1 Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali

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Transcript 1 Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali

Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
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Anno XLVII - N. 7 Ottobre 2014 - Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile.
I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi.
ARTECULTURA
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X Antonio Fomez
di Renato De Fusco
Il mio «incontro» con lui avvenne in
occasione del libro Architettura come
mass medium che pubblicai in prima
edizione nel 1967. In esso figurava
un’illustrazione tipicamente fomeziana sull’ironia dell’invito al consumo. Prelevai questa immagine dal
libretto pubblicitario che allora la Ideal
standard distribuiva per inquadrare i
suoi prodotti nel contesto degli usi e
costumi del tempo.
Recentemente, quando Fomez mi
chiese di scrivere un testo sulla mostra
che andava preparando per Napoli,
pensai «ecco lo scotto da pagare per
chi ruba una illustrazione senza il
consenso dell’autore, insomma una
rottura…». Al contrario, vedendo le
pubblicazioni, il materiale iconografico, la ricchezza dell’immamaginario di questo artista, provo un
grande piacere nel parlarne, peraltro
ricordando quel periodo in cui nuovi
interessi arricchivano la mia esperienza di storiografo come dimostra il
sottotitolo del libro citato, note per una
semiologia architettonica.
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ARTECULTURA
Entrando nel vivo dell’argomento,
resto anzitutto colpito dal sistema
autobiografico e promozionale di un
pittore che, nelle opere appare così
«scombinato», mentre risulta ordinato
ed attento nel raccogliere le più
autorevoli esegesi critiche, i cataloghi, le interviste e persino un sito
web. E fa bene Antonio perché questa
apparente contraddizione, non solo è
coerente con lo zeitgeist che vuole
rappresentare, ma è anche un invito a
riflettere meglio sulle valenze proprie
della sua opera.
Abituato come sono a cogliere le
invarianti di un fenomeno storico,
artistico o d’altro, mi pare che nella
produzione di Fomez vi sia una sintesi
di pop e kitsch, da un lato, e di déjavu, dall’altro. Questo secondo aspetto
è più evidente. Non c’è opera di artista
famoso, da Velàzquez a Courbet, da
Ruoppolo a Van Gogh, da Braque a
Picasso, per citarne i primi a memoria, le cui opere non siano state
oggetto di manipolazione da parte di
Fomez, con un procedimento così
descritto da Vincenzo Trione, a mio
avviso, il più penetrante interprete del
pittore napoletano :«in questi “cicli”
pittorici, Fomez attinge ad un “museo”
ideale per modificarlo, scomporlo,
decontestualizzarlo, dissacrarlo. Per
disfigurarlo attraverso disaccordi
cromatici e formali, in una maniera
ludica e ironica, secondo modalità
kitsch. Servendosi di una sorta di ars
combinatoria, offre, con ostinazione,
alcune misteriose claves, che gli
permettono di ravvivare e di ingigantire le immagini. Non vuole creare
qualche cosa di radicalmente nuovo,
ma rivedere e ripensare il “già fatto”
e il “già visto”, rifarsi a segni ed
immagini disseminate nella memoria
figurativa”.
Una collezione di queste opere “modificate» costituirebbe una storia
dell’arte assai utile anche ai fini
didattici; infatti, oltre alla conoscenza
delle immagini originarie dei maggiori maestri, servirebbe a dimostrare
la possibilità di rivivere oggi anche
l’arte di ieri, ribadendo l’assunto che
-La copertina: KRIMINAL NELLA CAMERA DI
VINCENT, 2012, tela e legno, tecnica mista, cm.121x96
- Le didascalie dalla pagina di sinistra in senso orario:
INVITO AL CONSUMO (o del bimbo che mangia pappa), 1964-65, acrilico su tela cm. 140x150
- CAVALLO ALATO, bronzo, pompa d’acqua, cm. 44x25x25
- SCIMMIA COMPRESSA, 2013, tela, tecinca mista, cm.
91x74x7
-TIGRE KITSCH, 2012, legno, tecnica mista, cm.
137x113
- LEONE CRONOMETRISTA, 2013, tela, tecnica mista, cm.112x74x7
- ANTONIO FOMEZ
nello studio davanti ad una sua opera
la storia non può che essere storia
contemporanea. Inoltre, esemplificherebbe altresì il tentativo proposto
alcuni anni or sono, segnatamente da
Ragghianti e da Zevi, di una critica
effettuata, oltre che in termini del
linguaggio parlato, anche in quello
dello stesso linguaggio visivo. Ancora,
questo «museo modificato», ridurrebbe
l’aura che circonda l’arte classica
(ammesso e non concesso che l’aura
sia qualcosa da bandire), non tanto ad
opera della «riproducibilità mecmeccanica» come pensava Walter
Benjamin, ma della stessa potenzialità
pittorica, perché – ed è questo un
aspetto della produzione di Fomez da
sottolineare – egli resta comunque un
pittore attento alla resa pittorica
dell’opera e alla qualità timbrica dei
colori e non come qualcuno lo ha
classificato semplice «saccheggiatore,
citazionista». E veniamo all’aspetto
pop-artistico e kitsch, specie per ciò
che concerne la gran parte delle opere
esposte in questa mostra napoletana.
A differenza di Warhol, Lichtenstein,
Wesselman, Rosenquist, ecc., le cui
opere sono «belle», rappresentano
tanto le gradevoli fattezze delle figure
quanto l’aspetto scintillante, come
nuovi, dei prodotti commerciali,
Fomez non si cura affatto della
componente estetica, in analogia con
la Pop art inglese e con il New dada
americano. E ciò perché l’umaniz-
zazione di queste due scuole porta
inevitabilmente al neoespressionismo,
dal quale il pittore italiano si affranca
proprio grazie al kitsch che è in
qualche modo «disumano» alla maniera prevista in teoria da Ortega y
Gassett.
Essendovi differenze tra kitsch e
kitsch, è opportuno accennarvi per
riconoscere in quale tipo s’inquadra
l’opera di Fomez. Anzitutto, non lo si
può semplicemente definire come
espressione del «cattivo gusto»; non è
solo l’opposto del gusto, bensì anche
un’articolazione sui generis di quest’ultimo in rapporto alla distinzione
tra i diversi livelli low-brow, middlebrow, high-brow propri dell’uomo-masARTECULTURA
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sa del nostro tempo. Se è vera questa
interpretazione, il kitsch, certamente
legato al gusto, andrebbe rubricato non
tanto nei prodotti – specie quelli delle
arti visive che sono autoespressivi –
quanto nei comportamenti. Sta di fatto
comunque che esso è riscontrabile in
tutte le arti e addirittura in tutte le
espressioni dell’uomo; oltre che
estetiche, etiche, e dunque politiche,
tecniche, ecc. Altrettanto interessante
è la funzione del kitsch come metro di
paragone e riferimento del gusto e per
esso dell’opera d’arte autentica.
Dorfles scrive infatti: «se non esistono
inoppugnabili norme che ci permettano di decidere, una tantum, e una
volta per tutte, cosa sia o non sia lo
“standard of taste”, esistono tuttavia
quelle “oscillazioni del gusto” cui
dobbiamo arrenderci all’evidenza dei
fatti che ci insegnano come, a seconda
delle epoche, delle situazioni storiche,
mutino i gusti e muti la valutazione
delle opere d’arte. Multiforme nella
sua realtà oggettuale il kitsch è anche
eclettico rispetto alle fonti donde
deriva: il passato, il neo-qualcosa,
l’esotico, il folkloristico, il futuristico,
il religioso; multiformità ed eclettismo
che trovano il loro corrispondente
anche nell’avanguardia», da cui
l’opportuno accostamento fatto da
Greenberg tra avanguardia e kitsch.
Altre componenti del fenomeno in
esame sono in generale tutte quelle che
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ARTECULTURA
possiamo considerare inautentiche e,
come spesso accade, l’etimologia delle
parole è chiarificatrice; infatti il
termine «autentico» deriva dal greco
authéntes (autore), donde in vari
campi, segnatamente quello artistico,
l’aggettivo significa opera direttamente realizzata da un autore, legata
a questi senza ulteriori modificazioni,
né tanto meno falsificazioni, ovvero
tutto il contrario delle operazioni
proprie del kitsch.
L’elenco delle connotazioni di quest’ultimo potrebbe a lungo continuare, ma
abbiamo già quanto basta per definire
il tipo di kitsch «inventato» da Fomez,
anch’esso derivato da caratteristiche
generali non elencate sopra, ma
tuttavia essenziali a cogliere il fenomeno. A mio avviso infatti il kitsch
può sinteticamente identificarsi con
l’«accostamento» inopportuno, imprevedibile, spiazzante con effetto che
può essere spiacevole, ma anche, per
gli amanti dei fumetti, gradevole.
Fomez accosta infatti su una superficie
immagini e segni generalmente eterogenei; ritorna qui l’indifferenza
all’estetico, già sopra menzionata,
volta all’effetto della sorprendente
espressività.
Così si spiega, in molti quadri,
l’irruzione, su un piano geometricamente ordinato, della figura di
Altafini, di James Bond, di un dannato
michelangiolesco, tutte dipinte ex
Nelle didascalie dalla pagina di sinistra in senso orario:
- JUSTIZ, litografia, cm. 50x70
- TIGRE IN FORMULA 1, 2013, tela, tecnica mista,
cm. 112x91
- METTI CIRIO NEL MOTORE, 2012, cm. 240x170,
acrilico su tela
- GLORIA IN CIELO, 2013, tecnica mista,
cm. 91x47x7
novo. In altre opere le immagini sono
prelevate direttamente da riviste,
cartelli pubblicitari, particolari ingranditi di réclame e trasferite sul
dipinto con la tecnica propria della
pittura commerciale. Ecco allora
affiancate la nota illustrazione della
Perugina, degli alimenti Sasso, del café
paulista, della Kop, del grassone che
mostra una scatola di Invernizzi, ecc.
Né si limitano tali opere al solo
campionario di pubblicità, ovvero alla
componente pop; per raggiungere la
sintesi col kitsch, Fomez introduce
nella composizione altre figure:
Topolino, il gatto Silvestro, Pinocchio, altri personaggi disneyani,
nonché un immancabile «marchio di
fabbrica» personale. Un mostruoso omino con cinque denti, tutti puntualmente sporgenti da una famelica
bocca, forse emblema del consumatore.
Questo connubio di pop-art e kitsch
ha dato luogo ad un episodio che
Fomez ama raccontare. «Quando nel
1966 al Premio Ramazzotti, allestito
al Palazzo Reale di Milano, presentai
il quadro Monumento al buon Ra-
mazzotti, da un fondo nero appare una
bottiglia del famoso amaro, circondata da Diabolik, Nembo Kid,
Braccobaldo, scatole di detersivi, ed
altre immagini consumistiche coeve,
oltre al solito omino ribelle che
talvolta assume le vesti di un politico
che arringa la folla da un palco
promettendo case e lavoro; non fu
quindi un caso che taluni pittori e
visitatori ignoranti, mi accusarono di
furbizia, perché con quest’opera,
volevo entrare nelle grazie del produttore dell’amaro. In realtà ciò in
qualche modo avvenne, in quanto la
figlia di Ramazzotti mi scrisse una
lettera nella quale mi chiese il quadro
in cambio d’amari e sambuche +
50.000 lire, dal momento che “pensiamo che il Suo quadro non potrà
essere utilizzato per altre mostre né
Le sarà facile vendere ad altro acquirente”.
Quale altro caso può citarsi dell’utopico precetto dell’avanguardia,
per cui l’arte debba risolversi nella vita?
Renato De Fusco
ARTECULTURA
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Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano
CULTURA. BERENGO GARDIN
DONA AL COMUNE DI MILANO
OLTRE 2800 DIAPOSITIVE DEL
SUO STRAORDINARIO ARCHIVIO DI IMMAGINI. Una donazione
che arricchisce le Raccolte Fotografiche del Comune di Milano, in linea
con la vocazione scientifica e didattica del Civico Archivio Fotografico.
Milano, in data 4 luglio 2014, La Giunta ha
accettato formalmente la donazione da parte del
fotografo Gianni Berengo Gardin di 2874 diapositive provenienti dal suo archivio personale, un
importante nucleo che andrà ad arricchire e accrescere il complesso patrimonio culturale delle Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche, che ha la
sede al Castello Sforzesco. La donazione consentirà di far luce sull’attività del fotografo dedicata al
paesaggio e ai monumenti storici, artistici milanesi
e italiani, attività condotta per molti anni grazie a
importanti committenze ricevute dal Touring Club
Italiano, in linea con la natura e la vocazione
scientifica e didattica del Civico Archivio Fotografico che conserva la documentazione del lavoro dei
più importanti studi fotografici milanesi, attivi sin
dagli albori della fotografia. Info: 02-88450150
AGRICOLTURA. REALIZZATI
L’ORTO E IL RICETTARIO DEL
MONDO
Milano, 11 giugno 2014 - Barry, nato in Senegal
ma arrivato in Italia 26 anni fa, sognava da sempre
di poter lavorare la terra: questo sogno l’ha realizzato in una cascina di Milano, a due passi da via
Novara, seguendo le “sue” piante anche fino alle
otto di sera con l’intenzione, un giorno, di far
crescere non solo le verdure ma anche il frutto del
baobab. Ada da Cuba ha scoperto il valore dell’amicizia attraverso l’integrazione delle “culture/
colture” agricole dei popoli e Paesi di tutto il
mondo. Khader, originario dei territori palestinesi,
si è “sentito rinascere” grazie alla ricchezza dello
scambio delle conoscenze fondate sulla coltivazione. Victor ha seminato nella nostra città i prodotti
tipici del Perù come la quinoa, applicando sul
campo i principi dell’uso sostenibile e responsabile
delle risorse naturali.
Sono alcuni dei cinquanta cittadini stranieri che
vivono a Milano e che hanno dato vita all’Orto del
Mondo in Cascina Sora, presso l’Azienda Agricola
Paloschi, nell’ambito del progetto “ Urban Cooking
and Gardening: grow food, grow people, grow
communities, dedicato al ruolo del cibo e dell’orticoltura nella promozione dei processi di scambio e
integrazione tra culture e colture. L’iniziativa, promossa dal Comune di Milano, finanziata dell’Unione europea e realizzata in collaborazione con il
Forum Città Mondo, è stata presentata oggi dal
vice sindaco Ada Lucia De Cesaris e dall’assessore
alla Cultura Filippo del Corno. Info: Comunicazione. [email protected]
IL BICOCCA VILLAGE APRE LE
PORTE ALLA VENA CREATIVA
DEGLI STUDENTI DEL COLLEGIO PIO XI DI DESIO
Presso il centro multifunzionale milanese è stato
avviato un progetto in grado di coniugare formazione, riciclo e arte. Protagonisti 24 studenti dell’Istituto desiano, impegnati a trasformare un “non
luogo” in una galleria d’arte creata con i suoi stessi
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ARTECULTURA
prodotti di scarto. Lo scorso 20 maggio 2014
presso la sede del Bicocca Village di Milano, ha
preso ufficialmente il via “Una storia da raccontare” che ha visto protagonisti gli studenti di quarta del Liceo artistico - Collegio PIO XI di Desio.
Un progetto che poi ha coinvolto 24 studenti chiamati a confrontarsi con arte ed ecologia. Trasformare gli scarti di prodotti del centro multifunzionale
in elementi decorativi è stato l’obiettivo ultimo di
questo progetto, inserito all’interno del percorso
“Nei pressi”, avviato con l’obiettivo di portare gli
elaborati ed i linguaggi degli studenti dell’istituto
all’interno dei luoghi di loro maggiore frequentazione: bar, centri commerciali, spazi
multifunzionali. E così i ragazzi hanno raccolto gli
elementi di scarto prodotti dal Bicocca Village e li
hanno lavorati, modellati, rivisitati e trasformati in
opere d’arte. Info: Tel. 039 8946677
UN’OPERA DI EMILIO ISGRÒ
ARRICCHISCE LA COLLEZIONE
DELLA GALLERIA DEGLI UFFIZI
L ‘autoritratto concettuale, dal titolo Dichiaro di
non essere Emilio Isgrò, è opera di uno tra gli
innovatori più importanti del linguaggio artistico
italiano nel secondo dopoguerra. L’opera è stata
realizzata nel 1971 dall’artista siciliano nato a
Barcellona Pozzo di Gotto (Me 1937). Trattasi di
un’installazione per sette elementi, composta da
altrettanti fogli di carta serigrafata (29,5x21 cm),
sui quali si possono leggere le affermazioni dello
stesso Isgrò e dei componenti della sua famiglia,
che negano la sua identità. L’opera è stata donata al
museo fiorentino dall’Associazione Amici degli
Uffizi. Segue l’opera donata .Info: tel.055-285610
DIVINA BELLEZZA. Il Pavimento
del Duomo di Siena. Un capolavoro
da scoprire. Artisti dal Trecento all’Ottocento:
18 agosto - 27 ottobre 2014
La magnifica Cattedrale di Siena, a partire dal 18
agosto, corso il Palio dell’Assunta, fino al 27 ottobre, “scopre” il suo Pavimento a connesso
marmoreo straordinario, unico, non solo per la
tecnica stilizzata, ma anche per il messaggio delle
figurazioni, un invito costante alla Sapienza. Abitualmente, il prezioso tappeto di marmo è protetto
dal calpestio dei visitatori e dei numerosi fedeli.
Si tratta del pavimento “più bello..., grande e magnifico”, che mai fosse stato fatto, secondo la nota
definizione del Vasari, fra i più noti scrittori d’arte.
E’ il risultato di un complesso programma
iconografico realizzato attraverso i secoli, a partire
dal Trecento fino all’Ottocento. La tecnica locale
utilizza il broccatello giallo, il grigio della
Montagnola, il verde di Crevole, etc. I cartoni
preparatori per le cinquanta tarsie furono disegnati da importanti artisti, quasi tutti “senesi “fra
cui: Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di
Giovanni, Domenico Beccafumi e dal pittore
forestiero Pinturicchio. Info: tel. 06692050220
GRIZZANA ricorda MORANDI
11 luglio - 30 ottobre 2014
Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa
di Giorgio Morandi, programma di mostre d’arte,
incontri, dialoghi e festa del Paese che volle aggiungere, al proprio, il nome del grande artista.
Una grande storia quella di Grizzana, che fu per
Giorgio Morandi, uno dei più significativi protagonisti del XX° secolo, ciò che fu Arles per Van
Gogh, e l’Estaque per Cézanne. “Il paesaggio
più bello del mondo” disse Morandi, e forse per
questo quasi tutti i suoi paesaggi, incisioni, olii su
tela, acquerelli, sono desunti dal territorio di
Grizzana. Una grande storia di paesaggio e di
anima, di strade bianche, di case di sasso, di campi
e fienili, che diventano arte, per sempre.
Info: tel. 051 6730311
Le botteghe ceramiche di Faenza
Caleidoscopio Festival delle Arti
28 giugno - 18 ottobre 2014
sedi varie Camerano (An)
Camerano, la città che ha dato i natali a Carlo
Maratta, uno dei più grandi artisti della fine Seicento, vivrà questa estate un vero e proprio risveglio
artistico, sulla scia di quanto sta accadendo in tutta
la regione.Questo reso possibile grazie a Caleidoscopio festival delle Arti che con le sue multiformi sfaccettature colorate offrirà, per tutta l’estate, salutando l’autunno, un turbinio di grande arte,
dal Seicento al contemporaneo, per farci respirare
a pieni polmoni aria di cultura. Saranno moltissime
le sfumature di questo evento senza precedenti, che
trasforma il centro storico della città in una sorta di
grande museo a cielo aperto, colorato dalle tinte
delle opere in esposizione di grandi artisti e da
spettacoli, musica e tanto altro!
Info: tel. 071.732234
Assieme a MIC e Museo Zauli, rappresentano
un patrimonio inestimabile di cultura, arte,
tradizioni per turisti appassionati e curiosi.
“Faenza “ o “Faience” è sinonimo nel mondo di
“ceramica” artistica, ma è, ancor prima, la città
dove quest’antichissima arte si è tramandata con
continuità fino ad oggi. A Faenza (RA) si può
scoprire un ambiente artistico dinamico e vivace,
che si nutre dell’importante patrimonio architettonico o museale della città, dell’antico lavoro delle “botteghe” ceramiche e della presenza
delle scuole d’arte. Nella capitale della ceramica
artistica, numerose sono le manifestazioni culturali e le attrattive turistiche che accolgono chiunque
vi faccia visita. Il MIC - Museo Internazionale
delle Ceramiche (www.micfaenza.org) fondato
nel 1908, rappresenta un punto di partenza importante del percorso cittadino, in quanto accoglie
nelle proprie ampie e numerosissime sale espositive,
collezioni antiche e contemporanee uniche al mondo. Al Museo Carlo Zauli (museo Carlo
zauli.blogspot.it) si scopre intatta, nell’antica bottega del maestro, l’affascinante atmosfera creativa
e intimistica del laboratorio artigianale: atmosfera
tipica di un “lavoro antico” che si ritrova, immutata,
nelle botteghe ceramiche che s’incontrano in città.
Info: www.terredifaenza.it - 0546.25231
Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano
ARTELIBRO e della storia dell’arte
11° edizione, ITALIA: TERRA DI TESORI
Capolavori dalle Collezioni bancarie italiane.
