Corriere della Sera ed. Brescia

Download Report

Transcript Corriere della Sera ed. Brescia

6
Mercoledì 25 Giugno 2014 Corriere della Sera
BS
Economia
117
Le farmacie legate alla toscana Cofapi che ora
entreranno nel network bresciano il quale, nato
nel 1934, conta già 900 esercenti associati
750
Commercio & Medicina La coop bresciana ha incorporato la pisana Cofapi
Economie di scala in farmacia
La Cef fa shopping in Toscana
Il presidente Losio: insieme per tutelare l’indipendenza
Per salvaguardare le singole
farmacie dalla pressione delle catene internazionali che distribuiscono medicinali, la soluzione è
quella di fare massa critica. Di
crescere, cioè, e rafforzarsi sul
territorio, in modo da avere un
maggior potere contrattuale.
È questa la politica che ha
spinto i soci della Cooperativa
esercenti farmacia (Cef), con sede
a Brescia, a deliberare la fusione
per incorporazione di un’altra società mutualistica, la Cooperativa
farmacisti pisani (Cofapi). La
quale porta in dote 117 farmacie
che vanno ad aggiungersi alle
900 già socie di Cef, la cooperativa nata a Brescia nel 1934 e che
oggi (sommando i 75 milioni dei
toscani) registra un fatturato di
750 milioni di euro.
La cooperativa conta soci in
diverse province di Lombardia e
Veneto, da Como a Varese e da Venezia a Trieste. Nel bresciano
quasi tutte le 338 farmacie sono
fidelizzate e acquistano tramite
Cef i farmaci. La cooperativa,
quindi, fa da distributore, ma i
suoi numeri le permettono di
strappare prezzi migliori di quello che potrebbe fare un solo farmacista. Il singolo, infatti, non ha
la stessa forza contrattuale nel
confrontarsi con le grandi catene
della distribuzione. Come Comifar, che genera un fatturato da 2,5
miliardi, oppure Alliance Healthcare, la prima a livello mondiale. «In Inghilterra — spiega il presidente Vittorino Losio — Alliance è proprietaria di migliaia di
farmacie. Significa che i farmacisti diventano dipendenti». Con il
rischio che rispondano non tanto
alla deontologia quanto al direttore commerciale.
L’obiettivo di Cef, invece, è un
altro. «Abbiamo deciso di crescere e rafforzarci sul territorio —
prosegue Losio — per tutelare
sempre più le farmacie in modo
che rimangano libere e indipendenti». La cooperativa, infatti, è
composta solo da farmacisti che
lavorano per i loro colleghi: il
338
Le attività bresciane
affiliate alla Cooperativa
esercenti farmacia,
la quale fa da distributrice
per gli associati
Milioni di euro. Il giro d’affari complessivo
della Coop esercenti farmacia e di Coop farmacisti
pisani fra Lombardia, Veneto e Toscana
Innovazione
vantaggio è che non ci sono intermediari. La logica, insomma, è
quella di difendere la propria autonomia professionale e la propria deontologia dal criterio della
pura vendita. Un farmaco, infatti,
andrebbe fornito se è appropriato, non solo se genera un guadagno.
Ci sono centinaia di clienti che
usufruiscono dei servizi di acquisto e consulenza della cooperativa Cef, ma i soci hanno almeno
due vantaggi. Oltre agli utili, una
volta l’anno i farmacisti vengono
chiamati tutti a discutere le strategie aziendali di sviluppo della
cooperativa. E se il presidente Losio prevede che il fatturato 2014
sarà in crescita, la certezza del
gruppo è quella di voler crescere.
Una scelta che per certi versi è anche una strada obbligata. Non per
velleità di potenza, ma per stare
sul mercato. «Le società piccole
— dichiara il direttore Giuseppe
Capretti — hanno costi fissi che
riducono le marginalità. Serve
quindi una struttura che anche
sotto il profilo amministrativo
sia la più leggera possibile».
Per controbilanciare gli utili
scesi da quando sono stati introdotti i farmaci generici, che oggi
rappresentano il 30% del mercato. Un esempio è quello di un antidolorifico noto e molto venduto, l’Aulin. Costava tra i 12 e 14
euro. Poi il brevetto è scaduto e i
medicinali equivalenti costano
5-6 volte di meno. Aumentare il
numero dei soci, quindi, «permette di avere un maggior potere
contrattuale. Si tratta — conclude Capretti — di un problema di
economie di scala».
Da Superpartes e Tag
un concorso pubblico
per la start-up del futuro
Spremete le meningi e tirate fuori un’idea e un
business plan. Entro e non oltre il 5 settembre, quando
scadono le iscrizioni. Superpartes Innovation Campus
ha già staccato l’assegno e sono parecchi zeri: 40 mila
euro. Manca ancora l’intestazione, però: i soldi
andranno alla start-up che vincerà il contest
