Libia 1902-1940 - Intro - Istituto Agronomico per l`Oltremare

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LIBIA 1902 - 1940
AGRICOLTURA E STORIA NELLE FOTOGRAFIE
DELL’ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE
a cura di
Massimo Battaglia e Fabrizia Morandi
con la collaborazione di
Antonella Bigazzi e Laura Bonaiuti
ISTITUTO AGRONOMICO PER L’ OLTREMARE
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Copryright © 2015
Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Istituto Agronomico per l’Oltremare
Via A. Cocchi 4 - 50131 Firenze - Italia
Tel.: +39 055 50611
Fax: +39 055 5061333
http://www.iao.florence.it
e-mail: [email protected]
ISBN 978-88-89507-17-9
Nessuna parte del materiale protetto dal presente avviso di copryright può essere riprodotto o utilizzato in qualsiasi forma o con qualunque
mezzo, sia elettronico che meccanico, inclusa la fotocopia, la registrazione e qualunque sistema di memorizzazione delle informazioni e sistema
di ricerca, senza il permesso scritto dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare.
Tutte le foto provenienti dalla fototeca IAO sono coperte da copryright elettronico.
Copertina:
Tripolitania. Castel Benito. Impianto di viti con palo, con irrigazione di soccorso (cammello ed acquaiolo). E. Bartolozzi, 1929. Fototeca IAO
Tripolitania. Azienda De Micheli. Vendemmia 1929. Uva da tavola Ruber Afer. Fotografo non identificato, 1929. Fototeca IAO
Grafica: Laura Bonaiuti, IAO
Stampa: Tipografia IP S.r.l.s. - Firenze
Dicembre 2015
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Indice
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Presentazione
7
Premessa
9
Le sfide agricole
Giampaolo Cantini
Mariarosa Stevan
125
L’agro libico
200
Bibliografia
Massimo Battaglia
Fabrizia Morandi
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Agricoltura
e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
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Presentazione
Min. Plen. Giampaolo Cantini
Direttore Generale della Cooperazione Italiana
Il tema della memoria storica, della sua conservazione, dei modi con cui tramandarla è diventato uno
degli argomenti centrali della cultura occidentale.
Memorie attraverso cui trovare elementi di orientamento di aggregazione e di identità. In Europa è
visibile lo sforzo apportato in questa direzione, in particolare nelle esposizioni nate intorno alle ricorrenze
delle due guerre mondiali e delle immense perdite di patrimonio umano e culturale subite. Ciò che viene
mostrato è in fondo ciò che abbiamo perduto.
Ma la memoria di cui siamo detentori diventa un nuovo territorio nel quale identificarsi e ci indica
strade comuni che sono il collante e l’elemento fondativo di una società civile. Dalle nostre memorie e
dall’uso che se ne fa può nascere qualcosa di nuovo.
L’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze, nei suoi 110 anni di attività ha assolto il duplice
compito di essere attivo su territori sempre diversi e produttore di una conoscenza che va al di là delle
semplici competenze nel campo dell’agronomia. Mi preme qui sottolineare l’aspetto di continuità delle
attività che l’Istituto fiorentino continua a svolgere con le tante azioni di cooperazione in Africa, in Centro
America e in Oriente. Il passato coloniale ha prodotto un sapere in agricoltura tropicale ed una attenzione
alle capacità delle popolazioni locali e alla loro partecipazione nei processi di sviluppo territoriale, su cui
si radicano molti dei successi attuali ottenuti dall’Istituto nelle sue azioni di cooperazione.
Due tra le migliori pratiche proposte dalla Cooperazione Italiana nell’ambito dell’EXPO universale
2015, sono state realizzate grazie al contributo tecnico dello IAO. Due interventi rivolti al sostegno
dell’intera filiera produttiva del caffè in Centro America e del grano duro in Etiopia, in cui la radicata
conoscenza del contesto in cui si sta operando ha permesso di avviare un efficace processo di
rafforzamento delle cooperative e delle associazioni di piccoli produttori, valorizzando il loro sapere e il
loro coinvolgimento sul territorio e sulle risorse naturali, favorendo la partecipazione dell’intera comunità
locale per conseguire uno sviluppo sostenibile.