“La Veduta di Verona con Castelvecchio e il
ponte Scaligero da monte dell’Adige” di
Bernardo Bellotto dalla Fondazione Cariverona
a cura di Marco Carminati - Fondazione del
Monte di Bologna e Ravenna Via delle Donzelle
2, Bologna 19 -28 settembre 2014.
La mostra, a cura di Marco Carminati, intende
indagare un patrimonio artistico non molto esplorato ma di grande entità e importanza, conservato
dalle Banche e dalle Fondazioni di origine bancaria
italiane. Si tratta per Bologna di un’occasione
importante per ammirare uno dei capolavori del
vedutismo italiano del Settecento, La Veduta di
Verona con il Castelvecchio e il Ponte Scaligero
da monte dell’Adige,realizzato da uno dei suoi
massimi esponenti, Bernardo Bellotto. Nipote e
allievo del celebre Canaletto, Bernardo Bellotto
(Venezia, 1722-Varsavia, 1780) fu un maestro
itinerante in Italia ed in Europa, e realizzò bellissime vedute urbane di Venezia (la città dove era
nato), Verona, Milano, Torino, Firenze, Roma. E
poi andando a cercare fortuna all’estero, fissò nelle
sue tele memorabili immagini di Dresda, Monaco
di Baviera, Vienna e Varsavia, la città in cui morì.
Info: www.artelibro.it
Collezione Umberto Boccioni
Cosenza - Palazzo Arnone. Inaugurazione 10
luglio 2014. A Cosenza, Palazzo Arnone, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed
Etnoantropologici della Calabria inaugura la Collezione Umberto Boccioni a cura di Fabio De
Chirico. La presentazione al pubblico della nuova
ala espositiva della Galleria Nazionale di Cosenza
dedicata all’opera grafica del maestro futurista
vede la partecipazione di Francesco Prosperetti,
direttore regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici della Calabria; Fabio De Chirico,
Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed
Etnoantropologici dell’Umbria; Luciano Garella,
Soprintendente per i Beni Architettonici e
Paesaggistici delle province di Cosenza, Catanzaro
e Crotone; Nella Mari, storico dell’arte Soprintendenza BSAE della Calabria; Mario Caligiuri,
assessore regionale alla Cultura e Mario Occhiuto,
sindaco di Cosenza. Modera Gemma-Anais Principe. Nell’occasione è stata presentata la scultura
Forme uniche della continuità nello spazio, donazione di Roberto Bilotti alla Galleria Nazionale
di Cosenza. La collezione grafica di Umberto Boccioni (Reggio Calabria 1882- Sorte 1916) si
compone di un nutrito gruppo di disegni e di
incisioni e documenta l’intera evoluzione artistica
di Boccioni, dalla fase prefuturista alla maturità.
Del maestro calabrese, esponente di rilievo del
futurismo e dell’arte italiana del primo Novecento,
si possono ammirare disegni eseguiti a matita,
penna, china, pastelli colorati, acquerelli, nonché
incisioni ad acquaforte e punta secca. Le opere
sono state acquisite al patrimonio dello Stato e
destinate alla Galleria Naz. di Cosenza nel 1996.
Info: tel. 0984795639/5556
IL MUSEO E L’ARCHIVIO STORICO DI BANCA MPS SI SVELANO AL PUBBLICO
Le visite guidate, a cura della Fondazione Musei
Senesi, per ammirare i lavori custoditi all’interno
di Palazzo Salimbeni, Siena, vi saranno fino al 5
novembre 2014. info: [email protected]
IN USCITA “ I DEBITI DEL VENERABILE DELLA P2 LICIO
GELLI “ DI LUCIANO DONNINIED MEDEA-ESTRATTO: Il manoscritto che vi accingete a leggere inizia con una
favoletta metaforica che chi ha orecchie per
intendere, certamente intenderà.
Nel prosieguo vengono narrati dall’autore, in forma quasi confidenziale, la vita quotidiana, le avventure in latitanza, i sentimenti, le emozioni,le tragedie, le curiosità vissute dallo stesso dal momento del fidanzamento con Maria Grazia, figlia di
Licio Gelli, fino ai tempi attuali. Autore del testo
è il dott. Luciano Donnini, medico chirurgico specializzato in chirurgia plastica-ricostruttiva ed estetica, genero di Licio Gelli, nonché vedovo della
figlia Maria Grazia, rimasta uccisa in un tragico
incidente d’auto. A causa dell’incidente perse la
vita anche la giovane baby-sitter finlandese dei figli della coppia Gelli-Donnini. I bambini invece,
Alessio e Andrea che allora avevano 7 e 4 anni,
miracolosamente scamparono alla tragedia. Quanto leggerete consiste nella cronaca accurata di situazioni ed eventi vissuti in prima persona dall’autore, raccolta in forma di brevi, accattivanti capitoli che non mancano di coinvolgere personaggi
della scena politica italiana ed estera fino alla vicenda dello scandalo P2. Con serenità e coraggio
affrontati dall’autore il testo è implicitamente dedicato ai figli dell’autore, Alessio e Andrea, perché leggendo queste pagine possano comprendere
e conoscere la verità dei fatti e le conseguenze che
ne derivarono in termini di dolore, sofferenza, solitudine. Daniela Lombardi Press Office 3394590927 0574-32863
DA SIMON ARMITAGE A STEFANO BENNI, DA JAMIE MCKENDRICK A PAOLA TURCI: ECCO
POESIA FESTIVAL 2014
Dal 25 al 28 settembre la poesia torna ad attraversare i borghi antichi di sette comuni modenesi.
Grandi autori - persino nomi internazionali come i
poeti inglesi Simon Armitage e Jamie Mckendrick
- declamano versi che hanno fatto la storia della
poesia. Insieme a loro salgono sul palco anche
Stefano Benni, Paola Turci, Nanni Balestrini,
Tiziano Scarpa e tanti altri. Oltre 30 eventi in
quattro giorni , tutti gratuiti. Info: 059.347027
Tre mostre alla I edizione del
FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE - Camogli, 12-14 settembre
Manifestazione ideata e diretta da Rosangela
Bonsignorio e Danco Singer, promossa da Comune di Camogli, Regione Liguria, Encyclomedia Pubblishers, in collaborazione con
Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, Ente
Parco di Portofino, Area marina protetta.
Il festival si propone come appuntamento annuale
di riflessione e confronto su un tema oggi di estrema attualità e importanza: la comunicazione, che,
intesa nell’accezione di trasmissione di messaggi,
sarà oggetto di approfondimento in tutti i suoi
aspetti culturali, mediatici e tecnologici. In particolare nell’ambito della manifestazione sono organizzate tre mostre collaterali. Due hanno luogo alla
Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti: “Comunicare fa bene. Anzi, benissimo” promossa da
Archivio Storico della Pubblicità di Genova a cura
del biofisico Ruggero Pierantoni che ha preso il via
il 26 luglio e termina il 14 settembre.
Info: www.festivalcomunicazione.it
XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico: un’edizione ricca
di novità, a Paestum dal 30 ottobre al
2 novembre
La XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica e con il patrocinio di Expo Milano
2015, Unesco e UNWTO, si svolgerà nuovamente
nell’area archeologica della città antica di Paestum:
l’area adiacente al Tempio di Cerere (Salone
Espositivo, Laboratori di Archeologia Sperimentale, ArcheoIncontri), il Museo Archeologico Nazionale (ArcheoVirtual, Conferenze, Workshop con
i buyers esteri) e la Basilica Paleocristiana (Conferenza di apertura, ArcheoLavoro, Incontri con i
Protagonisti) sono le suggestive locations dell’evento. La prima novità della nuova edizione riguarda
il periodo di svolgimento: la Borsa, infatti, solitamente collocata a metà novembre, nel 2014 avrà
luogo nei giorni 30-31 ottobre e 1-2 novembre in
un fine settimana con 2 giorni festivi al fine di
incrementare i visitatori e dare agli albergatori
l’opportunità di offrire pacchetti ad hoc. Informazioni: Leader srl Via Roma, 226 Salerno tel. +39
089.253170 - comunicazione @leaderonline.it
ROMANTICISMO
TRA GUERRA E PACE
27 settembre - 11 dicembre, Venezia
In occasione del centenario della Prima Guerra
Mondiale, il Palazzetto Bru Zane propone una
variegata retrospettiva di un secolo di conflitti
armati messi in musica. Questo festival dedicato
alla storia musicale dei grandi conflitti porterà lo
spettatore dai salotti napoleonici (Montgeroult,
Jadin, Baillot...) a quelli della Terza Repubblica
( Fauré, Godard, Dubois...), alternando repertorio
lirico e strumentale.
Sarà inoltre reso omaggio al compositore Albéric
Magnard, morto nel 1914, con l’esecuzione del
Quartetto per archi e del Quintetto per fiati e
pianoforte. Si potranno ascoltare e scoprire giovani
talenti. Informazioni: tel. +39 041 5211005
NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA
E FONDAZIONE TORINO MUSEI
Nasce l’accordo per realizzare una serie di mostre
che vedranno insieme i musei della Fondazione e il
prestigioso ente che da 126 anni diffonde la conoscenza e l’esplorazione del mondo.
La finalità del progetto è la produzione di esposizioni pensate in stretta collaborazione con i musei,
luoghi che per loro natura raccontano viaggi nel
tempo e nell’arte. I reportage dei grandi fotografi
del National Geographic faranno da coro e
contrappunto ai mondi dell’arte e della storia raccontati dalle collezioni e si svilupperanno attraverso temi mirati: dalle ricerche legate alla natura, ai
luoghi del mondo e alle culture, temi che da oltre
120 anni il National Geographic persegue come
missione. La Partnership con il National Geographic
Italia è una grande occasione per Torino, sia per la
qualità dell’offerta culturale che sarà realizzata, sia
perché questo accordo permetterà di affiancare l’immagine dei nostri musei a un marchio internazionale.
TITAMATITA DI MARIA TERESA
MOSCONI Venerdì 19 settembre, ore 21,00, presso la Parrocchia San Matteo -Vanzo -Pd., serata dedicata alla
lettura dei brani dal libro autobiografico
“Titamatita” di Maria Tersa Mosconi. Interventi
musicali di Giuseppe e Andrea Mosconi.
ARTECULTURA
7
- RISORGIMENTO POETICO 24 Ottobre 2014
69°anniversario della nascita dell’O.N.U.
Artecultura rinnova l’idea della
GIORNATA MONDIALE DEL DISARMO
NON PUO’ DURARE IN ETRENO
che unisce e non divide l’umanità del mondo. Pertanto,
l’auspicio che le rappresentanze istituzionali si mobilitino
e non restino ancora indifferenti alle stragi degli stati
delle guerre che annientano la naturale vita dell’uomo.
L’Excursus: se l’O.N.U. rimane inascoltata alle sue richieste di “cessate il fuoco”, come per le stragi quotidiane che si
perpetuano in Palestina, Israele, Siria,
Ucraina e le altre parti del mondo, che offendono la dignità dell’uomo, è preferibile
che non esista o dare ad essa un’Autorità
Superiore! Per cui la GIORNATA MONDIALE DEL DISARMO indetta da
Artecultura nello spirito ideale dell’O.N.U.
e dei convergenti principi della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, vuole
sensibilizzare un’alternativa popolare diretta, affinché i popoli siano liberati dalle
oppressioni dei loro attuali Stati ed orientati a convivere da valori morali di Patria
in cui la naturale condivisione dell’innato
poetico, personale, da sviluppare, li renda
solidali con tutte le Patrie del mondo in
continua evoluzione di pacifica convivenza. Non esistono leggi eterne.
Così, ipotizzando su Palestina e Israele, potrebbero convivere in due Patrie e un
solo governo e due ben distinte religioni.
Un divenire di libertà nel quale ognuno
evolve la propria sicurezza rispettando l’altro. Non sarebbe l’eterna soluzione, ma
cominciare a convivere l’unitaria armonia
dove i valori sono per l’uomo e non per le
parti. Un orientamento sociale possibile,
in cui lo sviluppo diventa sempre più di
reciproca fiducia.
Solo una spontanea idea che riteniamo, praticabile. Questo, quando a generazioni d’uomini, viene negata l’esistenza a
sentirsi parte attiva del proprio destino di
vita e costretti a sentire parlare solo di conflitti tra Israele e Palestina, di Europa delle
banche e disoccupazione con il nuovo pro-
8
ARTECULTURA
blema Ucraina e l’amarezza per l’aereo
abbattuto con circa 300 civili a bordo. Ma
il pregiudizio celato che mira a raggiungere il potere universale, non si lascia scappare occasioni di convenienza per incolpare solo e sempre la Russia, come se questa fosse la causa di tutti i mali del mondo.
Una Russia che non ha mai sganciato una
bomba atomica su una città o invaso storicamente paesi occidentali in quell’ Europa
che si estende dall’Atlantico agli Urali. Il
Patto di Varsavia è stato sciolto da tempo..., ma quello Atlantico persiste tutt’ora,
dimentico dei venti milioni di morti subiti
dalla Russia nel disastro del secondo conflitto mondiale. Accenni, per ricordare che
anche nel popolare giuoco del calcio le classifiche servono solo a dividere il mondo e
non ad unirlo. La bravura agonistica più
riconoscente esplode dagli spettatori dalle
tribune degli stadi. Ossia la spontaneità che
non confonde il calcio-divertimento con
l’offesa razzista.
Nella nostra Italia, per chiarire, le riforme si fanno per favorire la partecipazione alla conquista del pane, l’unità nazionale e non per imporre oscuri patteggiamenti tra capipopoli d’una forzata
ambizione narcisista. Va detto, poi, all’attuale Presidente del Consiglio che, decenni prima che lui fosse nato, noi combattevamo anche sull’appenninico Passo della
Futa per l’Italia unita e democratica, per
una sostanziale liberazione politica ed economica, mai raggiunte nello spirito della
Costituzione, nata dalla Resistenza, oggi
tradita specie con la nuova “riforma “ del
Senato. Le riforme servono per accentuare
la crescita democratica e non per soppri-
merla! L’Italia non merita ambiziosi “condottieri”, ma persone di operosa umiltà ed
immuni da allucinazioni perché consapevoli che l’umiltà nella proporzionale pura
è la migliore energia della fertile poesia del
lavoro e della vera governabilità.
La nostra burocrazia non comprenderà mai quale messaggio di civiltà comporti
la GIORNATA MONDIALE DEL DISARMO che vuole orientare la persona di
senno alla libera solidarietà universale che
annienta una volta per sempre il cattivo
“nemico” dalla vita sociale, tanto caro alle
violente psicologie stataliste. Si vuol tornare a vivere a porte aperte e non segregati
da leggi scellerate dello stato-padrone.
Per dettato costituzionale l’Italia doveva e dovrebbe farsi promotrice di nuove
proposte culturali-formative della persona presso l’O.N.U., affinché le relazioni internazionali possano, poi, evolvere a
veri linguaggi di pace, invece di schierarsi
con gli armamenti dell’atlantismo più ottuso che sa solo prospettare supremazie di
odio ed aberranti divisioni del mondo e disoccupazione. Inducendo inoltre l’Italia a
sopportare profonde umiliazioni, come nel
caso della recente Libia e la perdita di amicizia, anche con i Paesi mediterranei. Ma i
popoli sanno che l’economia procede spedita soprattutto con il DISARMO.
Una civiltà del lavoro senza frontiere, che
fa della solidarietà tra gli stati-Patrie la migliore sicurezza che, però, anche l’attuale
politica, con poca lungimiranza, ignora.
Artecultura
Per proposte e suggerimenti
[email protected]
In questo numero OTTOBRE 2014IN
6 CORRISPONDENZA CULTURALE
8 RISORGIMENTO POETICO
9 SOMMARIO -MESSAGGIO DIOCESI
10 INTERLUDI
14 MILENA MILANI
ANTONIO FOMEZ di Renato De Fusco - LEONILDE
PERSEU - MICHELE GIANNATTASIO - MARIO
BENEDETTO - M ILENA MILANI - REMO BRINDISI
-ATTILIOALFIERI -MARCO PESSA di MarpanozaLORENZO GARAVENTA di Teodosio Martucci;
CALI’ - DALLARA - GUZZI - JURATO- TINE’TOGO - HART - MASTROIANNI - MALLIA -TELLIS
di Salvatore Cagliola. INSERZIONI: GALLERIA
CORTINA - GALLERIA PONTE ROSSO
15 REMO BRINDISI
ARTECULTURA
16 ATTILIO ALFIERI
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
Anno XLVI I N. 07 Ottobre 2014
Registrazione Tribunale di Milano
n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della
Stampa n. 5359 - Direttore responsabile:
Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni
- Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U
-Partita IVA: 03093710154
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17 ARTE NATURA STORIA
18 COLL. BRUSON - POLLAIOLO
19 LA CLEMENZA DI TITO
20 INTERVISTA SINDACO DAGLIO
22 RUSSOLO - SEGANTINI
23 ENTROPIA - FONTANA VASARELY
24 ANTIQUARIATO - BURRI
25 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA
26 NEI LUOGHI DELL’IMMAGINE
28 DEBITO PUBBLICO
30 UMANITA’ POETICA
31 LIETO EVENTO
32 PROPOSTE ARTECULTURA
33 CONCORSI
35 CAGLIOLA -LIBRI
La copertina: Antonio Fomez:
“KRIMINAL NELLA CAMERA DI
VINCENT”, Tecnica mista, cm. 121x96
Inserto redazionale:
-MOSTRE A MILANO
-POSTACATALOGO
ARTECULTURA
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scaricabile al sito www.artecultura.org. Sito che si
suggerisce di visitare ad artisti, biblioteche, circoli
culturali, gallerie, musei ed a tutti gli operatori
artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967.
un libero accesso
Le idee che la impegnano
- CORRISPONDENZA
CULTURALE
- COSTUME POETICO
- 24 OTTOBRE GIORNATA
MONDIALE DISARMO
- INFORMAZIONE
ARTISTICO CULTURALE
- POESIA DELLA NATURA
- POESIA PACE
- PSICOPOESIA
www.artecultura.org
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da BRERA...
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PER IL MONDO!
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MESSAGGIO
ARCIVESCOVO
PER LA FINE
DEL RAMADAN
Carissime/i fedeli musulmane/i della Diocesi di Milano, unisco al messaggio del Pontificio Consiglio per
il Dialogo Interreligioso i miei personali auguri e quelli dei cattolici
ambrosiani in occasione del digiuno di Ramadan 2014. Ebrei, cristiani e musulmani, usciti dalle mani
dell’unico Creatore ci riconosciamo fratelli nella comune umanità e
condividiamo lo stesso impegno nel
servizio verso le nostre comunità e
la società civile.
Auspico che il prossimo anno sociale ci veda gli uni accanto agli
altri in iniziative volte ad accrescere la conoscenza e il rispetto reciproci oltre che ad alleviare le tante
forme di disagio e di bisogno che
l’attuale congiuntura economica ha
purtroppo incrementato in tutto il
mondo.
Un pensiero particolare ai vostri
Paesi d’origine, specialmente quelli
in cui la pace continua a essere gravemente minacciata a motivo di crisi politiche purtroppo accompagnate da pesanti e ripetuti atti di ingiustizia, di violenza e di persecuzione. Uomini delle religioni e di buona volontà: facciamo nostro l’appello del Santo Padre Francesco:
«La violenza non si vince con la
violenza. La violenza si vince con
la pace».
Possa l’Altissimo accogliere le nostre preghiere e le nostre penitenze
come offerta a Lui gradita per il bene
nostro e di tutti i fratelli uomini.
Angelo card. Scola
Arcivescovo di Milano
Artecultura ringrazia e diffonde l’importante messaggio di pace inviatoci
dalla Diocesi di Milano con vivo senso di comprensione e di collaborazione aperta alla coerente cultura di pace.
ARTECULTURA
9
INTERLUDI D'ARTE
Marco Bagnoli, JANUA COELI, 1988
(foto di Nanda Lanfranco)
INTERLUDI D'ARTE
Mariangela Levita
ESSENTIAL MIX VERTICAL STRUCTURE, 2013
Pablo Picasso, LA BOTTIGLIA DI ANICE DEL
MONO, 1916, olio su tela, cm. 46x54,8
PICASSO E LA
MODERNITA’ SPAGNOLA
Firenze, Palazzo Strozzi
20 settembre 2014 - 25 gennaio 2015
TRAME - Le forme del rame tra arte
contemporanea, design, tecnologia e
architettura - Triennale di Milano
16 settembre - 9 novembre 2014
CAPRI. L’ISOLA DELL’ARTE
Isola di Capri
L’esposizione è ideata e promossa da Elena Tettamanti e coprodotta da Eight Art
Project, nuova società che realizza progetti
culturali per l’arte contemporanea e il
design. E’ curata da Antonella Soldaini e
Elena Tettamanti e si avvale dell’apporto
alla ricerca di Giampiero Bosoni, Ico Migliore e Francesca Olivini, dell’Istituto
Italiano del Rame e di un comitato scientifico costituito da Giampiero Bosoni,
Maurizio Decina, Fiorenzo Galli, Ico Migliore e Servetto Architects. L’allestimento e il progetto grafico sono a cura dello
studio Migliore+Servetto Architects.
Il tema della mostra è il rame, declinato
nelle sue molteplici forme e applicazioni
nell’arte contemporanea, nel design, nell’architettura e nella tecnologia. La mostra
è il primo evento espositivo che presenta
questo materiale in una luce del tutto nuova
grazie ad un approccio trasversale.
