Rassegna stampa 31 dicembre 2015

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Il Piccolo 31 dicembre 2015 Primo piano Disturbi polmonari raddoppiati in Italia L’ombra dello smog Per il Cnr tra i fattori di rischio non soltanto fumo e lavoro Gli esperti: necessario controllare auto e qualità del gasolio ROMA. Nel 1985 respiravamo meglio. Nell’arco di quasi 30 anni infatti i disturbi polmonari in Italia sono più che raddoppiati e i rischi per chi vive nelle città sono maggiori rispetto a quelli di chi vive nelle zone suburbane. A dirlo è un’indagine dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-­‐Cnr) di Pisa, condotta con l’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare (Ibim-­‐Cnr) di Palermo e le università di Pisa e Verona. Lo studio, pubblicato sulla rivista Respiratory Medicine, ha infatti monitorato dal 1985 al 2011 più di 3.000 persone residenti a Pisa per indagare l’evoluzione della diffusione delle malattie respiratorie. «I tassi di prevalenza di alcuni disturbi polmonari sono più che raddoppiati negli ultimi 25 anni -­‐ spiega Sara Maio dell’Ifc-­‐Cnr -­‐ Gli attacchi di asma sono passati dal 3.4 per cento al 7.2 per cento, la rinite allergica dal 16.2 per cento al 37.4 per cento, e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) ha raggiunto il 6.8 per cento contro il 2.1 per cento iniziale». Si tratta di dati analoghi a quelli di altri studi condotti a livello nazionale e in altri Paesi europei come la Svezia. L’osservazione è stata svolta partendo da un campione di gruppi familiari scelto casualmente, e poi estesa negli anni ai nuovi membri delle famiglie. Lo studio è stato articolato su tre periodi, dal 1985 al 1988, dal 1991 al 1993 e dal 2009 al 2011, e ai volontari è stato chiesto di rispondere ad un questionario, indicando i fattori di rischio a cui erano stati esposti e i disturbi sofferti. «L’abitudine al fumo e l’esposizione lavorativa restano fra i più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di affezioni respiratorie -­‐ continua la ricercatrice -­‐ Ad esempio, chi fuma anche meno di sette pacchetti di sigarette all’anno rischia di soffrire di più rispetto ai non fumatori, dell’85% per quanto riguarda la tosse e dell’80% per quanto riguarda il catarro». Ma anche il “fattore urbano” rimane un elemento importante, sia per le allergie che per le malattie croniche ostruttive. «I risultati hanno mostrato che chi vive in un’area cittadina, rispetto a chi risiede in zone suburbane -­‐ aggiunge Giovanni Viegi, dell’Ibim-­‐Cnr di Palermo -­‐ ha un rischio maggiore del 19 per cento di rinite allergica, del 14 per cento di tosse, del 30 per cento di catarro e del 54 per cento di Bpco». Secondo gli esperti la riduzione di 20 chilometri l’ora dei limiti di velocità cittadini per tutti i veicoli potrebbe subito avere immediati risultati contro l’emergenza smog. Un’altra misura che viene considerata efficace potrebbe essere quella di vendere nei distributori soltanto gasolio di qualità superiore, che è già in commercio ma con un costo più alto rispetto a quello normale. Ancora più importante sarebbe controllare lo stato del parco macchine pubblico e, per i privati, dei sistemi di abbattimento e dei filtri nelle automobili che viaggiano con carburante diesel. Regione Gli auguri “velenosi” ai politici «Cari amministratori, correggete le storture a partire dalla sanità» TRIESTE «Cari amministratori vi scrivo, cosi mi distraggo un po’. E siccome siete molto lontani più spesso vi scriverò». Mafalda Ferletti cita “L’anno che verrà” di Lucio Dalla per riassumere che «qualcosa ancora qui non va». La segretaria regionale della Cgil Fp si rivolge via messaggio natalizio a governatrice, sindaci e giunte comunali, presidenti e giunte provinciali, commissari