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APPROCCI PER L’ INDIVIDUAZIONE E IL MONITORAGGIO
DELLE AREE QUIETE NEL PIANO D’ AZIONE STRATEGICO DI
FIRENZE
Sergio Luzzi (1), Luca Barbieri (1), Raffaella Bellomini (1), Gianluca Memoli (2),
Rossella Natale (1)
1) Vie En.Ro.Se. Ingegneria srl, Firenze
2) Memolix Environmental Consultants, Pisa
1. Introduzione
La Direttiva 2002/49/EC (spesso citata come “European Noise Directive” o “END”)
ha aperto un nuovo scenario nella gestione del rumore ambientale, prevedendo per gli
Stati Membri l’obbligo di redigere Mappature Acustiche Strategiche e Piani d’Azione
con una cadenza quinquennale [1]. Il lavoro della Commissione nel favorire
l’implementazione della Direttiva, non solo a livello legislativo, ma anche e soprattutto
a livello tecnico e di pratica comune, è stato coadiuvato dall’azione della comunità
scientifica attraverso l’azione di gruppi di esperti (come il WG-AEN e il WG-HSEA) e
di progetti di ricerca, volti allo sviluppo e all’individuazione di soluzioni da distribuire a
livello comunitario (IMAGINE, HARMONOISE e i più recenti QUIETCITY e
SILENCE sono alcuni esempi). Se le mappature acustiche hanno dimostrato di essere
capaci, pur con qualche limite in termini di incertezza, di individuare le aree ove i livelli
sonori sono tanto alti da rendere non trascurabili i rischi per la salute della popolazione
esposta, diverso è il caso di quelle zone ove i livelli energetici in dB non sono molto elevati. Per queste ultime aree è, infatti, difficile progettare delle soluzioni (in termini di
Piani d’Azione), perché l’impatto sul benessere della popolazione va qui misurato in
termini di rumore “percepito”, piuttosto che di rumore “misurato in dB”. Significativo,
in tal senso, é il caso delle cosiddette “Aree Quiete”.
Uno degli obbiettivi dichiarati dalla END è infatti quello di “preservare la qualità del
rumore ambientale ove essa è buona”: luoghi, questi, che la END definisce come “aree
quiete”, lasciando agli Stati Membri il compito di individuarli e di decidere le azioni per
preservarne la qualità acustica. Parchi cittadini, aree verdi di quartiere, spazi aperti urbani legati alla fruizione del pubblico assumono quindi un interesse sempre più grande
nella pianificazione sonora cittadina. E’ ormai dimostrato, infatti, che la disponibilità di
un’area quieta ha l’effetto benefico sul benessere e sulla salute della popolazione che
vive vicino a essa [2].
Sfortunatamente, il complesso legame tra la caratteristica acustica di un luogo, intesa
come insieme di “suoni positivi” e “negativi” (o “rumore”), e gli effetti sulla popolazione che ne fruisce non è ben noto. Diviene quindi cruciale sviluppare delle tecniche nuove per affrontare queste tematiche, in un contesto di ricerca molto attuale. Verrà qui pre-
1
sentato l’esempio del Comune di Firenze, con una particolare attenzione ad inquadrarlo
nel quadro europeo e sottolineando come gli autori del Piano di Azione abbiano affrontato la questione delle aree quiete, in mancanza di una chiara guida a livello nazionale.
2. L’individuazione delle aree quiete – stato dell’arte
Esistono diverse esperienze a livello europeo nello sviluppo di soluzioni pratiche per
le aree quiete in ambito urbano, a cominciare dalle raccomandazioni di gruppi di esperti
a livello europeo [3,4]. Esempi più recenti sono il London Plan [5], indirizzato a preservare la “tranquillità relativa”, il documento strategico per la gestione del rumore ambientale “Sounder City” [6], gli studi pilota completati nelle circoscrizioni di Westminster e City of London [7], i risultati del progetto SILENCE [8].