Il titolo dell’esposizione TRAME, richiama infatti, un percorso attraverso opere
d’arte, oggetti di design e d’architettura,
applicazioni tecnico - scientifiche, documentazione fotografica e video ove il rame
è il filo conduttore che accomuna autori,
provenienti da esperienze diverse, che in
questo materiale hanno sfruttato le qualità
formali, strutturali e plastiche in modo
fortemente innovativo. Le opere presenti
nella sezione dedicata all’arte contemporanea, circa una trentina, segnalano momenti
culturali significativi come l’Arte Povera e
la Minimal Art, si tratta di lavori che testimoniano l’attrazione per questo materiale
di artisti chiave che hanno operato a partire
dagli anni sessanta: Lucio Fontana, Fausto
Melotti, Carl Andre, Marco Bagnoli, Luciano Fabro, etc. Info: 02-724341
Mostra collettiva organizzata dall’ICAV Istituto Garuzzo per le Arti Visive e da
Liquid Art System. In collaborazione con il
Ministero dei beni e delle attività culturali
e del turismo Soprintendenza speciale per
il patrimonio storico artistico etnoantropologico e per il polo museale della Città di
Napoli. Va in scena a Capri, l’isola italiana più famosa del mondo, un teatro dell’arte i cui protagonisti propongono al pubblico, attraverso linguaggi e tecniche differenti - dalla pittura, alla scultura, dalla fotografia, al video, all’installazione - il loro
sguardo sul mondo presente. Esperienze che
aprono alla riflessione sul senso di fare arte
oggi in un sistema globale che non solo è
apertissimo, ma in rapido e costante mutamento. L’ICAV presenta alla Certosa di San
Giacomo alcune delle esperienze più significative dell’attuale sistema dell’arte italiana.
Una collettiva a cura di Alessandro Demma.
La Certosa diventa palcoscenico per una
narrazione dell’arte italiana del presente,
attraverso le opere di artisti di differenti
generazioni.
Ma dal 13 settembre tutta l’isola di Capri
diventa un significativo punto d’incontro
delle diverse espressioni e delle molteplici
esperienze dell’arte italiana, una cornice
ideale e fisica dove ritrovare una parte significativa della cultura artistica del nostro
Paese. All’esposizione della Certosa di San
Giacomo si affianca una mostra di Liquid
Art System, a cura di Marco Izzolino, che
presenta una serie di installazioni negli spazi
pubblici dell’isola e una rassegna video al
centro multimediale” Mario Cacace” di
Anacapri, in collaborazione con la Città di
Capri e il Comune di Anacapri.
Info:+39 011 [email protected]
10
ARTECULTURA
13 settembre - 12 ottobre 2013
Picasso e la modernità spagnola presenta
un’ampia selezione di opere del grande
maestro, che permettono di riflettere sulla
sua influenza su tutta l’arte del XX secolo
mettendolo a confronto con importanti artisti spagnoli come Joan Mirò, Salvador
Dalì, Juan Gris, Maria Blanchard, Julio
Gonzàles. L’esposizione accoglie circa 90
opere della produzione di Picasso e di altri
artisti tra dipinti, sculture, disegni, incisioni e un film di José Val del Omar grazie alla
collaborazione tra la Fondazione Palazzo
Strozzi e il Museo Nacional Centro de Arte
Reina Sofìa di Madrid. Tra le opere esposte
sono presenti capolavori assoluti come Testa di donna (1910), Ritratto di Dora Maar
(1939) e Il pittore e la modella (1963) di
Picasso, inoltre Siurana, il sentiero (1917)
e Figura e uccello nella notte (1945) di
Mirò, Arlecchino (1927) di Dalì e poi i
disegni, le incisioni e i dipinti preparatori
di Picasso per il grande capolavoro Guernica
(1937), mai esposti in numero così elevato
fuori della Spagna.
Curata da Eugenio Carmona (professore di
storia dell’arte all’Università di Malaga,
membro de los patronatos del Museo Patio
Herreriano di Valladolid, del Museo
Nacional Centro de Arte Reina Sofìa e
della Comisiòn Andaluza de Museos), la
mostra ripercorre un periodo cronologico
amplissimo compreso tra il 1910 e il 1963
ed esplora i rapporti tra Arte e Cultura,
stabilendo gli elementi che configurano
quella trasformazione plastica - o le successive trasformazioni plastiche - della coscienza artistica nella diversità culturale
spagnola attraverso poetiche condivise o
attraverso denominatori estetici o interessi
plastici comuni, coincidenti, condivisi o
interrelazionabili. La mostra è promossa e
organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi,
il Museo Nacional Centro de Arte Reina
Sofìa di Madrid ed altre importanti istituzioni artistiche e culturali. Info: 055 3917 122
INTERLUDI D'ARTE
Anonimo
PISA - PIAZZA DEL DUOMO
Marica Moro, GENESIS 2
terra cruda, ferro legante e pigmenti naturali
Mario Carbone
I SASSI DI MATERA, 1966
PASOLINI A MATERA
LA CATTEDRALE
DEI VIAGGIATORI
IL VANGELO SECONDO MATTEO
CINQUANT’ANNI DOPO
Matera, 20 luglio -9 novembre 2014
Pisa, Museo della Grafica
15 giugno - 30 ottobre 2014
In occasione della ricorrenza del 950° anniversario della posa della prima pietra della
Cattedrale di Pisa, il Museo della Grafica
di Palazzo Lanfranchi organizza la mostra
La Cattedrale dei viaggiatori, un’occasione per ripercorrere le memorie di immagini
e parole dedicate nell’età moderna ad un
monumento tra i più celebri e visitati al
mondo. Nel corso del XVIII e XIX secolo,
quando Pisa costituiva una tappa privilegiata e irrinunciabile del ‘Grand Tour’,
l’emozionante impatto con la piazza del
Duomo e il suo straordinario complesso
monumentale viene infatti restituito dai
raccordi dei viaggiatori e tradotto visivamente dalle matite degli artisti con modalità e strategie narrative che documentano,
in significativa corrispondenza, l’immutato
fascino di una profonda suggestione estetica e spirituale. Attraverso disegni, incisioni, libri, fotografie e modelli, la mostra La
Cattedrale dei viaggiatori è concepita proprio come una tappa del viaggio che, dall’arrivo a Pisa, aveva il suo momento più
alto nell’impatto con la piazza e con il
Duomo, “una delle cattedrali più belle d’Europa”, la “montagna di marmo” che - riprendendo le parole dei viaggiatori - inaugurava la successione di capolavori
monumentali come il Battistero, la Torre e
il Camposanto.
Le immagini lasciate da disegnatori e
incisori locali come Ferdinando Fambrini,
Gaetano Ciuti, Algeno Cappiardi, Raineri
Grassi e Bartolomeo Polloni, ma anche da
affermati artisti stranieri come George
Moore, Ladislaus Rupp o Rohault de Fleury,
accompagnano le parole con cui illustri
viaggiatori (da Charles de Brosses a Nicolò
Tommaseo, da Mark Twain a Henry James,
da Denis Ivanovic Fonvizin a Jacob
Burckhardt...) restituivano percezioni e riflessioni su “un luogo incantato come la
piazza dove sorge la Cattedrale”, monumento emblematico dell’immaginario collettivo. Un dialogo che viene amplificato
con la fotografia. Info: 050-2216060
INTERLUDI D'ARTE
MARICA MORO.
Genesis second day
a cura di Fortunato D’Amico
Spazio Thetis - Venezia
7 giugno - 23 novembre 2014
Lo Spazio Thetis in occasione della 14.
Biennale di Architettura di Venezia ospita
la personale di”Marica Moro”. Genesis
second day” dal 7 giugno al 23 novembre,
a cura di Fortunato D’Amico sul tema della
rigenerazione tra natura uomo e architettura. La giovane artista per questa occasione
ha realizzato la scultura monumentale
Genesis 2 il cui soggetto è un individuo che
emerge da un vaso da giardino a evocare la
nascita dell’uomo dal grembo della terra
madre e quindi il suo legame indissolubile
con essa. A tale proposito Marca Moro, nel
processo di creazione dell’opera, utilizza
elementi naturali come l’argilla, l’acqua e
la resina nei quali il colore assume un ruolo
caratterizzante: il blu per la base del vaso fa
riferimento all’acqua - elemento da cui trae
origine la vita, -è unito al rosso e al marrone
- colori legati alla terra - e al giallo e al
verde, toni che l’artista associa alla vita.
L’uomo è reso con pigmenti giallo ocra, che
richiamano la luce, il sole e il movimento a
indicare l’attività umana, il suo legame con
la natura e il suo ruolo fondamentale nell’evoluzione della società e dell’architettura. Il grande vaso-scultura Genesis 2 di
Marica Moro (h. cm. 300 x cm 145 di
diametro), collocato nell’ampio giardino,
istituisce un dialogo con l’opera adiacente
Terzo Paradiso - Coltivare la città concepita e curata da Fortunato D’Amico con
n.o.v.a. civitas - Cittadellarte, e realizzata
sul simbolo del Terzo Paradiso di
Michelangelo Pistoletto. Entrambi i lavori condividono il tema della rigenerazione
dell’uomo per la creazione di una città
innovativa e continuano il discorso artistico e sociale nato a Milano in occasione del
Salone del Mobile.
[email protected]
La mostra promossa dal Comune di Matera,
dalla Soprintendenza BSAE della Basilicata
insieme alla Lucana Film Commission per
celebrare i cinquant’anni del capolavoro
girato da Pasolini nel 1964, prende forma grazie al sostegno della Regione Basilicata
- sotto l’egida del Comune di Matera capitale Europea della Cultura nel 2019, nell’ambito del programma culturale per il
2014 ed in stretta condivisione con il direttore artistico Joseph Grima. Patrocinata
dal Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo e dalla Conferenza
Episcopale Italiana, la mostra ha il supporto dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina ed è
realizzata con il contributo operativo della
Cineteca Lucana, del Centro Sperimentale
di Cinematografia di Roma, della Cineteca
Nazionale di Bologna, del Gabinetto scientifico letterario G.P.Vieusseux di Firenze,
la Pro Civitate Christiana di Assisi ed il
Centro Studi Pier Paolo di Casarsa. L’obiettivo della mostra è mettere a fuoco, in
maniera particolarmente approfondita e
grazie a una narrazione originale, la genesi
del capolavoro pasoliniano e il rapporto del
regista con la città di Matera, che nell’estate del 1964, sotto il sole ’ferocemente antico’ divenne Gerusalemme. L’occasione è
preziosa per rileggere, attraverso la scelta
di Pasolini e la vicenda del set principale
nella città dei Sassi, un momento importante della storia di Matera, negli anni della
‘vergogna nazionale’ dello svuotamento e
abbandono degli antichi rioni, la cui popolazione venne trasferita nei nuovi quartieri
della città ‘laboratorio’. In questi anni
Matera, teatro di profonde contraddizioni,
divenne meta privilegiata di artisti, fotografi, registi, documentaristi, antropologi,
intellettuali, sociologi architetti e urbanisti, che con le loro testimonianze, spesso
straordinarie, hanno contribuito a dar forma ad un’immagine della città e dell’intero
Mezzogiorno. La mostra, divisa in due parti,
racconta la storia e i luoghi del Vangelo in
relazione al clima culturale e artistico di
quegli anni. Info: 0835-256211
ARTECULTURA 11
Leonilde
Perseu
Michele
Giannattasio
UNA CAMPAGNA
DESIDERATA
RAGAZZO
CON MANDOLINO
Una pittrice che nel suo dipingere si
richiama alla natura, alle soggettività
panoramiche che invogliano lo sguardo, è da pensare che sia in tutta armonia con quella particolare spiritualità
che riguarda i concetti della infinita
universalità della vita in tutta la sua
espressione. Per cui Leonilde Perseu
realizza un suo paesaggio, come quello riprodotto, “QUALE CAMPAGNA”,
in totale sintonia con se stessa e l’ambiente che sente e conosce. Ed impiega a riguardo della realizzazione quelle strutture e quei colori che più e meglio favoriscono la soggettiva interpretazione. Quando cioè si constata nel
dipinto riprodotto una non comune visuale di natura che pone nel lontano
suo sfondo un’austera catena di monti
ai quali fanno collegamento man mano
che il primo piano del dipinto si realizza triangolare e in rosseggiante
campitura che allude ad una poetica
papaverina. Il piano che contempla due
sovrapposte casette tegolate di rosso
bordò e le pareti in azzurro/rosa molto
sbiaditi che collocate tra il verde denso dei pini, che sorgono ai lati,
vitalizzano una caratteristica campagna che vive il suo respiro creativo
come la percezione li raggiunge e li
dipinge in tutta fedeltà percettiva.
Insomma una campagna del reale e del
sogno che nel suo fermento di realizzazione prova la spinta ed il ritmo della virtuosa pittrice. (Marpanoza)
La percezione orienta il suo sguardo
sull’animato mondo della natura umana, lo spazio dinamico dentro al quale
coglie l’interesse dei sentimenti che
si domandano sui loro rapporti con la
natura vivente, gli umori degli animali che lo vivono e lo pascolano nelle
diverse contrade ed angoli dell’ambiente, sui tanti panorami del paesaggio
allusivo per cui le nostre curiosità dopo
determinano l’evoluzione della civiltà. L’uomo, in carne ed ossa non dice
tanto, quanto, invece, conosce esplorando l’interiore delle sue facoltà che
di conseguenza poi distribuiscono gli
umori nel quotidiano dell’esistenza.
Nel caso specifico il pittore Michele
Giannattasio dipinge “RAGAZZO
CON MANDOLINO” realizzandolo in
ombre tonali di bruno e marrone latteo, le tonalità che più scavano e si caricano di fascino intuitivo alimentando l’estro della fanciullesca figura che,
seduta con mandolino, configura quell’espressione visiva che interessa il suo
desiderio, i suoi fermenti, la spinta spirituale che dipinge le emozioni che si
determinano nei rapporti con l’ambiente ed il costume. Quel mondo d’animo
che il pittore vive in continuità nella
sua moderna pittura.
(Marpanoza)
Leonilde Perseu
”QUALE CAMPAGNA”
Olio su tela.
12
ARTECULTURA
Michele Giannattasio
“RAGAZZO CON MANDOLINO”
Olio su tela
Mario
M Benedetto
Ca
INCONTRO
LIBERATORIO
L’incontro affettivo in tutta la sua manifestazione esprime in continuità la
genesi di uno stato d’animo nel quale
la sensibilità visiva appaga dell’opportuno collegamento l’interiore con il
desiderio visto nella sua maggiore
ampiezza psicologica e umana. Quel
desiderio sempre di carattere infinito
e di multiemozioni nelle quali il
congiungimento con la realtà visiva
elabora quell’estro che poi viene definito arte della liberazione. Gli “AMANTI” di Mario Benedetto una xilografia
di cm. 5,5x 15 alludono beneappunto
ad una suddetta versione nella quale il
desiderio sintetizza, nel visivo, quella
fotografia dell’interiore che sotto forma di desiderio inspiegabilmente viene ad interessare l’immagine della sensibilità come energia del linguaggio
che concilia il desiderio con la libertà
creativa.
(Marpanoza)
“Amanti”,xilografia
Gianfranco
Rontani
Il pittore delle donne
Un Maestro tra i personaggi
della pittura che hanno
segnato l’arte del secolo XX
Cavaliere della Repubblica per meriti
artistici e donatore istituzionale
d’importanti opere storiche
dal 13 giugno al 24 agosto 2014
TRA SACRO E PROFANO,
METAFISICA E REALTA’
a LUCCA - PALAZZO GUINICI
***.
Sicuramente che la donna nella
pittura del Maestro Gianfranco
Rontani si potrebbe definire come la
madre del mondo per il modo coinvolgente che fa radice nella storia
della vita. In “RACCOGLIMENTO”
l’opera riprodotta, la rilevanza della
donna nella pittura del Maestro non
fa mistero. Infatti, l’intenso della
tensione che caratterizza la forza
riflessiva pone bene in evidenza la
stessa natura della donna, nella sua
essenza di animazione vitale, con
evidente ispirazione a principio di
vita. Infatti il fondo giallo-paglierino,
che soprattutto dipinge l’opera,
mostra tutta la sua energia visiva che
allude alla genetica essenza ed anche
favorendo un suo incanto planetario.
L’infinito del mondo in cui la donna,
in emozione d’arte, si fa significato di
matrice universale.
(Marpanoza)
CORTINA
ARTE
Via MAC MAHON, 14 (Cortile int.7)
20155 MILANO -ITALIA
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E-mail: [email protected]
PERMANENZE
DINO BUZZATI GIANCARLO CAZZANIGA GIANCARLO CERRI GIOVANNI CERRI ROBERTO CRIPPA DADAMAINO FORTUNATO DEPERO LUCIANO MINGUZZI
Inaugurazione delle mostre ore 18,30
GALLERIA
GALLERIA
PONTE
ROSSO
PONTE ROSSO
20121 - Milano via Brera 2
Tel/Fax 02/86461053
Corrisp. via Monte di Pietà1/A
E-mail:[email protected]
www.ponterosso.com
GALLERIA PONTE ROSSO
dal 1973
9 settembre - 4 ottobre 2014
MICHAELE BRÜLL
RINETTA KLINGER
ULRIKE STOLTE
Il principio parlante
a cura di Andreas Kuhn
Dal 2 al 31 ottobre 2014
Da fiore a fiore
Mostra dedicata alla
figura femminile e al fiore
Rinetta Klinger, COMPOSIZIONE
Segromigo di Piano (Lu)
Cell. 3349020404
Artecultura tel. 02-864.64.093
Gianfranco Rontani
RACCOGLIMENTO , olio su tela, cm. 30x40
7 - 31 ottobre 2014
PATRIARCA
Baci
Alfredo Beltrame Ragazza con mandolino, 1945
Catalogo
a cura di Stefano Cortina
con introduzione
di Flaminio Gualdoni
inaugurazione
giovedì 2 ottobre ore 18
presentazione
di STEFANO CRESPI
ASSOCIAZIONE CULTURALE R. CORTINA
Via Mac Mahon, 14 (Cortile interno n. 7)
20155 MILANO - ITALIA
Tel/Fax 02/33607236 - Cod.Fisc. 97181820156
Orario di apertura:
10-12,30 / 15,30 -19
Chiusura: domenica e lunedì
ARTECULTURA
13
MILENA
MILANI
(Savona 1917- 9 luglio 2013)
L’importante scrittrice, poetessa e
pittrice anche collaboratrice di
Artecultura, ad un anno dalla sua
scomparsa viene ricordata ai lettori che la seguivano per la sua
impareggiabile tenacia quanto
animata sensibilità creativa.
14
Una vita culturale e artistica intensa
quella di Milena Milani che adolescente abitava davanti agli impianti ferroviari sul Letimbro, al civico 6 di Via
Quattro Novembre a Savona, in un edificio all’avanguardia per quei tempi.
Il padre, Tullio Milani, agronomo, era
nato a Livorno. La madre, Anna Antonione, nativa di Dogliani (Cn) che, più
volte ricordava d’essere stata battezzata
Milena poiché, se fosse nata maschio,
sarebbe stata battezzata “Lenin”. A
Savona la Milani frequenta l’Istituto
Magistrale ed a Roma l’Università La
Sapienza. Capitale nella quale ha rapporti persino con Benito Mussolini che
poi s’incrinano quando la Milani, a
Roma, diventa frequentatrice del Gruppo intellettuale alla saletta del Caffè
Aragno. Prende contatti con alcuni studenti guidati da Giuseppe Ungaretti e
Corrado Alvaro, partecipa all’occupazione del quotidiano fascista in via del
Tritone. Nel 1942 incontra, sempre a
Roma, Filippo Tommaso Marinetti che
la nomina “Comandante generale di
tutte le donne futuriste d’Italia”. Ma
per intervento delle SS è costretta a lasciare Roma con un lasciapassare per
Venezia, dove incontra il collezionista
d’arte Carlo Cardazzo che diventerà
il compagno della sua vita fino al 1963.
Ma è l’attività letteraria, pensiamo, che
sia stata il suo maggiore impegno,
come ricorda “La ragazza di nome
Giulio” edito da Longanesi. Un vero
caso letterario, anche processato e poi
assolto con formula piena e la solidarietà di molti intellettuali incominciando da Giuseppe Ungaretti. Lungo e fitto il suo curriculum creativo di scrittrice e di artista che vive gli eventi culturali di tutto il secondo dopoguerra.
A sinistra la serigrafia: “TERRA un
artista per la città” che Artecultura
conserva in Suo vivo ricordo.
Milena Milani, non si dimentica!
