Diventare umili e semplici

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© Roberto Colombi
www.hamaca-nicaragua.ch | www.lospipitos.org
Diventare umili e semplici
L’incontro con un’altra cultura ti sconvolge. I
ritmi di vita, le credenze e i valori che per molti
anni sono stati il motore della professione e hanno retto l’etica professionale si ridimensionano.
La vita istituzionale che avevo in Svizzera mi ha insegnato
e forse, troppo spesso, imposto di mantenere una distanza
professionale con le famiglie dei bambini e dei ragazzi accolti in istituto. Qui al CRRET genitori, fratelli, nonne e zii
fanno parte della vita e delle giornate di lavoro. Senza il loro
appoggio e sostegno il Centro non potrebbe funzionare. I
genitori lavorano al nostro fianco per imparare le tecniche
d’intervento ma anche per insegnarci come occuparci dei
loro figli. Nel caso preciso dell’autismo, questa strategia permette di lavorare nella stessa maniera in tutti gli ambienti
di vita, principio importantissimo e che dà risultati visibili.
Lo spazio che le mie colleghe Oneyda, Zeidy e Cristiam dedicano alla famiglia è un grande insegnamento e dovrebbe
essere un’ispirazione per molte strutture educative svizzere.
Considerare i genitori un partner di lavoro necessita di più
tempo e pazienza ma è sicuramente un investimento a lungo
termine e fondamentale.
Dimenticare le teorie e liberare la mente
A volte ci spostiamo nelle comunità e in paesini remoti dimenticati da tutti. Entrare nelle piccole case costruite con
plastica e cartone, senza elettricità e acqua, vedere dove crescono i bambini e cercare di trovare delle soluzioni valide e
fattibili è un insegnamento. L’incontro con la popolazione (in
parte analfabeta) che ti guarda perché hai gli occhi verdi e i
capelli biondi è indescrivibile. Queste esperienze mi rendono
molto creativa e soprattutto realista. Spesso devo dimenticare
la parte teorica e trovare le soluzioni più pratiche. Scrollarsi
di dosso le teorie non è facile ma libera la mente e ti avvicina
alla realtà. Ho dovuto imparare a parlare alle persone, a spiegare utilizzando termini semplici e chiari. Questo lavoro si
basa sull’educazione comunitaria, prima esperienza della mia
vita. Mi piace molto ed è gratificante. Cristiam, una collega
psicologa, è molto preparata in questo campo e quando vado
nelle comunità mi accompagna sempre.
La seconda vita degli oggetti riciclati
Quando lavoravo nella classe a Friborgo, ritenevo scontato
avere a disposizione materiali pedagogici ricercati e mezzi
come laminatrici, programmi informatici per immagini, plastificatrici e stampanti di alta qualità. Dopo un bilancio di neanche una settimana mi sono resa conto che la maggiore sfida
sarebbe stata rinunciare a questi strumenti ed essere creativa.
In questo le mie colleghe sono state un esempio molto importante perché sono in grado di creare un esercizio di matematica con un po’ di fagioli e dei tappi di bottiglia. Per evitare di
danneggiare il materiale lo mettono in sacchetti di plastica.
Utilizzando materiali riciclati, dunque ecomicamente accessibili, possiamo dare la possibilità a genitori e a docenti di
ricreare lo stesso materiale didattico. Qui al CRRET non si
butta via mai niente: tutto viene riutilizzato per riparare il
materiale danneggiato o migliorarlo. Una semplice cintura
ripara il sostegno di un verticalizzatore o chiude una protesi.
Il CRRET (Centro Regional de Rehabilitacion y Educacion Temprana) è il centro regionale dell’associazione “Los Pipitos”, una delle poche organizzazioni in Nicaragua che si dedica a bambini e
giovani disabili. Attualmente conta 85 sedi e oltre 15 mila famiglie affiliate.
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www.sacrificioquaresimale.ch
Qui al CRRET ho lavorato per la prima volta in educazione
precoce. Avevo molta paura di toccare neonati di 2-5 mesi,
tanto fragili e già con un handicap ben marcato. Zeidy, la fisioterapista, mi ha insegnato come lavorare con loro e come
valutare lo sviluppo motorio e psicologico. È stata molto
paziente perché avevo sempre domande e buone scuse per
evitare di toccare i più piccoli. Ora, dopo un anno, mi occupo di un gruppo con una decina di bambini fissi e mi sento
più tranquilla. Zeidy resta comunque sempre una figura di
riferimento.
Mangiare
© Roberto Colombi
Condividere e conoscere, nel segno del buonumore
L’ambiente freddo e asettico è spesso un punto debole nelle
équipe di lavoro in Svizzera. Ma qui, forse perché c’è sempre
il sole o forse perché le persone sono meno pretenziose o
complicate, l’équipe del CREET è assai diversa: composta solamente da donne, è positiva, rilassata e accetta ogni persona
per quello che è e per quello che sa fare bene. Non ci sono né
gelosie né inutili tensioni: si sente l’esistenza di legami solidi.
Il fatto che a ogni pranzo condividiamo quello che abbiamo
preparato è un simbolo di rispetto e mi dà anche l’occasione
di conoscere la cucina nicaraguense.
Durante questo primo anno ho imparato molto al CRRET e
credo che in quest’esperienza non si smetta di imparare l’umiltà, il buonumore “nica” e la semplicità. So che ho potuto
portare molto al Nicaragua ma credo che quello che il Nicaragua mi sta dando sia ben più importante e profondo.
Così è Nicaragua, nicaragüita…
Anna Mumenthaler
Volontaria COMUNDO
1961 anni 2011
SACRIFICIO QUARESIMALE
P. Callisto Caldelari
In occasione del suo ottantesimo compleanno, Padre Callisto, per anni collaboratore di CARTABIANCA, pubblica il suo ultimo libro, “Chi cercate? Maestro dove abiti?”. Il volume (che può essere
acquistato presso la Comunità Sacro Cuore a Bellinzona) racconta la vita di Gesù ai non credenti.
“Chi cercate?”
MAESTRO DOVE ABITI?