la riscossadegli autoctoni il risveglio degli incroci

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>> SPECIALE/ CLONI E NUOVE VARIETÀ
LA RISCOSSA DEGLI AUTOCTONI
IL RISVEGLIO DEGLI INCROCI
di Lorenzo Tosi
Il vigneto del futuro è
in vivaio. Dove Pinot
grigio e Prosecco fanno
la parte del leone,
contagiando anche
Catarratto, Pignoletto
e Pecorino. Si registra
però il ritorno di
rossi come Primitivo,
Montepulciano e, in
parte di Sangiovese.
Le novità Marselan
e Rebo, in attesa del
boom dei resistenti
42
N
uovi cloni e anche nuove varietà. Quella dei
vitigni resistenti è la
novità più sostanziale tra le
iscrizioni nel registro nazionale (si veda il prossimo articolo). Un nuovo filone per rivitalizzare un settore produttivo
che in realtà, già oggi, regala
parecchie soddisfazioni al nostro Paese. Anche nel 2014 il
Belpaese detiene infatti il record di produzione, rimanendo
ben sopra la Francia. È infatti
oltre i 165 milioni, secondo
le stime Miva (Moltiplicatori viticoli associati italiani, si
veda Tab. 1) il numero delle
talee innestate. Aggiungendo
anche quelle franche di piede
si arriva a più di 181 milioni.
Ipotizzando una resa in vivaio
tra il 65–75%, significa una
produzione di circa 125 milioni di barbatelle. Quanto basta
per impiantare 32mila ettari
di vigneti, il 5% del patrimonio italiano. Il nostro tasso di
rimpiazzo è però decisamente
più basso, attorno all’1%, un
po’ di più nelle Regioni dove
funzionano bene gli aiuti per
le ristrutturazioni dei vigneti. Del resto ormai una quota
superiore al 50% delle barbatelle prodotte in Italia prende
la strada dell’export verso ogni
angolo del globo.
Una riserva smisurata
«Si potrebbe produrre ben di
più – azzarda Claudio Colla,
presidente di Miva -. Nel nostro paese vi sono infatti 1700
ettari di vigneti di piante madri per marze. Ipotizzando una
resa di 300mila gemme per
ettaro, si arriverebbe ad un
potenziale di 500 milioni di
gemme da innestare, mentre
il consumo è fermo a 45-50
milioni, meno di un decimo».
Una riserva giustificata, oltre
che da vincoli di legge, anche
dalla difficoltà a conoscere per
tempo le scelte dei viticoltori.
La programmazione del vivaio
va fatta circa un anno e mezzo
VIGNEVINI n.12 dicembre 2014
SPECIALE/ CLONI E NUOVE VARIETÀ <<
Dieci varietà anti-peronospora e oidio
Vitigni resistenti: una delle prospettive più interessanti per
la viticoltura del futuro. Alcuni di questi (foto di apertura),
nati da una ricerca pluriennale dell’università di Udine, finanziata anche dagli stessi vivai Rauscedo, sono in attesa
di iscrizione al Registro della varietà italiane. «Dieci varietà
in tutto- spiega Eugenio Sartori - cinque bianche e cinque
rosse, che nascono dall’incrocio di vite europea con ibridi
resistenti a peronospora e oidio. Con le selezioni, supportate dalla mappatura del genoma della vite, si è riusciti a
ottenere nuove varietà con il 90% almeno di Vitis vinifera,
così da avere caratteristiche produttive e organolettiche apprezzabili». Il 10% rimanente, invece, conferisce resistenza
a due delle patologie più temute dai viticoltori: «Per la peronospora – prosegue Sartori – abbiamo in alcuni casi una
resistenza plurigenetica, per l’oidio una resistenza monogenetica; sufficiente, comunque, a immunizzare la pianta dalla
malattia. Noi consigliamo comunque di effettuare uno o due
trattamenti al massimo nel corso della stagione, per abbassare la pressione della malattia e ritardare l’insorgenza di
ceppi fungini adattati alle nuove piante».
