LA GUNA sono IO!

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Transcript LA GUNA sono IO!

LA GUNA sono IO!
Alessandro Perra
SENTA, DOMANI HA DA FARE? ANDIAMO IN AMERICA…
Cosa faceva prima di “approdare” in GUNA?
Vivevo a Cagliari, in Sardegna, facevo una vita molto diversa, ero il più classico dei “figli
di papà”. Passavo il mio tempo fondamentalmente divertendomi, giocavo a
pallacanestro, e come tutti in Sardegna, si sa, passavo sei mesi all’anno in spiaggia. Era
davvero una vita molto diversa, che bello averla fatta, e c’è da ringraziare mio padre per
quegli anni spensierati. Però a trent’anni – è in quel periodo che c’è stata la svolta –
avevo terminato gli studi di medicina, ed avevo anche voglia di cambiare...
Quando ha sentito per la prima volta il nome “GUNA” in vita sua?
La prima volta che ho sentito il nome della GUNA era esattamente 20 anni fa. Una mia
cognata, la moglie di uno dei mie fratelli, che è una biologa, lavorava come informatrice
per la GUNA. E’ lei che mi ha parlato dell’azienda la prima volta. Ma all’epoca non mi era
passato per la testa che potesse essere il mio futuro professionale… fosse dipeso da me,
avrei fatto l’attore! In realtà, avendo studiato medicina e venendo da una famiglia un
po’ monotona dal punto di vista professionale - sempre e solo medici e medicina - il mio
futuro era abbastanza indirizzato in quel senso… però per fortuna invece poi è successo
dell’altro...
Cosa è successo? Com’è che GUNA è diventata un’opportunità professionale?
Mi ricordo perfettamente tutto quanto, ho proprio l’immagine precisa. Volevo cambiare
vita, ma sarebbe stato impossibile cambiare stando a Cagliari, perché comunque lì sarei
stato sempre “il figlio del Professor Perra”, anche a sessant’anni. Conobbi il dottor
Pizzoccaro, me lo ricordo perfettamente, avevo 29 anni, è stata una cosa simpatica,
c’era un seminario all’Ordine dei medici di Cagliari, e Lui era presente perché
effettivamente all’epoca era lui che si spostava anche per i seminari italiani. Era tutto
molto diverso, anche in GUNA, ma sapevo che era un’azienda “differente”, e quindi ero
curioso. Era un pomeriggio di sabato, e quindi andai a parlare con il dott. Pizzoccaro…
molto presuntuoso, io, perché all’epoca pensavo che il mondo girasse tutto intorno a me,
che tutto mi fosse dovuto solamente perché mi chiamavo Perra. E quindi feci questa
chiacchierata con il Dott. Pizzoccaro, fuori dalla sede dell’Ordine dei medici,
passeggiando lì vicino, e questa chiacchierata mi colpì, perché era anche una delle
prime cose da persona adulta che facevo. Parlammo un po’ di tutto: da cosa facevo,
alla pallacanestro, a come fosse il mondo del lavoro. Più avanti Lui mi confidò che fu una
chiacchierata di lavoro per possibile assunzione ben più lunga del solito…
Come fu che prese la decisione?
Era comunque una sfida: per me avrebbe significato andar via dalla mia città, dove
avevo tutto, conoscevo tutti e godevo di ogni agio. Il Dottor Pizzoccaro mi disse: “Noi
stiamo cercando in Toscana, oppure in Sicilia”. La Toscana mi attirava, io avevo parenti li,
sono per un quarto toscano, quindi tutto questo andava bene. Però davvero non avevo
minimamente idea… ero un’altra persona. Mi ricordo che decisi nell’arco di una notte, e
dissi: “proviamo questo tour”! Si, proprio un’avventura, cambiare la vita. Per cui lo chiamai
e gli dissi “ok”. Nell’arco di venti giorni ero in Toscana, a Lucca, con una casa, delle
responsabilità, il dover mandare avanti la mia vita da solo… fino a quel giorno non avevo
mai preso in mano una scopa, o lavato i piatti, o pagato una bolletta… Quindi, un
esperienza non solo professionale, ma davvero di vita. Ecco… quello che io dico della
GUNA è che non è stata solamente un’esperienza professionale, ma davvero
un’esperienza di vita, c’è una compenetrazione così forte...
