante è averedei risultati.
Il problema della dimostrazione di efficacia - fondamentale - è però quello che ha
spinto il servizio sanitario britannico a ripensare al rimborso delle cure a spese pubbliche. «Una decisione che mi stupisce ma
che capisco - premette Francesco Macri,
professore di pediatria alla Sapienza di Roma e vicepresidente Siomi- in tempi di crisi
non si investe in settori che non riescono a
dare prove di efficacia. Ma è un cane che si
morde la coda, perché gli studi clinici dovrebbero essere svolti in strutture pubbliche, dove ci sono grandi difficoltà, a partire
dai comitati etici che difficilmente danno il
nullaosta. Se si dovesse poi superare questa difficoltà c'è il problema della pubblicazione, poiché le grandi riviste tendono a rifiutare lavori scientifici sull'omeopatia».
Il Cedh, centro di
insegnamento e
sviluppo
dell'omeopatia, è una
scuola internazionale,
fondata nel 1972. Nel
2014 ha formato oltre
duemila medici in
Francia e nel mondo.
Collabora con più di
dieci facoltà di
medicina e farmacia e
ha 120 insegnanti.
- I farmaci omeopatici
sono registrati presso
le autorità sanitarie e
rispettano le
normative
farmaceutiche sulla
qualità.
Nei mondo
quattrocentomila
operatori della salute
prescrivono rimedi
omeopatici, usati dal
56%dei francesi e
prescritti dal 61 %dei
medici generici.
xxxxxx
Un altro aspetto rilevante è quello
dell'assenza di linee guida per diagnosi e
prescrizioni. «Con una forte discrezionalità
del medico - continua Macri - per cui, essendoci a disposizione per lo stesso sintomo diversi rimedi la scelta efficace è garantita
dalla buona preparazione e dall'adeguata
esperienza di chi prescrive, in modo da evitare l'errore di una prescrizione omeopatica errata oppure in caso di malattie gravi
che riconoscono solo l'uso della terapia convenzionale, come l'insulina in caso di coma
diabetico per esempio. Un medico coscienzioso deve essere in grado di riconoscere i limiti dell'omeopatia e individuare le situazini in cui ha buone possibilità di successo,
quelle in cui può affiancare la medicina convenzionale, come nella terapia di supporto
dell'asma al di fuori degli episodi acuti in
cui i broncodilatatori sono insostituibili, e
quelli in cui i risultati sono scarsi».
La Società italiana di pediatria ha da
tempo un gruppo di studio sulle medicine
non convenzionali, visto che, secondo una
indagine della società, un terzo dei pediatri
italiani le pratica più o meno spesso, in
esclusiva o in affiancamento, e due terzi le
conosce. Tra queste l'omeopatia è la più
praticata.
Il corso della Siomi
(Società italiana di
omeopatia e
medicina integrata) è
articolato in tre livelli,
base, avanzato e
specialistico. Chi ha
frequentato soltanto
il corso base può
prescrivere terapie
soltanto per
patologie lievi, come
febbre, flogosi delle
vie respiratorie,
gastroenteriti, otiti.
Chi ha finito il livello
avanzato può trattare
patologie croniche in
affianca mento dei
farmaci tradizionali, e,
quando è il caso,
anche come terapia
primaria. Sempre con
ragionevolezza e
pronti, di fronte a
peggioramento o
non efficacia, a
ricorrere alla
medicina ufficiale.