Semi e porta-semi, serbatoi di vita Biodiversità

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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino¶1. dicembre 2014¶N. 49
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Ambiente e Benessere
Semi e porta-semi, serbatoi di vita
Biodiversità L’immortalità della specie è custodita a volte in piccolissimi, altre volte in enormi organi
molto resistenti e di lunga conservazione
Alessandro Focarile
Settantottesimo parallelo Nord, Isole
Svalbard, 3000 orsi polari, 3000 abitanti e un certo numero di cani. Il governo
norvegese, tre anni or sono, ha costruito nella roccia e nel ghiaccio un bunker
lungo 100 metri nei pressi di Longyearbyen, il centro più importante di queste isole boreali.
A livello mondiale, qui è stata costituita la più importante banca di
semi. Questi sono conservati in modo
permanente all’interno di speciali celle, ove regna costante una temperatura
di diciotto gradi sottozero. Un’immensa e importante raccolta che comprende attualmente 800 mila semi appartenenti a 4750 specie differenti di vegetali
provenienti da tutto il mondo.
Raccolta costantemente incrementata, grazie al contributo di numerose
associazioni che si occupano della tutela della biodiversità in campo agricolo,
in quanto si sente soprattutto l’urgente
necessità di conservare il patrimonio di
specie in via di estinzione. Il seme, oltre che essere organo di diffusione della
specie, funziona come organo di quiescenza e di resistenza ai fattori ambientali avversi. Da qui deriva la necessità
vitale di conservarlo ai nostri posteri,
per il tempo futuro.
Il seme è definito una pianta in
miniatura completamente disidratata
e in attesa di svilupparsi. Le sue funzioni principali sono di garantire la
continuità della specie, superando le
condizioni eventualmente sfavorevoli, e di colonizzare territori sempre più
ampi, grazie al suo trasporto da parte
del vento, dell’acqua e di numerosissimi animali.
I semi hanno meccanismi molto
ingegnosi per distinguere il momento
più propizio per germinare. Non basta, infatti, una giornata più calda o un
temporale passeggero per attivare il
complesso meccanismo della germinazione. Ma le varie situazioni a livello di
microclima si devono ripetere durante un periodo sufficientemente lungo.
Quando il seme percepisce l’instaurarsi di favorevoli situazioni, comincia ad
assorbire acqua e spezza il tegumento
che lo racchiude, permettendo alla piccola radice di fuoriuscire e penetrare
Porta-semi di Crupina vulgaris
(Crupina). (Alessandro Focarile)
Ingresso del centro Svalbard Global Seed Vault.
nel terreno. Le risorse energetiche, delle
quali dispone il seme, vengono consumate fino all’emissione delle prime foglie, quando la pianta neonata diventa
autosufficiente grazie al fenomeno della
fotosintesi. Si può dire che grandi speranze di vita sono racchiuse in un seme,
che può essere piccolissimo, come quello delle orchidee.
Durante una certa epoca della storia umana, il nostro antenato, stanco di
mangiare filetti di mammuth e di spolpare ossa di orso, scopriva lentamente
i vegetali, quale fonte di nutrimento
alternativo e complementare. L’apprendimento di quello che poteva essere
mangiabile e di quello invece che era
sgradevole al palato o addirittura velenoso, è stato lungo e penoso, costellato
di innumerevoli morti violente e terribili mali di pancia. Oggi noi godiamo
i frutti di questa lunga esperienza tramandataci, scegliendo talvolta di seguire persino la sola dieta vegetariana.
Nel panorama della vasta scelta
disponibile, dei vegetali noi mangiamo quasi tutte le loro parti, a seconda
Semi di carota. Scala 17 millimetri.
(Alessandro Focarile)
delle differenti specie: di patate e carote
teniamo le parti sotterranee; di insalate, spinaci, verze, le foglie; di carciofi,
broccoli, cavolfiori e zafferano, i fiori;
di noci, castagne, riso e piselli, i semi.
Infine, se gustiamo un’insalata di pomodori, oppure una peperonata con
fagiolini, ingeriamo sia frutti sia semi.
