la Sacra Sindone

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Incontro diocesano adolescenti 2015 – schede di preparazione
LA SINDONE
LA SACRA SINDONE
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Giuseppe [d’Arimatea] prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60e lo depose nel suo sepolcro nuovo,
che si era fatto scavare nella roccia (Mt 27, 59-60a)
Tutti i vangeli attestano la scena nella quale Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio, chiede a Ponzio
Pilato il permesso di prendere il corpo di Gesù per procedere alla sepoltura. La tradizione vuole che il telo
utilizzato sia quello conservato nel Duomo di Torino: la Sacra Sindone.
La Sindone è un telo di lino, delle dimensioni di 4,41 m. per 1,13 m., contiene la doppia immagine accostata
(il davanti e il dietro), riprodotta al negativo, di un uomo flagellato e crocifisso. Il telo presenta diverse
bruciature simmetriche, causate da un incendio che nel 1532 rischiò di distruggere la Sindone.
Sebbene ci siano molte prove scientifiche a favore dell’autenticità del Sacro Lino, questa non può essere
ancora affermata con certezza. Quello che si può sicuramente affermare è che la Sindone, icona della
Passione di Gesù, ci può aiutare a comprendere più profondamente la drammatica realtà della Passione
stessa. Proprio per questo motivo San Giovanni Paolo II l’ha definita “specchio del Vangelo”.
La storia della Sindone
Le prime notizie storiche riguardanti la Sindone risalgono al 1353, anno in cui il cavaliere Goffredo di
Charny, fa dono alla collegiata di Lirey, la cittadina in cui risiede, del Sacro Lenzuolo. Non è dato sapere
come egli ne sia venuto in possesso, anche se sono state fatte molte ipotesi. Alcuni pensano che la Sindone
coincida con il Mandylion di Edessa, una reliquia di cui si aveva traccia dal IV secolo, andata persa o
trafugata durante il saccheggio di Costantinopoli del 1204 (IV Crociata). Da qui, per vie sconosciute, il
Mandylion sarebbe stato portato in Francia, per ricomparire 150 anni dopo a Lirey.
Sebbene all’inizio la Chiesa non riconoscesse l’autenticità della Sindone, gli eredi di Goffredo iniziarono a
diffondere il culto, organizzando Ostensioni itineranti per tutta l’Europa. Nel 1453 la Sindone viene venduta
ai Duchi di Savoia che la custodiscono nella loro capitale, Chambery, in una cappella apposita. Nella notte
tra il 3 e il 4 dicembre 1532 un incendio rischia di distruggere per sempre al Sacra Sindone: le tracce sono
ben visibili nelle bruciature presenti sul telo.
La Sindone resterà a Chambery, tranne che per brevi spostamenti legati alle guerre condotte dai Savoia,
fino al 1578, anno in cui verrà spostata a Torino, da cui non si sposterà più se non durante l’invasione
napoleonica e durante la seconda guerra mondiale.
Alla morte di Umberto II di Savoia, ultimo Re d’Italia, la proprietà della Sindone passa al Papa, che decide
che la Sindone rimanga a Torino e nomina suo custode l’Arcivescovo della città.
La Sindone e San Carlo
Quando la Sindone venne spostata da Chambery a Torino, il capoluogo piemontese era ormai la capitale del
Ducato di Savoia. Era quindi sicuramente importante avere una reliquia così importante e prestigiosa nella
capitale del regno.
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LA SINDONE
Non tutti sanno però che il motivo pratico che ha causato lo spostamento della Sindone da Chambery a
Torino chiama in causa noi “milanesi”. Infatti nel 1578 San Carlo Borromeo decide di sciogliere il voto di
recarsi in pellegrinaggio alla Sacra Sindone, fatto durante l’epidemia di peste del 1576-1577, la cosidetta
“Peste di San Carlo”. Il Duca Emanuele Filiberto decise di abbreviare la strada a San Carlo, evitandogli i
valichi alpini, spostando la Sindone a Torino.