Ci interessa invece qualche aneddoto, qualche curiosità dei suoi viaggi in giro per il
mondo…
Quello dei viaggi è stato un’altra costante con la GUNA. Io ricordo molte frasi del dottor
Pizzoccaro e della dottoressa Carluccio… all’inizio della nostra collaborazione –
scherzando, dicevamo: “Vieni in GUNA, e viaggerai per l’Italia!”. All’inizio ho viaggiato un
po’ per l’Italia... Tu immagina che io mi sono trasferito da Cagliari a Lucca nel gennaio del
’92; 11mesi dopo mi fu chiesto di trasferirmi in Liguria perché la Liguria dal punto di vista
omeopatico era una regione molto importante ma avevamo avuto delle esperienze
negative con precedenti informatori. Per cui io mi trasferì da Lucca a Genova. A Genova
sono stato due anni e mezzo, dopo di che mi sono trasferito a Desenzano… Quindi è stata
davvero una vita da zingaro, ma era comunque quello che io in fondo volevo fare. E poi,
sai, io mi sono occupato per molti anni del training degli informatori: quindi li seguivo, che
fossero in Valle D’Aosta o che fossero in Sicilia: ho viaggiato in ogni angolo più remoto
d’Italia. Avventure ne ho avute tantissime, proprio perché avendo vissuto molto “on the
road” ho incontrato migliaia di medici, e questo veramente mi ha arricchito moltissimo.
Nessun bambino alla domanda: “cosa vuoi fare da grande?” ti risponderà mai
“l’informatore scientifico”. Invece io ti dico che questo è uno dei lavori davvero più belli
che si possano fare, e – se lo fai con criterio, secondo un modello come il nostro o simile al
nostro, non fai certo solamente il “rappresentante di farmaci”. Io ho fatto informazione
nelle sale chirurgiche vestito da chirurgo perché il chirurgo stava operando, ed io ero lì col
mio prontuario a spiegargli di tutto mentre questo operava, oppure… se mi concentro un
po’ te ne posso citare tantissime di circostanze bizzarre.
E poi viaggi! Negli ultimi anni, sai, da quando abbiamo iniziato con l’export, sono stato
catturato anche da questo progetto, ricordo anche la prima volta che dovevo andare
negli Stati Uniti… erano più o meno le otto di sera, stavo rientrando a casa dopo una
giornata come tutte le altre, squilla il mio cellulare ed era il dottor Pizzoccaro che col suo
inconfondibile stile mi dice: “Senta Perra, a luglio ha impegni?”, ed io “Beh… così sui due
piedi non saprei!” “Bene, allora andiamo in America e facciamo dei seminari, è
d’accordo?” Quella è stata la prima volta e siamo andati in USA, era appena nata la
“GUNA Inc”
Che cos’ha trovato in America? Un ambiente diverso anche da quello italiano?
Completamente diverso. Il mito americano! Il mito americano dal quale io peraltro mi
sono nutrito anche prima, perché la mia vita per 15 anni è stata giocare a pallacanestro,
e se tu dici pallacanestro, dici America e dici tutto. E comunque per la mia generazione,
di chi è nato nel ’61 come me, l’America è fortissima. Quindi sono arrivato lì con il mito
dell’America, ed ho assolutamente avvertito ciò che dicono tutti: l’energia dell’America,
la sensazione di poter fare cose grandissime, questa è una sensazione impalpabile ma
davvero significativa. E poi l’altro insegnamento che ci trasmettono gli Stati Uniti è che se
tu credi fermamente in quello che fai e lavori sodo, è impossibile non essere apprezzati e
quindi non avere successo.
E devo dire che da loro i patti sono chiarissimi: se dai cose di valore, loro lo riconoscono e
ti sono professionalmente grati: più di una volta alcuni medici alla fine di un seminario
sono venuti da me e dal dott. Pizzoccaro e ci hanno detto questa frase: “Dio vi benedica
per aver portato questa medicina negli Stati Uniti!”. Ebbene, è difficile sentire una frase
del genere nel paludato ambiente accademico e scientifico italiano!