L’interesse da parte dei viticoltori è molto alto: non tale da
soppiantare le varietà storiche, ma senza dubbio la domanda
verso i nuovi vitigni schizzerà alle stelle, non appena iscritti
a Registro italiano delle varietà. O.R.l
Tab.1 - Produzione vivaistica italiana 2014
REGIONEOPROVINCIA TALEE FRANCHE TALEEINNESTATE
FRIULI
TOTALE
%
2.165.636
109.740.188
111.905.824
61,8
VENETO
19.000
14.090.096
14.090.096
7,8
SICILIA
8.421.815
3.594.525
12.016.340
6,6
TRENTO
0
11.562.250
11.562.250
6,4
PUGLIA
4.704.265
5.417.285
10.121.550
5,6
PIEMONTE
8.600
8.741.447
8.750.047
4,8
TOSCANA
206.100
6.569.874
6.775.974
3,7
EMILIA ROMAGNA
0
1.876.990
1.876.990
1,0
LOMBARDIA
0
1.279.161
1.279.161
0,7
CALABRIA
503.000
631.300
1.134.300
0,6
BOLZANO
0
563.410
563.410
0,3
ABRUZZO
0
303.474
303.474
0,2
UMBRIA
LAZIO
SARDEGNA
MARCHE
ITALIA
prima dell’acquisto Il processo produttivo prevede infatti
un primo anno di crescita nei
campi madre per marze e per
portinnesti, l’innesto a tavolino
nei mesi di febbraio-marzo, la
forzatura degli innesti-talea in
marzo aprile in ambiente controllato e alta temperatura, per
VIGNEVINI n.12 dicembre 2014
0
241.650
241.650
0,1
3.400
236.800
240.200
0,1
115.200
106.655
221.855
0,1
2.500
47.190
49.690
0,0
16.149.516
165.002.295
181.132.811
la formazione e la successiva
fusione del callo di saldatura,
l’impianto in marzo-aprile e la
fase di vivaio vera e propria
fino agli estirpi di novembre.
Una lunga procedura che costringe da sempre i vivaisti a
giocare d’anticipo: Il registro
italiano è ricco di biodiversità:
670 varietà («che ne sarà di
loro quando ci saranno i vitigni
resistenti?» si chiede Colla).
Una filiera incompleta
«Il vivaismo – lamenta Colla
– è una fase delicata e decisiva della filiera vitivinicola,
ma non per Bruxelles: nel
momento in cui si assumono
scelte importanti come quella
riguardante il futuro dei diritti d’impianto non possiamo
far sentire la nostra voce».
La situazione di squilibrio
produttivo deriva forse anche
da questo. Negli ultimi anni
però, scottati dal fenomeno
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Fig. 1 - Talee innestate italia 1998 - 2014
Fig. 1 TALEE INNESTATE ITALIA 1998 2014
200.000.000
180.000.000
160.000.000
140.000.000
120.000.000
100.000.000
80.000.000
60.000.000
40.000.000
20.000.000
-
Tab. 2 - Nuovi vitigni
Nome
Codice varietà
Sinonimo
Bellagna N.
490
Uva Cagna
Bragat rosa N
491
Cabrusina N
492
Caprettone B
493
Mantonico bianco B.
494
Muscaris B.
495
Souvignier Gris B.
496
fonte: DECRETO 20 Ottobre 2014 (GU n. 258 del 06-11-2014)
Fonte:Miva
>> Forzatura, impianto, vivaio e estirpo: le 4 fasi di produzione delle barbatelle (FOTO MIVA).
Prosecco e dalla difficoltà a
trovare barbatelle di questa
varietà, i viticoltori hanno imparato a prenotare per tempo.
E ciò anche se gli impianti di
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Glera sembrano sgonfiarsi (si
veda il grafico). Ci sono infatti
sempre altre varietà premiate dal mercato a prenderne il
posto, come il Pinot grigio o
altre. «L’esigenza di prenotare
– ricorda Claudio Todeschini,
delegato Miva per il Trentino e
direttore tecnico dei Vivai Padergnone– è da sempre forte
nel comparto viticolo. Abbiamo trovato un avviso del Consiglio provinciale dell’agricoltura di Trento che raccomandava
ai viticoltori di prenotare entro
VIGNEVINI n.12 dicembre 2014
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Fig. 2 - Fenomeno Prosecco (T.I. 1988 - 2014)
Fig. 3 - Fenomeno Pinot grigio (T.I. 1988 – 2014)
20.000.000
18.000.000
18.000.000
16.000.000
16.000.000
14.000.000
14.000.000
12.000.000
12.000.000
10.000.000
10.000.000
8.000.000
8.000.000
6.000.000
6.000.000
4.000.000
4.000.000
2.000.000
2.000.000
-
-
Fonte:Miva
Fonte:Miva
Tab. 3 - I nuovi cloni
operativi Padergnone è infatti
solo del 1955.
Offerta concentrata
Cod. Var.
Varietà
Cloni
004
Albana B.
I - Ampelos DGV 10, I - Ampelos DGV 15 e I - Ampelos DGV 24
035
Bonarda N
I - CVT 64, I - CVT 66 e I - CVT 71
042
Cabernet Franc N
I - VCR 2 e I - VCR 4;
043
Cabernet Sauvignon N.
I - VCR 13 e I - VCR 489;
046
Calabrese N.
I - VITIS RG101 e I - VITIS RG125;
298
Chardonnay B.
I - VCR 481 e I - VCR 484;
092
Garganega B.
I - VITIVER 1;
146
Merlot N.
I - VCR 36 e I - VCR 37;
358
Oseleta N.
I - VITIVER 1;
335
Petit Verdot N.
