Sintesi Workshop, la CNV, il linguaggio del corpo

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Transcript Sintesi Workshop, la CNV, il linguaggio del corpo

Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia – Sindacato di Polizia Co.I.S.P.
La comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo come prevenzione della
violenza
Relatore: Dott.ssa Tiziana Barrella, Dott. Francesco Di Fant, Dott. Massimo Lattanzi,
Dott. Alessandro Meluzzi
Sintesi a cura di: Arianna D’Acuti, Samanta Genovese, Martina Patruno, Eleonora Ridolfi,
Laura Salerno, Martina Sciarretta
La prima giornata di workshop inizia con una breve presentazione dell’Avvocato Barrella e del Dott.
Di Fant, esperto nel linguaggio non verbale. Ogni partecipante a turno si è presentato al gruppo.
L’Avv. Barrella espone la definizione del Linguaggio Non Verbale (LNV), illustrando le
caratteristiche che lo compongono. Per poter avere un quadro generale del LNV bisogna tener conto
di diversi elementi: la Fisiognomica, ovvero lo studio della mimica facciale che tiene conto delle
rughe di espressione, dei dettagli facciali, della bocca. Il linguaggio non verbale occupa il 65% della
comunicazione. Questo ci suggerisce che il corpo non mente ma somatizza e ciò caratterizza le
modifiche nella nostra mimica facciale. Nell’osservare una persona è fondamentale focalizzarsi su
ciò che evidente, come ad esempio le patologie della pelle (macchie, colore..) e/o l’arcata dentale. Un
altro elemento fondamentale è il contesto sociale.
Segue un intervento del Dott. Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta, il quale parla dell’importanza della
comunicazione non verbale dal punto di vista socio-culturale. Secondo questi esistono dei segni
universali, come il sorriso nella diade madre-bambino, a differenza di altri che invece appartengono
a determinate culture. Ad esempio, guardare negli occhi l’interlocutore in Cina provoca una reazione
di imbarazzo verso l’altro, mentre in Occidente rappresenta un elemento fondamentale per dimostrare
partecipazione nella comunicazione. Lo stesso discorso vale per la distanza interpersonale che varia
a seconda del paese in cui ci troviamo: mentre in Africa la prossimità fisica è assolutamente accettata,
in altri posti del mondo come la Scandinavia, troppa vicinanza fisica viene considerata invasiva.
Anche tra le stesse regioni del nostro Paese vi sono differenze nel linguaggio, tra cui la velocità nel
parlare (se confrontiamo un siciliano con un veneto possiamo notare come quest’ultimo abbia
modalità di comunicazione più lente rispetto al siciliano). Nella comunicazione umana il rapporto
tra significato e significante è inscindibile, tanto è vero che la comunicazione si definisce in chi la
riceve e non in chi la agisce. Da questo ne deriva il fatto che anche la percezione interviene nella
comunicazione, in quanto fenomeno relazionale e attivo.
Il linguaggio è indistinguibile dalla mente, infatti la stessa parola “Mente” è un costrutto del
linguaggio. Ciò che noi chiamiamo Mente è il risultato di una serie di relazioni sviluppate a partire
dalla vita intrauterina. Se dovessimo posizionarla la metteremmo tra Noi e l’Altro, proprio perché è
un fenomeno relazionale. Il Dott. Meluzzi definisce la mente umana come “una memoria che agisce
facendo tesoro della ricerca del piacere, nel senso che deposita nella memoria la storia delle nostre
relazioni”.
Secondo Kahneman esistono due tipi di mente: una intuitiva e una razionale. La prima è più rapida,
basata sulle intuizioni, mentre la seconda agisce più tardi in quanto razionalizza le intuizioni stesse.
In seguito l’avvocato Barrella e il Dott. Di Fant ci hanno proposto un esercizio di lettura del corpo
che si è svolto nel seguente modo: divisi a coppie, ognuno di noi sottoponeva il proprio partner ad
un’intervista libera. Scopo del compito era quello di individuare e annotare tutte le discrepanze tra il
verbale e il non verbale (tono della voce, gestualità, sguardi, pause..). Terminato l’esercizio ogni
singolo partecipante ha fornito un feedback rispetto al compito eseguito.
Segue l’intervento del Dott. Lattanzi che introduce la testimonianza di una presunta autrice di
stalking, la quale aveva precedentemente accettato di condividere con i partecipanti la sua esperienza.