delle comunità montane facendo loro gli auguri in calce a una serie di pro memoria e critiche. In sanità, ricorda Ferletti, «mancano 850 persone» e il concorso per 173 infermieri «sarà solo una piccola pezza». Nel comparto unico i posti carenti sono invece 2mila e ogni anno, su questa voce, «si risparmiamo 75 milioni sulle spalle di chi rimane al lavoro». Per quel che riguarda le Uti «vi rimpallate responsabilità senza curarvi di chi in quegli enti opererà, al momento senza certezza di dove accadrà». E, «per finire in bellezza, siamo da sei anni senza contratto». Tutto questo mentre «state ipotizzando una riforma del comparto focalizzata sulla dirigenza mentre da troppo tempo chi lavora si fa carico di incombenze sempre maggiori, con sempre meno colleghi e senza riqualificazione e corretto inquadramento rispetto alle funzioni svolte». Auguri, conclude Ferletti, «ma impegnatevi a correggere le storture e a provvedere finalmente a contratto, assunzioni e giuste norme a supporto». (m.b.) Gorizia «Falsità da Romoli sulla riforma sanitaria» L’assessore Telesca attacca: «Il no al Pal è frutto di posizioni ideologiche strumentali e preconcette» Arriva a stretto giro di posta la risposta dell’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca al sindaco Ettore Romoli. Nodo del contendere la riforma sanitaria («Aderirò al Comitato per l’abolizione della legge Telesca: una legge -­‐ le parole del primo cittadino -­‐ che si sta dimostrando inefficiente. Nel Pal non c’è nessun riferimento a Nefrologia e Dialisi e mi sorprende che i primariati di Psichiatria siano addirittura quattro. L’Isontino è stato martoriato a sufficienza») e il Piano attuativo locale 2016 che è stato approvato dalla Conferenza dei sindaci con 24 voti favorevoli, 10 contrari, un’astensione. «Le dichiarazioni del sindaco Romoli confermano che il voto negativo del Comune di Gorizia sul Piano attuativo locale (Pal) dell’Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina non è basato su una seria analisi dei fatti ma è solo frutto di posizioni ideologiche preconcette e strumentali, che non fanno altro che creare confusione nei nostri concittadini, i quali in questo modo hanno difficoltà a comprendere i contenuti e gli obiettivi della riforma sanitaria». A sostenerlo l’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, commentando le affermazioni del primo cittadino di Gorizia a seguito del voto sul Pal. «Romoli -­‐ spiega Telesca -­‐ motiva il giudizio negativo sostenendo che si eliminano reparti ospedalieri. Ma questo non corrisponde al vero! La riforma ha previsto una precisa riorganizzazione di funzioni proprio per non offrire servizi ospedalieri frammentati che rischiano di svuotare gli ospedali di Gorizia e Monfalcone. Concentrare funzioni significa infatti poter dare ai cittadini servizi migliori ed efficienti». «Rimango, poi, sbigottita -­‐ aggiunge l’assessore regionale alla Salute -­‐ nel leggere che Romoli considera “terrificante” l’obiettivo del Piano di rafforzare l’assistenza domiciliare ai malati terminali consentendo loro di rimanere a casa nelle ultime settimane di vita. È, questo, un proposito di grande civiltà che tutti i sistemi sanitari moderni e avanzati perseguono. Un proposito che, tra l’altro, rientra nell’intendimento, chiaramente contemplato dalla riforma sanitaria e attivamente voluto da questa Giunta regionale, di irrobustire i servizi sanitari extraospedalieri, sul territorio». Telesca chiude il suo intervento rivolgendo un invito forte e chiaro al capo della giunta comunale di Gorizia. «Consiglio al sindaco Romoli di sforzarsi un po’ per provare ad inventarsi motivazioni più credibili e meno contraddittorie per contestare una riforma che, nelle sue scelte va, è bene ricordarlo, nella stessa