Ecco pertanto la esclusiva attitudine e originalità dell’Istituto Agronomico: essere un luogo di studio,
di incontro, di territorializzazione dei saperi e di progettualità interdisciplinare, come carattere tutt’ora
concreto, vivo e duraturo.
Lo dimostra anche questo lavoro sulla Libia, curato da un agronomo dell’Istituto, Massimo Battaglia e
da Fabrizia Morandi architetto giornalista con trascorsi di lavoro in quel Paese che, pur documentando il
periodo coloniale che va dal 1911 al 1945, evidenzia ad un attento lettore attraverso le immagini e i testi,
quelle linee di continuità, di ricerca e di applicazione sul campo che caratterizzano il percorso
“pragmatico” attuato.
Questo Oltremare del passato, il guardare queste immagini di luoghi che costituiscono oggi un’area
di crisi con occhio distaccato, può servirci a trarre nuovi insegnamenti. Il riflesso di tante voci che mettono
in luce aspetti diversi e contradditori è una eredità che si presta a sempre diversi approcci per ogni
generazione, e che ci illumina nella comprensione del presente Oltremare e delle sue sfide.
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1902 - 1940
Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
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Premessa
Mariarosa Stevan
Direttore Generale, Istituto Agronomico per l’Oltremare
Questa pubblicazione, riproduce una raccolta fotografica inedita e documentale, “narrata” con dovizia
di dettaglio, che segue, passo passo, lo sviluppo delle maestrie italiane in Libia dal 1902 al 1940 in campo
agricolo, zootecnico ed ambientale, avvalendosi dello straordinario patrimonio iconografico e bibliografico
della fototeca e biblioteca dell’Istituto Agronomico per l´Oltremare di Firenze.
Senza dubbio le innovazioni introdotte in Libia in quel periodo di tempo, possono essere considerate il
primo grande intervento di “lotta alla desertificazione”, inteso come l’insieme di tutte quelle pratiche volte
a valorizzare territori caratterizzati da scarsa piovosità e limitatissime risorse, sempre sotto la costante
minaccia del deserto e dei venti, attività diventata centrale in tutti i recenti progetti di cooperazione degli
ultimi anni in Africa.
Come le foto anche i testi, cronologicamente presentati nella seconda parte del documento, sono citazioni
dalle voci di tutte quelle figure che dalle loro posizioni hanno provato a descrivere le loro attività, i successi,
le sconfitte, insomma il Paese nel passare degli anni. È un coro composto da giornalisti, politici, governatori,
agricoltori, industriali, commercianti, architetti, agronomi, contadini, grandi e piccoli proprietari terrieri, da
quelle tante testimonianze che la storia ci ha lasciato.
La finalità di questa pubblicazione che “illustra e tratteggia” 226 splendide foto storiche e 43 fra mappe,
manifesti e grafici inediti, ai quali si aggiungono 23 articoli documentali dell’epoca, è mostrare quanto possa
essere importante far riferimento a questa esperienza, da un punto di vista agricolo, tecnico e scientifico. I
modelli delle innovazioni e degli studi proposti e realizzati sono da considerarsi a tutt’oggi aspetti ancora
attuali e di gran valore.
Il libro è diviso in due sezioni: la prima, curata da Massimo Battaglia, agronomo tropicalista, ripercorre
la storia delle sfide agricole del periodo coloniale italiano dal 1902 al 1940; la seconda parte, curata da
Fabrizia Morandi, architetto e giornalista, tratta invece, con testi ordinati in maniera cronologica: il dibattito
politico, letterario e giornalistico di quei tempi.
Il testo, come si ha modo di apprezzare leggendo, prescinde da valutazioni di carattere politico: è
distanziato, “tecnico”, curioso e fa delicatamente da cornice e supporto alla meravigliosa documentazione
fotografica dell’epoca.