Il gruppo di lavoro “Noise” del network Eurocities che raccoglie le 130 maggiori città europee, attraverso una raccolta organica di dati in forma di “matrice delle strategie
comuni”, sta mettendo a confronto idee ed esperienze che possono portare a soluzioni
armonizzate, per l’individuazione delle aree quiete, per la loro delimitazione, per la loro
protezione o riprogettazione [11]. La “matrice” è concepita come uno spazio web per la
definizione di percorsi analitici e progettuali, a partire da una serie di fattori quali livelli
di rumore, contributi specifici delle sorgenti, numero di persone esposte, numero di edifici esposti, densità di popolazione, destinazione d’uso dell’area, distanze relative tra
sorgenti e ricettori, ecc. [12]. L’utilizzo della “matrice” per la determinazione delle priorità di intervento si basa sulla combinazione di quattro filtri: livello di rumore, dimensioni dell’area, rapporto costi-benefici, fattibilità degli interventi
Figura 1 – Matrice europea delle strategie comuni per le aree quiete
3. Le aree quiete a Firenze – metodologia integrata
Nell’ambito del Piano di Azione del Comune di Firenze [10], tra le aree quiete da risanare, si è scelto di analizzare il clima acustico di 8 scenari campione, distinti per tipologie di aree quiete in: parchi urbani, aree verdi, giardini pubblici, percorsi di collegamento con parchi periferici, piazze, resedi scolastici. Questi scenari sono stati analizzati
e suddivisi in sub-aree acusticamente omogenee per la fruizione, la presenza o vicinanza
di sorgenti prevalenti, elementi di arredo urbano e altre peculiarità strutturali e/o funzionali. Nella tabella 1 sono descritte alcune delle 8 aree-campione.
Per questi siti si è cercato di integrare un’analisi di tipo quantitativo (basato su misurazioni acustiche e modelli per LAeq) e una di tipo qualitativo (effettuata con il metodo
dei soundwalks) in un approccio unico, in vista di un risanamento orientato all’utente
finale e alle sue aspettative. Sono state quindi messe in relazione le caratteristiche fisiche del suono con quelle relative alla percezione dell’utente, utilizzando l’elaborazione
di interviste e questionari elaborati, in parallelo ad appropriati indicatori numerici di tipo principalmente acustico.
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Tabella 1 - Alcuni scenari di studio: aree quiete della città di Firenze
Foto
Descrizione
Sub-aree acustiche
Giardini della Fortezza da Basso (SC05)
I Giardini della Fortezza, detti anche del
Vascone, si trovano sul lato est della Fortezza da
Basso a Firenze, tra i bastioni e il viale Filippo
Strozzi. Gli alberi, inquadrano scenograficamente la grande vasca ellittica che forma un vero e
proprio laghetto, decorato da spruzzi di fontane
e ospitante una colonia di cigni reali e anatre
selvatiche. Le essenze creano una piacevole variazione nella percezione del giardino.
area 4
area 1
area 3
area 2
Piazza D’Azeglio (SC04)
La piazza-giardino ha un perimetro rettangolare e il suo impianto si basa su una serie di
vialetti ed aiuole originariamente a prato, con
alberi d'alto fusto e con al centro una piccola vasca di forma esagonale con zampillo. Ospita un
piccolo parco giochi e ed un campetto di calcio
limitato da un'alta recinzione.
area 3
area 2
area 4
area 5
area 1
Area di pertinenza della Scuola Don Minzoni (SC07)
Il resede della scuola Don Minzoni è prospiciente il Viale Reginaldo Giuliani e in corrispondenza dell’ingresso della scuola si trova un
semaforo. La pertinenza è caratterizzata da un
ingresso centrale pavimentato che divide le due
grandi aiuole con abeti e pini. Sul lato est della
scuola c’è un’altra area verde poco frequentata.
area 4
area 3
area 1
area 2
3.1 L’approccio iniziale – selezione delle aree quiete
L’individuazione delle aree quiete è stata effettuata a partire dalla piattaforma dati
fornita dall’ufficio SIT del Comune comprendente i seguenti layers: parchi, giardini,
piazze, resedi scuole. Su queste aree si è proceduto ad effettuare la simulazione dei livelli di rumore (calcolando i diversi indicatori previsti dalle normative nazionale e comunitaria) su una griglia di punti equidistanti (10x10 m) ad un’altezza pari a 1.8 m
(scelta, quest’ultima, per poter avere un riscontro migliore con le misure successive).
