falsi miti e verità nascoste - Liceo Classico Statale P. Colletta

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paedagogus

Medioevo:
falsi miti
e
verità nascoste

7 Novembre 2012
Liceo Classico
De Sanctis


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«Nulla di più falso che il considerare la filosofia medievale come un episodio che
troverebbe in sé stesso la propria conclusione e che si può passare sotto silenzio
quando si espone la storia delle idee. È dal Medioevo che escono direttamente le
dottrine filosofiche e scientifiche sotto le quali si pretende di subissarlo; è il Medioevo
ad aver criticato le specie intenzionali, le forme specifiche e le altre astrazioni
realizzate; è il Medioevo infine ad aver praticato per primo una filosofia libera da ogni
autorità, anche umana. Bisogna quindi relegare nell’ambito delle leggende la storia di
un Rinascimento del pensiero che succede a dei secoli di sonno, oscurità e di errore.
La filosofia moderna non ha dovuto sostenere una lotta contro il Medioevo per
conquistare i diritti della ragione; al contrario, è il Medioevo che li ha conquistati per
l’età moderna, e lo stesso atto con cui il XVII secolo s’immaginava di abolire l’opera
dei secoli precedenti non faceva che continuarla. (…) Per tutto il pensiero occidentale,
ignorare il suo Medioevo significa ignorare sé stesso».
(Étienne Gilson, La filosofia nel Medioevo. Dalle origini patristiche alla fine del XIV
secolo)


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«Mentre io nel silenzio andavo rimuginando tra me e me queste
riflessioni (…) mi sembrò che sopra il mio capo fosse apparsa una
donna di aspetto venerando, dagli occhi sfolgoranti e penetranti oltre la
comune capacità degli uomini. (…) Come vide attorno al mio letto le
Muse della poesia che suggerivano parole al mio pianto, si turbò
lievemente e con una luce cupa negli occhi esclamò: ‘Chi ha permesso
che si accostassero al malato queste sgualdrinelle da teatro che non
solo non posso offrire alcun rimedio ai suoi dolori, ma anzi con i loro
dolci veleni le alimentano? (…) Andatevene, Sirene rovinosamente
incantevoli, e lasciate che siano le mie arti a prenderlo in cura e a
guarirlo».
(Boezio, La consolazione della Filosofia)


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15 Ottobre 2012
Liceo classico
De Sanctis

«Bisogna sapere che il pensiero del Filosofo
non va nascosto, anche se è contrario alla
Verità, da quanti leggono i suoi libri per
spiegarli agli studenti. D ’ altro canto, però,
nessuno deve sforzarsi di indagare con la
ragione le cose che sono sopra la ragione, né
annullare i ragionamenti nel loro contrario. Per
quanto il Filosofo, sebbene grande in molte
cose, possa aver sbagliato, nessuno deve
negare la verità cattolica in funzione di qualche
ragionamento filosofico, per quanto non sappia
opporsi ad esso».
(Sigieri di Brabante, Questioni metafisiche versione parigina, III, 5)


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«Veniant dialectici, sive potius ut putantur haeretici, ipsi viderint, veniant,
inquam, verba trutinantes, quaestiones suas buccis concrepantibus
ventilantes, proponentes, assumentes, et ut illis videtur inevitabilia
concludentes, ac dicant: ‘Si peperit, concubuit; sed peperit, ergo
concubuit’.
Numquid hoc ante redemptionis humanae mysterium non videbatur
inexpugnabilis roboris argumentum?
Sed factus est sacramentum, et solutum est argumentum».
(Pier Damiani, De divina omnipotentia, 11)


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«È diventato classico considerare la scoperta dell ’ America, le
esplorazioni di tanti viaggiatori, e le loro descrizioni di modi di vivere
sorprendenti per gli Europei, come una delle cause dell’allargamento
dello spirito umano nei tempi moderni. Ci si può chiedere, al contrario, se
la Terra non si sia ristretta e non abbia perduto il suo mistero da quando
essa non è più una stretta striscia di terra fiancheggiata da ogni parte da
meraviglie».
(Étienne Gilson, La filosofia nel Medioevo)


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«Quale peccato ha commesso il padre per essere così dimenticato dal figlio?
O il maestro per essere così dimenticato dal suo scolaro? Forse che l’amore
per Virgilio ha cancellato il mio ricordo? Ah! Perché non è Virgilio il mio
nome? Allora sarei sempre dinnanzi ai tuoi occhi, trascorreresti il tuo tempo a
scrutare le mie minime parole! (…) Ma Alcuino se n’è andato ed è arrivato
Virgilio, e Marone sta al posto del tuo maestro… Vorrei che il tuo cuore fosse
colmo dei quattro Vangeli, e non dei dodici libri dell’Eneide».
(Alcuino di York, Lettera a Sigulfo, 2)


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«Ci sono infatti due modi di conoscere, il ragionamento e l’esperienza.
La teoria conclude e ci fa ammettere la conclusione, ma non dà quella
sicurezza esente da dubbio in cui lo spirito si riposa nell’intuizione della
verità, finché la conclusione non è stata trovata attraverso la via
dell ’ esperienza. (…) Il ragionamento quindi non basta, ma basta
l’esperienza. È quanto si vede chiaramente nella matematica le cui
dimostrazioni sono tuttavia le più sicure di tutte».
(Ruggero Bacone, Epistola de magnete, 9)


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«Pare che quello degli effetti naturali che a sensata esperienza ci pone
dinanzi agli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in
conto alcuno esser revocato in dubbio».
(Galileo Galilei, Lettera a Cristina di Lorena)


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«Dal momento che avete stabilito di discutere
con un patto e di comune accordo, e vedo che
ciascuno di voi ha fiducia nelle sue forze, la
mia timidezza non si opporrà in nessun modo
alla vostra audacia, tanto più che credo di
poter imparare qualcosa da questo confronto.
Infatti, come qualcuno dei nostri ricorda,
nessuna dottrina è falsa al punto che non vi sia
mescolato qualcosa di vero, e io penso che
nessuna discussione sia così futile da non
contenere nessun insegnamento»
(Pietro Abelardo, Dialogo fra un filosofo, un
ebreo e un cristiano).