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Comune di Budoia
Note storiche sul Ruial de San Tomè – Dardago
Il ruial è una complessa opera idraulica, formata da alcune migliaia di elementi in pietra (conci)
scolpiti a forma di U, che porta l’acqua dalla Val de Croda fino ai paesi di Dardago, Budoia e Santa
Lucia.
Le prime notizie sulla costruzione del ruial risalgono alla seconda metà del 1600.
Un possidente di Polcenigo, ricco e lungimirante, Simone Fullini, rampollo di una famiglia
proveniente dall’Alpago, decise di costruire un orsoglio alla bolognese.1
Forse possedeva dei terreni a Dardago e decise di costruire qui il suo opificio. Mancando l’acqua,
indispensabile per il funzionamento della macchina, decise di presentare una supplica ai
Provveditori Sopra li Beni Inculti a Venezia (1669) per portare l’acqua dal Cunath fino all’inizio
dell’attuale Via Brait. La supplica fu accolta e, in poco tempo, venne costruita – inizialmente in
legno – la condotta d’acqua che è l’attuale ruial. La sua lunghezza era di circa 2500 metri!
L’anno seguente l’orsoglio di Dardago cominciò ad operare! Da ricerche, testimonianze, e
comparazioni tra mappe e disegni si può affermare che l’opificio si trovava in corrispondenza delle
ciase dei Fort Salute, poste di fronte alle scuole elementari del paese.2
Solamente nel 1684 l’udinese
Giovanni Battista Zamparo fu
autorizzato a sfruttare l’acqua
della roggia di Borgo Grazzano a
Udine per un filatoio alla
bolognese.
Oltre ad essere il primo costruito
in Friuli, l’orsoglio di Dardago “fu
indubbiamente uno dei primi
filatoi di qualità della Repubblica
veneta” 3
Nel 1711 l’opificio fu acquistato
dal conte Gio:Battista Fullini.
Nel 1776 un altro conte
Gio:Battista Fullini, nipote del
precedente(?), sfruttando le
acque del ruial - ormai centenario
- costruì il molino sopra l’abitato di Dardago.
Pubblichiamo un particolare della mappa che accompagnava la “supplica” alla Serenissima (1775)
per l’utilizzo dell’acqua del ruial 4 per il suo funzionamento.
Il Fullini era in quel periodo uno degli imprenditori più intraprendenti in tutto il Friuli: possedeva
una filanda con 24 fornelli5 a Polcenigo ed una a Udine con 21 fornelli.
In tempi successivi il ruial fu prolungato fino a Santa Lucia, attraversando Budoia. In tal modo
l’acqua del Cunath poteva essere sfruttata da tutti e tre i paesi.6
L’orsoglio di Dardago operò con certezza fino alla prima metà dell’ottocento, mentre il molino, in
seguito chiamato molin de Bronte (dal soprannome dei nuovi proprietari, Busetto Bronte),
continuò la sua opera fino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso.
L’abbandono ed il recupero
Da quel momento, l’incuria e l’oblio ebbero il
sopravvento su questo importante manufatto.
Oltre a non essere oggetto di manutenzione,
molti elementi del ruial furono trafugati per
fare bella mostra in qualche giardino!
Inoltre una cava, attiva, fortunatamente, per un
breve periodo, scaricò proprio sopra un tratto
della canaletta, migliaia di metri cubi di
materiale!
Una testimonianza dello stato di abbandono la
offre questo brano pubblicato nel 2009:
Moltissimi conci lungo il percorso sono ancora
pressoché integri, altri hanno il fondo
scheggiato, altri non ci sono più. Nel primo
tratto, in discesa verso la vasca, quello che
meglio si è conservato, vi sono 1045 conci di
pietra. Nel secondo tratto (dalla vasca fino ai
detriti della cava) affiorano ancora pochi conci
parzialmente ricolmi di terra, rami e sassi. Ve ne
sono per una lunghezza complessiva di circa 18
metri, gli altri sono sepolti dai detriti della cava.
Nell’ultimo tratto se ne contano a fatica 995,
con quattro interruzioni per una ventina di
metri. 7
Così si presentava il Ruial tra la vasca e la cava!
Per fortuna, anche negli anni passati, qualcuno si è interessato a quest’area: l’intervento di
qualche appassionato ha fatto sì che il manufatto non andasse irrimediabilmente perduto.
Lo scorso anno, 15 agosto 2013, giorno dell’Assunta, patrona di Dardago, un nutrito numero di
volontari, “indigeni e non”, ha costituito un Comitato per la tutela dello storico manufatto, la
valorizzazione della cultura ed usanze locali e il rispetto dell’ambiente.
Il primo progetto affrontato, e portato a termine è stato quello del recupero e restauro del
ruial. Un progetto che, a molti, sembrava irrealizzabile!
Il lavoro è stato reso possibile grazie alla
collaborazione fra le Amministrazioni
Comunali di Budoia e Polcenigo, i
volontari del Comitato, e il supporto del
Corpo Forestale.
Anche parecchi americani della base di
Aviano hanno dato una mano (ricordiamo
la giornata del 18 ottobre 2013) e stanno
collaborando con i volontari del Comitato.
I fondi, per l’acquisto del materiale, sono
stati reperiti nell’ambito del progetto
“Montagna Leader Liquentia”.
Ha comportato 8 mesi (circa 3000 ore) di
intensa attività lungo il ruial per la
fugatura delle pietre grezze che
sormontano le canalette, la pulizia dal
muschio, la sistemazione dei sentieri
adiacenti , la ricostruzione di un tratto di
circa 200 metri e costruzione di una nuova
interessante cascata, per superare il
dislivello causato dai detriti della cava.
