DOCUMENTO PROPOSTO DA PRO CINGHIALE E C.S.T.

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DOCUMENTO PROPOSTO DA PRO CINGHIALE E C.S.T. TOSCANA
L’INCOTRO A CASETTA DEL 23/10/2014
Vista l’incresciosa situazione gestionale faunistico venatoria verificatasi in Toscana con l’avvento
della riforma delle province, la PRO CINGHIALE, a nome delle 45 squadre del cinghiale della
provincia di Siena e le 15 della provincia di Pistoia, chiedono alla Regione Toscana di
rimpossessarsi della delega sulla caccia. A tale richiesta si uniscono e la appoggiano in pieno i 200
tesserati della C.S.T. della provincia di Siena e gli altri 1000 sparsi per la Toscana.
Questa richiesta nasce dall’esigenza dei cacciatori che, grazie alla loro passione, vivono il territorio
e assistono giorno dopo giorno, impotenti, al degrado ambientale, faunistico e venatorio che questa
mala gestione ha portato in tutte le realtà toscane.
Non esiste provincia che applichi una legge uguale a un'altra, peggio ancora, non
c’è ATC
ricadente nella stessa provincia che applica un regolamento uguale all’altra. Eppure la legge 157/92
è una sola, come la L.R. 3/94 e il DPGR 33/R del 26/07/2011.
A cosa servono 3 ATC a Siena Grosseto e Arezzo, 2 tra Prato e Firenze, 2 a Livorno, Pisa e Lucca?
Ne basta una come a Massa e Pistoia. Una per provincia è più che sufficiente!!!
Costituendo un solo ATC in ogni provincia, con sede nel capoluogo di provincia e facilmente
raggiungibile dagli utenti, si accorpano i servizi, quindi, si diminuiscono di gran lunga i costi di
gestione (affitti per le sedi, luce, gas, apparecchiature informatiche e quant’altro).
Perché, con le Province che saranno amministrate dai sindaci dei comuni ricadenti nella stessa, si
rischia ancora di più la frammentazione della gestione territoriale.
Il fagiano lo si caccia nello stesso modo a Massa come a Arezzo, lo stesso per il cinghiale, la
migratoria, i cervidi e i bovidi.
Le Z.R.C. servono alla riproduzione della piccola selvaggina stanziale. Hanno lo stesso bisogno
gestionale a Grosseto come a Firenze.
Il cinghiale lo si caccia in battuta a Livorno come a Siena. In alcune province vanno a caccia in 18
in altre in 25, a Siena fino alla stagione 2012/2013 in 30. In tutte le province le squadre hanno il
territorio assegnato. Pistoia no. Perché?
Con la non gestione degli ungulati, da parte delle province e delle Associazioni Venatorie che le
spalleggiano, siamo giunti quasi ad un punto di non ritorno.
Com’è pensabile che una provincia come Siena, con il suo territorio boschivo immenso e le sue
colture di pregio, si sia potuta permettere di non effettuare i contenimenti del cinghiale per quasi un
anno? In questa provincia non si spara più a una volpe dal marzo del 2013, non si catturano più,
all’interno delle Z.R.C. e Z.R.V. , le gazze e le cornacchie. Con il calendario biologico imposto da
Ispra per la selezione a cervidi e bovidi, i caprioli brulicano nei campi da quanti ce ne sono, e per
non ammettere che la gestione a tali ungulati (che già da prima dell’inventiva del calendario
biologico non funzionava) non funziona, non se ne parla neanche più. Si parla solo di cinghiali ma
di caprioli daini e cervi non si sente dire una parola, sembrano estinti.
In provincia di Lucca, i cinghialai e i selecontrollori, “non sanno” cosa sia un intervento in art. 37 o
una prevenzione e sono chiamati al pagamento dei danni da parte della Provincia, perché ritenuti
responsabili dei troppi ungulati e troppi danni.
In provincia di Arezzo, a caccia chiusa, le squadre sono obbligate a fare battute nel mese di
settembre in via straordinaria, senza passare per il contenimento. È caccia o contenimento? Se è
caccia la si mette a calendario venatorio, altrimenti passa come contenimento e quindi in art. 37 con
conseguente parere ISPRA. Non effettuando tali battute, pur non avendo danni alle colture agricole
all’interno del distretto, alle squadre, viene applicata una sanzione pecuniaria che va da 300 a 2000
euro per battuta non effettuata e in più, nel periodo di caccia previsto dal calendario venatorio, la
squadra viene sospesa per le giornate pari alle battute obbligatorie non effettuate. E’ tutto un
controsenso. I cinghiali vanno eliminati, ma di fatto, si mette i cacciatori in condizioni di non
eliminarli. Sarebbe stato più ovvio e normale se dal primo ottobre al 31 dicembre avessero dovuto
recuperare quelle battute.
In un Comune della Provincia di Firenze, il Sindaco vieta la caccia al cinghiale nel mese di ottobre
per un discorso d’incolumità pubblica. Pare sia a rischio la cittadinanza perché vanno nel bosco a
raccogliere i funghi e le castagne. Ma a novembre, le castagne non ci saranno, ma i funghi si.
Quindi? Forse a novembre sarà meno pericoloso.
Detto questo, serve un unico gestore. E tutti si devono adeguare senza autonomie, ne provinciali, ne
di ATC, o peggio ancora, come si sente vociferare, comunali.
I Comitati di Gestione degli ATC, alla diretta collaborazione con l’unico ente gestore; questi si
muovono solo per controllare, vigilare e verificare che tutti i programmi e i progetti messi in campo
“dal gestore” siano realizzati in modo corretto e coerente. La funzionalità pratica e materiale dei 10
futuri AA.TT.CC. Toscani, affidata a personale tecnico, qualificato nella gestione sia faunistico
venatoria che amministrativa.