Giuseppe Martucci
ARTECULTURA
Remo Brindisi: “Riflessioni 1989”
Tutta l’opera pittorica di Remo Brindisi si caratterizza per
la sua gestualità sia che realizzi dipinti ad olio, tempere,
grafica o bozzetti scultorei, il ritmo della sintesi compositiva
rivela e gestisce quella furia poetica espressionista che anima tutta la manifestazione artistica. La facoltosa natura
creativa presente anche nella riproduzione “Riflessioni” che
pubblica Artecultura, una grafica a colori del 1989 anche
illustrazione di copertina di una silloge poetica. Una grafica nella quale è ben presente quella calligrafia creativa
brindisiana che sollecita la peculiarità dell’opera. Un nucleo facciale in alto che si collega con il volto di colore alla
base, versione di un avanzato pensiero democratico che avversa di principio ogni discriminazione.L’immagine di
un’idea in eco con i nostri difficili giorni. (Marpanoza)
ARTECULTURA
15
Attilio
Attilio Alfieri
Pittore interdisciplinare le cui nature morte espressero una loro particolare attrattiva
E’ risaputo che il noto Maestro Attilio Alfieri
sia stato il pittore dalle variate iniziative espressive, ed è quanto se ne deduce nello spazio delle sue qualificate partecipazioni che vanno dalla Rassegna d’Oltremare di Napoli alla Biennale di Venezia e poi tutta una presenza che lo
vide verso la fine del suo operato artistico in
esposizione per quasi due mesi al Palazzo Reale di Milano.
Ma l’espressionismo figurativo di moderna poetica e di mercato, si pensa che sia stato la tecnica artistica che più abbia avuto incidenza nel
suo operato di pittore d’avanguardia. Un ruolo
artistico nel quale non si può dimenticare l’intuizione informale sia nelle realizzazioni ad
olio che di tecnica grafica che pure annota nel
suo repertorio una lunga ed interessante produzione in cui l’innato poetico annuncia lo stimolo della sua moderna inventiva.
Marpanoza
Sotto nella riproduzione:
NATURA MORTA” 1970, cm. 30x40
16
ARTECULTURA
ARTE-NATURA-STORIA
Lo stimolo intuitivo nell’esperienza cosciente
Nella comune opinione l’esperienza artistica viene assimilata alla sfera
del sogno, dell’immaginazione, al distacco dalla realtà concreta con le sue
innegabili esigenze. Tanto è vero che,
appunto, all’arte viene contrapposta
la scienza che, basata sul metodo dell’osservazione sistematica, dell’esperimento quantificabile e documentabile,
rappresenterebbe per principio un riscontro oggettivo della realtà, della
natura. Un approccio, questo, forse non
del tutto giustificato, che non tiene
conto della natura dell’arte, del come
e perché essa si sia formata e di come
abbia inciso ed ovviamente incida nella vita quotidiana, anche se di questo
condizionamento pochi ne sono avvertiti o pienamente consapevoli.
Innanzittutto l’arte si accompagna
alla vita dell’uomo sin dai tempi più
remoti. In un’epoca in cui ancora non
esistevano la città, lo stato, l’agricoltura, il linguaggio codificato, già l’arte figurativa dava voce ai sentimenti
più intimi dell’uomo, come, allo stesso tempo, rispondeva anche alle sue
esigenze primarie quali per esempio
il procurarsi il cibo per il suo sostentamento. Si pensi in modo particolare,
alle suggestive e straordinarie raffigurazioni di animali, incise o dipinte all’interno di grotte, durante
l’epoca paleolitica, il cui scopo molto
probabilmente era di tipo magico e rituale avente come finalità di assicurare la caccia e la riproduzione della
selvaggina. Ecco quindi come magia
e realtà erano intimamente connesse
in quella lontanissima epoca. L’arte,
insomma, faceva parte integrale della lotta per la sopravvivenza. Oggi
quell’impronta, sia pure sfocata e profondamente mutata, è ancora presente nell’arte contemporanea e ne orienta, almeno nelle sue espressioni più
significative, il cammino. Ma si se volesse aggiungere altri elementi per
connaturare la funzione oggettiva,
tutt’altro che illusoria o consolatoria
che l’arte svolge nel piano dell’esistenza, funzione questa, va ripetuto,
che è indipendente dalle varie posi-
zioni stilistiche, è sufficiente soffermarsi sul fatto che un’opera d’arte,
ancora prima che essere tale, è un
documento storico insostituibile per
comprendere l’uomo, la società, in cui
nacque. Documento insostituibile e attendibile. Infatti, se si volesse, per
esempio, comprendere la storia della
Francia del XVII, ci dicono molto di
più i Pensieri di Pascal, le opere di
Racine, Molier, in quanto in esse si avverte chiaramente la realtà vitale, spirituale della Francia di quell’epoca, e
lo si avverte in maniera molto più efficace e coinvolgente rispetto, per
esempio, ai dispacci degli Intendenti o
alle note dei Ministri. E lo stesso si
potrebbe dire per altre epoche e situazioni. Quindi la stessa distinzione tra
storia e storia dell’arte ha più un’utilità didattica, tecnica, per così dire, rispetto all’effettiva unità tra esperienza
storica ed esperienza artistica. Ne consegue che l’arte sottende a tutti i conflitti che sono propri della storia e delle situazioni che in essa si vengono a
creare. Ma al tempo stesso l’arte li fa
propri secondo le sue specifiche modalità di intervento e di espressione.
Appartiene poi al tempo fare le sue
particolari selezioni, il prevalere, per
esempio, del Barocco rispetto al Realismo e viceversa. Gli stili sono proprio come gli uomini: hanno una nascita, uno sviluppo e poi una loro
estinzione. Fattore questo, su cui ovviamente, non può esserci alcuna
preveggenza o programmazione, tutto avviene spesso per un inesplicabile
concatenarsi di avvenimenti, fenomeni, a volte persino casuali. E pur tuttavia da questo insieme scarsamente
differenziato, convulso, di stimoli, avvenimenti, desideri, passioni, esistenze personali, scaturisce l’unità dell’opera d’arte, lo stile nella sua definita e percepibile configurazione. Una
scultura gotica, un’architettura
futurista, un acquedotto romano, hanno, infatti, dei tratti sostanziali ed
inconfondibili che permettono allo
storico di collocarli nella giusta epoca
e nella giusta prospettiva di indagi-
ne. Ma l’opera d’arte oltre ad essere
parte piena dell’esperienza storica, viene concretamente realizzata in determinate condizioni ambientali, naturali. Ne consegue che l’artista entra in
una personale relazione con queste situazioni, ne viene contagiato ed eventualmente stimolato a nuove forme di
espressione. Gli esempi che si potrebbero citare in proposito sono innumerevoli, si pensi ai pittori impressionisti
ed alla loro particolare relazione con
la campagna francese o con Parigi, il
mondo piccolo di Grizzana nell’Emilia
che però, per Morandi diventa un suo
infinito universo. Si avverte pertanto
benissimo come questa relazione natura-ambiente sia importantissima per
comprendere lo sviluppo di un linguaggio artistico, non solo quando esso presenti chiaramente una identità figurativa, ma anche quando esso si confronta con l’astrazione. Infine sussiste
un‘altra dimensione del linguaggio
estetico che concerne naturalmente la
vita stessa dall’artista sia in riferimento
alla sua dimensione biologica che psicologica. Ogni persona, infatti, ha un
suo particolare modo di convivere con
le sue esperienze interiori, con la struttura stessa del suo corpo e tutto questo
non può naturalmente non rispecchiarsi nell’opera d’arte. Ecco quindi come
la triade STORIA-NATURA-BIOLOGIA viene a determinare la nascita
dell’opera d’arte come realtà unica
ed irripetibile, frutto di specifiche e
determinate condizioni. Ma, superato
il momento della sua nascita, poi l’arte
acquista il suo spazio pubblico, la sua
realtà storica, per la quale viene riconosciuta, apprezzata e discussa.
Da queste premesse possono, forse, scaturire nuove opportunità per
comprendere la realtà artistica sia in
riferimento al passato che per quanto
concerne la situazione presente, lontano da superficiali schematismi o
immotivate distinzioni. (Continua)
Teodosio Martucci
ARTECULTURA
17
L’inaugurazione del Museo del Disarmo a
Cantalupo Ligure accolta d’armoniosa sorpresa che
richiama anche il consenso di sindaci del circostante
territorio. L’inizio culturale di un lungo cammino
che per il prossimo 24 ottobre 2014 - 69° dell’ O.N.U.
ri-programma la Giornata Mondiale Disarmo
Per cui al cospetto di un evento
culturale tanto importante quanto unico
ai nostri inquieti giorni sorge spontanea
e doverosa l’idea di rivolgere qualche
domanda al Sindaco di Cantalupo
18
Ligure, Gian Piero Daglio che con la
consueta franchezza ed ispirazione di
pensiero che lo caratterizza ci risponde.
Domanda
Cosa significa per Lei essere oggi
fiduciario di una Comunità come
Cantalupo Ligure ?
Risposta
Essere Sindaco della mia piccola
comunità significa per me riconoscere
Dal basso di sinistra in senso orario:
Una suggestiva veduta di Cantalupo Ligure, un
particolare del Museo del Disarmo con opere esposte.
Seguono al centro il Sindaco di Cantalupo Ligure,
Gian Piero Daglio, tra il direttore di ARTECULTURA
Giuseppe Martucci e il critico Teodosio, a destra.
Ancora sulla destra seguono un gruppo di visitatori,
l’attiva già Consigliera Fulvia Meinero con Giuseppe
e Teodosio Martucci, a sinistra l’animato Consigliere
Claudio Bergonzi, il Vice Sindaco di Cantalupo Ligure
Teresa Neboli e l’entrata del Museo del Disarmo.
ARTECULTURA
un legame e una responsabilità civile
nei confronti del mio territorio ed
essendo nato in valle è dovere morale
e valore aggiunto alle mie radici. Non
voglio usare espressioni abusate di
“persona al servizio” della collettività
ma lo scopo e lo spirito che mi animano
sono quelli di mettere a disposizione
un po’ di tempo e i miei pochi talenti
per migliorare se possibile il contesto
sociale umano e culturale di questo
territorio marginale.
D. quindi Lei progetta un avvenire
culturale coerente per i nostri giorni
troppo inquieti di rivoluzioni e guerre
che si pongono oltre il senso della
ragione ?
R.
Certo nel nostro piccolo cerco di
far emergere sempre i valori culturali
(nel senso più ampio del termine), le
scelte di fondo, gli obiettivi “strategici”
pur lavorando sulla quotidianità e
nelle difficoltà del presente che tutti i
cittadini incontrano. Quando mi è
possibile cerco di far emergere i valori
profondi, le radici della nostra terra.
Ad esempio quelli di una società
contadina solidale e partecipe, valori
che rischiano di essere coperti dal
sedimentarsi di comportamenti che non
rispecchiano l’autenticità della nostra
storia personale sociale e civile.
Ritengo importante essere attento ed
aperto agli stimoli , senza pre-giudizio
e diffidenze per chi come noi vive in un
ambiente chiuso in un periodo storico
di “inviluppo.” Ecco perché ho colto
positivamente l’occasione che Voi di
ARTECULTURA ci avete offerto;
questa può essere una occasione di
sviluppo culturale e di risveglio umano
e…. poetico se volete). Senza farci
illusioni che possa diventare una
rivoluzione, di sicuro un buon agente
di cambiamento.
Importante è seminare per un futuro
migliore, più consapevole.
Allo stesso tempo il MUSEO DEL
DISARMO fa partecipare il nostro
piccolo comune alla riflessione che il
mondo sta facendo e che dovrebbe
“agire” con più determinazione sul
tema universale della PACE.
In questo modo il nostro isolamento si
riduce e siamo in qualche modo
partecipi della parte più viva ed umana
della storia del pensiero della nostra
epoca.
D.
L’auspicio che le Sue riflessioni per
l’avvenire incontrino la loro buona
finalità di realizzazione
R.
Certo alle idee occorre dare gambe
per camminare; ma non possiamo che
essere ottimisti lo dobbiamo a tutti
coloro che credono nel nostro territorio, ai nostri figli e le risorse umane
ci sono. Dobbiamo farle incontrare. Il
Museo del Disarmo può essere
l’occasione per una scintilla che
rimetta in corsa un nuovo umanesimo
in cui Cantalupo farà la sua parte.
Quindi confidiamo di poter realizzare
iniziative che confermino la nostra
determinazione a procedere su questa
strada che Giuseppe e Teodosio
Martucci ci hanno dato la sicurezza
della sua percorribilità risvegliando
in tutti nuovi entusiasmi.
GRAZIE A TUTTI VOI
Cantalupo Ligure 23 agosto 2014
Al plaudente pensiero, che incontra la
piena convergenza ideale della rivista
ARTECULTURA, non possiamo che
essere grati e riconoscenti per una
sempre piu crescente collaborazione
ai fini di vivificare al profondo del
desiderio umano quella naturalezza di
vita che l’intelligenza ed il cuore nella
loro profondità domandano.
Trattasi, dunque, di un problema
culturale che si richiama al remoto
quanto al presente dell’uomo, della sua
vita, sempre ansiosa di raggiungere
quell’equilibrio di pace che purtroppo
tuttora manca. È risaputo che dallo
scaglio della prima pietra la società
umana sia giunta al terrificante della
bomba atomica che mozza ogni fiato di
una qualsiasi pur debole speranza per
la quotidianitá della nostra vita.
Il punto di vista per il quale l’idea e la
realizzazione, di rendere sensibile la
funzione di un Museo del Disarmo a
Cantalupo Ligure, si pensa che sia la
strada maestra per affrontare alle radici
del suo incaglio una Cultura per la pace
capace di realizzarsi oltre i confini
degli attuali attriti che la rendono
inefficace tra gli odierni stati. Un Museo
del Disarmo che viene a realizzarsi per
la singolare sensibilità del Sindaco
Daglio e dei suoi collaboratori tra cui i
Consiglieri Comunali Cesare Bergonzi, Fulvia Meinero e il Vice
Sindaco, Teresa Neboli. Così l’auspicio
che negli ottomila o piu comuni d’Italia
si possano culturalmente realizzare tanti
corrispettivi Musei del Disarmo.
Potrebbe significare la via determinante
affinché la pace sopraggiunga con il
Disarmo in Italia e nel mondo. Questo
perché ARTECULTURA ha sempre
sostenuto di suo principio umano che
fintanto che socialmente vi sarà un
fucile si ripeterá l’orrore della guerra
come in questi pericolosi momenti
sociali si constata con l’immane
pericolo che l’uomo possa essere
annientato dalle possibilità vicine di
un terzo conflitto mondiale, ovvero
storicamente, a precisare, di un secondo
conflitto mondiale mai effettivamente
poi terminato.
Sono momenti, questi, che le iniziative,
come quella di ARTECULTURA in
stretta collaborazione con il Comune
di Cantalupo Ligure, originano da
sensibilità intuitive particolari, a dirsi,
un’avanguardia degli eventi che la
coscienza della persona respinge ma
che deviate decisioni sociali avverano
poi nella sventura, di cui, per concludere, si direbbe che piangere il morto
sono lacrime perse. L’invito pertanto a
visitare il Museo del Disarmo di
Cantalupo Ligure che per le sue attività
culturali già programma per il 24 ottobre
prossimo 69novesimo della nascita
dellO.N.U., un importante convegno
sulla GIORNATA MONDIALE DEL
DISARMO. Per cui si ringrazia il
Comune di Cantalupo Ligure per la
sensibilità alla collaborazione.
Giuseppe Martucci
ARTECULTURA
19
LA COLLEZIONE BRUSON
Pittura italiana XIX-XX sec.
Parma, Fondazione Cariparma
28 settembre 2014 - 25 gennaio 2015
Il giorno 28 maggio 2014 un atto notarile
controfirmato dalle parti ha sancito l’avvenuta donazione, da parte di Renato e Tita
Bruson, della collezione d’arte di loro proprietà alla Fondazione Cariparma, collezione che verrà collocata nei locali della
Fondazione che ha sede nel Palazzo Bossi
Bocchi, nel cuore della storica città.
La Collezione Renato Bruson è stata già
trasferita nella sede della Fondazione, nei
prossimi mesi sarà fatta oggetto di accurata catalogazione e indagine storica da
Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, incaricati dalla Fondazione di curare il catalogo della mostra temporanea che verrà allestita per il pubblico fino a tutto il 2014,
dopo di ché la Donazione Renato Bruson
sarà definitivamente collocata nelle sale
dei piani superiori. La collezione di Renato e Tita Bruson è il frutto di costante e
appassionata ricerca che ha permesso di
creare dal nulla un corpus che negli anni
si è arricchito sempre più mediante acquisti mirati e selezionati secondo una precisa direzione di scelta nell’ambito dell’arte
pittorica italiana a cavallo tra il XIX e il
XX secolo.La donazione comprende settanta opere; vi figurano importanti firme, ad
esempio Giovanni Boldini (ben quattordici sono le opere del maestro ferrarese in
collezione), Francesco Paolo Michetti,
Giovanni Segantini, Pompeo Mariani; figurano anche nella collezione grandi
macchiaioli toscani (Giovanni Fattori è
presente con quattro opere), poi Silvestro
Lega, Telemaco Signorini, Niccolò Cannicci e importanti vedutisti veneti: i fratelli Guglielmo e Beppe Ciardi, Pietro
Galter e Pietro Fragiacomo, Leonardo
Bazzaro, Italico Brass e Ettore Tito.
Marpanoza
Info 0521 53 2112
Ettore Tito, Azzurri, Olio su tela, cm. 85 x 50
4 DAME PER I POLLAIOLO
Milano, Museo Poldi Pezzoli
7 novembre 2014 - 16 febbraio 2015
La mostra dedicata ai fratelli Pollaiolo, una
delle più importanti mostre realizzate, con
il sostegno di Fondazione Bracco, nella storia del Museo Poldi Pezzoli, vedrà riuniti
e messi a confronto, per la prima volta nella loro storia, tutti i quattro bellissimi ritratti femminili riferibili alla mano di Antonio e di Piero del Pollaiolo, grazie ai prestiti straordinari della Gemäldegalerie di
Berlino, del Metropolitan Museum of Art
di New York e della Galleria degli Uffizi
di Firenze. Protagonista, con quelli delle
altre tre signore, il celebre e affascinante
Ritratto di dama, fra i maggiori capolavori
della ritrattistica fiorentina della seconda
Ritratto, Museo degli Uffizi di Firenze
20
ARTECULTURA
metà del Quattrocento e assurto a simbolo
stesso del museo milanese, che dal 25 luglio ritorna nella sua sede dopo la trasferta
giapponese.
L’esposizione presenta inoltre una serie di
dipinti, sculture, disegni, incisioni, oreficerie e ricami di grande qualità, a testimonianza dell’ampiezza e della complessità
del talento di Antonio del Pollaiolo e della
sua bottega. I temi dell’alto artigianato,
dell’eccellenza del made in Italy e del femminile saranno il corollario dell’esposizione, che vuole appassionare un pubblico
nazionale e internazionale anche in vista
di Expo 2015. Il Museo coinvolgerà le istituzioni milanesi in un progetto comune,
attraverso la creazione di percorsi declina-
Ritratto, New York, Metropolitan Museum
ti su temi condivisi come quello della bellezza e grazie alla determinante collaborazione con il Comune di Milano, che metterà a disposizione spazi della città per eventi
speciali rivolti a tutto il pubblico. In questo progetto sono inoltre partner del Poldi
Pezzoli: l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il Museo del Louvre di Parigi, la
National Gallery di Londra e il Museo
Nazionale del Bargello di Firenze. Date la
spettacolarità e la straordinarietà del progetto, il Museo è ancora disponibile ad accogliere altri partner che volessero affiancarsi nel sostegno a questa eccezionale
esposizione. Una rassegna di suggestiva
tensione culturale e psicologica.
Info 02 794 889
Ritratto del Poldi Pezzoli di Milano
Ritratto, Gemaldegalerie, Berlino
“LA CLEMENZA DI TITO”: MOLTO
PER QUASI TUTTI, TROPPO POCO
PER MOZART
Morto Giuseppe II d’Austria, l’imperatore “illuminato” figlio di Maria Teresa e amante della musica (sì, insomma, quello che si vede nel film
“Amadeus”), Mozart ricevette l’incarico di comporre un’opera per celebrare l’incoronazione a re di Boemia del
nuovo imperatore Leopoldo II, fratello
del defunto.
Nonostante stesse scrivendo “Il flauto
magico”, Mozart accettò di buon grado, forse spinto anche dal puntiglio di
mettere mano a un incarico che in un
primo momento era stato affidato a
Salieri. Il problema stava nella scelta
del soggetto. Terminata la formidabile e irripetibile collaborazione con il
re dei librettisti, cioè con Lorenzo Da
Ponte, Mozart ripiegò su un vecchio
libretto di Metastasio, prestigioso sì,
ma talmente datato da richiedere una
robusta revisione da parte di Valentino
Mazzolà.
Ecco così, dopo quella di Gluck (1752),
vedere sotto la luce alquanto fioca dei
palcoscenici di allora una nuova “La
clemenza di Tito” (1791), scritta ovviamente a tempo di record. E qua
occorre intendersi: premesso che non
si possono ritenere banali le opere giovanili di Mozart visto il loro buon livello, il compositore salisburghese,
dopo il noioso “Idomeneo” e il brioso
ma non eccezionale “Il ratto del
serraglio”, sarebbe stato ugualmente
considerato il genio della musica che
conosciamo, ma non un grande operista, non ci fossero stati tre capolavori quali “Le nozze di Figaro”, “Don
Giovanni” e “Così fan tutte”, ovviamente su libretto di Da Ponte.
Confermare tali risultati si è però rivelato arduo per un autore dalla salute
sempre più cagionevole (di lì a tre mesi
sarebbe morto), distratto dal pasticcio
para-massonico del libretto de “Il flauto
magico”, e con il di più di un Requiem
lasciato infatti incompiuto.
