Mailmade in Italy vola (quando emigra)

Download Report

Transcript Mailmade in Italy vola (quando emigra)

Mailmade in Italy vola
(quando emigra)
ROBERTO MANIA
FA BENE alle aziende italiane finire in mani straniere.
Negli ultimi dieci anni le
quasi 500 imprese tricolori acquistate dalle multinazionali
estere hanno accresciuto l'occupazione, migliorato la produttività, aumentato il fatturato.
Senza perdere l'identità nazionale delbrand. Unesernpio: Valentino oggi è di proprietà di un
emiro del Qatar ma tutti continuano apensare che siaunmarchio italiano. È una ricerca di
Prometeia che smonta il luogo
comune.
SEGUE A PAGINA 11
Più lavoro, fatturato e produttività
se il made in Italy emigra ci guadagna
Prometeia: i brand ceduti all'estero non perdono l'identità nazionale
ROBERTO MANIA
E DIFFUSA, infatti, la percezione che ogni qualvolta un marchio storico
del made in Italypassa di mano
e acquista un'altra cittadinanza ci si trovi di fronte a una p erdita di valore (e di posti di lavoro) per la nostra economia e a
uninteressenazionaleindebolito. E vero il contrario. L'indagine di Prometeia ("L'impatto
delle acquisizioni dall'estero
sullaperformance delleimprese italiane") realizzata perl'Ice,
dice che dalla fine degli anni
Novanta fino ad ora le imprese
acquistate da gruppi stranieri
hanno ottenuto performance
positive: il fatturato è cresciuto
del2,
2,8 per cento l'anno; l'occupazione del 2 per cento; la produttività dell'1,4 per cento.
«Divenute parte di gruppi
multinazionali - si legge nel
report - le imprese non solo
sono cresciute sul fronte delle
vendite, per esempio servendo
nuovi mercati, o più produttive, adottando migliori sistemi
di organizzazione del lavoro.
Soprattutto il passaggio al controllo estero non ha affatto penalizzato la dimensione occupazionale. Al contrario nuovi
capitali e guadagni di quota di
mercato hanno consentito di
aumentare il numero di lavoratori impiegati e quindi migliorato il rapporto dell'impresa con il suo territorio di riferimento».
Va aggiunto che le grandi
multinazionali sono anche
quelle che danno un significa-
tivo contributo alle spese in ricerca e innovazione (settore in
cui da molti anni l'Itali ainveste
meno di altri Paesi come Germania e Francia) con una quota pari al 24 per cento, nonostante occupino circa il 7 per
cento della forza lavoro complessiva. E ancora: le multinazionali contribuiscono a creare il 16,4 per cento del fatturato
e il 13,4 per cento delvalore aggiunto.
Il passaggio di proprietà non
è dunque «unaresadel sistema
produttivo». Anzi, nell'economia globale la capacità di attrarre investimenti esteri (non
per nulla il premier Enrico Letta è andato negli Emirati arabi
nello scorso weekend) è un fattore di competitivitàtrasistemi
e territori. Basti considerare
che mentre nel 1990, più o meno all'inizio di questa trasformazione mondiale, gli investimenti diretti esteri (Ide) rappresentavano solo 1/10 del Pil
del globo e oggi sono arrivati ad
un terzo. E, d'altra parte, più
della metà dell'export cinese
(l'economia che più si è avvantaggiata dalla intersecazione
dei mercati) è frutto di produzioni di multinazionali estere
in Cina. Chi riesce a far atterrare nel proprio territorio investimenti dall'estero ha più chance di vincere nei mercati.
Sostiene Carlo Calenda, viceministro del Commercio
estero: «Nel settore del made in
Italy gli investitori stranieri
comprano perché capiscono
che c'è un grande potenziale di
crescita che derivaproprio dall'italianità delle produzioni e
del know how che non mancano di difendere e potenziare».
Aggiunge Calenda che bisogna
cambiare approccio sullapolitica industriale perché «i disegni astratti hanno clamorosamente fallito». «Oggi- secondo il vice ministro - politica
industriale vuol dire rimuovere gli innumerevoli vincoli che
rendono quasi impossibile fa-
re impresa in Italia».
E d'altra parte gli effetti del
passaggio di mano sarebbero
positivi pure sul fronte delle dinamiche salariale. Nello studio
Prometeia non si occupa specificatamente del tema, ma cita una ricerca secondo la quale, in Gran Bretagna, nel periodo che va dal 1987 al 1996 le retribuzioni dei dipendenti delle
multinazionali estere erano
più alte del3,4percento conun
tasso di produttività addirittura superiore del 13 per cento.
Competizione tra territori,
dunque. Pure all'interno dello
stesso Paese. In Italia gli investimenti esteri non sfiorano
nemmeno le economie del
Mezzogiorno. Si concentrano
tutti in tre regioni dove ci sono
le condizioni più favorevoli:
Lombardia, Veneto ed Emilia
Romagna. Per quanto riguarda, infine, i settori dove sono
avvenute le acquisizioni, prevale quello della distribuzione,
seguito dai servizi, meccanica,
trasporti, prodotti in metallo,
elettronica e sistema moda.
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
L'emigrazione dei marchi
a
Fonte: Prometeia
re
r
'e numero di operazioni 1998-2011
. 60
0
Distribuzione
Servizi
Meccanica
Trasporti
Prodotti in metallo
Elettrotecnica
Sistema moda
Altri intermedi
Alimentari e bevande
Materiali da costruzione
Chimici
Meccanica di precisione
Farmaceutica
Costruzioni
one
f,
numero
di operazioni
1998-2011
oltre 50 I
da8a10
da1a3
Energia elettrica e gas
--- 3900
70
Metallurgia
Elettronica
Mobili
Autoveicoli e moto
Elettrodomestici
Altri prodotti
Treni aerei e navi
Petroliferi
Larg o consumo
Agricoltura
Stampa
Estrattive
Editoria
80
60
3800
50
Q
®
ti
in 40
3700
@
@
V
30
3600
E 20
c
3500
10
0
3400
2000 20012002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Acquisizioni per anno
Fatturato economia (a prezzi costant)
L'ULTI
ACQUISIZIONE DI UN NOSTRO MARCHIO
Mercoledì scorso, l'americana Haworth ha rilevato
il 58,6% dell'azienda italiana Poltrona Frau
.È