direzione imboccata da altre Regioni, anche governate dal Centrodestra». (fra.fa.) Monfalcone «Sulla sanità Altran penalizza i residenti» Cisint di Monfalcone Domani critica l’ok dato al piano: «Non si è opposta alla riforma Serracchiani» «Il sindaco di Monfalcone ha votato a favore del piano attuativo locale 2016 e ha detto ancora una volta sì alla Serracchiani e al Pd che governa, sbattendo però la porta in faccia ai cittadini e ai loro bisogni». Così la pensa Anna Cisint, esponente di Monfalcone domani ed ex consigliere comunale all’opposizione. «Una decisione, questa del sindaco, molto grave -­‐ prosegue -­‐, anche in considerazione delle sue flebili critiche, presa peraltro senza ascoltare la città né le quotidiane urla che provengono dagli operatori. Il piano formalizza quello che la riforma sanitaria e l’atto aziendale avevano preannunciato: il territorio della nostra provincia rimane con un’unica cardiologia, un’oncologia, una sola chirurgia, spariscono le specialità di nefrologia e dialisi, resta un’unica radiologia (inserita incredibilmente nel dipartimento materno infantile), spariscono il laboratorio di analisi cliniche e quello di anatomia patologica; nella macrostruttura non compare “in chiaro” il fondamentale servizio di endoscopia». E ancora: «È stato confermato il taglio dell’auto medica e dell’infermiere a bordo dell’ambulanza. Previste ulteriori riduzioni di posti letto, con disattivazione di alcuni posti per acuti in chirurgia e della percentuale di ricoveri per pazienti con più di 65 anni». Altran, sempre Cisint, non ha protestato nemmeno per «denunciare la gravità degli obiettivi diretti a “favorire la permanenza e la gestione del fine vita a domicilio con incremento del 10% dei decessi in abitazione per le persone con più di 65 anni” che solo a scriverlo fa venire i brividi». «Non ha detto niente -­‐ ancora l’esponente di Monfalcone domani -­‐ per affermare che è ideologico il mantenimento dei quattro primariati di psichiatria quando si taglia sull’emergenza, sulla cardiologia e sulla chirurgia. Il Pal, che comunque chiude con una perdita di quasi 2,4 milioni dichiarando di fatto il fallimento della riforma sanitaria, non offre prospettive al nostro territorio visto che svuota i distretti e non garantisce nemmeno un centesimo di risorse certe alla sanità territoriale, oltre a condurci dritti dritti verso una sanità “povera di servizi”». «Perché -­‐ conclude Cisint -­‐ i sindacati non reagiscono con la dovuta energia a questa drammatica usurpazione? Dove sono finiti i nostri assessori e consiglieri regionali di maggioranza, votati per rappresentare e difendere questo territorio?». Lettere Sanità. I politici imparino dai sanitari Sono stata per quasi un mese, una paziente del reparto di Medicina A all’ospedale San Polo di Monfalcone. Vorrei ringraziare di cuore gli infermieri e gli operatori per il magnifico presepe realizzato in questo reparto, nel loro tempo libero. E’ molto originale ed attuale ai giorni nostri e dimostra tutta la loro umanità. Spero tanto che questo Natale aiuti questi giovani ragazzi che lavorano in corsia in condizioni molto dure perché sono troppo pochi e fanno veramente i salti mortali per riuscire ad accudire noi pazienti e non sempre come loro vorrebbero. Questi giovani sono gli angeli della corsia. Vorrei che queste parole venissero lette da quelli che noi eleggiamo perché sono loro che dovrebbero tutelare noi pazienti, anche perché siamo noi che paghiamo loro lo stipendio. Dovrebbero alzarsi dalle loro poltrone e venire come visitatori comuni in corsia per vedere come sono costretti a lavorare qui, senza tralasciare mai professionalità e gentilezza. Quindi dovete assumere personale perché la sanità vada avanti e sia migliore per noi, per voi, per