La Sindone e don Bosco
San Giovanni Bosco, di cui quest’anno viene commemorato il bicentenario della nascita, era molto legato
alla Sacra Sindone. Nella Storia Sacra redatta per i ragazzi dell’Oratorio, nel paragrafo “Gesù nel sepolcro” ,
afferma che il lenzuolo in cui venne avvolto Gesù nel sepolcro “dopo molti prodigiosi avvenimenti, fu
portato a Torino, dove tuttora conservasi nella Reale Cappella della Sindone, attigua alla Chiesa
Metropolitana di questa città”. Don Bosco, qui e in altri testi, dimostra di conoscere bene la Sindone e il suo
valore per la catechesi e l’evangelizzazione dei giovani.
È documentata la partecipazione di don Bosco con i giovani dell’Oratorio alle ostensioni del 1842 e del
1868. Nelle Memorie biografiche di Giovanni Battista Lemoyne, annota che “Don Bosco pure vi accorse e
con lui tutti i giovani dell’Oratorio. Egli che era tenerissimo verso i dolori del Salvatore e della divina sua
Madre, di questo commovente spettacolo si valse per destare nei suoi giovanetti odio implacabile al
peccato ed un amore ardentissimo a Gesù Redentore, ciò che faceva sempre in tutta la sua vita, ogni volta
che aveva occasione di parlare della Passione del Signore e dei dolori della sua SS. Madre” .
L’ostensione 2015 – L’amore più grande
Il motto dell’Ostensione 2015, “L’Amore più grande”, si richiama alle parole di Gesù, che nel Vangelo di
Giovanni di ricorda che “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. (Gv
15,13)
Mons. Nosiglia, Arcivescovo di Torino, commenta così il motto scelto: «L'amore più grande è quello di Dio
per gli uomini; ed è lo stesso di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, che accetta la morte in croce per la
salvezza di tutti, in ogni tempo e in ogni situazione della storia. L'immagine della Sindone ci riporta intera
questa testimonianza di sofferenza e di morte di un Crocifisso. Il Volto e il corpo martoriato dell'Uomo dei
Dolori sono, anche nel silenzio del lenzuolo funebre, un segno di quell'amore che non finisce con la morte.
Ma all'amore tutti siamo chiamati: la parola di Gesù indica la strada di un dono totale che però è alla nostra
portata. Ciascuno è in condizione di "donare la vita", mettendosi a servizio degli altri e costruendo la
propria vocazione intera di uomo o donna, di cittadino, di padre o madre. E però l'amore più grande è
anche quello che spinge a pensare ed agire in grande, alla ricerca di una vita più autentica e ricca non tanto
di cose o di denaro ma di persone – di amici con cui condividere la vita. I giovani, soprattutto in Occidente,
oggi vivono spesso situazioni che non lasciano vedere la speranza, dove il futuro appare condizionato
dall'economia e dalla paura. Eppure l'amore di Cristo propone proprio di "gettare la vita", di vincere la
paura.
Il pellegrinaggio alla Sindone, per i giovani e non solo, si propone come un cammino alla riscoperta di se
stessi, delle motivazioni profonde del vivere. L'immagine della sofferenza e della morte di Gesù che la
Sindone testimonia è però un richiamo forte alla vita, a 'uscire dalla morte' per incontrare i fratelli».
Riferimenti utili per prepararsi al pellegrinaggio alla Sindone:
www.sindone.org sito dell’Ostensione 2015, con informazioni, testi di meditazione, video, immagini,
materiale multimediale
www.turinforyoung.it sito della PG di Torino della PG Salesiana per l’ostensione 2015 e il bicentenario
della nascita di Don Bosco
http://www.sindone.it/#video_prelettura&LL=it video di prelettura del telo della Sindone, tratto dal sito
del Centro Internazionale di Sindonologia
http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/allegati/50765/LetteraAmore+grande.pdf Lettera Pastorale
dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia
https://www.youtube.com/watch?v=FJR9adYmIyA puntata di “A Sua immagine – Speciale Sindone” in
occasione dell’Ostensione televisiva del 2013