I frutti sono i porta-semi, e il ben
fornito supermarket della Natura ci
offre un variegato e variopinto assortimento di questi contenitori della parte
vitale della pianta, e cioè l’embrione che
si trova nei semi. E, poiché lo scopo ultimo e imprescindibile è la propagazione
e la continuità della specie, possiamo
notare (e ammirare, se del caso) gli innumerevoli e spesso ingegnosi strumenti che la Natura, durante un percorso temporale di milioni di anni – ovvero
da quando sono comparse e progressivamente evolute le piante con fiori – ha
messo in atto per costruire strutture
sempre più perfezionate, e atte a conseguire al meglio questo programma.
Dalle svettanti betulle ai minuscoli trifogli dei prati, i semi non devono
essere solo protetti, ma devono avere
anche la possibilità di disseminarsi per
garantire la continuità vitale del vegetale. In epoca attuale, i porta-semi possono avere dimensioni esageratamente
estreme: quelli della Lodoicea (una
palma esclusiva delle Isole Seychelles,
nell’Oceano Indiano) pesano da 9 a 13
chili, e arrivano fino a un metro di circonferenza. Per contro, quelli dell’erba
medica dei nostri prati pesano soltanto
qualche milligrammo.
Il tempo della germinabilità dei
semi è molto variabile e può procrastinarsi a lungo, come è stato possibile verificare con semi rimasti in quiescenza
durante 200 anni dentro le pagine di un
vecchio libro del 1804!
Quali strumenti ha prodotto la
Natura per facilitare la dispersione dei
semi – un processo evolutivo sempre
teso a ottenere la più efficiente funzio-
Porta-semi (samàra) di acero di monte.
Scala 10 centimetri. (Alessandro Focarile)
Semi di Balsamina (Impatiens
glandulifera) e le molle che ne
consentono la dispersione fino a
20 centimetri. Scala 20 millimetri.
(Alessandro Focarile)
nalità – con i suoi inevitabili errori di
percorso?
Innanzitutto la via aerea, come
vediamo nei semi del dente di leone
(Taraxacum, pissenlit), i ben noti soffioni contenuti in un leggero paracadute zavorrato dal seme. In balia del
vento, esso può arrivare dovunque.
Una parte di essi è inevitabilmente
perduta, ma una quantità non indifferente atterra e genera nuove piantine.
Anche i pioppi, i platani e i salici hanno un simile sistema di disseminazione: paracadute + seme. Quasi tutte le
conifere nostrane (pini, con l’eccezione del cembro, abeti e larici) hanno il seme incastonato in una leggera
«ala», che assicura la dispersione aerea
(foto). Aceri e frassini hanno il seme
incluso invece in una specie di elica (la
samàra), la quale, con il suo volo planato a spirale, sfrutta le correnti aeree.
Animali con pelo, uccelli, formiche,
sono altrettanti validi vettori e veicolatori dei porta-semi. Le spine di alcuni di questi ultimi si attaccano al pelame degli animali, che siano domestici
(pecore, capre, cani, gatti), oppure selvatici. Molti uccelli, che si cibano di
bacche, partecipano attivamente alla
dispersione dei semi. Mentre quelli del
ciliegio selvatico possono germinare
grazie al passaggio attraverso l’apparato digerente dell’animale. In questa
sede, i succhi gastrici facilitano la demolizione del nocciolo legnoso, e la
fuoriuscita del seme.
Alle pernici dobbiamo la dispersione dei semi di mirtillo e alla nocciolaia la diffusione dei pini cembri
nelle Alpi. Infine, siamo debitori alla
ghiandaia della disseminazione di castagne, nocciole e ghiande. Anche le
formiche sono un altro valido mezzo
di trasporto. I semi di alcuni vegetali
erbacei molto frequenti, come la celidonia (Chelidonium majus), e la Falsa Ortica (Lamium) hanno una componente
esterna, la «carùncola» ricca di grassi e
proteine, molto appetita dalle formiche
che disperdono il seme dopo aver consumato questa protuberanza.
I fattori fisici (aria, acqua) e biologici (animali) sono i potenti motori
che governano l’incessante diffusione
dei vegetali in ogni ambiente naturale.
Ma in mancanza del provvidenziale
bunker tra i ghiacci e gli orsi delle Isole Svalbard, forse molti vegetali di importanza vitale per l’uomo, sarebbero
a rischio di estinzione in un probabile
futuro.
Bibliografia
Pierre Jolivet, Interrelationship between Insects and Plants, CRC Press
(London, New York) 1998, 309 pp.
Heinrich Walter, Grundlagen des
Pflanzenleben, Verlag E. Ulmer
(Stuttgart), 1962, 494 pp.
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