Sono state effettuate elaborazioni statistiche sui punti che appartengono a ciascuna
area, determinando il livello di superamento massimo, rispetto al livello di qualità previsto dal PCCA, che si riscontra fra tali punti nel periodo di riferimento diurno. Nella
scelta dei punti si è avuto cura di tenere sempre una distanza di almeno 5 m dall’asse
stradale. Quest’analisi ha permesso una prima delimitazione delle aree d’interesse.
3.2 L’approccio analitico – studio del paesaggio sonoro
Il termine paesaggio sonoro (o soundscape), inteso come la totalità dei suoni che ci
circondano e, allo stesso tempo, come la modalità in cui essi vengono percepiti, è stato
definito per la prima volta da Schafer (1977-85) [9]. Esso riguarda quindi non è solo ciò
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che è esterno a noi, come siamo abituati a pensarlo nella nostra cultura di tipo visivo,
ma anche l’insieme di tutto ciò che costituisce la nostra esperienza di un luogo.
L’approccio del soundscape, basandosi su questa nuova, completa concezione del
paesaggio, suggerisce un metodo capace di descrivere le aree, non solo attraverso parametri quantitativi (Leq, Lden, Lnight, ecc), ma anche in base alla valutazione delle reazioni
delle persone ai suoni che le caratterizzano. L’indagine sperimentale per la valutazione
del paesaggio sonoro delle aree quiete del comune di Firenze, incluse nel Piano
d’Azione Strategico e possibile oggetto di risanamento, è stata condotta nel periodo tra
gennaio e marzo 2009 basandosi su questo approccio. Essa si è avvalsa
dell’applicazione della metodologia dei soundwalks [8,9], per fornire dei dati
d’indirizzo per la progettazione di eventuali sistemi e strategie di risanamento e di miglioramento del clima acustico di un’area..
Il primo passo è stato quello di individuare e suddividere ciascuna area campione in
zone acusticamente funzionali (rappresentate con diversi colori in tabella 1), in base a
parametri relativi all’utilizzo, alla tipologia di arredo urbano, al tipo di fruizione e alla
presenza di vegetazione, cercando anche di capire le motivazioni delle persone nella
scelta preferenziali di una particolare sub-area rispetto a un’altra.
Slope
(fonometro)
minzoni01a
minzoni01b
minzoni02
minzoni03
minzoni04
minzoni-resid
disturbed (Slope = ‐3)
-1.6
-1.9
-1.9
-2.0
-1.8
-2.1
LAeq
Lmax
78.2
79.9
77.0
77.7
63.2
62.6
97.7
94.1
87.8
92.9
76.0
73.7
Quiet (Slope = 0)
Figura 1: Alcuni risultati dell’analisi integrata tramite questionari e acquisizioni fonometriche per il sito SC07. La scala colorata riporta la calibrazione di Slope in termini
di percezione. Altri valori riportati sono quelli di LAeq e Lmax.