“La clemenza di Tito” è
quindi nata in condizioni
non ottimali, e ne ha risentito. Le vicende legate all’ascesa al trono di Tito,
figlio di Vespasiano, si susseguono in un equivoco di
passioni che stravolgono
amori e amicizie. Il nuovo
imperatore deve, per la
ragion di stato, abbandonare l’amata Berenice, principessa ebrea vittima antelitteram della “sindrome di
Stoccolma”, visto che proprio Tito aveva distrutto
Gerusalemme e disperso il
suo popolo. Sempre per
ragion di stato dovrà inoltre sposare una donna degna del suo lignaggio, ma
la prescelta, Servilia, è sentimentalmente legata ad
Annio, e Tito sa con generosità farsene una ragione
e benedire il loro amore.
Decide perciò di sposare la
nobile Vitellia, che però,
sconvolta per non essere stata la
prescelta, già aveva armato la mano del
proprio spasimante Sesto per fargli uccidere l’imperatore, e ormai non riesce a fermare l’innamorato sicario, che
assassina un senatore scambiandolo per
Tito e incendia il Campidoglio. Insomma il solito guazzabuglio operistico,
lontanissimo dalle linearità e dalle
finezze dapontiane, con un finale
salvifico in cui Tito perdona tutti e si
appresta a regnare per i pochi anni che
la sorte gli ha riservato.
Il problema è che Mozart con questa
composizione è regredito fino alle
strutture tipiche del barocco più tradizionale, i troppi recitativi a far da cornice a una musica certo di alto livello,
L’Imperatore Romano Tito
ma con un che di scontato che tradisce
i limiti dell’ispirazione. L’opera è in
ogni caso godibile e, dimenticando il
nome del compositore, la si può ancora apprezzare. Ne esiste una raffinata
versione in DVD ambientata fra le Terme di Caracalla, la Villa di Adriano e
il Foro, con la strepitosa Tatiana
Troyanos nel ruolo di Sesto e la pin-up
soprano Carol Neblett nei panni di una
bella da vedere, ma alquanto ingolata
Vitellia, e non si può che consigliarla,
non fosse altro che per confermare o
smentire quanto sopra affermato.
Giovanni Chiara
ARTECULTURA
21
Giovanni Segantini, TRITTICO DELLE ALPI: LA NATURA
Luigi Russolo, LO STESSO PAESAGGIO AI PRIMI
RAGGI DI SOLE, 1940, olio su tavola
Ascona, Museo d’Arte Comunale
14 settembre - 7 dicembre 2014
La mostra sarà in grado di offrire
un’ampia panoramica dell’attività e
del pensiero russoliano. Una particolare, quanto inedita, attenzione sarà
riservata alla produzione pittorica degli anni quaranta, trascorsi a Cerro
di Laveno sul lago Maggiore. Tale produzione, definita dall’artista stesso
“classico-moderna” - dopo il suo incontro a Parigi avvenuto alla fine degli anni venti con il magnetista teosofo
Guido Torre - può essere meglio compresa alla luce dei presupposti filosofici che ne hanno consentito la nasci-
Luigi Russolo
UN RAZIONALE
E SENSITIVO
MONDO
ta e lo sviluppo. Fanno parte di questo percorso di analisi, le letture di
Russolo, le sue riflessioni espresse nel
trattato Al di là della materia di cui i
Diari, recentemente ritrovati, forniscono un interessante laboratorio di preparazione. La mostra evidenzierà la
continuità piuttosto che le fratture nell’opera di Luigi Russolo: la spiritualità nell’arte accompagnerà l’artista
in tutta la sua evoluzione creativa,
dalla prima suggestione simbolista al
momento proto-futurista, ad alcuni
aspetti della teorizzazione futurista,
alla tematica cosmica, fino ai pacificati dipinti “classico-moderni”.
Aoristias
Info www.museoascona.ch
22
ARTECULTURA
Giovanni Segantini
LA POESIA DELLA NATURA
Milano, Palazzo Reale
18 settembre 2014 - 18 gennaio 2015
Artista di straordinaria notorietà in
vita, dimenticato e poi riscoperto dalla
critica nostrana e internazionale in
varie fasi del Novecento, Giovanni
Segantini è il protagonista della grande mostra antologica prodotta per l’imminente autunno da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Skira
editore e Fondazione Antonio Mazzotta. Curata da Annie-Paule Quinsac,
autrice del catalogo ragionato, maggior
esperta di Segantini, a cui ha dedicato
quasi mezzo secolo di studi e otto mostre in tutto il mondo, in collaborazione con Diana Segantini, che del bisnonno si occupa con entusiasmo da
alcuni anni, la mostra presenta per la
prima volta a Milano 120 opere da
importanti musei e collezioni private
europee e statunitensi, divise in otto
sezioni, ciascuna dedicata ad un aspetto
dell’arte di Segantini e rappresentata
da alcuni dei maggiori capolavori del
grande artista, di cui molti mai esposti
in Italia o esposti oltre un secolo fa.
Scopo della rassegna è offrire al grande pubblico e agli studiosi la panoramica più completa dell’opera di
Segantini e farlo così scoprire, o
riscoprire, nella sua straordinaria arte.
Milano è centrale nella breve e intensa
vicenda dell’artista che, nato ad Arco
di Trento nel 1858, muore appena
quarantunenne nel 1899 in Engadina,
lontano dall’Italia a cui aveva chiesto
per anni, senza successo, il passapor-
to. A Milano arriva nel 1865 a sette
anni e se ne andrà nel 1881 per trasferirsi prima in Brianza e in seguito in
Engadina. Vi resta dunque diciassette
anni, fondamentali per lo sviluppo della sua carriera artistica e per la sua fortuna mercantile. Milano rimarrà il fulcro della parabola segantiniana, la perenne finestra sul mondo dell’arte.
Milano è infatti il luogo dove Segantini
preferisce esporre; dove ha sede la galleria Grubicy che, tramite Vittore prima ed Alberto poi, lo sostiene e introduce alla borghesia illuminata lombarda, facendogli conoscere, attraverso
pubblicazioni e riproduzioni, la maggiore arte contemporanea europea da
Millet, cui sarà spesso accostato, alla
Scuola di Barbizon sino a quella olandese; a Milano assimila le nuove tendenze artistiche, dapprima la suggestiva Scapigliatura, poi il Divisionismo,
di cui sarà considerato il corifeo, sino
al Simbolismo, che rielaborerà in modo
personalissimo e visionario. Tuttavia
alla città stessa Segantini dedica pochi
paesaggi, tutti presenti in mostra. La
mostra di Milano a Palazzo Reale vuole
rendere omaggio a uno dei maggiori
artisti europei del secondo Ottocento
che “in meno di vent’anni di attività
ha espresso – conclude Quinsac – tutte
le angosce e i fermenti della sua epoca
in un linguaggio che, teso tra innovazione e tradizione, risulta di una forza
senza ulteriori esempi”.
Info 02 0202
Lissone, MAC - Museo d’Arte Contem.
Sino al 21 dicembre 2014
Nuove opere e interventi installativi
studiati appositamente per il MAC di
Lissone arricchiscono il secondo appuntamento de Il collasso dell’entropia. L’obiettivo è quello di trasformare tutto il museo in superficie
espositiva, ossia in uno spazio in cui i
fruitori possano fare esperienza dell’intero complesso architettonico. Dal
mese di febbraio, una ricca e variegata proposta di opere ha iniziato a trasformare il museo in un grande contenitore. Alle opere di vari artisti come
Arruzzo, Carboni, Coser, Consani, Dal
Molin, Dall’O, Gligorov, Grassino,
Hernández, Eškinja, Gilberti, Kehrer,
Mazzonelli, Persiani, Sal, Serusi,
Spanghero, Spinelli e Termini si affiancano ora quelle di una dozzina di altri
COLLASSO
DELL’ENTROPIA
autori. Tra gli interventi site-specific
si segnalano quelli di Oppy De Bernardo, Mirko Canesi, Matteo Bergamasco, Fabrizio Prevedello e
Andreco. De Bernardo, ripropone la
bella installazione Scacciapensieri
esposta al Museo Cantonale d’Arte di
Lugano e qui riadattata per gli spazi
del MAC; il progetto affronta in modo
obliquo il tema della morte che affligge la nostra società e tutta la cultura
occidentale. Canesi interviene sulle
foglie e sui fusti di alcune piante d’appartamento generando un’ibridazione
che sposa le dinamiche della Green Art
e della Viral Art. Sfruttando un interstizio del museo, Bergamasco ha deciso di “occultare” un grande quadro
effigiante una stanza contenente un
grande arazzo di alberi e uccelli che
potrà essere visto spiando da un foro
praticato su un pannello. Già presente con una video-installazione alla prima inaugurazione della rassegna,
Prevedello si riappropria dello spazio
a lui assegnato per realizzare un inedito ambiente scultoreo.Ispirandosi
all'energia potenziale, Andreco ha dipinto una serie di macigni che suggeriscono un senso di instabilità (l'irregolare sovrapposizione dei massi suggerisce una “tensione” dovuta all'equilibrio precario della struttura e
della posizione statica degli elementi
che la compongono). Info 039 7397 368
FONTANA - VASARELY
DUE MONDI A CONFRONTO
Lucio Fontana, Concetto Spaziale Natura 1959-1960
Victor Vasarely, Scultura alla Stazione di Budapest
Acri (Cs) / Museo MACA
12 luglio - 19 ottobre 2014
Il MACA di Acri/Cosenza ospita una
mostra dall’importante valenza culturale, che si pone l’obiettivo di gettar
luce su due figure di assoluto primo
piano del panorama artistico internazionale della seconda metà del Novecento – Lucio Fontana e Victor Vasarely
–, intendendoli quali maestri e fonti di
ispirazione di molti dei nomi che hanno animato Parigi, Milano e Venezia,
le capitali dell’arte europea tra gli anni
Cinquanta e Sessanta. Attraverso una
collezione di circa settanta opere, la
mostra, a cura di Valmore Zordan, rende omaggio a due rivoluzionari interpreti, in ambito artistico e culturale, del
desiderio di cambiamento derivante
dalle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e dalle nuove esplorazioni
spaziali che hanno animato l’Occidente
e il mondo intero in seguito alla fine
della Seconda Guerra Mondiale.
« La grandezza delle idee di Fontana e
Vasarely – scrive la curatrice –, di origini lontanissime l’uno dall’altro –
argentino il primo e ungherese il secondo –, ma accomunati dal viaggio
verso i centri nevralgici dell’arte occidentale – Milano e Parigi –, è riuscita
a influenzare molti giovani artisti, che
pur dimostrando la propria originalità
hanno espresso nelle loro opere le idee
formative dei due grandi maestri ».La
visione poetica di Fontana esercita una
fortissima influenza negli ambienti
dell’arte sia con lo Spazialismo, così
come concepito nei vari manifesti (tra
cui: Manifesto Blanco, Buenos Aires
1946; Manifesto dell'Arte Spaziale,
Milano 1951; Movimento Spaziale per
la Televisione, Milano 1952), sia su
artisti come Manzoni, Castellani,
fondatori di Azimuth. La Op Art di
Vasarely, la cui mostra a Buenos Aires
del 1958 entusiasma molti artisti
sudamericani, determina il trasferimento a Parigi di questi giovani artisti
che frequentano attivamente il grande
maestro seguendo, assieme a molti altri colleghi francesi, i dictat dell'arte
ottico-cinetica.
Spazialismo ed arte cinetica costituiscono, pertanto, due aspetti fondamentali della ricerca artistica del XX secolo che, sia pure da punti di vista differenti, si aprono al confronto con il
mondo della scienza e della tecnica.
Di conseguenza la tradizionale concezione romantica dell’arte, giunta con
l’informale alle sue estreme possibilità, viene abbandonata. L’arte, allora,
diventa metodo, razionalità (Vasarely)
oppure empirica sperimetazione dello
spazio, del vuoto (Fontana). Da qui
nuovi orizzonti si offrono alla ricerca
estetica, con l’opportunità di nuove e
stimolanti riflessioni.
Artisti in mostra: I maestri: Victor
Vasarely e Lucio Fontana. Area di influenza di Vasarely: Martha Boto,
Enrique Careaga, Hugo Demarco,
Horacio Garcia Rossi, Francesco Guerrieri, Julio Le Parc, Dario Perez-Flores,
Francisco Sobrino, Jesus Raphael Soto,
Joël Stein, Gregorio Vardanega, Yvaral.
Area di influenza di Fontana: spazialismo veneto (Edmondo Bacci, Mario Deluigi, Ennio Finzi, Luciano
Gaspari, Bruna Gasparini, Virgilio
Guidi, Riccardo Licata, Gino Morandis, Saverio Rampin, Vinicio
Vianello); spazialismo lombardo (Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa,
Enrico Donati, Gianni Dova, Cesare
Peverelli, Emilio Scanavino).
ARTECULTURA
23
La Biennale Internazionale di Antiqua-
riato di Roma, prevista a Palazzo Venezia dal 1° al 6 Ottobre e giunta alla
sua nona edizione, inserendosi nel periodo della presidenza italiana del semestre europeo, si presenta in una veste tutta nuova che si focalizza su alcuni precisi punti cardine: eccellenza,
internazionalizzazione, innovazione.
La novità più importante rispetto alle
edizioni precedenti è sicuramente una
selezione molto più rigida di espositori
ed opere per assicurare ai visitatori
una mostra di qualità elevatissima caratterizzata da oggetti rari e ricercati,
adatti a collezionisti e antiquari più
esigenti. L’allestimento si adatterà a
questa nuova filosofia concedendo agli
espositori spazi più ampi che permettono di dare la giusta importanza ad
BIENNALE
ANTIQUARIATO
DI ROMA
ogni opera esposta. La Biennale vuole anche garantire ai propri espositori
un pubblico capace di apprezzare l’eccellenza della mostra e per questo ha
deciso di allargare i propri orizzonti
in ambito internazionale coinvolgendo, attraverso inviti diretti e azioni di
comunicazione mirate, un target di alto
profilo proveniente da tutta Europa e
dai principali mercati extra-europei.
In quest’ottica, inoltre, l’organizzazione della Biennale si sta già muovendo
per assicurare il certificato di libera
circolazione alle opere in mostra già
prima dell’apertura del 1° Ottobre,
comportando così maggiore semplificazione all’acquisto delle opere da
parte della clientela estera.
Grande spazio verrà dedicato all’innovazione tecnologica: il rinnovato
sito web si affianca all’attivazione di
una app realizzata ad hoc per la Biennale che, attraverso un sistema di QR
code, renderà accessibile da telefonino, tablet e pc, in mostra ed online,
tutte le informazioni relative a ciascuna opera esposta. Una novità assoluta in Italia, frutto della collaborazione con ArtNetWorth.
La Biennale di Antiquariato avrà nuovamente luogo nella splendida sede di
Palazzo Venezia scelto per la preziosità dei suoi interni. Info 049 93 01 038
24
ARTECULTURA
1915-2015
CENTENARIO DI BURRI
Iniziative, mostre, incontri
Il 12 marzo 1915, a Città di Castello,
nasceva Alberto Burri. Il Centenario
della sua nascita è occasione per un
ampio programma di iniziative che in
diverse sedi italiane, europee e negli
Stati Uniti ricorderanno il grande Maestro. Tra i momenti di maggior rilievo, la retrospettiva al prestigioso
Guggenheim Museum di New York,
che sarà successivamente riallestita in
Germania e in Italia; un originale e
simbolico momento celebrativo nella
sua Città di Castello costituito da un
convegno di studi e dal Summit internazionale degli Artisti; il restauro e
completamento del Cretto di Gibellina
accompagnati da una mostra palermitana al Riso; la ricostruzione a Milano
del Teatro Continuo nel bel Parco
Sempione; la pubblicazione del Catalogo Generale del Maestro e la lavorazione di un film a lui dedicato, oltre a
momenti di approfondimento e confronto tra Burri e altri due grandi maestri dell’Alta Valle del Tevere: Piero
della Francesca e Luca Signorelli.
Le iniziative sono state messe a punto
dalla Fondazione Palazzo Albizzini
Collezione Burri, presieduta dal prof.
Bruno Corà, con sede a Città di Castello e si concretizzeranno grazie alla
collaborazione di diversi Enti locali, tra
cui la Regione Umbria, la Provincia di
Perugia, il Comune e la Fondazione
Cassa di Risparmio di Città di Castello, partner italiani e internazionali,
sotto l’egida del Ministero dei beni e
delle attività culturali e del turismo.
(Legge 14.04.2014, n. 63 Disposizioni per la celebrazione del centenario
della nascita di Alberto Burri).
Tutte le attività previste hanno lo scopo – come ha dichiarato Corà – di “far
conoscere meglio l'opera e il contesto
culturale entro cui Burri l'ha concepita e realizzata incidendo sull'arte contemporanea del XX secolo e oltre”.Il
programma definitivo è già preciso nei
suoi appuntamenti di maggior rilievo,
promossi, gestiti o stimolati dalla Fondazione. Ad essi andranno a aggiungersi molte iniziative che soggetti diversi, in Italia ma anche all’estero,
stanno mettendo autonomamente a
punto per ricordare Burri nel suo primo centenario.
Epicentro ideale delle iniziative sarà,
naturalmente, Città di Castello dove la
Alberto Burri al lavoro, 1977
(Foto di Aurelio Amendola)
Fondazione ha sede e dove il Museo
voluto dal maestro conserva e propone
molte delle sue opere di maggior rilievo: momenti di approfondimento, attività didattiche, aperture straordinarie e diverse altre iniziative rivolte al
territorio ma anche al turismo culturale sono previste da ora fino alla primavera del 2016, dando vita a quello che
già viene denominato l' “anno lungo”
di Burri.Nel decimo anniversario della scomparsa (2005), sono le Scuderie
del Quirinale a rendere omaggio al
grande Maestro italiano, con una mostra volta a testimoniare come la sua
opera abbia dato un profondo contributo all'arte del XX secolo in ambito
internazionale. La mostra intitolata
"Burri. Gli artisti e la materia", a cura
di Maurizio Calvesi e Italo Tomassoni,
realizza un interessante confronto fra
grandi e ospita tra gli altri opere di
Robert Rauschenberg (probabilmente
influenzato dal Maestro italiano in alcune composizioni degli anni sessanta
e '70), Antoni Tàpies, Lucio Fontana,
Afro Basaldella, Joseph Beuys, Piero
Manzoni, Anselm Kiefer, Damien Hirst
etc. Info www.studioesseci.net
Aoristias
L'AUTODIDATTA NELLA STORIA
Personaggi, avventure, intuizioni
« L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I
fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la
figura di mandare avanti l'Italia sono i
furbi, che non fanno nulla, spendono e se
la godono »
(da Codice della vita italiana, capitolo I,
"Dei furbi e dei fessi")
Nato "per caso" (come amava dire) a
Perugia da genitori senesi, Prezzolini si trova, dato il mestiere del padre Luigi (rivestiva la carica di prefetto), a spostarsi di
città in città. Persa la madre, Elena
Pianigiani, ad appena tre anni, Prezzolini
cresce studiando privatamente nella fornita biblioteca del padre. Nel 1899 abbandona gli studi liceali; a Firenze conosce Giovanni Papini, da cui lo separa un solo anno
di età. Nasce una duratura amicizia. L'anno seguente Prezzolini perde il padre. Tra
il 1900 e il 1905 compie numerosi viaggi
in Francia; perfeziona il francese a
Grenoble. Nel 1903, ad appena 21 anni,
inizia l'attività di giornalista ed editore:
assieme a Papini fonda a Firenze la rivista
culturale Leonardo, pubblicata fino al 1908.
Collabora a Il Regno (1903-1906). Nel
1904 scrive la Prefazione-Manifesto della
nuova rivista Hermes di Enrico Corradini.
In questo periodo pubblica i suoi primi
scritti e conosce Benedetto Croce, che influenza profondamente il suo pensiero. Nel
1905 si sposa con la milanese Dolores
Faconti e si trasferisce a Perugia. Successivamente trascorre alcuni periodi a Parigi, dove entra in contatto con alcuni grandi
uomini della cultura francese del tempo,
fra cui Georges Sorel ed Henri Bergson.
Tornato in Italia, nel 1908 fonda La Voce,
rivista da lui diretta fino al dicembre 1913,
e che durante il suo periodo di esistenza
(verrà pubblicata fino al 1916) spazierà su
temi legati alla letteratura, politica e società.
Nel 1914 lascia la direzione de La Voce e
si trasferisce a Roma, dove lavora come
corrispondente de Il Popolo d'Italia (all'epoca foglio socialista). Nel 1915, nell'imminenza della nascita del secondo figlio, Giuliano, ritorna a Firenze. Dirige La Voce.
Svolge l'incarico di istruttore delle truppe.
Dopo la disfatta di Caporetto fa domanda
PREZZOLINI
Lo scrittore Giuseppe Prezzolini
per andare al fronte. Nel 1918 è con gli
arditi sul monte Grappa e sul Piave. Al termine del conflitto ricopre il grado di capitano del Regio Esercito. Nel 1919 fonda a
Roma la «Società Anonima Editrice "La
Voce"», con annesso l'Istituto Bibliografico
Italiano, struttura di consulenza biografica
e editoriale. Nel settembre 1922 (siamo a
un mese dalla marcia su Roma), Prezzolini
scrive una lettera, pubblicata su La Rivoluzione liberale (n. 28, 28 settembre 1922),
avanzando l'ipotesi di una Società degli
Apoti, cioè di individui liberi, raggruppati
tra loro, che non parteggiano, che vogliono
differenziarsi dalla vita e dalla malavita
pubblica contemporanea per poter valutare l'attualità politica e la cronaca contingente con chiarezza e imparzialità.
