UNA PUGLIA BIODIVERSA

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ECONOMIE SOLIDALI
LA REGIONE HA STANZIATO 2 MILIONI DI EURO
UNA PUGLIA BIODIVERSA
Le carote viola di Giuseppe: una delle 19 varietà a rischio estinzione che l’università vuole
tutelare --- TESTO E FOTO DI LUCA MARTINELLI
G
la cooperativa agricola, che
oggi “impiega” tre persone,
un socio-lavoratore volontario (Mortaza, un rifugiato
afghano) e due giovani che
ricevono una borsa-lavoro e
seguono un percorso d’inserimento lavorativo. Un altro
socio, Vincenzo, segue le arnie, “che a noi servono anche
per l’impollinazione” spiega
Matteo Di Mattei, il socio della cooperativa che coordina
tutta l’attività agricola. È lui
-consigliere dell’Associazione
per l’agricoltura biodinamica,
www.biodinamica.org- a “condurre” Cascina Burattana, e
spiega che oggi la superficie
coltivata è di poco più di un
ettaro, anche perché quando
sono entrati hanno trovato
una situazione “da bonificare”: “Là dove vedi il tunnel
per l’insalata -racconta Matteo- abbiamo trovato 5 strati
di moquette, che veniva usata
per la pacciamatura. Quel terreno era morto”. Oggi, invece,
in uno dei campi fanno bella
mostra 600 quintali di letame, messo a maturare per un
anno sotto il fieno. È fondamentale per nutrire il terreno,
che è l’essenza dell’agricoltura
biodinamica: “Le piante hanno una densità inferiore, e un
ettaro, che è più o meno la superficie che coltiviamo oggi,
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può arrivare a produrre un
reddito di 30-32mila euro”.
A terra ci sono già insalate,
pomodori, zucchini, spinaci,
finocchi, e a breve verranno
seminate anche melanzane e
peperoni. “Sono sementi biologiche adatte alla montagna,
perché c’è una forte escursione termica. Abbiamo anche
recuperato i semi di una segale autoctona, che cresce fino a
due metri d’altezza”.
Le parcelle sono divise da
qualche albero di gelso, perché Matteo vorrebbe riportare alla Cascina Burattana
l’albero “tradizionale”. “Sto
anche cercando dei polloni di
‘clinto’ -aggiunge-, che era un
vino autoctono di Busto Arsizio”, oggi scomparso.
Giuseppe Montalto ed Enrica Cagnoni, che sono i titolari del laboratorio di cosmesi
biologica “Montalto” (www.
montaltobio.it), pensano di
affidare alla cooperativa la
coltivazione di alcune piante utilizzate nelle ricette dei
cosmetici, ma la Cascina Burattana dovrebbe avere più
terreni a disposizione.
Il Comune di Busto Arsizio,
però, tergiversa, e l’unica certezza al momento è un contratto d’affitto che scade il 31
dicembre 2015. ---
iuseppe Oronzo Giuliacci ha 78 anni e continua,
come ha sempre fatto da
quand’era bambino, ad andare in campagna a raccogliere
carote.
Che a Polignano a Mare, in
provincia di Bari, sono viola,
gialle e arancioni. “Questo è
un seme di famiglia, che conservo e riproduco -racconta
ad Ae-. Prendo le carote che
mi piacciono di più, e pianto
nuovamente le radici, da cui
‘esce’ il fiore, da cui traggo il
seme”. Il signor Giuseppe
coltiva le carote colorate in
un terreno agricolo nei pressi dell’Abbazia benedettina
di San Vito, una frazione di
Polignano, a poche centinaia
di metri dal mare. “Non uso
concimi, e da gennaio raccogliamo per quattro, cinque
mesi” spiega.
Una porzione del suo campo è affidata alle cure dei
ricercatori del Dipartimento
di Scienze agro-ambientali e
territoriali (DiSAAT) dell’U-
niversità di Bari, che nell’ambito del progetto “BiodiverSO”
(Biodiversità delle specie orticole della Puglia, www.biodi-
GIUGNO 2014
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La raccolta delle carote a Polignano a Mare (BA), nei terreni di Giuseppe
Oronzo Giuliacci, che nella foto sotto ne mostra una viola: presidio Slow Food, è
una delle 19 varietà oggetto del progetto su Biodiversità delle specie orticole
della Puglia dell’Università di Bari. Nell’altra pagina, la Cascina Burattana di
Busto Arsizio, in provincia di Varese: di proprietà del Comune dai primi anni 90, la
struttura avrebbe urgente bisogno di interventi di manutenzione ---
versitapuglia.it) accompagna
gli agricoltori e promuove la
valorizzazione di 19 varietà
“a rischio di estinzione” -dalla batata leccese al pomodorino di Manduria, in ordine
alfabetico-.