Sono state poi effettuate delle vere e proprie “passeggiate” all’interno di ciascuna
sub-area (“soundwalks”) cercando di simulare il percorso di un qualsiasi utente e avere
dati sulla percezione soggettiva. Le soundwalks sono state condotte a ritmo di camminata, effettuando brevi pause (ad esempio: in prossimità di una fontana, nell'area giochi
con i bambini, ecc). Durante le passeggiate sono state eseguite delle registrazioni binaurali, della medesima durata (circa 10 minuti ciascuna), realizzate posizionando sulla testa dell’operatore in moto una cuffia dotata di due microfoni collegati ad un sistema
microtrack per l’acquisizione audio ad alta definizione. Queste registrazioni sono state
poi riascoltate e analizzate in fase di post-elaborazione. Le valutazioni soggettive per
ciascuna area sono state raccolte mediante un questionario proposto ai fruitori dell’area,
al fine di avere una buona corrispondenza tra esposizione sonora e valutazione del soggetto. Sono state intervistate circa 30 persone per area.
Contemporaneamente agli studi qualitativi sono state effettuate delle misure fisse
(con fonometro a 1.5 m), memorizzando l’andamento nel tempo del SPL e lo spettro a
bande di 1/3 di ottava in diversi punti all’interno dell’area quieta. Questi dati sono stati
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utilizzati per ricavare indicatori acustici “classici” (LAeq, Lmax, L%) e più complessi (i.e.
Slope), recentemente legati alla percezione in maniera più efficace dei meri livelli sonori in dB [13]. Un confronto delle due analisi si trova in figura 2, per il sito SC07.
Slope é stato ottenuto da un fit esponenziale sulla trasformata di Fourier della storia
temporale di LAeq(t), nell’intervallo [0.02, 0.2] Hz [13]. Questo indicatore é legato a
quanto spesso gli eventi sonori si presentano, a come si stagliano sul fondo, alla loro natura statistica. Precedenti studi hanno portato ad una “scala di quiete” basata su Slope
(riportata schematicamente in figura 1) che si é dimostrata, finora, capace di predire gli
esiti delle analisi percettive (mediante questionari) con una confidenza dell’ 80%.
Le conclusioni dedotte dall’analisi integrata, che ha tenuto in conto e messo in correlazione sia il contributo delle indagini oggettive che di quelle soggettive, hanno fornito
un quadro accurato dello stato di fatto del paesaggio sonoro delle aree quiete considerate. Tali dati servono da indirizzo per la progettazione di sistemi e strategie volte a sanare
queste aree e ad assicurare il comfort acustico.
4. La progettazione degli interventi – correzione del paesaggio sonoro
L’attenta analisi sui paesaggi sonori delle aree quiete si può tradurre in una mirata
progettazione di sistemi e strategie, con i seguenti obiettivi di qualità:
- massimizzazione della superficie fruibile,
- massimizzazione del numero di fruitori,
- massimizzazione dell’indice di gradimento dell’area,
Possibili azioni per il raggiungimento degli obiettivi possono essere la ridistribuzione del flusso di fruitori nelle varie sub-aree, in modo da evitare che si creino aree poco
frequentate. Le sub-aree possono infatti essere ritenute troppo affollate e quindi non preferite perché rumorose o, in scenari diversi, prive di attrattiva perché, per quanto silenziose, non abbastanza piacevoli dal punto di vista dell’ascolto.