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La signora P. ha avuto una relazione con un uomo sposato, più grande di lei, conosciuto a lavoro. La
storia inizialmente perfetta declina fino a terminare drasticamente. La signora, non accettando tale
situazione, comincia a inviare continui messaggi e chiamate all’ex compagno. Questo comportamento
viene perpetuato a lungo e tuttora va avanti.
Alla luce delle informazioni ottenute sul linguaggio non verbale, il Dott. Di Fant ci ha illustrato i vari
atteggiamenti della donna durante la sua testimonianza. Lo sguardo è stato mantenuto fisso tutto il
tempo solo su una partecipante, in modo da tenere alta la concentrazione ed evitare gli altri sguardi.
Le mani e le gambe dimostravano un atteggiamento di chiusura e tensione che, insieme allo sguardo
evitante, manifestavano un chiaro segno di disagio iniziale, attenuatosi nel corso del racconto. Nei
momenti più salienti del racconto il respiro diventava affannoso e la bocca le si è seccata, tanto da
richiedere un bicchiere d’acqua. Il tono di voce è sempre rimasto basso e tremante, mostrando
vergogna, unito ad un contatto visivo che da evitante diventava inesistente (guardava in basso). Ogni
volta che parlava dell’ex compagno si sistemava la maglietta e tirava indietro i capelli, come a volersi
rendere presentabile al suo ricordo. Con il progredire del racconto, la donna sentendosi accolta dai
partecipanti ha mostrato un linguaggio corporeo più rilassato. Dalla rigidità iniziale, infatti, è passata
ad una postura più distesa; cercava il sostegno del tavolo, sorrideva di più, il tono di voce era più
sicuro.
L’intervento del Dott. Lattanzi è stato decisivo nel gestire la situazione, aiutando la donna a procedere
nel racconto e allo stesso tempo a confortarla.
Per allentare la tensione abbiamo fatto un piccolo coffee break, a seguito del quale abbiamo riportato
i feedback personali.
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Nella seconda giornata di workshop, abbiamo approfondito quelli che sono i segnali della menzogna
con l’esperto Dott. Francesco di Fant. Questi ci ha inizialmente definito il concetto di menzogna ed
illustrato tutte le attivazioni fisiologiche ed i conseguenti segnali corporei involontari che si
manifestano quando si mente.
Segnali e analisi della menzogna: cos'è la menzogna?
“L'atto intenzionale d'ingannare qualcuno tramite la falsificazione o la dissimulazione della verità o
parte di essa.”
“Poca sincerità è pericolosa e molta è assolutamente fatale.” (Oscar Wilde)
La menzogna si può definire in due modi:
Falsificazione (la bugia più classica, modificare le informazioni per ingannare l'altro)
Dissimulazione (simile al “reato d'omissione”, in questo caso l'inganno è perpetrato tramite
l'occultamento volontario delle informazioni)
A lungo ci si è interrogati sulla motivazione che spinge le persone a mentire. Secondo gli esperti, si
mente per ottenere dei vantaggi per sé o per altri (a breve o lungo termine) nei confronti di una
persona o di una situazione. Mentire è sempre una scelta che porta a delle conseguenze. Quando
parliamo di menzogne, non dobbiamo escludere le cosiddette “bugie a fin di bene”, comunemente
definite “bugie bianche”. La menzogna è un meccanismo di sopravvivenza dell'essere umano: in
media ogni persona dice almeno sette bugie al giorno (incluse le “bugie bianche”). Le persone più
intelligenti o abituate a mentire spesso hanno più possibilità di farla franca poiché “la disonestà
aguzza l'ingegno”. È stata riscontrata una differenza qualitativa tra uomini e donne, ovvero queste
ultime mentono meglio e sono più capaci di riconoscerle. Al contrario di quanto si pensi, invece,
uomini e donne dicono lo stesso numero di bugie.
Segnali della menzogna:
Le menzogne sono caratterizzate da una componente fisiologica e da una corporea.
Le attivazioni fisiologiche che, sono impossibili da nascondere, sono:
- Modificazione delle pupille: il diametro delle pupille si dilata;
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- Il battito cardiaco aumenta;
- La respirazione diviene affannosa;
- La sudorazione accentuata;
- In seguito all’aumento (o alla diminuzione) dell’apporto di sangue il volto può apparire
paonazzo oppure pallido;
- Salivazione e deglutizione aumentano sensibilmente;
- Spasmi muscolari e tremolio degli arti;
- Rilascio di ormoni.