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Cirenaica. Primo raccolto fatto dai coloni del Villaggio Giovanni Berta. A. Paoli, 1935. Fototeca IAO
«Dopo lungo tempo vengo a dare mie notizie per spiegare tutto. Il nostro viaggio è stato bello: mangiare e bere
abbondantemente e accolti bene dappertutto (…) Poi arrivati alla nostra bella casa abbiamo trovato: viveri, un sacchetto di
farina di fiore di cinque Kg, cinque chili di riso, tre chili di pasta, dieci litri di olio, scatolette di carne in conserva, formaggio,
quattro litri di vino, sapone, fiammiferi, pacchetti di candele, una latta di petrolio per il lume e poi la casa tutta ammobiliata
con lusso, il comò, la specchiera, armeroni e tanti colori (…) la stalla è bellissima per otto bestie, tutta soffittata. Insomma non
ci manca niente; qui non c’è nessun pensiero. Sono contento. La terra è buona, il clima bello che sembra primavera, un bel
verde dappertutto; il grano è seminato, e il verde è anche sulle colline intorno che è proprio una bellezza. (…) E’una delizia,
siamo contenti tutti. Se qualcuno volesse far domanda di venire qui, la faccia pure, approfitti per l’anno nuovo, che si troverà
contento...».
La testimonianza di un colono che scrive, una volta arrivato in Libia, ai parenti ed agli amici in Italia
(da «Le lettere dei coloni della quarta sponda» in «Il Gazzettino» del febbraio 1940).
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
Le sfide agricole
Massimo Battaglia
Agronomo tropicalista, Istituto Agronomico per l’Oltremare
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Tripolitania, Zanzur. Esempio di agricoltura stanziale, consociazione di palme con olivi in
un giardino irriguo, in zona costiera. L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
Tripolitania, Uadi Gan. Pozzo con palmizio, la falda freatica si trovava
a pochi metri dal livello di campagna. L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
La presenza agricola italiana in Libia si svolse nel corso
di poco più di un ventennio, non tanto sulla base di
esperienze già acquisite, che suggerissero come realizzare
i nuovi obiettivi, ma soprattutto attraverso direttive stabilite
dal Governo, di tipo politico e sociale, che nulla avevano
a che vedere con scelte tecniche, che molto probabilmente
non avrebbero certo consigliato l’impresa.
Le prospettive erano tutt’altro che rosee: possibilità di
contare su esperienze fatte in aziende locali preesistenti e
soprattutto in patria, esistevano in misura assai limitata ed
in piccola scala ed erano di fatto, del tutto insignificanti.
Il panorama dell’economia agricola libica appariva fin
dal 1912 dei più squallidi e desolanti. Non per
altro questi territori erano stati da sempre dimenticati
nell’occupazione coloniale dell’Africa.
Le popolazioni erano prevalentemente dedite ad
attività cerealicole pastorali, le cui vicende restavano
fortemente legate all’andamento stagionale: da momenti
caratterizzati da buoni raccolti e relativo benessere, legati
ad una sufficiente e corretta distribuzione delle piogge, si
passava a periodi caratterizzati da grandi siccità e da
critiche deficienze alimentari.
Solamente le popolazioni delle aree dove esisteva una
agricoltura stanziale, basata su coltivazioni irrigue,
riuscivano sempre a risolvere, alla meno peggio le
necessità alimentari, ma la massa degli arabi che
gravitavano nelle aree desertiche veniva a trovarsi in
situazioni di gravissimo disagio, spesso addirittura
disperate.
Immediatamente apparve chiara la necessità di
trasformare la Libia, che non presentava alcun tipo di
risorsa, e di prepararla ad un maggiore benessere,
operando soprattutto nel campo agricolo, in modo da
correggere e mitigare la saltuarietà delle produzioni,
aumentando il volume dei raccolti e la loro varietà.
L’agricoltura, nelle sue diverse manifestazioni, e
l’allevamento del bestiame, apparvero fin da subito le
uniche possibili fonti di nuove attività, al fine di ottenere un
avvenire migliore. Programmi rivolti allo sviluppo di una
agricoltura più intensiva e progredita avrebbero potuto
servire a ridurre e contenere il profondo decadimento di
gran parte del territorio, tormentato dalle influenze del
vicino deserto ed eroso dai forti venti.
Sulle difficoltà e sull’asprezza del cammino da
percorrere nessuno poteva farsi illusioni, gli studiosi e gli
esperti si erano trovati concordi nel mettere in rilievo la
povera agricoltura locale e le scarse risorse disponibili.
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
Non vi erano altre possibilità di scelta, o si batteva
coraggiosamente la via molto rischiosa della bonifica
agraria delle terre, per piegarle ad una produzione meno
aleatoria e più varia, attuando uno sviluppo agricolo
sostenibile o la Libia avrebbe fatto ulteriori passi verso una
degenerazione desertica dei propri territori.