tutti. Grazie Anna Maria Scuz Messaggero Veneto 31 dicembre 2015 Regione Summit del centrosinistra Intesa su sanità e pronto soccorso «Asse con Sel alle amministrative» UDINE. Esportare anche alle elezioni amministrative il modello di governo della Regione. E’ quanto emerso ieri a Udine dal vertice di maggioranza cui hanno partecipato la presidente della Regione, Debora Serracchiani, numero 2 a livello nazionale del Pd, i rappresentanti del Partito democratico Antonella Grim (segretaria) e Diego Moretti (capogruppo), di Sel Marco Duriavig, Giulio Lauri e Fulvio Vallon, dei Cittadini Alberto Bergamin, Bruno Malattia e Pietro Paviotti e della Slovenska Skupnost Marko Jarc e Marko Pisani. «In Friuli Venezia Giulia -­‐ si legge nella nota congiunta emessa alla fine dell’incontro -­‐ abbiamo elaborato un modello di centrosinistra che funziona perché si fonda su un percorso riformatore condiviso e innovativo. Abbiamo ottenuto importanti risultati nella prima metà del mandato ed è così che continueremo, anche in vista degli appuntamenti elettorali del 2016». «In questa fase – hanno evidenziato i partecipanti all’incontro -­‐ abbiamo consolidato il percorso di questa maggioranza al governo della Regione: un percorso riformatore corale e ambizioso, sul quale abbiamo espresso soddisfazione e rinnovato una piena sintonia d’intenti. Abbiamo approvato riforme complesse che ora necessitano di una convinta fase attuativa. In particolare nell’ambito della riforma sanitaria è emersa la volontà di focalizzare l’attenzione su tre punti: il rafforzamento dei centri di assistenza primaria e della sanità territoriale, lo snellimento delle liste d’attesa e il miglioramento della funzionalità dei pronto soccorso». «Al netto di specificità territoriali questo modello di centrosinistra – hanno concluso i rappresentanti della maggioranza regionale -­‐ verrà replicato anche per le elezioni amministrative che nel 2016 interesseranno diversi comuni della nostra regione». I riflettori sono ovviamente puntati su Trieste e Pordenone, i due capoluoghi che andranno al rinnovo: mentre nel primo il centrosinistra unito è scontato, nel secondo, allo stato attuale, è difficile che si arrivi a un accordo tra la maggioranza uscente, incentrata Pd e liste civiche di diversa estrazione, e Sel. Diversa la situazione delle candidature: tenta il bis Roberto Cosolini a Trieste, mentre a Pordenone sono in lizza le candidature di Renzo Mazzer e Daniela Giust, del Pd, e Bernardo Ambrosio e Marco Salvador, espressioni delle liste civiche. Sanità, Uti e migranti Savino: da gennaio le firme referendarie Sul banco degli imputati fa accomodare Renzi, Serracchiani e Cosolini. A quest’ultimo dedica attenzioni particolari, con le amministrative alle porte. Ma Sandra Savino, deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia, guarda metaforicamente negli occhi Renzi e Serracchiani, quando elenca, in conferenza stampa ieri a Trieste, una serie di nodi politici da risolvere: torreggia la zona franca urbana e la concorrenza di Austria e Slovenia. «Come regione – ha spiegato -­‐ paghiamo un prezzo troppo alto. Sulla pressione fiscale non siamo competitivi. Le agevolazioni sulla benzina? Basta proroghe e soluzioni tampone. Renzi e Serracchiani trovino un sistema che non vada a ledere la libera concorrenza, ma dia risorse e certezze alla popolazione e agli operatori del settore». Sull’immigrazione «il governo sottovaluta tremendamente la rotta balcanica. Le nostre città sono invase». Su CoopCa: «Per la nostra montagna è stata una mazzata. Non si poteva fare niente con il decreto salvabanche?». Su Pordenone: «La nostra giunta ha lasciato 150 milioni di euro per il nuovo ospedale. Dove sono finiti? E quali sussidi vengono dati a un territorio violentemente