Ne nacque un dibattito che coinvolse anche Piero Gobetti (direttore della rivista) e
don Luigi Sturzo. Il 28 ottobre il fascismo
prende il potere in Italia. Nel 1923
Prezzolini compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti, chiamato per un corso estivo alla Columbia University di New York.
Nel 1925 è nominato rappresentante per
l'Italia presso un'istituzione culturale,
l'«Istituto Internazionale della Cooperazione Intellettuale», emanazione della Società delle Nazioni (l'antesignana dell'ONU),
nonostante il parere contrario del governo
fascista, e si trasferisce a Parigi con la famiglia. Nell'estate del 1927 ritorna alla
Columbia University per altri corsi. Nel
1929 ottiene un incarico annuale presso
l'università americana e si trasferisce da
Parigi a New York con la famiglia. Assu-
me la direzione della Casa Italiana alla
Columbia University. Tornerà in Europa
ogni estate fino al 1938 (Nel 1936 trascorre un anno sabbatico in Italia). Frutto del
suo lavoro di ricerca sarà il Repertorio
bibliografico della storia e della critica della letteratura italiana dal 1903 al 1942, pubblicato nel 1946. Nel gennaio 1940 diventa cittadino americano e dà le dimissioni
da direttore della Casa Italiana. Continua
ad insegnare alla Columbia University. Nel
1948 l'ateneo newyorchese lo nomina «professore emerito» di italianistica. Nel frattempo ha avviato collaborazioni con alcuni giornali italiani.
Fin dal dicembre 1945 scrive sul quotidiano romano Il Tempo. Nel 1950 è uno dei
primi collaboratori del nuovo periodico Il
Borghese, di Leo Longanesi. Nel 1955 torna in Italia per allacciare rapporti con i
quotidiani La Nazione e il Resto del
Carlino, e soprattutto con case editrici, ai
fini della pubblicazione delle sue opere
nella penisola. Nel 1962 muore la prima
moglie. Si risposa con Gioconda ("Jackie")
Savini e lascia definitivamente gli Stati
Uniti dopo oltre 25 anni di permanenza.
Torna in Italia e si stabilisce a Vietri sul
Mare, sulla costiera amalfitana.
Si trasferisce nel 1968 a Lugano, in Svizzera. Nel 1981 muore la seconda moglie. Il
27 gennaio 1982 Prezzolini compie cent'anni. Muore il 14 luglio dello stesso anno.
Tra le sue opere maggiori: i memoriali
Dopo Caporetto (1919) e Vittorio Veneto
(1920); diversi saggi, come La cultura italiana (scritto con Giovanni Papini, 1906) e
le opere del periodo americano (America
in pantofole, 1950; L'italiano inutile, 1953)
e il Manifesto dei conservatori e le quattro biografie su Giovanni Papini, Benito
Mussolini, Giovanni Amendola e Benedetto Croce. Il suo archivio ed epistolario è
stato donato alla Biblioteca cantonale di
Lugano, dove è tuttora conservato.
Bibliografia:Rossi, Ernesto. Giuseppe Prezzolini
: uomo senza pregiudizi. Firenze, La nuova Italia, 1962; Sangiuliano, Gennaro. Giuseppe
Prezzolini: l'anarchico conservatore. Milano,
Mursia, 2008
ARTECULTURA
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Nei luoghi dell’immagine
a cura di Aoristias
ARS AEVI PROGRESS
Al Museo Pecci di Milano le opere di
Vahram Aghasyan, Marco Bagnoli, Maja
Bajevic, Bizhan Bassiri, IRWIN, Dean
Jokanovic Toumin, Joseph Kosuth, Jannis
Kounellis, Felice Levini, Michelangelo
Pistoletto, Remo Salvadori, Ilija Soskic e
il disegno di Renzo Piano per la nuova sede
del Museo ARS AEVI a Sarajevo, compongono un nuovo capitolo della storia
esaltante e travagliata di questa straordinaria impresa culturale, sviluppata sotto
l'egida dell'UNESCO per risvegliare le
coscienze e dare l'avvio ad una civiltà del
confronto e del dialogo nella città simbolo di numerose guerre dei Balcani dall'inizio alla fine del XX secolo. Sino al 13 settembre 2014. Info 0574 531 828
LOPEZ GARCIA - CARAVAGGIO
Definito come “il più grande dei pittori
realisti” da Robert Hughes nel “New York
Times” o semplicemente “il più grande
artista vivente” da Vittorio Sgarbi- e individuato giovanissimo dal critico Giovanni
Testori-Antonio López García ha dichiarato recentemente che “siamo nel crepuscolo. Gli Dèi sono andati via” rivendicando la grandezza che solo l’essere umano può dimostrare nella quotidianità. La
Cena rappresenta un momento della vita
quotidiana ed è occasione per rivendicare
il diritto a raccontare la vita così come ci
è donata, nell’incessante trasformarsi della
materia che impedisce all’artista di terminare l’opera. Grazie ad un inedito allestimento che vede La Cena di López
García di fronte alla Cena in Emmaus di
Caravaggio, il pubblico ha assistito a un
dialogo senza precedenti tra due Maestri
della realtà, a partire da un soggetto
iconografico caro anche all’Expo 2015.
L’esposizione si è conclusa lo scorso 7
settembre. Milano, Pinacoteca di Brera.
Info 02 722 631
YANN ARTHUS BERTRAND
La mostra è un racconto in immagini realizzate da Yann Arthus Bertrand. Trattasi
di un’esplorazione del nostro pianeta attraverso 103 fotografie a colori, di grandi
dimensioni, che fanno parte del più ampio progetto La Terra vista dal cielo - La
Terre vue du ciel: un inventario dei più bei
paesaggi del mondo fotografati dall’alto,
con lo scopo di testimoniarne la bellezza
e di preservarla attraverso un costante lavoro di monitoraggio dei luoghi. Milano,
Museo di Storia Naturale. Sino al 19
ottobre. Info 02 8846 3337
26
ARTECULTURA
MARIA GUSMAO & PEDRO PAIVA
La mostra è dedicata al duo di artisti Joao
Maria Gusmao e Pedro Paiva che con la
loro presenza all’ultima Biennale di Venezia si sono contraddistinti per la capacità di utilizzare in modo originale e unico
il linguaggio del cinema e delle installazioni. Il percorso dell’esposizione si snoda attraverso diversi ambienti e comprende un ampio numero di opere realizzate
tra il 2004 e il 2014, tra cui decine di film
in pellicola, tre Camera Obscura (ambienti
che richiamano le origini del cinema e della fotografia) e un piccolo cinema. In occasione della mostra gli artisti hanno prodotto dieci opere inedite, tra cui un film
girato nell’arcipelago di Sao Tomé e Principe, ex colonia portoghese nel Golfo di
Guinea. Milano, Hangar Bicocca. Sino
al 26 ottobre 2014. Info 02 66 111 573
LUCA PIGNATELLI
A Milano, M77 Gallery (via Mecenate
77) - un nuovo spazio espositivo per l’arte
contemporanea italiana e internazionale –
apre al pubblico con la mostra di Luca
Pignatelli, uno tra i più interessanti artisti, contraddistintosi negli ultimi vent’anni per la capacità di intraprendere una ricerca originale, ricca di riflessioni e di
spunti critici sul tema della memoria.
L’esposizione - in programma dal 30 maggio al 27 settembre 2014 - dal titolo Off
paper presenta, per la prima volta, un’ampia selezione di opere su carta. La carta
impressiona le visioni di Luca Pignatelli,
conseguite inseguendo tracce disposte nei
cassetti della memoria, individuate indagando nelle frequenze dello spazio tempo, sintonizzate nella ciclicità di eventi
della variegata contemporaneità occidentale. Info 02 8457 1243
DADAMAINO
La mostra presenta circa 25 Volumi di
Dadamaino, realizzati tra il 1958 e il 1960.
Con questo termine, che identifica le opere prodotte da Dadamaino a cavallo della
fine degli anni Cinquanta e dell’inizio degli anni Sessanta del Novecento (le prime
che la fanno conoscere al pubblico, e con
le quali passa in modo improvviso dal figurativo alla sperimentazione sul supporto), l’artista chiarisce fin dal nome il suo
intento. Che è quello di lavorare sulla
tridimensionalità dello spazio fisico, sull'estensione: non tagli o buchi, come nel
lavoro che Fontana porta avanti da almeno dieci anni, o superfici, come nell'opera
di Castellani, ma figure, quasi sempre
ovoidali, ritagliate a mano sulla tela, dai
contorni imprecisi, che svuotano la tela fino
a rivelarne il telaio, trasformando il quadro
in struttura pura, in cui il vuoto ha più spazio della tela. Milano, Studio Guastalla.
Sino al 27 settembre 2014. Info 02 780 918
FORMA SPAZIO MATERIA COLORE
Le sculture esposte dall’11 giugno al 21 settembre nella Sala 9 di Cantiere del ’900
(Milano, Gallerie d’Italia, Piazza Scala)
– una ventina di lavori esemplari di autori e
tendenze diverse, selezionati dalla collezione Intesa Sanpaolo – evidenziano due direzioni, complementari e intrecciate. Una riguarda l’invenzione e la costruzione di uno
spazio, interno e rappresentato, con il quale
le forme si definiscono in modo quasi
architettonico.L’altra vede il ricorso al colore come fattore intrinseco delle materie, in
un confronto con i mezzi della pittura. In
mostra opere di: Gabriella Benedini, Andrea Cascella, Ettore Colla, Alex Corno,
Vittorio Corsini, Chiara Dynys, Agenore
Fabbri, Alberto Ghinzani, Carlo Guaita,
Giuseppe Maraniello, Eliseo Mattiacci,
Mirko, Arnaldo e Giò Pomodoro, Amilcare
Rambelli, Giancarlo Sangregorio, Francesco Somaini, Giuseppe Spagnulo, Mauro
Staccioli, Giuseppe Uncini, Walter Valentini.
Info 800 167 619
BERENGO GARDIN
Fondo Ambiente Italiano in collaborazione
con Fondazione Forma per la Fotografia e
Contrasto mette in mostra fino al 28 settembre 2014, negli ambienti del piano terra di
Villa Necchi Campiglio, bene del FAI nel
cuore di Milano, ventisette fotografie di
Gianni Berengo Gardin scattate tra il 2012
e il 2014, che ritraggono il quotidiano usurpante passaggio di mastodontiche navi da
crociera nel Canale della Giudecca di Venezia. Una mostra di grande impatto che intende far riflettere su questi mostri che
quotidianamente minacciano Venezia, che con
i loro “inchini” fanno tremare più volte al giorno i suoi preziosi monumenti, che con i loro
volumi producono onde e correnti sottomarine che logorano le delicate fondamenta della
città, e che con i loro motori inquinano l’aria.
Sino al 28 settembre. Info 02 76340 121
RITRATTO DI GRUPPO
L’esposizione, aperta al pubblico fino al 28
settembre 2014 presso gli spazi espositivi
al primo piano di Palazzo Morando, lato
via Bagutta a Milano, ospita una selezione
di abiti e accessori provenienti dalla collezione privata della gallerista e storica dell’arte milanese Claudia Gian Ferrari. La collezione, donata a Palazzo Morando, dialoga
con i progetti realizzati dagli studenti del Biennio specialistico in Fashion and Textile
Design di NABA.
Info 02 884 62330
DIPINTI TOSCANI E FERRARESI
Venezia, Palazzo Cini. La Galleria per la
riapertura avrà un “ospite” illustre: il capolavoro di Agnolo Bronzino Ritratto di
giovane con liuto proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, Palazzo Cini. Il
Ritratto di giovane con Liuto (1532-1534)
in cui Bronzino ritrae il poeta e musicista
Giovanni Battista Strozzi, è un’opera affascinante della giovinezza del pittore fiorentino, massimo esempio di un manierismo
inteso come esasperazione della norma
classica e dei codici visivi rinascimentali.
Il dipinto della Galleria degli Uffizi, “ospite” d’eccezione per la nuova apertura di
Palazzo Cini a San Vio, dialoga perfettamente con la ritrattistica del maestro
Pontormo, in particolare con il Doppio ritratto di amici, uno dei capolavori del
rinascimento toscano. Sino al 2 novembre
2014 - Info 041 2710 229
GENESI - SEBASTIAO SALGADO
Il percorso espositivo presenta una serie di
fotografie (tra cui molte di paesaggio) realizzate da Salgado con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto
agli animali che sono impressi nel suo
obiettivo attraverso un lungo lavoro di
immedesimazione con i loro habitat.
Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos
tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali
selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Milano, Palazzo della Ragione. Sino al 2 novembre 2014
Info 02 433 53535
PARTECIPAZIONE E CONFRONTO
ALLA PERSONALE DELLA PORTELLI
Si è conclusa lo scorso 29 maggio nella Sala
Olimpia Artecultura di Milano la significativa personale di Santina Portelli, presentata dai critici d’arte Teodosio e Giuseppe Martucci, con la presenza di Marina
Ramonda e di molti altri amici ed estimatori
dell’artista che non hanno voluto mancare
a questo ulteriore, importante appuntamento con la pittura della Portelli. Una pittura
nella quale il sentimento diventa stimolo
indagatore della coscienza attraverso il ritmo espressivo della luce e del colore.
Nella foto, al centro la pittrice Santina Portelli, in
secondo piano da sinistra Teodosio Martucci, Marina
Ramonda e Giuseppe Martucci alla serata inaugurale.
All’Acanto di Pachino
COLLETTIVA
DI PRIMAVERA
Le grandi mostre presso la Sala Esposizione “Acanto” di Pachino, con la regia
di Giovanni Jurato, continuano. Dal 21
marzo al 21 aprile, la Collettiva di Primavera, con una operazione culturale
di alto profilo, presenta alcuni fra i più
quotati autori che operano nel campo
dell’informale, chi in modo preminente, chi come momento di ricerca personale: Gaspare Calì, Toni Dallara, Beppe
Guzzi, Simon Hart, Giovanni Jurato,
Tano Mallia, Umberto Mastroianni, Teli
(Wolfango Intelisano), Lino Tinè, Togo
(Enzo Migneco).
Di ogni artista teniamo un sintetico profilo, un pensiero, per delinearne la personalità espressiva:
CALI’: dal paesaggio, trattato in modo
molto personale, nel bisogno di sintesi
compositiva naturalmente va quasi verso l’informale con purezza di linea e sorprendenti effetti cromatici.
DALLARA: personalità complessa, dal
canto non convenzionale - l’urlo si sente anche nelle tele - al dipingere oltre
la forma, con pura pirotecnica cromatica.
GUZZI: da una pittura molto materica,
che fagocita la forma, passa felicemente
ad una scrittura che si situa ai confini
dell’informale.
JURATO: svincolato dalla forma procede, non allontanandosi dalla sua elegante pennellata, verso un lirismo
astratto.
TINE’: della lezione di alcuni maestri
fa tesoro per uno stile personale nel
quale palpitano soffusi afflati poetici.
TOGO: ovvero la gioia del colore di
kandiskiana memoria.
HART: spazia fra astratto, surreale e
dittici vedoviani.
MASTROIANNI: presenta uno strutturalismo d’antica radice con propensione futurista.
MALLIA: talentuoso pittore, coglie
l’essenziale della realtà che lo circonda in concerti compositivi abilmente orchestrati.
TELLIS: romantico informale, in lui il
colore quasi sfatto si ricompone in evanescenti atmosfere.
Da quando l’Acanto ha aperto le porte
in questa terra bella c’è un riferimento
per gli estimatori dell’arte. Un riferimento certo, sul quale contare per occupare spazi di puro godimento estetico. E la primavera è il tempo ideale per
lasciare le consuete cose e andare nei
luoghi dell’anima.
Salvatore Cagliola
DIALOGO CON L’OMBRA. Titolo quanto mai pertinente per la notevole e ben
documentata monografia che illustra la vita
quotidiana, il pensiero artistico, la visione
culturale di Lorenzo Garaventa (19131999), scultore genovese, nelle cui opere
si può leggere in filigrana l’evoluzione
stessa della scultura italiana del XX secolo. Alla Fondazione Garaventa, che si
avvale della sensibile e competente direzione di Luisa Caprile, la suggestiva
mission di consolidare nel tempo la ricerca sull’opera e sulla vita del Maestro a
beneficio sia di quanti ebbero la fortuna
di conoscerlo direttamente, sia dei giovani, per i quali rimane, come straordinaria
Lorenzo
Garaventa
DIALOGO
CON L’OMBRA
testimonianza, la profondità e l’eleganza
della sua scultura. Scultura nella quale si
avverte, pur nell’evoluzione di forme e stili, una armonica compenetrazione di realtà figurativa e stilizzata astrazione. In
Garaventa particolarmente sensibile è il
richiamo ad un’idea di scultura nella quale
i valori tipici della grande tradizione scultorea del passato possano convivere con i
nuovi orizzonti che erano sorti con le sperimentali tendenze d’avanguardia. Sempre
in lui la materia plastica è un mezzo per
indagare l’uomo nella sua realtà psicologica e spirituale, nel fermento attivo della
sua esistenza. Nella diversità dei materiali utilizzati, marmo, terracotta, cera persa,
la lucida tensione plastica e formale dell’artista si riflette con ineguagliata determinazione. Garaventa appartiene a quella
realtà artistica e visiva che non è possibile
comprendere in riferimento alla classica
configurazione normativa degli stili, quanto
e soprattutto in rapporto a quell’energia di
storia e di esistenza che quelle opzioni
stilistiche possono concretamente inverare.
Nello scorso febbraio 2014 al Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova si è conclusa un’importante rassegna con la partecipazione di duecento artisti, promossa dall’omonima Fondazione
Garaventa in collaborazione con il Museo
dell’Accademia Ligustica delle Belle Arti,
che ha ulteriormente suggellato la vigorosa e limpida realtà umana ed espressiva
dell’insigne scultore. (Aoristias)
Info 339 125 6497
ARTECULTURA
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ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’
DEBITO PUBBLICO E RIFLESSIONI
SU COME AMMORTIZZARLO
Un argomento, questo, sul quale
vorremmo interrogarci, che si pone un
po’ fuori i nostri abituali interventi culturali, per cui le riflessioni vengono
formulate non da esperti economisti ma
puramente sulla base di esperienze vissute e del buon senso che si domanda
sui quotidiani problemi della vita. Un
argomento, tuttavia, che per essere
compreso, perlomeno nei suoi motivi
di principio, deve domandarsi sul percorso storico della nostra vita. E cominciare a riflettere su come mai, suppergiù, un secolo fa, quando in una famiglia di tre, quattro o cinque persone, bastava che lavorasse un padre fortunato e con il suo salario e il sacrificio al risparmio di tutta la famiglia,
riusciva a far fronte alle necessarie spese ed anche a far sì che uno o due figli
conseguisse un diploma o una laurea.
Mentre in una famiglia dei nostri
giorni, dove lavorano marito e moglie
con i due salari, inflazionati, non riescono più a contenere le spese di una
volta. La vita economica si è appesantita di molto, ed anche tenendo presente
le diverse comodità attuali, che una volta mancavano, i conti non tornano affatto. L’inflazione del salario a confronto gli acquisti di un secolo addietro,
attualmente si presenta sproporzionata anche di fronte a certi vantaggi di
costume che una volta non c’erano. E
di fatto si constata che attualmente una
famiglia di due salari compra molto
meno di quanto a confronto si faceva
un tempo con uno solo.
Considerazioni dalle quali occorre
partire per penetrare il fenomeno dell’inflazione salariale prodotta a beneficio burocratico e della classe imprenditrice nel suo insieme mondiale
e in particolare di quella nazionale, se
si vuole risalire alla radice del nostro
debito pubblico. Un debito per il quale
non esistono salvatori, ma solo ragguagli di equilibrio economico sui quali
riflettere se davvero si vuol risolvere
nel giro di qualche anno e, forse, anche meno, il nostro immenso debito
pubblico. E così, interrogandoci con
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ARTECULTURA
obbiettività e senza preferenza di parte, chiedersi cosa sia l’impresa e cosa
la manodopera. Questo se si vuol comprendere che una società imprenditrice,
ovvero il titolare di una qualsiasi attività, pongono per la struttura e l’andamento produttivo della fabbrica un certo potenziale capitale affinché tramite
i mezzi di produzione e l’occupazione
della manodopera si renda redditizio
un piccolo o un grande complesso produttivo. Il principio non cambia.
Chiarito l’essenziale, sugli elementi base, di avvio di una produzione si
deve riflettere. Se inizialmente la manodopera era di 10 unità operative a
distanza di 30 anni questa diventa di
500 tutto normale, benissimo. E questo spiega senza equivoco che la conduzione della fabbrica ha saputo operare con un certo scontato profitto che
in una società di mercato riguarda diversi fattori: il ricambio sempre più
adeguato dei mezzi di produzione
(macchinari ed altro) e collaterali spese varie, nonché l’aspetto salariale dei
dipendenti sul quale c’è da puntualizzare. Se nel tempo non si fosse resa
disponibile l’assunzione delle altre 490
unità lavorative per eguagliare le attuali 500, poteva man mano il titolare
della fabbrica aumentare la sua produzione con il crescente profitto pur avendo ammodernato l’azienda di tutti i
macchinari d’avanguardia possibili? Si
direbbe di no. In quanto la presenza
umana, al di là di ogni considerazione, è sempre qualcosa di più del puro
mezzo tecnico. Un decisivo fattore.