La mancanza di dati e di elementi sicuri sui quali poter
fondare una conoscenza anche limitata dell’ambiente
agrario ed economico della Libia costituì il primo grande
ostacolo da superare al principio dell’occupazione italiana.
Era chiaro che definire le direttive fondamentali della
valorizzazione agricola di nuovi territori senza partire da
una sufficiente conoscenza degli elementi di base
rappresentò una impresa alquanto difficile, poiché
condusse ad una catena di insuccessi iniziali ed amare
illusioni.
Due divennero le principali direttive della bonifica
agricola, che furono individuate ed applicate fin da subito:
l’economia agraria indigena avrebbe ricevuto
immediatamente diligenti attenzioni per migliorare i
sistemi di coltivazione e per cercare di accrescere le
superfici coltivate e contemporaneamente modesti
esperimenti di colonizzazione italiana avrebbero potuto
consentire di conoscere in modo concreto le risorse
effettive disponibili e successivamente la convenienza di
trasferire nel Nord Africa un certo numero di agricoltori e
di contadini nazionali.
Dal lato tecnico merita di essere tenuto in alta
considerazione lo sforzo esercitato nel campo della ricerca
agricola nell’applicazione dei principi dell’aridocoltura e
soprattutto nel corretto uso delle acque di irrigazione, i cui
sorprendenti risultati hanno permesso una svolta decisiva
nell’ordinamento delle aziende e nell’aumento della
produttività delle colture.
Certo la vita dei pionieri si svolse attraverso una
successione di ottimismi e di depressioni, sempre alla
ricerca del meglio ed attraverso una lunga serie di errori in
gran parte inevitabili. Chi si sappia riferire ai tempi, come
è doveroso, nella valutazione dell’opera svolta in quei
tempi dagli agricoltori e dai tecnici, non può che provare
per essi un senso di viva ammirazione e di grande rispetto.
Nonostante i presupposti ambientali ostili e molto
spesso avversi, lo spirito di adattamento dei pionieri e le
loro grandi capacità in condizioni di estrema difficoltà,
resero possibile il raggiungimento di risultati significativi,
talvolta inaspettati.
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Tripolitania. Aratura con cammello. Fotografo sconosciuto, 1929. Fototeca IAO
Tripolitania. Sidi Mesri. Situazione iniziale prima della valorizzazione agricola.
L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
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Tripolitania. Un piccolo sbarramento -rabat- per il recupero dell’acqua piovana, attraverso il corso dell’Uadi Safrana. L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
Tripolitania. Gebel Garian. Panorama dei terrazzamenti, realizzati per la coltivazione dell’olivo. L. Franchetti,1913. Fototeca IAO
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
Tripolitania, Cussabat. Olivi secolari con
dispositivi per l’inondazione invernale a
semiluna. L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
Tripolitania, Cussabat. Sistema di raccolta
dell’acqua piovana nel pozzo di origine
romana. L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
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Tripolitania. Società per l’Africa Italiana
(SAIT): Olivo irriguo di 5 anni, (Pontanelli,
Vivoli, Marchetti, Stefanini, Marroni). A.
Maugini, 1934. Fototeca IAO
Tripolitania, Tarhuna. Mulino a pietra.
Estrazione dell’olio con sistema tradizionale
locale. A. Ferrara, 1918. Fototeca IAO
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
Tripoli. Mercato degli oli, asino con basto.
L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
Tripoli. Mercato dei foraggi. Cammello con
scebia di fieno. L. Franchetti, 1913. Fototeca
IAO
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
Tripoli. Mercato del bestiame, pecore al
mercato. L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
Tripoli. Mercato della carne, agnelli macellati.
L. Franchetti, 1913. Fototeca IAO
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
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Tripolitania, Azizia. Le prime opere di valorizzazione nel comprensorio: costruzione della linea ferroviaria, delle strade di comunicazione e delle linea elettrica.
Sistemazione preliminare dei terreni. E. Bartolozzi, 1930. Fototeca IAO
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Libia 1902 - 1940 Agricoltura e storia nelle fotografie dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare
Tripolitania. Azizia. Azienda De Micheli.
Panorama di insieme della situazione prima e
dopo le trasformazioni fondiarie. D. De
Micheli. Fototeca IAO