Inoltre, i suoni stessi, che caratterizzano gli ambienti antropizzati e, in particolare,
gli ambienti urbani, possono essere classificati secondo il livello di gradevolezza emerso dall’analisi percettiva. Fra le sorgenti caratterizzanti il paesaggio sonoro delle aree
quiete, le fontane i getti d’acqua (con le loro sonorità tipiche) sono quelli che, storicamente, hanno riscosso sempre maggiore apprezzamento, in termini di gradevolezza della fruizione dell’area circostante. Da qui la proposta di utilizzare fontane ornamentali o
installazioni da giardino, sia come mascheramento delle sorgenti disturbanti, sia come
interventi attivi di qualificazione acustica del paesaggio mediante inserzione di nuove
armonie (sarebbe possibile, ad esempio, variarne l’emissione in modo da rispondere alle
variazioni delle sorgenti sonore considerate disturbanti). Da ciò derivano diverse reazioni psicoacustiche, estetiche, emozionali così come la possibilità di progettare soluzioni diverse e adattate ai diversi contesti. A partire da quanto rilevato nel corso delle
passeggiate sonore è possibile inserire nel modello di ciascuna Area Quieta (e delle sue
sub-aree) elementi di arredo urbano o di ornamento con specifiche caratteristiche di intensità, timbro, direzionalità e gradevolezza complessiva del suono secondo le valutazioni soggettive raccolte. Ad esempio, facendo riferimento ai risultati dell’analisi del
soundscape di Piazza D’Azeglio (tabella 1), si può comprendere come nella sub-area 3
dello scenario analizzato, il potenziamento del getto della fontana, insieme ad una riqualificazione acustica del getto stesso, darebbe un colore visivo e sonoro all’area riscuotendo un maggiore apprezzamento da parte dei fruitori, mascherando ulteriormente
il rumore del traffico. Una soluzione che preveda l’inserimento di una fontana acusticamente disegnata è semplicemente un esempio, di una strategia orientata verso il miglioramento del paesaggio sonoro, Il suono è un valido strumento per questo fine ed è il
5
momento che la progettazione degli spazi sonori prenda atto di questa potenzialità. Il
suono, il buon suono, rappresenta infatti, un veicolo di benessere, di informazione e di
cultura.
5. Conclusioni
Nell’attuale contesto ambientale delle città, caratterizzato, tra l’altro, da una sempre
più forte richiesta di contenimento e riduzione della pressione esercitata sulla popolazione dall’inquinamento acustico, appare fondamentale il ruolo di controllo attivo e partecipato che la legge riserva alle Amministrazioni locali. La scelta delle azioni di risanamento deve essere riferita a indicatori, quantitativi e qualitativi, e partire dai livelli di
fruizione delle aree urbane, chiamando i cittadini ad esprimersi in fase di stesura e di attuazione del piano. Seguendo questo approccio, gli autori di questa memoria hanno recentemente elaborato del Piano d’Azione strategico dell’agglomerato urbano di Firenze
e, all’interno del WG Noise del network Eurocities, hanno sviluppato la struttura di una
“matrice” europea per la condivisione e lo scambio di conoscenza e soluzioni con particolare riferimento all’individuazione e alla progettazione delle aree quiete. La convinzione che tutto quanto di buono è stato e sarà fatto in una città dovrebbe essere messo a
disposizione delle altre, e si devono sviluppare percorsi di ricerca comuni. L’esperienza
di studio e di progettazione del Piano d’Azione dell’agglomerato di Firenze, si è basata
sull’attenzione alle altre realtà analoghe, nazionali ed europee, e attraverso la riprogettazione delle aree quiete su basi qualitative legate alla percezione e alla fruizione, vuole
contribuire a una politica di risanamento dell’inquinamento acustico partecipata, organica e condivisa.
BIBLIOGRAFIA
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2002”, Official Journal of the European Communities (2002).
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MISTRA Research Programme; http://www.soundscape.nu (1999-2004).
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East Grinstead, UK (2003).
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http://www.london.gov.uk/mayor/strategies/noise/ in data 05/05/2009.
[7]
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Sustainable Society”, Derby (2009). Il programma era disponibile sul sito
http://www.ioa.org.uk/viewagroupdocs.php?agroupdocsID=366 in data 05/05/2009.
[8]
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[9]
Raymond Murray Schafer , The Tuning of the World (1977).
[10] Florence City Council, Strategic Action Plan (2009).
[11] H. Wolfert “Noise in cities: general approach and European network solutions” in
Proceedings of “European strategies for noise reduction and management” (2009).
[12] S. Luzzi “Strategies for integration of noise plans” in Proceedings of “European
strategies for noise reduction and management” (2009).
[13] G. Licitra, G. Memoli, Noise Indicators and Hierarchical Clustering in Soundscapes,
Proceedings of INTERNOISE 2005, Rio de Janeiro (2005).
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