I box di Lizzola e la bomba a Gamba

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Transcript I box di Lizzola e la bomba a Gamba

Provincia 33
L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2014
Lizzola, il caso dei box
Indagati ex assessore
e consigliere comunale
Inchiesta Morandi, ipotizzato l’abuso d’ufficio
per Sabrina Semperboni e l’ex capogruppo Conti
nella vicenda dei garage a Mountain Security
Valbondione
VITTORIO ATTANÀ
L’inchiesta sul presunto buco milionario lasciato alla Intesa Sanpaolo di Fiorano dall’ex direttore (ed
ex sindaco di Valbondione) Benvenuto Morandi si arricchisce di
due nuovi nomi iscritti nel registro degli indagati. Si tratta di due
fedelissimi dell’ex sindaco: l’ex assessore al bilancio, Sabrina Semperboni, e l’ex capogruppo di maggioranza in Consiglio comunale,
Claudio Conti. L’ipotesi di reato
formulata nei loro confronti dai
pm Maria Cristina Rota e Carmen
Santoro è abuso d’ufficio. Non
c’entrano nulla, in questo caso, i
presunti ammanchi in banca. Per
quanto si è appreso, l’indagine su
Semperboni e Conti riguarda una
vicenda collaterale e circoscritta,
emersa nel corso delle indagini:
quella dei box di Lizzola.
Si tratta di 26 autorimesse costruite dal Comune di Valbondione in via San Bernardino: 8 le comprano privati cittadini (due, fra
l’altro, lo stesso Morandi e una la
mamma di Sabrina Semperboni).
Altre 18 se le aggiudica – stipulando regolare contratto preliminare
di vendita – Mountain Security
Srl, società privata che detiene il
pacchetto di maggioranza della
Sviluppo turistico Lizzola Spa,
partecipata del Comune di Valbondione che gestisce gli impianti
sciistici. Sabrina Semperboni è
proprietaria di Mountain Security, avendo rilevato le quote di
Gianfranco Gamba, l’imprenditore di Gazzaniga principale accusatore di Morandi (lamenta un ammanco da 10 milioni di euro dai
suoi conti correnti, soldi in buona
parte finiti proprio in Mountain
Security). Claudio Conti, in
Mountain Security, riveste invece
la carica di amministratore unico.
A inizio novembre il colpo di
scena. Mountain Security scrive
al Comune di Valbondione, per
comunicare di non essere in grado
di perfezionare l’acquisto per 9 dei
18 garage, e propone la cessione
dei relativi contratti preliminari,
indicando addirittura i nomi di
una decina di potenziali subentranti. L’11 novembre la giunta
presieduta da Morandi (in cui Sabrina Semperboni era assessore
al bilancio, sebbene pare che non
fosse presente alla votazione) si
riunisce e delibera di accettare la
proposta di cessione di Mountain
Security. Dal Comune partono gli
inviti a pagare ai 9 potenziali nuovi
acquirenti. Ma c’è un secondo, clamoroso colpo di scena: è il segretario comunale, Francesco Bergamelli, a scoprire che almeno 5 di
quelle nove persone che sarebbero dovute subentrare nell’affare in
realtà non ne sapevano nulla. Vengono convocate in procura . Dopo
le loro testimonianze, lette le carte, arriva la decisione dei pm di
iscrivere Semperboni e Conti nel
registro degli indagati. Infine il segretario comunale Bergamelli, il
2 dicembre, scrive a Mountain Security, mettendola in mora e invitandola a versare il saldo dei box
(136 mila euro). Dopo lo scoppio
del caso arrivano le dimissioni in
massa di Morandi e maggioranza.
Ma non è finita. L’ultimo atto è del
30 dicembre e porta la firma del
commissario prefettizio, Patrizia
Savarese: su proposta del dirigente Gianfranco Lubrini (ma l’atto
era stato più volte sollecitato già
dal segretario comunale) viene
annullata la delibera con cui la
giunta Morandi accettava la «restituzione» dei box da Mountain
Security. Che ora (salvo nuovi colpi di scena), dovrà mettere mano
al portafoglio. 1
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I box di Lizzola, realizzati dal Comune per 460 mila euro
La soluzione del pasticcio
In ballo nove autorimesse
Torneranno al Comune?
Di interrato ormai ci sono solo le
autorimesse. Il resto è esploso alla
luce del sole ed è cronaca con – ultimo atto – le dimissioni in blocco della
maggioranza di Valbondione. Ora
che il caso dei box di Lizzola vede
come indagati l’ex assessore Sabrina
Semperboni e l’ex capogruppo di
maggioranza Claudio Conti, proprietaria la prima e amministratore unico il secondo di Mountain Security,
nel Comune del dopo Morandi si
vuole chiudere il pasticcio. E a breve,
cercando «soluzioni finalizzate alla
migliore tutela degli interessi del
Comune di Valbondione», scrive il
commissario prefettizio Patrizia Savarese nella delibera del 30 dicembre scorso.