I - VCR 207;
193
Pinot Bianco B.
I - VCR 45;
199
Primitivo N.
I - CRAVIT - ERSA FVG 700, I - CRAVIT G4 e I -CRAVIT 1V
212
Rondinella N.
I - VITIVER 1;
218
Sangiovese N.
I - FdB - CAB M17 e I - FdB - CAB M43;
345
Tempranillo N.
I - VCR 224;
235
Tocai friulano B.,
I - VITIS 11 e I - VITIS 13;
239
Trebbiano di Soave B.
I - Ampelos CNT 1, I – Ampelos CNT 6 e I -VITIVER 1
244
Trebbiano toscano B.
I - Ampelos - CNT 4 e I - Ampelos - CNT 8;
254
Verdicchio bianco B.
I - Ampelos CNT 7;
258
Vermentino B.
I - VITIS 15 e I - Ampelos BC 8;
fonte: DECRETO 20 Ottobre 2014 (GU n. 258 del 06-11-2014)
settembre 1914 le barbatelle
da impiantare nell’autunno del
1915 o nella primavera del
1916». Prenotazioni che probabilmente non sono andate a
VIGNEVINI n.12 dicembre 2014
buon fine, visto che proprio in
quell’anno l’Italia e l’Austria
sono entrate in guerra proprio
per il possesso di queste terre.
Allora la produzione vivaistica
trentina era suddivisa tra 16
strutture pubbliche e innumerevoli private. Il processo di
razionalizzazione accorpamento, con la nascita dei vivai co-
Oggi i produttori trentini sono
scesi a 17 (1 cooperativa e 16
privati), con una produzione
fortemente concentrata su alcune tipologie . Delle 46 varietà idonee alla coltivazione in
Trentino, 6 (Pinot grigio, Chardonnay, Merlot, Pinot nero, Cabernet sauvignon e Sauvignon
bianco rappresentano l’83%
degli innesti. Vitigni internazionali che vengono commercializzati in gran parte fuori
provincia». Nel mercato però ci
sono buone chance anche per i
vitigni autoctoni. «Quest’anno
abbiamo lavorato bene con il
Catarratto in Sicilia, in Puglia
sia con il Primitivo sia con i
trebbiani, in Abruzzo con Montepulciano e i bianchi Passerina e Pecorino. In Toscana c’è
richiesta di Sangiovese, ma a
prezzi bassi».
Il ritorno di fiamma
È il segnale di un ritorno di
fiamma dei vitigni rossi? «I
rapporti di forza tra barbatelle
di uve bianche e rosse – con-
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ferma Eugenio Sartori, direttore dei Vivai cooperativi Rauscedo (Vcr) - si sono totalmente
invertiti: siamo passati da due
terzi di rosse a due terzi di varietà per vini bianchi. Un cambiamento iniziato nel 2007 con
il boom del Prosecco e Pinot
grigio e che soltanto negli ultimi anni, con il blocco delle
superfici a Doc per il Prosecco,
sta rallentando il ritmo». «Ultimamente – continua Sartori abbiamo però visto una ripresa
di varietà come Montepulciano,
Primitivo, Negroamaro, Nebbiolo e Barbera. È la riscossa
dei vitigni tipici italiani, mentre alcuni internazionali, come
il Cabernet, sono in difficoltà.
Inoltre c’è interesse per novità, come gli incroci Marselan o
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Rebo, e soprattutto per la nuova frontiera dei vitigni resistenti (si veda riquadro)».
Vivaismo senza
frontiere
I vivaisti italiani però non guardano più solo ai vigneti di casa.
Le nostre maggiori strutture
esportano in tutto il mondo e
Vcr, di gran lunga la prima per
dimensioni, detiene in questo
senso il record, esportando in
circa 30 paesi diversi: dall’Argentina all’Azerbaijan, passando, ovviamente, per tutti i paesi
storici della viticoltura europea:
Francia (con Vcr France, filiale
costituita a Nimes), Spagna,
Portogallo e Grecia, con una
specifica rete di concessionari.
E poi Romania, Russia e anche
Ucraina, guerra permettendo.
«Abbiamo comunque un buon
mercato in Crimea e pensiamo
di mantenerlo, nonostante le
tensioni di quest’area», dice
Sartori. Un’altra area potenzialmente calda è il Nordafrica del
post primavere arabe. Tuttavia,
interviene Sartori, al momento
la situazione in Marocco, Algeria e Tunisia è tranquilla e pertanto le esportazioni di varietà
da tavola continuano. Vcr vende all’estero quasi il 50% della
produzione, vale a dire, migliaio più migliaio meno, 30 milioni di barbatelle che partono da
Rauscedo (Pn) con direzione
i cinque continenti. «Dove è
possibile esportare direttamente, senza vincoli di quarantene
o altro, noi ci siamo». l
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