percosso dalla crisi?». Sul modello istituzionale: «Siamo nel caos. Cancellate le Province, cosa succederà? Perché, anziché agitarsi per fare i primi della classe, non abbiamo compiuto un percorso assieme al governo?». Dalla deputata forzista, conferme anche sui referendum: «Da gennaio, via alle firme contro la riforma sanitaria, le Uti e la legge sull’immigrazione». (g.s.) MARTIGNACCO La Bcc Friuli Centrale dona i defibrillatori a 18 Comuni MARTIGNACCO. Un centinaio di persone ha riempito la sala dei soci nella sede di Martignacco della Bcc del Friuli Centrale, in occasione della consegna di 37 defibrillatori donati dalla banca a 18 Comuni. All’incontro hanno partecipato 14 sindaci, 4 vicesindaci e un consigliere, che hanno ricevuto gli apparecchi da consegnare alle associazioni sportive dei rispettivi territori. Oltre ai rappresentanti dei Comuni, erano presenti anche alcuni operatori delle società sportive che hanno preso parte al corso gratuito per l’abilitazione all’utilizzo dei defibrillatori (organizzato dalla Bcc del Friuli Centrale e dall’associazione assistenziale Obiettivo Benessere), cui è stato consegnato un attestato di partecipazione. I Comuni che hanno ricevuto i defibrillatori sono stati quelli di Buja, Campoformido, Cassacco, Colloredo di Monte Albano, Coseano, Dignano, Fagagna, Flaibano, Magnano in Riviera, Majano, Martignacco, Moruzzo, Ragogna, Rive d’Arcano, San Daniele del Friuli, San Vito di Fagagna, Sedegliano e Tarcento. Il presidente della Bc del Friuli Centrale, Giuseppe Graffi Brunoro, ha ribadito l’importanza dell’operato dell’istituto, che si dimostra vicino alle esigenze del territorio, come confermano i dati: su 42 Comuni di competenza, sono stati erogati circa 230 mila euro di contributi a 260 associazioni nel solo 2015. «L’impegno nell’organizzazione di questo tipo di iniziative – ha affermato -­‐ è in linea con i principi cooperativi e di mutualità che contraddistinguono la Bcc del Friuli Centrale». Latisana, medici querelano Martines I sanitari del Punto nascita contro il sindaco di Palmanova per il dossier su presunti decessi neonatali di Paola Mauro. LATISANA. Alla fine è arrivata. Una paio di settimane fa, ai Carabinieri della Stazione territoriale di Latisana, è stata consegnata la querela per diffamazione, a firma di alcuni medici del reparto di ginecologia dell’ospedale cittadino, che chiamano in causa il sindaco di Palmanova, Francesco Martines. Ad avere provocato la reazione dei sanitari, alcuni passaggi del dossier che Martines ha portato alla III commissione regionale nell’audizione di metà settembre. E in particolare i presunti decessi neonatali riferiti al 2013 e al 2014, un periodo durante il quale, secondo i medici, al punto nascita di Latisana non è avvenuto nessun decesso in corso di travaglio-­‐parto. Come avevano precisato, già all’epoca del dossier, gli stessi medici, ci sarebbe una differenziazione di base fra i decessi, che vanno distinti in mortalità fetale endouterina, che avvengono per cause sconosciute, o per feti con pluri-­‐
malformazioni e che sono un fenomeno indipendente dal numero dei parti e dai parametri di sicurezza, e i decessi che avvengono durante il travaglio parto. Solo questi ultimi sarebbero da prendere in considerazione per l’analisi della sicurezza di un punto nascita. Da qui l’ipotesi che le dichiarazioni del sindaco di Palmanova potrebbero in qualche modo risultare non corrispondenti alla realtà e tendenti a screditare il punto nascita di Latisana. La “battaglia” che adesso sembra proprio destinata a spostarsi nelle aule del Tribunale, parte il giorno dopo l’audizione in Regione, davanti alla III commissione sanità, dove il sindaco Martines si presenta con un lungo dossier comparativo fra i due punti nascita della