I segnali corporei involontari che sono difficili da nascondere ma manipolabili:
Espressioni facciali, i gesti, la postura, l’orientamento del corpo ed il tono di voce risultano affettati
e dissonanti. La persona che racconta la menzogna può sembrare rigida, impostata rispetto al
contenuto del discorso. La tensione, quindi, risulta essere un primo indizio.
Le emozioni spesso intervengono quando si mente, anche se la menzogna non ha la scopo specifico
di celare emozioni. Tre sono le emozioni strettamente legate alla menzogna:
La paura di essere scoperto;
Il senso di colpa per aver mentito;
la soddisfazione per averla fatta franca.
Problemi d'interpretazione
Non sempre le menzogne sono facilmente individuabili ed a volte si può incappare in tre diversi tipi
di tranelli:
1. Effetto “Otello”: Scambiare la paura di non essere creduti con la paura legata alla menzogna.
L’effetto Otello si genera quando un’analisi parziale o incompleta di alcuni elementi si sposa con un
pregiudizio negativo, arrivando così a una conclusione errata.
2. Effetto “Pigmalione”: L’effetto Pigmalione avviene quando un pregiudizio positivo ci porta a
distorcere la realtà delle ose, portando con sé un altro tipo di effetti sulla relazione tra le persone.
3. Effetto “Brokaw”: Voler riconoscere una bugia basandosi su alcuni parametri fissi e rigidi; senza
tenere in alcuna considerazione il contesto, le caratteristiche individuali dell’altra persona e altri
possibili fattori (sociali, ambientali, culturali).
Analisi della menzogna
Quando si passa ad analizzare una menzogna bisogna aver presente una visione olistica della
situazione. È molto importante considerare che un singolo indizio non è una prova sufficiente per
identificare una menzogna. Il contesto ed il comportamento individuale (analisi del norming) sono
anch’essi una cornice importante dove inserire la bugia.
Le espressioni facciali sono le più facili da contraffare. Attenzione alle espressioni facciali
asimmetriche: sono queste infatti meno sincere e più controllate. Controllando il lato sinistro del
volto, si può riconoscere la vera emozione che la persona prova in quel momento.
La parte bassa del corpo è meno controllata dal cervello rispetto alla parte alta. Guardare la
posizione e l’orientamento di gambe e piedi può fornirci informazioni utili circa l’autenticità del
racconto della persona.
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Le Emozioni
Le principali teorie delle emozioni possono essere raggruppate in tre categorie principali:
fisiologiche, neurologiche e cognitive.
Teorie fisiologiche: suggeriscono che le risposte all’interno del nostro corpo sono responsabili delle
emozioni
Teorie neurologiche: propongono che l’attività all’interno del cervello conduce a risposte emotive
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Teorie cognitive: sostengono che i pensieri e le altre attività mentali hanno un ruolo essenziale nella
formazione di emozioni.
Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicofisiologiche, a stimoli
interni o esterni, naturali o appresi.
In termini evolutivi, o darwiniani, la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la
reazione dell'individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della
sopravvivenza, reazione che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente.
Le emozioni rivestono anche una funzione relazionale (comunicazione agli altri delle proprie
reazioni psicofisiologiche) e una funzione autoregolativa (comprensione delle proprie
modificazioni psicofisiologiche). Si differenziano quindi dai sentimenti (o stati d'animo) che sono
condizioni cognitivo-affettive che durano più a lungo delle emozioni e che presentano una minore
incisività rispetto alle passioni. L'evoluzione delle emozioni consente al bambino di comprendere la
differenza tra il mondo interno ed esterno, oltre a conoscere meglio se stesso.
Dopo il sesto anno di età, il bambino è capace di mascherare le sue emozioni e di manifestare quelle
che gli altri si aspettano. Deve imparare a controllare le emozioni, specie quelle ritenute socialmente
non convenienti, senza per questo indurre condizioni di disagio psicofisico.
Le fondamentali sono dette anche emozioni primarie poiché sono innate e si manifestano nei periodi
iniziali della vita umana, esse ci accomunano a molte altre specie animali.
Emozioni primarie
Le emozioni primarie sono: rabbia, paura, disgusto, tristezza, felicità e sorpresa.
Le espressioni facciali sono il frutto finale di un processo di analisi della situazione. Le informazioni
sensoriali passano dal talamo che le comunica contemporaneamente all'amigdala (via bassa) e alla
corteccia prefrontale (via alta). Le informazioni giungono poi all'ipotalamo che porta lo stimolo fino
ai muscoli del viso che generano le espressioni facciali.
