POESIA AL BONAZZI Anno 2012 i Fiori nella poesia di tutti i tempi GENNAIO Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli.

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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

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Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine


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POESIA AL BONAZZI
Anno 2012

i Fiori

nella poesia di tutti i tempi

GENNAIO
Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta
Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini
Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale,
dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco
perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.”
(Anonino)

Fiori di gennaio

La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune
piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro
splendore.

Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un
profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà
Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati
fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della
Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu
Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in
Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima
sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di
distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo,
cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e
indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio
all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato
per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.
%

La sinforina, conosciuta
anche col nome di
“Lacrime d’Italia” è una
pianta che nella stagione
fredda ci regala
piacevolissime bacche di
colore bianco che
permangono a lungo sui
suoi rami poiché poco
gradite agli uccelli.

Il Ciclamino è anch’esso un
fiore invernale molto delicato
e profumato che si trova nei
boschi e viene coltivato in vasi
per regalarci una nota di colore
nella stagione più fredda.
L’etimologia del suo nome deriva
dal greco Kuklos (cerchio) forse
dovuto alla forma rotonda del
tubero dal quale si poteva ricavare
un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata
anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua
essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il
concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna.
%

Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia
soprattutto, ma anche di prosa e altre opere.
Quella che trascrivo qui è una poesia di
HERMANN HESSE (1877-1962)
è stato uno scrittore,poeta
e pittore tedesco naturalizzato
svizzero. Ha vinto il Premio
Nobel per la Letteratura nel
1946.I suoi lavori rispecchiano il
suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo,
il misticismo, non meno della filosofia indù e
buddhista.
Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.

Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto
Fiore del verno
Mentre ogni altro a lui vicino
langue e muore sotto il gelo,
solo un fior del mio giardino
si dischiude sullo stelo:
questo fior, caro a tanto,
l'han chiamato Calicanto.
Ne' dì lieti quando il sole
vita suscita e colori,
e s'allegrano le ajuole
nel profumo de' lor fiori,
al tepor che lo feconda
ei non dà che qualche fronda.
Ma al redir del verno, allora...
Oh, miracolo gentile!
Cade il verde, ed ei s'infiora
quasi fosse nell'aprile;
or chi piange l'altra spoglia
s'ei dà un fior per ogni foglia?
Non hai d'uopo di cultura,
non t'offende il gelo, il vento:
qual chi trae dalla sventura
e la vita e l'alimento,
e così, sui rami ignudi
sotto il vento e il gel ti schiudi.
la tua tinta gialla e nera
è pur squallida, è pur mesta;
mi ricorda una bandiera
troppo agl'itali funesta...
Ma poiché sì dolce odori,
Io perdono a’ tuoi colori.

Mi ha narrato ch'ogni fiore
un'istoria in sé racchiude
di speranza o di dolore
di vendetta o di virtude;
e la musa d'un cortese
già più d'una me n'apprese.
Ma del fior devoto al verno
è l'istoria a me un arcano;
ne' suoi stami non la scerno;
nello stel la cerco invano;
la richiedo a lui talvolta,
ma non parla e non m'ascolta.
Perché in mezzo al gel s'infiora?
Perché forte è mesto è tanto?
Dove nacque, e come odora?
Perché il chiaman Calicanto?
Chi narrarmelo saprà
de' suoi fior un serto avrà.
Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 –
Roma 1876)
Appassionata di poesia, ricoprì diversi
ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice
delle Scuole femminili e come Direttrice
della Scuola Superiore femminile della
Palombella di Roma.

Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil
gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna,
prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
(1808- 1873) è stato un poeta,
drammaturgo e librettista italiano.
Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e
dal 1848-49 prese parte ai moti
rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando
in contatto con Giuseppe Mazzini.
Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò
la sua attività rivoluzionaria finché venne
espulso dalla Svizzera, perché coinvolto
nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in
Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi
lavori, in particolar modo Stornelli italiani,
hanno un valore di canto
patriottico popolare, rievocando in chiave
di affettuosa semplicità la storia del
Risorgimento.

Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella
letteratura europea.
Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei
grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni
cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto
emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘
Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente
rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de
Ronsard.
Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un
nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la
rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo
dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle
tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche
stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di
contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al
passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta
alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei,
caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla
presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di
trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato
tradizionali, tipiche dei secoli precedenti.
Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il
maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo
di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il
Magnifico.
Ballata delle rose
I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d‘intorno violette e gigli
fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond‘io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e‘ mie‘ biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d‘un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch‘era sì soave il loro odore
che tutto mi senti‘ destar el core
di dolce voglia e d‘un piacer divino.
I‘ mi trovai, fanciulle, …..
I‘ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.I‘ mi trovai, fanciulle,…..
Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I‘ mi trovai, fanciulle,…..

%

Apparizione di Simonetta
Candida è ella, e candida la vesta,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
e quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose,
l'aer d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luci amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose.
Ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Ell’era assisa sopra la verdura
allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata)
di quanti fior creasse mai natura
de’ quali era dipinta la sua vesta.
E come prima al giovin prese cura
alquanto paurosa alzò la testa:
poi con la bianca man ripreso il lembo
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
Angelo Poliziano

%

Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese,
conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre
anche per la partecipazione al movimento
poetico La Pléiade.