Bassa. Contro quei contenuti i medici del reparto di ginecologia dell’ospedale di Latisana avevano invitato fermamente la direzione aziendale a intervenire, «a rettifica e smentita di quanto affermato -­‐ scrivevano in una nota a settembre -­‐ e a tutela dell’immagine dei professionisti e dell’Azienda». Immagine che hanno inteso salvaguardare anche attraverso la querela presentata a metà dicembre. Pronta la replica del direttore generale che, qualche giorno dopo l’audizione in Regione, in una nota parlava di «numeri su attività ed esiti clinici, peraltro non forniti dall’Azienda sanitaria» e dei quali era stata data un’interpretazione, in alcuni casi non condivisibile, sul piano tecnico professionale. Anche l’Aas 2 Bassa Friulana-­‐Isontina precisava che negli anni indicati dal dossier, a Latisana, non c’erano stati decessi durante il travaglio-­‐
parto e puerperio, confermando che rispetto agli standard strutturali, organizzativi e professionali, tutti i punti nascita dell’Azienda -­‐ Monfalcone, Palmanova e Latisana -­‐ erano e sono in sicurezza. Pordenone Il nuovo ospedale sarà pronto tra 5 anni Il direttore generale dell’Aas Paolo Bordon ha firmato il bando di gara per la progettazione esecutiva e la costruzione di Donatella Schettini. Utilizzando una espressione da croupier si potrebbe dire “rien ne va plus, les jeux son faits”. I giochi ormai sono fatti. Sono quelli che riguardano il nuovo ospedale di Pordenone che ieri ha fatto un passo avanti verso la costruzione: il direttore generale della Aas 5, Paolo Bordon, ha firmato il bando di gara per la progettazione esecutiva e la costruzione. Un atto che tira una riga sulla storia recente di Pordenone, che aspettava il nuovo ospedale, ma che si era divisa sul sito. Sorgerà in via Montereale, vicino all’attuale, dove sarà realizzata anche la cittadella della salute. Maxi-­‐bando. E’ il più importante in termini di investimenti economici che la provincia di Pordenone ricordi in tempi recenti. Nel disciplinare è indicato l’elenco delle opere da realizzare: cittadella della salute, nuovo edificio ospedaliero, polo tecnologico e altri lavori di efficientamento del nuovo edificio ospedaliero, realizzazione di un parcheggio interrato e del soprastante posteggio a raso. A queste opere si aggiungono la progettazione esecutiva e la bonifica bellica. Il costo è di 171 milioni di euro, 132 milioni per le opere e il resto oneri e Iva: 150 milioni andranno per l’ospedale, 9 per la centrale tecnologica e 12 per la cittadella della salute. Tempi. Il disciplinare prevede che l’elaborazione del progetto esecutivo avvenga in 90 giorni. Dopo sono previsti circa due mesi per i pareri richiesti dalla legge. Dal momento del verbale della consegna dei lavori, l’aggiudicatario avrà mille 650 giorni per completare le opere. L’ordine indicato è avvio dei lavori, conclusione del posteggio interrato e di quello a raso, avvio della costruzione del nuovo edificio ospedaliero, conclusione della cittadella della salute e conclusione dei lavori. Quattro anni e mezzo, quindi, di soli lavori cui si aggiunge la parte preliminare: il nuovo ospedale, se tutto andrà liscio, non sarà pronto prima di cinque anni. Tempi più ridotti, invece, per la cittadella della salute. «Abbiamo mantenuto il cronoprogramma indicato dal Comune di Pordenone – afferma la responsabile del procedimento Loretta De Col – e, quindi, sarà pronta entro due anni dall’avvio dei lavori». Procedura. La gara per l’appalto dei lavori è europea e la procedura è quella economicamente più vantaggiosa, che contiene anche l’offerta tecnico-­‐valutativa. Sarà dato un punteggio pure alle migliorie proposte, tra cui l’eventuale diminuzione dei tempi. Scadenze. Le offerte devono pervenire entro le 12 del 14 marzo all’ufficio