L’idonea conduzione dell’azienda
è il merito che ha dato possibilità a nuovi posti di lavoro ed è inutile negarlo.
Ma tenendo presente, sotto questo
aspetto, che la mente umana ha un valore superiore a qualsiasi congegno di
produzione. Cosa si vuol dire con questo? Che la manodopera non riceve
mai per quello che dà anche quando
una busta paga può essere alquanto
sproporzionata al rendimento. Una
considerazione di principio e non
contrattuale in quanto sotto questo
aspetto diventa anche impossibile
ipotizzarlo. Ma si fa presente, solo per
analisi di finalità, che per fronteggiare
oggi l’insopportabile peso del debito
pubblico occorre far riferimento ai capitali aziendali nei quali permane sempre un residuo di compenso che la manodopera di principio accennato non
percepisce mai, anche se un meccanico con la sua liquidazione potesse comprarsi il Duomo di Milano.
Un ineguagliabile motivo di radice. Per chiarire che se lo Stato italiano
domandasse ai circa 3 milioni di aziende della produzione nazionale un certo prestito a favore del debito pubblico, dentro a quel prestito vi è già un
reale contributo di manodopera che in
via di principio non ha mai percepito,
per cui deve ritenersi del tutto esentata
da ogni possibile nuovo contributo a
superamento del debito pubblico. Debito il quale, in rapporto al capitale
dell’azienda, dev’essere corrisposto in
ben differenziate percentuali ad essa
riferite. E corrisposto sotto forma di
prestito decennale, senza interessi, ovvero contribuendo in minima parte a
fondo perduto (10-20%) ed il restante
(80-90%) sempre senza interessi, nel
giro qualche decennio. Il necessario è
liberare l’Italia dalla tagliola del debito pubblico senza disagiare economicamente nessuno. I soldi ci sono. E’
solo motivo di responsabilità da ambo
le parti: lo Stato e le Aziende.
Un secondo aspetto per sopperire
al debito pubblico consiste nell’andare in direzione delle banche che non
sono luoghi di produzione, ma di prestiti commerciali, dove si ricevono miliardi di fondi europei a basso tasso
per poi offrirli ad interessi superiori
senza sporcarsi mai le mani come un
meccanico o vivere le tensioni di un
imprenditore, alcuni dei quali, in acuti tempi di crisi, giunti persino al suicidio. L’umanità è un valore che si scopre e si corrisponde nei fatti e non una
spigolosa propaganda. Sempre a riguardo delle banche è da ricordare che
nello Stato italiano pur con tutte le sue
varie carenze, l’esistenza delle Poste
per depositi e prestiti può far benissimo fronte alle diverse operazioni economiche tramite i conti correnti postali idonei per corrispondere a tutte
le operazioni possibili. Anzi, a riguardo, va sottolineato che se certi finanziamenti europei anziché destinarli
alle banche venissero depositati nelle
ragionerie degli uffici postali, con i risparmi degli interessi su cui le banche
speculano affari di miliardi, si potrebbe affrontare benissimo e con una certa sollecitudine il superamento del nostro debito pubblico. Anche per risparmiare al nostro Paese, forse, sottili corruzioni portando a breve scadenza il
totale ammortizzamento del nostro
debito pubblico.
Le due proposte, qui solo accennate, vanno anche considerate nella loro
praticità. Infatti, non sono complicate
e difficili da attuarsi quando solo si
pensa che il debito pubblico sta portando l’Italia alla deriva ed alla sfiducia internazionale. Per cui occorrerebbe fare anche molto presto. Le competenze a questo riguardo pensiamo che
alla Nazione non manchino.
Il debito pubblico non l’ha originato la manodopera, ma una classe
politica con poco senso dello stato, altrimenti il nostro Paese sarebbe senza
il debito pubblico, come quando in una
famiglia di 100 anni addietro, lavorava una sola persona e risparmiando di
buon criterio, corrispondeva alle varie
esigenze di pane e d’altro.
Queste, dette in breve, sono le nostre riflessioni a riguardo il superamento del debito pubblico che ci
attanaglia di preoccupazioni, che vanno certo ulteriormente approfondite di
aspetti tecnici per una rapida attuazione fatta sulle due indicazioni che riteniamo possibili soluzioni. Il nostro intervento riguarda una facoltà di ricerca critica che ha fatto riflessione puramente su un personale buon senso che,
posta nelle mani di competenze economiche specialiste, può configurarsi
una favorevole proposta per liberare
l’Italia, ed alla svelta, da tutti i pregiudizi, specialmente europei, che ci girano intorno.
L’aspetto burocratico, già ampiamente discusso, è stato volutamente
trascurato. Si confida su quanto esposto nell’attenzione istituzionale.
Giuseppe Martucci
IL LUOGO DEL MESE
LE MADONIE
Campi di ginestre nelle Madonie
Le Madonie (in siciliano Li Marunìi) sono
un massiccio montuoso nella parte settentrionale della Sicilia facenti parte dell'appennino siculo. Sono interamente
ricomprese nella provincia di Palermo.
L'appennino siculo, oltre alle Madonie
comprende anche i monti Peloritani, i monti Nebrodi (nella provincia di Messina) e i
monti di Palermo e del Trapanese. Il gruppo montuoso è costituito, nella sua parte
centrale da un altopiano carsico che comprende le vette più alte della Sicilia dopo
il vulcano Etna. Le Madonie costituiscono
una delle aree di fondamentale importanza per l'approvvigionamento idrico di Palermo e di buona parte della sua area metropolitana. Infatti, sono numerosissime le
manifestazioni sorgentizie presenti nelle
Madonie, alcune delle quali con portate
medie attorno agli 800 l/s, come ad esempio quella di Scillato che è captata dall'omonimo acquedotto.
Di notevole importanza Il Parco delle
Madonie.E’ un Parco naturale regionale
previsto nel 1981 (dalla Legge regionale
siciliana n.98) e istituito il 9 novembre del
1989; comprende quindici comuni della
provincia di Palermo (Caltavuturo,
Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù,
Collesano, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello,
Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi
Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde,
Scillato e Sclafani Ba- gni).Comprende il
massiccio montuoso delle Madonie, situato sulla costa settentrionale siciliana, tra
il corso dei fiumi Imera e Pollina.Il parco
ospita oltre la metà delle specie vegetali
siciliane, e in particolare gran parte di
quelle presenti solo in Sicilia (come l'Abies
nebrodensis in via di estinzione, nel Vallone Madonna degli Angeli). Per la fauna
sono presenti oltre la metà delle specie di
uccelli, tutte le specie di mammiferi e più
della metà delle specie di invertebrati siciliane.
Aoristias
A differenza di oggi, dove il cantante si
esibisce da solo in concerti, allestendo
palcoscenici nelle piazze e negli stadi, negli
anni’50 il personaggio più noto e meglio
pagato usciva per ultimo sulla scena o sul
palco della piazza, dopo l’avanspettacolo o
gli sketch degli attori comici. Il più richiesto
tra gli interpreti napoletani era senza dubbio
Giacomo Rondinella, denominato “o chia gnazzaro” (perchè sembrava che piangesse
durante l’esecuzione dei brani), anche perché
interpretò numerosi film ed era popolarissimo. Ma ne cito anche altri che
riscossero un buon successo nazionale e
parteciparono ad alcune edizioni del Festival
di Sanremo. Tra questi Sergio Bruni,
raffinato ma per i miei gusti troppo la-
Cantanti
mentoso, e Roberto Murolo con la sua chitarra
(peccato che per anni non potè esibirsi in
scena per problemi con la giustizia ) col
primo molto stimato da Eduardo che gli
dedicò alcuni versi. Poi arrivò il re delle
sceneggiate Mario Merola, che non ho mai
ritenuto essere un grande e anche lui deve
gran parte del suo successo al cinema e alla
televisione. Da segnalare anche Mario Trevi
(un imitatore di Bruni) che lanciò la canzone
da me cantata ancora oggi perchè mi trasmette
buon umore : ”Indifferentemente …si tu
m’accidi io non ti dico niente…” Molti di
questi cantanti erano però noti soprattutto a
Napoli e dintorni, in quanto parteciparono a
varie edizioni del Festival della canzone
napoletana, che andò avanti negli anni fino
al 1973 quando fu decretata la sua fine, per
via delle tante polemiche sorte per le
esclusioni, brogli, raccomandazioni, carte
bollate, ecc. Nel 1960 Bruni lasciò il Festival
perché il ”reuccio” Claudio Villa, che aveva
preteso di cantare per ultimo, fu accontentato
dagli organizzatori, dandola vinta al romano.
Con l’avvento della televisione in bianco e
nero, ma ancora prima con le trasmissioni
radiofoniche, il pubblico napoletano divenne
più esigente e desiderava sempre di più vedere
sul palco “cantanti italiani”, anche se si
esprimevano in un dubbio vernacolo napoletano. I più gettonati ed amati dal
pubblico, specie da quello femminile erano
Achille Togliani e Teddy Reno (con la
canzone “Accarezzame”del 1954... tenga ‘a
fronte che mi brucia..), negli anni cinquanta
autentici divi, che mandavano in delirio le
folle. Né si può dimenticare Nilla Pizzi,Gino
Latilla, Carla Boni ed altri ancora. Nel
periodo immediatamente successivo a questi
interpreti, esplodeva Claudio Villa che, con
la canzone “Granada”, fece piazza pulita di
tanti suoi colleghi, ed era richiesto nelle
piazze importanti non solo di Portici, ma di
tutta la Campania.
Antonio Fomez
ARTECULTURA
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Umanità poetica - Costume poetico
“La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni”
Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della
poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione. Per
facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio la redazione
si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere divulgativo, di stimolo
culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli Autori. . Dei componimenti
pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali.
ANTITESI
CANTO DI RINASCITA
Tessuto smunto
Se spettri danzano
lungo il Fiume
e nubi di cloroformio stordiscono
il cielo di casa mia,
se non respirano, lievi
i fiori di campo
né si rincorrono pettirossi
nel mio sangue aggrumato
ruvido d’arsura
Scolorati pensieri
ove erompe silenzio
Ma nel gran vuoto
tracimano colloqui
Ancora, scrivo.
Maria Teresa Mosconi
concedimi, Aurora
LA TELEVISIONE
GOVERNA
La televisione governa
Le tue emozioni
Il "loro" lavoro
Ti ruba il tempo di vita
E si sorprendono assai
Lacrime cristalline
di rugiada
e di sole
che spàzzino dai sentieri
di questa mia terra di latte
e di pane fragrante
di libertà
le avite orme dello sciacallo
Claudio Buttura
20 OTTOBRE 2006: ANNIVERSARIO DI UNA STRAGE
Erano bambini: 204 sepolti sotto le macerie
di una scuola di Gorla (Mi) (fra i quali
qualche insegnante) data: 20 ottobre 1944.
La strage fu di una inutile guerra, ove
persero la vita questi innocenti.
Arrivati con i loro grembiulini, ignari di
ciò che fosse loro accaduto. Genitori e
bimbi con saluti affettuosi e l’appuntamento
per il ritorno, mai avvenuto. Lo strazio di
cui Milano prese parte fu enorme. Eravamo in
guerra e i bombardamenti si susseguivono,
ma fra tutte, la più angosciante fu questa.
Ora dopo una sesantina d’anni, sarebbe
giusto avviare la costruzione di questo
Museo, di cui si parla per non dimenticarli.
Stefania Minotto
MAL D’AUTUNNO
Quando metti in discussione
/ la loro morale.
OLGHISSIMISSIMA
Le foglie cadono
dalle piante
Laggiù nei prati,
Attraccata alla gogna del bisogno,
gemellata al finto buonismo,
calpesto ignuda
il rasoio affilato e solo
a tratti spuntato - dell’ingiustizia.
Con vivido calore
mi imbozzolo nel fresco
di sofferte lenzuola
meditando solitari passaggi
di salici verso il cancello
testimone e custode
di uno spinoso nulla...
I piedi trasformati in radici
hanno generato germogli fioriti
rinnovata “dote” per un nuovo
AMORE!
Olga Matera
i mali hanno
le loro stagioni
il verde scolora
nelle prime nebbie,
il vento ti prende per mano
e rallenta il tuo cammino.
Ti lasceresti andare
volontieri al sogno, al destino.
La loro morale
E' la guerra
e ad essa sacrificano
i tuoi sogni
e il tuo destino.
Scolora il verde,
e ingiallisce
il cuore degli umani.
Solo il mio cane è felice,
gli basta un pizzico di attenzione
ed un sorso di tenerezza
per volare al settimo cielo.
Adriano Arlenghi
30
ARTECULTURA
CREPUSCOLARE
Tra luce e buio
sonno e risveglio
in destino di natura.
Luisa Murlini
in natura tutto tace...
ma nulla è infinito
da ciò l’uomo è immune?
No!
Corrado Montalto
DISGUSTO
Che pena oggi l’umore
del vicino di casa
che resiste
a naso occhi e orecchie tappati
per non soffrire quel disgusto
del cane defecato in casa
Un ripudio che sfuma
aprendo la finestra
e il cielo a sorriso di sole
fa ammirare le cicale strillare
in girotondo con i parassiti del fisco
Giuseppe Martucci
Cliniche e ospedali solitamente recano i nomi di santi o di sante, od altri legati
alla devozione, ma anche di luminari della
scienza o della medicina che nel corso dell’esistenza si sono distinti per aver svolto
egregiamente il loro operato conquistandosi
una fama imperitura. A Cagliari, oltre ai
principali ospedali ed alle varie cliniche, si
trova, in Viale Sant’Ignazio n° 34, la Casa
di Cura Lay, a ricordo del celebre professore di nome Efisio che a lungo vi esercitò la
professione di chirurgo, onorato e stimato da
tutta la cittadinanza. Sentii parlare di lui
quando, ancora bambina, sono nata nel “38,
risiedevo a Parma, città d’origine della mia
famiglia. Da ragazzina, essendomi nel dopoguerra trasferita a Cagliari con i miei genitori, ebbi l’opportunità di conoscerlo anche
personalmente. Era un uomo già di una certa età, o così mi parve, non eccessivamente
alto di statura, piuttosto grosso riguardo al
fisico. Oltre alla buona fama acquisita professionalmente, gli si attribuiva anche quella di essere a tavola un forte mangiatore, il
che tuttavia non ne sminuiva i meriti. Tra
lui e mio padre, che a volte aveva modo di
incontrarlo, intercorrevano rapporti amichevoli e di stima reciproca.
Durante l’ultima guerra, papà ufficiale dell’esercito con il grado di capitano, inviato inizialmente per breve periodo in
Slovenia ed avendo poi rischiato di dover
partire per la Russia insieme ai suoi soldati,
grazie ad un contrordine provvidenzialmente giunto all’ultimo momento, era stato invece spedito con loro in Sardegna, precisamente a Teulada. Benché l’inaspettato mutamento della destinazione da raggiungere
fosse stato accolto con un gran sospiro di
sollievo da parte dei militari e delle loro famiglie, non bisognava illudersi che l’isola
fosse esente dai pericoli della guerra ai quali si aggiungeva quello della malaria.
Abitavo ancora a Parma con la mamma, che era la maggiore di quattro sorelle,
e la nonna materna, in un grande appartamento. Avvertivo la mancanza di mio padre,
ma ero circondata dall’affetto delle zie, della nonna e della mamma che, essendo maestra elementare e dovendo fare da pendolare
tra Parma e Montechiarugolo, dove insegnava, mi dedicava tutto il suo tempo libero.
Per un certo periodo, il servizio postale funzionò regolarmente. Ricevevamo lunghe lettere di papà dalla Sardegna, contenenti sue
notizia particolareggiate e a lui giungevano
quelle che la mamma, di volta in volta, si
preoccupava di fargli pervenire. Non passò
molto tempo, che le missive cominciarono ad
arrivare con parole o frasi intere coperte
dalle strisce nere della censura, che impedivano di poterne apprendere l’intero contenuto. In seguito non giunsero più neanche quelle e si dovette ricorrere ai messaggi della
Croce Rossa tramite i quali fu ancora possibile lo scambio di notizie, sia pure in stile
telegrafico, poi le comunicazioni subirono
una totale interruzione. Mio padre fu dichiarato disperso.
La situazione peggiorò di giorno in
giorno fino a quando rimanere in città divenne rischioso, perché erano iniziati i bombardamenti. Dovemmo sfollare e, senza troppi
problemi di scelta, decidemmo di rifugiarci
a Montechiarugolo. Nella primavera del
1944, Parma fu pesantemente bombardata.
Avendone avuto notizia, papà si allarmò e,
non sapendo che ormai ci trovavamo a Montechiarugolo, temette per la nostra sorte. Dal
canto suo, la mamma stava costantemente in
apprensione per lui in quanto consapevole
dei pericoli cui era esposto insieme ai suoi
soldati e del fatto che fosse partito già sofferente a causa di un’ulcera duodenale. Prima che le comunicazioni venissero interrotte, le aveva scritto che doveva svolgere gran
parte del servizio facendo uso della motocicletta il che avrebbe certamente contribuito
a peggiorare il suo disturbo. Fu solo nei giorni successivi al termine della guerra, essendo lui ancora in Sardegna, in procinto di tornare a casa, che la mamma cominciò a ricevere, con enorme ritardo, dei messaggi precedentemente speditile. Nel primo che le fu
recapitato si poteva leggere:”Guarito dall’ulcera. Sto bene”.
La notizia, se pure giunta in ritardo,
era rassicurante, ma restava da chiedersi
come mai fosse riuscito a guarire. Tale domanda ebbe risposta allorché le pervenne un
LIETO
EVENTO
- Racconto di Franca Trevisi
secondo messaggio, recante data anteriore a
quella del primo, con la seguente notizia:
“operato di gastroenterostomia. Sto bene.”
Di lì a poco, papà ritorno finalmente a casa,
molto provato e di una magrezza impressionante, ma salvo. Raccontò che in un certo
periodo, avendo trascurato la salute ed essendosi le sue condizioni aggravate tanto da
impedirgli di poter svolgere regolarmente il
servizio, si era visto costretto a farsi operare. Scartata l’idea di rivolgersi per l’intervento all’ufficiale medico che avendo, nel
giro di pochi giorni, operato sette persone,
le aveva spedite tutte e sette “al Creatore”,
era invece ricorso al prof. Lay nel quale nutriva fiducia, che prestava la propria attività presso l’ospedale di Carbonia.
Fattosi dunque ricoverare in quell’ospedale, l’intervento, durato circa quattro ore, nonostante le pessime condizioni in
cui era ormai ridotto, aveva avuto buon esito. Nel corso di esso, tuttavia, non era mancato un momento drammatico: il cuore stava cedendo, ma il professore, con prontezza,
grazie ad un’iniezione di adrenalina, aveva
evitato che accadesse il peggio. Ne era conseguito un lungo periodo di convalescenza
all’ospedale. Non appena in grado di reggersi
sulle gambe, papà, che non amava di rimaner fermo e inoperoso, aveva cominciato a
circolare all’interno dell’edificio e poiché il
personale scarseggiava, gli era stato consentito di praticare le iniezioni intramuscolari,
...LIBRI....LIBRI..
cosa che sapeva fare bene, tanto che i ricoverati preferivano lui, perché aveva la mano
leggera e rifiutavano di farsi “pungere” da
una certa infermiera, definita “una macellaia”.
Prestava opera presso l’ospedale una
suora di nome Silvia, una donna infaticabile, energica e coraggiosa per carattere, che
“di medicina e cure se ne intendeva come un
dottore”, in grado di assumersi, all’evenienza, anche a
grosse
curaresponsabilità.
di Aoristias Fu proprio
nel periodo in cui papà stava per terminare
la convalescenza, che una notte suor Silvia
si recò da lui, che dormiva, e lo svegliò. Aveva necessità del suo aiuto. Gli spiegò che era
stata appena ricoverata una giovane donna
che stava per partorire il suo primo figlio. Il
prof. Lay si era dovuto recare a Cagliari
mentre l’altro professore, di cognome Loi,
di cui l’ospedale disponeva, pur essendo presente, stava riposando nella sua stanza dopo
aver trascorso una giornata molto faticosa
per i numerosi interventi eseguiti: “Capitano, aveva detto suor Silvia a mio padre, ora
non me la sento di svegliare il professore Loi,
perché è molto stanco; se è disposto a farmi
da assistente e non si presenteranno difficoltà, ce la sbrigheremo da soli. Se invece sarà
necessaria la sua presenza, lo chiamerò”.
Papà aveva subito acconsentito alla
richiesta di suor Silvia che, condottolo nella
sala parto, dopo avergli fatto indossare il camice, la mascherina e quant’altro necessitava per lo svolgimento del compito assegnatogli, gli stava già impartendo degli ordini,
trovando in lui un perfetto assistente. Come
era da augurarsi, tutto si svolse regolarmente. Nel giro di pochi minuti venne alla luce
un bimbo bello, sano, e per la madre non si
verificò alcun problema. Suor Silvia, soddisfatta, volle che fosse papà a dare la bella
notizia al novello padre che attendeva con
ansia. Quindi, raggiuntolo in anticamera, indossando ancora il camice e togliendosi con
naturalezza la mascherina come per un gesto abituale, lui pronunziò le parole di rito:
“Tutto bene. E’ un maschio. La madre ed il
bambino stanno bene.” L’altro si inginocchiò
e, presagli la mano, gliela baciò dicendo con
voce commossa: “Grazie professore!”