Come? La proposta è già stata depositata: l’hanno redatta il responsabile dell’Ufficio tecnico, Gianfranco Lubrini, e il segretario comunale Francesco Bergamelli. Da sistemare ci
sono i nove box non ancora pagati
dalla Srl: garage per i quali Mountain
doveva versare 136.110 euro che però, non essendo pervenuti, sono valsi alla società la messa in mora.
Ora che la delibera che accettava la
cessione parziale del contratto per
la vendita dei box a terzi è stata revocata, la soluzione potrebbe essere
un punto e a capo. Ovvero un atto
transattivo che faccia tornare i box
in capo al Comune. Non – si pensa –
senza le dovute penali da parte della
società della neve. E si procederà
anche all’accatastamento dei box,
ora che è anche stato prodotto il certificato di regolare esecuzione dei
lavori. Un passaggio «a tutela degli
interessi del Comune», evitando il
rischio che un eventuale fallimento
porterebbe con sé: perderli. M.TODE.
Ordigno a casa di Gamba
La bomba a mano
viene dalla ex Jugoslavia
Gazzaniga
È una bomba a mano che proviene dalla
ex Jugoslavia quella scoppiata nella
proprietà di Gianfranco Gamba, l’imprenditore di Gazzaniga principale accusatore dell’ex direttore di banca ed
ex sindaco di Valbondione, Benvenuto
Morandi.
È questo il primo responso fornito agli inquirenti dai carabinieri del nucleo artificieri di Milano, a cui è stato affidato il compito di risalire alla natura dell’ordigno, a partire dai frammenti
recuperati nel corso del sopralluogo dai militari dell’Arma della
compagnia di Clusone. In particolare, la bomba potrebbe essere
una di quelle che venivano utilizzate nella guerra del Kosovo.
Un elemento, questo, che da
solo non contribuisce certo a
risolvere il caso degli atti intimidatori (quello della bomba è solo
l’ultimo in ordine di tempo)
commessi nei confronti dell’imprenditore. Ma quello della provenienza è comunque una tessera importante del puzzle e un
indizio valido nelle mani dei pm
Maria Cristina Rota e Carmen
Santoro. Scartata l’ipotesi di una sionato alla malavita un «servibomba a mano a disposizione di zio completo»: acquisto della
qualcuno nella soffitta di casa, bomba e relativo lancio. Ipotesi
pronta per essere rispolverata e che ben si sposerebbe con un’alutilizzata alla bisogna, è proba- tra evidente esigenza di chi ce
bile infatti che chi ce l’ha con l’ha con Gamba: non agire in priGianfranco Gamba abbia sfrut- ma persona e correre così l’inutato un canale di approvvigiona- tile rischio di essere scoperto.
mento che fa riferimento all’area
La bomba arriva dopo altri
balcanica. Forse è scavando ne- due pesanti attacchi: la notte
gli ambienti della malavita alba- dell’8 novembre scorso ignoti
nese, presente sul terpiromani diedero
ritorio, che gli investifuoco allo chalet di
gatori riusciranno a Gli artificieri Gamba sul monte Bue
risalire agli autori del
stesse ore, eradei e,nonelle
pesante gesto intimicomparse scritte a
datorio. Lo scoppio
carabinieri bomboletta spray sui
della bomba ha causadel paese con la
la stanno muri
to danni limitati e
frase
ingiuriosa
nessun ferito, ma il bi- analizzando «Gamba usuraio».
lancio sarebbe stato
Gianfranco Gamcertamente più grave, se qualcu- ba, marito di Mariuccia Pezzoli,
no fosse stato presente nelle vi- dell’omonimo gruppo imprendicinanze del luogo dell’esplosio- toriale (Ricamificio Pezzoli e
ne. La bomba, infatti, aveva un Texcene), è il principale testielevato potere offensivo e avreb- mone nell’inchiesta che vede inbe potuto addirittura uccidere. dagato l’ex sindaco di ValbondioE inoltre: chi è in grado di ma- ne, Benvenuto Morandi, accusaneggiare correttamente una to di aver distratto soldi dai conti
bomba a mano? Gli inquirenti correnti dei suoi clienti, quando
non escludono che i nemici di era direttore della filiale Private
Gamba possano aver commis- della Intesa Sanpaolo di Fiorano
La bomba a mano analizzata dagli artificieri dei carabinieri
al Serio. Dieci milioni sarebbero
spariti proprio dai conti di Gamba e dei suoi familiari. La procura ha ribadito ufficialmente che,
allo stato attuale delle indagini,
Gamba e la sua famiglia non sono altro che vittime.
L’autore delle intimidazioni
all’imprenditore è legato in
qualche modo all’inchiesta Morandi, come farebbe pensare almeno la coincidenza temporale
degli eventi, oppure agisce per
rancori di natura diversa? 1
V. A.
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Il muro di cinta della residenza di Gamba FOTO FRONZI