protocollo della Aas 5. Già dopo una settimana saranno aperti i plichi per la verifica della documentazione amministrativa. Poi la commissione si riunirà, in sedute pubbliche e no, per individuare l’offerta migliore. Soddisfatto. Bordon chiude l’anno con un risultato ottenuto entro i termini indicati alla Regione. «Sono contento – ha commentato –, è l’atto più importante che ho firmato nella mia carriera. C’era una grande aspettativa per un progetto di cui si parla da tempo. I soldi ci sono e la prospettiva è quella di avere una offerta sanitaria all’avanguardia». La Regione propone un cantiere unico Riunire i procedimenti comporterebbe alcuni vantaggi, come minori disagi per i residenti E’ arrivata dalla Regione la proposta di unificare i procedimenti e aprire un unico cantiere per ospedale, cittadella della salute e centrale tecnologica. Le fasi della progettazione erano allo stesso punto per cui alla Aas 5 hanno verificato la fattibilità dell’ipotesi. «Abbiamo fatto una valutazione – sottolinea la responsabile del procedimento, Loretta De Col – e il risultato è che i vantaggi sono oggettivi nel gestire un unico intervento. Altrimenti dovremmo avere due cantieri che si sviluppano parallelamente con soggetti diversi e con problematiche raddoppiate». La Aas 5 spiega che «l’impatto derivante della coesistenza di due cantieri separati e contemporanei risulterebbe amplificato, con maggiori disagi per i residenti nelle aree circostanti, in relazione alle inevitabili interferenze fra le lavorazioni delle due opere, alla difficoltà di garantire la collaborazione e la sintonia fra due soggetti economici diversi e al conseguente forte rischio di sovrapposizioni nel traffico dei mezzi pesanti e alle difficoltà del controllo di polveri e rumori. In sintesi, si ritiene che un unico cantiere garantirebbe maggiormente la salute e la sicurezza dei cittadini». Il secondo vantaggio è legato alla presenza di un unico interlocutore che «permetterebbe di garantire soluzioni gestionali migliorative in termini di aree di cantiere e realizzazione delle lavorazioni previste». Il terzo vantaggio è di natura funzionale ed estetica: un unico affidamento consentirebbe soluzioni progettuali migliorative e omogenee tra loro, a livello di composizione architettonica per spazi esterni di collegamento tra le opere e a livello di finiture e impianti. C’è un unico svantaggio, che non è da poco: il rischio di rallentamento di tutti i lavori nel caso di un contenzioso con l’aggiudicatario. Ma, conclude la Aas 5, «a priori non c’è certezza che tale eventualità si verifichi».(d.s.) I medici di base fanno rete Aprono i poliambulatori Cordenons, entro febbraio cinque professionisti lavoreranno insieme in via Makò Inalterato il rapporto di fiducia con i pazienti, che beneficeranno di orari estesi di Milena Bidinost. CORDENONS. Nei Comuni che fanno capo al distretto sanitario urbano il 2016 sarà l’anno dei poliambulatori di medicina generale, istituiti con la riforma sanitaria regionale del 2014. Il primo a partire, in concomitanza con quello di Roveredo in Piano, sarà il poliambulatorio di Cordenons, che sarà ospitato al primo piano della sede del distretto, in via Makò, recentemente ristrutturato e dotato di ascensore dall’Azienda sanitaria, proprietaria dello stabile. L’azienda ha avviato la gara per la fornitura degli arredamenti e, verso metà gennaio, il direttore del distretto, Mauro Marin, incontrerà i medici che per primi lo andranno ad occupare. Ai quattro che da tempo avevano dato l’assenso, se ne potrebbe aggiungere fin da subito un quinto, il dottor Giovanni Bertoli. Gli altri certi sono Gianni Segalla, Gino Cancian, Mariangela Bosa e Bruno Ponga. Si tratta di quasi un terzo dei medici di base operanti in città. A regime il