Sonetto
Vi mando un mazzo di sontuosi fiori
che scelsero per voi queste mie mani;
e chi stasera non li avesse colti,
sfatti a terra sarebbero domani.
E quest‘esempio vi sia lampante:
che le vostre bellezze in gran rigoglio
abbasseranno presto il loro orgoglio,
come fiori morranno in un istante.
Il tempo passa, passa, mia Signora,
e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo,
ben presto nella tomba ci stendiamo.
Degli amori di cui parliamo ora
non resterà, noi morti, più novella:
vogliate amarmi finché siete bella.
%

Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui
fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente
poesia di Giorgio Caproni (1912-90)

Concessione
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos‘è, nella sua essenza, una rosa.
In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista
rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan
Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El
poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al
principio dell‘intera raccolta
Piedra y cielo (Pietra e cielo):

La poesia
Tu non toccarla più!
Così è la rosa.
Canzone
Tutto l‘autunno, rosa,
è questo solo petalo
che cade.
Bimba, tutto il dolore
è questa sola goccia tua
di sangue.
Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa)
Una bella Margherita
che fioriva in mezzo a un prato
fu acciaccata da un serpente,
da un serpente avvelenato.
-Si sapessi-disse er fioretutto er male che me fai!
e er dolore che me dai!
quanta gente lo risente!
Certamente nu' lo sai!
Ogni donna innammorata,
Che vo' legge la fortuna,
Ner vedemme m'ariccoje
pe' decide' da le foje,
che me strappa una per una,
s'è infelice o affortunata:
E vo' vede' se l'amante
Je vo' bene o je vo' male....
Io, peì falla più felice,
pe' levalla da le pene,
fo der tutto che la foja
che je dice: >
sia quell'urtima che sfoja.
Dove c'è la Margherita
c'è er bon core e la speranza,
c'è la fede, c'è l'amore
ch'er più bello de la vita....
Ogni fiore a 'ste parole
Rispettoso la guardo',
e perfino er girasole
pianto' er sole e se inchino'.
Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini

a cura di Maria Stella Giovannelli
Ugo Taschini
Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e
vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta
e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche
all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà
costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto
da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del
pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato
docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli”
di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo
lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di
giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della
persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa
scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la
silloge poetica Voce dei miei pensieri

LA ROSA TARDIVA
Tra gli sterpi de l’orto
sotto i rami nudi del pesco
sorride la rosa tardiva.
E’ temeraria sfida de l’estate
a l’inverno impietoso che avanza
o annuncio precoce di primavera?
E mentre lesto le passo dinanzi
la guardo e sento che il ricordo
s’illumina d’attesa.
%

Paolo Piazza ( Perugia)
Le rose di Novembre
Fioriscono a novembre
rosse pennellate
sulla siepe spoglia
due boccioli di rosa
non esplosi a maggio.
S’apron incerti
sui lunghi steli
vecchi innamorati
curvi tra ragnatele
cariche di brina.

%

Raffaella Bottauscio (Perugia)
dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite
“Incontro tra le genti”1993
Papaveri
Dieci, cento, mille papaveri,
un mare ondeggiante
nel sole, nel vento, nel silenzio.
La mente spazia
annegata nel colore
e si scontra,
nel futile tentativo di fermare il tempo,
con la caducità delle cose…
Anche questa bellezza finirà,
sarà una breve stagione
a comprenderne il fulgore…
Volevo difendere i papaveri dal tempo,
portarli al sicuro dentro una foto
ed ero lì, immobile,
pronta a catturare un’immagine
da conservare dentro di me…
Il vento cullava i papaveri
e portava serenità allo sguardo,
come musica antica
si diffondeva intorno
sulle colline di velluto,
sui campanili in lontananza…
Eravamo lì,
io e la mia ombra,
il vento e la poesia,
attori e spettatori di un mondo circostante
a cui chiedevamo una tregua
per cercare di intrappolare un sogno
troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi
Se penso a un fiore
Se penso a un fiore
io penso alla mia mamma
con i petali per gli anni
e la linfa per il dolore.
Ma anche a un altro fiore
mi viene di pensare
un fiore che ho portato
per tutta la mia età
e questo è il mio papà.
Non sono forse fiori
i nostri genitori?
E noi
non siamo le loro gemme?
Stefano Sabatini Visconti
Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte
antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di
poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto
riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra
i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini.
%

IL CALICANTUS
Cadono le foglie
e i vialetti si vestono
di smaglianti colori.
Il turbinio del vento le solleva
e il prato si pavoneggia
di giallo.
Presto verranno raccolte
e i rami nudi,come braccia alzate,
attendono le nuove gemme.
“Buongiorno tristezza”
rammenta una vecchia canzone
e un velo di malinconia attanaglia l’anima.
Il pozzo è là,
come un antico guerriero che
tacito, attende:
tra poco, spoglio di foglie,
il calicanto d’inverno
si coprirà di piccoli fiori.
I suoi petali
giallastri e di porpora,
emetteranno l’inebriante profumo.
Lilia Foglietta Giovagnoni
Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008.
Poetessa dai toni delicati e gentili,
amante delle arti,vive a Perugia.
Fine