MACROECONOMIA_cap. 24 e 25 _mercato della moneta_bis-1

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Esercitazioni di Economia Politica (Macroeconomia) – [email protected]
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MODELLO REDDITO-SPESA
Esercizio n. 1
Un’economia sia caratterizzata dalle seguenti componenti: C = 300 + 0,8·(Y – T); Ip =
100; G = 400; T = 200; EX = 200 e IM = 0,2·Y. Si determini: (i) la PAE; (ii) la produzione
di equilibrio; (iii) il moltiplicatore del reddito; (iv) le esportazioni nette; (v) le
esportazioni nette nel caso in cui Ex = 300.
(i) PAE = 300 + 0,8·(Y – 200) + 400 + 100 + 200 – 0,2·Y
PAE = 1000 – 0,8·200 + (0,8 – 0,2)·Y
PAE = 840 + 0,6·Y
(ii) PAE = Y → Y·(1 – 0,6) = 840 → Y = 840 · (1/0,4) = 2100
(iii) moltiplicatore del reddito = 1/0,4 = 2,5
(iv) EX – IM → 200 – 0,2·2100 = 200 – 420 = – 220
(v) EX – [moltiplicatore·(840+100)]·0,2 = 300 – 2,5 · 940 · 0,2 = 300 – 470 = – 170
Importanza del modello reddito spesa
Il modello reddito-spesa può essere usato per attuare/analizzare provvedimenti di politica
economica. Infatti:
-
Calcolato il moltiplicatore del reddito, è possibile determinare l’aumento (la riduzione)
della spesa pubblica necessaria all’eliminazione di un gap recessivo (espansivo);
-
Calcolato il moltiplicatore fiscale, è possibile determinare la riduzione (l’aumento) della
tassazione necessario all’eliminazione di un gap recessivo (espansivo).
Esercizio n. 2 ∗
Un’economia chiusa sia caratterizzata dalle seguenti funzioni del consumo C = 0,75 (Y −
T), e del reddito Y = C + I + G. Sulla base del modello reddito-spesa, il governo di quanto
dovrebbe: (a) aumentare la spesa pubblica; (b) ridurre le imposte, al fine di eliminare
un gap recessivo di 360 ?
Utilizzando le due equazioni si ricava:
Y = 0,75∙Y – 0,75∙T + I + G
0,25∙Y = −0,75∙T + I + G
Y = −3∙T + 4∙I + 4∙G
(a) Data una propensione marginale al consumo pari a 0,75, abbiamo quindi un
moltiplicatore del reddito pari a (1/0,25) = 4. Pertanto, un aumento degli acquisti da parte del
governo pari a 90 provocherebbe un incremento dell’output pari a 360 eliminando così il gap
recessivo. Infatti, il moltiplicatore del reddito ci definisce la variazione di Y al variare di G:
ΔY
ΔY
360
= 4 ⇒ ΔG =
⇒ ΔG =
= 90
ΔG
4
4
Il gap, sia esso recessivo o espansivo, può essere visto, infatti, come una variazione del PIL ( ΔY ).
(b) Allo stesso modo, il moltiplicatore fiscale (– 0,75/0,25) = −3 esprime la variazione di Y
al variare di T; di conseguenza, un gap recessivo di 360 richiederà un taglio delle imposte di 120:
ΔY
ΔY
360
= −3 ⇒ ΔT =
⇒ ΔT =
= −120
ΔT
−3
−3
∗
Esercizio per il momento facoltativo ma che sarà molto utile nel proseguimento dello studio.
