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Del 21 Dicembre 2014 Estratto da pag. 7 Filobus, cambia l’alimentazione Ora si studia il sistema a batterie

A gennaio la decisione definitiva. In centro storico scomparirebbe il diesel VERONA Per il futuro filobus di Verona la tecnologia potrebbe regalare alla giunta Tosi una scappatoia dalle polemiche sul diesel, grazie ad un mezzo di trasporto che viaggerà non solo grazie ai fili elettrici in periferia (come previsto fin dall’inizio) ma anche grazie a batterie elettriche all’interno del centro storico, nel tratto in cui fino ad oggi l’ipotesi era sempre stata quella di utilizzare un generatore diesel. Le batterie sarebbero poi aiutate anche dai cosiddetti «supercapacitori» che trasformano in energia ogni frenata, e che erano già previsti nel modello cui si pensava fino a qualche settimana fa. Poi, come si sa, è arrivato il fallimento della ditta Apts, azienda olandese del gruppo Vdl, che ha costretto a rivedere parecchi aspetti del progetto legato all’opera. Si è deciso perciò di cambiare modello (scartando il Citea, fino ad allora dato per sicuro). E in consiglio comunale, giovedì sera, lo stesso assessore alla Mobilità, Enrico Corsi, ha annunciato, con fare un po’ enigmatico, che «ci saranno delle belle sorprese, delle novità tecnologiche positive, anche nel sistema di alimentazione dei mezzi». Anche se l’assessore si è poi cucito la bocca, già di per sé quell’annuncio ha avuto una notevole eco, visto che molte delle polemiche di questi anni si erano incentrate proprio sul sistema di alimentazione. Un sistema elettrico in periferia (con le classiche «tiracche» agganciate a fili elettrici aerei) ma con alimentazione diesel, sia pure di nuovissima generazione, in centro. Ma come, hanno tuonato gli anti-filobus: volete usare il diesel proprio in centro? E l’ecologia, la necessità di abbassare le emissioni nocive? E allora ecco l’ipotesi su cui si sta lavorando, già oggetto di incontri (l’ultimo proprio pochi giorni fa) per dotare tutti i nuovi mezzi di un’alimentazione a batterie nel tratto di percorso all’interno delle mura magistrali. I modelli più noti sono quelli costruiti dalla Van Hool, con apparecchiature elettriche di Vossloh Kiepe (la ditta che ha partecipato al nuovo incontro, svoltosi nei giorni scorsi a Palazzo Barbieri con l’assessore Corsi e il direttore di Amt, Carlo Alberto Voi). Il modello più recente, alimentato a batteria e lungo 18 metri, è stato testato a Solingen, una città nel Nord Reno-Westfalia. A Parma, modelli dello stesso costruttore erano stati «messi su strada» (presentati con orgoglio dal sindaco Pizzarotti) proprio il 14 aprile scorso, dopo mille ritardi. I filobus parmensi sono bimodali, ma la seconda modalità però è ancora quella diesel: in caso di necessità, possono cioè funzionare per brevi tratti anche a gasolio. Che era esattamente la modalità prevista fino ad oggi per Verona. Adesso, però, in riva all’Adige si tenta di fare un ulteriore passo in avanti, grazie alla novità della Van Hool-Vossloh Kiepe messa su strada a Solingen e funzionante (per alcuni tratti) grazie a batterie elettriche. La Vossloh Kiepe spiega su internet che «la capacità delle batterie permette il funzionamento del filobus fino a sette chilometri senza ricarica». E sette chilometri è, guarda caso, esattamente la lunghezza del percorso che il filobus di Verona dovrà percorrere all’interno delle mura magistrali. Il filobus, giova ricordarlo, prevede due tratte, una tra San Michele e lo Stadio e l’altra dal policlinico Borgo Roma a Ca’ di Cozzi, per un percorso complessivo di 23,8 chilometri. All’interno delle mura magistrali, però, i chilometri da percorrere saranno appunto solo 7. Sette chilometri su cui adesso si potrebbero essere sia le emissioni dovute al gasolio sia...le baruffe con gli ambientalisti. La decisione definitiva sarà presa subito dopo l’Epifania, quando è già stato fissato un nuovo incontro con il Consorzio Cooperative Costruzioni (che guida la cordata di aziende realizzatrici dell’opera) e Vossloh Kiepe. Sul tavolo sarebbero rimaste due proposte, tra le quali dovrà essere fatta la scelta definitiva. Lillo Aldegheri