Padre Serafino Marchionni - FondazioneGiulietti.com

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Padre
Serafino
Marchionni
il geniale frate stenografo
di ERMINIO
SOLDATI
nel 40° anniversario della morte
A
lcune sere fa, sfogliavo le pagine
del Manuale del sistema stenografico di Padre Serafino Marchionni, preso
dal desiderio di rivedere le forme della
scrittura stenografica da lui creata e riflettere sulle strutture teoriche alle quali
si era ispirato. Connettendomi, di lì a
poco, a Internet, ho appreso, da un articolo apparso su «Il Resto del Carlino»,
che veniva ricordato nel quarantesimo
anniversario della sua scomparsa. Telepatia? Forse....
Leggendo tra le pagine del Manuale
«Steno Italiana - Sistema Marchionni», a
cura di Danilo Interlenghi (discepolo del
Marchionni e professore di disegno al
Liceo Scientifico di Fermo) e Gabriele
Marinucci (3ª edizione, tipografia Properzi e Spagnoli di Fermo - Edizioni
Voce Fraterna, 1957), lo stesso anno del
Congresso Intersteno di Milano, nel corso del quale Padre Marchionni presentò
una relazione, trovo brevi cenni sulla
vita e sull’opera dell’Autore.
Padre Serafino Marchionni, agostiniano scalzo, nacque a Montegranaro
(Ascoli Piceno), il 13 ottobre 1875. Studiò sin dal 1891 i sistemi stenografici
Gabelsberger-Noe e Pitman Francini,
tanto che nacquero in lui un grande amore per l’arte stenografica e la speranza di
poter compilare un sistema in cui fossero
unite l’eleganza, la razionalità e la massima rapidità di scrittura: qualità queste
che non rilevò nei sistemi a lui noti.
Nel 1903 pubblicò il suo primo manualetto col quale creò il primo stenografo professionista con il suo sistema.
Trasferito a Ferrara, pubblicò altre edizioni del suo manuale e aprì una regolare
e frequentatissima scuola di stenografia.
La sua opera fu premiata nell’esposizione stenografica di Szegeed (Ungheria) e
ricevette la medaglia d’oro dall’Accademia del Progresso di Parigi. A Pavia, nel
1908, due suoi allievi, Francesco Lucci e
Giorgio Maciga, primeggiarono nelle
gare stenografiche (il Lucci raggiunse la
COSÌ L’HA RICORDATO
«IL RESTO DEL CARLINO»
FERMO — Quarant’anni fa, l’11 agosto 1963, lasciava la vita terrena padre Serafino Marchionni, agostiniano
scalzo. Riposa al cimitero di Fermo. Sono in molti a ricordarne la figura di religioso, di stenografo (noto anche
all’estero) e di inventore di un pratico sistema che porta il
suo nome e che lo rese celebre. Nato a Montegranaro il 13
ottobre 1875 da genitori poverissimi, dopo aver studiato i
sistemi stenografici, nacque in lui un grande amore per
questa arte, con la speranza di poter compilare un sistema
in cui fossero unite eleganza, razionalità e rapidità di
scrittura. Nel 1903 pubblicò il primo manuale. Seguirono
altri libri e studi sempre più approfonditi, dai quali nacque il Sistema Marchionni, che via via si diffuse in tutto il
mondo. Basti dire che i suoi migliori allievi erano in grado di scrivere ben 210 parole in un solo minuto! Padre Serafino attese con crescente ansia il riconoscimento ufficiale del suo sistema, come premio di 60 anni di intenso
lavoro. Inutile attesa: solo dopo la sua morte in qualche
scuola pubblica entrò il Sistema Marchionni.
Oggi questa illustre figura viene ricordata anche grazie ad un volume scritto da Danilo Interlenghi e da Gabriele Marinucci, giunto alla quarta edizione.
f. p.
Sopra: un esempio
del sistema
Marchionni.
Sotto: una
presentazione
del sistema
con autografo
velocità di 210 parole al minuto). La sua
opera venne anche premiata all’esposizione stenografica di Madrid del 1912.
Il Sistema Marchionni ebbe una certa
diffusione, soprattutto nella zona di Fermo, nelle Marche (dove ne venne auto-
rizzato l’insegnamento dal Ministero
della Pubblica Istruzione), ma non fu riconosciuto sistema stenografico di Stato
e pertanto non poté avere la diffusione
che certamente meritava.