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MERCATO DELLA MONETA
Esercizio n. 3
Sia MS = 600 l’offerta di moneta fissata dalla banca centrale e MD = 0,2∙Y – 2800∙i la
funzione della domanda di moneta scelta dagli individui (dove i è il tasso di interesse
nominale e Y il reddito).1 Si determini l’equilibrio nel mercato della moneta sia
numericamente che graficamente, sapendo che Y = 4000.2
L’equilibrio nel mercato della moneta si realizza in corrispondenza del tasso di interesse
nominale i* che eguaglia domanda ed offerta di moneta: MS = MD = M → i*
600 = 0,2∙4000 – 2800∙i
i = (800 – 600) / 2800
i = 200 / 2800 = 0,0714 (7,14%)
Nel grafico, l’intercetta verticale è il valore del tasso di interesse quando la domanda di moneta è
nulla, cioè: 0 = 0,2∙4000 – 2800∙i → i = 800/2800 = 28,57%; mentre, l’intercetta orizzontale è il
valore della domanda di moneta quando il tasso di interesse è nullo: MD = 0,2 ∙ 4000 – 0 = 800.
i
MS
28,57%
7%
MD
600
800
Moneta
Esercizio n. 4 ∗
Con riferimento ai dati dell’esercizio precedente, che cosa accade se il reddito fosse
invece più alto e pari a Y = 5000 ?
La domanda di moneta aumenta, ma essendo fissa l’offerta, al fine di ripristinare l’equilibrio nel
mercato della moneta, il tasso di interesse deve aumentare in modo da compensare l’effetto
iniziale dovuto ad un incremento di Y. Infatti,
600 = 0,2∙5000 – 2800∙i
→
i = (1000 – 600) / 2800 = 0,1429 (14,29%)
1
Il coefficiente 0,2 esprime l’effetto (positivo) prodotto da un aumento del reddito sulla domanda di
moneta (se sono più “ricco”, consumerò di più e dunque avrò bisogno di maggiore moneta per acquistare
maggiori beni e servizi), mentre il valore 2800 coglie l’effetto (negativo) del costo opportunità di detenere moneta
che aumenta all’aumentare del tasso di interesse nominale (se aumenta il tasso di interesse nominale sarà più
conveniente investire in titoli anziché detenere moneta). Si trascuri, quindi, la grandezza del coefficiente,
badando solo al suo significato economico.
Pur essendo menzionato il tasso d’interesse nominale i, ciò che conta per ogni agente
economico è il tasso d’interesse reale r (il tasso d’interesse nominale meno il tasso d’inflazione π).
Infatti, ipotizzando pari a zero il tasso di rendimento della moneta, il costo opportunità di detenere
moneta è pari alla differenza tra il tasso di interesse reale del titolo e quello della moneta, cioè: (i – π)
– (0 – π) = i – π + π = i, che è appunto il tasso di interesse nominale.
2
∗
La seconda parte dell’esercizio non è inclusa nel programma d’esame.
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∗… da cioè deriva la costruzione della curva LM che descrive l’equilibrio nel mercato monetario:
relazione positiva tra reddito e tasso d’interesse (argomento NON incluso nel programma
d’esame ma riportato solo per cultura personale).
i
i
MS
35,71%
LM (Liquidity = Money)
14%
7%
MD
600
1000
M
4000 5000
Y
Esercizio n. 4
Sia MD = 10.000 – 1000∙i la domanda di moneta e MS = 9950 l’offerta di moneta. Si
calcoli il tasso di interesse nominale di equilibrio. Cosa accade, rispetto al caso
precedente, se: (a) l’offerta di moneta diventa MS = 9960; (b) il tasso di interesse
nominale si riduce di un punto percentuale.
Ripetendo il procedimento dell’esercizio 3, Il tasso di interesse nominale è pari a:
i = (10.000 – 9950)/1000 = 5%
(a) un aumento dell’offerta di moneta, determina una riduzione del tasso di interesse:
i = (10.000 – 9960)/1000 = 4%
(b) una riduzione del tasso di interesse nominale dal 5% al 4%, determina un incremento
dell’offerta di moneta, infatti:
in equilibrio MD = MS → MS = 10.000 – 1000∙0,04 = 9960
Pertanto, il controllo dell’offerta di moneta e quello del tasso d’interesse (politica monetaria)
da parte della banca centrale sono in concreto la stessa cosa, nel senso che l’autorità monetaria
non può intervenire separatamente su una di queste due variabili di policy, ma qualsiasi
variazione dell’offerta di moneta implicherà una variazione del tasso di interesse e viceversa.
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