Completerà l’opera una “diga” (che verrà
costruita sul Cunath dal Corpo Forestale)
per assicurare una alimentazione costante di acqua al Ruial e messa in sicurezza dell'alveo del
torrente. I volontari del Comitato, d’accordo con il Corpo Forestale, hanno anche intenzione di
costruire un’area pic-nic , con fontana in pietra, e annesso laghetto con funzione di vasca
antincendio ad uso forestale, in località “la Rosta”, la cui realizzazione darebbe anche un utilizzo
importante dell’acqua de ruial .
In cantiere ci sono anche molti altri progetti di recupero ambientale, miglioramento delle
strutture e sviluppo turistico della vallata de San Tomè e territorio limitrofo.
E finalmente il gran giorno ; il 3 maggio 2014, giorno della 1° Festa del Ruial”, dopo molto
tempo, l’acqua accompagna i visitatori e i frequentatori del magnifico sentiero che collega il
Mulin de Bronte fino alla presa del ruial!
La bella cascata in sasso,
costruita in corrispondenza
dei detriti della cava, per
poter superare il dislivello. In
questo tratto, la vecchia
canaletta è sommersa da
alcuni metri di sassi e
terriccio frutto dell’attività
della cava.
Dati Tecnici
Tratto del Ruial
Dalla presa alla cascata
Dalla cascata al molino
Totale primo tratto
Lunghezza
metri
816
724
1.520
Dal molino a Via Brait
Totale generale
1.050
2.570
Numero conci per il primo
tratto del Ruial
Vecchi
2040
Dislivello Pendenza
115 m.
Nuovi
60
7,6% media
Totali
2100
Rielaborazione con integrazione dei dati riportati da Giorgio di Bert, Un dolce mormorio (op. cit.)
Note e bibliografia
1
Il periodico l’Artugna pubblicò, già nell’agosto del 1985, l’articolo di Fabrizio Fucile La seicentesca origine del ruial corredato dalla
fotografica dell’antica mappa del 1669, che spiegava le motivazioni di tale infrastruttura. Negli anni successivi le notizie sono state
utilizzate in numerose altre pubblicazioni. Nel 1981, il periodico l’Artugna aveva pubblicato anche la mappa del 1775, riportata in
questo pieghevole.
Il filatoio idraulico, detto anche orsoglio, prende il nome dalla città di Bologna dove si sviluppò, e produsse benessere, prima di
essere utilizzato nel resto dell’Italia e in Europa. Si ritiene che il suo inventore sia stato un mercante di Lucca che, sfruttando le
conoscenze maturate nella sua città natale, migliorò il filatoio tradizionale con l’inserimento di una ruota idraulica e di un
incannatoio meccanico. Nacque così una complessa macchina che svolgeva automaticamente e contemporaneamente molte fasi
lavorative.
Una delle più efficaci descrizioni del meccanismo e del funzionamento dell’orsoglio alla bolognese ce l’offre l’architetto Vittorio
Zonea nel suo trattato “Novo Theatro di machine ed edifici” pubblicato a Padova nel 1607:
“... bellissima, anzi meravigliosa è la fabbrica del filatoio ad acqua, percioché si vede in essa tanti movimenti di ruote, fusi, rotelle e
altri sorti di legno per traverso, per lungo e per diagonale, che l'occhio vi si smarrisce dentro, a pensarvi come l'ingeno humano
habbia potuto capire tanta varietà di cose, di tanti movimenti contrari mossi da una sol ruota che ha il moto innanimato ..”.
(per ulteriori notizie sull’ orsoglio vedi l’Artugna n. 130, dicembre 2013).
2
Fino a qualche decennio fa esisteva nel cortile di queste case un vecchio palo di castagno di oltre 6 metri, intorno al quale furono
trovati alcuni basamenti. Il palo costituiva l’albero centrale a cui era collegata la giostra del filatoio. (vedi l’Artugna n. 131, aprile
2014).
3
F. Bof, Gelsi, bigatterie e filande in Friuli, Pasian di Prato 2001 p. 53 e seguenti.
4
Mappa datata 1775 in cui viene indicato sia il molino (indicato da due manine) sia l’Edifficio da Orsoglio investito al q.m Simon
Follini l’anno 1670: 27 Febbraio giusto il Disegno di Francesco Alberti 15 Dicembre 1669 (indicato da una manina).
Il ruial, dopo aver sceso l’attuale via San Tomè, allora chiamata via dei Zamboni, costeggiava la piazza e, appena iniziata l’attuale Via
Brait, l’attraversava per portare l’acqua all’orsoglio che si trovava nelle case a lungo abitate dai Fort Salute.
5
Il fornello era una specie di caldaia dove si immergevano nell’acqua calda i bozzoli per poterli dipanare e ottenere il filo di seta.
6
Negli anni intorno al 1850 il ruial assunse l’aspetto attuale con la sostituzione degli elementi in legno con quelli in pietra. (Luigino
Zin, Il Rujal dell’Artugna in Il vallone di San Tomé, Roveredo in Piano, 2009)
7
Giorgio di Bert, Un dolce mormorio in Il vallone di San Tomé, Roveredo in Piano, 2009
Contatti del Comitato
Email
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Cell. 3356009808 - 3488736054 - 3357020819
Facebook Comitato del Ruial de San Tomè - FB Artugna Internet www.artugna.it - www.ilmountainrider.com
A cura di Roberto Zambon (Direttore del periodico Artugna)
FB Dardago Budoia Santa Lucia