Da un’analisi della struttura grafica il
suo sistema può essere classificato tra i
sistemi stenografici misti e si ispira soprattutto a criteri grafici e fonetici. La
struttura teorica è divisa in tre parti:
1) Stenografia integrale (alfabeto,
formazione degli stenogrammi, tracciato
degli uncini di S e N, tracciato dei cerchietti di R, L, GL, consonanti doppie;
2) Stenografia commerciale: introduce regole abbreviative per il raggiungimento della velocità richiesta dai programmi ministeriali dell’epoca e riguarda l’omissione di alcune lettere e segni
(es. consonanti doppie, apostrofi, lettere
eufoniche) e introduce soprattutto le
«Abbreviazioni in forza degli accenti»
ed alcune abbreviazioni grafiche terminali (sion, ssion, zion) e per alcuni gruppi ricorrenti, senza però far riferimento
al principio linguistico-etimologico
(TRA, PRE, IN, CON, CO, SU), una settantina di sigle e, soprattutto, l’unione di
queste tra loro e agli stenogrammi se-
CHI SONO I PADRI
AGOSTINIANI SCALZI
I
Padri Agostiniani Scalzi giunsero in
Italia dopo la riforma dell’Ordine
Agostiniano e si stabilirono a Fermo,
presso la chiesa rurale del SS Crocefisso di Salette, nel 1614. Nel 1625 decisero di trasferirsi nel piccolo oratorio
della Misericordia, vi costruirono nel
1745 il Tempio e l’annesso Convento,
trasportandovi la venerata immagine
che nel frattempo era stata conservata
in una chiesa dell’Ordine dei Cavalieri
di Malta (Chiesa di San Giacomo), e
vi rimasero fino al 1860. In seguito, e
dopo le espropriazioni operate dai piemontesi, nell’orto del convento abbandonato vennero costruite le officine
dell’Istituto Industriale, traslocate più
tardi nell’attuale sede. Sull’area della
vecchia chiesa diroccata sorsero, nel
1890, le odierne Carceri giudiziarie.
Poi, nel 1901, fu costruita l’attuale
chiesa della Misericordia, all’inizio
della strada del futuro ospedale «Murri», e, più tardi, l’annesso Convento.
Recentemente il tratto iniziale di via
Sacconi (tra le Carceri e le officine
dell’ITIS) è stato intitolato a Padre Serafino Marchionni, agostiniano scalzo,
inventore dell’omonimo sistema di
stenografia.
Nella foto: Padre Serafino Marchionni
guenti. Anche i numeri sono trascritti
con segni stenografici appositi.
3) Stenografia oratoria, comprendente ulteriori regole abbreviative: omissione di E tra due consonanti, un più cospicuo numero di sigle, un uso più ampio
dell’unione di stenogrammi, l’unione di
rette uguali.
Il risultato è un sistema sicuramente
originale, di tipo misto, che sviluppa una
scrittura scorrevole ed estremamente sintetica, grazie soprattutto alle «abbreviazioni in forza degli accenti» e all’unione
degli stenogrammi.
Termino dicendo che la memoria di
Padre Serafino Marchionni è ancor oggi
onorata dai suoi discepoli e da chi, come
chi scrive, apprezza la figura dell’uomo
e la sua opera.
Avvenne
10 0 anni fa
A cura di ATTILIO OTTANELLI
z Il 1° gennaio 1904 si forma a Macerata l’Unione Stenografica. Viene adottato il Sistema Gabelsberger-Noe. Il 10 dello
stesso mese il Resto del Carlino di Bologna pubblica la notizia
di un corso speciale di “stenografia applicata alla telefonia”.
z Nel corso dell’anno 1904 viene ricostituita la Società Stenografica Vicentina, si formano la Società Stenografica Aternina
di Aquila e l’Istituto Stenografico Ligure. Il sistema adottato è
il Gabelsberger-Noe.
G. B. Marchesa-Rossi (1865-1956) piemontese, scrittore e preside, tiene a Milano una conferenza sullo stesso sistema. E a
Torino viene insegnato in un corso per compositori tipografi.
A Firenze, l’Istituto Stenografico Toscano tiene i primi corsi
serali di dattilografia per integrare la professionalità degli stenografi. Vengono inoltre costituite scuole affiliate e sezioni per
consolidare e allargare l’organizzazione per la diffusione della
stenografia Gabelsberger-Noe.
z Allievo dell’Istituto Stenografico Toscano nel 1891-1892,
laureato in Chimica e Farmaceutica a ventidue anni, Adolfo
Cioci (1874-1956) si afferma professionalmente come stenografo nelle assemblee della Società delle Ferrovie Meridionali,
dal 1904 al 1921, in quelle del Consiglio Comunale di Firenze
(1912-1916) e del Consiglio Comunale di Arezzo.
Nel corso della vita fu anche direttore di uno stabilimento chimico-farmaceutico, insegnante in istituti fiorentini e autore di
pregevoli pubblicazioni. Rivestì varie cariche nel campo stenografico nazionale e nell’Istituto Stenografico Toscano, del quale fu anche presidente dal 1943 al 1956, anno della sua scomparsa.