A.A. 2014-15 SCIENZE INTERNAZIONALI E DIPLOMATICHE LM

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A.A. 2014-15
SCIENZE INTERNAZIONALI E DIPLOMATICHE
LM-52 Relazioni internazionali
Profilo “Risoluzione dei conflitti e peace building”
Insegnamenti
CFU
I ANNO
Relazioni economiche e finanziarie internazionali e cooperazione allo sviluppo
9
Storia della Russia contemporanea
9
Sociologia delle relazioni internazionali
6
Politica comparata
6
Diritto (dell’UE e) dei conflitti armati
6
Lingua inglese (corso avanzato)
9
Lingua francese (corso avanzato)
9
Insegnamenti a scelta dallo studente
12
II ANNO
Geopolitica
6
Storia ed istituzioni dell’Asia meridionale
9
Sistemi sociali e politici africani
6
Sociologia del mondo musulmano
6
Ulteriori conoscenze, abilità informatiche,
ecc. (lett. F)
6
Prova finale
21
Dall’anno accademico 2014-15, il corso di laurea in Scienze internazionali e diplomatiche
dell’università di Trieste, con sede a Gorizia, propone un nuovo profilo della specialistica, dal titolo:
“Risoluzione dei conflitti e peace building”. Alcuni dei corsi del primo anno sono in alternativa ad altri che
sono consigliati per i profili economico e diplomatico (vedi scheda). La scelta ufficiale del profilo è al secondo
anno della specialistica. Il percorso è di tipo pluri/disciplinare, anche se diversi corsi sono di tipo storico, per
la tradizione che l’università di Trieste ha da un paio di decenni, sui paesi est europei ed afro/asiatici.
L’obiettivo della specialistica è formare gli studenti, affinché dopo la laurea possano trovare degli sbocchi
occupazionali nelle diverse missioni di peace-keeping e peace-building delle Nazioni unite, dell’Unione
Europea, della Nato, dell’Osce, o di altre organizzazioni non governative. Inoltre, questo percorso formativo
può anche servire allo studente che intenda frequentare corsi di specializzazione, master o dottorati in
università o istituti di ricerca specializzati nell’analisi dei conflitti, nella peace research, e negli studi strategici.
La principale evidenza empirica della politica mondiale post 1989 è stata infatti la proliferazione di
numerosi conflitti, la maggioranza dei quali sono degenerati in guerre: nei paesi post/comunisti, africani,
asiatici, e del medio Oriente. Il picco della violenza è stato raggiunto negli anni ’90 e all’inizio degli anni
2000. Negli ultimi anni, le guerre sono diminuite, ma la maggioranza di quei conflitti ha vissuto dei processi
di risoluzione parziali, o incompleti. Le incompatibilità non sono state del tutto risolte, e molti conflitti vivono
fasi di congelamento, di instabilità, con un ricorso abbastanza frequente al terrorismo, soprattutto laddove
agiscono dei gruppi politico/militari che si ispirano ai valori del fondamentalismo islamico. Attraverso le varie
discipline, agli studenti verranno dati gli strumenti per comprendere le origini delle incompatibilità, soprattutto
attraverso i corsi storici e sociologici. Nei corsi giuridici e politologici saranno illustrate le soluzioni giuridiche
e politiche per tentare di risolvere i conflitti. Viviamo in una fase storica in cui le grandi ideologie del passato
sembrano non essere più adatte a trovare soluzioni valide e fattibili. In questi ultimi decenni, le risposte
avanzate dai promotori delle varie culture politiche sembrano insoddisfacenti: quelle del conservatorismo
finalizzato a tutelare soprattutto gli interessi, e quindi ad astenersi quasi sempre dall’intervenire laddove
agiscono gruppi nazionalisti; quelle del liberalismo classico focalizzato sulla promozione dell’autodeterminazione nazionale (via referendum) e della democrazia; quelle della sinistra orientate sul valore del
multi/culturalismo (a favore cioè di stati pluri/nazionali), e quelle ancora più recenti del neo/conservatorismo.
La ricerca che si è sviluppata negli ultimi anni in materia di risoluzione dei conflitti ha abbattuto gli steccati
che prima dell’89 c’erano tra istituti di Studi Strategici (filo/governativi) e di Peace Research (pro movimenti
per la pace). Purtroppo, sia i negoziati ufficiali, che quelli condotti da organizzazioni non governative hanno
raggiunto scarsi risultati. I nostri studenti saranno incoraggiati a sviluppare una mentalità analitica
indipendente dalle diverse ideologie, e una flessibilità cognitiva finalizzata ad elaborare soluzioni che
abbiano però come fondamento l’approfondimento empirico e le capacità comunicative. Viviamo in un’epoca
in cui interessi e valori sembrano orientare sempre di meno il comportamento degli attori politici, influenzati
sempre di più da fattori come l’apatia, l’inerzia… I nostri studenti potranno incarnare il ruolo di potenziali
mediatori nei conflitti contemporanei, a vari livelli: i governi, le istituzioni globali, le alleanze regionali, le ong.
Il percorso prevede quattro corsi di storia, e uno di geografia, tutti focalizzati su specifiche regioni del
mondo. La conoscenza delle società locali e della loro evoluzione storica risulta infatti fondamentale per
l’analisi dell’intreccio tra politica e sviluppo dei conflitti e delle guerre. Ciascun corso può analizzare in modo
trasversale più conflitti, o concentrarsi su alcuni di essi, con possibili cambiamenti anno per anno.
- Un corso sulla Russia contemporanea del prof. La Mantia, che sarà sulla storia della Russia (19002000) ed estenderà l’analisi allo scenario ucraino e balcanico post-comunista.
- Un corso sui paesi Arabi del prof. Allam, che si concentrerà sulle regioni del nord Africa e del Medio
oriente, e soprattutto sul ruolo delle fratture religiose all’interno del mondo musulmano.
- Un corso sull’Africa sub sahariana del prof. Battera, che analizzerà un continente sconvolto da molte
guerre, ma anche da tentativi di consolidare alcuni percorsi democratici.
- Un corso sull’Asia meridionale del prof. Abenante, che si concentrerà su paesi come Iran,
Afghanistan, Pakistan, India, Sri Lanka, a cavallo tra islamismo, induismo, e buddismo.
- Un corso di Geopolitica del prof. Scaini, che oltre a sviluppare le classiche teorie geo-politiche, si
concentrerà soprattutto sui paesi dell'est asiatico, in primis la Cina, tenendo conto delle dinamiche
economiche più recenti, e del ruolo strategico degli altri attori politici dell'area e globali.
Poi vi saranno altre quattro corsi:
- Quello politologico del prof. Fossati, che sarà articolato sui modelli di risoluzione dei conflitti, da
applicare ai casi empirici (di America latina, est Europa, Africa e Asia) in modo trasversale; verranno
inoltre enfatizzati gli esiti politici (in regimi democratici, ibridi e autoritari) del peace building.
- Quello giuridico del prof. Cecchini, che approfondirà le questioni di teoria generale del diritto
internazionale bellico, sviluppando gli aspetti giuridici delle missioni internazionali di peace keeping.
- Quello sociologico del prof. Zago, comune agli altri due profili, che, attraverso una riflessione sul
concetto di confine, analizzerà la conflittualità e la cooperazione nelle aree di frontiera.
- Quello economico del prof. Zotti, comune agli altri due profili, che analizzerà anche la dimensione
economica dei conflitti, e il ruolo delle spese militari e del commercio di armi.