L’aveva creduto un medico, anzi, un
professore. Chissà quale atteggiamento
avrebbe potuto assumere se qualcuno gli
avesse detto che colui che gli stava di fronte
e che aveva prestato la propria opera nel far
venire alla luce suo figlio era invece un capitano dell’esercito, di professione geometra nella vita civile. Ovviamente, il segreto
doveva rimanere tra suor Silvia e mio padre.
Quando lui, terminata la guerra, ritornò a casa, raccontò alla mamma le varie
esperienze vissute in Sardegna, alcune da testimone, altre da protagonista, per lo più dolorose, e come fosse riuscito a scampare ai
numerosi pericoli che gli si erano presentati. Non mancò neppure di metterla a parte
del lieto evento del quale gli era toccato di
essere partecipe nell’insolita veste di assistente presso l’ospedale di Carbonia, rendendo anche lei depositaria del bel segreto
fino ad allora tenuto esclusivamente per sé.
ARTECULTURA
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CONCORSI
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Attilio Alfieri; ”acquarello” 1985,
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delle vostre opere con sintesi critica redazionale e riproduzione
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collezionisti a costante collaborazione di favorevoli contatti.
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altrove, rivolgersi in redazione per ogni esigenza.
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Parmigiani “In campagna”, olio scultoree e fotografiche redatte da perito di tribunale su carta
Aldo Parmigiani:
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colonna con brevi annotazioni sulla Rivista.
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ha un costo di copertina e svolge così un’interessante divulgazione artistica a voce mondiale, cartacea, e soprattutto con libero accesso a internet: [email protected]
-Gradito anche l’invio di poesie per la pubblicazione a piena discrezione redazionale per quegli Autori, già abbonati alla Rivista, con libera offerta a componimento non superiori a 35 versi
a sostegno dei costi di stampa che pesano molto specie quando
non si riceve finanziamento pubblico e non si ha un prezzo di
copertina, proprio per agevolare la divulgazione.
-Le offerte del mese, pittoriche e grafiche per abbonamenti a
sostegno di Artecultura sono formulate, affinché essa continui
l’impegno poetico per il Disarmo contro le stragi di Stato che
sacrificano adulti e bambini innocenti. La coscienza poetica manAntonio Fomez, litografia, cm. 50x70 cante che, nel suo possibile, Artecultura sostiene e divulga.
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-Graditi sponsor animati dalla finalità di Artecultura.
CONCORSI
CONCORSI
PITTURA - SCULTURA - CINEMATOGRAFIA - FOTOGRAFIA -MUSICA - VIDEO GIOVANI SCULTORI ALLA PERMANENTE I edizione concorso “Liliana
Nocera”
La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, fedele al suo più
che secolare ruolo di promotrice dell’arte
contemporanea e con l’obiettivo di valorizzare le nuove tendenze e gli artisti emergenti, organizza la prima edizione del concorso
di scultura “Giovani scultori alla Permanente”. Il concorso rivolto ai giovani scultori sotto i 35 anni, è intitolato a Liliana
Nocera (Milano, 1928), che ha dedicato gran
parte della propria vita alla scultura. L’iniziativa si concluderà, fra fine novembre e
metà dicembre di quest’anno, con una grande mostra, nella quale saranno esposti i progetti selezionati dalla giuria composta da
Giandomenico Di Marzio, giornalista de il
Giornale e critico d’arte, Alberto Ghinzani,
scultore e direttore del Museo della Permanente, Luca Gregotti, imprenditore e collezionista, Massimo Pellegrinetti, scultore e
direttore del Dipartimento di scultura dell’Accademia di Brera di Milano, Francesco
Poli, critico d’arte. Sono previsti tre premi
in denaro che verranno assegnati nel corso
della serata inaugurale della mostra.
Nell’ambito dell’esposizione vi sarà una sezione dedicata all’opera di Liliana Nocera,
con alcune sculture tra le più rappresentative del suo percorso artistico. Grande attenzione è da sempre stata dedicata dalla Permanente alla scultura, non solo presentando
importanti esposizioni quali Medardo Rosso, Scultura a Milano 1945-1990, Arp e
l’Avanguardia, Arturo Martini, ma anche
promuovendo concorsi che hanno rappresentato negli anni momenti di formazione e
orientamento del gusto di critici e collezionisti. Tra i principali: Concorso per la facciata del Duomo di Milano, organizzato nel
1988 dalla Veneranda Fabbrica del Duomo,
P re m i o G a e t a n o M a r z o t t o , P re m i o
Borsalino (vinto da Marcello Dudovich),
Salon I di Brera e Scultura nella città. Progetti per Milano.
Info: tel. 02-6551445 -w w w.lapermanente.it
RICORDARE PER VIVERE
Concorso di fotografia sui luoghi della
Grande Guerra (1914-1918) nell’ambito
del progetto franco-tedesco “Luoghi di
memoria, luoghi di vita”. In occasione del
Centenario dell’inizio della Grande Guerra
l’Instituto français Italia e il Goethe-Institut
Italien invitano il pubblico italiano a ripercorrere i luoghi del conflitto.
Data di consegna : dal 20 maggio al 15 ottobre
SCARICA IL BANDO DI CONCORSO E
IL MODULO DI PARTECIPAZIONE
ll concorso prevede due categorie: categoria “reportage” - livello avanzato: presentazione di 8 foto - categoria “social”:
livello amatoriale, presentazione di una o
più foto.
In occasione della ricorrenza del Centenario
della Grande Guerra , l’Institut français Italia e il Goetehe Institut Italien lanciano il
progetto “Luoghi della memoria, luoghi di
vita”, una serie di iniziative in cui le diverse
arti- fotografia ma anche musica e cinema ricordano la Grande Guerra mostrando come
l’Europa, un tempo teatro di morte, sia diventata oggi luogo di vita e di convivenza
pacifica.In particolare, l’iniziativa Ricordare per vivere è un concorso fotografico
che invita a ritornare sui luoghi della memoria della Grande Guerra, in Italia o in
Europa: campi di battaglia, città particolarmente provate dalla guerra, monumenti ai
caduti, posti legati a eventi o personalità della guerra, siano oggi luoghi di vita. Sostegno ministeri affari esteri francese e tedesco.
Info www.institutfrancais-milano.com
POESIA - LETTERATURA
PREMIO DI POESIA LORENZO MONTANO XXVIII EDIZIONE. - PREMIO
“RACCOLTA INEDITA” PATROCINIO: BIBLIOTECA CIVICA DI VERONA. AL PREMIO SI CONCORRE CON
UNA RACCOLTA INEDITA DI POESIE.
L’opera vincitrice sarà pubblicata in volume
da Anterem Edizioni, con ampia introduzione critica. Il libro verrà presentato nell’ambito di una grande manifestazione pubblica
e sarà inviato a quotidiani, riviste, critici e
università.
Il bando integrale del Premio è presente sul
info [email protected]
CULTURA. UN CONCORSO INTERNAZIONALE PER “NUTRIRE LA MUSICA” DI EXPO
Cinquanta composizioni dal mondo per il
Padiglione Italia Expo 2015 in collaborazione con MITO Settembre Musica,
Divertimento Ensemble e Sentieri selvaggi.
Milano, 17 febbraio 2014 - Un palcoscenico
di prim’ordine all’interno del Padiglione
Italia ospiterà, durante il semestre di Expo
2015, l’esecuzione di cinquanta partiture
inedite per ensemble, ideate dai cinquanta
compositori selezionati dalla giuria internazionale del concorso “Nutrire la
Musica”. Il bando, presentato a Palazzo
Marino, è promosso da Padiglione Italia per
valorizzare attraverso la musica la complessa
tematica della nutrizione legata al tema di
Expo 2015 “Nutrire il Pianeta. Energia per
la vita”.
Tra le cinquanta nuove composizioni
proposte dai compositori selezionati, che
verranno eseguite tra maggio e luglio 2015
negli spazi di Padiglione Italia da “Divertimento Ensemble” e “Sentieri selvaggi”,
la giuria composta da dieci grandi nomi
della musica contemporanea sceglierà poi il
compositore vincitore, al quale Padiglione
Italia assegnerà un premio di 15 mila euro.
Un’ulteriore selezione tra le cinquanta nuove
composizioni verrà poi effettuata da MITO
SettembreMusica, Divertimento Ensemble e
Sentieri selvaggi, per entrare a far parte
delle rispettive programmazioni concertistiche. “Il percorso che iniziamo oggi con
il lancio del concorso Nutrire la Musica, - ha
sottolineato Diana Bracco, Commissario
Generale di sezione per il Padiglione Italia
Expo 2015 - farà conoscere al pubblico
italiano e internazionale giovani compositori
di talento: così il Padiglione Italia intende
svolgere il suo ruolo di vivaio e di incubatore
per la cultura del pianeta. Il nostro palinsesto
eventi si arricchirà tra l’altro di 50 straordinarie esecuzioni musicali inedite ispirate
al tema dell’Expo di Milano. Al concorso
possono partecipare compositori di ogni
Paese nati dal 1 gennaio 1974.
Info 02 884 50150
www.nutrirelamusica.padiglioneitaliaexpo2015.com
Una Poesia per Giulia Edizione 2014
Il concorso è destinato a tutti coloro che
amano la poesia e che vogliono cimentarsi
nell’arte di scrivere. E’ sufficiente inviare
una poesia o un pensiero, a tema libero
indifferentemente in rima o in prosa, in lingua
italiana o francese all’Accademia dal 21
marzo al 30 novembre 2014 all’indirizzo
email:
una poesia per [email protected]
Per la Tunisia un premio straordinario di
(1.000) dinari. Le poesie possono essere
inviate anche per posta: Accademia Giulia
Brignone - Via Enrico Toti n. 24 -04012
Cisterna di Latina (LT).Sede dove chiedere
ogni ulteriore informazione
XXVII EDIZIONE PREMIO NAZIONALE ITALIA LETTERARIA - Premio
per opere inedite. Allo scopo di lanciare
nuovi autori è stata bandita, con una formula
nuova, la XXVII edizione del “Premio
Nazionale Italia Letteraria” che si articola
in 5 sezioni ed è per opere inedite di
narrativa: romanzo, romanzo di fantascienza, racconto, raccolta di racconti,
letteratura per l’infanzia: romanzo per
ragazzi, racconto per ragazzi, raccolta di
favole, fiaba, poesia, teatro e saggistica.
La scadenza è fissata a sabato 29 novembre
2014. Il bando di concorso va richiesto a:
“Premio Nazionale Italia Letteraria” Casella Postale 938 - 20123 MILANO
Centro. I vincitori e finalisti riceveranno il
contratto di edizione dalla Editrice Italia
Letteraria. www. italialetteraria.com
COSTUME POETICO PER IL DISARMO - La XLII Edizione di Poesia Pace si
è conclusa lo scorso 31 luglio con una
sentita partecipazione tra cui anche
qualificate presenze scolastiche che sono
la premessa fondante per una realistica
alternativa culturale che finalmente liberi
l’uomo da ogni lavaggio di cervello
verticistico. ARTECULTURA ringrazia
tutti gli Autori per la sentita nuova
annuale adesione.
A coloro che abbiano l’abbonamento scaduto
viene domandato il rinnovo:
L’abbonamento per la Rivista è tutto.
Intestare:
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di Giuseppe Martucci
via Ciovasso 19 -20121 Milano
c.c.postale n. 84356302
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CONCORSI
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CI HA LASCIATO UN AMICO: TONY MAIO
E’ giunta notizia che ieri 8 maggio 2014 è morto all’età di 61 anni nell’ospedale di Gorgonzola, dove viveva,
il pittore Antonio Maio. Sempre Tony per gli amici. Ha combattutto per più di un anno prima di arrendersi.
Lo ricorderanno in tanti per le sue assidue partecipazioni alle esposizioni d’arte milanesi più importanti, quali
“Bagutta”, “I Navigli”, “L’Isola”, “Piazza Duomo”, in Gallerie d’Arte e in molti altri spazi espositivi sia in Italia
che all’estero. Negli ultimi anni amava esporre alla Fiera di Santa Caterina a Gorgonzola.
La sua pittura è inconfondibile; ha quali soggetti preferiti i cavalli che corrono su ampie distese erbose, o in riva
al mare. Il suo mare, che così sapientemente sapeva dipingere nel frangersi sulla spiaggia, con in cielo i suoi
gabbiani. Poi fiori, ritratti, a volte anche lo spazio infinito dell’universo che lo attirava per il suo profondo mistero.
Sempre comunque la natura che amava tanto con i suoi meravigliosi aspetti.
Ci mancherà tanto la sua amicizia, la generosità, l’allegria e il suo forte impegno artistico.
Abbracciamo con affetto e commozione la moglie e le sue due figlie.
Insieme ai tuoi dipinti ricorderemo il tuo sorriso aperto e sincero. Sarai sempre presente tra noi pittori.
A nome dei tanti amici che Ti hanno conosciuto, apprezzato, voluto bene e che non ti dimenticheranno, un fraterno
abbraccio, Roberto Ciricugno. Ciao Tony!
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CAGLIOLA POETA SENZA CONFINI
e la sua temperie culturale
Pachino, agli inizi degli anni cinquanta,
era una cittadina che, per merito di artisti
e letterati di chiara fama ( intendo parlare di Ettore Costa, Vitaliano Brancati, Salvatore Di Pietro, Pietro Moncada), cominciava a destarsi da un torpore post-bellico
comune un po’ a tutti.
Era, Ettore Costa, pittore, giornalista accreditato, plurilaureato;Vitaliano Brancati, scrittore, commediografo, soggettista
cinematografico (sposò Anna Proclemer,
che gli diede una figlia, Antonia); Salvatore Di Pietro, poeta di lingua siciliana,
un classico, usato come riferimento presso la Facoltà di Lettere dell’Università di
Catania; Pietro Moncada, talentuoso uomo
di lettere: diciassette pubblicazioni fra
testi scolastici, poesie e un’autobiografia.
In tale contesto socio-culturale, nel 1954,
giunge a Pachino Salvatore Cagliola, e subito si lega di sincera e sodale amicizia
con Salvatore Dugo, emergente pittore locale.
E di Cagliola voglio subito dire una cosa:
molti anni dopo, già noto poeta in lingua
siciliana e non, vincitore del Premio letterario “Ticino” Como/Lugano, nel 1981,
recita in dialetto nel Salone dei Congressi
di Lugano. Strepitoso successo, pubblico
entusiasta da stadio.
Ecco l’università dell’arte. Non altrimenti Eduardo De Filippo, che recitò in napoletano a Mosca, destando l’entusiasmo
del pubblico presente.
E’ lecito dunque dire che non esistono barriere linguistiche, piccoli o grandi idiomi
(mutuando da Ejzenstejn), ma solo piccoli e grandi artisti.
Desidero qui da subito formulare un inciso: non amo le citazioni letterarie,talchè
praticamente il presente scritto ne è privo.
Esse, le citazioni, sono spesso riduttive e
fuorvianti; gli autori vanno letti integralmente: se ne gustano così, appieno, contenuti, lessico, cadenza, musicalità ( mi riferisco alla poesia in genere e a quella di
Cagliola in particolare). Unicum imprescindibile nella comprensione, nell’intelligere di un’opera.
Ma torniamo alle vicende letterarie, e non,
del nostro. Anna Petruzzelli, che sposa nel
1964, sua musa e compagna di vita, è subito nel cuore e nella mente del poeta. E’
la sua stella, la sua ragione di vita, la sua
meta e ripartenza continua. Spesso citata
nelle sue liriche, è la sua “colomba” e
“papavero” di sempre fiorita primavera.
Una silloge è a lei dedicata.
Come altre raccolte di poesie sono dedicate via via al padre, alla mamma e al
fratello. Delicatissima la poesia dedicata
al padre scomparso ancora giovane. Salvatore cerca di confortarlo come fosse un
bambino che s’è fatto una “bua”. Papà dice - non pensarci, passerà, vedrai.
Epica, direi, quasi, la poesia dedicata a
“Capezza”: rideva sempre e scherzava con
i bambini...un uomo semplice, ma diseredato; un po’ bambino anch’egli. Un giorno lo trovarono in un canale, in aperta
campagna, con la testa spaccata “a libro
aperto”. E nessuno si prese pena più di
tanto. Era morto solo Capezza, quello sva-
nito. Ma in noi è ancora il dolore per
questo giusto senza giustizia. Aspettiamo
ancora di conoscere il colpevole.
Intanto, agli inizi degli anni settanta Salvatore Cagliola firma il Manifesto del
“Gruppo 6” insieme a Brancati, Calì,
Dugo, Di Frenna, Mallia. Jurato vi aderirà in seguito, condividendone gli intenti e
i contenuti. Sono anni di grande fermento
artistico e culturale. Il “Gruppo 6” promuove e organizza mostre, concorsi, estemporanee, conferenze, dibattiti. E pubblica la prima raccolta di poesie del nostro: “ I giorni che precipitano”.
Pachino, purtroppo, soccombe anch’essa
alla cementificazione selvaggia. Alle soglie del terzo millennio l’aspetto paesistico
di questa perla baciata dallo Ionio e dal
mediterraneo, ha cambiato volto brutalmente aggredita e sconvolta nella sua naturale bellezza.
Il poeta, con le sue liriche, nel frattempo
divenute sempre più adamantine e taglienti, denuncia l’assottigliarsi del verde naturale, della “macchia” e delle dolci dune
inghiottite da edilizia spesso di pessimo
gusto. Cementificazione selvaggia, ovvero, la grande bruttezza.
Marzamemi, il borgo marinaro, più antico, forse, della stessa Pachino, è al centro
dell’interesse artistico del maestro che ne
canta con tenerezza e passione da innamorato le bellezze oltraggiate, le spiagge
dorate, il mare cobalto nel suo recente libro “I canti del borgo” già recensito da
“Artecultura”. Memorabili le nostre
escursioni in vespa “a rubare colori allo
stupendo paesaggio di Pachino”...
Sicchè, mentre le liriche di Salvatore
Cagliola hanno varcato le Alpi e le tele di
Salvatore Dugo hanno attraversato l’oceano ( espose a Chicago insieme ad insigni
pittori quali Picasso, Renoir, Rembrandt e
Mirò ), noi rimaniamo qui a celebrare la
nostra, nonostante tutto, amata Pachino.
Cagliola, dunque, umile diacono, uomo
di grande spiritualità e cultura.Sensibile
cantore d’una terra in continua mutante
sofferenza.
Salvatore Dugo
LE PUBBLICAZIONI
DI SALVATORE CAGLIOLA
Alla lingua siciliana appartengono: “Ju,
nun sugnu pueta” Ediz. ASLA Palermo
1980; “La me’ vuci” Ediz. Pro Loco Pachino
1986; “Circannu nun si sa chi” Morrone
Editore Siracusa 2011.
Alla lingua italiana appartengono: “ I giorni che precipitano” Edigraf Catania 1974;
“Nell’attesa della Risurrezione” Ediz.
ASLA Palermo 1983; “Dalla sera al mattino” Ediz. Caritas Diocesana Noto; “Indecifrabili mappe celesti” Ediz. La vita
diocesana Noto 2013; “I canti del borgo”
Morrone Editore Siracusa 2013.
Critica pittorica: “Giovanni Jurato e le sue
armonie pittoriche” Ediz. Artecultura Milano 1986; “Salvatore Dugo” - una primavera che dura da cinquant’anni” a Cura del
Comune di Pachino 2011.
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CONCORSI
CONCORSI
CONCORSI
...LIBRI....LIBRI..
)
...LIBRI....LIBRI..
a cura di Aoristias
Alberto Sughi
IL MIO LAVORO DI PITTORE
Ediz. Umberto Allemandi & C.
Il volume documenta le profonde riflessioni che hanno accompagnato nel corso del
tempo l’attività di Alberto Sughi, sicuramente una delle figure di più nitido spicco
nell’ambito della figurazione italiana del
XX secolo. L’esposizione non procede in
base da una organica sistematizzazione,
ma è il lucido resoconto espositivo di un
dialogo introspettivo tra l’artista ed il suo
mondo interiore che si affina costantemente, in una logica di costante ed empirica
attenzione ai vari fenomeni naturali, psicologici, sociali con cui l’artista si trova a
confrontarsi. Pertanto scaturisce una guida sensibile alla pittura dell’artista in cui
l’aspetto tecnico, professionale, si avvalora di particolari tensioni emotive, di
evocazioni, di confronti che poi proprio in
quella tecnica trovano il loro modo di
visualizzarsi. La pittura di Sughi si è mantenuta costantemente fedele ad una
figurazione raffinatamente tormentata,
intrisa di umori, dai caratteri espressivi
allucinati, quasi una sorta traspositiva in
chiave pittorica dell’essenziale e drammatico linguaggio di Giacometti. Innumerevoli le sue mostre in importanti musei e
gallerie private, nonché la partecipazione
a significative rassegne come la Biennale
di Venezia e la Quadriennale di Roma.
Aoristias
ARTECULTURA 35
Marco Pessa: “ON WATERLILIES POND”
smalti a mano libera su tela, cm. 130x150
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