poliambulatorio ne potrà ospitare sino a sei. «Incontrerò i medici – spiega Marin – per definire gli aspetti contrattuali con l’Azienda (per l’affitto dei locali, ndr). Ritengo che, tempi di consegna degli arredi permettendo, il servizio potrà partire entro febbraio». Una rivoluzione, per l’assistenza sanitaria del territorio: nei poliambulatori ogni medico continuerà a mantenere il rapporto fiduciario con i suoi pazienti e i suoi orari di ricevimento, ma lavorerà in sinergia con i colleghi, garantendo all’utenza medici presenti per tutto l’arco della giornata. «Il poliambulatorio sarà sede principale dei medici aderenti – precisa Marin -­‐, ma non necessariamente quella esclusiva, proprio nell’ottica di garantire una capillarità del servizio sul territorio. Questa scelta spetterà ai singoli». L’inaugurazione di un’esperienza, che nel tempo è destinata a potenziare i servizi offerti ai cittadini, Cordenons se la contende con Roveredo in Piano. Qui il poliambulatorio verrà aperto al piano terra delle sede municipale, i cui lavori di ristrutturazione, realizzati dall’amministrazione comunale, sono stati completati in questi giorni. «Per Roveredo – dice Marin – i tempi potrebbero essere ancora più veloci visto che i tre medici che qui verranno ad operare hanno espresso la volontà di portarsi gli arredi. Anche con loro a giorni andremo a definire il contratto». Entro il primo semestre dell’anno, infine, toccherà a Porcia. «In questo caso – fa sapere Marin – le opzioni presentate dall’amministrazione sono due: la prima è di un poliambulatorio all’interno del centro socio assistenziale di via Risorgive per tre medici. Con il Comune faremo il sopralluogo per individuare dei lavori da effettuare, ma nel complesso i locali sono pronti». È ancora a livello di proposta, invece, la seconda ipotesi, un secondo poliambulatorio in via Gabelli, in locali di proprietà privata. «Per questa però – precisa il direttore – è ancora prematura ogni decisione». Ospedale Il primario Miani saluta e va a Tolmezzo SAN VITO. Colleghi e operatori dell’ospedale di San Vito hanno salutato ieri il dottor Cesare Miani, primario della struttura di otorinolaringoiatria che dal 1° gennaio sarà in servizio, con lo stesso ruolo, al nosocomio di Tolmezzo. Per i prossimi sei mesi, però, non potrà essere indetto un concorso per sostituirlo, nel rispetto del periodo di aspettativa chiesto dal dirigente. E’ la terza “uscita” di direttori registrata nel 2015 a San Vito. Nell’arco di pochi giorni, ad aprile si sono avvicendati i pensionamenti dei responsabili di medicina e ostetricia-­‐
ginecologia, rispettivamente Tiziano Croatto e Silvio Giove. Non sono ancora stati sostituiti nei loro ruoli, comunque l’attività nei due reparti continua regolarmente, facendo capo a due facenti funzioni. Poi, in estate, da ortopedia, la “fuga” del medico Andrea Tomasi. Quindi, il concorso cui Miani ha partecipato con successo. Ancora non è finita: in primavera è prevista la partenza, verso una struttura privata, del primario della radiologia di San Vito, Maurizio Comoretto. La direzione dell’Azienda sanitaria ha più volte rassicurato che tutti i posti vacanti saranno coperti e scartato l’ipotesi che ci si trovi in presenza di una diaspora sanvitese. Per quanto riguarda medicina e ostetricia-­‐ginecologia, l’Aas ha già ottenuto l’autorizzazione regionale a procedere con i concorsi, che dunque dovrebbero essere annunciati a breve. Come ha riferito il direttore generale dell’Aas 5, Paolo Bordon, si potrà procedere con la sostituzione di Miani soltanto al termine dei sei mesi di aspettativa. Per quanto riguarda il posto ricoperto da Comoretto, si dovranno attendere formali dimissioni, prima di richiedere alla Regione l’autorizzazione a un nuovo concorso. (a.s.)