La Regione dovrà istituire un tavolo di concertazione con tutti gli addetti ai lavori, dalle
Associazioni Venatorie, alle Associazioni Agricole a quelle Ambientaliste ma non potrà lasciare
esclusi coloro che gestiscono parte importante della caccia, come le squadre del cinghiale e i
selecontrollori di cervidi e bovidi, che oggi, non vengono rappresentati in modo soddisfacente, per
non dire per niente, dalle Associazioni Venatorie tradizionali.
Invece di disprezzare chi si organizza sul territorio, cerchiamo di sfruttare le conoscenze e le
esperienze di chi sul campo ci vive e esercita la propria passione.
LA GESTIONE DEL TERRITORIO NON SI FA NE CON LE TESSERE DI PARTITO NE
CON LE TESSERE DELL’ASSOCIAZIONE VENATORIA, LA SI FA CON LE PERSONE
E SONO QUELLE PERSONE CHE POI FANNO IL PARTITO E L’ASSOCIAZIONE
VENATORIA.
Per tutto questo c’è un problema fondamentale. Dove trovare i soldi. E’ più facile di quanto si pensi.
Intanto vanno riviste immediatamente le quote di iscrizione agli ATC. Attualmente la quota di
iscrizione all’ATC è di € 51.65, invariata dal lontano 1996 quando, ad oggi il costo della vita è
quadruplicato. Non vi è fatta nessuna distinzione tra iscritti residenti anagraficamente, ne chi si
iscrive come ulteriore, ne chi fa solo ungulati, ne chi viene da fuori regione. Tutti usufruiscono del
territorio allo stesso prezzo.
Aumento degli importi di iscrizione secondo questi parametri:
ATC DI RESIDENZA VENATORIA + 45%
€75.00
ULTERIORE ATC +100%
€100.00
ISCRIZIONE ATC FUORI REGIONE +300%
€200.00
ULTERIORE ATC SOLO UNGULATI +55%
€80.00
OPZONISTI B +100%
€52.00
Ad oggi in Toscana i cacciatori sono 85.000. Solo con i poco più di 23.00 euro di aumento della
quota dell’ATC di residenza si incassano due milioni di euro in più.
Si puo prevedere una riduzione per il cacciatore proveniente da fuori regione che partica solo la
caccia agli ungulati ed è iscritto ad una squadra del cinghiale o a un distretto di caccia di selezione.
Cifra ipotetica € 120.00.
Non ci preoccupiamo dei cacciatori. Non si spaventeranno all’aumento di tali quote, perché, prima
di tutto non sono cifre esorbitanti, secondo, viene data loro la possibilità di cacciare sull’intera
provincia e non sull’ATC.
Inoltre gli 85.000 cacciatori toscani pagano una concessione governativa allo stato pari a € 173.16 e
una tassa regionale per l’esercizio venatorio pari a € 53.00 per il fucile a due colpi e € 67.00 per il
fucile a più di due colpi.
Con le concessioni governative, i cacciatori toscani versano allo stato quasi 15.000.000 (15 milioni)
di euro. Di questa tassa versata ne traggono beneficio solo le Associazioni Venatorie riconosciute.
Solo loro riprendo dallo Stato una quota parte suddivisa in base ai propri tesserati
Soldi dei cacciatori che non vengono reinvestiti nella gestione del territorio ma rimpinguano solo le
casse delle Associazioni.
Dobbiamo pretendere dallo Stato, dato che la fauna è un suo patrimonio indisponibile, una parte
delle concessioni governative anche per la gestione del territorio da ristornare alla Regione.
Con la tassa regionale, sempre i cacciatori, versano circa € 6.000.000. (oltre alla tassa per l’esercizio
venatorio la Regione incassa anche la tassa di € 56.00 per i 12.000 appostamenti fissi)
Con in soldi incassati dalla Regione dalla tassa per l’esercizio venatorio, sarebbe logico e opportuno
istituire un osservatorio regionale che possa fornire pareri sensati sulla gestione faunistico venatoria
e ambientale e potersi finalmente svincolare da quegli assurdi pareri, per altro obbligatori, di
quell’inutile ente chiamato ISPRA.
Quindi non mancano ne fondi ne risorse per la gestione; manca solo la volontà politica di far
funzionare la cosa.
Finiamola con la politica salva faccia del voler tutelare la fauna, l’ambiente, la biodiversità,
l’agricoltura e tutto ciò che ci circonda perché a forza di tutelare e proteggere stiamo volutamente,
distruggendo un patrimonio inestimabile e attività che portano un reddito a molte famiglie toscane,
quelle degli agricoltori.
Se i cacciatori fossero messi in condizioni di poter intervenire senza tanti cavilli e burocrazia,
invece di cercare di addossargli responsabilità e tentando in tutti i modi di spillargli i soldi (tipo
bancomat) per contribuire ai danni all’agricoltura, si diminuirebbero gli ungulati, di conseguenza
diminuirebbero di molto i danni e si aumenterebbe la possibilità di produrre la selvaggina stanziale.
Queste cose, gli addetti ai lavori della Regione Toscana, le sanno: basta farle…anche contro quelle
Associazioni che cercano il decentramento per acquistare un pò di potere a discapito della buona
gestione.
PRO CINGHIALE PISTOIA (Daniele Pacelli)
PRO CINGHIALE SIENA (Claudio Fanciullacci)
C.S.T. SIENA (Claudio Fanciullacci)