“Queste varietà sono frutto di
una selezione naturale, hanno saputo adattarsi al clima,
e di solito rispondono bene
a bassi input energetici: sono
adatta a una coltivazione biologica, e sono le più idonee
immaginando un’agricoltura
capace di contrastare i cambiamenti climatici” spiega
Pietro Santamaria, ricercatore
del DiSAAT e coordinatore
del progetto “BiodiverSO”.
“Il nostro lavoro, però, è andato oltre: dopo aver ‘caratterizzato’ le varietà a rischio
erosione, ne abbiamo definito le caratteristiche morfologiche”. Il gruppo di lavoro
coordinato da Santamaria ha
scoperto, così, che la carota
viola di Polignano a Mare,
quella che il signor Giuseppe
mi mostra, appena raccolta e
lucidata, fa anche bene: “La
composizione degli zuccheri
-spiega Santamaria- è completamente diversa rispetto
a quella della carota tradizionale. C’è più fruttosio, e
meno saccarosio: a un gusto
maggiore corrisponde, cioè,
un apporto calorico minore. Abbiamo verificato le
caratteristiche nutrizionali
della carota di Polignano,
scoprendo che ha proprietà
anti-ossidanti: coltivare biodiversità è salutare”, conclude
Santamaria.
Tra le altre varietà analizzate,
ci sono il carciofo centofoglie
-ricco di inulina, un polisaccaride di riserva che non
determina un aumento della
glicemia, ed è quindi ideale
per i diabetici- e il cavolo a
foglia riccia -ricco di glucosinati, un gruppo di circa 200
composti attivi che hanno
forte capacità di prevenire il
cancro-.
La Regione Puglia ha destinato 2 milioni di euro al
progetto “BiodiverSO”, uno
dei cinque progetti integrati finanziati nell’ambito del
Piano di sviluppo rurale: “Gli
altri riguardano la vite, l’olivo,
le piante da frutto e le leguminose e i cereali” racconta
Santamaria, e l’obiettivo della
Regione è recuperare la conoscenza sulla biodiversità
delle coltura pugliesi, risanare le risorse, creare banche
dati e promuovere la conservazione, in situ ed ex situ. Se
la seconda è quella che si fa
nelle “banche dei semi”, la
prima prevede la coltivazione
nelle aziende, “che -secondo
GIUGNO 2014
Santamaria- è il modo migliore di conservare le risorse
genetiche, migliorandole allo
stesso tempo”.
La parte più significativa
del progetto “BiodiverSO” è
quella che ha portato i ricercatori dell’Università di Bari
fuori dai laboratori, negli
orti: “Spesso queste varietà
vengono coltivate in appezzamenti esigui, da pensionati
e hobbisti. Il recupero della
biodiversità passa anche per
un dialogo con queste persone, che serve a realizzare
schede che raccolgano, ad
esempio, anche le ricette e i
modi d’uso delle varietà locali”. Da un approccio conservativo, a uno capace di
valorizzare la ricchezza genetica dei campi pugliesi. Che
si realizza (anche) usando
strumenti innovativi, come
i social network: “Riceviamo
molte segnalazioni attraverso
il sito e la pagina Facebook
dedicata al progetto (www.facebook.com/BiodiverSO, ndr)”
racconta Santamaria. Che insieme ad Angelo Signore -che
lavora con lui al DiSAATe Francesco Serio dell’ISPA
(l’Istituto di scienze delle
produzioni alimentati del
CNR) ha firmato un articolo
dedicato a Wikipedia e alla
agrobiodiversità (“Wikipedia
As a Tool for Disseminating
Knowledge of (Agro)Biodiversity”), che a febbraio 2014
è stato pubblicato da “HortTechnology”, una rivista
dell’American Society for Horticultural Science. In pratica, il
team di ricerca è intervenuto
modificando (o creando ex
novo) alcune voci all’interno
dell’enciclopedia on line, relative alle varietà valorizzate nell’ambito del progetto
“BiodiverSO”,
misurando
poi la capacità di fermare e
amplificare la conoscenza.
In particolare, Angelo Signore ha dato carattere scientifico alla voce dedicata al carosello -meloni immaturi i cui
frutti sono consumati come
se fossero cetrioli- animando poi la discussione “wiki”
-it.wikipedia.org/wiki/Carosello_(gastronomia)-. Sono
strumenti, utili a portare la
storia -le varietà antiche- nel
futuro. Per cancellare (almeno) trent’anni di storia, gli
ultimi, in cui l’agricoltura ha
puntato solo sulla quantità.
Nel suo ufficio all’Università
di Bari Pietro Santamaria mi
mostra un libro delle sementi. È datato 1984, e i frutti
fotografati (e promessi) sono
tutti “giganti”. ---
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