Le diverse emozioni possono essere analizzate con il metodo F.A.C.S. di Paul Ekman che suddivide
I movimenti dei muscoli facciali in Action Unit (AU).
Rabbia: si manifesta attraverso tutte e tre le aree del viso (c’è ambiguità se i segni di rabbia non
compaiono in tutte e tre le aree)
Le sopracciglia sono abbassate e ravvicinate
Tra le sopracciglia compaiono rughe verticali
La palpebra inferiore è tesa ma non necessariamente sollevata.
La palpebra superiore è tesa e può essere abbassata dall’azione del sopracciglio
Lo sguardo è fisso e gli occhi possono apparire sporgenti
Le labbra possono assumere due posizioni base: serrate fortemente, con gli angoli dritti o abbassati;
aperte, tese, con un contorno squadrato come nel grido
Le narici possono essere dilatate, ma questo non è un segno essenziale nella mimica della rabbia e
può presentarsi anche nella tristezza.
Paura
Le sopracciglia sono sollevate e ravvicinate
Le rughe della fronte sono al centro, non attraversano l’intera fronte
La palpebra superiore è sollevata, scoprendo la sclerotica (la sclera o sclerotica è il cosiddetto "bianco
dell'occhio"), quella inferiore contratta e sollevata
La bocca aperta e le labbra sono leggermente tese o stirate all’indietro.
Disgusto: Il disgusto si manifesta principalmente nella parte bassa del viso e nella palpebra inferiore
Il labbro superiore è sollevato.
Anche il labbro inferiore è sollevato e premuto contro il labbro superiore, oppure abbassato e
lievemente protruso (che sporge in fuori)
Il naso è arricciato
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Le guance sono sollevate.
Compaiono pieghe sotto la palpebra inferiore, che è sollevata ma non tesa
Le sopracciglia sono abbassate, spingendo in basso la palpebra superiore.
Tristezza
Gli angoli interni delle sopracciglia sono sollevati
La pelle scoperta sotto il sopracciglio forma un triangolo con l’angolo interno rivolto verso l'alto
L’angolo interno delle palpebre superiori è sollevato
Gli angoli della bocca sono piegati in giù o le labbra tremano.
Felicità: La felicità si mostra nella parte bassa del viso e nelle palpebre inferiori
Gli angoli della bocca sono stirati indietro e sollevati
La bocca può essere chiusa o aperta, i denti coperti o scoperti
Una ruga (la piega rino-labiale) scende dal naso fino a oltrepassare gli angoli della bocca
Le guance sono sollevate
La palpebra inferiore presenta rughe sottostanti e può essere sollevata, ma non tesa
Negli angoli esterni degli occhi compaiono le cd. “zampe di gallina”.
Sorpresa
Le sopracciglia sono sollevate e incurvate
La pelle sotto il sopracciglio è stirata
Rughe orizzontali attraversano la fronte
Le palpebre sono aperte, quella superiore sollevata e l’inferiore abbassata; il bianco degli occhi è
visibile sopra l’iride e spesso anche sotto
La mascella si abbassa, cosicché labbra e denti si dischiudono, ma non c’è tensione o stiramento della
bocca.
Disprezzo
Il disprezzo è una “variante” sociale del disgusto e si manifesta sul volto con un'espressione
simmetrica dove sono presenti elementi tipici del disgusto (inteso come disgusto dell'altro) o della
felicità (relativamente alla propria superiorità morale).
Emozioni Complesse (Secondarie)
Le emozioni complesse ( o secondarie) sono la combinazione delle primarie e si sviluppano con la
crescita dell’individuo e l’interazione sociale: Invidia, speranza, allegria, perdono, vergogna, offesa,
ansia, nostalgia, rassegnazione, rimorso, gelosia, delusione.
Sul viso di una persona possono apparire contemporaneamente due o più emozioni primarie, tali
emozioni sono chiamate “composite” poiché si possono osservare i movimenti dei muscoli facciali
tipici di tali emozioni (es. tristemente arrabbiato, rabbiosamente disgustato).
Emozioni e sistema paraverbale
Collera: la tonalità è secca, la voce risulta quasi gridata.
Disgusto-disprezzo: la voce è di tono medio, incolore ed uniforme; a volte di tipo nasale.
Felicità: il tono è acuto, la voce appare aperta e modulata, passando da toni bassi a toni alti. il odo di
parlare può essere serrato e veloce.