Superstarter. La gara è allestita all’interno di
Supernova, il festival dell’innovazione organizzato da
Talent Garden in città il 3 e il 4 ottobre. Save the date: le
iscrizioni per il concorso partono oggi e scadono a
settembre, digitare
supernova.superpartes
.biz. Alla fine
arriveranno in cinque
start-up, quattro scelte
dai cervelloni di
Superpartes (della
giuria fanno parte
imprenditori ed
esperti di venture
capital) e una dai
proseliti del web con
voto online. I 40 mila
Alla guida del campus
euro sono per metà
Gianfausto Ferrari
fondi di finanziamento
staccati anche da Tsc Consulting e per l’altra metà
servizi del campus per un periodo di incubazione di 12
mesi: i vincitori avranno a loro disposizione gli spazi
del laboratorio e potranno lavorare computer a
computer con i geni che si occupano di business e
tecnologia. Le regole del gioco sono poche: basta
compilare il form sul sito con allegato, un video di 3
minuti e il pitch in pdf. Saranno preferite le start-up
tecnologiche in campo digitale, fanno sapere gli
organizzatori. Tutto qui. Il promo di Supernova gira su
Youtube da qualche settimana e promette il botto:
«Quando arriverà sarà impossibile non notarlo».
Soprattutto se si ha in tasca un assegno a quattro zeri.
A.Tr.
Matteo Trebeschi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bilanci L’azienda della famiglia Ubiali ha chiuso il 2013 a +12%
Zinco Service cresce ancora
E ora punta a Usa e Canada
2
(8523(
)250$72
80
855,&8/
3(5 ,/ &
9,7$(
,1)250$=,21,
3(5621$/,
1RPH
,QGLUL]]R
7HOHIRQR
3,(5 /8,*,
( %$6&+(1,6
%(5*$02 9,$
Una nicchia di mercato,
l’alta specializzazione, tanti
investimenti in innovazione e
ricerca, una marcata propensione all’internazionalizzazione e la capacità di cogliere
dalla crisi le occasioni per crescere. Da questo mix arrivano
i risultati della Zinco Service,
la società bresciana attiva nei
servizi per la zincatura a caldo
con oltre 1.500 clienti in tutto
il mondo che chiude il bilancio 2013 con un fatturato (2,3
milioni di euro) cresciuto a
doppia cifra: +12% rispetto all’anno precedente.
Un dato aggregato tra le tre
società che fanno capo alla famiglia Ubiali: la Zinco Service
(1.257.000 euro), la Zinco Technologies (754 mila) al 95%
controllata nordamericana di
Montreal, e Zinco Licence
Globale (279.500), cassaforte
delle proprietà intellettuali
del gruppo. I risultati sono arrivati sia dal mercato italiano
(40% dei ricavi) sia da quello
estero, dove il 30% è rappresentato dai paesi dell’Unione
europea, Francia e Spagna in
testa.
Per il prossimo futuro, invece, le quote potrebbero
cambiare. In Italia, infatti, negli ultimi tre anni il mercato
ha visto una profonda riorganizzazione degli stabilimenti
in conseguenza di un calo
della domanda. Accorpamenti e ridimensionamenti di
aziende sono state le logiche
conseguenze con le imprese
che si sono concentrate verso
un utilizzo più attento degli
impianti, favorendo l’outsourcing e cercando l’eliminazione degli sprechi sulle lavorazioni. «È probabile che il
2014 sarà un anno di progressiva e ulteriore razionalizzazione dell’offerta di zincatura
nel nostro paese — ha spiegato Mario Ubiali, amministratore delegato di Zinco Service
—. Mi aspetto chiusure e raggruppamenti ma credo che
proprio perché siamo in un
frangente così complesso, le
nostre competenze tecniche
saranno valorizzate. Spesso
sono proprio le capacità diagnostiche sugli impianti a
consentire di rimandare investimenti strutturali e razionalizzare lo sfruttamento della
2,3
Milioni di euro
Il fatturato realizzato
nel 2013 dal gruppo
bresciano attivo nei servizi
per la zincatura a caldo
capacità produttiva». Ed è in
questo scenario che la società
ha guardato oltre confine con
l’acquisizione, conclusa nel
2013, della canadese Zinco
Technologies. «Un momento
di crescita fondamentale e di
scommessa su un mercato,
quello nord americano, che
sta confermando le attese —
ha commentato Ubiali —. Nei
primi sei mesi del 2014 Stati
Uniti e Canada segnano un
+35% del fatturato».
Altrettanto certo è che «la
piccola impresa non può assolutamente farcela da sola.
Per accelerare i processi innovativi, la penetrazione commerciale e la crescita, abbiamo puntato su alleanze solide
e di lungo termine». Motivo
per cui Zinco Service è parte
attiva di due reti, Formedabile
e Ntz (Nuove tecnologie zincatura) create tra il 2012 e il
2013.
Roberto Giulietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA