Il CROCIFISSO sindonico di CORDOBA Il Crocifisso della Confraternita Universitaria di Cordoba è stato realizzato dallo scultore sivigliano e professore dell’Università di Siviglia, Juan Manuel Miñarro Questo crocifisso è il.

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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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sindonico
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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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Il Crocifisso
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è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
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Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
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Il Crocifisso
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è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
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Questo crocifisso è il risultato della ricerca
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di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
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Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
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Ci sono inoltre errori d’ortografia
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della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
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Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
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della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
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Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
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Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
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Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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CROCIFISSO
sindonico
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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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sindonico
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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

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sindonico
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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

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Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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sindonico
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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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sindonico
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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
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Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

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CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


Slide 31

Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)


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Il
CROCIFISSO
sindonico
di
CORDOBA

Il Crocifisso
della Confraternita Universitaria di Cordoba
è stato realizzato dallo scultore sivigliano e
professore dell’Università
di Siviglia, Juan Manuel Miñarro

Questo crocifisso è il risultato della ricerca
del gruppo interdisciplinare
di studiosi della Sindone.
È l’unico Cristo sindonico del mondo
che riflette fin nei minimi dettagli i
politraumatismi del cadavere evidenziati dalla
sindone di Torino.

L’immagine rappresenta il corpo di un uomo
di circa 1,80 metri di altezza, secondo gli studi
delle Università di Bologna e Pavia.
Le braccia e la croce formano un angolo di 65
gradi. In essa si riproducono con grande
esattezza le ferite dell’UOMO della sindone.

Sulla testa la corona di spine che,
a modo di casco, copre tutto il cranio,
è fatta con lo “ziziphus iuiuba”,
una specie di spine che non si piegano; con esse
si crede sia stata fatta quella di Cristo.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso”
(Isaia 50, 6-7).

La pelle presenta l’aspetto esatto
di una persona morta da circa un’ora.
Il ventre, con la crocifissione, si gonfia.
Il braccio destro è slogato, nello sforzo
del crocifisso di appoggiarsi nel processo
di asfissia, alla ricerca di aria.
Il pollice della mano è volto verso
l’interno della palma come reazione del nervo
quando un oggetto attraversa il polso.

Ci sono due tipi di sangue nella scultura,
quella previa alla morte e quella post-mortem.
Inoltre è evidenziato il plasma della ferita al costato.
La pelle delle ginocchia è lacerata a causa delle cadute e
della tortura. Ci sono granelli di terra, portata da
Gerusalemme, incrostati nella carne,
proprio come lo testimonia la Sindone.

Le ferite riproduno i terribili segni lasciati
dai flagelli romani di castigo,
con palline di metallo scheggiate in punta
per lacerare la carne.
Nelle zone vitali non sono presenti tracce dei colpi,
giacché i carnefici risparmiavano queste aree
affinchè il reo non morisse nella tortura.

Il lato destro del volto è gonfio
e tumefatto e mostra il traumatismo
all’occhio e allo zigomo.
La lingua e le dita del piede
presentano un tono bluastro,
proprio dell’arresto cardiaco.

Sotto la frase in ebraico,
la traduzione in greco
e latino è scritta da destra a sinistra,
errore relativamente consueto
in quell’epoca e in quella zona.
Ci sono inoltre errori d’ortografia
posti a proposito.

FINE
Fotografie: José Luis Risoto Rojas
Musica: Kyrie (Nana Mouskouri)