Paura: la voce è spezzata, acuta e tesa. il modo di parlare è affrettato, le frasi sono spesso spezzate
con errori di sintassi e pronuncia.
Tristezza: il tono è basso, l’articolazione molta lenta, con possibili momenti di silenzio o bisbigli.
Sorpresa: dura solo un momento e spesso è associata a un suono di stupore. il modo di parlare è
spezzato e fatto di brevi parole, le pause sono lunghe.
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La prevenzione attraverso il riconoscimento del muto linguaggio del corpo
Tensione: E’ molto importante riconoscere i segnali che possono indicare uno stato di tensione o
disagio nell'altra persona.
gesti manipolatori (toccarsi o toccare un oggetto)
sguardo anomalo (fisso e spalancato -occhi socchiusi per la concentrazione -mobile per il nervosismo)
agitazione delle braccia o delle gambe
mordersi le labbra o la parte interna delle guance.
Furtività: in procinto di compiere un'azione criminosa (o comunque moralmente discutibile) si
possono manifestare gesti legati alla furtivita'.
viso coperto o parzialmente coperto
mento rivolto in basso
si guarda intorno per vedere se è solo o se ci sono possibili testimoni.
Rabbia: un attacco violento viene molto spesso preceduto da segnali di rabbia piu' o meno evidenti
pugni chiusi
mascella rigonfia
denti stretti
narici dilatate
labbra strette con forza
sguardo tagliente con occhi stretti
sopracciglia ravvicinate tra loro (o a “v”).
Eccitazione: nel caso di un assalto con scopi sessuali, diventa importante saper leggere in tempo i
segnali dell'eccitazione
contatto con la zona inguinale
contatto visivo persistente
leccarsi o mordersi le labbra
bocca leggermente aperta
dilatazione delle narici
dilatazione delle pupille.
Prevenzione e reazione
In una situazione a rischio, come è possibile prevenire un assalto?
non alimentare il desiderio della persona sospetta: allontanarsi il più possibile, coprire eventuali zone
scoperte del corpo, evitare il contatto visivo;
far desistere: telefonare alle forze dell'ordine o far finta di effettuare una chiamata (es. un'amica, il
fidanzato, il marito).
Una volta riconosciuta una situazione a rischio, le reazioni possono essere di fuga o attacco. Per
quanto riguarda la prima opzione è consigliabile andare in luogo affollato camminando o di corsa e
telefonare al n. 1522 (telefono rosa), urlare per attirare l'attenzione in caso di emergenza ed
eventualmente seguire corsi di autodifesa (es. krav maga). Per difendersi invece, si consiglia di tenere
a portata di mano un oggetto adatto per l'autodifesa (es. spray al peperoncino) o contundente (es.
chiavi, cellulare, tacco della scarpa).
La giornata ha previsto l’intervento di una giovane ragazza vittima di stalking, la quale ha voluto
condividere con i partecipanti la propria esperienza. La giovane ha raccontato di come questa
relazione, inizialmente descritta come perfetta, improvvisamente si sia tramutata nel peggiore degli
incubi. L’uomo in questione, infatti, la picchiava e minacciava di continuo come fosse preda di un
mostro interiore, la puniva per ogni situazione considerata da lui inappropriata e la controllava
costantemente. Il tutto andava avanti per qualche ora fino a che il ragazzo si calmava e si scusava. La
ragazza stessa racconta di come fosse totalmente dipendente dalle emozioni che il “principe azzurro”
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le suscitava ed in ricordo di questo fosse disposta a tollerare la bestia che emergeva sempre più spesso.
In seguito ad un ultimo, estremo litigio, la donna decide di interrompere definitivamente la relazione
ed intraprendere un percorso legale per tutelarsi da quest’uomo così violento.
Dopo la testimonianza, insieme al Dott. Di Fant, abbiamo analizzato il comportamento non verbale
della ragazza. Da tale analisi sono emersi diversi dati interessanti, ad esempio mentre parlava
dell’inizio della sua relazione, la ragazza attuava una gestualità che esprimeva il grande sentimento
che sentiva. Durante il racconto giocherellava spesso con l’anello di fidanzamento, gesto che mostra
come lei sia ancora emotivamente legata a quella situazione. Mentre parlava si poteva notare un piede
in tensione e le mani al petto quando le venivano poste delle domande, entrambi i gesti manifestano
protezione, difesa ed ansia.
In seguito a questa forte esperienza, abbiamo fatto un piccolo break per allentare la tensione
riprendendo poco dopo con i feedback finali prima della chiusura della giornata.
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